domenica 23 dicembre 2018

Delitto in Sovrapposizione /// Capitolo 1

TRAMA: in un alternate universe stile romanzo poliziesco degli anni '40 Lord Bernie Ecclestone è un ricchissimo aristocratico che ha vari team manager e piloti come parenti da mantenere. Nessuno lo sopporta e tutti non vedono l'ora di liberarsi di lui per ereditare. Lord Bernie decide di premunirsi, ingaggiando i detective Valtteri e Felipe affinché possano scoprire chi sta tramando contro di lui. Quando un delitto viene commesso e le indagini da parte dell'ispettore Coolthard di Scotland Yard sembrano non condurre da nessuna parte, spetta a Valtteri intervenire in prima persona per risolvere un mistero fatto di parenti che compaiono dal nulla a caso, proposte di matrimonio fatte a caso, testamenti scritti a caso... e anche un po' di trash!

***

Quel giorno d’estate del 1947 faceva un gran caldo nelle campagne della Contea di Silverstone. All'ombra c'erano approssimativamente dodici gradi, mentre al sole dovevano essercene addirittura diciassette o diciotto. Tutto ciò era terribile, pensava Lord Bernie, che alla veneranda età di ottant'anni aveva ormai dimenticato i decenni trascorsi a combattere nelle Colonie e la vita molto più stressante di quell’epoca passata.
Dopo il ritorno nella madrepatria si era dedicato a una vita molto impegnativa, fatta di giornate trascorse all'interno della sua personale biblioteca, nella sua lussuosissima abitazione ubicata al centro di una maestosa tenuta che Lord Bernie aveva ricevuto in eredità insieme a una rendita milionaria grazie alla quale poteva permettersi di mantenere tutti i suoi parenti entro il quarto grado, in modo che non avessero bisogno di lavorare, ma che potessero dedicarsi alle ben più impegnative attività alle quali si dedicava lo stesso Lord Bernie: rigirarsi i pollici, gironzolare e fumare la pipa.
Nonostante le cospicue somme di denaro che Lord Bernie elargiva a tutti loro, quegli ingrati, che vivevano nei luoghi più disparati del mondo, stavano sicuramente pianificando di assassinarlo per impossessarsi della sua eredità - purtroppo, tra i trenta elementi del suo personale di servizio Lord Bernie non aveva ancora identificato nessuno a cui valesse la pena di lasciare tutto il proprio patrimonio per il solo gusto di non lasciarlo ai parenti - e, di conseguenza, era corso ai ripari decidendo di scoprire chi di loro fosse il più propenso a commettere un simile atto.
Nonostante la sua segretaria, la fedele Miss Susie, avesse cercato di convincerlo che invitarli presso la sua tenuta per una brevissima vacanza trimestrale non fosse un’ottima idea, perché se davvero qualcuno di loro desiderava ucciderlo era meglio tenerli a debita distanza, Lord Bernie aveva fatto di testa sua e l'aveva costretta a scrivere lunghe lettere d'invito affinché tutti potessero recarsi presso la sua tenuta proprio alla vigilia della sei ore delle campagne inglesi.
Invece di accogliere gli ospiti - tanto poteva pensarci tranquillamente il maggiordomo Maurizio Malearrivato - Lord Bernie si era chiuso all'interno della propria biblioteca, in compagnia della preziosissima segretaria, e dopo essersi fatto portare da una delle cameriere una caraffa di tè da appena due litri, aveva fumato in presenza di Miss Susie almeno una dozzina di sigari.
Miss Susie, che per qualche motivo da venti minuti non stava facendo altro che tossire, stava terminando di scrivere alcune lettere che Lord Bernie aveva intenzione di spedire ai suoi numerosi conoscenti che vivevano da ogni parte del mondo e che nel corso degli anni aveva incontrato in questa o in quell'altra colonia.
Siccome Lord Bernie giudicava quell'attività secondaria rispetto alle questioni veramente importanti, decise di interromperla.
«Miss Susie, ha mai pensato di sposarsi?»
«Sì, ogni tanto ci penso.»
«Che cosa ne direbbe di sposarsi con me?»
Miss Susie spalancò gli occhi.
«Come ha detto? Non sono sicura di avere sentito bene.»
