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sabato 2 novembre 2024

Oggi ho deciso di spiegare ai rincoglioniti perché, se la Renault ha barato, non si può accusare Hamilton (pilota McLaren) di avere derubato Massa (pilota Ferrari)

Stamattina ho visto quel lato della tifoseria ferrarista ancora immune alla Hamilton-mania affermare che il 2 novembre 2008 Hamilton ha derubato Massa del mondiale, a causa del crashgate (ed è già buona che non abbiano detto "il crashgate ordito da Glock", perché ho letto anche questo in passato). Visto il nonsense di una simile affermazione e l'analfabetismo funzionale, mi sembra doveroso fare una piccola ricostruzione schematica.

28 settembre - Singapore: Massa e Hamilton sono 1/2 al momento del fattaccio. I due gareggiano rispettivamente per Ferrari e McLaren, il fattaccio viene innescato dalla Renault, per il proprio tornaconto personale e non per influenzare direttamente il risultato dei championship contenders.
Al box Ferrari toppano il pitstop, in McLaren no. Se Massa finisce fuori zona punti, Hamilton si trova in una posizione che gli permetterà di terminare la gara al sesto posto e conquistare sei punti.

2 novembre - Interlagos: se Massa vince la gara, a Hamilton basta un quinto posto per diventare campione del mondo. Per quasi tutta la gara occupa stabilmente il quarto posto, per poi perdere due posizioni nel caos innescato dalla pioggia: Glock non si è fermato e ha tenuto le gomme da asciutto, Vettel sorpassa Hamilton subito dopo i rispettivi pitstop.
Mentre insegue la quinta piazza di Vettel, entrambi all'ultimo giro riescono a superare Glock, che corre per la Toyota e nulla ha a che vedere con il crashgate che qualche soggettone senza alcuna conoscenza della storia recente del motorsport gli ha attribuito nel magico mondo di zuckerbuck.

In sintesi, Ferrari e McLaren si sono ritrovate con i loro piloti a lottare per un mondiale in cui UN'ALTRA SQUADRA ha commesso un illecito (parlo della Renault, non certo di quei poveretti della Toyota che hanno azzardato una strategia alternativa senza sapere che gli sarebbero piovuti addosso insulti).
Gli illeciti altrui hanno in parte influenzato il mondiale e non esiste alcuna regola scritta, nonostante sia stata millantata, che in caso di illecito si debba invalidare un evento. In che modo, esattamente, Massa sarebbe stato derubato DA HAMILTON, che esattamente come Massa e come gli altri piloti non aveva la benché minima idea di quali fossero i piani della Renault?

A mio parere è sbagliato trasformare una vicenda complessa come quella del crashgate in una fanwar tra i sostenitori dell'uno e dell'altro championship contender, entrambi ignari delle trame altrui.
In più c'è chi lo fa senza alcuna conoscenza dei fatti e senza nemmeno sapere che il crashgate è un fatto avvenuto qualche gran premio prima, e non certo un termine con cui si indicano fatti accaduti nel finale di gara a Interlagos (dove il tempo perso da Glock all'ultimo giro è tale e quale a quello del compagno di squadra che ugualmente stava su gomme da asciutto).
Il mio suggerimento è: datevi una svegliata. Se proprio dovete ripetere a pappagallo quello che hanno detto altri, almeno assicuratevi di sapere di cosa si stia parlando. Perché palesemente molti di voi non lo sanno.




mercoledì 1 novembre 2023

Caro Felipe...

...quindici anni fa era un sabato sera di novembre, quei tempi in cui la Formula 1 era una noiahhhh mortalehhhh e non c'erano più i very uominy, ma che sarebbe stata glorificata quindici anni più tardi da quelli che all'epoca la criticavano. Tra una sessione e l'altra delle qualifiche giravano sulla Rai spot pubblicitari di un film che doveva uscire a breve, con una ragazza inespressiva e un vampiro fescion luminescente. Era un sabato sera e l'atmosfera era così intensa a Interlagos, quando ottenevi il miglior tempo nell'ultima sessione e tutto lasciava pensare a un destino già scritto: la vittoria della gara, nel giorno in cui un altro avrebbe vinto il mondiale.
Era un sabato sera di novembre e speravo accadesse qualcosa, perché tu eri il pilota che qualche anno prima aveva chissà come stregato il mio cuore di ragazzina. Non importava se avevo già vent'anni, non importava se c'era stato un tempo in cui venivi snobbato da tutti gli altri. Quel giorno ti esaltavano, poi pronti a voltarti le spalle solo qualche tempo più tardi, infine a rivalutarti quando faceva comodo farlo.

Il giorno dopo, qualcosa sarebbe accaduto, quando ormai non ci credevo più, quando sembrava tutto perduto. Era una domenica sera da trattenere il fiato, quel 2 novembre 2008, con le nuvole grigie che si affacciavano nel cielo sopra al circuito, per un ultimo quarto d'ora di follia.
Di colpo tutto si ribaltava e quel destino già scritto non era più scritto, poteva succedere qualsiasi cosa, come se tante schegge impazzite cercassero ciascuna di stravolgere la situazione a proprio piacimento.
Poi eccola, la bandiera a scacchi, che di solito viene vista come la fine di tutto, ma che quel giorno era solo l'inizio. Trentotto secondi con il fiato sospeso, trentotto secondi di attesa infinita, per scoprire se potevi ribaltare il tuo destino o se la storia che ti sembrava cucita addosso si sarebbe concretizzata, proprio come sembrava fino a poco prima.
Alla fine, ecco ogni scheggia tornare al proprio posto, ecco la vittoria, mentre il sogno del campionato sfumava in modo inesorabile. Era quella, la fine di un mondiale già di per sé pieno di colpi di scena.

Quella di quel 2 novembre sarebbe stata la tua ultima vittoria - e sarebbe stato folle pensarlo quella sera, quando per un attimo eri sembrato salire sul tetto del mondo. Ma un attimo è rapido e subito dopo era già il passato.
Se vinci sei un eroe, se perdi sei un problema, chi ti amava finisce a poco a poco per disprezzarti e pensare sia stato tu l'unica causa del risultato finale. Chi ti amava e continua ad amarti è a sua volta qualcuno da ridicolizzare, ma non mi è mai importato, quando portavo la tua foto come avatar è continuavi a rappresentare qualcosa per me.
Non era la tuta che indossavi a colpirmi, non lo era mai stata, ma c'era qualcosa in te che mi faceva sentire un attaccamento nei tuoi confronti che difficilmente avrei provato per altri piloti.
Ho atteso per anni e anni di rivederti un giorno tagliare il traguardo davanti a tutti, per un'ultima volta. Quel giorno non sarebbe mai arrivato, ma sarei stata dalla tua parte fino all'ultimo, ti avrei guardato vivere quelli che, sarebbero stati paradossalmente forse i tuoi giorni migliori.
Perché era questo che amavo di te: la tua capacità di reinventarti, di dimostrare a tutti che non eri come ti descrivevano quelli che ti deridevano e che semplicemente dovevi essere messo al posto giusto nel momento giusto.
Perché a me non importava se non avevi vinto il mondiale. Non sarebbe stato uno scandalo, se l'avessi vinto, ma nemmeno era uno scandalo - anzi, non lo era per niente - il fatto che non fosse successo.
E mi dispiace dirtelo, non è ancora uno scandalo, per niente. I titoli si vincono sul campo, indipendentemente da quello che fanno gli altri.

mercoledì 12 aprile 2023

Massa reclama il titolo 2008 per effetto del crashgate: le mie impressioni

Quando ero bambina, mi piacevano i colori della Renault. Anzi, mi piacevano i colori della Benetton. Me la ricordo ai tempi delle prime gare che vedevo, la livrea giallo-verde della Camel. Non me la sono mai tolta del tutto, quella fissa. Dopo i fasti di Michael Schumacher venivano gli altri, a distanza di anni, gli outsider che di tanto in tanto regalavano emozioni. C'era Giancarlo Fisichella, tra gli altri, che ogni tanto arrivava quasi a giocarsi la vittoria, tra cui al GP d'Europa 1999. Sentivo una certa affinità per quella squadra, non l'ho mai nascosto. A un certo punto ci avevo pure dedicato il mio primo nickname nel "Formula 1 web": quel Lady B che magari qualcuno ricorderà era all'inizio Lady Benetton. Nei primi tempi del forum, avevo perfino come avatar la foto del primo mondiale di Schumacher. Quella in cui stava in aria a bordo della monoposto, con Damon Hill sullo sfondo. Lo ammetto, è un po' cringe, ma avevo solo ventun anni. In America sarei stata da poco eleggibile per la consumazione di un bicchiere di vino.

Nella mia tarda adolescenza scoppiò la mia celebrity crush nei confronti di Felipe Massa. Era il pilotino con aria da ragazzino che nessuno si filava, al momento, e mi venne facile prenderlo in simpatia. Non era destinato a incontrare la Renault sulla propria strada se non come comparsa, credevo, ai tempi della lotta per il titolo tra Michael Schumacher e Fernando Alonso, in un'epoca in cui la lotta per il titolo mi importava sempre meno.
La Renault, frattanto, al centro della scena non mi sembrava più quel team pittoresco che sembrava ai tempi in cui Fisichella raccoglieva qualche podio occasionale. Iniziavo a capire che le dinamiche mainstream non facevano per me e che non c'erano sempre posizioni da prendere o contrapposizioni da cercare.
Ebbene, in modo indiretto, le strade di Felipe Massa e della Renault si sono incontrate per effetto del crashgate e non penso di dovervi spiegare com'è andata. Sappiate comunque che è la ragione per cui ho capito che il mio senso di vicinanza per la Renault, esistito in passato, non poteva esistere più.

Quello che non sapevo era che il crsshgate avrebbe avuto effetti di lungo periodo e di più ampio raggio, per me. Perché il crashgate non mi ha allontanato solo dalla Renault, ma credo mi stia allontanando definitivamente anche dal mio senso di vicinanza nei confronti di Massa. Non che questo senso di vicinanza esista ancora come un tempo: ai tempi della sua carriera sentivo qualcosa che mi accomunava a lui, mentre ero alla continua ricerca della vera me stessa e del dimostrare chi ero realmente. Adesso non c'è più nulla di tutto questo, ma più per quello che è cambiato in me.
Sentire che Massa vuole fare causa alla FIA perché a suo dire il GP di Singapore 2008 dovrebbe essere annullato e di conseguenza il titolo di Lewis Hamilton deve essere considerato un titolo rubato e "dopato" mi lascia spiazzata. Non perché io non credessi in quel titolo, ma appunto perché, se qualcosa non lo si conquista sul campo, ritengo ingiusto cercare di reclamarlo accusando altri di furto.

Perché chiariamo un concetto, se pure è vero che per certi versi il furto c'è stato 1) non è accaduto niente di diretto contro Massa e la Ferrari, 2) il pilota e il team che hanno vinto il titolo non c'entrano assolutamente nulla con il crashgate. Essenzialmente, quando Nelsinho Piquet è andato a sbattere, ha messo Ferrari e McLaren, Massa e Hamilton, nella stessa situazione. In Ferrari hanno cannato totalmente il pitstop, in McLaren no. Ora Massa viene a dire, di fatto, che Hamilton gli ha rubato il mondiale perché McLaren ha limitato i danni e Ferrari no??!!
Non è così che funziona il mondo, a mio parere, e per quanto Massa faccia l'esempio di squalifiche per ciclisti dopati non mi risulta che la presenza di un ciclista dopato porti alla cancellazione della tappa. Quindi, se anche fossero state prese delle conseguenze a seguito dei fatti di Singapore, di sicuro non sarebbe mai stato cancellato il risultato del gran premio. Al massimo sarebbe stata cancellata la vittoria di Alonso, ma non il resto della gara.

Peraltro vedo che, secondo molti, la vittoria in questione e il secondo posto di Nico Rosberg vengano considerati furti alla stessa maniera. La cosa mi lascia abbastanza basita. La Williams non aveva nulla a che vedere con il crashgate e Rosberg si ritrovò in testa dopo avere rifornito "illegalmente" per necessità in regime di safety car - stessa situazione in cui era venuto a trovarsi Robert Kubica: era vietato fermarsi con pitlane chiusa.
Il pitstop illegale, tuttavia, aveva come effetto uno stop and go, che una volta scontato avrebbe riportato i piloti in questione nella legalità. Rosberg aveva dietro piloti che non si erano fermati essendo su una sosta sola, Kubica no. Rosberg ha fatto in tempo ad accumulare vantaggio, Kubica no, ragione per cui Rosberg si è ritrovato secondo a gara inoltrata. In ogni caso, avendo fatto qualcosa di necessario ma proibito e in seguito scontato la penalità, il suo risultato era assolutamente legittimo e non può essere comparato a una vittoria ottenuta innescando un incidente a tavolino.

