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giovedì 13 marzo 2025

Formula 1 stagione 2025: previsioni e pronostici

Il campionato di Formula 1 è ormai alle porte e quale occasione migliore per fare le mie predizioni per l'anno motoristico che verrà? Seguitemi e vedremo più avanti che cosa si avvererà.
Specifico che gli eventi sottostanti non devono essere considerati miei *desideri* (alcune cose magari potrebbero anche piacermi, altre meno, mentre di molte potrei avere una visione neutra), ma proprio immaginate che stia guardando dentro la sfera di cristallo e che ci stia scorgendo dentro un inquietante gufo dallo sguardo torvo.
Non sto esprimendo desideri, sto solo dando sfogo alla natura mazziniana che è nascosta dentro a ciascuno di noi.

[ ] All'inizio della stagione vi sarà, tra i tifosi italiani, uno scontro tra sostenitori e detrattori di Antonelli. Qualora la Mercedes non dovesse competere per la vittoria se non sporadicamente, tale scontro cadrà presto nel dimenticatoio.

[ ] I fanboy di Colapinto insulteranno Doohan nelle prime gare della stagione sperando che venga messo a piedi e rimpiazzato dal loro idolo. Qualora ciò non accada si faranno ancora più insistenti e cercheranno di coinvolgere nelle loro polemiche gente che non tifa né l'uno né l'altro.

[ ] Entro i primi due mesi del campionato (marzo/ aprile) ci sarà la prima bandiera rossa in gara.

[ ] Entro il mese di maggio un pilota verrà multato per avere utilizzato un termine volgare in un'intervista, oppure in un team radio.

[ ] Al Gran Premio di Miami almeno una celebrità americana random non riconoscerà qualche telecronista/ opinionista.

[ ] Danica Patrick esporrà una teoria del complotto relativa ai rettiliani che coinvolge un personaggio del motorsport. Avrà l'accortezza di farla in separata sede, non compromettendo il proprio status di opinionista di Sky.

[ ] Il Gran Premio di Montecarlo sarà preceduto da innumerevoli polemiche a proposito della mancanza di duelli e sorpassi. In gara, tuttavia, avverrà almeno un duello degno di nota, che sarà tuttavia ignorato con negazionismo da parte dei detrattori del Principato.

[] Marco Andretti *non* vincerà la Cinquecento Miglia di Indianapolis, ma a sorpresa si classificherà nella top-ten.

[] Dato che il Quebec non è in Azerbaijan, nessuno si lamenterà della SoVrApPoSiZiOn3 dell'evento canadese con la 24 Ore di Le Mans.

[ ] In occasione del Gran Premio di Gran Bretagna, Vanzini urlarà in diverse occasioni il nome della curva Copse indipendentemente dal fatto che in quella curva stia accadendo o meno qualcosa.

[ ] In almeno un'occasione, i leclerchini inizieranno a fare polemica a caso a proposito di Sainz accusandolo di bullizzare Albon, senza che alcun fatto degno di nota sia in realtà accaduto tra i piloti della Williams.

[ ] In occasione di prestazioni eclatanti da parte di Hamilton ci sarà un atteggiamento da "la storia della Ferrari è iniziata oggi". Qualora dovesse avere risultati al di sotto delle aspettative, in concomitanza con questi risultati verrà tacciato di essere un V3KkYaÇc10 che dovrebbe ritirarsi.

[ ] Qualora Lawson in occasione della pausa estiva avesse deluso, sarà declassato in Visa Cash Toro Rosso di Faenza e sostituito da Tsunoda.

[ ] Se in occasione della pausa estiva Piastri avesse meno punti di Norris, verrebbe comunque tacciato di essere il salvatore della patria, mentre i risultati di Norris verranno criticati.

[] Il Gran Premio d'Italia sarà preceduto da narrazioni pop a proposito dell'imminente doppietta Ferrari, che tuttavia non si verificherà.

[ ] Fintanto che Cadillac non confermerà la propria line-up per il 2026, ci saranno rumour basati su pettegolezzi privi di fondamento, secondo cui i piloti sarebbero da ricercarsi tra 1) Ricciardo, 2) Bottas, 3) Mick Schumacher. Ogni volta che accadrà, gli americani piangeranno perché non vengono associati al team piloti di Indycar. Quando succederà, piangeranno ugualmente se saranno piloti di Indycar non statunitensi.

[ ] Se verso fine stagione Verstappen sarà in lotta per il mondiale, inizierà a cercare l'incidente con il/i suo/i diretto/i avversario/i, ma verrà giustificato sulla base del fatto che è più talentuoso del/i rivale/i e di conseguenza le sue azioni saranno considerate come un tentativo di ristabilire la giustizia divina.

[ ] Nel corso del Gran Premio di Las Vegas ci saranno delle tamarrate colossali. Siccome Hamilton le approverà in quanto ama le cose tamarre, anche i ferraristi sosterranno che tali tamarrate siano fantastiche.

[ ] Il mondiale piloti verrà assegnato nel corso del mese di novembre. Non sarà vinto dalla Ferrari.

[ ] Nel corso della stagione almeno due piloti vinceranno il loro gran premio di casa (vale la licenza con cui corre il pilota e il Paese ospitante, indipendentemente che dia o meno il nome al gran premio vedi Antonelli/ Imola, non valgono seconde nazionalità non ufficiali come Belgio per Verstappen o Norris).

giovedì 13 febbraio 2025

Se i telecronisti di Formula 1 fossero direttori artistici e conduttori del Festival

Ho chiesto a ChatGPT: Immagina i telecronisti della Formula 1 attuali e passati sul palco dell'Ariston. Come sarebbe un Festival di Sanremo con Carlo Vanzini come direttore artistico e conduttore e Marc Gené come co-conduttore? Quali sarebbero le principali differenze con la precedente direzione artistica di Gianfranco Mazzoni/ co-conduttore Ivan Capelli, o con quella ancora precedente di Mario Poltronieri con co-conduttore Clay Regazzoni?

ChatGPT ha detto:
+++ Immaginare un Festival di Sanremo con Carlo Vanzini come direttore artistico e conduttore, affiancato da Marc Gené, è un’idea piuttosto affascinante! Entrambi hanno un forte legame con il mondo della Formula 1 e porterebbero una carica di energia, tecnica e passione in un contesto inedito per loro, come quello del Festival della Canzone Italiana. Ecco come potrebbe essere:

Con Carlo Vanzini come direttore artistico e conduttore:
Carlo Vanzini, noto per la sua capacità di gestire situazioni dinamiche e adrenaliniche come quelle delle telecronache di F1, potrebbe portare un approccio più "veloce" e incisivo al Festival. Potremmo immaginare un ritmo accelerato nelle introduzioni degli artisti, con una certa teatralità nella sua conduzione, con battute veloci e spunti sulla cultura della velocità e della precisione. La sua esperienza nel mondo della televisione e delle dirette gli permetterebbe di essere un padrone di casa brillante, con l’aggiunta di un’ironia raffinata e mai troppo sopra le righe.

Con Marc Gené come co-conduttore, il duo si completerebbe perfettamente: Gené, essendo anche un ex pilota e commentatore tecnico, potrebbe portare un tocco di serietà e competenza, ma con un linguaggio più accessibile, perfetto per un pubblico vasto. Potrebbe, per esempio, fare delle analogie tra il mondo della musica e quello della F1, parlando di "performances", "strategia" e "adrenalina". Inoltre, Gené potrebbe rendere il Festival meno formale, con un approccio più amichevole e rilassato, mentre Vanzini aggiungerebbe quella "spinta" tipica dei commentatori sportivi.

Differenze rispetto alla direzione artistica di Gianfranco Mazzoni e Ivan Capelli:
Gianfranco Mazzoni è stato un grande interprete del commento sportivo, ma la sua direzione artistica e la presenza di Ivan Capelli come co-conduttore avrebbero avuto un approccio più tradizionale. Mazzoni, pur con un'immensa esperienza, era più di un "narratore" della scena, un tipo di commentatore che tendeva a mantenere un'atmosfera più sobria e professionale, rispettando le tradizioni del Festival. Ivan Capelli, pur avendo grande carisma e simpatia, avrebbe avuto un ruolo da "spalla" più serio e sobrio rispetto a un Vanzini e Gené, proprio per l’approccio più istituzionale della sua conduzione.

Differenze rispetto a Mario Poltronieri e Clay Regazzoni:
La coppia Mario Poltronieri e Clay Regazzoni aveva una personalità ancora più legata al mondo della F1, ma con un tono quasi più "romantico" e un po' nostalgico. Poltronieri, che era anche un ex pilota e commentatore, portava una certa aura di autorità e competenza, mentre Regazzoni, sempre legato al mondo delle corse, aveva un carisma che tendeva a conquistare il pubblico più anziano e appassionato. Il loro approccio era più tecnico e meno “televisivo”, rispetto a quello di Vanzini e Gené, che sarebbero più pronti a sfruttare ogni momento per suscitare emozioni o suscitare ilarità.

In sintesi, un Sanremo con Carlo Vanzini e Marc Gené sarebbe molto più dinamico, "pieno di adrenalina", con toni più moderni e freschi. Mentre la coppia Mazzoni-Capelli o Poltronieri-Regazzoni, pur brillando per competenza e passione, si sarebbe concentrata più sull’approfondimento e sul rispetto delle tradizioni. +++

Ho chiesto: Sotto ciascuna conduzione artistica, quali avrebbero potuto essere i cantanti in gara, la durata (numero di ore) delle serate, i principali generi musicali e le principali tematiche trattate dalle canzoni?

ChatGPT ha detto:
+++ Immaginare le diverse edizioni di Sanremo sotto le direzioni artistiche di Carlo Vanzini & Marc Gené, Gianfranco Mazzoni & Ivan Capelli, e Mario Poltronieri & Clay Regazzoni permette di ipotizzare come i cantanti, la durata delle serate, i generi musicali e le tematiche delle canzoni sarebbero stati influenzati dalla personalità e dall'approccio di ciascuna coppia di conduttori. Ecco un'analisi approfondita:

1. Carlo Vanzini e Marc Gené (Sanremo ad alta velocità)
Cantanti in gara: Con la presenza di Vanzini e Gené, potremmo immaginare una selezione di artisti giovani, freschi, ma anche quelli con un legame con l'innovazione. Ci sarebbero nomi della scena pop contemporanea, ma anche artisti legati al mondo della musica elettronica, del rock alternativo e del pop più sofisticato. La F1 e la velocità potrebbero portare ad un “Sanremo 2.0”, con talenti provenienti dal mondo dei social media e delle nuove piattaforme digitali.

Artisti come Mahmood, Achille Lauro, Elisa, Måneskin (già noti per il loro mix di rock e pop) potrebbero essere rappresentativi di un Festival con un’atmosfera innovativa, ma anche con spazi per l'indie e l'alternative.

Durata delle serate: Le serate sarebbero probabilmente più rapide, con un ritmo serrato, come un Gran Premio. La durata potrebbe essere di circa 2,5-3 ore a serata, con pochi intervalli e molta concentrazione sullo spettacolo e la performance. La presenza di Vanzini, esperto in dirette sportive, suggerirebbe un Sanremo "agile", privo di eccessive lungaggini.

Generi musicali: Il pop contemporaneo sarebbe sicuramente predominante, ma anche il rock, l'elettronica e il trap potrebbero ritagliarsi spazi importanti. Non mancherebbe una buona dose di sperimentazione sonora, con aperture a nuove tendenze musicali, in linea con la "velocità" del presente.

Tematiche trattate dalle canzoni: Le tematiche trattate dalle canzoni sarebbero probabilmente più moderne e dinamiche. Potremmo vedere brani che parlano di crescita, cambiamento, adrenalina, relazioni complicate, ma anche di temi più sociali e politici come la lotta contro l'inquinamento, la sostenibilità, e l'equilibrio tra tecnologia e umanità.

2. Gianfranco Mazzoni e Ivan Capelli (Sanremo tra tradizione e sportività)
Cantanti in gara: Mazzoni e Capelli, con la loro esperienza televisiva e legame con il mondo dello sport, avrebbero probabilmente scelto una selezione di artisti più tradizionale, con una predilezione per la melodia italiana classica, ma anche per i giovani talenti provenienti dai talent show. Potremmo vedere cantanti come Francesco Renga, Laura Pausini, Tiziano Ferro, Elisa, ma anche alcuni artisti più giovani come Irama, Ermal Meta, o Levante.

