domenica 2 dicembre 2018

On The Trash: fanfic trash scritta just for fun // Capitolo 1

La stagione 2016 di Formula 1 in chiave trash con il passaggio di Max Verstappen dalla Toro Rosso alla Redbull... il tutto in un alternate universe trash in cui Max è una ragazza.
Questa è una trollata fan fiction motoristica ad alto contenuto trash. Non intende dare una visione realistica del mondo del motorsport né dei personaggi a cui è ispirata. In realtà più che a tali personaggi è ispirata a quello che potrebbero essere quei personaggi se fossero degli squilibrati, ma nevermind. Contiene soprannomi improbabili, POV alternati, scene ai limiti del trash, ma soprattutto un genderswap. Anzi, per essere più precisi, ha avuto origine da questo genderswap... 

***

Capitolo 1: Redbullswap.

[CASA KUMPENSTAPPEN, DIECI ANNI PRIMA]
Erano le dieci di sera e, come tutte le bambine piccole che si rispettassero, Maxine e Victoria erano già a letto.
Come ogni sera a quell’ora, Sophie stava preparando una tisana per sé e per suo marito sognando a occhi aperti il giorno in cui finalmente il buon nome della famiglia Kumpenstappen sarebbe stato restaurato agli occhi del resto del mondo.
Jos, nel frattempo, era seduto a tavola e contemplava la tazza vuota che aveva davanti.
Probabilmente anche lui si stava facendo tanti viaggi mentali, immaginandosi la piccola Maxine che svettava su tutto e su tutti.
Sophie ammirò il marito. Era un uomo bellissimo, con quei suoi occhi azzurri e quella sua aria da teppista che l’aveva sempre fatta impazzire.
Facendogli gli occhi dolci, gli domandò: «Pensi anche tu che, quando Maxine sarà adulta, sarà una pilotessa eccezionale e che farà mangiare la polvere ai propri avversari vincendo ogni singolo gran premio a cui prenderà parte?»
Jos le scagliò addosso la tazza, che Sophie afferrò al volo un attimo prima di esserne colpita.
«Come ti permetti di insinuare che Maxine dovrà aspettare di essere adulta prima di diventare una dominatrice? Lo farà quando sarà ancora un’adolescente brufolosa.»
«Mhm... di solito le adolescenti brufolose vanno a scuola e scrivono fan fiction, pubblicandole su Tumblr lamentandosi alla fine di ogni capitolo che la scuola è stressante e che non hanno avuto tempo per rileggere prima di postare» replicò Sophie, tirandogli indietro la tazza, che centrò Jos sul naso prima di rimbalzare sul tavolo. «Non credo che un’adolescente brufolosa sarebbe a proprio agio in Formula 1. E poi Maxine diventerà una ragazza bellissima, non avrà nessun brufolo e tutti si innamoreranno di lei.» Jos si asciugò su una manica della maglia il sangue che gli colava dal naso. «Come osi?! Lo sai che dovrò sprecare quantità industriali di Dixan e di Dash per lavarla?»
Jos controllò le condizioni della tazza.
«L’hai scheggiata.»
Sophie lo ignorò.
«Maxine sarà la mia vendetta. Farà innamorare tutti, come ti dicevo, e avrà a disposizione la miglior scelta possibile. Non farà come me, che mi sono ridotta a sopportare uno come te!»
Jos le scagliò di nuovo addosso la tazza. Non la colpì, ma da quello sventurato lancio non rimase altro che una distesa di cocci sul pavimento.
Sophie andò a raccattare una scopa e una paletta, mentre Jos usciva dalla stanza fischiettando con aria indifferente. Si sarebbe volentieri messa a urlargli degli insulti, se non avesse corso il rischio di svegliare le bambine.

