venerdì 31 agosto 2012

PIC FOR THE WIN! *-*

Pic ha ottenuto il miglior tempo nelle Libere 2 al gran premio del Belgio! :-D
La cosa preoccupante è che non sto scherzando! u.u

Comunque è stato uno dei pochi a fare un tempo cronometrato, dato che diluviava. A seguire Ricciardo, Alonso, Di Resta, Maldonado, Glock, Kobayashi (autore del miglior tempo nella prima sessione - anch'essa in condizioni di bagnato), Vergne, Hulkenberg e Perez gli altri piloti con un tempo cronometrato. Sono scesi in pista anche Rosberg, Schumacher, Kovalainen, Hamilton, Vettel, Button, Massa e Senna, ma senza far registrare un tempo.

Non vedo l'ora che sia domani! *______*

mercoledì 29 agosto 2012

Ebbene sì, Spa ha qualcosa in più u.u


Vent’anni fa, il 30 agosto 1992, un pilota di ventitré anni al volante di una Benetton conquistava la sua prima vittoria in carriera sul circuito di Spa Francorchamps. Tra il 1993 e il 2006 ne sarebbero seguite altre novanta, ma questa è un’altra storia.
A dire la verità anche il gran premio del Belgio del 1992 è un’altra storia, ma non importa. In questo post merita il dovuto spazio, in memoria dei bei tempi in cui Michael Schumacher era un giovane pilota promettente che ancora non aveva vinto nulla. In realtà però preferisco occuparmi di altro: ho aperto questo post non per parlare di prime vittorie, né per dare spazio a Michael Schumacher... sì, avrà spazio per forza di cose, ma non perché sia qualcosa di dedicato a lui. Oggetto e soggetto di questo post è proprio il meraviglioso gran premio del Belgio (uno dei miei preferiti – anche se credo che venga al secondo posto dopo il gran premio del Brasile), in cui sì, Michael ha qualcosa a che vedere, in effetti.

Non è che i circuiti mi appassionano a priori solo perché sono storici, diciamo che non ho nulla contro i nuovi circuiti, di fatto, a condizione che possano permettere gare entusiasmanti. Non tutti i circuiti di Tilke, per esempio, li considero il massimo della schifezza: alcuni sono inguardabili, altri non sono poi così male. Ma torniamo a Spa: dicevo, questa è stata spesso la sede di gran premio parecchio avvincenti ed entusiasmanti e, proprio in onore di Spa, ho deciso di fare un po’ di rievocazioni, concentrandomi in particolare su due appuntamenti del passato, che a mio vedere hanno conquistato un posto di rilievo nella storia della Formula 1.

Era il 1998, e credo che sia necessario soffermarsi su questo punto. Il mio più grande rimpianto è di non avere visto questa gara in diretta. Sì, certo, poi ho visto video vari, con sintesi e cose varie, e mi sono vista il gran premio lo scorso inverno grazie a un’anima pia che l’ha caricato su youtube, e tutto sommato anche se non c’era più il fascino della diretta e sapevo come sarebbe andata a finire non è stato male.
Partiamo dall’inizio: le McLaren di Hakkinen e Coulthard monopolizzavano la prima fila, seguiti dalla Jordan di Damon Hill, dalle Ferrari di Michael Schumacher ed Eddie Irvine, e sesto il campione del mondo in carica Villeneuve sulla Williams.
La gara partì in condizioni di bagnato estremo, e partì immediatamente con un botto pazzesco: Hakkinen mantenne la leadership, seguito da Villeneuve autore di un’ottima partenza, Schumacher e Fisichella, rimontato dalla settima posizione su una Benetton. Dietro di loro Coulthard andò a sbattere, e dal suo incidente si innescò una serie di contatti a catena, che coinvolse Irvine, Wurz, Barrichello, Ralf Schumacher, Herbert, Trulli, Panis, Salo, Diniz, Takagi, Rosset, Nakano e Verstappen, con quest’ultimo che riuscì almeno a raggiungere i box, dove fu costretto a fermarsi per via della vettura troppo danneggiata. Con quattordici vetture coinvolte su ventidue totali, fu l’incidente tra il maggior numero di vetture nella storia della Formula 1.
Fu esposta immediatamente bandiera rossa, con la seconda partenza posticipata in modo che, come era possibile fare all’epoca, chi aveva avuto la propria vettura danneggiata nella prima partenza potesse usare la vettura di riserva. Panis, Salo e Rosset non presero quindi parte alla seconda partenza in quanto l’unica vettura di riserva a disposizione dei loro team furono utilizzate dai loro compagni di squadra e, visto il regolamento dell’epoca che prevedeva che la seconda partenza fosse considerata quella ufficiale, risultano quindi non partiti, secondo le statistiche ufficiali, così come risulta non essere partito nemmeno Barrichello, che non prese parte alla seconda partenza a causa di lievi ferite riportate nell’incidente.
La seconda partenza fu dalla distanza originaria, e fu posticipata di quasi un’ora. Hill scattò in testa alla gara, con Schumacher e Hakkinen che ebbero una lieve collisione mentre erano in lotta per la seconda posizione, con Hakkinen che finì in testacoda e venne a contatto anche con Herbert, cosa che costò il ritiro a entrambi. Coulthard invece finì in ultima posizione dopo un contatto con Wurz, che invece costrinse al ritiro il pilota della Benetton. A causa della posizione della vettura di Hakkinen fu mandata in pista la safety car e, quando la gara riprese, le posizioni rimasero invariate in testa alla gara, finché Michael Schumacher superò Hill dopo alcuni giri, con Irvine che invece perse posizioni, da terzo che era, dopo avere danneggiato la propria vettura.
Al 25° giro, quando ormai era in testa con quaranta secondi di vantaggio su Hill che si trovava in seconda posizione, Michael Schumacher si ritrovò davanti Coulthard da doppiare. Insomma, per farla breve fu il momento dell’ormai storico incidente tra i due, in cui Schumacher arrivò ai box su tre ruote, proprio come Coulthard, e poi corse ai box della McLaren mentre Todt e Domenicali lo trattenevano con scarso successo. Strano a dirsi, dal box della McLaren fu puntualmente cacciato fuori. Invece Coulthard, che aveva riportato danni sulla vettura, riuscì a ripartire diversi giri dopo, per poi arrivare ultimo.
Dopo il ritiro di Michael Schumacher, Hill passò in testa seguito dal compagno di squadra Ralf Schumacher e dalla Sauber di Jean Alesi, subito prima che entrasse la safety car a causa di un incidente occorso tra la Benetton di Giancarlo Fisichella e la Minardi di Shinji Nakano.
La gara terminò con una doppietta Jordan, non senza polemiche in quanto Hill, che nelle fasi conclusive riscontrò problemi sulla propria vettura, chiese al team di ordinare al suo compagno di squadra di mantenere la seconda posizione. Sembra essere questa la ragione per cui a fine stagione Ralf Schumacher lasciò la Jordan per passare alla Williams. In terza posizione chiuse Alesi, mentre completarono la zona punti Frentzen, Diniz e Trulli. Chiusero settimo e ottavo Trulli e Nakano, mentre tutti gli altri piloti erano ritirati, la maggior parte dei quali per incidenti.
Seppure nella memoria collettiva il gran premio del Belgio 1998 sia ricordato prevalentemente per l’incidente tra Michael Schumacher e David Coulthard, non è da dimenticare che proprio in questo gran premio Damon Hill conquistò l’ultima vittoria della propria carriera in Formula 1 e che invece per la Jordan fu la prima di quattro vittorie (due gare le vinse Frentzen nel 1999, infine la quarta fu vinta da Fisichella in Brasile nel 2003).

Quella del 1998 è stata una gara ricca di colpi di scena, ma non è l’unica che voglio ricordare in questo post. Mi riferisco al 2000, in cui per altri motivi il gran premio del Belgio passò alla storia. Questo lo vidi in diretta, ma avendolo trovato su Dailymotion, grazie a un’altra anima pia che l’ha postato, mi si è aperta la possibilità di rivederlo (proprio oggi – con telecronaca in francese... è agghiacciante come pronunciavano i nomi dei piloti XD)... una di quelle possibilità a cui in genere non rinuncio mai!
Nel 2000 la gara partì dietro la safety car a causa della pista bagnata, con Hakkinen in pole position seguito dalla Jordan di Trulli, dalla Williams di Jenson Button, dalla Ferrari di Michael Schumacher, dall’altra McLaren di Coulthard e a seguire dalla Williams di Ralf Schumacher. La decisione di partire dietro la safety car fu presa per evitare incidenti come quello alla partenza di due anni prima, di cui ho già parlato, dal momento che le condizioni meteo non rendevano la pista particolarmente impraticabile.
Soltanto il primo giro venne disputato dietro la safety car, al termine del quale Hakkinen mantenne la leadership, così come Trulli mantenne la seconda posizione, mentre dietro Button si formava trenino di vetture, con Schumacher che pressava il pilota della Williams, seguito da Coulthard e Ralf. Il gap che Trulli aveva sui piloti che lo seguivano diminuì rapidamente, con Schumacher che al quinto giro riuscì a superare prima Button e poi Trulli, che finì in testacoda (e si ritirò), dopo una collisione con Button, che poi venne sfilare anche da Coulthard e Ralf Schumacher. Michael Schumacher riuscì così a guadagnare nei confronti dei piloti che lo seguivano e ad avvicinarsi a Hakkinen.
Al sesto giro alcuni piloti rientrarono per sostituire le gomme e montare quelle da asciutto, tra questi Schumacher ma non Hakkinen, che rientrò invece un giro più tardi tornando in pista in testa davanti a Coulthard (che ancora non aveva cambiato gomme e perdeva terreno nei confronti degli avversari) e Schumacher, che al momento del rientro di Coulthard si ritrovò secondo, ma staccato di vari secondi da Hakkinen, con il pilota della Ferrari che iniziò ad avvicinarsi grazie a una serie di giri veloci, per poi passare in testa al 12° giro a causa di un testacoda di Hakkinen, che gli fece perdere parecchio terreno e ritrovarsi secondo distaccato di circa sei secondi da Schumacher, che continuava ad essere il più veloce in pista, tanto che il loro gap incrementò fino al momento della seconda sosta del pilota della Ferrari. Hakkinen si fermò al 28° giro cosicché Schumacher tornò in testa, con sette secondi e mezzo di vantaggio nei confronti del finlandese, che però girava su tempi migliori, guadagnando fino a un secondo al giro.
Schumacher aveva evidenti problemi di surriscaldamento alle gomme, tanto che andava a cercare le traiettorie più umide, mentre Hakkinen si faceva sempre più vicino.
A cinque giri dalla fine i due si ritrovarono davanti la Minardi di Gené: Hakkinen tentò di attaccare Schumacher che si apprestava a doppiare lo spagnolo, ma comunque Michael per il momento riuscì a difendersi. Poi, quando al termine mancavano soltanto due giri, i due si ritrovarono da doppiare la B.A.R. di Ricardo Zonta. Quello che accadde dopo, ormai è storia.
Schumacher superò a sinistra la vettura del brasiliano, mentre Hakkinen lo doppiò a destra, uscendone davanti a Michael. Si portò in testa e prese a guadagnare sul suo diretto avversario, passando per primo sotto la bandiera a scacchi. Michael Schumacher arrivò secondo, con Ralf Schumacher a completare il podio. Arrivarono a punti anche David Coulthard, Jenson Button e Heinz Harald Frentzen.