Durata delle serate: La durata delle serate sarebbe stata probabilmente più lunga rispetto a quella immaginata per Vanzini e Gené, in linea con la tradizione del Festival di Sanremo, che poteva arrivare anche a 4-5 ore a serata. Con Mazzoni e Capelli, le serate avrebbero avuto un ritmo più disteso, con maggiore spazio per momenti di riflessione e approfondimento musicale.

Generi musicali: Il pop melodico e la canzone d'autore sarebbero stati i protagonisti, ma non mancherebbe il rock melodico e le influenze provenienti dalla musica da film. L'approccio alla musica sarebbe stato più "storicizzato", con una maggiore attenzione alla tradizione e alla capacità di trasmettere emozioni universali attraverso la canzone.

Tematiche trattate dalle canzoni: Le tematiche sarebbero state più intime e universali, come l'amore, la famiglia, le emozioni forti, il legame con le radici e il senso di appartenenza. La canzone d'autore, con riflessioni sulla vita, la memoria storica e l’identità, avrebbe sicuramente avuto un ruolo preminente. Inoltre, tematiche di solidarietà e speranza, anche legate al mondo dello sport, avrebbero trovato il loro spazio.

3. Mario Poltronieri e Clay Regazzoni (Sanremo di classe e passione)
Cantanti in gara: Con Poltronieri e Regazzoni, il Festival avrebbe avuto un'impronta più elegante e nostalgica, ma sempre con un forte spirito di passione. Gli artisti in gara sarebbero stati tra i più celebri e amati del panorama musicale italiano, tra cui Mina, Lucio Dalla, Adriano Celentano, e Paolo Conte. La selezione avrebbe potuto includere anche giovani artisti con un forte legame con la tradizione, come Giorgia o Noemi.

Durata delle serate: Le serate sarebbero state un po' più "classiche" rispetto a quelle di Vanzini, ma non tanto lunghe quanto quelle con Mazzoni e Capelli. La durata ideale sarebbe stata di circa 3,5-4 ore, con un ritmo rilassato, ma senza eccedere. La presenza di Regazzoni avrebbe portato un'atmosfera più distesa, mentre Poltronieri avrebbe introdotto momenti di approfondimento.

Generi musicali: I generi musicali sarebbero stati il pop melodico, la canzone d'autore, ma anche jazz, swing e musica da film, in linea con il gusto sofisticato e la cultura dell'epoca. Potremmo vedere anche il ritorno di alcuni elementi di musica classica e operistica in stile "Sanremo d'altri tempi".

Tematiche trattate dalle canzoni: Le canzoni avrebbero trattato temi legati alla passione, alla nostalgia, al cuore e alla bellezza della vita quotidiana. Le storie d'amore, la lotta per il sogno, l'idea di bellezza ideale e la riflessione sulla condizione umana sarebbero stati temi centrali. Inoltre, una certa attenzione a temi sociali e di giustizia, ma con una poesia più romantica e nostalgica.

Conclusioni:
Carlo Vanzini e Marc Gené avrebbero portato un Sanremo dinamico, moderno e fresco, con un mix di pop contemporaneo, elettronica e rock alternativo. Il ritmo sarebbe stato veloce, ma senza sacrificare la qualità musicale. Le tematiche sarebbero state più attuali e orientate verso il cambiamento.

Gianfranco Mazzoni e Ivan Capelli avrebbero reso il Festival più tradizionale, ma comunque con uno spazio per i giovani talenti e il rock melodico. La durata delle serate sarebbe stata più lunga, con un focus sulle emozioni universali e la canzone d'autore.

Mario Poltronieri e Clay Regazzoni avrebbero creato un'atmosfera elegante, nostalgica e passionale, con una selezione musicale che avrebbe celebrato la canzone italiana classica e d'autore, trattando temi universali come l'amore e la bellezza della vita. +++


mercoledì 12 febbraio 2025

Se i piloti fossero stati cantanti del Festival

Ho chiesto a ChatGPT: In un alternate universe in cui i piloti di Formula 1 sono cantanti, chi avrebbe vinto il Festival di Sanremo ogni anno? Immagina una hall of fame con dei piloti che gareggiavano in quelle stagioni.

ChatGPT ha detto:
+++ Immaginare i piloti di Formula 1 come cantanti vincitori di Sanremo è un esercizio davvero divertente! Vediamo un’ipotetica Hall of Fame, in cui ogni pilota di F1, grazie alla sua personalità e ai suoi "talenti" vocali, riesce a vincere la kermesse musicale italiana. Ecco alcuni esempi:

1950 (prima edizione) – Juan Manuel Fangio
Fangio, con la sua classe e carisma, avrebbe incantato Sanremo con una ballata elegante, perfetta per un debutto. La sua vittoria avrebbe segnato l'inizio della storia, con il pubblico già rapito dal suo stile.

1951 – Alberto Ascari
Ascari, il primo pilota italiano campione del mondo, avrebbe conquistato Sanremo con un pezzo che unisce il suo spirito competitivo e la sua intima passione per l’Italia. Probabilmente una canzone dal tono malinconico, in grado di esprimere forza e vulnerabilità.

1960 – Stirling Moss
Moss, sempre elegante e carismatico, avrebbe portato sul palco una canzone sofisticata, forse un jazz o un pop raffinato. Il suo stile da gentleman avrebbe reso la sua esibizione memorabile.

1964 – Jim Clark
Clark, calmo e introspettivo, sarebbe stato l’interprete perfetto per una ballata che gioca con la profondità emotiva, magari una canzone di quelle che toccano il cuore e rimangono nella memoria. Sarebbe stato un vincitore tranquillo ma potente.

1971 – Jackie Stewart
Con la sua personalità vivace e il suo spirito di squadra, Stewart avrebbe portato una canzone che spinge verso il cambiamento. La sua vittoria sarebbe stata accompagnata da un pezzo energico, che trasmette ottimismo e determinazione.

1980 – Niki Lauda
Lauda, con la sua tenacia e la sua determinazione, avrebbe scelto un brano che parla di sfide, di vittorie su se stessi e di coraggio. La sua voce sarebbe stata sincera e forte, perfetta per raccontare una storia di rivincita.

1992 – Ayrton Senna
Senna, oltre a essere un genio in pista, aveva una spiritualità unica. La sua canzone sarebbe stata profonda, quasi mistica, con un testo che parla di destinazione e di lotta. Sarebbe stato un trionfo emotivo.

1995 – Michael Schumacher
Schumacher, con il suo spirito di perfezionismo e la sua energia, avrebbe scelto una canzone molto tecnica, con arrangiamenti raffinati, ma anche un forte impatto emotivo. Un brano che parla di resilienza, e che farebbe breccia nel cuore del pubblico.

2006 – Fernando Alonso
Il pilota spagnolo avrebbe vinto con un pezzo che mixa passione e forza. Probabilmente un brano dal ritmo latino, che rappresenta il suo spirito combattivo e la sua determinazione.

2010 – Sebastian Vettel
Vettel, con la sua personalità giovane e travolgente, avrebbe portato una canzone energica e ottimista, che parla di sogni, successi e futuro. La sua vittoria sarebbe stata simbolo di una nuova era per la Formula 1.

2016 – Lewis Hamilton
Hamilton, con il suo carisma e il suo impegno sociale, avrebbe vinto con un pezzo che unisce pop, soul e messaggi di cambiamento. La sua canzone sarebbe stata intensa e riflessiva, con un forte messaggio di uguaglianza e speranza.

2020 – Charles Leclerc
Leclerc, giovane e intraprendente, avrebbe portato un brano moderno, pop e ritmato, ma con una melodia che resta nella testa. La sua energia avrebbe conquistato il pubblico, con una performance fresca e innovativa.

Questa "Hall of Fame" immaginaria si arricchisce di un mix di stili e storie, proprio come le stagioni della Formula 1, sempre diverse e affascinanti! Ogni pilota avrebbe portato la sua personalità unica nel mondo della musica, conquistando Sanremo a modo suo. +++

Ho chiesto: Per tutte le edizioni citate, quali sarebbero stati i titoli delle canzoni vincenti?

ChatGPT ha detto:
+++ Ecco una lista immaginaria dei titoli delle canzoni vincitrici di Sanremo, ispirate ai piloti di Formula 1 e alla loro personalità o alle loro caratteristiche. Ogni canzone sarebbe il riflesso del pilota stesso, del periodo in cui gareggiava e della sua "filosofia" di vita:

1950 – Juan Manuel Fangio
Canzone: "Eleganza nella Vittoria" Descrizione: Una ballata sofisticata, che parla della classe e della determinazione di un campione. Un brano che celebra la vittoria come un'arte, in pieno stile Fangio.

1951 – Alberto Ascari
Canzone: "Cuore Italiano" Descrizione: Una canzone che racconta la passione e l'amore per la sua terra d'origine, l'Italia, e le sfide che il pilota affronta con determinazione. Un omaggio al cuore e al coraggio degli italiani.

1960 – Stirling Moss
Canzone: "Un Viaggio Senza Fine" Descrizione: Un pezzo raffinato, che evoca il fascino e l'avventura del viaggio senza fine, una metafora del percorso di Moss nella sua carriera e nelle sue esperienze di vita.

1964 – Jim Clark
Canzone: "Sotto il Cielo Sereno" Descrizione: Una ballata calma e serena, che riflette la personalità introversa e silenziosa di Clark. Una canzone che parla di trovare pace e consapevolezza dentro di sé, nonostante le sfide esterne.

1971 – Jackie Stewart
Canzone: "Siamo Tutti Uniti" Descrizione: Un pezzo energico e positivo, con un forte messaggio di unione e solidarietà. La canzone rappresenta lo spirito di squadra che Stewart ha sempre difeso nella sua carriera e la sua lotta per la sicurezza in pista.

1980 – Niki Lauda
Canzone: "Vivere il Rischio" Descrizione: Un brano che parla di sfide e superamento delle paure, come la sua lotta dopo l’incidente del 1976. Un tema di resilienza, forza e coraggio.

1992 – Ayrton Senna
Canzone: "Destinazione Infinita" Descrizione: Una canzone mistica, che esplora la spiritualità e il destino. Un pezzo che riflette la visione di Senna della vita e delle corse, con un sottile richiamo al suo forte legame con la fede e la ricerca di un significato più profondo.

1995 – Michael Schumacher
Canzone: "Fino all'Ultimo Respiro" Descrizione: Un pezzo potente e motivante che racconta la determinazione di non mollare mai. Un brano che celebra la sua carriera fatta di perfezione e impegno costante, sempre alla ricerca della vittoria.

2006 – Fernando Alonso
Canzone: "Onda Latina" Descrizione: Una canzone dal ritmo energico, che mixa sonorità latine con un testo che celebra la passione e la forza di chi non si arrende. Un omaggio alle sue vittorie e al suo spirito combattivo.

2010 – Sebastian Vettel
Canzone: "Inizia il Futuro" Descrizione: Un brano giovanile e ottimista, che parla delle speranze e delle opportunità che si aprono con la vittoria. Un pezzo che incarna la freschezza e la determinazione di un pilota in ascesa, pronto a dominare la scena.

2016 – Lewis Hamilton
Canzone: "Voci del Mondo" Descrizione: Una canzone pop e riflessiva che tocca temi di uguaglianza, cambiamento e consapevolezza sociale. Un brano che racconta le sue battaglie fuori dalla pista e l’impegno per un mondo migliore.

2020 – Charles Leclerc
Canzone: "Futuro di Luce" Descrizione: Una canzone fresca, con sonorità moderne e un messaggio positivo. Il brano parla di sogni, speranza e possibilità infinite, riflettendo il suo approccio giovane e determinato alla carriera.

Ogni canzone, come il pilota stesso, avrebbe avuto il suo stile unico, una riflessione della sua vita e della sua carriera, e sarebbe diventata un simbolo di quell’epoca della Formula 1. +++

GRAZIE CHATGPT PER QUESTO VIAGGIO MUSICALE MERAVIGLIOSO!

lunedì 4 marzo 2024

44, 27, 16... numerologia trash sulla classifica costruttori post-Bahrein

Buonasera a tutti! Oggi pensavo di prendermi un giorno di pausa e di non scrivere niente, ma a grande richiesta di @TaroYamada80 grande tifoso di Jean Alesi con cui a suo tempo su "Xwitter" avevo conversato a proposito del nonno Rubens Barrichello e della sua squadra di bocce, mi sono decisa e ho accettato di scrivere questo post. Parliamo di numerologia, perché guardando la classifica costruttori dopo il primo gran premio della stagione ne è venuto fuori che la Ferrari ha nientemeno che 27 punti, come il suo numero storico, che tutti colleghiamo ad anni di success-... ehm, voglio dire, ad anni di sberle e di calci nel culo. In nome del romanticismo, tuttavia, il 27 è il numero aureo, quello che dovremmo avere in mente ogni mattina quando ci svegliamo (o se siamo sovversivi, potremmo pensare al 28 e a Ivan Capelli - personaggio di cui forse parlerò nei prossimi giorni), quindi era doveroso notarlo.