[MAXINE’S POV]
Spalancai gli occhi.
Era notte inoltrata e, dal momento che la sveglia segnava le quattro passate, dovevo avere dormito almeno sei ore, dato che ero sprofondata nel sonno subito dopo essermi sdraiata sotto alle coperte alle dieci in punto della sera precedente.
Per fortuna mi trovavo nel motorhome della Toro Rosso, nella stanzetta che condividevo con il mio compagno di squadra Carlito, nonché mio #GrandeAmmmmore. Sentirlo russare mi rese sollevata: per fortuna ero a pochi metri di distanza dal mio fidanzato ed ero molto lontana dall’orribile epoca in cui la famiglia Kumpenstappen non si era ancora spaccata in due, ma in compenso si spaccavano in due almeno il novanta per cento delle stoviglie in nostro possesso.
Dopo la separazione dei miei genitori tutto era sempre stato molto più tranquillo: mio padre e mia madre si vedevano meno spesso, quindi avevano iniziato a sopportarsi di più, specie considerando che avevano un obiettivo comune: quello di vedermi conquistare, passo dopo passo, il mondo della Formula 1. Speravano che potessi vincere molti titoli e, magari, già che c’ero, anche diventare presidentessa della FIA prima ancora di avere raggiunto la drinking age americana. I piatti in possesso dell’uno e dell’altra dovevano essere molto sollevati dal fatto di non essere utilizzati come giavellotti durante le pacate discussioni familiari.
Essendo triggerata dalle orribili immagini che mi erano apparse in sogno non riuscivo a riaddormentarmi, perciò presi il cellulare, silenziosamente per non svegliare Carlito che dormiva beatamente, e mi misi a smanettare sul mio sito preferito.
Il mio profilo di Tumblr era bellissimo: lo sfondo era blu decorato con tanti vitellini alati, la mia url era littl33redcow e, al posto del classico puntatore del mouse, sullo schermo appariva un piccolo toro rosso con le ali tanto adorabile.
Guardai sul mio dashboard (o sulla mia dashboard?! ero molto dubbiosa, anche perché non sapevo come fare per chiedere al/alla mio/a dashboard se si identificasse in he/him, she/her o unicorn/unicornself e non volevo triggerarlo/a qualora avessi scelto il pronome sbagliato) alla ricerca di qualcosa di interessante e per prima cosa notai che molti miei colleghi avevano pubblicato e rebloggato fino alle due di notte bellissime immagini del circuito di Sochi, nonostante il circuito di Sochi fosse triggerante per tutti quelli che speravano che il campionato di Formula 1 venisse convertito nel ben più intrigante campionato di Formula Vecchio Nürburgring.
Mi misi a leggere in particolare i commenti a un’immagine del podio vuoto, che Jensinho e Fernando dovevano avere scattato di nascosto durante una delle loro scorribande post-problemi al motore.

leavingthespace ha pubblicato la foto e ha commentato:
Vorrei tanto che domani io e Jensinho potessimo vincere per cu*o e non per merito rendendo il mondiale falsato e appropriarci del gradino più alto del podio.

danismile ha rebloggato il post e ha aggiunto:
Guidi per caso una Mercedes? Non mi pare, quindi non puoi puntare al gradino più alto del podio! Stop stealing everything.

gangstarapper ha rebloggato il post e ha aggiunto:
Guarda che a noi piloti della Mercedes non dà fastidio che altri piloti sperino di vincere. Che poi non ce la facciano mai è un altro discorso, ma le speranze non si negano a nessuno.

danismile ha rebloggato il post e ha aggiunto:
Come ti permetti?! Questa è appropriazione culturale. La Mercedes è una minoranza, in quanto è rientrata in Formula 1 soltanto nel 2010. Ti sembra giusto che i piloti di altre squadre si approprino di ciò che vi siete conquistati di diritto?

ferrarifuckboy ha rebloggato il post e ha aggiunto:
Quello che conta non è la vettura che guidiamo o la tuta che indossiamo. Dentro ciascuno di noi c’è il desiderio di vincere e sono sicuro che domani sarò io a trionfare.

danismile ha rebloggato il post e ha aggiunto:
Check your privilege prima di parlare e smettila di appropriarti di ciò che appartiene alle minoranze. Se dentro di te c’è il desiderio di vincere, vuole dire che sei problematic.

leavingthespace ha rebloggato il post e ha aggiunto:
L’unica cosa veramente problematica è che Carlito non sappia come comportarsi quando gli sale un altro tipo di desiderio. Oggi mi ha preso da parte e mi ha chiesto se, quando lui e Maxine giocano con il camion dei pompieri, c’è il rischio che Maxine rimanga incinta se i pompieri non hanno indossato il preservativo. Io gli ho risposto che finché nessuno dei due scoprirà il significato dei termini “rapporto sessuale” non ci sarà il rischio che Maxine rimanga incinta.