Venendo a Massa, torniamo alla pitlane che veniva aperta. Tutti i piloti che erano su due soste e dovevano ancora fermarsi si sono precipitati ai box. Ai box è capitato quello che capita tuttora in varie occasioni: in Ferrari, al momento di effettuare un doppio pitstop, hanno pasticciato in modo irreparabile.
Prima del fattaccio i due piloti erano primo e terzo. Felipe si è ritrovato ultimo e doppiato per effetto del pitstop andato in vacca, ma non è tutto: Kimi Raikkonen, in quel momento in attesa, si è ritrovato penultimo. La Ferrari si è data la zappa sui piedi con entrambi i piloti.
È chiaro che senza crashgate non ci sarebbe stato da effettuare un pitstop doppio, ma è altrettanto vero che un team dovrebbe essere preparato a gestire ogni evenienza. Se tutto fosse andato bene, probabilmente Raikkonen, essendo quello dietro, avrebbe potuto perdere qualche posizione.
In quel caso avrebbe anche avuto senso recriminare, ma non così: un team che sbaglia rimane un team che sbaglia e un errore clamoroso rimane un errore clamoroso.

Felipe, stammi a sentire: hai ragione a dire che ci hai rimesso, ma non a dire che sei il legittimo campione di quella stagione. In quella gara il tuo team ha sbagliato e tu stesso non hai fatto la gara migliore della tua carriera. Non chiedere un titolo. Fai causa alla FIA e chiedi soldi, molti soldi. Il titolo l'hai perso sul campo, ma la tua stessa sconfitta potrebbe portarti in casa milioni di euro. Approfittane.

lunedì 2 novembre 2020

Dodici anni di Glock sulle slick

Il 2 novembre 2008 avevo vent'anni e tifavo Felipe Massa. Non saprei dire perché, so solo dire che, fin da quando aveva oltrepassato la linea che separa i piloti di centro classifica da quelli di top-team e si era guadagnato interviste televisive in un'epoca in cui le interviste televisive erano tutto ciò che ci avvicinava ai piloti, avevo sentito una sorta di legame con lui, mentre non avevo mai sentito niente del genere con altri piloti. Prima di quel momento pensavo di dovere *decidere* per chi tifare. Da quel momento in poi avevo capito che non c'era nulla che potessi decidere, che qualcosa su cui non avevo controllo aveva deciso per me.
Era stata una stagione piuttosto travagliata, quella. Mentre Ferrari e McLaren potevano ambire spesso e volentieri a lottare per la vittoria, c'erano giorni in cui i risultati sembravano quasi dettati dalla legge del caso, con gente che passava dal non fare punti ad andare a podio da un gran premio all'altro, in un contesto in cui tutto ciò sembrava decisamente normale. Mentre la fine di tutto si avvicinava, Lewis Hamilton aveva sette punti di vantaggio, che con il sistema di punteggio dei tempi erano una bella cifra. Massa avrebbe potuto vincere il titolo solo vincendo la gara con Hamilton dalla sesta posizione in poi o arrivando secondo con Hamilton fuori dai primi otto.

Su un giornale letto durante quella settimana, c'era scritto (non ricordo se fosse una citazione di un'intervista dello stesso Massa oppure di qualcuno del team) che era come essere a una finale calcistica, ai calci di rigore, e di avere sbagliato i primi due... insomma, una situazione in cui solo il finale del 2007 lasciava pensare potesse esserci qualche speranze. Solo, la situazione era molto diversa dal 2007, con soli due piloti a lottare per il titolo invece che tre. E, ormai si sa, uno scontro a tre è più facile da vincere per il meno favorito, perché i due favoriti tendono a preoccuparsi troppo l'uno dell'altro.
In effetti, per qualcosa come un'ora e mezza, con Massa in testa e Hamilton dietro al trio Vettel/ Alonso/ Raikkonen o al duo Alonso/ Raikkonen a seconda dei momenti (Vettel era su una strategia a tre rifornimenti invece che due, quindi a seconda dei momenti stava o dietro a Massa o dietro a Hamilton), nulla lasciava pensare ci potessero essere stravolgimenti degni di nota. Il pilota che in questo mese vincerà verosimilmente il suo settimo titolo quel giorno sembrava destinato a vincere il primo dei sette e non c'era nulla che potesse mettersi tra lui e l'obiettivo... a parte la pioggia. Penso non ci sia nulla di più ironico e paradossale di tutto questo: un improvviso scroscio di pioggia poteva aiutare un pilota pessimo sulla pioggia a vincere il titolo contro una sorta di rain master.

Da un lato avevamo un pilota che forse sapeva di essere di fronte alla sua unica possibilità di vincere un mondiale, dall'altro ce n'era uno che era stato a un passo da vincere il titolo all'esordio nella stagione precedente, che doveva dimostrare di sapere gestire la situazione, facendo piuttosto il minimo sindacale, invece di rischiare di mandare tutto all'aria e che non poteva permettersi né di mandare tutto in vacca per eccesso di foga, né scivolare oltre la quinta posizione. Era quarto, sembrava che nulla potesse scalfire la sua posizione, ma appunto, lo scroscio di pioggia improvviso, mentre mancavano ormai pochi giri, era tutto ciò che, in quel momento, poteva separarlo dalla vittoria del titolo. Ancora non lo sapevamo, in quel momento, ma sarebbe stato appunto quello scroscio di pioggia a cambiare radicalmente non l'esito, ma il modo in cui saremmo arrivati a quell'esito.
Mentre i due championship contenders avevano un mondiale da giocarsi, c'erano piloti comuni che sarebbero entrati a fare parte del loro scontro e qualcuno sarebbe diventato determinante in uno scenario in cui, di fatto, nessuno sceglieva davvero fino in fondo se essere o non essere determinante. Oltre a Massa e Hamilton quel giorno in pista c'erano piloti che non si preoccupavano di Massa e di Hamilton o delle proiezioni di classifica, ma solo della propria gara. E la loro gara, in quel momento, prevedeva un rimescolamento della situazione, con piloti che rientravano subito ai box, altri che rientravano un po' più tardi, altri che non rientravano affatto... insomma, uno scenario in cui le posizioni erano occupate un po' a caso.

Il primo pilota entrato a caso sulla strada dei piloti che lottavano per il titolo fu Sebastian Vettel. Su una strategia diversa dagli altri piloti della top-5, aveva passato alcuni tratti della gara in seconda posizione, addirittura negli scarichi di Massa. Adesso, dopo il pitstop, era negli scarichi di Hamilton, in sesta posizione visto che un'altra scheggia impazzita non era "ancora" rientrato ai box, e Hamilton non riusciva a liberarsene. Era quinto. Tutto ciò che doveva fare era non andare a prendere un rivolo d'acqua. Invece andò a prendere un rivolo d'acqua e gli ultimi giri di gara, per lui, si trasformarono in una rincorsa folle alla posizione perduta. Più tardi Vettel avrebbe affermato di non essersi reso conto in quel momento che quel sorpasso avrebbe potuto essere rilevante per l'esito del mondiale.
L'altro fu Timo Glock, che fu colui che salvò Vettel dall'accusa di avere "falsato" il mondiale, attirando quel fardello su se stesso. Ottavo al momento in cui era scoppiato l'acquazzone, come il compagno di squadra Trulli non era rientrato ai box, nel tentativo di guadagnare posizioni, nella speranza che la pioggia potesse diminuire, di portare a casa un risultato di maggiore rispetto in confronto a quello a cui poteva auspicare fermandosi.

L'epilogo è quello che tutti conosciamo. O meglio, l'epilogo è la versione non filtrata delle storie attiraclick che ci sono state servite nel corso degli anni. Hamilton che inseguiva Vettel e sembrava senza speranze prima che entrambi trovassero sul proprio cammino Glock che non teneva quasi la vettura in strada si è trasformato in Glock che si faceva da parte per lasciar passare Hamilton, calcolando proiezioni di classifica sotto al diluvio universale. E pensare che, se fosse accaduto al giorno d'oggi, probabilmente prima di quel momento avremmo potuto ascoltare la diretta dei team radio di Glock che chiedeva al box di poter rientrare per un cambio gomme in extremis.
Mentre Massa disputava probabilmente la miglior gara della propria carriera ottenendo sul suolo di Interlagos quella che, avremmo scoperto molti anni dopo, sarebbe stata definitivamente la sua ultima vittoria in Formula 1, Hamilton otteneva il suo primo titolo e Glock si costruiva ingiustamente una reputazione che l'avrebbe preceduto nel corso degli anni e che lo precede tuttora. Il 2 novembre 2008 avevo vent'anni e tifavo Massa. Probabilmente, se ne avessi avuti trentadue e avessi avuto la mentalità che ho ora, avrei sostenuto con tutte le mie forze quel povero signor nessuno destinato ad entrare, suo malgrado, nella storia del motorsport.

giovedì 21 maggio 2020

Riflessioni sul confronto che va tanto di moda Vettel vs Bourdais

Miei carissimi mass dumper, come alcuni di voi sapranno e altri no, ieri è uscito su Sky Sport un articolo che parlava del confronto tra due "vecchi" compagni di squadra, risalenti alla stagione 2008, ovvero Sebastian Vettel e Sebastien Bourdais alla Toro Rosso. Nello specifico l'articolo spiegava più o meno velatamente che la fortuna abbia giocato un ruolo chiave su chi dei due sia finito in un top team e su chi sia stato messo da parte e che, se Bourdais fosse riuscito a conservare il podio in Belgio o ad andare a podio in Italia, forse in Redbull al posto di Vettel avrebbe potuto finirci lui.
Era una riflessione molto interessante, che iniziava con l'interessante considerazione che le carriere dei due non avrebbero potuto essere più diverse: frutto della tendenza europea di non considerare davvero fino in fondo quello che succede di là dall'oceano, a quanto pare. Perché di là dall'oceano, in genere, nelle telecronache si parla dei giorni di gloria di Bourdais, quelli in cui era una giovane promessa che ha vinto quattro titoli dietro fila, per poi involarsi verso il nulla cosmico. Insomma, questa storia mi ricorderebbe anche qualcosa.

Le mie grosse perplessità, tuttavia, dipendono prevalentemente da un dettaglio: mi è sembrato che quell'articolo fosse pieno della mentalità della nostra specifica epoca, invece che di quella in cui si svolgevano i fatti. Non so se mi spiego: la Toro Rosso carretta i cui piloti sono o condannati all'oblio oppure destinati alla promozione in Redbull, dove potranno raggiungere l'Olimpo del motorsport...
Fermi tutti, quello era il 2008. In Redbull c'erano Mark Webber e David Coulthard, con quest'ultimo trentasettenne e ormai prossimo al ritiro. Obiettivo della Redbull non era quello del promuovere ragazzini a cui doveva ancora spuntare la barba e metterli in "prima squadra" a lottare per vittorie e titoli. Questo perché ai tempi i piloti Redbull non erano particolarmente giovani (okay, Webber aveva la stessa età che io ho adesso, ma era un pilota e i piloti over-30 si sa che sono vecchiaccihhhh che devonohhhh ritirarsihhhh) e soprattutto perché, andando a guardare i risultati del 2008, ne viene fuori una scoperta eccellente: la Redbull non era affatto un top team al momento, anzi, era lì lì con la Toro Rosso. Quindi un passaggio da Toro Rosso a Redbull era indubbiamente 1) dettato dalla necessità di rimpiazzare un pilota che si ritirava a fine anno, 2) più o meno come passare dalla Williams alla Force India ai tempi di Stroll, in termini di "promozione", solo senza comprarsi la squadra.

In più oserei aggiungere qualche tempistica: il GP del Belgio in cui Bourdais lottava per il podio in un finale caotico dettato da condizioni meteo che alla fine hanno premiato il caro vecchio Nick Heidfeld e la sua scelta di gomme e il GP d'Italia vinto da Vettel dopo che Bourdais si era ritrovato doppiato per lo spegnimento della monoposto in una partenza in regime di safety car (quindi senza formation lap, che gli avrebbe permesso di partire dai box a pieni giri invece che di partire dai box doppiato di un giro) sono avvenuti in settembre. Lo ribadisco, in SETTEMBRE. Tutto ciò, mentre in LUGLIO, in concomitanza con il GP di Gran Bretagna, era stato annunciato il ritiro di Coulthard e che Vettel avrebbe preso il suo posto. Ho trovato perfino un articolo di AGOSTO in cui si affermava che Takuma Sato era il principale candidato a sostituire Vettel e che il suo compagno di squadra sarebbe stato probabilmente uno tra Sebastien Buemi e Bruno Senna, che all'epoca avevano fatto test sulla Toro Rosso.
Nel 2009, il duo della Toro Rosso era Bourdais-Buemi e se non vado errata a Sato era capitata una cosa in stile Van Der Garde, ovvero un contratto ma senza un volante, cosa che dovrebbe essere finita anche in tribunale. Tutto questo lascia pensare che non solo non sia mai esistito un ballottaggio Vettel vs Bourdais per un passaggio in Redbull (che per i tempi non doveva neanche sembrare un salto di qualità esagerato, un pluricampione di Indycar che si fosse rivelato un fenomeno forse avrebbe ambito a qualcosa di più), ma che ben prima di Belgio e Italia, Bourdais rischiasse addirittura di non vedersi rinnovare il contratto in Toro Rosso.

Nell'articolo che ho letto non si parlava affatto di tutto questo. Anzi, da come la questione veniva posta sembrava che sono gli "esterni" potessero vedere il vero valore di Bourdais e i suoi risultati dettati dalla sfortuna. Eppure cos'è successo? Bourdais si è visto rinnovare il contratto (anche se poi, in corso d'opera, l'anno dopo è stato appiedato proprio quando finalmente stava avendo risultati in linea con il compagno di squadra, ma questa è un'altra storia) per il 2009. Da questo ne deduco che il vero valore di cui si discute nell'articolo sia proprio quello che gli è valso la conferma in Toro Rosso che, ai tempi, non significava assolutamente passaggio imminente in Redbull.
Coulthard se n'era andato, ma nessuno parlava di una revisione della coppia Vettel/Webber ai tempi e vorrei ricordarvi che Webber è rimasto in Redbull per i cinque anni successivi, fino al proprio ritiro all'età di trentasette anni, senza che nessuno lo cacciasse via a calci. Solo a quel punto, nei cinque anni successivi, cinque piloti diversi sono stati promossi a un certo punto in Redbull. La questione della "promozione" quindi, associata al 2008 appare quantomeno come anacronismo.

