MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
giovedì 13 dicembre 2018
Anno Zero /// Capitolo 1: la leggenda metropolitana
l cielo iniziava a colorarsi di rosso e un po’ di luce iniziava a filtrare, tanto che presto non ci sarebbe stato più bisogno della luce dei lampioni. In ogni caso Felipe aveva ormai ultimato la lettura del quotidiano, da lui acquistato nella sua edicola di fiducia puntualmente alle cinque e quaranta di quella mattina. Con una certa soddisfazione, Felipe era stato il primo cliente della giornata. Il lato negativo era che alle sette passate da pochi minuti gli rimanevano soltanto le ultime due pagine del giornale e quindi, prima di arrivare all’ora di pranzo (le 11.20, all’incirca), avrebbe dovuto sbizzarrirsi in qualche modo per non annoiarsi.
Guardò il cellulare, sperando che qualcuno avesse scritto sul gruppo Whattsap intitolato “Pensionati pieni di acciacchi”, e con una certa soddisfazione notò diversi messaggi.
ROS06:
Cosa fate oggi? Vi va di organizzare un torneo di briscola al bar?
BUT22:
Naaaahhhhh, quale torneo di briscola?! Vi do una notizia bomba: stanno facendo dei lavori per strada davanti a casa mia!
ROS06:
Bellissimo!!111!!111!!!1!! Propongo di trascorrere la mattinata a curiosare davanti al cantiere facendo tutte le critiche del caso.
BUT22:
Vedo che mi hai capito al volo. Ti aspetto qui sotto per le 7.45.
ROS06:
È perfetto! Grazie per l’invito. C’è anche Felipe?
BUT22:
Se si degna di guardare il cellulare...
ROS06:
Si sarà appostato su una panchina a leggere il giornale. Lo fa tutte le mattine. Ci scommetto anche che, quando ci raggiungerà, si lamenterà del freddo e inizierà a vaneggiare parlando della sua infanzia in Brasile, dove faceva più caldo che a Montecarlo.
BUT22:
Ne sono certo. Ora scusami, ti devo lasciare. Non trovo più il berretto di lana che ho intenzione di mettermi per venire ad assistere ai lavori. Devo assolutamente cercarlo.
Felipe si entusiasmò. I lavori in corso erano sempre una prospettiva molto allettante e offrivano a tutti i pensionati la possibilità di impiegare al meglio il loro tempo.
Alle 7.45 si presentò, puntuale, nel luogo indicato da Jenson. Trovò lui e Nico immersi in una conversazione che purtroppo aveva poco a che vedere con il cantiere a cui avrebbero dovuto dedicare il massimo della loro attenzione:
«Ieri mi è capitato un fatto terribile.»
«Anche a me.»
«È più terribile il mio.»
«Ne sei proprio sicuro?! Ieri sera, mentre mi stavo guardando allo specchio, mi sono accorto di avere un capello bianco!»
«E questo ti sembra grave? Io, ieri pomeriggio, ero seduto in poltrona a fischiettare tutto contento perché erano quasi le sei e presto sarebbe stata ora di cena, quando è entrata nella stanza la mia fidanzata in lingerie sexy e mi è saltata addosso. Io mi sono fatto da parte, perché stavo pensando con l’acquolina in bocca al cotechino con le lenticchie che avevo mangiato la sera precedente. E sai qual è la cosa più grave di tutte? Che ieri sera ho dovuto mangiare pasta in bianco perché a una certa età si iniziano ad avere dei problemi e ho la digestione un po’ lenta.»
«Non parlarmi dell’età. Stamattina mi sono alzato con un terribile dolore alle ossa.»
«Beato te che ti è capitato solo stamattina. A me capita tutte le mattine.»
Felipe si schiarì la voce per attirare la loro attenzione.
I due si girarono verso di lui e, naturalmente, si entusiasmarono nel vederlo.
«Felipe! Da quanto tempo!»
«Già, non ci vediamo da una vita.»
«Mhm... più o meno da ieri pomeriggio» puntualizzò Felipe. «Abbiamo organizzato una sfida a carte al bar e, tra parentesi, ho vinto.»