Rapporti sessuali?
Rimanere incinta?
Preservativo?
Ero completamente ignara del fatto che i bambini non venissero concepiti facendo un ordine tramite e-bay e che la gravidanza non terminasse con il ricevimento di un pacco postale da parte delle cicogne che hackeravano il sito, quindi fui costretta ad abbandonare la bellissima schermata di Tumblr per andare su Google a cercare una definizione a tutti quei termini a me sconosciuti.
Mi si aprì un mondo. Ero tentata di svegliare Carlito per farci quattro risate alle spalle di tutte quelle coppie che preferivano fare sesso piuttosto che giocare con il camion dei pompieri, ma non lo feci. Dormiva così bene, nonostante il ciuccio gli fosse uscito dalla bocca. Mi alzai e andai a sistemarglielo, poi mi sistemai anche il mio e, dopo avere riposto il cellulare sul comodino, presi tra le mani il mio inseparabile pupazzo di Pikachu e mi riaddormentai, senza sognare, stavolta, brutte cose come i miei genitori che si tiravano piatti o tazze.
Sognai invece che diventavo una bambina grande e che prendevo il posto di Danielle Kiwi-at in Redbull, quando lei veniva mandata a lavorare come barista e iniziava a produrre meravigliosi cocktail misti vodka e succo di kiwi. Io, purtroppo, avendo solo diciotto anni potevo bere soltanto la versione analcolica, quella senza il succo di kiwi.
Quando mi svegliai, mi chiesi che cosa stessero sognando quei graziosi fustacchioni da cui ero circondata 24/7. Per esempio, che cosa stava sognando Sebby?

[SEBASTIAN’S POV]
L’inno tedesco lasciò spazio all’inno italiano.
Un’orchestra di oltre venti elementi era stata invitata sul podio per eseguire dal vivo gli inni in onore mio e della Ferrari, gloriosissima squadra dove ero andato per seguire le orme di mio padre, l’imperatore Schumi I. Giù dal podio mia madre Sabine mi fissava agitando le braccia per attirare la mia attenzione.
Gli inni terminarono e il trofeo del vincitore mi fu consegnato da Putin in persona. Accanto a me Danielle mi lanciò una maledizione e il trofeo mi cadde, andando a colpire i piedi del presidente.
In quel momento mi svegliai di soprassalto.
Per quanto gettare un trofeo sui piedi del presidente della Russia non fosse un’idea geniale, mi dispiaceva scoprire di non essere il figlio illegittimo dell’imperatore Schumi I e di Sabine, ma soltanto l’anonimo Sebastian Fuckettel, quattro volte vincitore per cu*o e non per merito di quattro campionati falsati dalla Redbull.
Erano già le sei di mattina, il che significava che di lì a poco mi dovevo alzare. Il gran premio della Russia non era ancora stato disputato e, se volevo vincere, dovevo mettermi seriamente d’impegno, quel pomeriggio.
Il campionato 2016 non era iniziato nel migliore dei modi: nonostante qualche podio, in Ferrari ci eravamo resi conto che non avremmo cavato un ragno dal buco, tutto questo mentre su tre gran premi disputati Nico Rosbritney aveva oltraggiosamente conquistato tre vittorie, due delle quali appartenevano a me (Australia e Cina) e una delle quali apparteneva di diritto a Kimi (Bahrein, per via della legge non scritta della Formula 1 che gli assegnava a tavolino tutte le vittorie analcoliche).
Io, Sebastian Fuckettel, ero oltraggiato dal fatto che quel damerino si ostinasse a ottenere vittorie. Ero molto tentato di andare a suggerire a Danielle Kiwi-at di speronarlo non appena si fossero spente le luci rosse.
Sì, sì, era proprio un’ottima idea! Mi alzai di scatto e mi fiondai fuori dal mio motorhome. Poi rientrai, ricordandomi che eravamo in una fan fiction trash, ma andare in giro in pigiama e senza lavarmi non rendeva omaggio alla mia immagine.
Quando fui pulito e sbarbato indossai uno smoking e una cravatta (non sopra alla vestaglia, come avrebbe fatto qualcun altro) e mi recai dalla graziosa donzella alla quale ero intenzionato a chiedere quell’immenso favore.
Non mi era ancora chiaro come avrei potuto fare per ostacolare gli altri avversari a parte Rosbritney, ma quello che contava, per il momento, era fermarlo dopo che aveva vinto già tre gran premi per cu*o e non per merito rendendo il mondiale falsato quanto avevo fatto io ai tempi della Redbull.

[NICO’S POV]
Ehi, bello, datti una ridimensionata.
Per falsare un mondiale bisogna vincerlo a spese della Ferrari, altrimenti non vale.
L’ultima volta che la Ferrari è stata vicina a vincere un mondiale, avevo ancora come compagno di squadra il mio stepdad, l’imperatore Schumi I.