«Ha sentito benissimo, invece. Vuole sposarmi?»
«Mi creda, Lord Bernie, se fossi una vecchia zitella di mezza età probabilmente lo farei, ma al momento non ho mai avuto questo desiderio.»
Lord Bernie sospirò, decidendo di accendersi un altro sigaro. Non poté farlo, perché li aveva finiti, e a peggiorare le cose non aveva nemmeno portato con sé la sua preziosissima pipa.
«Il mio intuito mi fa pensare che lei voglia comunque sposarsi con un membro dell'onorata famiglia Ecclestone, Miss Susie.»
«Mhm... perché dovrei?»
«Perché, non appena sarò schiattato, tutti i miei parenti diventeranno ricchi sfondati. Per caso ha intenzione di sposarsi con mio nipote Lord Niki Launt?»
«Oh, no!» esclamò Miss Susie. «Non ho mai pensato di sposarmi con Lord Launt. Stessimo parlando del suo defunto fratello Lord James avrei anche potuto farci un pensiero, ma no, non se ne parla! Non ho intenzione di sposare Lord Niki!»
«Ciò mi solleva. Quell'inetto non è mai riuscito a concludere niente nella sua vita, se non farsi sedurre da Lady Marlene Rosbilton e, quando lei si è data alla macchia, ritrovarsi a dovere mantenere, grazie ai miei soldi, quei due marmocchi che Lady Marlene aveva scovato in un orfanotrofio e inspiegabilmente deciso di adottare.»
«I due "marmocchi", come li chiama lei, sono diventati due giovani piuttosto attraenti. Credo che molte ragazze se li sposerebbero più che volentieri.»
«Quindi devo dedurre che non voglia sposare Lord Niki, ma uno dei suoi due figli adottivi? O che, ancora peggio, voglia sposarsi con uno dei due figli illegittimi che mio nipote Lord James ha messo al mondo insieme a Lady Susie Raikkonettel?»
«No, non voglio sposare nessuno di loro.»
Lord Bernie fece un sospiro di sollievo.
«Mi sento molto rincuorato di fronte a questa sua affermazione. Non avrei potuto sopportare che una ragazza come lei intendesse sposare un rozzo come il mio pronipote Sebastian. Il suo linguaggio scurrile è un pessimo esempio.»
«Sono d'accordo.»
«Non prendo minimamente in considerazione Lord Toto, figlio di un mio cugino di primo grado, perché nessuna donna con un minimo di cervello vorrebbe sposarselo e, di sicuro, lei non fa eccezione. Quindi, di conseguenza, non posso fare a meno di chiederle: per caso ha intenzione di diventare la quarta o la quinta moglie di mio cugino di secondo grado Lord Christian Halliwell-Horner? O peggio ancora vuole sposare uno dei suoi figliastri?»
«Assolutamente no.»
«Non ha mai messo gli occhi addosso né a Daniel né a Daniil Kvycciardo?»
«Glielo assicuro.»
«Si è per caso innamorata del piccolo Lord Max Verstappino?»
«Mi scusi per l'impertinenza, Lord Bernie, ma crede davvero che potrei innamorarmi di un poppante a cui non è ancora spuntata la barba?»
«Sfortunatamente no, ed è un vero peccato, mia cara Miss Susie. Sono certo che, se prestassi una macchina al piccolo Max, domani trionferebbe nella sei ore delle campagne inglesi. Quel ragazzino è un asso del volante. Ora, a proposito di assi, vada per cortesia a controllare se è già arrivato l'investigatore finlandese. Mi piacerebbe molto fare una partita a carte insieme a lui.»
«Oh, certo. A proposito, non le dispiace se tocco ferro? L'illustre investigatore Valtteri Bottas è circondato da una terribile aura di devastazione. Porta più sfortuna di Jessica Fletcher e Don Matteo messi insieme: ovunque vada, c'è sempre un delitto. Per non parlare del suo socio, quel latinoamericano piuttosto attraente sempre circondato da ragazze che si ritrovano con il cuore spezzato, dato che lui al suo paese natale ha una moglie alla quale è fedelissimo. Quel latinoamericano sarà anche molto attraente, ma intorno a sé ha un'aura gufica che mi spaventa moltissimo.»
«Non si lasci spaventare, Miss Susie. Dopotutto lei è solo una semplice segretaria: nessuno prenderebbe mai in considerazione l'idea di metterle l'arsenico nel tè. Vada a vedere se il signor Bottas è arrivato. Ho un bisogno urgente di parlare con lui.»