Tuttavia non avevo fatto caso - ed è stato proprio TaroYamada80 a farmelo notare - che in cima alla classifica c'è la Redbull con 44 punti e dietro la Ferrari abbiamo la Mercedes a quota 16. Vi dicono niente questi numeri? 44 e 16?
Il primo dei due non vi ricorda forse un certo Prosciuttello che vinceva solo grazie alla superiorità della monopost-... volevo dire, che guidava una monoposto assolutamente inferiore alla concorrenza, ma che grazie solo ed esclusivamente alle proprie performance ha vinto innumerevoli titoli?
E il secondo numero non vi ricorda forse un certo Predestinato che dovrebbe essere signore e padrone della Rossa con il compagno di squadra che stende il tappeto rosso al suo passag-... voglio dire, che dovrebbe stendere il tappeto rosso al passaggio del Prosciuttello e non rompere le palle che solo con il Prosciuttello si vince il mondiale?

Ebbene, stiamo vedendo la luce, i segnali sono incoraggianti: numerologia at its finest. Stanno finalmente per terminare i tempi bui, in cui un complottaro spagnolo pensa di potersi spacciare al contempo per il pilota figo e per quello sfigato, dato che 27+28 = 55.
Siete sconvolti da questa riflessione, vero? Fate bene. Però mi spiace deludervi, non sono stata pagata da Santander per aggiungere questa postilla, diversamente dai vari Damon Hill di turno che non hanno mai vinto niente in carriera, soprattutto se facciamo coincidere la totalità della loro carriera con il GP d'Ungheria 1997 (anche di lui ne parlerò quando parlerò di Capelli, e senza che siano i soggetti principali del mio futuro post).


sabato 1 aprile 2023

Tra pesci d'aprile, prove libere e format che cambiano in corso d'opera

Oggi è il 1° aprile, quindi mi piacerebbe dire che gli argomenti di discussione sono tutti un enorme scherzo, ma non è così: Liberty Media, per voce di Stefano Domenicali, lo scorso weekend ha parlato della possibilità di diminuire le sessioni di prove libere. In sono girate voci di corridoio su futuri weekend combinati con Formula 1 e Motomondiale nello stesso circuito, nonché si parla di un nuovo format del weekend con sprint race da sperimentare nel GP dell'Azerbaijan. Insomma, c'è molta carne al fuoco e non è che si stia cuocendo proprio della carne di prima qualità. Direi di iniziare dall'argomento prove libere, tacciate di essere noiosehhhh per il pubblico mainstream e da cancellare. Ecco, mi sembra che si stia andando verso una strada poco promettente, perché il concetto stesso è abbastanza discutibile: se il pubblico mainstream al venerdì è a lavorare e non guarda le prove libere, non significa che queste siano inutili.
Anzi, da persona che non guarda sessioni di prove libere da anni (le vedevo occasionalmente su siti di str3am1ng 1ll3gal3 al venerdì mattina, quando lavoravo solo al pomeriggio, e in precedenza su Raisport quando le davano in differita al venerdì sera), ricordo che un tempo era la normalità non vedere le prove libere, che prima del digitale terrestre non venivano nemmeno trasmesse in TV. E non ci siamo mai lamentati perché esistevano.

Poi, ribadisco, non sono una fanatica del format attuale al punto tale da pretendere non cambi neanche una virgola, ma indicativamente a mio parere intorno alle quattro ore (o almeno tre) di prove libere ci dovrebbero essere. Poi si può fare pure una sessione unica, in caso, ma da mezza giornata e non certo da un'ora.
Chiaramente, più eventi di contorno ci sono in un weekend, e più diviene difficile dare il giusto spazio a tutti. A questo proposito a mio parere il ridurre il fine settimana a soli tre giorni è stato abbastanza deleterio. La Formula 2 e la Formula 3 avrebbero potuto svolgersi tra giovedì e venerdì a titolo di esempio, senza dovere gareggiare per forza sia il sabato sia la domenica.
È di conseguenza paradossale che si parli addirittura di unire in un solo fine settimana auto e moto sullo stesso circuito. Al di là del fatto che i circuiti non è che possano sempre essere usati indistintamente per l'uno e l'altro scopo, anche proprio dal di vista di quante categorie ci dovrebbero gareggiare sarebbe impensabile: Formula 1, Formula 2, Formula 3, MotoGP, Moto2, Moto3... non mi pare una cosa tanto fattibile.

Finiamo questa riflessione con il format proposto per i weekend con sprint, da sperimentare verosimilmente tra un mesetto in Azerbaijan. Ci sarebbero una sessione di prove libere e una qualifica tradizionale al venerdì, che definirebbe la partenza della gara della domenica. La sprint avrebbe al sabato mattina una qualifica a tentativo singolo, che definirebbe la griglia della sprint, la quale non definirebbe più la griglia della gara.
Come saprete non sono fan della sprint: tecnicamente il format con più gare per fine settimana era stato studiato per le formule minori, in modo che potessero disputare un buon numero di gare senza dovere visitare millemila circuiti, quindi di per sé non avrebbero senso di esistere in un campionato con 20+ gran premi e un sacco di double e triple header. Però esistono e siamo al terzo anno, su questo mi sono messa il cuore in pace.
Di per sé, non sarei neanche contraria a una qualifica apposita per la sprint stessa. Sarebbe più sensato un fine settimana di quattro giorni a questo punto, o comunque almeno due sessioni di libere, ma di per sé se proprio deve esistere il fatto che sia a sé stante non mi pare peggio che come è ora.
Ma... le tempistiche??!! Voglio dire, quando un campionato inizia, dovrebbe essere messo nero su bianco il format che gli eventi avranno, non cambiare in corso d'opera, se non per cause di forza maggiore. Svegliarsi una mattina e decidere che tra un mese si cambierà format del weekend in corso d'opera non mi sembra indicatore di una bella fine.


mercoledì 21 dicembre 2022

Riflessioni motoristiche sui mondiali di calcio 2022

Cari sopravvissuti all'apocalisse Maya di esattamente dieci anni fa, lo scorso weekend si sono conclusi i mondiali di calcio. Forse qualcuno di voi si ricorderà che quattro anni fa avevo scritto un post di considerazioni motoristiche sui mondiali, lo stesso in cui notavo la macabra statistica secondo cui dagli anni '80 in poi ogni volta in cui c'erano stati incidenti mortali durante gran premi di Formula 1 la nazionalità dell'ultimo pilota deceduto aveva definito la nazionale vincente il successivo mondiale, mentre all'inverso i piloti deceduti a seguito di incidenti avvenuti in test avevano la stessa nazionalità dell'ultima nazionale calcistica ad avere vinto un mondiale all'epoca del loro incidente. Stavolta, per fortuna, non ho considerazioni del genere da fare, però altre ci sono.

Innanzi tutto vorrei specificare che i tempi in cui avevo l'abitudine di seguire partite dei mondiali sono passati da ormai vent'anni, ricordo che nel 2002 avevo guardato diverse partite di nazionalità varie e la finale vista a casa dei miei nonni. A seguire ho seguito le partite dell'Italia nel mondiale 2006, forse qualcuna nel 2010 ma non ricordo anche perché l'Italia non è durata molto a lungo. Dopo non mi è più capitato di vedere partite di mia iniziativa, però mio padre è appassionato di calcio e in genere si vede le partite in TV (non solo mondiali o squadre importanti, spesso si guarda partite random anche su canali televisivi locali) quindi specie quando ci sono partite all'ora di cena mi capita di vedere qualcosa. Il caso ha voluto che le partite serali iniziassero alle 20.00 ed esattamente in sovrapposizione con la cena, mi è capitato di vedere parecchi primi tempi.

In più ho letto post in proposito sui social, ho sentito commenti alla radio. Ho sentito parlare di calciatori troppohhhh vecchihhhh (salvo poi cambiare idea in corso d'opera), di calciatori troppohhhh giovanihhhh, di asiaticihhhh scarsihhhh, di outsider per cui una metà della popolazione faceva il tifo e dell'altra metà della popolazione divenuta hater degli outsider, di teorie del kompl8, di telecronisti urlatori che da alcuni venivano criticati e da altri venivano incensati perché si facevano capire dai giovanihhhh. Insomma, ancora una volta non potevo fare altro che notare che un mondiale di calcio è un po' come la Formula 1, ma senza i piloti e le monoposto! Di per sé le considerazioni calcistiche non sono per niente diverse da quelle sulla Formula 1 e sui motori in generale.

La finale è stata Argentina - Francia e, stando a quanto mi è stato riferito e a quanto ho letto sui social, deve essere stata una partita emozionante nella quale è capitato di tutto, con il mondiale aperto fino alla fine. Insomma, mancava solo che i calciatori andassero a tirare i calci di rigore superando nel frattempo la Toyota di Glock, poi sarebbe stato un finale in stile Formula 1 in piena regola. Il mondiale è stato vinto dall'Argentina, mentre la Croazia ha vinto la finale del terzo/ quarto posto con il Marocco, outsider di lusso di questo mondiale, insomma, una sorta di controparte calcistica di una Force India o di una Toro Rosso che lotta per il podio. Mio padre, dopo avere visto quella partita, sabato, ha detto che era un peccato che non fosse una finale per la vittoria, perché era stata la partita meglio giocata che avesse visto fino a quel momento.

Tra le eliminate ai quarti di finale, segnalo Brasile (contro la Croazia, che poi è stata battuta dall'Argentina), Inghilterra (battuta dalla Francia, che poi ha battuto il Marocco), Olanda (battuta dall'Argentina) e Portogallo (battuto dal Marocco). Sulle otto nazionali giunte ai quarti, quindi, soltanto tre, Francia, Inghilterra e Olanda, sono rappresentate da piloti di Formula 1 attuali. Credo che sia un ennesimo segnale che in Formula 1 ci sono troppi pochi team e, di conseguenza, troppo pochi piloti. Se ci fossero due o tre squadre in più, estendendo la griglia di quattro o sei posti, ci sarebbe una maggiore rappresentazione di nazionalità. Oppure ci sarebbero piloti delle stesse nazionalità di quelli già presenti, ma sarebbe comunque positivo avere ulteriori piloti, indipendentemente dalla nazionalità.


mercoledì 30 novembre 2022

Il sistema di numerazione (ispirato a quella vintage) che vorrei

Alcuni anni fa avevo scritto un post in cui cercavo di ricostruire come avrebbe potuto essere la numerazione delle monoposto nella Formula 1 contemporanea se ci fosse ancora lo stesso sistema che era in vigore fino al 1995 compreso (per intenderci, il sistema di numerazione con cui le Ferrari avevano i numeri 27 e 28). Stavolta, invece, mi limito a scrivere un post in cui mi sbizzarrisco a parlare di come potrebbe essere strutturata la numerazione dei miei sogni.
Inizio specificando che quel tipo di sistema con i numeri fissi è il mio preferito in assoluto, tuttavia vi riconosco una piccola pecca: un team che vince il mondiale o ingaggia un campione del mondo nella stagione immediatamente successiva a quella in cui ha vinto il titolo rischia di perdere, potenzialmente per sempre, i suoi eventuali numeri storici. Per esempio, se nel 1996 fosse stata conservata la numerazione in vigore fino all'anno precedente, la Ferrari avrebbe perso i numeri 27 e 28 a causa dell'ingaggio di Michael Schumacher, vincitore del mondiale 1995. I numeri 27 e 28 sarebbero finiti alla Benetton, con cui la Ferrari si sarebbe scambiata i numeri 1 e 2. Vi sarebbero rimasti sotto la denominazione di Renault fino al titolo di Alonso, per poi tornare al team che al momento aveva i numeri 1 e 2, ovvero la Ferrari. Sarebbero tornati, come numeri, ma sarebbero passati dieci anni.