[SEBASTIAN’S POV]
Il tuo... cosa?!
Non ci pensare nemmeno, ruba tutti i mondiali che vuoi, ma l’imperatore Schumi I è solo mio! Tunz tunz tunz!
...Esasperato dall’ennesimo affronto che avevo subito, corsi nel motorhome della Redbull ed entrai nella stanza che Danielle condivideva con il suo compagno di squadra Daniel Smile.
Era esattamente sotto di lui, erano entrambi nudi e stavano entrambi urlando di piacere.
Mi posizionai quindi in un angolo della stanza e rimasi lì, silenzioso come un cactus nano. A proposito, dovevo ricordarmi di andare in un vivaio a comprare un cactus nano da regalare al mio amico Fernando. Ero sicuro che, visto quanto quelle piante erano basse e quanto le loro spine ricordavano l’acconciatura di Will Stevens, ne sarebbe stato molto soddisfatto.

[FERNANDO’S POV]
E chi ca**o è Will Stevens?

[SEBASTIAN’S POV]
Quando Danielle e Dan furono finalmente sazi, nonostante non fossi ancora giunto a una conclusione e quel dubbio esistenziale mi tormentasse ancora, decisi di ignorare quell’orribile questione irrisolta. Mi avvicinai a quella mucca rossa con le ali e le domandai una cortesia.
«Senti, Danielina cara, che cosa ne diresti di sbattere Nico contro una barriera, oggi?»
«Lo farei molto volentieri» mi rispose lei, prontamente. «Quanto mi dai?»
«Mhm... dieci euro.»
«Ottimo affare!» Danielle mi abbracciò e mi sentii un po’ a disagio, dato che era completamente nuda. «Avrai tutto quello che vuoi!»
Volevo chiedere a Dan se per venti euro fosse disposto a liberarmi di quell’altro appropriatore di vittorie Ferrari che rispondeva al nome di Lewis Rapperton, ma temevo che anche lui mi abbracciasse mentre era completamente nudo e mi sarei sentito ancora più a disagio.

[DANIELLE’S POV]
Dopo avere indossato una graziosa uniforme da cheerleader che racchiudeva tutta la tamarraggine della Redbull, corsi agevolmente verso il motorhome della Mercedes, aiutata dal tacco dodici che aveva l’effetto di un DRS.
Nonostante nel frattempo fossero già le otto di mattina, trovai i due piloti ancora in abiti notturni (un pigiama modello nonno per Nico, un paio di boxer gialli fosforescenti per Lewis) che si tiravano addosso i cuscini. I cuscini venivano prontamente sottratti a entrambi dal fulmineo intervento di Roscoe e di Coco, cosa che li infastidiva parecchio.
Mi misi in posa, stile fashion model, e mi sbottonai leggermente la camicetta dell’uniforme.
In quel momento entrambi mi videro e iniziarono a sbavare. Io ne approfittai per prendere Lewis per un orecchio e sbatterlo fuori dal motorhome, mentre chiusi Roscoe e Coco in bagno.
A quel punto chiesi a Nico: «Se Sebastian mi avesse pagata per buttarti fuori alla prima curva e io fossi disposta a buttare fuori lui, invece, quanto mi pagheresti?»
«Mhm...» Nico ci pensò per qualche istante. «Duecento euro vanno bene o sono pochi?»
Contrattando arrivammo a quattrocento, quindi Sebastian avrebbe potuto anche mettersi i suoi miseri dieci euro su per il cu*o.
Nico mi invitò anche a fermarmi per fare colazione con lui e, in assenza di altri cibi, rubammo una scatola dei croccantini che mangiavano Lewis, Roscoe e Coco di solito.
Soltanto dopo avere finito i miei croccantini mi ricordai del povero Lewis, costretto ad andarsene in giro in mutande per il paddock.