«Era un torneo truccato» protestò Nico. «Ne sono certo.»
«Non scherzare» replicò Jenson. «Era truccato quello di ieri mattina, che hai vinto tu.»
«Mi stai accusando di avere barato?»
«Non c’è bisogno di accusarti. È una certezza assoluta.»
«E va bene. Allora ci troviamo di nuovo al bar oggi stesso, così vediamo se era un torneo truccato o se sei tu che sei scarso.»
Jenson spalancò gli occhi.
«Scarso? Io non sono scarso! Durante i miei anni in Formula 1 ho giocato contro Haryanto, ho giocato contro Merhi, ho giocato contro Stevens... e a tre giri dalla fine non si può fare.»
Felipe si mise le mani tra i capelli, piuttosto radi.
«Ti rendi conto, Jensy, che sembra di sentire parlare Fernando?»
«E soprattutto» intervenne Nico, «Chi sarebbe Stevens?»
«Lo spazzino della pitlane o qualcosa del genere, se non ricordo male» azzardò Jenson. «Ah, no, lo spazzino della pitlane era Merhi. Va beh, non ha importanza. Certo che la mia memoria inizia a perdere colpi, presto non mi ricorderò nemmeno chi sono. Magari penserò di essere Max Verstappen.»
Sia Felipe sia Nico reagirono allo stesso modo, cercando un varco tra i bottoni dei propri cappotti, per potersi dare un’intensa grattata di parti intime.
Quel discorso avrebbe potuto considerarsi concluso, con grande soddisfazione di Felipe, che intendeva concentrarsi sull’osservazione del cantiere, ma Nico decise di proseguire.
«Allora, Jenson? Ci troviamo al bar, oggi pomeriggio?»
«Può andare.»
«Alle 12.40, subito dopo avere pranzato?»
«Dopo avere pranzato?! Se dovessimo trovarci dopo avere pranzato, bisognerebbe incontrarsi un’ora prima, rispetto a quell’orario.»
Felipe intervenne: «Credo proprio che oggi non ci sarà nessun torneo a carte. Vi siete dimenticati che ho invitato a casa mia Dan per una gara contro Felipinho? Non volete venire ad assistere?»
«Una gara tra Dan e Felipinho?!» si entusiasmò Nico. «Certo che voglio venire ad assistere! Perdonami se posso sembrarti scortese, ma farò un tifo sfrenato per Dan.»
«Non ci pensare nemmeno» replicò Felipe. «Tu sei il direttore di gara e, in quanto tale, devi essere neutrale.»
«Cercherò di esserlo.»
«Ti conviene, altrimenti chiamerò Sebastian e gli dirò di insultarti.»
Nico avvampò.
«Nooooohhhhh, ti prego, non voglio essere insultato da Sebastian! Sarebbe troppo imbarazzante.»
«Va bene.»
«Comunque è un’ingiustizia» protestò Jenson. «Perché non posso fare io il direttore di gara? Cosa sono questi favoritismi?»
«Non sarai il direttore di gara perché ho intenzione di ingaggiarti come cameraman» precisò Felipe. «Te la senti di accettare l’incarico?»
«Certo che me la sento! Ora, però, mettiamoci sul serio a curiosare, invece di programmare quello che succederà oggi pomeriggio. Oggi sarà una giornata memorabile, me lo sento. Nonostante la nostra età estremamente avanzata avremo ancora qualcosa di positivo da raccogliere.»
«Mi raccomando, niente discorsi del genere davanti a Dan» gli ricordò Felipe. «È convinto che esageriamo, quando gli parliamo di tutti i mali che ci affliggono.»
«Esagerando?!» protestò Jenson. «Quel giovincello non sa di cosa parla.»
«Glielo dico sempre anch’io.»
«Un giorno Dan si ricrederà» sentenziò Nico, «Ma se vuole continuare a credere che lui sarà ancora fresco come una rosa, quando avrà la nostra età, che faccia pure.»
***
Jenson si svegliò di soprassalto.