La mia proposta, quindi, sarebbe una piccola variante del sistema di numerazione pre-1996: mi piacerebbe che ai team fossero assegnate delle coppie fisse di numeri, che possano rimanere fisse sempre e comunque. Il numero 1 però a mio parere dovrebbe esserci, o ancora meglio in caso di ritiro del campione del mondo il gloriosissimo numero 0.
Quindi mi piacerebbe andasse così: a ciascun team viene assegnata una coppia di numeri da 3/4 in poi. La coppia 1/2 (o 0/2) viene di anno in anno sostituita alla coppia di numeri prescelti del team, invece di essere scambiata da un team all'altro. Di conseguenza, una volta che una vettura non è più guidata dal campione del mondo in carica, la squadra riprende a utilizzare i propri numeri standard.
Per tornare all'esempio Ferrari, con questa ipotetica numerazione, negli anni in cui è guidata dal campione del mondo in carica prenderebbe i numeri 1/2, mentre i numeri 27/28 resterebbero vacanti e se li riprenderebbe non appena perde il diritto di portare il numero 1. Tutto chiaro? Penso di sì, quindi possiamo passare oltre e occuparci di quali coppie di numeri assegnerei a ciascun team e perché.

FERRARI 27/28 - credo che non servano spiegazioni, sono i suoi numeri storici e sono quelli che noi appassionati di Formula 1 vintage associamo alla gloria e al successo. Che poi nella realtà tra il 1981 e il 1995, stagioni in cui tali numeri sono stati sfoggiati (a parte il 1990, quando Prost era campione del mondo in carica e portava il numero 1) la Rossa abbia preso nella migliore ipotesi una lunga serie di calci nel fondoschiena e nella peggiore i calci fossero nei testicoli, nevermind, 27 e 28 sono i numeri della gloria e su questo non ci piove.
Facendo una verifica sul sito chicanef1, peraltro, ho scoperto che la Ferrari ha vinto ben venti gare con quella coppia di numeri, di cui dieci vittorie con il numero 27 (avevo provato a contarle senza cercarlo, ma mi sembrava che mi mancasse qualcosa e in effetti mi ero dimenticata di contare quelle di Mansell) e dieci con il numero 28 (qui non ci ho neanche provato a contarle, dato che ero già ricorsa al sito chicanef1). Il tutto in quattordici stagioni in totale, il che fa una media di poco più di una vittoria e mezza all'anno. Però erano i numeri di Alesi e Berger, quindi numeri fighi.

MCLAREN 7/8 - il team di Woking è stato piuttosto cangiante in termini di coppie di numeri, per il semplice motivo che mentre la Ferrari nuotava della gloria dei numeri 27 e 28, in McLaren di titoli ne vincevano, quindi finivano spesso per scambiarsi numeri con altre squadre.
I numeri 7 e 8, tuttavia, si sono ripetuti nel corso del tempo, li hanno portati ad esempio Lauda e Prost in quel mondiale assegnato per mezzo punto e, una volta esaurito l'exploit dell'epoca della motorizzazione Honda, la McLaren si è ritrovata fino al 1995 con i numeri 7/8.
Non solo, anche nel 1996, in base al quarto posto ottenuto nel mondiale precedente, le sono spettati i numeri 7 e 8 sulla base della classifica costruttori, che sono occasionalmente tornati anche in un secondo momento. È stata, di conseguenza, anche la prima coppia di numeri portata da Hakkinen e Coulthard come compagni di squadra.

WILLIAMS 5/6 - anche in questo caso i titoli mondiali vinti hanno fatto sì che talvolta il team di Grove non portasse i numeri che sfoggiava ai tempi di Mansell e Rosberg, oppure di Mansell e Piquet, però credo siano i numeri che la caratterizzano maggiormente e che meriti di portarli.
Il clou, ovviamente, sarebbe che tornasse in lotta per il titolo e che vincesse mondiali a raffica con piloti che intendono ritirarsi a fine stagione. Dovrebbe, ovviamente, vincere al contempo il titolo costruttori, così potrebbe sfoggiare i numeri 0 e 2, la coppia di numeri che la caratterizza più indirettamente per noi appassionati non solo di anni '80 ma anche di anni '90.

ALFA ROMEO-SAUBER 29/30 - forse vi chiederete come mai stia esplorando il fondo della griglia, invece di concentrarmi sui top-team di oggi. Semplicemente perché si tratta di uno dei pochi team che, già come Sauber, era in Formula 1 quando c'era ancora la numerazione pre-1996. I numeri ai tempi di Wendlinger e Frentzen erano 29 e 30.
Certo, la Sauber oggi si chiama di fatto Alfa Romeo, quindi si potrebbe optare per i numeri 22 e 23, ma non sono convinta che abbia dimostrato di meritarseli abbastanza. Voglio dire, Alfa Romeo è solo un rebranding al quale verosimilmente seguirà un successivo rebranding in Audi, mi sembrano più indicati i numeri della Sauber che quelli dell'Alfa Romeo!

MERCEDES 3/4 - questa, in un primo momento, potrebbe sfuggirvi e magari vi verrebbe da pensare a quando nel 2010, entrando in Formula 1 come team, aveva proprio questa coppia di numeri, sulla base del fatto che avesse vinto (come Brawn GP) il titolo costruttori l'anno precedente, ma non fosse guidata dal campione del mondo in carica e quindi non le spettassero i numeri 1 e 2.
Niente di più lontano dalla realtà, stiamo andando semplicemente a scoprire il passato strato dopo strato. La Mercedes era Brawn, che era Honda, che era B.A.R., ma che soprattutto in precedenza era Tyrrell. E quali erano i numeri storici della Tyrrell? Il 3 e il 4.

ALPINE 25/26 - a questo punto, devo ammetterlo, ero molto combattuta. C'erano i numeri 15 e 16 della Renault degli anni '80, ma la Alpine di oggi non è la Renault degli anni '80, è proprio un team che non c'entra nulla, se non nel marchio che ha portato.
L'Alpine di oggi discende dalla Benetton, che ha avuto come coppie di numeri 19 e 20 ereditati dalla Toleman, poi dopo la riallocazione 5 e 6, che però ho già assegnato alla Williams, fregandomene bellamente del fatto che Schumacher e Alonso con il 5 ci abbiano vinto il mondiale in Benetton e in Renault.
I numeri 25 e 26 erano i numeri della Ligier, team francese che schierava vetture blu... e niente, l'Alpine è un team francese che schiera vetture blu, quindi penso di potermi concedere una licenza poetica.

ALPHA TAURI 23/24 - forse vi chiederete perché non sia ancora arrivata la sorella maggiore, ma siamo ancora nel recinto dei vitellini. La ragione è molto semplice: mentre la Redbull discende dalla Stewart che è entrata in Formula 1 nel 1997, l'Alpha Tauri discende dalla Minardi che già stava in Formula 1 da tempo ai tempi dei numeri fissi.
Mi sembra che l'opzione di gran lunga migliore sia quella di assegnare all'Alpha Tauri i numeri che portava la Minardi a suo tempo, come segno di rispetto per le origini faentine del team e il fatto che non sia più Minardi, ma sia comunque ancora la Torohhhh Rossohhhh di Faenzahhhh.

ASTON MARTIN 32/33 - questa è stata molto ardua, lo ammetto, perché devo tenere conto anche degli incastri che devo ancora piazzare. Mi sono basata sul fatto che il team in origine fosse la Jordan e che, nella sua prima stagione, la Jordan fosse verde anche ai tempi.
In un secondo momento, con la redistribuzione dei numeri, la Jordan ha gareggiato con il 14 e il 15 e, obiettivamente, avrei potuto scegliere questa coppia. Invece no, perché mi serve per un altro team. Anzi, come 14 e 15 mi serve per un team, come 15 e 16 per un altro, quindi dovrò prendere una decisione difficile.

REDBULL 14/15 - quando si discende da un team entrato in Formula 1 nel 1997 bisogna andare a cercare qualcos'altro per scegliere dei numeri di gara che possano avere il loro senso logico e l'unico senso logico che mi viene in mente per la Redbull è ridarle la coppia di numeri che aveva nel 2009, stagione delle sue prime vittorie.
Vettel e Webber (anzi, Webber e Vettel, era Webber quello con il 14) sono stati inoltre per certi versi la coppia più rappresentativa del team, per il momento, e non mi sembra sgradevole l'idea di omaggiarli. Anche se il 15 avrebbe potuto essere utilizzato insieme al 16, oppure il 32 avrebbe potuto essere utilizzato insieme al 31.

HAAS 21/22 - c'erano altre coppie che mi ispiravano, come avrete capito, ma mezza coppia era impegnata in entrambi i casi. Sono partita in primo luogo dai numeri 15 e 16 che erano i numeri della Lola Haas negli anni '80, per intenderci, quella guidata da Jones e Tambay. Non c'entrava assolutamente niente con questa Haas, ma d'altronde anche l'Alpine e la Ligier non c'entrano un fico secco l'una con l'altra e neanche hanno lo stesso nome.
Poi ho pensato al fatto che la Haas abbia sede nella stessa città in cui sorgeva la sede dell Simtek, quindi i numeri adatti sarebbero stati 31 e 32, ma il 32 della Jordan l'ho messo insieme al 33 sull'Aston Martin. Quindi cosa fare? C'era da lavorare molto di fantasia e ho perfino pensato di darle i numeri 9/10 della Arrows sulla base del fatto che ha ottenuto una pole ma non ha mai vinto una gara.
C'era però un problema, ovvero il fatto che la Arrows abbia ottenuto la pole position quando portava i numeri 29 e 30, e soprattutto che la pole in questione l'abbia ottenuta Patrese. Avrei offeso la storia e l'intera cittadinanza imolese se mi fossi ispirata a Patrese anziché alla Lola Haas di Tambay!
Quindi ho pensato che la Haas ha telai Dallara, come la Scuderia Italia, e i numeri della Scuderia Italia erano, appunto 21 e 22. Credo che questa sia la decisione migliore per completare la griglia.


sabato 15 ottobre 2022

In difesa dei blogger amatoriali di Formula 1

Gentile signor Vanzini,
in questi ultimi giorni ho seguito la Sua polemica a proposito degli "hater" e di chi scrive di Formula 1 senza farlo per professione, sui social e sul web in generale, la questione della web reputation e infine il Suo post pubblicato su Instagram, con tanto di invettiva attribuita a un amico con tanto di Suo commento come caption. A questo punto credo sia doveroso spendere qualche parola a sostegno della categoria a cui appartengo: gente che scrive di Formula 1 senza lavorare in Formula 1 e senza averla mai vissuta né da vicino né dal vivo.
Prima, tuttavia, vorrei fare alcune precisazioni. In primo luogo non mi permetterei mai di usare le parole attribuite ai critici "non capite un ca**o" rivolgendomi ai telecronisti di un evento sportivo, sia per il rispetto per il loro lavoro, sia perché non è questo il modo in cui mi rivolgo abitualmente alle persone, figurarsi agli sconosciuti. In secondo luogo, non credo nella suddivisione marcata fan vs hater, né che chiunque faccia qualsiasi genere di critica, magari costruttiva o argomentata, sia un hater o le sue parole debbano essere parafrasate in "non capite un ca**o".
Mi sembra una visione fin troppo semplicistica del mondo, più adatta ai ragazzini che alle persone adulte, e che sia meglio vedere la situazione da una prospettiva diversa. Ci sono tante sfaccettature che stanno tra il livello fan e il livello hater, ma soprattutto non credo sia necessario essere una cosa o l'altra: guardiamo la Formula 1 perché ci piace la Formula 1, in genere, non la seguiamo senza interesse solo perché ci piace il telecronista.