Di fatto anche altre edizioni del gran premio del Belgio sono state epiche, ma ci tenevo a ricordare in particolare queste due.
Rivedendo il gran premio di Spa 2000, poi, mi è tornata in mente sempre la stessa identica domanda: ma se anche Hakkinen, come qualcun altro, avesse continuato a correre in Formula 1 fino a oltre quarant’anni? 

martedì 28 agosto 2012

REVIEW 2012 ♦ Parte prima


Siamo in attesa di Spa, che finalmente metterà fine alla pausa estiva interminabile, e quale momento potrebbe essere migliore per rievocare questa stagione senza ombra di dubbio entusiasmante?

Ritorniamo indietro allo scorso marzo. Eravamo reduci da un mondiale che aveva visto il dominio della Redbull e di Vettel (togliendo la congiunzione “e” si ha un’idea forse migliore della scorsa stagione) e il mondo degli appassionati di Formula 1 si divideva tra chi si aspettava un nuovo mondiale in cui i colori della RB avrebbero mostrato il proprio splendore e chi invece credeva che McLaren o Ferrari avrebbero recuperato il gap e combattuto ad armi pari con il team austriaco, se non fossero state addirittura superiori. Naturalmente venivano dati come team di secondo livello Mercedes e Lotus (che un tempo si chiamava Renault), come team di terza fascia Force India, Sauber e Toro Rosso, nonché come ultime ruote del carro Williams, Caterham (un tempo Lotus Malese) e come ruote forate del carro Marussia (un tempo Virgin) e HRT.
C’erano alcune considerazioni sbagliate, da parte degli illustri sostenitori della Formula 1. Per quanto riguarda i cambiamenti degni di nota rispetto alla stagione precedente, a livello di piloti, spiccava senza ombra di dubbio il rientro in Formula 1 di Kimi Raikkonen, campione del mondo 2007, al volante di una Lotus, dove sarebbe stato affiancato da Romain Grosjean.
Altri piloti scaricati dai propri team o a cui non sono stati rinnovati i contratti sono stati Sebastien Buemi e Jaime Alguersuari alla Toro Rosso, Rubens Barrichello alla Williams e Jarno Trulli alla Caterham. I loro rimpiazzi sono stati rispettivamente Daniel Ricciardo e il debuttante Jean Eric Vergne alla Toro Rosso, Bruno Senna alla Williams e Vitaly Petrov alla Caterham. Naturalmente con grande sportività molti sostenitori dei precedenti piloti si sono trasformati in haters di tutti costoro dando per scontato che costoro siano i peggiori sfasciacarrozze mai comparsi sulla faccia della Terra... soprattutto di uno di loro che però detto tra noi già non lo sopportavano da Abu Dhabi 2010. Detto tra noi, questi quattro non credo che siano il peggio del peggio, anche se tra loro esistono diversi gradi di non essere il peggio del peggio. Per che cosa intendo con il peggio del peggio, andate a rivedervi qualche gara di Yuji Ide, Gaston Mazzacane, Riccardo Rosset e compagnia bella, e forse capirete cosa intendo.
Per quanto riguarda la HRT, inoltre, Pedro De La Rosa e Narain Karthikeyan sono andati a costituire la coppia di compagni di team mediamente più anziani.

Ora però è giunto il momento di non perderci in discussioni inutili a proposito di Yuji Ide, le cui peripezie le potete tranquillamente rileggere nell’ormai ampia sezione dedicata al campionato 2006. Ora quindi andiamo avanti. ^^

***

I piloti della stagione 2012

REDBULL: 1. Sebastian Vettel (GER), 2. Mark Webber (AUS)
MCLAREN: 3. Jenson Button (GBR), 4. Lewis Hamilton (GBR)
FERRARI: 5. Fernando Alonso (SPA), 6. Felipe Massa (BRA)
MERCEDES: 7. Michael Schumacher (GER), 8. Nico Rosberg (GER)
LOTUS: 9. Kimi Raikkonen (FIN), 10. Romain Grosjean (FRA)
FORCE INDIA: 11. Paul Di Resta (GBR), 12. Nicolas Hulkenberg (GER)
SAUBER: 14. Kamui Kobayashi (JAP), 15. Sergio Perez (MEX)
TORO ROSSO: 16. Daniel Ricciardo (AUS), 17. Jean-Eric Vergne (FRA)
WILLIAMS: 18. Pastor Maldonado (VEN), 19. Bruno Senna (BRA)
CATERHAM: 20. Heikki Kovalainen (FIN), 21. Vitaly Petrov (RUS)
HRT: 22. Pedro De La Rosa (SPA), 23. Narain Karthikeyan (IND)

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La stagione si è aperta in Australia, nel weekend del 18 marzo. Sul tracciato dell’Albert Park di Melbourne fin dalle prove libere le McLaren si sono dimostrate velocissime, almeno in condizioni di asciutto erano imprendibili. Sembrava una storia già scritta a favore di Hamilton, così come sembrava ormai scritto un cupo destino per il rientrante Raikkonen, rimasto fuori dopo la Q1 nelle qualifiche, al sabato. Per quanto riguarda le Mercedes, dimostravano di avere un buon passo, cosa che avrebbe potuto promettere bene per il futuro. Lo stesso non si poteva dire delle Ferrari, in quanto Alonso e Massa non sono nemmeno riusciti a entrare in Q3, nessuno dei due.
Alla fine delle qualifiche Hamilton e Button hanno conquistato la prima fila come ci si aspettava, seguiti da Grosjean e Schumacher, a dimostrazione del buon passo della Lotus e della Mercedes. Soltanto in terza fila hanno trovato spazio le Redbull, decisamente più arretrate rispetto al 2011. Il destino della gara sembrava già scritto, a quel punto, ma nulla è mai scontato, e infatti Hamilton non è riuscito a conquistare la vittoria, in quanto Button l’ha scavalcato in partenza.
Dopo le prime curve Button era in testa, seguito da Hamilton, Schumacher e Rosberg, con Vettel che ha recuperato poco dopo superando la prima delle due Mercedes che si è ritrovato davanti. Sempre nel corso del primo giro, tra i diversi incidenti occorsi il più importante è stato senz’altro quello che ha coinvolto Maldonado e Grosjean ed è costato il ritiro al pilota della Lotus, mentre il venezuelano della Williams ha proseguito. Vettel ha proseguito la sua scalata, conquistando la terza posizione qualche giro più tardi, quando Schumacher che ancora resisteva ai suoi attacchi è stato costretto al ritiro da un problema al cambio.
A due terzi di gara è entrata la safety car a causa della vettura di Petrov rimasta ferma sulla pista per un problema tecnico. Grazie al caos dei pit-stop le posizioni sono lievemente cambiate, con Hamilton che ha perso anche la seconda posizione a vantaggio di Vettel. Alle spalle di Button, Vettel e Hamilton si sono ritrovati quindi Webber, Alonso e Maldonado, autore fino a quel momento di una gara comunque al di sopra di quelli che sembravano i limiti della Williams. Dopo altri incidenti di minore rilievo – in quanto non hanno portato all’ingresso di safety-car varie né stravolto il risultato di chi non fosse strettamente coinvolto – si è arrivato all’ultimo giro con Maldonado ancora in lotta con Alonso per la quinta posizione. Il risultato strepitoso però è stato gettato al vento dallo stesso pilota della Williams, finito a muro da solo a pochi chilometri dalla bandiera a scacchi. A perdere posizioni all’ultimo giro è stato anche Rosberg, che era stabilmente in top-ten, ma che si è ritrovato fuori dai punti a causa di un problema meccanico.

Podio del GP d’Australia: 1. Button, 2. Vettel, 3. Hamilton
Altri piloti a punti: 4. Webber, 5. Alonso, 6. Kobayashi, 7. Raikkonen, 8. Perez, 9. Ricciardo, 10. Di Resta