Il fatto che Bourdais abbia avuto delle sfortune nel corso degli albori della propria carriera è innegabile: in Australia viaggiava verso il quarto posto, in Belgio viaggiava verso il podio, in Italia come asserito dall'articolo viaggiava a quaranta secondi di distacco da Vettel accumulati in gara, che per un pilota venuto dall'Indycar dove non si gareggia con la pioggia poteva anche essere qualcosa di positivo ma che così come è stato scritto prendere quaranta secondi dal compagno di squadra nel corso di un gran premio non mi pare neanche una cosa così tanto positiva come veniva fatta passare...
Il punto è che, sfortunatamente per lui, Bourdais ha collezionato in tutto il 2008 soltanto due arrivi in zona punti, uno proprio in Australia (ritiro oltre il 90% di gara con pochissime vetture al traguardo) e uno in Belgio. Di conseguenza è vero che ha avuto sfortuna in alcuni momenti, ma è altrettanto vero che nelle altre quindici(?) gare della stagione era ben lontano dalla zona punti o dall'ottenere risultati memorabili. Più che di una bellissima stagione fatta di sfortune, parlerei piuttosto di una stagione tutto sommato abbastanza deludente, in cui la sfortuna gli ha dato addosso molto più del dovuto nei pochi casi in cui avrebbe potuto salvare il salvabile.

Credo che purtroppo la carriera di Sebastien Bourdais in Formula 1 abbia qualche parallelismo di troppo con quella di Brendon Hartley: pilota di successo in un'altra categoria, arrivato in Formula 1 non più giovanissimo (sui 28/29 anni), non in grado di ripetere in Formula 1 i successi ottenuti altrove e non riuscendo a convincere. Entrambi sono stati caratterizzati da molto #MaiUnaGioia, ma nessuno dei due ha mai fatto parlare molto di sé in positivo.
Probabilmente mi verrete a dire che Bourdais ha avuto risultati superiori a quelli di Hartley, ma andando a guardarci bene, ne siamo proprio così certi? Bourdais ha come miglior risultato in qualifica un quarto posto e un settimo posto come miglior risultato in gara, Hartley un sesto(?) posto in qualifica e un nono posto come risultato migliore in gara. Però la Toro Rosso di Hartley non era esattamente come la Toro Rosso di Bourdais.
Ad ogni modo, per quanto l'articolo potesse avere il nobile intento di dare credito a Bourdais, il messaggio di fondo che è passato tra i lettori è stato "Vettel era scarso tanto quanto Bourdais, ma ha solo avuto cu*o". Non sono sicura che questo sia il preludio a un'apertura culturale: "pilota che vince in Indycar ma non in Formula 1 = scarsohhhh". Che poi inizio seriamente a chiedermi che cosa sarebbe accaduto se Bourdais fosse stato un pilota vincente in Formula 1... forse un articolo che suonava così: "molti anni fa Bourdais fece 30+ punti contro i 4 di Vettel che oggi gestisce un circuito per corse di tosaerba, è inspiegabile come la sua carriera in F1 sia andata avanti più agevolmente".

PS. Ho una profonda stima per Bourdais come pilota di Indycar, sono tuttora profondamente abbattuta per l'incresciosa sventura accaduta a Monza, sono fermamente convinta che quel giorno la Toro Rosso avrebbe potuto fare 1-2 o almeno 1-3... e onestamente mi sarebbe piaciuto vederlo in Formula 1 più a lungo, specie alla luce del fatto che, risultati alla mano, nel 2009 stesse andando molto meglio che nel 2008. Però purtroppo non è andata così e credo che dipingerlo come una vittimahhhh del sistemahhhh non sia particolarmente corretto nei suoi confronti: "Bourdais ha fatto solo tre gare buone su diciotto nel 2008 ed è andato male perché a un certo punto della stagione Vettel si è saputo adattare alla nuova vettura e lui no, ma era solo un pilota di Indycar, dopotutto, quello che ha fatto è pura poesia per uno che viene dagli States"...


sabato 14 marzo 2020

F1 The Golden Days: GP Australia 2008

Nel 2008, quando si è aperta la stagione, speravamo in un punto di rottura, di vivere dopo lo spy-gate un anno con poche polemiche... Dopo le prove libere, tutto lasciava pensare a un imminente scontro Ferrari vs McLaren, la prima con al volante il campione del mondo in carica Raikkonen, la seconda che aveva ormai superato i giorni complicati della convivenza tra Hamilton e Alonso. Le qualifiche, tuttavia, facevano pensare a una storia un po' diversa: un problema tecnico, infatti, relegava Raikkonen nelle retrovie e Massa non andava oltre il quarto posto. Hamilton partiva dalla pole position davanti alla BMW di Kubica e alla McLaren del suo nuovo compagno di squadra Kovalainen.
I tre mantenevano le loro posizioni, mentre in casa Ferrari la situazione si complicava ulteriormente: Massa andava in testacoda precipitando nelle retrovie, nel tentativo di attaccare la seconda McLaren, mentre la risalita di Raikkonen, per ironia della sorte, più tardi era destinata ad essere frenata da un analogo errore, nel tentativo di sorpasso proprio sullo stesso Kovalainen.

Con cinque vetture già ritirate per incidenti vari al via e un paio fermate in corso d'opera da problemi tecnici, un numero ristretto di vetture era ormai presente sul tracciato australiano. Le Rosse, al momento, appartenevano a questo numero ristretto, ma non sarebbe durata molto a lungo.
Delle due Ferrari, la prima a uscire di scena è stata quella di Massa, per un guasto al motore. Il brasiliano era da poco uscito con la vettura intatta da un incidente che aveva messo fuori gioco un Coulthard particolarmente insoddisfatto dell'accaduto.
Altri piloti che si trovavano in posizioni di poco spessore sono usciti di scena per problemi tecnici o incidenti e questo destino, infine, è toccato anche a uno dei protagonisti: Kubica, infatti, è stato coinvolto in una collisione con Nakajima, ritirandosi. A quel punto sarebbe stata una facile doppietta per la McLaren... se Kovalainen non avesse perso tempo nell'ultima sosta, lasciando degli outsider a lottare per il podio.

Con Hamilton imprendibile, Heidfeld stazionava infatti in seconda posizione seguito da Rosberg. Anche Barrichello, con la Honda, era stato avvistato in quelle posizioni di spessore, ma un pitstop gli aveva fatto perdere terreno. E non solo: dopo quel pitstop era anche rientrato in pista ignorando il semaforo rosso all'uscita della pitlane: sarebbe stato uno dei sette piloti a completare la gara, ma sarebbe stato squalificato proprio per quella ragione.
Hamilton, Heidfeld, Rosberg, Alonso, Kovalainen, Nakajima: due McLaren, una BMW, due Williams e una Renault erano destinate a vedere la luce della bandiera a scacchi, destino che quel giorno non era previsto per l'unica Ferrari rimasta in pista nella seconda parte della gara.

A pochi giri dalla fine, Raikkonen si ritirava, infatti, per un guasto al motore, proprio come successo diverse tornate prima al suo compagno di squadra. Non il migliore degli inizi per la Rossa. Ironia della sorte, la squalifica di Barrichello faceva risalire Raikkonen all'ottavo posto: avendo completato il 90% di gara portava quindi a casa un punto. In settima posizione veniva classificato Bourdais: anche il quattro volte campione di Champ Car, al debutto con la Toro Rosso, si era ritirato a pochissimi giri dal termine per il cedimento del propulsore. Era quarto al momento del ritiro, una posizione che, nella sua breve carriera in F1, non avrebbe mai ottenuto.

Una gara anomala, quella dell'Albert Park di dodici anni fa, mentre cercavamo risposte sulla stagione appena iniziata. Il vincitore del gran premio inaugurale avrebbe vinto il mondiale, il successivo 2 novembre, ma le dinamiche di quel campionato, dalla sola Melbourne, erano ancora ben poco prevedibili.
Non tutti i gran premi australiani sono così ricchi di colpi di scena, in alcune occasioni si è capito fin dai primi metri quale sarebbe stato il naturale proseguimento della stagione. Il 2008, comunque, ci ricorda che il motorsport, in certi casi, sa essere davvero imprevedibile. Un giorno, quando il caos che stiamo vivendo attualmente sarà finito, speriamo di rivedere gran premi d'Australia un po' da WTF (veri gran premi, di quelli dove le auto scendono in pista, non di quelli in cui si aspetta per dodici ore un comunicato su quello che succederà), di quelli dopo i quali ci chiederemo: "cos'ho appena visto?"...

sabato 2 novembre 2019

Siamo tutti un po' come Glock sulle slick

Ogni anno, quando arriva il 2 Novembre, se ne parla sempre un po', di quell'incredibile finale al photofinish che portò nientemeno che Timo Glock a diventare una colonna portante delle teorie del kompl8 del motorsport.
Gli eventi li conosciamo tutti: Hamilton e Massa lottavano per il mondiale, sette punti li separavano, se Massa avesse vinto il gran premio, a Hamilton sarebbe bastato un quinto posto. Il copione era per certi versi già conosciuto e Hamilton non aveva assolutamente bisogno di strafare. Anzi, non doveva rischiare di finire come l'anno precedente.
Era quell'epoca in cui, quando si diceva "per vincere il mondiale, Massa deve innanzitutto vincere il gran premio del Brasile" non veniva nemmeno messo in discussione il fatto che potesse vincere il gran premio del Brasile.

Ottenne la pole. Come nel 2006. Come nel 2007, in cui poi si era perso per farsi overcuttare da Raikkonen a cui serviva la vittoria per vincere il titolo.
Se tutto fosse andato liscio, ed era un'epoca in cui spesso e volentieri le cose andavano lisce ai ferraristi che partivano dalla pole, il gran premio l'avrebbe vinto.
Hamilton non sembrava nella posizione migliore per lottare per il podio, al momento. Però non ne aveva bisogno, quindi rimaneva sempre il fatto che sì, Massa poteva e doveva vincere, ma la possibilità di vincere il mondiale passava per fatti che andavano al di là del suo controllo.
Scoppiò un acquazzone prima della gara. Ci fu un rain delay di un quarto d'ora, poi una gara relativamente tranquilla.
Massa era stabilmente in testa, in zona podio si stabilizzavano Alonso e Raikkonen abbastanza lontani, di tanto in tanto compariva Vettel che era più leggero in quanto su una strategia che prevedeva un rifornimento in più...

A rifornimenti completati, Hamilton era quarto, dietro a Massa, Alonso e Raikkonen. Sembrava che non ci fossero colpi di scena all'orizzonte e poi arrivò un altro violento scroscio di pioggia, uno di quelli che potevano cambiare le carte in tavola.
C'era chi rientrava ai box e chi non rientrava, quando non era ancora chiaro quale fosse la giusta strada da percorrere.
Hamilton rientrò prima di Massa, poi anche quest'ultimo si decise ad andare ai box, perché quantomeno c'era da portare a casa la vittoria, in mancanza d'altro.
C'era rischiava e proseguiva con le gomme slick e uno di questi era Glock, ma al momento la cosa non ci riguardava. Hamilton era quinto e doveva semplicemente portare a casa quella quinta piazza per vincere il mondiale: un'impresa semplice, se non fosse stato per la prima grande scheggia impazzita di Interlagos 2008, dove per "scheggia impazzita" si intende testualmente "soggetto tendenzialmente condannato all'irrilevanza che potrebbe stare lungo la via di chi invece è rilevante e scombinare di molto la situazione".
Mentre la pista era un caos, un po' bagnata e un po' no, con la pioggia che andava e veniva, un po' come Hockenheim il giorno della prima vittoria di Barrichello, c'erano doppiati ancora sulle slick che nei tratti asciutti passavano davanti. Poi Hamilton prese una curva molto in largo. Vettel, che gli stava attaccato al fondoschiena in qualità di scheggia impazzita, si infilò dentro.

Ora, di per sé una scena del genere aveva un po' dell'eroico perché stavamo pur sempre vedendo una Toro Rosso che superava una McLaren e tirava dritto così come se niente fosse, ma non avevamo molto il tempo di metterci problemi per la parte più filosofica.
La parte meno filosofica era che, appunto, la scheggia impazzita era arrivata e che una pedina che si piazzava a caso nella mischia poteva cambiare l'esito del mondiale. Non che cambiare l'esito del mondiale sia una cosa di cui le pedine impazzite dovrebbero andare fiere, visto che ne subiranno le conseguenze per tutto il resto dei loro giorni, però tutto sommato è comunque qualcosa di memorabile. In un lontano futuro un giorno, quando Vettel parlerà con i propri nipoti della sua carriera, di Interlagos 2008 dirà: "nella mia vita c'è stata una volta in cui sono andato vicinissimo a far vincere il mondiale alla Ferrari"... però mi rendo conto che anche questa è filosofia, quindi torniamo pure ai semplici fatti.
A quel punto Hamilton aveva due giri davanti per riprendersi la posizione. Insomma, una cosa semplicissima, anzi no, perché a Vettel sembrava non fregare esattamente un accidente della sua rincorsa al titolo e cercava di andarsene, mettendo tra di loro anche un po' di spazio.