Aggiungo che, seguendo e avendo seguito gare contemporanee o vintage, di più di un'emittente televisiva e in più di una lingua, ho avuto modo di sentire e approfondire le telecronache di molti diversi commentatori. Ne ho conosciuto pregi e difetti e penso che potrei tranquillamente esprimere commenti negativi anche sui Suoi predecessori.
Mario Poltronieri, che ritengo un commentatore molto competente e preciso se rapportato alle condizioni in cui lavorava (occasionalmente durante le telecronache affermava di essere dentro uno stanzino in cui seguiva le immagini su uno schermo in bianco e nero, ricordo che in un'occasione spiegò addirittura di essere all'interno di un camper con i suoi collaboratori arrampicati sul tetto del mezzo stesso per avere visuale del circuito), a volte era eccessivamente soporifero e soprattutto utilizzava un linguaggio eccessivamente colto e pieno di parole ricercate in un'epoca in cui la Formula 1 era uno sport seguito anche da molte persone che avevano solo la terza media, o addirittura che avevano frequentato solo le scuole elementari.
Di Gianfranco Mazzoni se ne sono dette di tutti i colori (ci fu addirittura una raccolta di firme via web per chiedere alla Rai di licenziarlo) e, per quanto sia influenzata dal fatto che mi piaceva molto il modo in cui parlava (proprio a livello di voce e di tono), a mio parere uno dei suoi difetti più lampanti è che, quando spaziava sulla Formula 1 vintage, parlava quasi solo esclusivamente o di fatti accaduti dagli anni '90 in poi, oppure dei piloti maggiormente celebri, relegandone molti altri da parte.

Questo per dire che sì, in certe occasioni ho espresso critiche (a mio parere mantenendomi sempre entro i limiti della civiltà) alle Sue telecronache, specie nei momenti in cui ha espresso giudizi sui telespettatori. Siamo stati occasionalmente invitati ad andare a fare altro invece di guardare la Formula 1 se non ci piaceva la telecronaca, siamo stati occasionalmente tacciati di non essere veri appassionati se non seguiamo qualsiasi sessione e qualsiasi programma di approfondimento, oppure se vediamo la gara dopo ore su TV8 invece di fare l'abbonamento a Sky.
A volte anche noi ci siamo sentiti come se la telecronaca fosse fatta da dei nostri "hater", che ci giudicavano per la nostra vita, per le nostre possibilità economiche, per i nostri orari di lavoro o per l'eventualità di dovere saltare sessioni o gare a causa di qualcosa che toccava la nostra vita da vicino invece di essere semplicemente una passione. E succedeva da parte di persone che ci aspettavamo fossero lì per spiegarci la Formula 1 e non certo quanto tempo e denaro dovremmo dedicarci.
Anche Guido Meda urlava e tifava mentre era al commento (entrambi comportamenti che potrebbero non essere apprezzati da una parte del pubblico, allo stesso modo in cui ce ne sarà una parte che non apprezzerà le telecronache calme e pacate o il più possibile obiettive) ma invitava la gente ad alzarsi in piedi sul divano, non a vendere tutti i propri averi per finanziarsi una doppia trasferta Motegi/ Philip Island.


Mi è difficile dare un'interpretazione al Suo post uscito mercoledì sera, specie nel punto in dice che il suo amico ha ragione, ma Lei non è d'accordo. Cosa dovrebbe significare? In più anche la caption non mi è molto chiara, certi punti mi sfuggono.
Da un lato sembra elogiare chiunque scriva o parli di Formula 1 a livello amatoriale (nel senso di non farlo per professione, non nel senso di gestire un blog o un canale dedicato interamente alla storia dei piloti della Simtek, se coglie la citazione!), ma poi mi sembra di intuire che comunque il concetto di "veri appassionati" venga fatto coincidere comunque con il concetto di persone che vogliono trasformare la loro passione in un lavoro o che, indipendentemente dalle loro possibilità economiche e da quanto un certo tipo di trasferte siano compatibili con la loro vita, dovrebbero dimostrare la loro passione spendendo smodatamente o impegnarsi per entrarci, nel mondo della Formula 1.
Ebbene no, signor Vanzini, non sono mai stata in un autodromo né ho mai litigato con un team principal, allo stesso modo in cui Lei verosimilmente non ha mai fatto il mio lavoro. Però bloggo da più di dieci anni e per bloggare per sulla Formula 1 ho messo da parte altre mie passioni.

Scrivo di cose che non ho mai visto e non so? Certo che sì, allo stesso modo in cui quando scrivevo racconti di fantasia scrivevo di situazioni e fatti che non avevo mai vissuto. Sui forum di scrittura creativa che frequentavo e frequento tuttora si parlava dell'importanza del documentarsi. Si parlava di leggere, di ascoltare, di guardare.
Allo stesso modo, per scrivere di Formula 1, leggo, ascolto, guardo. Trascorro buona parte del mio tempo libero a vedere vecchie gare per raccontarle. Ovvio, non posso inventarmi di averle viste dal vivo, né lo faccio. Racconto ciò che posso vedere o approfondire, se faccio ipotesi scrivo che si tratta di mie ipotesi, se riferisco rumour ne riporto nei limiti del possibile la fonte oppure specifico che si tratta di un rumour.
Molto probabilmente nella vita non mi capiterà mai di litigare con un team principal, né di andare a Suzuka (ho anche paura dell'aereo e non ci sono mai salita), né di incrociare per caso un pilota per strada (in realtà sì, questo al 99% mi è accaduto e neanche l'ho riconosciuto), ma non credo né che sia questo a definire la mia passione né che le passioni vadano trasformate necessariamente in quello che dobbiamo fare nella vita. A me basta cercare di trasmettere la mia passione ad altri, anche se fossero una ristretta cerchia di persone.

Quando scrivo, scrivo perché spero di coinvolgere, proprio come cerca di coinvolgere Lei quando urla alla sua platea di ascoltatori. Solo, la mia impressione è che nel mio piccolo io mi rivolga a un pubblico target molto diverso da quello che sembra venire privilegiato dal modo in cui la Formula 1 viene raccontata al giorno d'oggi in TV e sui media in Italia. Non sono una Sua hater, signor Vanzini, né lo sono necessariamente quelli che, come me, parlano di Formula 1 perché la amano e vi dedicano il loro tempo libero, sono semplicemente una persona che non si identifica nella tipologia di pubblico al quale le Sue cronache sembrano rivolte.
Rispetto il Suo lavoro e, per tale ragione, mi aspetto in quanto blogger di Formula 1 di non essere gettata indirettamente in un calderone di presunti hater. Personalmente non ho mai desiderato lavorare in Formula 1, né fare la telecronista televisiva, né diventare giornalista. Il mio sogno lavorativo realistico era trovare un lavoro in cui si lavorasse dal lunedì al venerdì e, dopo otto ore, potessi staccare completamente e dedicarmi alle mie passioni.
Sono stata fortunata, perché è così che funziona la mia vita da ormai molti anni. Non sono sicura che, se scrivere di Formula 1 fosse il mio lavoro, sarebbe qualcosa che continuerei ad amare. E poi, in ogni caso, anche quando ero ragazzina, il mio sogno inarrivabile era un altro. Speravo di diventare una scrittice di romanzi. Ho messo da parte trame e sogni per passare il mio tempo libero a scrivere di motorsport. Credo che una passione che ha sconfitto le altre passioni meriti rispetto.

Cordiali saluti,
Milly Sunshine

venerdì 19 agosto 2022

Michael Schumacher vs Damon Hill: una struggente mattina in collegamento con l'Australia

Quando avevo l'abitudine di scrivere racconti di fantasia e aspiranti romanzi, avevo spesso a che fare con il "point of view". Per chi non se ne intende di scrittura creativa, il POV è essenzialmente stare dentro alla testa del personaggio e narrare, non necessariamente in prima persona, gli eventi nel modo in cui vengono visti dal personaggio stesso, che in caso di multi-POV può significare che a turno i personaggi vedono gli eventi in maniera anche molto diversa gli uni dagli altri. Così ho raccontato storie dal POV dei personaggi più disparati, personaggi che non mi somigliavano e che vivevano nella mia immaginazione vite completamente diverse dalla mia.
Eppure per anni, mentre per esigenze di scrittura entravo nella mente di gente che in universi finti fuggiva, si innamorava o uccideva, non mi rendevo conto che in fondo, un finale di stagione in cui viene assegnato un titolo, dopotutto, è un susseguirsi di POV. Mi sono focalizzata su quello che ritenevo più valido, che curiosamente rispecchiava quello dell'appassionato medio che riscopriva un enfant prodige quando era poco enfant e tanto prodige e lo eleggeva a proprio idolo, litigando su faccende che lo riguardavano risalenti ad anni prima con gente che affermava che in realtà l'enfant prodige non meritava così tanto e l'outsider era meglio.
Due POV contrastanti, la leggenda del "both sides" e che una debba essere la fonte della verità. Ebbene no, non è così, quando un mondiale viene assegnato, specie in maniera controversa, non ci sono solo due diversi schieramenti nelle due parti opposte del bar spesso virtuale. Ci sono un enfant prodige, un outsider, la gente che sta intorno a loro, i burattinai che hanno portato il mondiale a finire lì e in quella maniera... una lotta per il titolo non è un dualismo tra tifosi, è un "multiple sides". Anche se troppo spesso la vediamo in maniera semplicistica, una lotta per il titolo è un insieme di storie che si fondono in una sola, ma che può essere raccontata da diverse prospettive.
Sarebbe impossibile per me vedere tutto da ogni prospettiva. Però posso vederlo da una prospettiva molto migliore di quella che avevo eletto a prospettiva personale... perché è andata così e in una notte di luglio, rivedendo un gran premio vintage in cui veniva assegnato un mondiale, ho scoperto una nuova me stessa, una nuova appassionata di motori, una patita di motorsport retrò che non ha più paura di una verità un tempo inimmaginabile per lei. Quale verità? Arriveremo anche a questo. Adesso però, enfant prodige dalle vetture tamarre e sobri rockettari con aria da gentleman, seguitemi nei mid-90s. Oggi facciamo tappa in Australia.

La stagione 1994 è stata molto lunga e travagliata, ma stiamo per assistere alla sua conclusione. Da un lato c'è Michael Schumacher, pilota della Benetton, dominatore per gran parte della stagione, dall'altro c'è Damon Hill, pilota della Williams, ritornato prepotentemente in auge dopo le peripezie del rivale a proposito di squalifiche varie. Siamo in una di quelle situazioni che piacerebbe tanto a Liberty Media ventotto anni più tardi, forse una situazione che ha addirittura ispirato Liberty Media: la legge del caso, o forse neanche troppo del caso, vuole che in classifica i due giungano quasi appaiati, un solo punto mette Schumacher davanti a Hill, in un contesto in cui chi arriverà davanti all'altro in gara diventerà campione del mondo.
L'unica differenza tra il 1994 e gli anni 2020 è che nessuno ha l'audacia di affermare tra le righe che sarebbe bellissimo se il mondiale terminasse con un incidente tra i due championship contenders e magari continuare a operare ad arte affinché possa succedere. In tutto questo, comunque, Nigel Mansell mette i suoi baffi in pole position, mettendosi dietro Schumacher e Hill. Segue la McLaren di Mika Hakkinen con alle sue spalle le Jordan di Eddie Irvine e Rubens Barrichello. Johnny Herbert, compagno di squadra di Michael Schumacher a partire dal gran premio precedente è settimo in griglia, precedendo la Ferrari di Jean Alesi, la McLaren di Martin Brundle e la Sauber di Heinz-Harald Frentzen. Devono essere all'incirca le quattro e mezza di notte in Italia e probabilmente molta gente sta dormendo, invece di guardare il gran premio, che viene trasmesso dalla Rai con telecronaca di Mario Poltronieri (in questa versione l'ho trovato su Youtube qualche tempo fa - l'ho visto la sera del giorno in cui Sebastian Vettel ha annunciato il proprio ritiro a fine stagione, ma di questo ve ne parlerò alla fine). D'altronde le faccende che interessano agli italiani, nello specifico le posizioni delle Ferrari in griglia perché who kers della lotta per il titolo, non promettono molto bene, ho già specificato quale sia la posizione in griglia di Jean Alesi, mentre Gerhard Berger è solo undicesimo, precede la Ligier di Olivier Panis e le Tyrrell di Mark Blundell e Ukyo Katayama ai quali si frappone la Lotus di Alessandro Zanardi. Le Minardi di Michele Alboreto e Pierluigi Martini sono sedicesima e diciottesima con in mezzo a loro J.J.Lehto, adesso pilota della Sauber, mentre Christian Fittipaldi su Footwork e Franck Lagorce su Ligier completano i primi venti in una griglia che prevede la bellezza di ventisei vetture. A seguire c'è l'altra Footwork di Gianni Morbidelli, poi la Lotus di Mika Salo e le ultime due file in formato Larrousse/ Simtek, con Hideki Noda affiancato da David Brabham e Jean-Denis Deletraz affiancato da Domenico Schiattarella. Tanto per cambiare in griglia non ci sono le Pacific, con Paul Belmondo che ha fatto registrare il ventisettesimo tempo e Bertrand Gachot senza un tempo, ma se anche ci fossero nessuno se li filerebbe, come succede a chi in pista è invece presente.