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A questo punto si passa al gran premio di Malesia (o gran premio della Malesia? Non ho ancora capito come si dice, ma non ha importanza) a Sepang. L’aspettativa di tutti, più o meno, è una McLaren dalla ritrovata competitività, che si ritrova ad affrontare una Redbull non più veloce come l’anno precedente, ma comunque a buoni livelli, e con una Ferrari in difficoltà rispetto agli avversari, ma con Alonso che può puntare a buoni risultati, anche approfittando dell’inadeguatezza altrui (vedi per maggiore chiarezza: qualifiche non al top della Lotus, partenze di Grosjean nonché i classici problemi della Mercedes che a guardare le cose come stanno sembrano addirittura incrementati rispetto alla stagione precedente). Inoltre le HRT non erano state dentro al 107% né tanto meno ammesse alla gara e nulla lasciava pensare che il gap tra Marussia e HRT avrebbe potuto ridursi.
Anche a Sepang McLaren e Mercedes hanno dimostrato fin dalle prove libere di essere su tempi un tantino al di sopra degli altri, quindi si poteva ipotizzare un nuovo dominio McLaren. Le Redbull comunque non sembravano affatto fuori dai giochi. Poche sorprese quindi in Q3: Hamilton e Button hanno conquistato la prima fila, seguiti da Schumacher e Webber in seconda. Giravano su ottimi tempi anche i rispettivi compagni di squadra e i due piloti della Lotus, con la Ferrari in lievissima ripresa: almeno stavolta Alonso partiva in top-ten, anche se aveva conquistato soltanto il nono tempo (trasformato in ottava posizione da una retrocessione per la sostituzione del cambio di Raikkonen) davanti al solo Perez tra i piloti arrivati in Q3.
Domenica 25 marzo: quando la pioggia monsonica e gli incidenti possono stravolgere le prospettive di una gara... La partenza sotto la pioggia è stata condizionata da una collisione tra Grosjean e Schumacher, che ha costato ai due numerose posizioni, mentre Grosjean di lì a poco si è addirittura ritirato per essere finito in mezzo alla ghiaia da solo. Comunque per quanto riguarda la partenza Hamilton, Button, Webber e Vettel precedevano Alonso e Rosberg. L’incremento della pioggia ha fatto sì che parecchi piloti rientrassero ai box a montare le heavy rain al posto delle intermedie, dopodiché all’esposizione della bandiera rossa dopo l’uscita della safety car all’ottavo giro: al momento in top ten c’erano Hamilton, Button, Perez, Webber, Alonso, Vettel, Vergne che ancora non aveva montato le intermedie, Rosberg, Massa e Karthikeyan anch’esso su intermedie. Da notare come Perez, anticipando la sosta, avesse recuperato numerose posizioni. Inutile dire che la HRT si aggrappava alla speranza che il diluvio si prolungasse fino al tramonto, al che sarebbe stato impossibile proseguire la gara e sarebbe stato necessario assegnare i punti dimezzati ai primi dieci, cosa che avrebbe fatto conquistare alla HRT il primo mezzo punto della sua storia, risultato storico, anche parecchio utile dal punto di vista della classifica e della decima posizione che porta alla ripartizione di una parte degli introiti dei diritti televisivi. Ma per la HRT non c’erano speranze, in quanto la gara è successivamente ripartita, ed è ripartita con un incidente tra Button (all’uscita dal pit-stop per montare le intermedie) e Karthikeyan (che successivamente verso la fine della gara è stato tamponato anche da Vettel). A causa di un errore al pit-stop al box della McLaren, comunque sia Button sia Hamilton hanno perso posizioni, cosicché se n’è avvantaggiato Alonso, che si è ritrovato in testa seguito da Perez. È stato proprio uno scontro “a distanza”, sul filo dei millesimi di secondo, a condizionare la gara. L’ipotesi è che Perez sarebbe riuscito tranquillamente a raggiungere e superare Alonso, se non fosse stato per due momenti: prima la Sauber non ha colto il momento più propizio per passare dalle intermedie alle slick, ritardando di un giro e perdendo terreno da Alonso, poi successivamente lo stesso pilota ha rischiato un fuori pista e a causa di questo errore ha perso un paio di secondi. Alonso ha perciò conquistato la prima vittoria stagionale.

Il podio del GP di Malesia: 1. Alonso, 2. Perez, 3. Hamilton
Altri piloti a punti: 4. Webber, 5. Raikkonen, 6. Senna, 7. Di Resta, 8. Vergne, 9. Hulkenberg, 10. Schumacher

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Il terzo appuntamento stagionale, tre settimane dopo in Cina ha scomposto ulteriormente le nostre convinzioni in merito ai futuri esiti della stagione. A Shanghai infatti ancora una volta nelle prove libere McLaren e Mercedes hanno dimostrato di esserci e di poter fare grandi cose. Vi è stata però una notevole differenza rispetto ai precedenti appuntamenti, in quanto la Mercedes anche al sabato è sembrata piuttosto convincente. Al terzo appuntamento della terza stagione a partire dal suo rientro le frecce d’argento hanno portato a casa la prima pole position, monopolizzando la prima fila in quanto l’arretramento di Hamilton sulla griglia di partenza per la sostituzione del cambio ha fatto sì che Schumacher risalisse da terzo a secondo. In seconda fila sono partiti quindi Kobayashi, autore di una qualifica sorprendente, e Raikkonen, con Vettel 11° dal momento che non era riuscito a conquistare l’accesso alla top-ten.
Se le qualifiche si erano svolte sotto i colori della Mercedes, si può dire che la gara sia iniziata sullo stesso stampo. Dopo una partenza che per molti era stata caotica, Rosberg e Schumacher si sono ritrovati in prima e seconda posizione, seguiti dalla McLaren di Button. Incredibilmente la Mercedes non mostrava alcun decadimento delle gomme e Rosberg si apprestava a prendere diversi secondi di vantaggio sui piloti che lo seguivano, con Schumacher seguito da Button a una distanza minima, ma non comunque tale da pregiudicare la posizione, almeno per il primo stint di gara. Al tredicesimo giro, però, in occasione del primo cambio gomme sulla vettura di Schumacher, un clamoroso errore ha messo fuori gioco una delle due Mercedes, che ha parcheggiato fuori pista a causa di una ruota male imbullonata (è il terzo caso accertato in tre anni per quanto riguarda la Mercedes: il primo capitò nel 2010 quando durante il pit-stop di Rosberg una ruota fu addirittura persa in volo, il secondo invece sulla vettura di Schumacher all’inizio delle qualifiche a Spa nel 2011). Da due Mercedes al comando, ci si è ritrovati con una sola Mercedes in pista e al comando, anche se per un certo tratto di gara la sua leadership è stata rischio a causa della pressione da parte di Button, che comunque è stato attardato da un problema analogo a quello di Schumacher nel corso della prima sosta, con la sola differenza che, seppure con dieci secondi di troppo, il bullone suo è stato avvitato. Rosberg è riuscito a vincere anche grazie a una differente strategia: era su una sosta in meno rispetto a Button, cosa resa possibile da un più lento consumo delle gomme, cosa che per la Mercedes aveva dell’epocale.
Chi ha avuto notevoli problemi in questa gara sono state le Ferrari, con Alonso e Massa che hanno chiuso parecchio arretrati, distaccati rispettivamente 37 e 42 secondi dal leader.

Il podio del GP di Cina: 1. Rosberg, 2. Button, 3. Hamilton
Altri piloti a punti: 4. Webber, 5. Vettel, 6. Grosjean, 7. Senna, 8. Maldonado, 9. Alonso, 10. Kobayashi

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Dopo Shanghai è arrivato il gran premio del Bahrein a Sahkir. Dopo la brillante performance della Mercedes nel precedente appuntamento (se vincere, ma nel frattempo perdere una vettura per una ruota non imbullonata può essere una performance brillante – cosa che tutto sommato non escludo, ma nemmeno confermo), i problemi sono iniziati già in Q1 quando Schumacher ha riscontrato problemi al DRS che gli hanno impedito di accedere alla Q2 (ed è partito addirittura 22° per la sostituzione del cambio). Ancor più infamante è stato il fatto di essere stato battuto da una Caterham, con Kovalainen che infatti è rientrato tra i piloti che hanno avuto accesso alla seconda sessione. Per quanto riguarda le zone alte della classifica Vettel, Hamilton, Webber e Button sono stati i primi quattro nell’ultima sessione, segno della ritrovata competitività Redbull, che aveva modo di giocarsela con le McLaren se non di più. Rosberg seguiva i quattro, dopodiché Ricciardo in sesta posizione aveva portato alla Toro Rosso un risultato davvero inaspettato; le Ferrari frattanto erano ancora in difficoltà, con Alonso autore di un nono tempo nell’ultima sessione di qualifiche e Massa ancora escluso dalla Q3.
Sorprendenti in gara sono stati Grosjean partito settimo e Raikkonen addirittura undicesimo: in una gara che per le McLaren è stata da dimenticare, con Hamilton vittima di ben tre pit-stop non perfetti e Button ritirato verso la fine, Vettel non ha avuto strada libera così tanto quanto ci si sarebbe aspettati, ma ha dovuto vedersela con i piloti della Renault. Inseguito prima a distanza da Grosjean e poi sempre più da vicino da Raikkonen quando questo ha recuperato la seconda posizione sul compagno di squadra, ha conquistato una vittoria che a un certo punto non è stata affatto scontata, con la pressione di Raikkonen che si è fatta sentire bene. Il non avere fatto alcun errore ha fatto sì che il pilota della Redbull potesse portare al team austriaco la sua prima vittoria stagionale. Quattro gran premi, quattro piloti vincitori, quattro team vincitori. E ancora non sapevamo cosa sarebbe accaduto a Barcellona...
È stata inoltre ottima la prestazione delle due Lotus: se non avessero avuto difficoltà in qualifica il loro futuro avrebbe potuto essere molto più roseo... ma per il momento entrambi i piloti sul podio era comunque un risultato degno di nota, in attesa di eventuali sviluppi futuri. Vista la variabilità così elevata dei risultati, a questo punto della stagione ci si poteva aspettare tranquillamente un quinto team vincitore con un nuovo pilota sul gradino più alto del podio... così sarebbe stato, ma non sarebbe stato un pilota della Lotus come ci si poteva aspettare dopo il gran premio più controverso – per le condizioni di instabilità politica del paese – della stagione.
Per quanto riguarda gli altri team la Mercedes ha dimostrato di non essere messa così male: Rosberg è arrivato al traguardo nella stessa posizione di partenza, Schumacher è risalito fino alla decima posizione da 22° che era partito. Le prestazioni delle Ferrari non sono state particolarmente degne di nota, con Alonso e Massa entrambi a punti ma abbastanza arretrati.

Il podio del GP del Bahrein: 1. Vettel, 2. Raikkonen, 3. Grosjean
Altri piloti a punti:  4. Webber, 5. Rosberg, 6. Di Resta, 7. Alonso, 8. Hamilton, 9. Massa, 10. Schumacher