Dopo avere guardato il telegiornale delle 12.00, poco dopo avere pranzato, si era addormentato sulla poltrona e aveva fatto un sogno assurdo.
Era qualcosa che riguardava una leggenda metropolitana giapponese di cui gli aveva parlato Jessica, molto tempo prima. Jenson non se la ricordava più con chiarezza, ma parlava di una bambina che sognava di avere un aspetto più adulto per potere essere ammessa a gareggiare nella Formula Nippon, a cui un vecchio che chiedeva l’elemosina suggeriva di versarsi da bere dentro una scarpa e, dopo avere bevuto, di dare un bacio a un principe, ma di farlo soltanto nel giorno del genetliaco dell’imperatore più importante della storia. Tra parentesi, Jenson si immedesimava molto in quell’uomo, per via della loro comune età, ma quello era un altro discorso. La storia terminava con la bambina che, dopo avere baciato il principe, vedeva la propria età incrementare di dieci anni dalle otto di mattina fino alle dieci di sera per un anno.
Jenson si rendeva conto di quanto tutto ciò fosse completamente insensato, ma Felipinho, nell’innocenza dei suoi sette anni, avrebbe senz’altro gradito sentirsi raccontare qualcosa del genere. Gliene avrebbe parlato, in occasione del loro imminente incontro.
***
Felipinho sorrise, dopo che Jenson ebbe finito di parlare, e gli disse che la storia che gli aveva raccontato era molto interessante. In realtà si era distratto dopo che la protagonista aveva bevuto da una scarpa, perché quella protagonista doveva essere una vera badass, un po’ come Daniel, e non aveva ascoltato molto bene tutto il resto. Non c’era nessun bisogno di aggiungere baci, principi e invecchiamenti random per diverse ore del giorno per gareggiare in Formula Nippon. Se fosse stata la Formula 1 ne sarebbe valsa la pena, ma non c’era bisogno di compromettersi così per un campionato che fuori dal Giappone seguivano solo in quattro gatti.
Felipinho fantasticò per un attimo di essere un diciassettenne per potere debuttare in Formula 1, ma ancora dieci anni lo separavano da quel momento, quindi tanto valeva accontentarsi di quei macchinini ridicoli su cui si dilettavano a gareggiare lui e Dan.
Nico diede il via.
Jenson si mise a riprendere la scena.
Felipinho fece una gran partenza e si girò per fare una pernacchia a Dan, che sorrideva nonostante la sconfitta imminente.
Se Felipinho non fosse stato un bambino educato, gli avrebbe sicuramente mostrato il dito medio. I suoi genitori, però, gli avevano insegnato le buone maniere, spiegandogli che prima di potere proferire in insulti e gesti volgari doveva come minimo vincere quattro campionati mondiali di Formula 1 al volante della Redbull e farsi ingaggiare dalla Ferrari. Felipinho, a cui non interessava vincere quattro campionati con la Redbull ma sarebbe stato ben lieto di vincerne almeno uno con la Ferrari, generalmente accoglieva quegli insegnamenti con un “bwoah”.
Impossibilitato alle volgarità, Felipinho si comportò come ciascun bambino educato si sarebbe comportato in quell’occasione: vinse la gara, festeggiò bevendo succo d’ananas dentro una delle proprie scarpe, offrì da bere a tutti i presenti e infine, ricordandosi che il direttore di gara aveva finto di non accorgersi del suo jump-start (un trucco che gli aveva insegnato lo zio Pastor durante un demolition derby che avevano organizzato di nascosto in casa Maldonado), andò a ringraziarlo dandogli un bacio su una guancia.
La situazione cambiò in un solo istante. In quel momento Felipinho avvertì una scossa terribile e lanciò un urlo.
Tutti si girarono verso di lui.
«Cos’è successo?» volle sapere Jenson.
«Non ne ho idea» rispose Felipe. «Che cosa stavi raccontando prima? Penso che tutto questo abbia a che vedere con quella storia.»