Poi, all'ultimo giro, la pioggia incrementò, ma a nessuno di noi importava della quantità di pioggia che cadeva.
Massa tagliò il traguardo.
Anche Alonso e Raikkonen fecero la stessa cosa.
C'era Glock, ancora in quarta piazza, ma le inquadrature andarono su Hamilton che lo superava pochi metri prima del traguardo. Le immagini televisive riservarono un destino crudele alla seconda scheggia impazzita. Il giorno dopo, sui giornali, ci fu chi scrisse che mentre era stabilmente in quinta piazza, Glock si era fatto da parte per lasciar passare Hamilton.
Mi rendo conto che le teorie del kompl8 sono facili da tirare fuori, quando ci si impegna, ma a volte c'è anche chi dà un aiuto a farle nascere. Interlagos 2008 fu una sorta di antenat del clickbait: se scrivi "Glock si è inspiegabilmente fatto da parte per lasciar passare Hamilton" e le immagini televisive rappresentano qualcosa che, a primo impatto, potrebbe davvero dare quell'impressione, la colpa non è solo ed esclusivamente della fantasia galoppante della gente. In fondo vediamo quello che ci viene messo davanti agli occhi e spesso non cerchiamo di approfondire, specie se la spiegazione è già stata imbastita per noi da altri.

Anni dopo uscì un onboard dell'ultimo giro di Glock, un video che, se fosse uscito prima, probabilmente avrebbe messo a tacere certe voci di corridoio che esistono tuttora, nonostante molte non reggano nemmeno dal punto di vista concettuale. Insomma, Glock non è che abbia fatto carriera in Formula 1 grazie all'aiuto della McLaren o della Mercedes, né che sia mai finito in McLaren. Anzi, è finito al volante di una Marussia. Poi, un bel giorno, è stato appiedato anche dalla Marussia ed è uscito di scena. E questo è niente, dato che la cosa veramente tragicomica è PER CHI è stato messo da parte dalla Marussia: per Luiz Razia, uno che ha perso il volante ben prima della fine dei test prestagionali...
A parte questo, nell'onboard si vede una storia passata in secondo piano. Glock faticava a tenere la vettura in pista, sulle slick e con pioggia in aumento. Arrivò un doppiato che si sdoppiò come se non ci fosse nemmeno e tirò dritto. Poi Glock rischiò seriamente di perdere il controllo dell'auto. Lasciò la pista interamente scoperta. Vettel passò con una facilità di mille volte superiore a quella con cui avrebbe doppiato Gutierrez in altre occasioni negli anni a venire. Hamilton gli era dietro e passò a sua volta, quando Glock aveva appena smesso di girare sul cordolo e aveva ripreso a girare sull'asfalto.

Quello che emerge da quell'onboard è semplicemente un pilota totalmente impotente di fronte quelli che avevano le gomme giuste, uno che non poteva fare niente, tranne cercare di portare la macchina al traguardo. Insomma, uno che molto probabilmente in quel momento aveva in testa ben altro che le proiezioni dei punteggi altrui nella classifica piloti, che con tutta probabilità non sapeva nemmeno chi avesse dietro e che difficilmente avrebbe "riconosciuto la vettura di Hamilton facendosi da parte" e non per una sola ragione.
Al di là del fatto che, in caso di kompl8, avrebbe dovuto semplicemente andare ai box come tutti per far recuperare una posizione a Hamilton senza destare alcun sospetto, la logica mi fa pensare che 1) un pilota che sta faticando a controllare la propria vettura non si mette a controllare negli specchietti sotto al diluvio CHI abbia dietro, 2) se anche l'avesse fatto, nel momento in cui poteva vedere qualcuno negli specchietti, avrebbe visto la vettura che gli stava immediatamente dietro, ovvero quella di Vettel, i cui colori erano abbastanza diversi. Pensare che abbia visto Vettel negli specchietti scambiandolo per Hamilton, che abbia deciso di simulare un'uscita di pista per farlo passare e che per puro caso sia passato anche il vero Hamilton è uno spreco. Affermare che l'abbia fatto perché costretto dagli Illuminati sarebbe stato molto più adeguato.

Alla fine, nella vita, ci sono cose più strane di quella che accadde quel giorno a Glock, non vi pare? Anche in quello stesso gran premio.
Perché mondiale a parte, quel gran premio ebbe anche un suo risultato finale e il risultato finale ci informa che Felipe Massa ne fu il vincitore. Insomma, non finì in testacoda, non finì a muro, non fece nessuna delle cose che faceva di solito in caso di pioggia battente.
Se quel giorno Massa arrivò a Interlagos in lotta per il titolo e soltanto la pioggia, sua nemica mortale, poteva aprirgli la strada per il campionato, vuole dire che proprio non era destino. O, siccome credo più nel libero arbitrio che nel destino e nel fatto che le classifiche finali premiano i risultati individuali e di squadra, pur non rendendo i secondi classificati indegni di essere dove sono, forse il destino ideale per Massa non sarebbe stato quello di lottare per il titolo, ma di stare altrove a ottenere occasionali performance da outsider.


venerdì 20 settembre 2019

Kiss me hard before you go, Singapore sadness

Come ogni anno quando ci si addentra nella seconda metà di settembre la Formula 1 passa per Singapore, fonte di numerosi aneddoti durante le telecronache sulla Rai: la "città del leone", che deriva dal sanscrito "singapura", la ruota panoramica con ventotto cabine che percorre il proprio giro in una quarantina di minuti...
Patria di curiosità e di occasionali intossicazioni alimentari, Marina Bay ha avuto l'onore di ospitare il primo gran premio in notturna della storia della Formula 1, che curiosamente è stato anche l'ottocentesimo evento della storia valido per il campionato di Formula 1.

Correva l'anno 2008 e le gerarchie erano ben diverse da quelle attuali. Ferrari e McLaren lottavano per il campionato, in una stagione relativamente più tranquilla rispetto a quella 2007, caratterizzata dallo spy-gate. Lewis Hamilton era il pilota di punta della McLaren, affiancato da Heikki Kovalainen, spesso in difficoltà anche quando si trattava soltanto di interpretare il ruolo di seconda guida, dall'altra parte c'erano Kimi Raikkonen e Felipe Massa, con la classifica e il numero di vittorie che volgevano a favore di quest'ultimo.

Quello che accadde in gara lo sappiamo tutti: Massa, Hamilton e Raikkonen erano i primi tre, nel primo stint, e nulla lasciava intendere che la situazione potesse essere travolta all'improvviso.
Poi Nelsinho Piquet finì a muro, la safety car entrò in pista, qualcuno si fermò ai box con la pitlane chiusa per non rimanere senza carburante, i piloti di testa furono costretti ad attendere che la pitlane venisse "aperta" e quando ciò accadde rientrarono tutti in una volta.
Nel box Ferrari accadde qualcosa di paradossale: a Massa fu dato il segnale di ripartire quando il bocchettone per il rifornimento di benzina era ancora inserito nella monoposto e, a completare l'opera, il fattaccio avvenne mentre Raikkonen attendeva il proprio turno.

Quando le telecamere lasciarono da parte lo scenario apocalittico che andava in scena nella corsia dei box, le inquadrature si concentrarono sulle vetture rimaste in pista dietro la safety car. Anche quelle immagini potevano essere, seppure in un altro modo, interpretate come un chiaro segnale della fine del mondo ormai imminente.
La Williams di Rosberg era in testa davanti alla Toyota di Trulli e alla Force India di Fisichella, con la BMW Sauber di Kubica al quarto posto, l'unica posizione, tra quelle dei primi quattro, che non appariva particolarmente sguaiata.
Niente paura, si trattava di una situazione provvisoria: Rosberg e Kubica erano andati a rifornire quando non potevano, quindi erano condannati a uno stop and go di dieci secondi, Trulli e Fisichella dovevano fermarsi ai box. Il favorito era, a quel punto, il pilota che occupava la quinta piazza: Fernando Alonso.

Alla fine della gara, quando il campione del mondo 2005 e 2006 tagliò il traguardo da vincitore, Mazzoni osservò, in tono ironico, che era curioso che Piquet fosse andato a sbattere e, come conseguenza, la situazione si fosse stravolta al punto tale da servire su un piatto d'argento la vittoria al suo compagno di squadra: "sembra quasi fatto apposta", disse.
Un anno più tardi, quando Nelsinho Piquet fu appiedato dalla Renault, confermò che era stata proprio un'azione volontaria.
Da allora il mondo si divide: c'è chi non crede a questa versione dei fatti, chi ci crede e pensa che, alla fine del campionato, abbia costato il titolo a Massa, c'è chi pur non essendo convinto della veridicità di quanto affermato da Piquet attribuisce comunque a questo episodio l'avere perso il titolo per un solo punto.

A mio parere nel corso di questi anni ci si è soffermati troppo sulle presunte conseguenze (perché la Renault avrà anche condizionato l'esito della gara, ma chi non è riuscito a ritagliarsi spazio nella confusione non può attribuire alla scuderia gestita da Flavio Briatore la causa dei propri errori), senza chiedersi mai fino in fondo se quanto affermato da Nelson Jr fosse effettivamente plausibile: era possibile prevedere che, con un incidente innescato ad arte da uno dei due piloti, l'altro sarebbe riuscito a portare a casa un'inattesa vittoria? e Alonso ne era al corrente?

Su quest'ultimo punto ho i miei dubbi, che non hanno NULLA a che vedere con la personalità di Alonso, su cui ci si è soffermati fin troppo. Per intenderci, c'è chi dice che Alonso era proprio il tipo adatto per infilarsi in un'ennesima polemica di propria spontanea volontà e c'è chi dice che è un Santo Subito e che non avrebbe mai preso parte a una simile azione.
Quello che interessa a me è questo: se Alonso fosse stato consapevole di che cosa stava accadendo, poteva essere migliorato qualcosa?
La risposta a cui sono giunta è che, a prescindere dalla personalità di Alonso, in linea teorica avrebbe potuto esserci un margine di miglioramento notevole, se entrambi i piloti fossero stati consapevoli.

A dare credito alla versione di Piquet Jr fu infatti la strategia anomala con la quale Alonso aveva iniziato la gara: all'epoca dei rifornimenti di benzina, chi aveva una vettura relativamente più competitiva di altre che gli partivano davanti tendeva a partire strapieno di carburante, o per fare una sosta in meno, o per recuperare, a parità di pitstop, posizioni tramite overcut (che ai tempi non si chiamava ancora così). Nonostante Alonso si fosse qualificato nelle retrovie, fu scelto l'esatto contrario.
Questa è la ragione per cui tendo a credere che Alonso non sapesse. Se avesse saputo, sarebbe stato possibile farlo partire con la vettura strapiena di carburante e poi trovare una ragione per cui farlo rientrare appena prima dell'incidente i Piquet. Se per esempio Alonso avesse fatto qualcosa che portava a rovinare le gomme, oppure a simulare di averle rovinate, nessuno avrebbe potuto insinuare, a meno di non essere tacciato di essere un complottista, che il pitstop di Alonso prima di tutti gli altri fosse pianificato.

Venendo all'altra questione, la NASCAR insegna che è possibile condizionare un risultato innescando ad arte una safety car per consentire al proprio compagno di squadra un risultato che lo faccia entrare nei playoff, ma NASCAR e Formula 1 sono serie che viaggiano su binari diversi: per fare entrare la safety car su un ovale basta fermarsi, oppure rallentare in maniera consistente.
Su un circuito come Singapore, tuttavia, ostruire la pista potrebbe essere più facile che farlo laddove ci sono ampie vie di fuga, al punto da pensare che non fosse necessario un botto del genere.

Se è strano ipotizzare che una squadra abbia chiesto a un pilota di andare a sfracellarsi contro un muro di proposito (e che costui l'abbia fatto, invece di suggerire al proprio team principal una visita psichiatrica), è molto meno azzardato avanzare l'ipotesi che gli si possa avere chiesto di ostruire il tracciato in un modo diverso. A titolo di esempio: l'idea che possa essere stato chiesto a Piquet di girarsi di lato ad arte e che poi lui stesso abbia commesso un errore di valutazione nell'attuare quel proposito, mi sembra verosimile senza dovere scomodare la sanità mentale di nessuno.