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Il gran premio di Spagna è forse quello che più di ogni altro ha avuto dell’incredibile. Se qualcuno ci avesse detto in anticipo cosa sarebbe successo a Montmelò la nostra reazione sarebbe stata probabilmente quella di farci una risata. Invece le cose sono andate proprio nell’ultimo modo che avremmo potuto immaginare.
Le qualifiche hanno a riservare colpi di scena già dalla Q2, dove hanno sorpreso i tempi della Williams di Maldonado (unica Williams ancora in pista, dal momento che Senna aveva avuto un incidente in Q1 ed è rimasto escluso insieme ai sei piloti dei “nuovi team”), mentre alla fine della Q3 è stato Hamilton a conquistare il miglior tempo, seguito proprio dal venezuelano. Il colpo di scena però è arrivato alcune ore dopo le qualifiche: a causa di un’irregolarità Hamilton è stato retrocesso in fondo allo schieramento, così è toccato proprio a Maldonado partire dalla pole position per la prima volta in carriera, seguito da Alonso, Grosjean e Raikkonen. Bisogna riscontrare che la pole position di Maldonado interrompe una serie abbastanza negativa da parte della Williams, che non conquistava una pole position dal gran premio del Brasile 2010 in cui Nicolas Hulkenberg scattò dalla prima posizione, per poi ottenere in gara un risultato tutt’altro che di rilievo.
Alonso ha conquistato la leadership al via, relegando Maldonado in seconda posizione. Seguivano Raikkonen, Rosberg e Grosjean, con quest’ultimo che nel corso del primo giro ha avuto una collisione con Perez, costretto a un pit-stop subito alla partenza, mentre Grosjean ha proseguito.
Non cambia molto dopo il primo giro di pit-stop, se non che Schumacher, nel tentativo di sorpassare Senna che ancora si doveva fermare, tampona la Williams del brasiliano. È ritiro per entrambi e Schumacher, riconosciuto responsabile dell’incidente, sarà sanzionato con la retrocessione di cinque posizioni sulla griglia di partenza del gran premio successivo.
Dopo il secondo giro di pit-stop invece le cose cambiano: siamo quasi a metà gara e, anticipando il pitstop rispetto ad Alonso, Maldonado è riuscito a fare un giro ottimo sfruttando le nuove gomme. Quando Alonso si è fermato a sua volta per la seconda sosta, ha perso quindi la leadership a vantaggio del venezuelano. Dietro di loro seguivano Raikkonen, Grosjean e Rosberg che soltanto sul finire della gara avrebbe perso la quinta posizione a favore di Kobayashi. Il distacco tra il leader e Alonso si è stabilizzato successivamente intorno ai sei secondi, cosicché quando alla terza sosta Maldonado ha avuto un problema che gli ha fatto perdere tre secondi, ha mantenuto ugualmente la leadership. È riuscito ad arrivare al traguardo conservando la prima posizione, con Alonso che sul finale ha avuto problemi con le gomme e ha rischiato la seconda posizione vista la grande rimonta effettuata da Raikkonen.
Il 13 maggio a Montmelò Maldonado ha quindi conquistato – meritatamente – la sua prima vittoria in carriera, regalando alla Williams la prima vittoria dai tempi di Montoya, che aveva vinto il gran premio del Brasile del 2004, quello che finora era l’ultimo successo per il team inglese. È soltanto un parere mio, ma credo che sia stato un risultato importante per la Formula 1 in generale questo: Maldonado ha mostrato che lo status di pilota pagante da sé non basta per decretare che un pilota non avrà speranze di ottenere buoni risultati.
Per quanto riguarda la gara, sono stati deludenti fino allo sfinimento Massa, arrivato doppiato mentre il compagno di squadra era sul podio, Button, arrivato alle spalle di Hamilton nonostante quest’ultimo partisse dal fondo dello schieramento, nonché Webber, arrivato doppiato e di gran lunga dietro al compagno di squadra nonostante Vettel avesse nel frattempo rimediato anche un drive through.

Il podio del GP di Spagna: 1. Maldonado, 2. Alonso, 3. Raikkonen
Altri piloti a punti: 4. Grosjean, 5. Kobayashi, 6. Vettel, 7. Rosberg, 8. Hamilton, 9. Button, 10. Hulkenberg

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E dal gran premio di Spagna si è passati, nell’ultimo weekend di maggio, a quello di Montecarlo. Lungo le “anguste stradine del principato” [CIT. Mazzoni] che vanno a costituire un “circuito tortuoso” [CIT. Mazzoni anche questa] Maldonado ha pensato bene di combinarne una delle sue già nelle prove libere: ha infatti provocato un incidente con Perez che gli è costato dieci posizioni sulla griglia di partenza. #EpicWin!
Passiamo comunque alle qualifiche, in sui si prospettava una situazione ancora piuttosto contorta, con diversi possibili scenari ipotizzabili. Nelle qualifiche comunque anche Perez ne ha combinata una delle sue, con il risultato che si è trovato addosso a un muro anziché in pista e che si è dovuto accontentare dell’ultima posizione dietro alle HRT.
Dopo una qualifica in cui sono avvenuti anche colpi di scena, come la seconda esclusione consecutiva di Button dalla top-ten, in Q3 Schumacher ottiene il miglior tempo. A causa della retrocessione di cui ho già parlato, però, le sue pole position resteranno 68: il giorno dopo infatti sarebbe partito in pole, con Michael in sesta posizione dietro anche a Rosberg, Hamilton, Grosjean e Alonso. Dietro Schumacher sarebbero partiti Massa, Raikkonen e Vettel.
La gara è partita con Grosjean che ha combinato un macello in partenza: collide con Alonso alla sua destra, entrambi ne escono senza danni e a quel punto Grosjean finisce contro Schumacher alla sua sinistra, poi finisce in testacoda e coinvolge nell’incidente anche Kobayashi, De La Rosa e Perez. In pratica alla prima curva ci sono già quattro ritirati, segno che Grosjean è riuscito nell’intento di coinvolgere nei suoi casini l’intero schieramento. È entrata in pista la safety-car mentre nelle prime posizioni c’erano Webber, Rosberg, Hamilton, Alonso, Massa, Vettel, Raikkonen e Schumacher.
La realtà è che successivamente nel corso della gara non ci sono stati eccessivi colpi di scena tra le prime posizioni, se non che Vettel ritardando il primo pit-stop ha avuto modo di recuperare posizioni. Inoltre Schumacher è stato costretto al ritiro da un problema alla vettura mentre era in settima posizione.
Qualche goccia di pioggia ha movimentato la gara nella sua ultima parte, con Webber, Rosberg, Alonso, Vettel e Massa nelle prime sei posizioni in un margine di cinque secondi. Niente però ha modificato le posizioni e il trenino di vetture che si è visto per tutto il tempo è arrivato al traguardo nelle stesse posizioni.
È da rimarcare inoltre come Button abbia trascorso tutta la gara alle spalle della Caterham di Kovalainen, che aveva raggiunto una 12^ posizione che per la Caterham sarebbe stata epica. È uscito illeso da un incidente con Button, che invece s’è ritirato, dopodiché ha avuto ben due incidenti con Perez, prima danneggiando la vettura e poi essendo costretto a una sosta che l’ha condotto ad arrivare 13°.

Il podio del GP di Montecarlo: 1. Webber, 2. Rosberg, 3. Alonso
Altri piloti a punti: 4. Vettel, 5. Hamilton, 6. Massa, 7. Di Resta, 8. Hulkenberg, 9. Raikkonen, 10. Senna

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Il 10 giugno è stata disputata la settima gara stagionale, a Montreal in Canada, dove al sabato Vettel ha conquistato la pole position. Diversamente da altre volte sembrava non esservi strettamente un unico team predominante, come dimostra il fatto che Hamilton aveva conquistato la seconda posizione, Alonso la terza e Webber sull’altra Redbull soltanto quarto, davanti a Rosberg, Massa, Grosjean, Di Resta, Schumacher e Button qualificati nelle prime dieci posizioni.
La gara è partita senza particolari colpi di scena, Vettel ha conservato la leadership, seguito da Hamilton, Alonso, Webber e Rosberg, che successivamente è stato superato dopo poco da Massa e Di Resta. Sembrava vi fosse un problema sulla monoposto di Rosberg, anche se non sembrava fosse un problema di gomme, almeno per una volta. Ha comunque “rimontato” una posizione qualche giro più tardi quando Massa è finito in testacoda perdendo diverse posizioni, ma ormai era troppo tardi per recuperare sui piloti che lo precedevano.
Fino al momento delle prime soste, iniziate dopo una quindicina di giri, non è capitato niente di particolarmente importante ai fini della classifica, e quando è stato il momento del pit-stop per Hamilton, ha un’indecisione nel ripartire. Riesce comunque a non perdere troppo terreno, tanto che pochi giri dopo supera Vettel. Non è comunque leader della gara, dal momento che per ora Alonso e Grosjean ancora non si sono ancora fermati per la prima sosta.
È proprio Alonso a ritrovarsi in testa dopo avere effettuato il cambio gomme, dal momento che è riuscito a sfruttare al meglio i giri che hanno separato la sosta di Hamilton dalla sua. Ma Hamilton riesce a superare il pilota della Ferrari e, quando di lì a poco Grosjean rientra per la prima sosta, si ritrova finalmente al comando del gran premio del Canada.
In top-ten a questo momento della gara ci sono Hamilton, Alonso, Vettel, Raikkonen (su strategia di una sola sosta, che ancora non si è fermato), Perez (che ugualmente è su una strategia similare), Webber, Rosberg, Grosjean, Massa e Di Resta.
Intorno al quarantesimo giro Alonso inizia a girare più veloce di Hamilton. Frattanto per la Mercedes si aggiunge l’ennesimo problema al DRS, con Schumacher costretto al ritiro dopo che l’ala mobile si è inceppata rimanendo aperta.
Al 50° giro Hamilton si ferma per effettuare la propria seconda sosta e vi è l’ennesimo problema, che gli fa ritardare qualche secondo. Alonso e Vettel rimangono in pista: entrambi azzardano di arrivare al termine su una sola sosta. Quella di Hamilton si mostra la scelta giusta: dopo dieci giri, su gomme fresche, è già riuscito a recuperare sui due piloti che lo precedono, ancora in pista su gomme usurate, è staccato di cinque secondi da Alonso e di circa due secondi da Vettel. Il sorpasso a Vettel è alle porte, e pochi giri dopo anche Alonso perderà la leadership a vantaggio di Hamilton. Proprio in quei frangenti la Redbull chiama Vettel ai box per un cambio gomme, è tardi, ormai... ma non troppo tardi. In Ferrari invece, nonostante fosse già evidente che dopo al massimo quarantacinque giri le gomme subivano un notevole decadimento, dato che era quanto capitato a Massa pochi giri prima, considerando che aveva effettuato il pit-stop soltanto sette giri prima di Alonso.
A cinque giri dalla fine Alonso perde la seconda posizione, lo supera Grosjean che seppure abbia effettuato una sola sosta non ha problemi di gomme, mentre due giri dopo viene superato anche da Perez. Al penultimo giro anche Vettel raggiunge e supera Alonso, segno che un pit-stop “di emergenza” a quel punto era la scelta più opportuna. Soltanto la fine del settantesimo giro mette termine a una gara in cui Alonso ormai era agli sgoccioli con le gomme e, visti i tempi su cui girava, avrebbe rischiato di essere superato almeno da tutti gli altri piloti che hanno chiuso in top-ten. Insomma, per la strategia Ferrari, valeva in pieno il detto “errare è umano, perseverare anche”.
È da rimarcare come in occasione della prima vittoria stagionale di Hamilton, Button si sia dovuto accontentare di un sedicesimo posto alle spalle delle Toro Rosso. La situazione era parecchio agghiacciante, specie considerando che usciva da un gran premio, quello di Montecarlo, in cui aveva trascorso la gara a lottare con la Caterham di Kovalainen, peraltro non uscendo vincente dal confronto.