«Effettivamente Felipinho ha bevuto da una scarpa e ha baciato un principe» osservò Jenson, «Però perché funzioni bisogna farlo nel giorno del genetliaco dell’Imperatore più importante della storia. Non mi risulta che oggi sia il 21 marzo.»
«Oh santissime frecce d’argento» esclamò Nico. «Oggi è il 3 gennaio.»
«Questo dimostra» realizzò Jenson, «Che la leggenda metropolitana non può trasformarsi in realtà, altrimenti sarebbe una leggenda metropolitana falsata che non tiene conto della vera importanza degli Imperatori ma solo della durata del loro regno.»
Felipinho non sapeva più cosa fare. Sentiva che il suo corpo si stava trasformando e che la sua mente si stava trasformando. Avrebbe dato in cambio la sua collezione di macchinine, pur di potersi trasformare per un attimo in Sebastian Vettel e accogliere tutto quanto con un “f*ck”, ma non era possibile.
***
Il telefono di Bernie iniziò a squillare.
Non aspettava chiamate, in quel momento, quindi sperò che non ci fossero cattive notizie. Sarebbe stato grave se sua suocera fosse stata nuovamente rapita.
Rispose immediatamente.
«Sì?»
«Bernie, sei tu?»
«Sì, chi parla?»
«Sono Nico. Il principe, intendo, non il tamarro con le luci intermittenti sotto le suole delle scarpe.»
«N1co!!!!!!!One-one-one!!11!!!!1!!! Che bella sorpresa, sono davvero felice che tu ti sia fatto vivo. Mi stavo appunto chiedendo perché continuassi a ignorarmi, dopo tutto quello che c’è stato tra noi. Quando ad Abu Dhabi mi hai abbracciato e mi hai preso in braccio sono ringiovanito di trent’anni. È quello il motivo per cui, quella sera, quando ho visto che eri ubriaco fradicio, ti ho chiuso in uno stanzino e ho iniziato a strapparti via i vestiti. A proposito, la tua reazione è stata un po’ esagerata. Capisco che ti avevo appena rotto una camicia di Armani, però non avresti dovuto prendermi a calci e scappare a gambe levate.»
«Ti assicuro che non l’ho fatto per la camicia. A proposito, ho registrato un video di quei fatti. Per caso vuoi che lo venda al News of The World? Vuoi diventare il nuovo Max Mosley?»
Quella prospettiva era terribile, tanto che Bernie invecchiò immediatamente di quei trent’anni di cui era ringiovanito dopo il rinvigorente abbraccio con Nico.
«No, ti prego, non farlo. In cambio farò tutto quello che vuoi.»
«Perfetto, è proprio quello che volevo sentirmi dire» rispose Nico, dimostrandosi piuttosto ragionevole in quella circostanza, diversamente da quando era scappato da quello che avrebbe potuto diventare un incontro a luci rosse irripetibile. «Come ben sai, visto l’avanzare della mia età, ho deciso di trascorrere il mio tempo gironzolando e lamentandomi dei miei acciacchi. Ciò significa che c’è un volante libero in Mercedes e che, se tu imponessi a Toto Wolff l’ingaggio di un certo pilota, chiudendo in cambio un occhio sulle presunte irregolarità della monoposto, lui non potrebbe dirti di no. Supponiamo quindi che io ti metta davanti a due scelte: la prima, uno scandalo, la seconda, fare ingaggiare della Mercedes un certo pilota...»
«Sei un vero affarista. Complimenti. Qual è il tuo prossimo obiettivo, spodestarmi e assumere il controllo della Formula 1?»
«Esatto.»
«Non ci riuscirai mai.»
«Non fa niente. Per ora mi basta Felix Massa al volante.»
Bernie spalancò gli occhi.
«Felix chi?»
«Un figlio illegittimo di Felipe Massa, avuto da una love story adolescenziale con la sua compagna di banco. È velocissimo. Ha vinto tutti i campionati sudamericani. Ha diciassette anni...»
«È troppo giovane.»
«Va per i diciotto. Li compirà il prossimo 21 marzo.»