***

«Signor Bottas!!!!1111!!111!!!!»
«Lord Bernie!!!!11!!!!11!!»
Il multimilionario e il detective si abbracciarono calorosamente e subito iniziarono a parlare di una partita a carte che avevano intenzione di organizzare.
Lord Sebastian, che li guardava stando sulla rampa delle scale al piano di sopra, scosse la testa, con aria desolata, non riuscendo a capacitarsi di come il suo adorato fratello maggiore fosse indifferente di fronte a quella scena.
«Non dici niente, Kimi?»
«Ti sarei grato se, prima di pronunciare il mio nome, tu vi anteponessi il titolo di Lord.»
«Ma sono tuo fratello! Sono quello che da bambino ti rubava tutto il gelato!»
«Bwoah, chi se ne frega se sei mio fratello. Tutti chiamano “Lord” tutti, in questo genere di scenario. A proposito, cosa dovrei dire?»
«Per esempio che è scandaloso che lo zio Lord Bernie se ne freghi altamente di noi e che abbia intenzione di giocare a carte da solo con quel detective finlandese.»
«Non saranno soli. Non vedi che l’assistente Felipe li ha raggiunti? Con loro ci sarà anche Lord Toto, a quanto vedo.»
«Che pa**e. Non è giusto che quegli str***i giochino a carte senza di me. Non mi piace sentirmi escluso. Perché non se ne vanno tutti a...»
Lord Kimi lo interruppe.
«Modera i termini, Sebastian. Sei un giovane Lord che trascorre il proprio tempo cazzeggiando a spese di un ricchissimo prozio che vive nelle campagne inglesi e passa il proprio tempo bevendo tè e fumando, non puoi parlare come uno scaricatore di porto. Che cosa pensi che direbbe il nostro defunto padre Lord James se ti vedesse?»
«Mhm... probabilmente si chiederebbe perché in questo momento sto parlando con te invece di rimorchiare una ragazza con cui s*opare.»
Lord Kimi gli tirò una sberla.
«Smettila di parlare a quel modo. Chi se ne frega se non siamo stati invitati a giocare a carte. Non possiamo semplicemente occuparci di questioni più serie? Andiamo a farci servire un drink da qualcuno dei millemila camerieri che alloggiano e lavorano in questo stabile.»
Lord Sebastian fece un sospiro.
«Va bene, come vuoi tu, ma solo perché nostro cugino Lord Lewis non mi ha permesso di posare come modello per il nuovo quadro che sta dipingendo.»
«Bwoah. I pittori sono veramente inconcludenti. Lord Bernie non è affatto soddisfatto dalla totale mancanza di interesse che Lord Lewis mostra per gli affari.»
«Quali affari?» obiettò Lord Sebastian. «Per caso qualcuno di noi si occupa di affari? A me sembra che non facciamo altro che bere, fumare, giocare a carte, rigirarci i pollici e pianificare avvelenamenti di parenti ricchi sfondati.»
«Parla piano» lo ammonì Lord Kimi. «Vuoi che tutti sappiano che, durante il viaggio verso le campagne inglesi, abbiamo fatto tanti progetti di un ipotetico delitto?»
«Perché, secondo te gli altri non hanno progettato nulla di tutto ciò?»
«Ne dubito.»
«Mi stupisci, Kimi. La natura umana è sempre la stessa, si ripete in tutti noi.»
«E se io non avessi natura umana, invece?» obiettò Lord Kimi. «Se io fossi segretamente un pupazzo di neve?»
«Ma quale pupazzo di neve?!» replicò Lord Sebastian. «Io non vado certo in giro a dire di essere un gabbiano.»
«Gabbiano? Perché un gabbiano?!»
«Non saprei. Una volta Lord Lewis ha dipinto dei gabbiani. Erano adorabili. AAAAWWWWW!»
«Stai calmo, Sebastian. Non c’è bisogno di andare in estasi per i gabbiani.»
«Che ingiustizia. A proposito, chissà che cosa sta dipingendo Lewis ultimamente...»