Pensare di vincere era a mio parere difficile, ma meno di quanto possiamo pensare: quello che pare essere stato creato ad arte a Singapore era un copione che, in maniera genuina, era già noto. Era già accaduto, in un gran premio di quella stagione, che un incidente avvenuto prima che i piloti su una strategia a due soste si fermassero per la seconda neutralizzasse la gara andando a vantaggio proprio dell'unico pilota che, partito dalle retrovie, si era appena fermato per la sua unica sosta, consentendogli di guadagnare talmente tante posizioni, con l'ultima sosta altrui, da ritrovarsi prima in testa alla gara e poi, nel momento in cui contava, sul secondo gradino del podio.
La Renault aveva già appreso a proprio vantaggio quali potessero essere gli effetti positivi di una SC entrata in pista proprio nel momento più opportuno.
Un paio d'anni fa ho rivisto il gran premio di Germania 2008 e ho avuto l'impressione che quel podio colto di fortuna da Nelsinho Piquet sia stato proprio ciò che ha contribuito all'inizio della sua fine.

domenica 11 novembre 2018

Dieci buone ragioni per cui le teorie del kompl8 su Glock sono nonsense allo stato puro

Carissimi lettori, di recente è stato celebrato il decimo anniversario di uno degli eventi motoristici più chiacchierati di questo millennio, avvenuto nella location nella quale in questo weekend viene disputato il GP del Brasile.
Giusto per ricordarvi quale fosse il mio posizionamento all'epoca, vorrei ricordarvi che il pilota per cui tifavo, quel giorno, si giocava il titolo. Il pilota per cui tifavo, non ha mai vinto titoli. Quindi chiunque stesse per dirmi "scrivi questo post solo perché tifavi Hamilton!!!11!!!1!!" può anche risparmiare tempo: la mia risposta sarebbe ridergli in faccia.
Ad ogni modo da questa premessa ne esce fuori che in me c'era una piccola fungirl (neanche tanto piccola, avevo vent'anni), ma credo di essere in grado, se mi sforzo, di usare il buon senso e di fare qualche ragionamento logico. Ho intenzione, in questo post, di smantellare un decalogo di luoghi comuni.

1) "Glock ha fatto passare Hamilton per i suoi rapporti con la Mercedes."
Premesso che all'epoca Hamilton non stava in Mercedes e che un team Mercedes ancora non esisteva, prendiamo per buono che il fornitore di motori dettasse legge.
Il punto è che i presunti rapporti di Glock con la Mercedes sembrano essere usciti dal nulla. All'epoca correva per la Toyota. Dopo ha avuto dei contatti con la Renault, rifiutando un ingaggio, e si è accasato alla Manor. Nel DTM, serie in cui un terzo delle vetture sono motorizzate Mercedes, corre per la BMW.
Raccontare un evento arricchendolo di particolari inventati a volte è una tentazione. Il problema è quando questi dettagli inventati si trascinano per dieci anni e c'è ancora chi pensa che Glock sia sul libro paga della Mercedes, nonostante dieci anni in cui ha corso incessantemente per altre squadre.

2) "Non ci sono motivi per cui Glock avrebbe dovuto rallentare all'ultimo giro."
Credo che, da questo punto di vista, sia doveroso ricordarvi quali fossero le condizioni meteo: circa quattro o cinque giri prima della fine della gara tutti sono rientrati per montare gomme da bagnato, perché pioveva. Tuttavia la pioggia non era ancora intensa al punto tale da far crollare significativamente i tempi delle vetture su gomme da asciutto, al punto che al penultimo giro le Toyota hanno perso all'incirca un secondo dai piloti di testa. All'ultimo giro, invece, la pioggia ha iniziato a incrementare. Non solo Glock, ma anche Trulli, giravano all'incirca dieci secondi al giro più lenti degli altri, tanto che dei doppiati li superavano senza alcuna difficoltà. Trulli andava anche più piano di Glock e ha dichiarato post-gara che la pista era impraticabile. Esiste un on-board di Glock nell'ultimo giro, pubblicato sul canale Youtube ufficiale della Formula 1: da lì si vedono le difficoltà nel tenere la vettura in strada.

3) "Altri piloti non avrebbero rallentato, avrebbero cercato di portare a casa la posizione."
Non è da escludere che qualcuno potesse provarci, nonostante le condizioni della pista. Questo prova che ci sono piloti che sono disposti a prendersi rischi maggiori, oppure che ci sono piloti che sotto l'acqua sono migliori di altri. Il fatto che uno specifico pilota sia più conservativo o che sia peggiore di altri con la pioggia, di per sé, è molto lontano dall'essere un complotto.

4) "Non c'erano altri modi in cui Glock poteva far passare Hamilton se non rallentando."
Se davvero Glock avesse avuto così tanto a cuore la quinta posizione di Hamilton, aveva un modo per cedergliela su un piatto d'argento passando del tutto inosservato, ovvero rientrare ai box, come hanno fatto la maggior parte dei piloti. Anche se il team non l'aveva chiamato, avrebbe potuto tranquillamente dire di avere capito male una comunicazione radio. Nessuno avrebbe visto del marcio in un pilota che, con la pioggia, rientrava ai box a cambiare gomme quando lo facevano tutti.

5) "Era un complotto già pianificato prima della gara" - parte prima.
La situazione di Glock che andava in giro con gomme da asciutto sotto un acquazzone si è verificata solo ed esclusivamente perché è scoppiato un acquazzone. Esisteranno anche delle previsioni del tempo precise, ma è impossibile pianificare il minuto esatto in cui la pista diventerà impraticabile su gomme da asciutto. È anche impossibile pianificare con certezza assoluta il momento in cui un gran premio finirà, specie se tale gran premio inizia con un rain delay.

6) "Era un complotto già pianificato prima della gara" - parte seconda.
Ho già approfondito la questione delle condizioni meteo, i cui effetti sul risultato di un gran premio non possono essere previsti con certezza, adesso è giunto il momento di approfondire anche un'altra questione.
Hamilton era quarto, prima della sosta per le gomme da bagnato e, al momento di tornare in pista, era quinto perché Glock non si era fermato, ovvero era in una posizione tale per cui poteva tranquillamente vincere il mondiale per un punto. Tuttavia, quando la pista era ancora in condizioni incerte, è accaduto che Hamilton ha preso una curva troppo in largo e all'interno di quella curva si è infilato Vettel, che l'ha superato relegandolo in sesta posizione.
Com'è possibile che qualcuno potesse essere al corrente di tutto ciò in anticipo?

7) "Glock sapeva dove fosse Hamilton."
Questa non la posso smentire, però credo che si stia sopravvalutando la conoscenza che i piloti hanno delle posizioni altrui: è capitato, in diversi casi, che certi piloti abbiano dimostrato di non sapere chi avevano davanti o dietro. Potrei citare almeno tre casi: 1) in un gran premio di fine 2006, dopo un contatto con Sato, Heidfeld è andato a fare la predica a Yamamoto pensando che l'autore di quel sorpasso fosse quest'ultimo, 2) al GP del Canada 2007, durante l'intervista sulla Rai avvenuta dopo il suo ritiro, Liuzzi si è riferito alla safety car entrata a seguito dell'incidente di Kubica come alla safety car entrata dopo l'incidente "di Heidfeld", 3) al GP di Russia 2017 Raikkonen si è lamentato via radio, a suo dire, di essere precipitato dietro a Bottas dopo il pitstop, senza sapere che Bottas fosse in precedenza in testa alla gara.
Questo per dire che non è detto che in quel momento Glock sapesse che Massa era in testa alla gara e che Hamilton era sesto. E se anche l'avesse saputo, in realtà, non credo neanche che sia tanto probabile che mentre girava sotto l'acqua con le gomme d'asciutto e la pioggia andava intensificandosi il suo principale pensiero fosse mettersi a calcolare le proiezioni della classifica piloti.

8) "Glock ha visto Hamilton negli specchietti e l'ha lasciato passare."
Ora, non ho la più pallida idea di che cosa si vedesse negli specchietti della vettura di Glock in quel momento, di quanto avesse chiaro quali fossero le vetture alle sue spalle e quant'altro.
Sono passati diversi doppiati e, ammettendo che Glock abbia visto una vettura a pieni giri alle sue spalle e che si sia fatto di lato per lasciarla passare non essendo in condizioni tali da resistere a un attacco, un'affermazione di questo genere è nonsense: tra Glock e Hamilton c'era Vettel, in quel momento, quindi al massimo Glock può avere visto Vettel negli specchietti. Una volta che Vettel ha superato Glock, anche Hamilton aveva già affiancato Glock: l'unica resistenza che quest'ultimo poteva tentare a quel punto era andargli addosso.

9) "Quando viene assegnato il titolo, il dovere degli altri piloti è quello di non condizionare il risultato."
Più facile a dirsi che a farsi, non credete? Il modo più facile per riuscirci probabilmente è rompere il motore nel giro di formazione e non presentarsi sulla griglia di partenza. In tal caso, di sicuro, il risultato non verrà condizionato, a meno che uno dei contendenti al titolo non finisca su una macchia d'olio lasciata sull'asfalto.
Condizionare o non condizionare un risultato significa tutto o niente. A meno che i piloti che lottano per il titolo non guidino vetture ragionevolmente superiori alla concorrenza da potere occupare le prime posizioni qualunque cosa accada, è possibile che uno o più di loro possano ritrovarsi dietro a piloti random. La gara dei piloti random non può dipendere da chi hanno dietro, né visa in loro funzione.

10) Bonus: i soggetti coinvolti.
Con quest'ultimo punto non vado a smantellare un'affermazione standard, quanto piuttosto vado a notare come il fatto che ad essere coinvolte fossero una Ferrari e una McLaren è probabilmente la ragione principale per cui un simile episodio ha fatto la storia più di ogni altro.
Immaginate che anziché essere il 2008 fosse il 2009, quando in lotta per il titolo c'erano Button e Barrichello sulla Brawn GP e Vettel sulla Redbull: sembravano tutti usciti dal nulla, all'occhio del tifoso medio, e probabilmente se fossero arrivati tutti in lotta per il titolo fino all'ultimo gran premio stagionale invece che fino al penultimo, se si fosse verificato un episodio analogo ci sarebbe stata molta meno attenzione.
Essenzialmente una delle ragioni per cui l'ultimo giro di Glock è passato alla storia è che a lottare per il titolo erano piloti/team con una vasta quantità di tifosi e che i flame tra le due tifoserie (molto elevati specie in passato) hanno mantenuto vivo questo ricordo.

venerdì 28 settembre 2018

Da Singapore al Brasile passando per il progetto Singapura

Stock Car Brasil @ Cascavel & Velocittà + Riflessioni sull'anniversario odierno

È il 28 Settembre 2018 e oggi Mika Hakkinen compie cinquant'anni, ma non siamo qui per parlare di lui (anche se, in effetti, meriterebbe che parlassi di lui).
Esattamente dieci anni fa ne compiva quaranta, ma non siamo qui nemmeno per parlare di questo: dieci anni fa, infatti, si svolgeva uno dei gran premi più controversi di questo secolo, se non il più controverso in assoluto.
Il gran premio in oggetto era l'edizione inaugurale di Singapore, in una location suggestiva accanto a una ruota panoramica. Dal momento che Singapore mi ricorda il "progetto Singapura", quello delle case popolari vicine a Interlagos laddove un tempo sorgeva una favela, finanziate dallo stato di Singapore, ho deciso di fare un mash-up e di parlare di Stock Car Brasil, con qualche pensiero rivolto ai gloriosi tempi in cui Nelsinho Piquet si esibiva poco gloriosamente a Marina Bay. Il campionato, di cui avevo parlato per l'ultima volta in Agosto, è proseguito con due date in Settembre, il 9 a Cascavel, il 23 a Velo Città.

Ormai dimenticati i tempi in cui Felipe Massa - che dieci anni fa ripartiva dai box allo scattare del semaforo verde che indicava il termine del pitstop, peccato che il pitstop non fosse affatto terminato - solcava occasionalmente i circuiti della Stock Car Brasil facendo intensificare la faida tra i tifosi brasiliani di Massa e i tifosi brasiliani di Barrichello (se non sapete di che cosa stia parlando, potete approfondire nel mio post di qualche tempo fa o, se siete persone responsabili, continuare a vivere nell'ignoranza), di cui già a Campo Grande avevamo fatto a meno, la Stock Car Brasil è ripartita da Cascavel senza di lui.
Felipe Fraga è partito dalla pole position in Gara 1, ma in gara ha dovuto arrendersi a Lucas Di Grassi e accontentarsi della seconda posizione. Marcos Gomes ha chiuso al terzo posto.
In Gara 2, grazie alla reverse-grid, il brasiliano di origini asiatiche Rafael Suzuki partiva dalla pole, ma ancora una volta il pole-sitter ha dovuto accontentarsi di uno dei gradini più bassi del podio, nel suo caso il terzo: vincitore Atila Abreu, davanti a Julio Campos.

Tornando vagamente in topic, parliamo di Nelsinho Piquet, che in Stock Car Brasil è celebre non tanto per gli incidenti, quanto per la sua accesa rivalità con Lucas Di Grassi, che si consuma generalmente con polemiche random. Non deve essere stato molto soddisfatto, quindi, della vittoria del suo nemico giurato... e forse neanche dei risultati ottenuti a Cascavel: un diciottesimo posto e un ritiro.
Gli è andata decisamente meglio a Velo Città, quando ha chiuso entrambe le gare nelle zone basse della top-ten. Sembrano ormai dimenticati i giorni in cui si spalmava sul muretto di Marina Bay e all'intervento della medical car - guidata in quell'occasione da Alex Wurz - si allontanava a piedi, anche se tuttavia finora il suo miglior risultato è stato un quarto posto a Campo Grande: per intenderci, al momento attuale è ben lontano dai risultati di Di Grassi, quindi il loro scontro è qualcosa che esiste più sulle pagine web che nella realtà.