Podio del GP del Canada: 1. Hamilton, 2. Grosjean, 3. Perez
Altri piloti a punti: 4. Vettel, 5. Alonso, 6. Rosberg, 7. Webber, 8. Raikkonen, 9. Kobayashi, 10. Massa

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Due settimane è stata la volta del gran premio d’Europa, su quel circuito di Valencia che dal 2008 a questa parte era sempre stato sede di gare monotone e prive di colpi di scena, se non si può considerare colpo di scena il fatto che Barrichello nel 2009 abbia vinto a distanza di cinque anni dall’ultima vittoria (che pensavamo sarebbe rimasta proprio l’ultima). Era quindi opportuno aspettarci una gara monotona anche in questa circostanza... insomma, chi se lo poteva immaginare che sarebbe stata proprio una delle gare più movimentate di tutta la stagione?
Il primo colpo di scena del gran premio è arrivato al termine della Q1: Webber fuori. A rendere ancora più sconcertante la situazione: Webber fuori, Kovalainen in Q2. Già questo poteva far sospettare che di cose anormali se ne potevano vedere a bizzeffe, ma di solito le anomalie arrivano una per volta. Invece in Q2 sono continuate le sorprese, con l’uscita delle Ferrari di Alonso e Massa, rispettivamente 11° e 13°, oltre che di Schumacher 12°. È memorabile inoltre come Kovalainen, dopo avere già battuto Vergne, abbia battuto anche Ricciardo nel corso della Q2.
Se già la posizione di Webber aveva del clamoroso, ha assunto ancor più del clamoroso quando Vettel ha conquistato la pole position, in una top-ten in cui i suoi inseguitori sono stati Hamilton, Maldonado, Grosjean, Raikkonen, Rosberg, Kobayashi, Hulkenberg, Button e Di Resta.
Al momento in cui parte la gara le posizioni sono venute ad essere le seguenti: Vettel, Hamilton, Grosjean, Maldonado e Kobayashi. È da rimarcare l’ottima partenza di entrambe le Ferrari, oltre che la pessima partenza di Button, che ha perso una certa quantità di posizioni.
Durante il primo giro di pit-stop la situazione è cambiata piuttosto in fretta, specie tenendo conto del fatto che vi sono stati diversi giri di distanza tra i pit-stop di alcuni dei piloti e quelli di altri.
Tra i piloti che ritardano la sosta vi sono Schumacher e Webber, e in particolare i due per un certo tratto di gara si tengono dietro un trenino di vetture piuttosto consistente, tra le quali vi è anche Raikkonen, oltre che Button arretrato di parecchie posizioni.
Vettel gestiva la gara con una ventina di secondi di distacco su Grosjean, con Hamilton e Alonso rispettivamente terzo e quarto, quando un incidente tra Vergne e Kovalainen al 28° giro ha portato all’ingresso della safety-car, con il conseguente annullamento dei distacchi.
Non appena la gara è ripartita vi è stato subito un altro incidente tra Kobayashi e Massa, che ha interrotto la gara di Kobayashi e pregiudicato definitivamente quella di Massa. Il giapponese, da notare, era rimasto coinvolto anche in precedenza in un altro incidente insieme a Senna, di cui il brasiliano era stato ritenuto colpevole e quindi penalizzato con un drive-through. Visto il ritiro, Kobayashi è stato penalizzato per l’incidente con Massa sulla griglia di partenza del gran premio successivo.
Torniamo alla vetta della classifica: durante i giri della safety-car molti piloti si erano fermati per il primo pit-stop, al punto che Alonso si era ritrovato in terza posizione dietro a Vettel e Grosjean, con dietro Ricciardo (che aveva optato per non rientrare), Raikkonen e Hamilton. Alonso si è portato in seconda posizione al momento in cui la gara è ripresa, mentre Hamilton ha superato Raikkonen per la quinta posizione destinata a diventare quarta al momento del rientro di Ricciardo, che sarebbe avvenuto di lì ad alcuni giri. Tra i piloti che non si erano fermati durante la safety-car bisogna segnalare anche Rosberg, Schumacher e Webber, con Rosberg che ha perso diverse posizioni al momento in cui la gara è ripartita, anche a vantaggio degli altri due piloti ora citati.
A quel punto avviene un colpo di scena clamoroso: per un problema elettronico Vettel è costretto al ritiro mentre era in testa, ora il leader è Alonso, anche se incalzato dalla presenza di Grosjean alle sue spalle. Seguono Hamilton e alle sue spalle Raikkonen, con l’altra Lotus. Un ulteriore colpo di scena avviene poco dopo il quarantesimo giro: anche Grosjean si ritira, per un problema simile a quello già occorso a Vettel. A quel punto la leadership di Alonso, eccetto il caso in cui si verificassero problemi di degrado delle gomme, dovrebbe essere controllabile.
Infatti è proprio così: anche Hamilton ha cominciato ad avere qualche piccolo problema, la situazione è gestibile, per il momento, se non per lottare per la vittoria almeno per la conservazione della seconda posizione. Intanto Schumacher, Webber e Rosberg, dopo essersi fermati ai box per la loro ultima sosta, hanno iniziato a girare su tempi record: la diversa strategia [“una strategia suicida”, CIT. Mazzoni] ha pagato, tanto che Schumacher e Webber iniziano a superare vetture una dopo l’altra e ad avvicinarsi progressivamente ai piloti che li precedono, così come Rosberg, un po’ meno considerato per il semplice fatto che era più arretrato rispetto al compagno di squadra e al pilota della Redbull.
Vi sono stati ulteriori colpi di scena, comunque, come un incidente tra Ricciardo e Petrov a dieci giri dalla fine, per poi passare a quanto è accaduto successivamente, con Hamilton che verso la fine ha accusato un rapido decadimento delle gomme, perdendo la seconda posizione al terzultimo giro quando viene superato da Raikkonen. Il destino di Hamilton è comunque più amaro di quanto si poteva prospettare inizialmente: al penultimo giro infatti lo raggiunge anche Maldonado e il tentativo di sorpasso da parte del venezuelano va a finire ben peggio rispetto a quello di Raikkonen. Tamponato dal pilota della Williams, Hamilton ha concluso la propria gara contro le barriere, mentre Maldonado è riuscito a proseguire con la vettura danneggiata perdendo una posizione dopo l’altra, quando avrebbe potuto conquistare il podio. A questo punto Schumacher e Webber, in rimonta su piloti che ormai avevano già superato, si sono ritrovati rispettivamente terzo e quarto in lotta per la terza posizione.
Alonso ha tagliato il traguardo di una gara ricca di colpi di scena dall’inizio alla fine, con il pubblico spagnolo festante, Raikkonen è arrivato secondo, con Schumacher e Webber che sono arrivati a posizioni invariate sul traguardo. È da riscontrare come a Valencia, circuito che generalmente sul podio salivano piloti partiti nelle prime due file, siano giunti piloti sicuramente inaspettati: la vittoria di Alonso è stata dall’11^ posizione, il terzo posto di Schumacher dalla 13^ e giù dal podio addirittura Webber è risalito dalla 18^ alla quarta posizione. Per intenderci: cose non da poco, per un circuito come Valencia.

Podio del GP d’Europa: 1. Alonso, 2. Raikkonen, 3. Schumacher
Altri piloti a punti: 4. Webber, 5. Hulkenberg, 6. Rosberg, 7. Di Resta, 8. Button, 9. Perez, 10. Senna

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Dopo il gran premio di Valencia, ai primi di luglio è accaduto un drammatico incidente nel mondo della Formula 1, occorso durante un incidente in un test privato della Marussia avvenuto in condizioni di sicurezza pressoché inesistenti: la tester Maria De Villota a causa di un proprio errore. La Marussia ha smentito che sia capitato qualche problema tecnico sulla vettura... ci sarebbe da chiedersi allora come mai abbia incrementato di velocità così magicamente andando a schiantarsi contro un camion del team – che cosa ci faceva a bordo pista questo camion non lo sapremo mai – ma comunque credo che abbia poco senso stare a chiedersi che cosa sia accaduto.
La De Villota è rimasta gravemente ferita in quell’incidente e ha perso l’occhio destro. Che poi non fosse esageratamente veloce non è un mistero. Ma da qui a dire certe assurdità che si sono lette su certi siti, sulla teoria “se sei un pilota lento, puoi anche morire che non gliene frega niente a nessuno”, credo che sinceramente ce ne passi parecchio.

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L’8 luglio il gran premio di Gran Bretagna ha scritto una nuova pagina della storia della Formula 1, dopo che al sabato una sessione di qualifiche davvero sorprendente ha avuto luogo. Ma andiamo a riepilogare il nono appuntamento stagionale.
Vi era rischio pioggia per le qualifiche e infatti è venuto a piovere. Il problema è stata l’acqua rimasta ferma sulla pista, che evidentemente non è inclinata al punto da farla scorrere via dall’asfalto. Ma prima di arrivare alla pioggia, è il caso di parlare di Button: anche a causa delle bandiere gialle uscite al termine della Q1 per via di un’uscita di pista di Glock, non è andato oltre alla 18^ posizione e la sua qualifica è finita lì, con i “nuovi team”, mentre gli altri proseguivano verso la Q2 che a un certo punto è stata interrotta a causa della forte pioggia. È ripartita dopo un’ora e mezza di stop, con risultati clamorosi, come ad esempio l’esclusione di Rosberg, che aveva ottenuto un ottimo risultato nel corso della prima parte della Q2, prima dell’interruzione.
Si è arrivati quindi a una Q3 in cui Alonso (che prima dell’interruzione era a rischio esclusione, come Massa e Schumacher), che ha conquistato la pole, seguito da Webber, Schumacher, Vettel, Massa, Raikkonen, un ancora sorprendente Maldonado e Hamilton soltanto ottavo.
La gara è partita – sull’asciutto – con Alonso che ha conservato la posizione, così come Webber e Schumacher, mentre Massa superava Vettel. C’è stato un po’ di caos più indietro, con Grosjean e Di Resta che hanno avuto un incidente, che è costato il ritiro al pilota della Force India e un pit-stop forzato per il pilota della Lotus. Nei giri successivi Schumacher, Massa e Vettel hanno lottato per la terza posizione, almeno fino all’approssimarsi del primo giro di pit-stop, prima del quale Massa ha sopravanzato Schumacher e dopo il quale Vettel si è ritrovato terzo davanti ai due. È da segnalare che subito dopo tra Perez e Maldonado vi è stato un incidente che ha costretto il messicano al ritiro e rovinato la gara di Maldonado.
Per quanto riguarda le prime quattro posizioni non vi sono più particolari stravolgimenti fino almeno al quarantesimo giro e oltre. Alonso mantiene la leadership, anche se Webber sta iniziando ad avvicinarsi dopo la seconda sosta. Per quanto riguarda le posizioni successive, è da segnalare come tra i piloti della top-ten avvengano soltanto stravolgimenti lievi: Hamilton ha recuperato ritardando la sosta, Grosjean è riuscito a rimontare dall’incidente iniziale, Schumacher ha iniziato a perdere terreno dopo che la Mercedes tanto per cambiare ha riscontrato i soliti problemi alle gomme che hanno reso particolarmente incolore soprattutto la gara di Rosberg ben lontano dalla zona punti per tutto il tempo.
Al 48° giro Webber ha superato Alonso e, da quel momento in poi, ha preso a staccare lo spagnolo, che girava peraltro lievemente più lento rispetto a Vettel che lo seguiva, per fortuna a distanza sufficiente per mantenere la posizione fino al traguardo.
Se per quanto riguardava il podio le posizioni erano ormai ben definite, non si può dire lo stesso per la quarta posizione, che ha visto il gap tra Massa e Raikkonen abbassarsi notevolmente fino al di sotto del secondo nei giri conclusivi. Per il finlandese comunque non vi è stato nulla da fare e si è accontentato della quinta posizione davanti a Grosjean, Schumacher e Hamilton. Button ha conquistato la decima posizione soltanto in extremis: Hulkenberg e Senna erano in lotta per il nono posto, con Button undicesimo dietro di loro e, dopo essere stato sopravanzato dal pilota della Williams, Hulkenberg nel tentativo di riprendersi la posizione è finito sull’erba perdendo due ulteriori posizioni.
Indubbiamente si è notato come, rispetto soprattutto all’inizio della stagione, McLaren e Mercedes abbiano subito un brusco declino, con la McLaren che è passata dalla vittoria a Montreal un mese prima a un ottavo e un decimo posto e con la Mercedes che con i suoi problemi di gomme ha conquistato un buon ritmo in qualifica (peccato che in compenso Rosberg abbia pensato a fare la ola davanti al pubblico durante l’interruzione per pioggia invece di preoccuparsi di fare una prestazione decente una volta che la pioggia si fosse calmata), mentre in gara a seconda dello stint le prestazioni fossero clamorosamente altalenanti (basta pensare che nel primo stint Schumacher aveva lo stesso passo di Massa e Vettel, nel secondo stint perdeva posizioni una dopo l’altra e nel terzo stint recuperava parte delle posizioni perse precedentemente).
Chi si è mostrata presente, seppure ancora un po’ in ritardo, è stata senz’altro la Lotus in questa occasione, che ha dimostrato di poter puntare a posizioni di rilievo in futuro.