Mansell fa una brutta partenza, poi mette anche le ruote sull'erba e si ritrova nella prima parte di gara a duellare prima con Barrichello poi con Hakkinen, mentre gli occhi di tutti sono concentrati su Schumacher e Hill, indipendentemente da tutto quello che accade sul circuito. Vediamo a malapena Herbert rientrare ai box per ritirarsi, è il primo a vedere la propria gara terminare, dopo di lui tocca anche a Irvine, Morbidelli, Noda, Katayama e Schiattarella, ma la cosa non ci tocca, perché Schumacher e Hill sono 1/2 ed è tutto quello che la regia intende mettere davanti ai nostri occhi, dato che non sono 1/2 in modo normale, nel senso di ben distanti l'uno dall'altro. No affatto, l'enfant prodige è in testa alla gara e l'outsider gli sta attaccato alla "coda", per dirla come la direbbe Poltronieri, insomma, uno negli scarichi dell'altro.
Sono attaccati prima di fermarsi ai box, sono attaccati quando rientrano ed escono nello stesso giro, sono attaccati quando iniziano ad arrivare le prime vetture da doppiare. Poltronieri ne approfitta per raccontarci, quando si apprestano a superare una sagoma nera che si fa anche un po' i fatti propri, che quello è Frentzen, l'ex compagno di squadra di Schumacher nelle formule minori, perché non siamo ancora ai tempi di Mazzoni che dopo "ex compagno di" non ci avrebbe messo il nome di Schumacher ma quello della sua signora. Ironia della sorte, è forse il doppiaggio di Frentzen il punto di non ritorno... non perché avvicini Schumacher e Hill mentre sono 1/2, ma perché sembra allontanarli.
Secondo Poltronieri, infatti, in un primo momento sembra che Frentzen non renda per niente facile il doppiaggio a Schumacher, ma poi in realtà succede la stessa cosa anche a Hill, forse in modo anche più accentuato rispetto a quanto accaduto a Schumacher - verosimilmente è l'effetto di dovere doppiare una vettura che, per quanto più lenta della loro, è pur sempre una Sauber e non una Simtek o una carriola di quel calibro, un avversario che, se anche avesse l'accortezza di farsi da parte, sarebbe comunque un po' più ostico dei piloti di fondo classifica, e Hill è quello che se lo ritrova da doppiare nel momento peggiore.
Il gap tra l'enfant prodige e l'outsider sembra aumentare più che diminuire e, anzi, di lì a poco una delle voci che fanno il loro ingresso occasionale in telecronaca osserva addirittura come Schumacher e Hill, nel corso della gara, non siano mai stati tanto lontani. Ed è proprio lì che suonano le trombe dell'Apocalisse. O suonano le trombe e basta, perché ci ritroviamo, di colpo, all'improvviso, con i due che si toccano e con Schumacher che si alza da terra, uscendo di pista e venendo costretto al ritiro. Cos'è successo? Come si è arrivati a tutto questo? La risposta, quella più lampante, la conosciamo tutti: Schumacher urta un muretto, Hill coglie l'opportunità per infilarsi, Schumacher non lo lascia infilare ed è lì che succede tutto quello che succede. C'è tuttavia un aspetto meno lampante, di cui non si parla e di cui non si parlerà mai negli anni a venire, una curiosità che in una notte di luglio noto per la prima volta, dopo quella considerazione, e finisco per farci caso grazie alla "gufata" di cui sopra: Schumacher e Hill sono attaccati e tutto va per il meglio, poi si allontanano ed ecco il grande caos.


A questo punto ci sono due narrazioni parallele che vorrei portare avanti, di cui una spezzettata in molteplici narrazioni parallele (per questo parlavo di diversi POV). Si tratra di quella strettamente legata all'incidente di Schumacher e Hill, che di fatto è la narrazione al centro della scena sia mentre avviene sia dopo, ma per esigenze di trama metterò da parte per qualche momento. Per ora accontentatevi di sapere che Schumacher si ritira sul posto, mentre Hill procede fino ai box dove è a sua volta costretto al ritiro. Immaginate di essere dei robot senza sentimenti e di non provare nulla di fronte a queste vicende e torniamo alla prospettiva più semplice, quella degli altri piloti ancora in pista.
Abbiamo infatti ancora poco più di metà gara da percorrere e la percorriamo con Mansell che in questo momento si trova in testa alla gara, ma si ritrova dietro a Berger per questione di differenza di strategia, con i telecronisti che osservano come sia Alesi il ferrarista su cui di solito si concentrano le aspettative, ma poi per un motivo o per un altro (problemi ai box, in questa occasione) è Berger quello che occasionalmente va a giocarsi la vittoria. Berger potrebbe anche portarsela a casa, questa vittoria (ma non succederà, quindi se siete ferraristi che si sono svegliati alle 4.30 nella speranza di una vittoria a caso mettetevi il cuore in pace), mentre nel frattempo ci sono tanti ritiri "poco importanti" per guasti vari, tra cui Zanardi, D.Brabham, Salo e Deletraz.
Si ritireranno anche Blundell per un incidente con Frentzen in cui il pilota della Sauber riuscirà a proseguire e Alboreto dopo un cedimento sulla sua vettura a causa di un contatto nella prima parte di gara, ma questi ultimi due ritiri sono successivi al momento decisivo in cui la leadership della gara cambia: Berger mette le ruote sull'erba (o per meglio dire, finisce in una via di fuga, erba zero), perdendo la testa della gara e ritrovandosi secondo alle spalle di Mansell.
Frattanto Hakkinen ha dovuto scontare uno stop and go per motivi imprecisati, tornando in pista quarto alle spalle del compagno di squadra di Brundle che andrà ad aggiudicarsi il podio. Hakkinen, invece, a pochi giri dalla fine sarà protagonista di un brutto incidente e costretto al ritiro. Barrichello arriverà quindi quarto, con Panis quinto e Alesi a completare la zona punti, rimontando dopo i problemi durante la sosta. Frentzen giungerà settimo, seguito da Fittipaldi, Martini, Lehto e Lagorce, undici vetture arrivate al traguardo sulle ventisei che hanno preso il via.


Questo è tutto, per l'aspetto legato alla gara "degli altri", adesso è il momento di tornare sui protagonisti, Schumacher e Hill, e su chi sta intorno a loro: torniamo al momento del fattaccio. Schumacher scende dalla vettura e vaga senza meta con aria struggente: è un enfant prodige che pensa di avere appena gettato al vento il titolo mondiale, un titolo che solo qualche mese prima sembrava così vicino. Hill nel frattempo rientra ai box: per aggiudicarsi il mondiale deve portare a casa una zona punti, ma è palese che non ci sia verso.
I meccanici si affrettano intorno alla sua monoposto, ma il verdetto è inequivocabile mentre il pilota scuote la testa e anche lui ha un'aria struggente: la Williams numero zero non è in condizioni tali da permettere al suo pilota di tentare un ultimo assalto a un titolo che qualche tempo prima sembrava impensabile. Hill scende dalla macchina, il suo destino ormai segnato: è un outsider che, venuto a trovarsi improvvisamente nelle condizioni di lottare per il mondiale è arrivato contro le aspettative vicinissimo a quel mondiale. Vicinissimo, ma gli è sfuggito, unica consolazione la certezza che adesso può essere preso sul serio.
Frattanto, mentre nel box della Williams regna la delusione (anche se comunque il titolo costruttori è invece certo visto il ritiro di entrambe le Benetton), mentre nel box della Benetton si inizia a esultare, nella quasi incredulità, perché al momento del ritiro di Schumacher sembrava un titolo perso. Poi un commissario di percorso rivela a Schumacher il ritiro di Hill. L'enfant prodige ha vinto il titolo che pochi minuti prima sembrava perso, un turning point che noi sapevamo già, ma di cui lui non era ancora al corrente, l'ultimo colpo di scena. 
È una sola grande storia, ma può essere vista da molteplici prospettive e solo in quella notte di luglio, rivedendo questa gara, che avevo già guardato circa dieci anni fa, ho visto finalmente le cose da più punti di vista, compreso quello dei telecronisti: Poltronieri e soci hanno raccontato tutto come se fosse qualcosa di assolutamente normale e non destinato a generare polemiche quasi tre decadi più tardi, addirittura affermando che *non* fosse andata come ai tempi degli incidenti tra Prost e Senna! Anzi, sembrava quasi un volere dire: bene, il mondiale è stato assegnato, adesso assistiamo alle altre storie che questa gara ha da offrirci.
Altre storie, quella di un pilota Ferrari alla ricerca della vittoria che getta al vento la vittoria - oggi il povero Berger verrebbe massacrato per un simile errore - e quella di un over-40 che ottiene invece la suddetta vittoria, ultima consolazione per un team che ha appena perso il mondiale piloti, finiscono per intrecciarsi tutte in qualcosa di molto più grande. Ed è allora, in quella notte di luglio, che all'improvviso tutto, di farsi più confuso, finisce per farsi nettamente più chiaro. Ho visto questa gara perché, con l'annuncio del ritiro del primo pilota della mia età ad arrivare in Formula 1, ho pensato si stesse aprendo una fase di passaggio... e dopo averla vista credo di essere davvero passata oltre.

Quando avevo visto questa gara per la prima volta, una decina d'anni fa, pur conoscendone gli eventi, ne conoscevo in prevalenza una narrazione: quella dei ferraristi che, con l'avvento dell'era Schumacher, facevano loro i suoi successi pre-Ferrari, mescolati con gli antiferraristi o detrattori di Schumacher che per giustificare i suoi numeri affermavano che avesse gareggiato e vinto con piloti scarsi, insomma, una retorica secondo cui, in fin dei conti, o Schumacher era un fenomeno oppure non era granché, era un genio oppure uno che aveva commesso errori di gioventù, ma comunque la si vedesse Hill era uno scarso.
A questo si mescolava la mia passione infantile per la tamarraggine delle monoposto anglo-venete, contrapposta alla sobrietà della Williams. Poi ho conosciuto l'altra narrativa, quella benehhhh assolutohhhh vs malehhhh assolutohhhh portata avanti dai sostenitori britannici di Hill. Non mi hanno mai convinto questo tipo di retoriche, quindi ho dato scontato che la narrativa che conoscevo in precedenza fosse da considerarsi un di partenza. All'improvviso mi sono accorta che non lo era e che aveva ragione Murray Walker quando si limitava ad affermare qualcosa che suonava come "che peccato che sia finita così", se ben ricordo le parole che pronunciava proprio in telecronaca.
Concordo, quel mondiale poteva finire in modo molto migliore, con storie molto migliori da raccontare, ma visto al giorno d'oggi e dopo tutto il caos capitato nella scorsa stagione, penso che il GP d'Australia 1994 metta bene in chiaro quali sono i pericoli di prendere due piloti che lottano per il titolo, ingigantire ogni polemica o crearne ad hoc (peraltro tra gli Schumill non mi risulta ci fossero polemiche *dirette* in precedenza), poi piazzarli uno accanto all'altro inculcando loro in testa che devono vincere il mondiale a tutti i costi. Purtroppo non sempre si impara dal passato.
La consolazione, a volte, rimane quella di avere imparato qualcosa su sé stessi, che è esattamente quanto successo a me. Ho capito che non sempre bisogna scegliere da che parte stare, che solo perché qualcuno vince e qualcuno perde non significa che solo uno dei due potesse meritarsi una vittoria. E no, non ho più paura di ammettere che vedere questo gran premio mi ha fatto scoprire che non sono più quella che ero un tempo. C'è un enfant prodige in salsa tamarra considerato il futuro che va a giocarsi un mondiale contro un outsider su cui fino a un anno o due prima nessuno avrebbe scommesso un solo centesimo. E c'è la Milly di oggi che vede esattamente questo: un enfant prodige e un outsider screditato.
Non so come mi comportarei ora di fronte a un simile scontro mondiale (scontro in senso metaforico), però non ci sono dubbi su quale dei due, oggi come oggi, rappresenti meglio i piloti per i quali sento qualche genere di affinità. Non posso dire di essere certa che tiferei per Damon Hill, ma non è un'ipotesi che escludo a priori, specie adesso che mi rendo conto del fatto che, effettivamente, sia sempre stato, sia agli albori della propria carriera, sia in seguito sull'eco del finale deludente della sua carriera, molto snobbato e sminuito, forse nel finale proprio perché era stato poco preso in considerazione fin dal primo momento.
La sua posizione era molto diversa da quella di Michael Schumacher, pilota per il quale nutro tuttora molto rispetto, ma preferendolo di gran lunga, come personaggio, negli anni finali della sua carriera quando era un pilota come tutti gli altri e nonostante i successi passati si comportava esattamente come un pilota qualsiasi. In sintesi, Hill è per l'epoca retrò-moderna, un pilota a sé stante, difficile da emulare. Anche se non avremo mai un nuovo campione come lui, chissà, magari un giorno avremo un nuovo figlio sfigato di campione del mondo, discreto e con l'aria da gentleman, che debutta al volante di una carriola e la gente che lo accusa di stare lì per il cognom-... oh ca**o c'è già ed è il figlio dell'altro.