A Velocittà in Gara 1 ha vinto Felipe Fraga, con Gomes partito dalla pole costretto al ritiro. Secondo si è classificato Daniel Serra, mentre Cacà Bueno ha chiuso sul gradino più basso del podio.
La pole da reverse-grid è andata a Felipe Lapenna, che condivide con Fraga il fatto di essere genericamente chiamato "o Felipe" durante le telecronache dei commentatori brasiliani. Non che per altri piloti funzioni diversamente, ma quantomeno una minima parte di loro si chiama con nomi diversi da "o Felipe", "o Lucas", "o Marcos"... Daniel Serra, già secondo classificato nella prima gara, è arrivato secondo anche in Gara 2 vinta da Atila Abreu, mentre terzo ha chiuso un VeKkYaCçY0!!!11!!!111 che dieci anni fa a Singapore rifornì con la pitlane chiusa e poi fu costretto al ritiro. Tentò di lanciare i propri guanti al pubblico, ma anche quell'impresa fallì mestamente. Parlo di Rubens Barrichello, un altro che a Singapore 2008 non raccolse grosse soddisfazioni. Era già visto come in età avanzata allora, figuriamoci al giorno d'oggi, probabilmente molta gente lo considera decrepito. È in buona compagnia, comunque, guardando le foto del podio di Marina Bay di dieci anni fa: Alonso senza barba, Rosberg e Hamilton a cui sembrava che non fosse neanche ancora spuntata... cosa sarà qualche capello bianco sulla testa di "o Rubinho"?

[Foto reperite su motorsport.com]

martedì 28 novembre 2017

Dieci anni di Commenti ai Gran Premi: Review 2008

Nel 2007 nascevano i Commenti ai Gran Premi e, per ironia della sorte, proprio in quell'anno si svolgeva uno dei campionati a mio parere più belli e avvincenti di questo secolo.
Per celebrare il 2007 ho deciso di rivedere e commentare tutti i gran premi di quella stagione. La cosa mi è piaciuta, quindi ho deciso di fare lo stesso con il 2008.
I #DieciAnniDiCommentiAiGranPremi continuano e, attualmente, sono commenti ai gran premi del 2008 scritti nel 2017 ma fingendo di essere nel 2008. ||| Nel review basta cliccare sui link di ciascun gran premio per andare a leggere il commento al gran premio in oggetto. |||

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Review 2008: L'anno degli outsider non è stato l'anno degli outsider

Ci eravamo lasciati al termine del campionato 2007 con una lunga serie di polemiche che sembrava destinata a non finire più, quindi se non altro c'era la speranza, destinata a concretizzarsi, che il campionato 2008 potesse essere più tranquillo da questo punto di vista.
Di polemiche relative a fatti strettamente connessi ai gran premi, ai team o ai piloti non ce ne sono state e, se ci sono state, sono state di gran lunga inferiori a quelle della scorsa stagione, quindi qualcosa di positivo è sicuramente successo.
Nota curiosa: quest'anno nessun team ha cambiato i propri piloti in corso d'opera.

Il campionato è iniziato in AUSTRALIA, con il gran premio disputato il 16 Marzo, con la McLaren di Lewis Hamilton e la BMW Sauber di Robert Kubica affiancate in prima fila.
La gara è stata un susseguirsi di ritiri, con appena sei vetture arrivate a traguardo, nessuna delle quali di colore rosso: prima Massa e poi Raikkonen sono stati messi out da dei guasti al motore, dopo avere condotto gare poco brillanti. Curiosamente la McLaren e la Williams sono stati gli unici due team che hanno portato entrambe le vetture al traguardo. Lewis Hamilton ha vinto senza avere nessuno che potesse impensierirlo, con la BMW di Heidfeld e la Williams di Rosberg a completare un podio che difficilmente qualcuno avrebbe potuto pronosticare in anticipo.
Una settimana più tardi si correva in MALESIA e la Ferrari sembrava sul punto di riprendersi, avendo monopolizzato la prima fila. In realtà si è ripresa, ma soltanto a metà: mentre Kimi Raikkonen ha vinto il gran premio, Felipe Massa, partito dalla pole position, si è insabbiato a metà gara, ritirandosi. Sul podio c'era di nuovo una BMW, quella di Kubica, stavolta, mentre terzo si è classificato Heikki Kovalainen, neo-acquisto della McLaren.

In attesa del gran premio del BAHREIN, disputato il 6 Aprile, c'è stata una noiosissima polemica a proposito del presidente della FIA Max Mosley, di video hard e di prostitute, alla quale preferirei non dedicare spazio, dato che non ha nulla a che vedere con i motori.
Sul circuito di Al Sahkir c'è stata una doppietta Ferrari e la stessa cosa è avvenuta anche tre settimane più tardi al gran premio di SPAGNA: in Bahrein ha vinto Massa, in Spagna ha vinto Raikkonen.
Robert Kubica, partito dalla pole position in Bahrein, si è dovuto accontentare di una terza posizione, in un gran premio che per Hamilton è andato malissimo (13°, dopo avere passato la gara a litigare con Fisichella e Sato); il pilota della McLaren ha chiuso invece in terza posizione il gran premio di Spagna, nel corso del quale il suo compagno di squadra Kovalainen ha avuto un brutto incidente dal quale è fortunatamente uscito illeso.

La Formula 1 è arrivata in TURCHIA, per il gran premio dell'11 Maggio, con solo venti vetture sulla griglia di partenza invece che le ventidue a cui eravamo abituati fin dall'inizio della stagione 2006: purtroppo la Super Aguri è fallita nel frattempo, il team non esiste più e Takuma Sato e Anthony Davidson hanno perso il volante.
In gara c'è stato un duello a distanza per la vittoria tra la Ferrari di Felipe Massa e la Ferrari di Lewis Hamilton, con quest'ultimo che ha tentato una strategia diversa, con tre pitstop anziché due. Ha vinto Massa, portando a casa la terza vittoria all'Istanbul Park, mentre Hamilton si è dovuto accontentare della seconda posizione, davanti alla Ferrari di Kimi Raikkonen.
Hamilton si è ripreso in grande stile due settimane più tardi a MONTECARLO, quando ha vinto un caotico gran premio in cui Massa era partito dalla pole e si è ritrovato relegato in terza posizione dietro anche a Kubica. In quel gran premio Raikkonen è arrivato fuori dalla zona punti dopo un incidente con la Force India di Adrian Sutil mentre erano in lotta per la quarta posizione, incidente che è costato a Sutil il ritiro e a Raikkonen la perdita della testa della classifica piloti a vantaggio di Hamilton. Purtroppo la Force India non ha più avuto modo di riprendersi nel corso della stagione, non portando a casa nemmeno un punto.

L'8 Giugno, in CANADA, la BMW Sauber ha conquistato, a sorpresa, una doppietta.
Tutto è iniziato nel più classico dei modi, con Hamilton, Kubica e Raikkonen primi tre in qualifica e apparentemente destinati a finire in top-3. Poi qualcosa è cambiato: c'è stato un incidente, c'è stata la safety-car, c'è stato un rientro ai box in branco e c'è stato - come vuole la migliore tradizione canadese - il semaforo rosso all'uscita della pitlane.
Raikkonen e Kubica, che avevano superato Hamilton grazie a un pitstop più rapido, si sono fermati in corrispondenza del semaforo, Hamilton non l'ha fatto e ha travolto Raikkonen, costringendo entrambi al ritiro. Subito dopo Rosberg ha avuto un ruolo minore nell'incidente, in quanto anche lui no si è fermato al semaforo e ha colpito i rottami che aveva davanti.
L'incidente più folle dell'epoca recente è costato a Hamilton il secondo ritiro in carriera (e di due ritiri, entrambi sono incidenti nella pitlane) e ha fatto sì che l gran premio si decidesse tra i due piloti della BMW: Kubica che si era fermato ai box e Heidfeld che ancora non si era fermato. L'ha spuntata Kubica, hanno fatto doppietta e, incredibile ma vero, il podio è stato completato dalla Redbull di David Coulthard, che di lì a un mese avrebbe annunciato il proprio ritiro dalla Formula 1 al termine della stagione.

Dopo la vittoria a Montreal, Kubica si era portato in testa alla classifica, ma non è durata a lungo: due settimane più tardi è stato superato in classifica da Massa, vincitore del gran premio di FRANCIA, dopo avere superato il compagno di squadra Raikkonen dopo un problema tecnico di quest'ultimo. Raikkonen è riuscito comunque a conservare la seconda posizione, mentre terzo è arrivato un altro outsider: Jarno Trulli su Toyota, che si è tenuto dietro la McLaren di Kovalainen.
A Hamilton non è andata molto bene, ma tempo altre due settimane ed è stato lui, vincendo il gran premio di GRAN BRETAGNA, a ritrovarsi in testa alla classifica, seppure a pari punti con Massa e Raikkonen, per migliori piazzamenti: in una gara bagnata in cui Massa ha fatto cinque testacoda e Raikkonen ne ha fatti due, Hamilton ha vinto con un ampio margine di vantaggio sulla BMW di Nick Heidfeld. La serie di outsider sul podio non era ancora terminata, in quanto sfruttando una strategia diversa Rubens Barrichello, su Honda, ha portato a casa un inaspettato terzo posto!

Il 21 Luglio si è svolto il gran premio di GERMANIA a Hockenheim e, ancora una volta, sul podio abbiamo ritrovato, stavolta in seconda posizione, un pilota che era difficile prevedere di ritrovare nelle posizioni che contano.
Un incidente avvenuto a metà gara, protagonista la Toyota di Timo Glock, in cui per fortuna il pilota è uscito illeso, ha provocato l'ingresso della safety car e una differenziazione delle strategie.
In mezzo al duello tra Hamilton e Massa, che fin da subito si era visto si sarebbe risolto a favore del pilota dela McLaren, si è ritrovato nientemeno che Nelsinho Piquet, pilota della Renault spesso criticato per le sue performance al di sotto delle aspettative (dopotutto è stato il rivale di Hamilton in GP2): su una strategia di un'unica sosta, si era appena fermato quando Glock ha perso il controllo della propria vettura andando a schiantarsi, e si trovava tra le ultime posizioni. Quando però tutti gli altri piloti si sono fermati per la seconda sosta, chi dietro la safety car, chi in un secondo momento, si è ritrovato per qualche giro in testa alla gara, prima di essere superato da Hamilton e di doversi accontentare della seconda posizione, riuscendo comunque a tenersi dietro la Ferrari di Massa.

Il 3 Agosto, al Gran Premio d'UNGHERIA, le McLaren di Hamilton e Kovalainen erano affiancate in prima fila, ma al via Felipe Massa l'ha spuntata superando entrambi e portandosi in testa al gran premio, con i due piloti McLaren costretti ad accodarsi in seconda e terza posizione, almeno finché Hamilton non ha subito una foratura che gli ha fatto perdere terreno.
Risalito in seconda posizione, Kovalainen ha vinto a sorpresa quando Massa è stato costretto al ritiro dopo la rottura del motore avvenuta a tre giri dal termine. Si è trattato della prima vittoria di Kovalainen in carriera, dopo che non aveva saputo sfruttare al meglio la pole position conquistata in Gran Bretagna. Sul podio con lui c'erano Glock (giusto per stare in tema di outsider) e Raikkonen.
Massa si è ripreso vincendo dalla pole position il gran premio d'EUROPA, disputato sul nuovo circuito cittadino di Valencia dopo tre settimane di pausa, davanti a Hamilton e Kubica e, il 7 Settembre, ha vinto anche il gran premio del BELGIO a seguito di una penalizzazione di Hamilton che in origine aveva preceduto Massa e Heidfeld sul traguardo, ma che è sprofondato in terza posizione a causa di un taglio di chicane avvenuto mentre sorpassava Raikkonen, per gran parte della gara, disputata sul bagnato, in testa. Il pilota della Ferrari è stato poi costretto al ritiro con pochi giri ancora da disputare. Curiosità: prima di essere superato da varie vetture all'ultimo giro, Bourdais sembrava candidato al podio!

Il 14 Settembre si disputava il gran premio d'ITALIA e in quel weekend è accaduto l'impensabile e per "impensabile" non mi riferisco al fatto che Hamilton, alla fine, abbia conservato il proprio vantaggio in classifica, ma con appena un punto nei confronti di Massa, il minor gap in classifica visto fin dai tempi in cui Hamilton e i due piloti Ferrari erano appaiati in testa alla classifica, con Hamilton in testa per migliori piazzamenti.
A Monza le qualifiche sono state disputate in condizioni di bagnato estremo e le stesse condizioni meteo sono perdurate anche il giorno di gara, quantomeno nella prima parte della gara stessa. Con Hamilton e Raikkonen fuori nella seconda manche di qualifica, con Massa che non era mai andato forte e con la McLaren che sembrava disporre della vettura più veloce del lotto, tutto lasciava pensare che le qualifiche si decidessero a favore di Heikki Kovalainen. Non è stato così: Kovalainen si è dovuto accontentare della seconda posizione, dietro a Sebastian Vettel che ha ottenuto la pole position al volante di una Toro Rosso!
Con un risultato del genere sembrava che almeno in gara Kovalainen dovesse essere il favorito, invece no, per tutto il tempo non è mai riuscito a impensierire Vettel, che ha condotto la Toro Rosso alla vittoria ed è divenuto il più giovane pilota a vincere un gran premio. Facendo la somma dell'età dei primi tre classificati, Vettel, Kovalainen e Kubica, si ottiene il podio più giovane di sempre.