[LEWIS’S POV]
Il fresco di Sochi era proprio quello che ci voleva per tonificare il mio fondoschiena, che intendevo immortalare quanto prima in una lunga serie di scatti di un certo livello.
Non avrei saputo dire perché tutti quelli che incontravo mi fissassero in modo strano. L’unica che si comportò in modo normale fu Maxine Kumpenstappen, che si mise a contemplare i miei tatuaggi e mi disse che le sarebbe tanto piaciuto giocare con il camion dei pompieri insieme a me.
Declinai l’invito solo perché avevo due cani di cui occuparmi, che mi portavano via molto tempo. Addestrare Roscoe e Coco era molto più complicato di quanto pensasse la gente: quando ordinavo loro di mordere il fondoschiena a Niki Lauda non mi obbedivano mai e la cosa mi faceva sempre cadere nello sconforto più totale.
Maxine ci rimase male, ma non me ne preoccupai. Avevo un gran premio su cui concentrarmi e dovevo partire dalla decima posizione, tutto per colpa della mia power-unit che si era improvvisamente convinta, nel bel mezzo delle qualifiche, di essere una power-unit Honda e che io fossi Fernando Culonso. Spiegarle con calma che io ero Rapperton e che lei non era Honda era stato molto più complicato del previsto: quando in un momento di esasperazione mi ero messo a imprecare si era convinta di essere la power-unit Ferrari di Fuckettel e, ancora più grave, pensava che io fossi proprio Sebastian in persona.
Il gran premio non andò poi così male: il cavallino di Sebastian venne azzoppato da una vigorosa cornata sferrata da Danielle e, tra una cosa e l’altra, arrivai secondo.
Il mondiale si stava rivelando particolarmente noioso, dato che non avevo ancora vinto nemmeno una gara, e speravo con tutto me stesso che ci fosse un plot-twist di qualche genere e che qualcosa o qualcuno potesse venire a infrangere la noia e la monotonia delle gare vinte dal mio compagno di squadra. Gli sarei saltato addosso più che volentieri, rinunciando alla mia gara, se ci fosse stata la possibilità di tenerlo giù dal podio almeno per una volta, ma ero preoccupato da chi potesse finire sul podio al posto suo. Soltanto i fashion model non sfiguravano sul gradino più alto del podio e, a parte me e Nico, non c’erano altri fashion model, a parte Jolyon Palma, che però non avevo idea di come potesse finire sul podio.
Andai a rintanarmi nel motorhome e, dopo avere mangiato quei pochi croccantini che Nico e Danielle mi avevano lasciato, mi misi a sognare un mondo migliore; per intenderci un universo da fan fiction in cui il team più tamarro della Formula 1 promuoveva da un giorno all’altro una ragazzina in prima squadra e la suddetta ragazzina diventava una dominatrice, oltre che la personalità più discussa della Formula 1 stessa. Helmut Marko mi lesse nella mente e, nei mesi che seguirono, mi sarei pentito molto di quel mio assurdo pensiero.

[MAXINE’S POV]
La telefonata di Helmut Marko capitò proprio mentre mi facevo delle fantasie erotiche su Carlito: mi stavo immaginando di essere sdraiata su un letto completamente nuda, con il mio fidanzato che faceva girare il camioncino dei pompieri sulle curve del mio corpo.
Feci un profondo respiro, per non rispondere con tono troppo sensuale.
Tempo pochi secondi e Helmut sganciò la bomba.
«A partire dal Gran Premio di Spagna prenderai il posto di Danielle in Redbull!»
«What. The. F*ck?!?!?!»
«Non si dicono quelle parole, maleducata.»
«Oh, scusa.»
«Non fa niente. Presentati a Milton Keynes domani mattina alle nove per firmare il contratto.»
«Certo.»
«E non venire da sola. Fatti accompagnare da tuo padre.»
«Non mancherà mai in un momento del genere.»
«Perfetto. Ora scusami, ma sono molto impegnato: devo andare a sbattere fuori Danielle a calci nel cu*o. ci vediamo domani.»
«A domani. Buona giornata!»
Helmut non rispose e l’idea di Danielle cacciata via a calci mi riempì di gioia.
Tornai sul letto, completamente nuda, a immaginarmi Carlito che giocava con il camion dei pompieri sul mio corpo. Non lo avvertii: sapevo che, se gli avessi detto del mio imminente passaggio in Redbull, si sarebbe fatto molte turbe psichiche accusandomi di volerlo lasciare per mettermi a giocare con il camion dei pompieri insieme a Dan. Mi avrebbe fatta sentire in colpa e mi sarei sentita costretta a rifiutare: era un pericolo che non ero disposta a correre.
Curiosamente, nei giorni successivi, quando Carlito venne a scoprire la notizia non la prese neanche tanto male. L’idea di condividere la propria stanza con Danielle (che, era risaputo, aveva l’abitudine di andare a dormire indossando biancheria intima sexy) lo metteva un po’ a disagio, ma era sicuro che sarebbe riuscito a sopravvivere a quella dura prova alla quale era condannato.
Sebastian Fuckettel fu molto soddisfatto del mio passaggio in Redbull. Daniel Smile ne approfittò per organizzare una festa: location, il motorhome della Mercedes, giusto perché là c’erano tanti croccantini da usare come snack. Kimi portò i gelati e la vodka.


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Milly Sunshine