PS. So che non dovrei rovinare un post così lungo, riflessivo e struggente con una considerazione di infimo livello, ma devo raccontarvi una cosa che mi è rimasta impressa a distanza di moltissimi anni. All'università avevo un esame di idoneità di lingua inglese e in una prova d'ascolto c'era un dialogo tra due personaggi che venivano chiamati Nigel e Adelaide. Mi piace pensare che l'autore di quella prova abbia voluto omaggiare Mansell per la sua ultima vittoria in Australia, anche se probabilmente è stato casuale.


domenica 26 giugno 2022

Lettera di candidatura per un gran premio cittadino nel mio paese di residenza

Spettabile signor Giornate Festive Dedicate Ai Gran Premi,

come divulgato con frequenza dalla stampa motoristica internazionale sembra che in questi ultimi tempi sia di moda scrivere a Liberty Media per chiedere l'organizzazione di un gran premio cittadino nella propria metropoli, per tale ragione Le scrivo per proporLe la candidatura del mio paese di residenza esponendoLe un mio vecchio progetto intitolato "analisi del circuito cittadino di *** ****** ** ******, uno studio effettuato varie volte in passato nel dopocena girando in macchina per il paese con gli amici per valutare un potenziale percorso". Al fine non incentivare comportamenti scorretti da parte degli aspiranti progettisti di circuiti cittadini, atteso in fede che le bevande consumate nel corso della suddetta cena erano analcoliche, nello specifico acqua di sorgente che, una volta imbottigliata, veniva a costarci un prezzo sproporzionatamente alto rispetto a un'eventuale caraffa della stessa bevanda fornita da rubinetto, oltre che una comunissima bevanda analcolica comunemente servita o in lattine rosse o, nelle trattorie, alla spina.

Dopo questa doverosa introduzione, segnalo che il progetto da me studiato mentre il signor L. guidava una vecchia utilitaria di sua proprietà e la signorina E. rideva in modo sguaiato osservando che non ero normale, prevedeva si trattasse di un potenziale gran premio di Indycar, anche se il signor L. avanzava l'ipotesi che potesse corrersi un gran premio misto per Indycar e Formula 1, le quali potevano percorrere il tracciato improvvisato nella stessa direzione, oppure le une in uno e le altre nell'altro senso di marcia. Le sovverrà senz'altro il ragionevole dubbio di quanto siano ampie le strade di tale paese dell'hinterland, perciò provvederò a fornire una misura alquanto precisa: si tratta di strade decisamente più strette di quelle che vengono utilizzate per un prestigioso evento di Formula 3 che si svolge nel continente asiatico, occasionalmente con vetture di Formula 4 qualora il governo cinese decida di imporre blocchi all'entrata per team e personale proveniente dal motorsport intercontinentale.

Il circuito è relativamente breve e piuttosto squadrato, prevede di percorrere la circonvallazione paesana accostata da un viale e la via del centro. Il percorso totale, essendo breve, dovrebbe risultare anche poco costoso in termini di barriere da insallare per proteggere gli alberi del viale e altresì tutelare la vita dei piloti che, non essendo very uominy ma eterni adolescenti, diversamente da quelli di un tempo sentono di essere troppo giovani per morire. Preciso inoltre che, dall'altro lato della strada, in corrispondenza del viale, c'è il parcheggio dell'ASL, il quale è alquanto ampio e ha diversi ingressi/ uscite. Per tale ragione si presa molto bene all'utilizzo come pitlane, proposta a suo tempo accettata dal signor L. durante una delle nostre scorribande serali volte alla scoperta di potenziali tracciati motoristici. Dalla parte opposta del percorso, inoltre, esiste una piazza sulla quale durante il carnevale viene generalmente installato un palco sul quale gente vestita da clown declama massime di dubbia intelligenza nel dialetto locale.

Tale palco potrebbe essere montato anche in occasione del gran premio che Le sto proponendo ed essere adibito alla funzione di podio. Gli spettatori avranno ampio spazio per circondare il palco ed essere sommersi di champagne dai piloti. In alternativa, se ciò Le pare troppo costoso, si potrebbe utilizzare vino a basso costo fornito da una rivendita locale. Mio padre conosce la titolare, con la quale si intrattiene in lunghe conversazioni a base di pettegolezzi del posto ogni volta in cui va a comprare il vino, potrebbe concordare lui stesso la fornitura della suddetta bevanda per la premiazione. Il paese offre inoltre varie attrazioni per il pubblico che intendesse fermarsi oltre l'evento: c'è un cinema, un locale da ballo adibito ad entrambe le funzioni di discoteca e di balera a seconda delle sale, quattro supermercati e una piscina all'aperto qualora l'evento si svolga d'estate. Sventuratamente non vi sono luoghi nel quale possa essere posizionato in caso di necessità un porto finto, ma temo si possa soprassedere a tale mancanza cercando altre fonti di spettacolo.

Si potrebbe organizzare per esempio l'esibizione di celebrità del posto: la mia amica signora S. è fidanzata con un musicista di una band rock e conosce alcuni cantanti di pianobar, potrei chiederle una consulenza. In alternativa qualora si voglia puntare a un pubblico più anziano, i miei genitori hanno conoscenti che, frequentando centri anziani, conoscono deejay vari di serate di liscio e balli di gruppo che potrebbero occuparsi di un simile intrattenimento musicale. Per un pubblico più giovane, inoltre, ho un vicino di casa sulla ventina che mentre pulisce la macchina ha l'abitudine di ascoltare musica dance ad alto volume nel cortile, potrebbe eventualmente essere incaricato di intrattenere il pubblico dell'evento, che potrebbe diventare uno dei più amati e apprezzati dell'intera stagione, nonostante la concorrenza con le altre decine e decine di location nelle quali verranno ubicati i prossimi eventi destinati ad essere aggiunti in calendario per portare il numero di appuntamenti stagionali a cinquanta (le altre due settimane sarebbero una prestagionale per i test e una post-stagionale per le polemiche di fine stagione).

Mi sembra doveroso specificare, infine, che non dispongo dei mezzi economici tali per finanziare un gran premio, ma mi propongo di dare il mio contributo lavorando gratis per la realizzazione dell'evento stesso. Potrei occuparmi io stessa della telecronaca e cercare di coinvolgere il signor L. in qualità di appassionato di motorsport. In più potrei essere la madrina dell'evento: ho nell'armadio alcuni abiti che portavo quando avevo l'abitudine di andare in discoteca, ma non andandoci da febbraio 2020 tali indumenti hanno bisogno di prendere un po' d'aria. Uno di questi è anche rosso, potrebbe contribuire alla percezione di predestinazione dell'evento motoristico che intendo organizzare. Aggiungo infine che nel mio paese è presente una linea ferroviaria che lo collega con il capoluogo di provincia e di regione, in un tempo che va dai quindici ai trenta minuti a seconda del numero di fermate effettuate dal treno stesso, il che da sempre impedisce al mio paese di residenza di essere catalogato come "nell'ano del globo terrestre". Penso che ciò costituisca un notevole valore aggiunto per l'affluenza di pubblico.

In attesa di un Suo cortese riscontro, le porgo i miei più distinti saluti.

Milly Sunshine
Blogger | Obsolete Narrazioni di Formula 1


venerdì 1 aprile 2022

Liberty Media, Las Vegas e l'americanizzazione del tifoso medio

Carissimi pesciolini che nuotano nei mari europei, oggi sarà anche il primo aprile, ma intendo parlare di una faccenda diciamo seria, relativa alla crescente americanizzazione del tifoso medio, perché se ne sono viste delle belle. In generale il pubblico americano è passato in pochi anni dallo snobbare la Formula 1 totalmente al provarne un improvviso interesse, dovuto ai seguenti fattori: il Circuit of the Americas, "Rush", "Drive to Survive", la frequentazione da parte di Lewis Hamilton di personaggi dei reality show americani e la presenza nel paddock di presunte celebrità americane. Oserei insinuare che l'esistenza del Circuit of the Americas sia la meno rilevante tra le cause dell'attuale interesse per la Formula 1 e che anche "Rush" sia ormai sorpassato. Ebbene, Liberty Media ha deciso che il mercato americano è conveniente e lo sta sfruttando a proprio piacimento. Oppure il mercato americano sta sfruttando la Formula 1, anche questo è vero.

Il Circuit of the Americas non basta, quindi dentro anche un circuito cittadino a Miami. Poi il Circuit of the Americas e Miami non bastano, quindi ecco anche Las Vegas, per il mondiale 2023. Ciò avverrà in occasione della Festa del Ringraziamento, quindi prepariamoci a schiere di tumbrline che spiegheranno a noi europei che la Festa del Ringraziamento è sbagliata e che non dobbiamo festeggiarla, poi ci insulteranno e diranno che siamo falsi quando affermeremo che la Festa del Ringraziamento in Europa non si festeggia. La gara avverrà di sabato, in notturna, quando saranno le dieci di sera o giù di lì a Las Vegas, quindi le sei o le sette di mattina in Italia. Qualcuno ha storto il naso perché per tradizione non si correhhhh di sabatohhhh (in realtà l'hanno fatto in Sudafrica per anni e una volta l'hanno fatto anche in Olanda per evitare la SoVrApPoSiZiOn3 con le partite dei mondiali), ma who kers, da noi è domenica mattina e preferisco di gran lunga una gara di domenica mattina che di lunedì mattina.

In realtà non ho neanche niente contro il GP di Las Vegas, è già molto positivo il fatto che non si corra al Caesars Palace. Però ecco, ho molto contro l'atteggiamento del tifoso medio americano, che si comporta come se i tifosi medi americani avessero salvato la Formula 1 o adducono scuse di vario genere per screditare la cultura motoristica europea o il fanbase europeo, descrivendo situazioni che palesemente non conoscono e dando per scontato che, siccome in America le cose funzionano in un certo modo, allora per forza di cose funzionano così anche altrove e, se non funzionano così, allora il resto del mondo è sbagliato e loro devono salvarlo dall'autodistruzione. Così ecco che si vantano di avere reso la Formula 1 mainstream, insomma qualcosa che guardano anche i poveri, le donne, i bambini, le minoranze etniche e in genere chiunque non sia possessore di jet privati o di yacht. La Formula 1 mainstream se la sono inventati loro, gente. In Europa la guardavano solo vecchi milionari dal loro yacht ormeggiato a Montecarlo.

E niente, se provi a spiegare al tifoso medio americano che in certi paesi la Formula 1 era mainstream, non ti credono. Ti dicono che il tuo gran premio nazionale dovrebbe essere eliminato perché nel tuo paese non c'è "enough diversity" mentre in America hanno tante culture ed etnie quindi sono meglio. Pensavo che nella mia stessa scala in sei appartamenti ci vivessero persone di quattro nazionalità diverse, ma evidentemente non vale. E soprattutto pensavo che la composizione etnica di una società non dovesse essere una determinante per lo svolgimento di un gran premio, specie quando la composizione etnica di tale società è basata sulla gente che ci risiede. Invece no, via Monza e Imola, l'Italia non ha "diversity" da offrire al motorsport, qualunque cosa intendano quando lo affermano. Il che comunque è una ca**ata colossale: in Formula 1 sono arrivate sulla griglia di partenza due donne ed entrambe erano italiane. Delle tre che in griglia non ci sono arrivate, un'altra era italiana.