Nel fine settimana del 28 Settembre, giorno del quarantesimo compleanno di Mika Hakkinen, la Formula 1 è sbarcata in Asia per il gran premio di SINGAPORE, altro circuito cittadino inserito in calendario quest'anno, su cui si è svolto un altro gran premio dall'esito inaspettato, specie per come si erano messe le cose. Massa, Hamilton e Raikkonen erano stabilmente in top-3 quando una safety car ha stravolto l'esito della gara. A sorpresa si sono ritrovati in testa i piloti che si erano dovuti fermare ai box con pitlane chiusa seguiti dai piloti che si erano fermati prima dell'ingresso della safety car: intervallati da alcuni piloti su una strategia diversa che poi sono precipitati nelle retrovie, Nico Rosberg e Robert Kubica erano davanti alla Renault di Fernando Alonso che, quando questi due sono stati penalizzati per il pitstop con pitlane chiusa, ha ereditato la prima posizione. Rosberg è riuscito ad arrivare secondo, mentre Kubica è precipitato in fondo. Hamilton ha portato a casa una terza piazza, mentre in Ferrari è stato un disastro: Massa è stato fatto ripartire con il bocchettone del rifornimento inserito, ha miracolosamente continuato la gara ed è arrivato tra gli ultimi, Raikkonen, dopo essere risalito fino alla zona punti si è ritirato per un incidente.
Incredibilmente Alonso ha vinto anche il gran premio successivo, il 12 Ottobre, in GIAPPONE, in una gara anche il suo compagno di squadra Piquet, autore dell'incidente che aveva fatto entrare la safety car che ha scombinato le carte in tavola a Singapore, ha ottenuto un memorabile quarto posto. Alonso ha vinto davanti alla BMW di Kubica (ancora aritmeticamente in lotta per il titolo) e alla Ferrari di Raikkonen, mentre Massa e Hamilton sono stati protagonisti di gare da dimenicare. In CINA, sette giorni più tardi, Hamilton ha vinto davanti alle Ferrari, con Raikkonen che ha ceduto la seconda posizione a Massa, unico pilota che ormai, a sette punti di distacco, poteva ancora competere per il campionato con Hamilton.

Il 2 Novembre il campionato è terminato con il gran premio del BRASILE e con Felipe Massa che, per vincere il titolo nel suo paese natale, doveva vincere la gara e sperare che Hamilton arrivasse dalla sesta posizione in poi.
Appurato che Massa è partito dalla pole position e ha mantenuto la prima posizione fino alla bandiera a scacchi, in un primo momento appariva abbastanza facile per Hamilton arrivare al traguardo in top-5, risultato sicuramente alla sua portata.
Con Massa, Alonso e Raikkonen stabilmente in top-3 nelle fasi conclusive della gara, Hamilton era quarto e doveva contenere uno scatenatissimo Vettel, ma comunque in posizione di non temere per la classifica finale, almeno fintanto che non è scoppiato un temporale a pochi giri dalla fine e che alcune vetture, nella speranza che la pioggia non incrementasse, hanno tentato di recuperare posizioni decidendo di rimanere su gomme da asciutto. Tutti gli altri piloti sono rientrati, compresi i contendenti al titolo. Hamilton è tornato in pista ancora davanti a Vettel, ma in quinta posizione e, quando a due giri dal termine è stato superato da Vettel, si è ritrovato sesto, risultato che gli avrebbe fatto terminare il campionato con lo stesso numero di punti di Massa in classifica, ma con una vittoria in meno. Il suo inseguimento nei confronti di Vettel non ha portato il risultato sperato e non è riuscito a raggiungere la Toro Rosso, ma ha artigliato la quinta posizione in extremis quando sia lui sia Vettel, all'ultima curva, hanno superato la Toyota di Glock, rimasto in pista su gomme da asciutto che, come i piloti sulla sua stessa strategia, aveva visto un crollo della prestazione a seguito dell'incremento della pioggia.

Hamilton ha quindi vinto il titolo piloti, mentre è andato alla Ferrari il titolo costruttori.
Probabilmente Glock verrà ricordato molto a lungo come colui che si è ritrovato ad essere determinante per l'assegnazione del campionato e, da parte mia, ritengo plausibile che la faccenda verrà archiviata, da chi di dovere, con un semplice "abbiamo perso il campionato a causa di Glock" che non porterà a porsi delle domande del tipo: "c'è stato qualche momento, della stagione, in cui è stato perso quel punto che avrebbe permesso a Massa di vincere il mondiale senza dovere dipendere dalle performance delle gomme da asciutto sulle quali stava girando uno di cui fino all'altro ieri conoscevamo a malapena l'esistenza?"

Archiviato quel genere di domande a cui di solito viene preferito non dare risposta, si guarda avanti e si guarda a un 2009 che probabilmente inizierà con diciotto vetture al via, invece che venti: la Honda ha annunciato ai primi di dicembre di ritirare la propria scuderia dal campionato.
Grossi stravolgimenti nei top-team non ce ne saranno: Ferrari, McLaren e BMW manterranno la stessa line-up, pare che Alonso resterà in Renault (specie considerando che l'altro team a cui era stato associato era la Honda, che però non ci sarà) e, per andare a cercare qualche cambiamento interessante, bisogna spingersi più indietro in graduatoria, dato che Vettel passerà in Redbull al posto di Coulthard, mentre non è chiaro né chi prenderà il suo posto in Toro Rosso, né tantomeno se Bourdais conserverà il proprio volante in Renault.
Guardando al 2009, è da segnalare il ritorno delle gomme slick: per intenderci, le attuali gomme da asciutto scanalate, che vengono comunemente definite slick pur non essendolo, verranno accantonate e sull'asciutto si utilizzeranno le gomme lisce. Alcuni team inoltre inizieranno a usare il KERS, il sistema di recupero dell'energia cinetica dispersa in frenata per incrementare le performance.

CLASSIFICA PILOTI:
1. Lewis Hamilton (McLaren) - 98
2. Felipe Massa (Ferrari) - 97
3. Kimi Raikkonen (Ferrari) - 75
4. Robert Kubica (BMW) - 75
5. Fernando Alonso (Renault) - 61
6. Nick Heidfeld (BMW) - 60
7. Heikki Kovalainen (McLaren) - 53
8. Sebastian Vettel (Toro Rosso) - 35
9. Jarno Trulli (Toyota) - 31
10. Timo Glock (Toyota) - 25
11. Mark Webber (Redbull) - 21
12. Nelsinho Piquet (Renault) - 19
13. Nico Rosberg (Williams) - 17
14. Rubens Barrichello (Honda) - 11
15. Kazuki Nakajima (Williams) - 9
16. David Coulthard (Redbull) - 8
17. Sebastien Bourdais (Toro Rosso) - 4
18. Jenson Button (Honda) - 3
19. Giancarlo Fisichella (Force India) - 0
20. Adrian Sutil (Force India) - 0
21. Takuma Sato (Super Aguri) - 0
22. Anthony Davidson (Super Aguri) - 0

CLASSIFICA COSTRUTTORI:
1. Ferrari - 172
2. McLaren/Mercedes - 151
3. BMW Sauber - 135
4. Renault - 80
5. Toyota - 56
6. Toro Rosso/Ferrari - 39
7. Redbull/Renault - 29
8. Williams/Toyota - 26
9. Honda - 14
10. Force India/Ferrari - 0
11. Super Aguri/Honda - 0

lunedì 27 novembre 2017

Dieci anni di Commenti ai Gran Premi: Brasile 2008

Nel 2007 nascevano i Commenti ai Gran Premi e, per ironia della sorte, proprio in quell'anno si svolgeva uno dei campionati a mio parere più belli e avvincenti di questo secolo.
Per celebrare il 2007 ho deciso di rivedere e commentare tutti i gran premi di quella stagione. La cosa mi è piaciuta, quindi ho deciso di fare lo stesso con il 2008.
I #DieciAnniDiCommentiAiGranPremi continuano e, attualmente, sono commenti ai gran premi del 2008 scritti nel 2017 ma fingendo di essere nel 2008.

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Brasile 2008: Don't you wish your driver was a world champion like me?

Quando arriva il finale di stagione, non c'è più tempo per farsi delle domande.
C'è tempo solo per piazzarsi davani alla TV a guardare le qualifiche, dimenticandosi tutto quello che è stato scritto dai giornali nelle ultime due settimane, le allusioni, i rumour destinati a non avverarsi...
Quando arriva il finale di stagione, c'è solo una cosa che conta: Lewis Hamilton sta per diventare campione del mondo e per riuscirci ha bisogno di fare il minimo sindacale e di portarsi a casa almeno un quinto posto.
Se ce la farà, non conterà più il risultato di Massa, dal punto di vista delle classifiche finali.
Non conterà, ma intanto Massa partirà dalla pole position e non credo che qualcuno potrebbe avere il coraggio di dire ad alta voce, davanti a lui, che una pole e una vittoria a Interlagos non contano nulla.
Quella di sabato è una giornata normale, che ci riserva una griglia di partenza quasi normale:

1^ fila: Massa - Trulli
2^ fila: Raikkonen - Hamilton
3^ fila: Kovalainen - Alonso
4^ fila: Vettel - Heidfeld
5^ fila: Bourdais - Glock
6^ fila: Piquet - Webber
7^ fila: Kubica - Coulthard
8^ fila: Barrichello - Nakajima
9^ fila: Button - Rosberg
10^ fila: Fisichella - Sutil

Quella di domenica non è una giornata normale: uno scroscio di pioggia si abbatte su Interlagos proprio quando manca poco al via della gara.
Aspettavo con impazienza che arrivasse l'ora del gran premio e a quanto pare mi tocca aspettare un quarto d'ora in più.
Con E., la mia amica fan di Raikkonen, c'è qualche commento via SMS.
Scambio qualche SMS anche con L., il mio amico fan di Button e Barrichello, che è ancora al lavoro e che mi chiede aggiornamenti.

Sulla griglia di partenza mettono tutti le gomme intermedie; tutti a parte Kubica, che però al termine del giro di formazione, quando finalmente c'è un giro di formazione, rientra ai box per partire dalla pitlane su gomme intermedie, visto che non piove più, ma che la pista è ancora piuttosto bagnata.
Si accendono i semafori.
Poi i semafori si spengono.
È finito il momento di polemizzare su fatti che non sono ancora accaduti e parlare di presunte alleanze tra piloti di diversi team: a Interlagos nessuno è arrivato con l'intento di scombinare i piani di "quelli che contano", ma tutti, come al solito, sono arrivati a Interlagos perché sperano di fare una buona gara e, alcuni di loro, perché sperano di avere un sedile sotto al fondoschiena anche nel 2009.
È finito il momento di polemizzare perché venti piloti stanno per partire per il Gran Premio del Brasile e perché uno di quei venti piloti sta prendendo parte al suo ultimo gran premio in carriera.
Davanti Massa, Trulli, Raikkonen e Hamilton mantengono le posizioni; Kovalainen si installa al quinto posto, poi se lo fa portare via da Vettel e da Alonso.
Intanto nelle retrovie si consuma il dramma: se da un lato c'è Piquet che finisce fuori per i fatti suoi, dall'altro c'è la fine anticipata della carriera in Formula 1 di David Coulthard.
Arrivato a Interlagos con una vettura con una livrea particolare, bianca, invece che con i colori della Redbull, e con una telecamera sul casco, Coulthard dura pochi metri. Viene speronato da Rosberg, perde il controllo della vettura e finisce addosso a Nakajima. Nelle interviste post-ritiro commenterà che la Williams ha dato inizio alla sua carriera e che, a sorpresa, vi ha anche messo fine.
Safety-car.
Poi la safety-car si leva di torno.
Al restart c'è un duello Kovalainen vs Alonso, ma Kovalainen non riesce a recuperare la posizione perduta.
C'è un duello anche tra Truli e Raikkonen, con Raikkonen che non fa niente di azzardato.
Poi la pista inizia ad asciugarsi e arriva un momento al cardiopalma.

Al 7° giro Fisichella e Rosberg rientrano ai box a montare gomme da asciutto.
Fanno tempi record e, mentre al box della Honda i meccanici spazzano il disastro provocato dalla rottura di un estintore, al 10° giro Massa rientra ai box e anche altri piloti random fanno la stessa cosa.
Trulli, Raikkonen e Hamilton rientrano tutti ai box nello stesso momento, all'11°.
Raikkonen supera Trulli, al quale Hamilton deve accodarsi.
Tornano in pista.
Massa è in testa davanti a Vettel e Alonso.
Raikkonen si accoda ad Alonso.
In quinta posizione si installa Fisichella.
Seguono Trulli e Hamilton, con quest'ultimo in settima posizione.
Supera Trulli.
Trulli finisce in testacoda, davanti a Glock e Bourdais che sopraggiungono, e si riaccoda.
Adesso Hamilton è sesto.
L. mi manda un messaggio per chiedermi che cosa stia succedendo, mentre tutti ignoriamo volutamente il testacoda di Nakajima perché non ha nulla a che vedere con chi è in lotta per il titolo.
Gli rispondo.
Gli dico che Massa è in testa e Hamilton sesto e che, se arrivassero così, Massa vincerebbe il titolo per una vittoria in più a pari punti.
Mando il messaggio e so che non finirà così, perché Fisichella è al volante di una Force India e ho seri dubbi che possa conservare quella posizione molto a lungo.
Al 17° giro Hamilton supera Fisichella, infatti, andando a prendersi quella preziosissima quinta posizione che non deve farsi sfuggire se vuole portare a casa il campionato, perché tutto lascia intendere che nessuno sia in grado di superare Massa...
...
...
...cosa su cui, però, avrei qualche dubbio, Vettel gli è negli scarichi, anche se ho l'impressione che non farà nulla di avventato, specie considerando che pare essere su una diversa strategia.
Dietro di loro c'è Alonso.
Conoscendo la personalità di Alonso, ho seri dubbi che farebbe qualcosa che possa spianare la strada di Hamilton e della McLaren, visto come sono andate le cose l'anno scorso.
Ad ogni modo Hamilton ha altri problemi: più che fare i tempi di Raikkonen che gli sta davanti, fa gli stessi tempi di Glock che gli sta dietro, nonostante quest'ultimo abbia verosimilmente più benzina di tutti, essendo su una strategia ad una sola sosta.
Fisichella, intanto, è precipitato in settima posizione e si difende da Bourdais.
Tra i due c'è un contatto, che manda Bourdais in giro per i prati. Inquadrato il box della Toro Rosso, nessuno sembra particolarmente preoccupato da tutto ciò, visto che un meccanico espone un cartello che recita, in italiano: "un saluto al bar dello sport, auguri papà".
Penso per un attimo che il padre di quel meccanico sia molto fortunato: festeggiare il proprio compleanno il giorno del Gran Premio del Brasile è qualcosa di epico!