***

Ogni volta Lord Lewis rimaneva sempre più  impressionato dalle proprie eccellenti capacità. Riusciva a imprimere sulla tela l'immagine spiccicata dei soggetti che ritraeva, dando risalto alla loro incredibile bellezza.
«Una meraviglia» osservò, a opera compiuta. «Mi verrebbe da chiederle come mai si sia rassegnato a diventare l'autista di Lord Bernie quando avrebbe potuto intraprendere la carriera di modello.»
L'autista scosse la testa.
«Naaaahhhhh, ma quale modello. Noi della famiglia Gutiperez-Maldontoya abbiamo sempre lavorato al servizio di Lord Bernie. Mio padre Juan Pablo è il cuoco e io e i miei fratelli Checo ed Esteban siamo gli autisti ufficiali del padrone di casa.»
«Addirittura tre autisti? Trovo tutto ciò ridicolo, dato che Lord Bernie non fa altro che starsene seduto in poltrona con una coperta sulle gambe lamentandosi dalla mattina alla sera del torrido calore delle campagne inglesi.»
«Sono d'accordo con tutto ciò, ma Lord Bernie mi paga, quindi non mi sono mai lamentato. In compenso mi rimane molto tempo per dedicarmi ai miei talenti.»
«Ovvero?»
«Sono un ottimo giullare.»
«Davvero???222???» si entusiasmò Lord Lewis. «E dire che mi sembrava di avere a che fare con una persona seria...»
«Chiunque mi conosca sa perfettamente che Pastor Gutiperez-Maldontoya non è mai stato serio. Per dirla in termini comprensibili, credo di essere un inequivocabile trollone.»
«Spero di conoscerla meglio, allora, signor Pastor. E, prima che se ne vada, mi permetta di complimentarmi ancora per la sua incredibile bellezza. Immagino che abbia centinaia di donne ai suoi piedi.»
«Non proprio.»
«È un vero peccato. Secondo me quelle donne sono tutte fortemente miopi. Non vedo altre spiegazioni logiche.»
Pastor annuì.
«Può darsi, dato che anche mio fratello Esteban, che ci vede peggio di una talpa, dice sempre che sono brutto come la fame.»
A quel punto l'autista si congedò e, dopo avere contemplato la propria opera per venti minuti buoni, Lord Lewis si allontanò finalmente dalla tela e andò ad aprire il cassetto in cui aveva infilato una boccetta di arsenico.
"Per fortuna c'è ancora. Sarebbe stato terribile se qualcuno me l'avesse rubata. Non si può stare senza arsenico, può sempre servire..."
Proprio mentre teneva la boccetta in mano, valutando se fosse il caso di avvelenare qualcuno, una voce alle sue spalle lo scosse.
«Che cavolo ci fai ancora lì? Siamo tutti in soggiorno a fumare pipe e sigari e a raccontarci pettegolezzi a proposito di partite a poker a cui abbiamo partecipato nel corso degli ultimi mesi.»
Per poco Lord Lewis non lasciò cadere a terra la boccetta col veleno.
«Cosa vuoi, Nico?»
«Chiamami Lord Nico, prego.»
«Ma quale Lord! Prima che quella santa donna che è Lady Marlene ci adottasse eravamo solo due straccioni.»
«Straccione lo sarai stato tu. Ti ho detto che, prima di essere rapito quando ero ancora in culla e abbandonato in un orfanotrofio, ero l'erede al trono del principato di Finlandia.»
«Non mi sei mai sembrato né un principe né un finlandese. Eri solo uno straccione come tutti noi, anche se in orfanotrofio ti vantavi dei tuoi titoli nobiliari, facendo infuriare tutti i teppistelli che ci vessavano continuamente.»
Lord Nico sussultò.
«Che tempi terribili. Se Lady Marlene non ci avesse adottati, dopo essersi accorta che eravamo gli unici bambini adorabili dell’istituto, avremmo fatto una brutta fine. Ogni volta in cui ci penso mi viene voglia di avvelenarmi. Hai dell'arsenico, per caso?»
«Sì.»
«Ce l’hai in mano, giusto?»
«Già.»
«Allora dammene una dose letale.»
«Non ci penso nemmeno» replicò Lord Lewis, infilando la boccetta nel cassetto e richiudendolo. «Potrebbe servirmi in un altro momento. Non posso sprecarlo per il tuo improvviso desiderio di suicidarti. Metti che mi venga voglia di uccidere qualcuno...»
«Sei sempre il solito guastafeste!» ribatté Lord Nico. «Va beh, non fa niente, vorrà dire che mi suiciderò un’altra volta. Andiamo in soggiorno a fumarci uno dietro all'altro i preziosissimi sigari che ho portato dall'Azerbaijan.»
Lord Lewis accettò senza ribattere. Non era intelligente rifiutare una simile offerta: i sigari di Baku erano ancora più pregiati di quelli di Singapore.

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Milly Sunshine