Podio del GP di Gran Bretagna: 1. Webber, 2. Alonso, 3. Vettel
Altri piloti a punti: 4. Massa, 5. Raikkonen, 6. Grosjean, 7. Schumacher, 8. Hamilton, 9. Senna, 10. Button

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Venerdì e sabato a Hockenheim, che da alcuni anni a questa parte si alterna col Nürburgring come sede del gran premio di Germania, le condizioni meteo sono state nuovamente instabili. Veniamo in particolare alle qualifiche: sono iniziate con l’asciutto e in Q1 sono stati i soliti noti a scendere nel dimenticatoio, ovvero i piloti dei nuovi team e una Toro Rosso, in particolare quella di Vergne. In questa prima sessione le Redbull si sono mostrate lievemente attardate rispetto ad altri team, il che ha fatto pensare che non potessero essere tanto performanti quanto erano state nella gara antecedente a Silverstone. Sul finire della sessione ha iniziato a piovere, con la pioggia che è incrementata nella sessione successiva.
In Q2 vi è stato un colpo di scena: Rosberg e Grosjean, che come Webber erano destinati a perdere cinque posizioni in griglia a causa della sostituzione del cambio, sono rimasti esclusi dalla top-ten, e la loro qualifica si è quindi interrotta prima del dovuto.
In una Q3 con la pioggia in calo, ma con la pista tuttora bagnata, Alonso ha conquistato la pole position, seguito dalle Redbull che hanno conquistato la seconda e la terza posizione con Vettel e Webber. Quest’ultimo comunque, a causa della retrocessione sarebbe partito ottavo alle spalle di Schumacher, Hulkenberg, Maldonado, Button e Hamilton.
La gara si è disputata all’asciutto, con Alonso che ha immediatamente mantenuto la leadership prendendo la testa della gara, con Vettel che in un primo momento ha dovuto contenere l’attacco di Schumacher. Button inoltre ha superato Maldonado, mostrando per una volta la propria presenza. In partenza, comunque, vi sono stati alcuni intoppi non da poco: in primis Massa è stato tamponato da Ricciardo, dopodiché Grosjean e Senna, entrambi autori di un fuori pista al via, sono rimasti coinvolti in un contatto al momento del loro rientro che non ha costato loro il ritiro, ma che comunque ha condizionato l’esito finale per entrambi: i due infatti sono costretti al rientro ai box, così come Massa, mentre Ricciardo è uscito illeso dal contatto al via. Poco dopo nel passare sopra ai detriti rimasti in pista, Hamilton ha forato una gomma, cosa che ha compromesso il risultato della sua gara.
Quando iniziava il primo giro di pit-stop Button, che nel frattempo si era portato in quarta posizione alle spalle di Schumacher, ha superato il pilota della Mercedes portandosi quindi al terzo posto e diventando uno dei protagonisti della gara. Lo stesso non si può dire di Schumacher che nel secondo stint, proprio come il compagno di squadra Rosberg, è stato soggetto ai soliti problemi di gomme di cui forse la Mercedes si sbarazzerà all’epoca in cui anche lo stesso Rosberg raggiungerà l’età del pensionamento...
A metà gara Alonso si è ritrovato a dover fare attenzione a Vettel, ormai staccato di poco nel suoi confronti, ma proprio grazie al fatto che Hamilton si è sdoppiato nei confronti del pilota della Redbull, Alonso è riuscito a incrementare in parte il gap. Button ne ha approfittato avvicinandosi maggiormente a Vettel, sul quale ha guadagnato una posizione anticipando il secondo pit-stop.
Sul finire della gara ci sono state ulteriori sorprese: in primis Hamilton si è ritirato, ma ormai non faceva testo in quanto la sua posizione non era rilevante, a causa dei fatti accaduti nei giri iniziali. Inoltre Button, che girava più veloce di Alonso e che era riuscito ad avvicinarsi allo spagnolo, sul finire della gara ha iniziato ad avere problemi di gomme, tanto che al terzultimo giro Vettel l’ha superato... ma il sorpasso è avvenuto passando con le ruote fuori dalla pista, cosa che ha fatto sì che a fine gare fosse penalizzato perdendo diverse posizioni, il che ha restituito la seconda posizione a Button e fatto risalire in terza posizione Raikkonen, che era sopraggiunto quarto sul traguardo.
Anche Kobayashi ha recuperato una posizione, classificandosi quindi quarto, il miglior risultato che ha ottenuto in carriera, risultato ottimo per la Sauber in un weekend straordinario, in cui anche Perez ha ottenuto un ottimo risultato.

Il podio del GP di Germania: 1. Alonso, 2. Button, 3. Raikkonen
Altri piloti a punti: 4. Kobayashi, 5. Vettel, 6. Perez, 7. Schumacher, 8. Webber, 9. Hulkenberg, 10. Rosberg

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Nell’ultimo weekend di luglio la Formula 1 si è spostata all’Hungaroring, sede del gran premio d’Ungheria, l’ultimo prima delle cinque settimane di pausa estiva che termineranno proprio questa settimana in occasione del gran premio del Belgio (notizia soddisfacente).
Nelle prove libere Hamilton ha girato su ottimi tempi, tanto che si poteva preannunciare un buon risultato da parte della McLaren. Infatti è stato proprio Hamilton a conquistare la pole position in un sabato asciutto, finalmente, dopo le due precedenti qualifiche disputate sul bagnato, a Silverstone e Hockenheim. Dopo nulla di nuovo in Q1, se non che Vergne ha battuto Ricciardo facendolo precipitare fuori insieme ai piloti dei “nuovi team”, ci sono state sorprese in Q2, con Webber che si è ritrovato 11° e con le due Mercedes che si sono ritrovate parecchio attardate, con Rosberg 13° e Schumacher 17°.
La Q3 ha visto il dominio di Hamilton, che è stato davanti a Grosjean, Vettel, Button, Raikkonen, Alonso, Massa, Maldonado, Senna e Hulkenberg, in una qualifica in cui per la prima volta entrambe le Williams hanno conquistato l’accesso all’ultima sessione.
La gara non è stata particolarmente ricca di emozioni, colpo di scena inaspettato sono state forse le luci gialle che si sono accese al momento del via: colpa di Schumacher, che aveva sbagliato la propria posizione sulla griglia di partenza e lasciato spegnere il motore. La sua gara comunque è stata ancor più deludente delle qualifiche: rientrato dopo un giro per il primo cambio gomme ha subito beccato un drive-through per eccesso di velocità nella pit-lane, per poi ritirarsi nell’anonimato per problemi tecnici dopo avere rimontato soltanto sui piloti dei “nuovi team”. Hamilton invece ha mantenuto la leadership con Grosjean secondo e Button terzo per avere superato Vettel che si è ritrovato quarto davanti ad Alonso e a Raikkonen. I primi pit-stop non stravolgono particolarmente l’esito della gara: Hamilton, Grosjean, Button, Vettel, Raikkonen, Alonso, Webber, Senna, Massa e Rosberg si ritrovano in top-ten, più o meno nelle posizioni in cui erano prima, con la sola variante che Raikkonen ha strappato la quinta posizione ad Alonso.
Al momento sembrava che la gara si decidesse tra Hamilton e Grosjean, che lo seguiva staccato di poco più di un secondo, avendo guadagnato parecchio dopo avere precedentemente perso nelle fasi iniziali.
Button è su una strategia diversa: tre pit-stop anziché due. Si è rivelata una scelta errata, in quanto dopo la seconda sosta è rientrato in pista alle spalle della Williams di Senna e, non riuscendo a sorpassarlo, si è ritrovato a perdere terreno nei confronti dei propri avversari.
Al secondo giro di pit-stop Raikkonen ha recuperato ritardando la sosta e tornando in pista dopo il pit-stop in lotta col compagno di squadra per la seconda posizione. Grosjean si è dovuto accontentare di stargli dietro. Per il resto la gara procede senza eccessive variazioni di risultati, se non legate ai pit-stop, e Hamilton ottiene la vittoria davanti a Raikkonen, che a dieci-quindici giri dalla fine gli si era avvicinato costantemente, ma il cui distacco si è stabilizzato verso il finire della gara.
È sicuramente ottimo il risultato ottenuto dalle Lotus in quest’ultimo weekend prima della pausa estiva, e molto promettente per il futuro.