«Il giorno del genetliaco dell’imperatore più importante di tutti i tempi! E ne condivide la nazionalità! Ed è addirittura di Sao Paulo! TUNZ TUNZ TUNZ!!111!!!11!! Consideralo già fatto, sarà la storiella più interessante del campionato 2017. Per ringraziarti, non appena ti vedrò, ti darò un bacio sulle labbra. Sei contento?»
«Non ci provare.»
«Okay, non ci proverò. Ti amerò platonicamente, in attesa del giorno in cui mi dimenticherò di te e tornerò ad innamorarmi di Sebastian.»
«Oh, f*ck.»
«Esatto, mi hai levato le parole di bocca. Ora scusami, devo andare a scrivere un Whattsap a Toto per informarlo della mia intenzione di imporgli un pilota. Inoltre ho deciso che torneremo al vecchio sistema di numerazione. Felix Massa guiderà una Mercedes con il numero zero.»
Nico fu molto soddisfatto di quelle parole e proferì in un: «F*ck yeahhhhh! One-one-one!»
Bernie rabbrividì.
«Sai una cosa, N1co?»
«Cosa?»
«Se tu fossi rimasto e avessi preso il numero uno, la dicitura “one-one-one” sarebbe diventata sinonimo di “six-six-six”. Avresti trasformato un’esclamazione di gioia in un’esclamazione demoniaca.»
«Lo è già» replicò Nico. «Lo sai che se vai davanti allo specchio, sorridi, disegni uno smiley sorridente con il rossetto ed esclami “one-one-one” per tre volte di seguito ti appare Daniel Ricciardo che ti offre da bere da una scarpa?»
«Davvero?!?!?!?! Vado subito a provare! Ci sentiamo presto, così possiamo pianificare un incontro con il piccolo enfant prodige do Brasil!»
***
«Wow!» esclamò Felipinho, che dopo essere cresciuto d’età e di statura era corso a indossare alcuni indumenti prestati da suo padre. «Sei il mio idolo. Ora toglimi una curiosità, davvero Bernie ti ha chiuso in uno stanzino e ha cercato di abusare di te?»
Nico avvampò.
«Dobbiamo per forza discutere di questi dettagli imbarazzanti?»
«Dopo che avrò gareggiato in Formula 1 per tutto il 2017 e avrò conquistato il titolo, se lo vorrai, potrai davvero vendere lo scoop al News of The World. Non per altro, ma mi piacerebbe molto vedere il filmato...»
«Ricordati che non sei più un bambino» gli intimò Nico. «Potrei tranquillamente prenderti a sberle, adesso che hai quasi l’età di Verstappen.»
Felipinho spalancò gli occhi.
«Davvero ti dilettavi a prendere a sberle Verstappen?»
«No, non ci ho mai provato, perché temevo che avrebbe chiamato suo padre in suo soccorso» ammise Nico, «Ma mi sarebbe piaciuto molto. Ora, però, dobbiamo occuparci di una questione molto seria.» Si rivolse a Jenson. «Per caso credi che Felipinho, oltre ad avere dieci anni in più fino alle dieci di sera, abbia anche il talento e l’esperienza necessari per gareggiare in Formula 1?»
«Se non vado errato, secondo la leggenda metropolitana, dopo avere avuto l’incremento dell’età, è necessario bere dalle scarpe di piloti random per accumulare le loro esperienze di vita e di gara.»
«Quindi» decretò Felipe, «A Felipinho basta bere dalle scarpe mie, dalle tue, da quelle di Daniel e da quelle di Nico per imparare a guidare come tutti noi messi insieme?»
«Esatto.»
Daniel perse il sorriso.
«Non guardate me! Io non contribuirò all’incremento delle performance di quello che potrebbe diventare il mio rivale più accanito.»
Felipe allargò le braccia.
«E va bene. Vorrà dire che dovrà accontentarsi di me, Jenson e Nico. Sarà comunque un buon curriculum. Speriamo solo che non vada mai a schiantarsi alla Sainte-Devote.»
«Come no?» obiettò Felipinho. «Quello sarebbe l’apice della mia carriera!»
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Milly Sunshine