Al 17° giro, mentre Kovalainen supera Trulli per il nono(?) posto, Vettel rientra ai box, in largo anticipo rispetto agli altri piloti, segno evidente che probabilmente farà una sosta in più.
I primi quattro sono Massa, Alonso, Raikkonen e Hamilton, che potrebbero rimanere in quelle posizioni, se davvero Vettel farà una sosta in più.
Massa, intanto, doppia Nakajima.
Poi, poco dopo, inizia a doppiare anche altre vetture, tra cui quella di Kubica.
Non era quello che ci aspettavamo: quindici giorni fa, Kubica era ancora in lotta per il titolo.
Alonso segue Massa, ma a distanza.
Massa è stabilmente in testa e sembra che nessuno possa davvero portargli via la prima posizione.
Il resto è un attesa del momento in cui i piloti di testa si fermeranno ai box: accadrà intorno al 35/40° giro e, contrariamente alle aspettative, Glock sarà il primo pilota della top-5 a rientrare ai box, caricando benzina a sufficienza per andare fino in fondo, cosa che faranno anche gli altri.

Dopo il pitstop, nessuno segue Hamilton da vicino. Per quanto riguarda Glock, il più vicino a lui nel precedente stint di gara, pare essere uscito dai box in mezzo al nulla ed essere ancora in mezzo al nulla.
Non resta altro da fare che concentrarsi sugli eventi di "poco rilievo", come ad esempio un duello tra le Honda, con Button che supera Barrichello anche nel gran premio di casa di Rubinho.
Però Rubinho ha ottenuto un podio, quest'anno, e queste sono cose che contano! Siamo già a due terzi di gara, nel frattempo e i primi cinque sono Massa, Vettel, Alonso, Raikkonen e Hamilton, con Vettel in recupero su Massa, ma che dovrà fermarsi anche un'altra volta.
Kovalainen, frattanto, è riuscito a risalire in sesta posizione, precedendo Glock e Trulli. È comunque chiaro già da molto tempo che la McLaren non ha possibilità di portare a casa il titolo costruttori: con una doppietta avrebbe potuto vincere solo se non ci fossero state le due Ferrari almeno in 5^ e 6^ posizione e, oltre ad esserci le McLaren ben lontane dalla doppietta, le Ferrari sono una in testa e una quarta, anche se poi Raikkonen risalirà al terzo posto con il successivo pitstop di Vettel, 51° giro.

Massa.
Alonso.
Raikkonen.
Hamilton.
Vettel.
Kovalainen.
Glock.
Trulli.

Sono loro i primi otto, mentre la gara, molto più calma in questa fase che all'inizio, si avvia lentamente verso la conclusione.
Mancano una quindicina di giri, adesso, e tutto sembra scontato.
Ormai sto seguendo la gara senza nemmeno mandare troppi messaggi ai miei amici.
Voglio seguirla.
Voglio seguire questo evento, anche se ormai è finito il momento in cui speravo che potesse accadere un miracolo di qualche genere.
Poi, all'improvviso, la gara assume un'altra connotazione.
Il cielo è grigio, iniziano a cadere le prime gocce di pioggia...
...
...
...
...e tutto avrei potuto immaginare, anche le cose più improbabili, ma mai mi sarebbe passata per la testa l'idea di sperare che potesse scoppiare un temporale affinché Massa avesse qualche chance di vincere il titolo.
A sette giri dalla fine Heidfeld rientra ai box per montare gomme da bagnato.
Davanti nessuno può permettersi di azzardare.
A sei giri dalla fine Vettel è ormai negli scarichi di Hamilton, mentre stanno per efettuare un doppiaggio.
Non cambierebbe niente.
Hamilton può permettersi di arrivare quinto, sarebbe ugualmente campione del mondo.
Non ci sta.
Non si può dire a Hamilton di fare il minimo sindacale in un evento come questo.
In realtà, di colpo, fare il minimo sindacale potrebbe essere più rischioso del previsto: non si sa mai cosa può succedere quando sta per scoppiare un temporale.

Alonso e Raikkonen vanno ai box, quando mancano cinque giri alla fine, per montare gomme da bagnato.
Hamilton fa la stessa cosa, rientrando subito dopo, seguito ancora da Vettel.
Massa è fuori, ma rientra il giro successivo.
Tutti rientrano, solo le Toyota e Kubica(?) rimangono in pista, con il probabile intento di tentare di andare fino in fondo su gomme da asciutto.

Massa.
Alonso.
Raikkonen.
Glock.
Hamilton.
Vettel.
Trulli.
Kovalainen.

Sono loro i primi otto, quando mancano quattro giri al termine ed è un caos: in certi tratti piove, in altri no, in certi tratti il pilota più veloce è Trulli su gomme da asciutto, in altri tratti i tempi di Trulli sembrano alzarsi.
Kubica è davanti a Hamilton e Vettel, doppiato.
Va più forte di entrambi.
Si sdobbia da Vettel.
Si sdoppia da Hamilton.
Poi Vettel passa Hamilton e non riesco a credere ai miei occhi.
Un boato copre il rumore dei motori.
Hamilton ha appena perso l'ultima posizione che poteva permettersi di occupare per vincere il titolo.
Poi ricomincia a piovere.
Piove di brutto, adesso, e Hamilton ha meno di due giri a disposizione per cercare di riprendersi la quinta posizione.
Niente da fare.
Vettel ormai sta fuggendo, segno che tutto ciò di cui gli importa è portarsi a casa una top-5 e non il fatto che ci siano altri piloti che inseguono la vittoria del campionato.

Inizia l'ultimo giro per Massa.
Inizia anche per Vettel e Hamilton.
C'è pieno di doppiati.
Si fanno da parte.
Massa taglia il traguardo.
Il mio cellulare vibra.
Lo ignoro.
So che è un messaggio di E., ma non è il momento di leggerlo.
A fiato sospeso vedo Vettel e Hamilton che affiancano e superano alcune vetture.
Il mio cellulare vibra di nuovo, mentre nel box della Ferrari per qualche strana ragione erano già tutti là che festeggiavano.
Era nell'aria: lo avevamo già capito, il mondiale 2008 rischiava di essere deciso da una scheggia impazzita, ma semplicemente non avevamo individuato chi fosse quella scheggia impazzita.

Mentre la grafica conferma quello che già so, ovvero che Vettel e Hamilton hanno entrambi superato Glock all'ultima curva, e mentre Nicole Scherzinger delle Pussycat Dolls, fidanzata di Hamilton, saltella nel bel mezzo della pitlane, leggo finalmente i messaggi di E., la fan di Raikkonen che oggi tifava per Massa perché è il compagno di squadra di Raikkonen (beata lei, che riesce a tifare il compagno di squadra del suo pilota preferito, una volta che il suo piloa preferito non è più in lotta per il titolo, forse semplicemente non conosce le dinamiche della Formula 1 abbastanza bene da capire che guidare una vettura con il numero 2 non è esattamente una ragione di vanto per un pilota, a maggior ragione se non era nemmeno nelle condizioni di lottare per un titolo che il suo compagno di squadra ha vinto) e perché ha fin dall'anno scorso la convinzione che la McLaren sia un team di BaMbInI KaTtIvI che non meritano di vincere titoli.
Il suo primo messaggio recita, testualmente: "Vettel è un grande, Massa è un mito". Me l'ha mandato nel momento in cui credeva che Massa fosse appena diventato campione del mondo.
Il secondo l'ha scritto dopo.
Rispondo al secondo.
Quello che scrivo, non merita di essere trascritto in un commento a un gran premio.
È una ca**ata, scritta per farci quattro risate, ma il mio pensiero è stato un altro.
Quando trentotto secondi dopo che Massa aveva tagliato il traguardo Hamilton ha superato Glock, ho pensato che sarà per l'anno prossimo.
A quel punto è semplicemente finita.
È finita ed è andata a finire in un modo che non ci dimenticheremo mai.
Non ho mai visto un mondiale finire in questo modo e non penso che mi succederà mai più di vedere qualcosa del genere.

Poi, dopo la gara, arriva il momento del podio.
Arriva l'inno brasiliano.
Arrivano le lacrime di Massa, la pioggia, i coriandoli, e alla fine Domenicali che si toglie gli occhiali, perché probabilmente ha le lenti piene di pioggia e di champagne.
Arriva la telefonata di L., che non ha capito cosa intendessi quando gli ho spiegato via SMS che Hamilton ha vinto il mondiale superando Glock...
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...perché in effetti, adesso che ci penso, per chi non ha potuto vedere la gara è difficile capire che cosa sia successo, negli ultimi concitati giri.
98 > 97: è questo che dice la classifica, adesso che il mondiale è finito.
Il calendario, da parte sua, dice che è il 2 Novembre e che purtroppo manca ancora tantissimo a Marzo, quando inizierà il prossimo campionato.
Qualcuno potrebbe chiedersi come mai è appena finito un campionato e io stia pensando all'inizio del 2009. Mhm... non lo so, forse perché ho l'abitudine di pensare all'anno successivo, non appena finisce un mondiale, invece che di pensare a gente che dice "abbiamo vinto perché siamo i migliori" e a gente che dice "abbiamo perso, ma in realtà siamo noi i migliori".

RISULTATO: 1. Felipe Massa (Ferrari), 2. Fernando Alonso (Renault), 3. Kimi Raikkonen (Ferrari), 4. Sebastian Vettel (Toro Rosso), 5. Lewis Hamilton (McLaren), 6. Timo Glock (Toyota), 7. Heikki Kovalainen (McLaren), 8. Jarno Trulli (Toyota), 9. Mark Webber (Redbull), 10. Nick Heidfeld (BMW), 11. Robert Kubica (BMW), 12. Nico Rosberg (Williams), 13. Jenson Button (Honda), 14. Sebastien Bourdais (Toro Rosso), 15. Rubens Barrichello (Honda), 16. Adrian Sutil (Force India), 17. Kazuki Nakajima (Williams), 18. Giancarlo Fisichella (Force India), Rit. Nelsinho Piquet (Renault), Rit. David Coulthard (Redbull).

È stato uno di quei gran premi che un giorno racconteremo ai nostri figli.
Cose del tipo:
"Era l'epoca in cui non pensavamo che Kovalainen avrebbe potuto vincere dei titoli, l'epoca in cui Heidfeld non aveva ancora mai vinto nemmeno un gran premio."
"Mamma, chi è Heidfeld?"
"Un pilota con la barba folta che correva in Formula 1 molto tempo fa. Il giorno della sua prima vittoria decise di rasarsi definitivamente la barba."
"E quando vinse il mondiale cosa fece? Si rasò i capelli come Raikkonen?"
"Vedo che hai appreso le cose molto in fretta. Comunque no, Heidfeld non ha mai vinto un mondiale. Per quanto riguarda il mondiale di quell'anno, invece, eravamo tutti concentrati a guardare dove fossero Massa e Hamilton che perdemmo di vista Glock..."
"Chi è Glock?"
"Un pilota che è passato alla storia per essere stato la pedina impazzita che ha fatto saltare in aria tutta la scacchiera."
Glock: "Perché mi riservi questo ruolo, nel futuro?"
L'Autrice(C): "Perché la realtà dei fatti è che se finisci nel bel mezzo di uno scontro per il titolo ci sono buone possibilità che la gente si ricordi di te per questo."
Glock: "Non credo proprio. Un giorno vincerò anch'io un titolo e metterò a tacere tutti quanti."
Massa: "Non ne sono tanto sicuro, sai? Magari quel giorno, per qualche ragione, me ne andrò in giro con gomme da pioggia e farò passare Nakajima all'ultimo giro."
Glock: "Nakajima? Perché mai Nakajima dovrebbe vincere un titolo?"
Nakajima: "Perché sono un fenomeno e presto il mondo se ne renderà conto. Vero, Autrice(C)?"
L'Autrice(C) si avvale della facoltà di non rispondere, perché Nakajima è Nakajima, dopotutto, e all'affermazione "Nakajima è Nakajima" potete dare qualsiasi interpretazione vogliate.