Il podio del GP d’Ungheria: 1. Hamilton, 2. Raikkonen, 3. Grosjean
Altri piloti a punti: 4. Vettel, 5. Alonso, 6. Button, 7. Senna, 8. Webber, 9. Massa, 10. Rosberg

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A seguire ecco le classifiche al momento attuale.

CLASSIFICA PILOTI
1. Fernando Alonso  164
2. Mark Webber  124
3. Sebastian Vettel  122
4. Lewis Hamilton  117
5. Kimi Raikkonen  116
6. Nico Rosberg  77
7. Romain Grosjean  76
8. Jenson Button  68
9. Sergio Perez  47
10. Kamui Kobayashi  33
11. Pastor Maldonado  29
12. Michael Schumacher  29
13. Paul Di Resta  27
14. Felipe Massa  25
15. Bruno Senna  24
16. Nicolas Hulkenberg  19
17. Jean Eric Vergne  4
18. Daniel Ricciardo  2
19. Heikki Kovalainen  0
20. Vitaly Petrov  0
21. Timo Glock  0
22. Charles Pic  0
23. Narain Karthikeyan  0
24. Pedro De La Rosa  0

CLASSIFICA COSTRUTTORI
1. Redbull  246
2. McLaren  193
3. Lotus  192
4. Ferrari  189
5. Mercedes  106
6. Sauber  80
7. Williams  53
8. Force India  46
9. Toro Rosso  6
10. Caterham  0
11. Marussia  0
12. HRT  0

Possiamo notare come il vantaggio di Alonso sui suoi quattro avversari più diretti sia compreso tra i quaranta e i cinquanta punti. Insomma, facendo un paragone, è come se avesse tra i 15 e i 20 punti di vantaggio con il sistema di punteggio che si usava prima del 2010.

Ciò significa una cosa sola: IL MONDIALE È ANCORA APERTO... forse più aperto di quanto ci ostiniamo a credere.

lunedì 27 agosto 2012

INDYCAR 2012: #13 GO-PRO INDY GRAND PRIX OF SONOMA (26 agosto)

Il campionato di Indycar volte al termine, dopo questo gran premio a Sonoma ce ne saranno soltanto 2, il 2 ottobre a Baltimora e il 15 settembre a Fontana.

Il circuito di Sonoma: Mazzoni lo definirebbe uno scenario suggestivo.

Griglia di partenza
1   Will Power   Chevrolet   12   111.116 mph
2   Ryan Briscoe   Chevrolet   2   110.881 mph
3   Sebastien Bourdais   Chevrolet   7   110.431 mph
4   Helio Castroneves   Chevrolet   3   109.923 mph
5   Scott Dixon   Honda   9   109.778 mph
6   Dario Franchitti   Honda   10   109.591 mph
7   Ryan Hunter-Reay   Chevrolet   28   109.605 mph
8   Alex Tagliani   Honda   98   109.492 mph
9   Simon Pagenaud   Honda   77   109.469 mph
10   James Hinchcliffe   Chevrolet   27   108.975 mph
11   Rubens Barrichello   Chevrolet   8   108.713 mph
12   Marco Andretti   Chevrolet   26   108.832 mph
13   Graham Rahal   Honda   38   108.824 mph
14   Mike Conway   Honda   14   108.815 mph
15   JR Hildebrand   Chevrolet   4   108.556 mph
16   Tony Kanaan   Chevrolet   11   108.756 mph
17   E.J. Viso   Chevrolet   5   108.142 mph
18   Oriol Servia   Chevrolet   22   108.729 mph
19   Katherine Legge   Chevrolet   6   107.808 mph
20   Justin Wilson   Honda   18   109.201 mph
21   Charlie Kimball   Honda   83   108.648 mph
22   Josef Newgarden   Honda   67   107.666 mph
23   Sebastian Saavedra   Chevrolet   17   108.833 mph
24   James Jakes   Honda   19   107.979 mph
25   Ed Carpenter   Chevrolet   20   107.751 mph
26   Takuma Sato   Honda   15   108.297 mph
27   Simona De Silvestro   Lotus   78   107.018 mph

Numero di giri: 85.

Cronaca della gara
La gara inizia senza particolari stravolgimenti tra i primi tre con Power, Briscoe e Bourdais che mantengono le prime tre posizioni; tra Castroneves e Dixon c’è un contatto e risalgono Franchitti quarto, Tagliani quinto, Hunter-Reay sesto, mentre settimo c’è Barrichello che, autore di un’ottima prestazione, ha recuperato alcune posizioni rispetto all’11^ di partenza.
Il gap tra Power e Briscoe è significativo già nella prima parte di gara, caratterizzata da ben pochi colpi di scena, mentre quest’ultimo ha Bourdais vicinissimo.

Il leader Power passa davanti alla ruota panoramica... Mazzoni ne parlerebbe.

Intorno al 15° giro si fermano per la prima sosta Dixon e Castroneves, così come vari piloti che si trovavano nelle retrovie; tra i piloti di testa è Power il primo a rientrare, al 19° giro, mentre Briscoe, Bourdais e Franchitti rientrano un giro più tardi e successivamente rientra anche Tagliani. Dopo i pit-stop i primi cinque sono invariati,mentre Hunter-Reay è sesto davanti a Dixon e a Barrichello; diversi giri più tardi Hunter-Reay si inserirà al quinto posto.
Al 35° giro Hinchcliffe finisce in testacoda ma si gira di nuovo, poco dopo inizia a rallentare per un problema alla vettura.
Al 37° giro Dixon è di nuovo il primo a fermarsi, mentre Power, Briscoe e Bourdais si fermano alcuni giri più tardi. Dopo il pitstop, Hunter-Reay è 4° in lotta con Dixon, che tenta il sorpasso su di lui ma ha però un lieve fuori pista che gli fa perdere anche un’ulteriore posizione a vantaggio di Franchitti che a sua volta si avvicina notevolmente a Hunter-Reay.
Al 61° giro Dixon torna ai box, mentre Franchitti e Wilson rientrano un giro più tardi, successivamente rientra anche Hunter-Reay che torna in pista inseguito da Franchitti. Ai box ci sono problemi per Kanaan, che sembra perdere un po’ di tempo e, mentre Power rientra ai box, in pista c’è un incidente tra Bourdais e Newgarden (mentre i due erano molto vicini, Bourdais finisce fuori pista e, nel rientrare, travolge Newgarden), che provoca l’ingresso della pace-car quando mancano 21 giri al termine. Briscoe rientra ai box subito dopo, mentre torna ai box anche Dixon.
Briscoe torna in pista davanti a Power, mentre seguono in top-ten Hunter-Reay, Franchitti, Tagliani, Barrichello, Rahal, Pagenaud, Castroneves e Hildebrand.
Il restart avviene a undici giri dal termine, con Pagenaud che supera Rahal come unico cambiamento tra le posizioni dei primi dieci. Ma dopo poche curve un contatto tra Tagliani e Hunter-Reay manda in testacoda quest’ultimo e fa tornare in pista la pace-car.  Grazie a questo contatto Barrichello è risalito in quarta posizione.
Il restart è a otto giri dal termine e a parte una vettura che finisce in testacoda nelle retrovie, rimettendosi subito in strada, non capita niente che sia degno di nota.
La gara finisce con le posizioni che, almeno per quanto riguarda i primi, rimangono invariate. È da rimarcare la quarta posizione di Rubens Barrichello, il suo miglior risultato dal suo debutto in Indycar.


Il risultato
1   Ryan Briscoe   2   Chevrolet   85     
2   Will Power   12   Chevrolet   85   
3   Dario Franchitti   10   Honda   85   
4   Rubens Barrichello   8   Chevrolet   85   
5   Graham Rahal   38   Honda   85  
6   Helio Castroneves   3   Chevrolet   85 
7   Simon Pagenaud   77   Honda   85  
8   JR Hildebrand   4   Chevrolet   85 
9   Alex Tagliani   98   Honda   85    
10   Tony Kanaan   11   Chevrolet   84  
11   Justin Wilson   18   Honda   84 
12   James Jakes   19   Honda   84  
13   Scott Dixon   9   Honda   84   
14   Mike Conway   14   Honda   84    
15   Sebastian Saavedra   17   Chevrolet   84    
16   E.J. Viso   5   Chevrolet   84   
17   Simona De Silvestro   78   Lotus   84    
18   Ryan Hunter-Reay   28   Chevrolet   84 
19   Oriol Servia   22   Chevrolet   84 
20   Ed Carpenter   20   Chevrolet   84       
21   Charlie Kimball   83   Honda   82  
22   Sebastien Bourdais   7   Chevrolet   63   
23   Josef Newgarden   67   Honda   62   
24   Katherine Legge   6   Chevrolet   48     
25   Marco Andretti   26   Chevrolet   46    
26   James Hinchcliffe   27   Chevrolet   35 
27   Takuma Sato   15   Honda   2   

domenica 26 agosto 2012

MSC: aspettando i 300 *-*


Ecco qui un video realizzato da me, relativo al suo futuro festeggiamento del 300° gran premio in carriera, che avverrà tra una settimana a Spa Francorchamps.

Da notare che 21 anni fa, nel 1991, a Spa disputò il primo gran premio in carriera, 20 anni fa, nel 1992, vinse il primo gran premio, nel 2004 vinse il suo ultimo titolo proprio a Spa, che un anno fa vi festeggiò i vent'anni di carriera e che ora vi disputerà il gran premio numero 300!

Insomma, un video di incoraggiamento se lo meritava, no? ;-P

giovedì 23 agosto 2012

Formula 1 2006: #17 Giappone (08/10)


Eccoci con il gran premio del Giappone! 53 giri tutti da rivivere... o nel mio caso da vivere, dato che all’epoca andavo avanti di repliche sintetiche su Raidue. -.- #Follia. E all’epoca peraltro non c’erano né decoder né nulla e il videoregistratore era utilizzabile... le fortune che si avevano ma non lo si capiva... Va beh, lasciamo stare. U.U

Ricordo comunque una cosa un po’ strana che accadde: il mio stato di “coma-da-studentessa-di-scuole-superiori” finì per un attimo verso le nove di mattina o un orario del genere. Mio padre era davanti alla TV con l’audio acceso (di solito lo tiene nullo o bassissimo quando sono a letto – dal momento che la mia stanza è ricavata dividendola dal salotto dove c’è la TV e non possiede una porta)... e sentii la voce di Mazzoni che parlava della “seria ipoteca sul titolo” da parte di Alonso.
Ricordo che mi riaddormentai, non prima di avere provato un senso di profonda tristezza dentro di me. Possiamo rigirare la questione come vogliamo, possiamo dire che la Renault era il mio team preferito, ma allo stesso tempo gli idoli d’infanzia non si dimenticano mai, nemmeno quando hanno vinto talmente tanti titoli e tante gare che non si riesce più nemmeno a provare la soddisfazione di un tempo per una sua vittoria. È stato quel giorno che ho capito che, nonostante la Renault, nonostante Massa, nonostante tutto il resto, una parte di me continuerà a sostenere Michael fino alla fine.

Va beh, basta con i sentimentalismi... passiamo alle cose serie. U.U

Ah, a proposito di cose serie: direi che è meglio soprassedere sulle dichiarazioni fatte da Alonso dopo la gara... per intenderci, non sto criticando il fatto che sia stato uno dei pochi piloti a dichiarare di avere provato soddisfazione nel vedere un avversario procedere col motore in fumo, questo no... ma quello che ha detto a proposito del team per cui corre ora e a proposito del suo attuale compagno di squadra, secondo me se lo poteva risparmiare di gran lunga.
Alla luce di Singapore 2008, poi, mi sembra veramente assurdo. Schumacher ha vinto anche a spese dei propri compagni di squadra, talvolta, quando era in Ferrari. Ma nessuno dei suoi compagni di squadra s’è mai schiantato apposta per far entrare la safety car e farlo vincere. La Renault, a questo proposito, invece, ne sa qualcosa... e lo dico da fan Renault che ero un tempo, oltre che da tutt’altro che simpatizzante della Ferrari.
Mi sorprende inoltre l’esercito di fanboy che un tempo criticava certe dichiarazioni e che ora se le è dimenticate, ma dopotutto i fanboy non sono famosi per avere una memoria di ferro.

La cronaca della gara
Background: Massa e M. Schumacher si sono qualificati in prima fila, seguiti da Ralf Schumacher, Trulli e Alonso soltanto in quinta posizione affiancato da Fisichella, mentre in quarta fila scattano Button e Barrichello.
Si ricorda che, prima della penultima gara stagionale, Michael Schumacher e Fernando Alonso sono appaiati in classifica a 116 punti.

Giro 1: PARTENZA! Massa mantiene la leadership, si accodano MSC, RSC, Trulli e Alonso che alla partenza non riesce a guadagnare posizioni. Ma dopo un paio di curve Alonso riesce a superare Trulli e si lancia all’inseguimento dell’altra Toyota. Completano la top ten Button, Fisichella, Heidfeld, Barrichello e Raikkonen. Alla fine del primo giro Alonso fa un errore e rischia parecchio, ma riesce a mantenere la posizione.
Giro 2: MSC supera Massa.
Giro 3: Barrichello rientra ai box per sostituire l’ala anteriore, probabilmente danneggiata in un contatto alla partenza.
Giro 7: Trulli, in quinta posizione, sta ormai perdendo contatto dai piloti che si trovano nelle prime quattro posizioni, ancora parecchio vicini l’uno all’altro.
Giro 8: Alonso fa un errore, arriva lungo a una curva e perde terreno nei confronti di RSC, ora Trulli lo segue molto da vicino. Il gap tra Schumacher in prima posizione e Alonso è 5,3. I due al momento girano più o meno sugli stessi tempi e non sembra esservi particolare differenza di rendimento tra le gomme Bridgestone di cui dispone la Ferrari e le Michelin di cui dispone la Renault.
Giro 11: Alonso si è riportato a un secondo da Ralf Schumacher, che ora è staccato di oltre tre secondi da Massa (che invece segue MSC a meno di un secondo). Dietro a Trulli completano la zona punti virtuale Fisichella, Button e Heidfeld, con Raikkonen e Kubica a concludere la top-ten. Un giro più tardi il gap è tre decimi e mezzo. Intanto si preparano i meccanici della Toyota.
Giro 13: Trulli rientra ai box. Intanto Alonso supera RSC.
Giro 14: anche Massa si ferma per il primo rifornimento. Ci sono problemi nel montaggio di una delle ruote posteriori, probabilmente, e la sosta si prolunga oltre gli otto secondi. Anche RSC effettua il rifornimento contemporaneamente.
Giro 15: si ferma Fisichella, mentre Alonso è il pilota più veloce in pista e sta recuperando decimi preziosi su MSC. Massa nel frattempo è alle prese con Heidfeld, che ancora deve effettuare la prima sosta.
Giro 16: si ferma ai box Alonso che torna in pista davanti a Heidfeld e di conseguenza anche davanti a Massa. Virtualmente adesso Alonso è secondo (e secondo anche di fatto quando al giro successivo Button che era ancora secondo a zero soste si ferma ai box).
Giro 19: si ferma Schumacher ai box, che ritorna in pista in prima posizione – tra lui e Alonso circa cinque secondi. Rientra ai box anche Heidfeld e ora Massa è di nuovo terzo.
Giro 21: Albers perde l’ala anteriore lasciando probabilmente detriti sulla pista. Non ci sono però bandiere gialle.
Giro 23: Raikkonen si ferma sulla sua prima sosta. Dopo i primi pit-stop troviamo in ordine: 1° MSC, 2° Alonso, 3° Massa, 4° Trulli, 5° RSC, 6° Fisichella, 7° Button, 8° Raikkonen, 9° Heidfeld, 10° Kubica. Tra il leader e il pilota che lo segue il distacco è fissato su circa cinque secondi, con poca differenza tra i tempi d uno e quelli dell’altro, cosicché non ci sono particolari cambiamenti nei giri che seguono. In terza posizione Massa è staccato da Alonso di circa cinque secondi.
Giro 26: MSC ha una lunga serie di doppiati davanti, Alonso ne approfitta per recuperare decimi preziosi. Al 27° giro scende al di sotto dei quattro decimi, mentre Schumacher ha effettuato il primo doppiaggio, quello della Honda di Barrichello. Doppia successivamente anche Liuzzi, mentre Alonso è ancora stabilmente dietro a Barrichello.
Giro 28: Schumacher doppia Speed mentre Alonso doppia Barrichello. Ora Michael ha Doornbos e Coulthard davanti. Al 29° giro Alonso doppia Liuzzi, mentre Schumacher si libera dei doppiati. Il gap riprende a salire, portandosi a 4,6, in quanto Alonso sta affrontando gli stessi problemi di traffico che Schumacher si è ritrovato davanti poco prima.
Giro 30: mentre Alonso doppia Doornbos e si ritrova davanti Coulthard, il suo distacco da Schumacher sale a oltre cinque secondi. Intanto Trulli rientra per la seconda sosta. Un giro più tardi rientra anche RSC, che nel pit-stop perde una posizione a vantaggio del compagno di squadra.
Giro 32: Kubica ha un’uscita di pista mente era in decima posizione, sfiora le barriere, ma riesce a ritornare in pista.
Giro 33: Trulli e RSC sono staccati di meno di sei decimi. Via radio viene comunicato a RSC che Trulli ha dei problemi.
Giro 34: Fisichella rientra ai box per la seconda sosta, tornando in pista davanti alle due Toyota.
Giro 35: il gap tra Schumacher e Alonso è di quasi sei secondi al momento, i due girano su tempi molto simili l’uno all’altro. Massa è terzo a circa dieci secondi di distacco dal pilota della Renault.
Giro 36: Alonso e Massa ai box. Un giro più tardi si ferma anche MSC, che torna in pista con vari secondi di vantaggio su Alonso.
Giro 37: COLPO DI SCENA! Schumacher rompe il motore e dopo un’enorme fumata è costretto al ritiro, Alonso passa in testa.
Giro 38: Button si ferma ai box per l’ultima sosta.
Giro 40: Webber si ritira con una ruota semi-staccata.
Giro 43: quando mancano dieci giri al finale in zona punti troviamo Alonso, Massa, Fisichella, Button, Raikkonen, Trulli, Ralf Schumacher, Heidfeld.
Giro 50: Heidfeld e Kubica sono in lotta per l’ottava posizione, staccati di pochi decimi l’uno dall’altro.
Giro 51: Yamamoto finisce in testacoda, ma proprio quando sembra destinato a rimanere fermo nel mezzo della pista riesce a ripartire.
Giro 54: inizia l’ultimo giro senza che vi siano stravolgimenti in top-8. È l’ultimo giro di Alonso verso la settima vittoria stagionale. Bandiera a scacchi: passa Alonso e diversi secondi più tardi anche i piloti che lo seguono, Massa e Fisichella a completare il podio, a punti anche Button, Raikkonen, Trulli, RSC e infine Heidfeld che ha conservato la posizione nei confronti di Kubica.

Il risultato della gara


Considerazioni finali
Non avevo mai fatto caso all’espressione di Michael mentre tornava ai box a piedi... O.o Cioè, io non oso immaginare quante imprecazioni da scaricatore di porto siano uscite dalla sua bocca in quel momento!
Credo comunque che questo gran premio sia stata l’ennesima dimostrazione che in Formula 1 nulla è mai scontato fino alla fine. Come hanno detto i telecronisti spagnoli, per ben due volte, “hay vida despues de la muerte”. Penso che sia una metafora che descrive bene il modo in cui vanno le cose in Formula 1: soltanto dopo le qualifiche del sabato sembrava che la Ferrari potesse dominare e che la Renault fosse in difficoltà. Ventiquattro ore più tardi Schumacher si ritirava per un guasto al motore e Alonso era leader del mondiale con dieci punti di vantaggio quando mancava un solo gran premio alla fine.
E di quell’ultimo gran premio, appunto, non posterò soltanto la cronaca della gara, ma anche quella delle qualifiche, che sono riuscita a trovare, per giunta con telecronaca in italiano. Dopodiché sarà finita con il mondiale 2006... ma non disperatevi, ho intenzione – nei limiti del possibile (vedi: trovare i gran premi, in parte ne ho già trovati comunque) – di ripercorrere anche il 2007 e il 2008.

Sempre per quanto riguarda questo gran premio, mi ha fatto un certo effetto vedere anche il box della Super Aguri e lo stesso Sato celebrare una quindicesima posizione, ottenuta tenendo dietro la Midland/Spyker di Monteiro. Semplicemente fantastico: non il risultato in sé, ma vedere che mentre c’è chi festeggia per un mondiale ormai vinto, c’è anche chi celebra un risultato del genere... e c’è chi celebra in modo sobrio... ma va beh, se continuo mi danno dell’antiferrarista, anche se quel giorno Alonso correva contro la Ferrari e soprattutto parlava contro la Ferrari.
TAKU, MENO MALE CHE CI SEI TU! *-*

...E alle due della notte tra il 22 e il 23 agosto ho versato le lacrime che non versai sei anni fa.