Poi niente, l'Italia è da tagliare fuori dalla Formula 1 perché non ha mi offerto niente al motorsport, diversamente dagli States. Ca**o, loro hanno avuto il GOAT, che ha vinto in Formula 1, in Indycar e in qualsiasi altra serie in cui ha gareggiato. Il GOAT in questione è Mario Andretti, quindi forse dovrebbero rivedere i loro parametri. O se proprio vogliono limitarsi al motorsport contemporaneo, dovrebbero ricordarsi che il "loro" team ha motori Ferrari, telai Dallara e un team principal nato in provincia di Bolzano. E poi che problemi hanno esattamente con l'Italia e i suoi gran premi? Perché si comportano esattamente come se gli italiani, divenuti improvvisamente appassionati di Super Bowl, gli stessero spiegando sistematicamente come va organizzato il Super Bowl e perché gli americani non ci capiscono niente del Super Bowl? Non riesco a capacitarmene. Si comportano come se dalla prima infanzia venissero educati a respirare ego e a nutrirsi di presunzione.

Dimenticavo: altra cosa che non tollerano è il GP di Montecarlo, perché Montecarlo è una location piena di persone che hanno i big money e gli yacht nonostante non siano personaggi della reality tv americana, quindi Montecarlo è il malehhhh e rappresenta una storia che bisogna eradicare per convertire il motorsport europeo allo splendore americano. Su Montecarlo, è pur vero che c'è chi lo ama e chi lo odia, ma a suo favore o contro di esso penso ci siano tante argomentazioni migliori del fatto che agli americani non piaccia quindi sia da togliere "e da sostituire con Las Vegas perché Las Vegas conosce il vero spettacolo". Ecco, appunto: a Montecarlo ci sono big money non americani, a Las Vegas ci sono big money americani, quindi in tal caso i big money e il lusso vanno bene. O forse gli rode il cu*o che non c'è nessun pilota statunitense in Formula 1, mentre uno stato piccolo come Montecarlo ha addirittura il leader del mondiale...

mercoledì 23 febbraio 2022

Il numero 1 sulla vettura di Verstappen è offensivo contro i verihhhh pilotihhhh e verso la storiahhhh

SOTTOTITOLO: o almeno così ha detto FaNbOy 12eNnE Di V3KkYa DaTa che segue la Formula 1 da ben dieci giorni

Carissime vetture di NASCAR guidate da cinquantenni canadesi con i capelli biondo platino che rivelano di avere optato per una rasatura integrale, oggi parliamo di una questione contemporanea che, tanto per cambiare, mi fa capire che il fanbase motoristico odierno sta un po' perdendo di vista la realtà. Dopotutto non c'è da stupirsi, ho visto gente che criticava il risultato ottenuto da Jacques Villeneuve nella Daytona 500 (avere finito la gara senza danni, a cinquant'anni suonati, cosa che non è riuscita a un buon numero di piloti titolari) sulla base del fatto che Villeneuve ha criticato il loro idolohhhh, non sulla base del risultato stesso, questo lascia intendere che contestualizzare le cose non è il punto forte di molta gente.

Tra parentesi, dubito che il loro idolo, chiunque esso sia, sia stato criticato da Platinum Jacques con considerazioni peggiori rispetto a quelle che Platinum Jacques ha rivolto negli ultimi quindici anni a una buona metà dei piloti, ma nevermind, forse sono io che ultimamente lo trovo più democratico del solito. O molto più probabilmente, un tempo, quando la maggior parte della gente diceva cose normali, quello che diceva lui tendeva a stonare. Oggi come oggi, in cui la maggior parte della gente che commenta quello che succede in Formula 1 (sì, perché parlerò di Formula 1 e non di NASCAR in questo post, anche se mando un saluto ad Austin Cindric, vincitore a Daytona solo alla sua ottava partecipazione nella Sprint Cup) sembra fare a gara a chi la spara più grossa, mi ritrovo sempre più spesso a leggere osservazioni di Villeneuve e a trovarle molto più sensate di quello che dicono altri.

Adesso però lasciamo stare l'argomento marmotte del Quebec e procediamo, parlando non di gente che vinceva mondiali negli anni '90 e poi andava ad affumicarsi a bordo di vetture motorizzate Honda, quanto piuttosto di chi in epoca contemporanea ha vinto un mondiale a bordo di una vettura motorizzata Honda stessa. E sì, prima che qualcuno sollevi obiezioni, so perfettamente quali dinamiche abbiano portato a quel mondiale. In questo post, tuttavia, non intendo parlare né dell'ultimo giro del GP di Abu Dhabi né di chi avrebbe dovuto vincere il mondiale a luglio se la fortuna, il karma e tutto ciò che viene scomodato 24/7 avesse garantito uno svolgimento equo delle competizioni. Per dirla come va detta: questo post è incentrato su una questione puramente concettuale, se invece di esserci Max Verstappen e Lewis Hamilton ci fossero altri due piloti qualsiasi, sarebbe un discorso che mi uscirebbe tale e quale.

A prova di questo, una sera di fine novembre del 2016 pensai che prima o poi sarebbe uscito l'argomento che invece è uscito quest'inverno. Erano i giorni in cui Nico Rosberg aveva appena vinto il campionato, pensavamo ancora che sarebbe stato in pista nel 2017 e quindi, lo ricordo perfettamente, una sera di fine novembre, tipo due o tre giorni dopo la fine del mondiale, mentre uscivo dal lavoro e andavo nel parcheggio, mi venne da pensare: "chissà se correrà con il numero 1 e soprattutto chissà se, dopo che Hamilton non ha corso con il numero 1 da campione del mondo, ci saranno delle polemiche sulla sua scelta". Sapete tutti com'è finita: Rosberg decise di ritirarsi, sostenendo di averlo pianificato già da tempo, quindi il pensiero numero 1 sì/ numero 1 no probabilmente non lo prese mai in considerazione. Cinque anni più tardi, tuttavia, Max Verstappen ha deciso che correrà con il numero 1, ed ecco la polemica che prevedevo.

La principale contestazione che viene fatta nei confronti di questa scelta, in prevalenza dai suoi detrattori, è che Verstappen abbia scelto il numero 1 o per ostentare il proprio risultato oppure per cercare di renderlo valevole agli occhi del grande pubblico. C'è anche chi insinua che l'abbia scelto per fare indispettire quello che viene considerato il suo principale avversario. Ciò che trovo stonato in queste accuse, come ho già detto, non riguarda la situazione in sé, quanto piuttosto il fatto che viene fondata su un errore di concetto, ovvero che correre con il numero 1 sia l'eccezione. No, non è così: il fatto che il campione del mondo di Formula 1 in carica corresse con il numero 1 non è un'eccezione portata da Verstappen, quanto piuttosto una regola. Prima di Hamilton l'aveva fatto chiunque... e per chiunque intendo anche Sebastian Vettel nel 2014, prima stagione in cui fu possibile scegliere.

Ricordo sia che Vettel annunciò che il suo numero era il 5 e che l'avrebbe portato non appena non fosse più stato il campione del mondo in carica, così come ricordo un anno più tardi che ci fu anche un po' di sorpresa quando Hamilton scelse di mantenere il 44. Qualcuno nel corso degli anni si auspicava anche che ci ripensasse, perché sarebbe stato bello vederlo correre con il numero 1. Poi, all'improvviso, un pilota che, legittimato dalla classifica piloti 2021, sceglie di portare il numero 1, viene visto come se avesse sovvertito l'ordine naturale delle cose. In realtà è semplicemente tornato a quella tradizione che in tanti si mettono in bocca ogni tre per due e la scelta di portare il numero 1 dovrebbe essere considerata legittima tanto quella di non portarlo.

In fin dei conti cosa pensa questa gente? Che ci siano piloti che vincono il mondiale ma per "non darsi arie di superiorità" portano il numero che avevano prima? Non penso che funzioni così, anzi, penso piuttosto che la scelta di conservare il proprio numero dipenda prevalentemente dal fatto che il numero è anche un brand e un logo. Hamilton possiede un team di Extreme E chiamato X44 allo stesso modo in cui Valentino Rossi possiede un team di motociclismo chiamato VR46. Non è un caso che siano proprio i piloti che scelgono di brandizzare il proprio numero quelli che scelgono di gareggiare con il proprio numero anche quando avrebbero diritto a portare il numero 1. Forse, quando si commenta qualcosa, bisognerebbe avere la lucidità di capire che il motorsport non è un mondo di buonihhhh vs kattivihhhh.

Questa necessità di santificare a tutti i costi qualcuno o di demonizzarlo per ragioni completamente neutre non mi sembra per niente l'atteggiamento più sensato da assumere. Sarebbe il caso che, anche dall'alto, invece di limitarsi a inventarsi un fanbase e a sperare che il fanbase esistente si accodi alle teorie del nuovo fanbase, si puntasse a consolidare quella parte di fanbase che ha senso critico. Mi sembra che si stia puntando fin troppo a gente che non ha la benché minima conoscenza in materia né voglia di approfondirla, piuttosto che di puntare a incrementare l'attenzione di chi un minimo di attenzione ce l'ha già. Più che inventarsi nuovi fan sarebbe ora, se si vuole incrementare il fanbase, di puntare a far diventare fan i telespettatori occasionali già esistenti, per intenderci convincere quelli che guardano la Formula 1 quando non hanno di meglio da fare che guardare la Formula 1 è meglio che fare altro.

venerdì 21 gennaio 2022

Cosa farebbero i piloti odierni a uno sciopero tipo quello del GP del Sudafrica 1982

Esattamente 40 anni fa, giovedì 21 gennaio 1982, dovevano svolgersi le prove libere del GP del Sudafrica (glorioso evento al quale tempo fa ho dedicato un post). Però non si sono svolte, per la questione delle superlicenze per la quale i piloti hanno deciso di scioperare, rifugiandosi in un albergo di Johannesburg(?), dove hanno trascorso la notte in una sala dell'albergo stesso dormendo in branco su dei materassi matrimoniali. Quindi ho cercato di immaginarmi cosa potrebbe succedere se in una situazione simile ci fossero i piloti di oggi. Nello specifico, cosa succederebbe se ci fossero i piloti di oggi che di comune accordo decidessero di non usare cellulari o social per contrastare il modo in cui la gestione moderna della Formula 1 utilizza la loro immagine per istigare gli ultrà. Cosa farebbe ciascuno di loro? Andiamo a scoprirlo.

Quelli originali ovviamente
resterebbero i migliori ;-)))

ALBON - mostra le foto in formato cartaceo dei propri animali domestici e, quando nessuno lo ca*a, per attirare l'attenzione parla di incidenti replicati al simulatore. Incoraggiato dai colleghi, prepara una bozza del proprio curriculum per candidarsi come aiutante di Chandhok a Sky Sport.

ALONSO - parla di quanto gli piacerebbe dormire in una stanza insieme a tutti i piloti della 24 Ore di Le Mans o con quelli della Indy 500. Si lamenta perché Sainz lo invita con insistenza a dormire nel suo stesso letto.

BOTTAS - dopo avere organizzato un festino alcolico, va a letto completamente nudo e vuole dormire scoperto, nonostante tutti lo preghino di mettersi almeno un paio di mutande. Vorrebbe dormire insieme a Hamilton, ma quando questo si rifiuta chiama Zhou a raggiungerlo.

GASLY - litiga con Ocon per uno dei pochi letti singoli. Tra i due c'è uno scontro che si chiude in parità, quindi dovranno andare a letto insieme... abbracciati nel letto singolo.

HAMILTON - siccome è spaventato da Bottas, va a rifugiarsi in bagno e si addormenta dentro la vasca. Non vedendolo, i suoi colleghi pensano che abbia deciso di lasciare la Formula 1. In realtà sta solo facendo un sogno molto aaaawwww nel quale Roscoe, divenuto improvvisamente un cane giocherellone, non vede l'ora di andare in giro, di giocare e di fare una vita frenetica.

LATIFI - dopo avere scoperto che Stroll ha finto di essere finito in bancarotta per non pagare il conto, cerca di convincere i suoi colleghi a dividersi le spese in maniera equa per non pagare lui stesso.

LECLERC - in un letto matrimoniale insieme a Vettel, i due si sfidano a delle challenge. Vettel è molto comprensivo e per permettergli di fare qualche punto gli suggerisce le risposte.

MAZEPIN - cerca di spingere Schumacher giù dal letto, sostenendo che se dovesse comprarsi tutto l'albergo non gli permetterebbe più di dormire nemmeno all'interno della stanza.

NORRIS - piange perché vuole che la mamma gli scaldi il latte. Per farlo smettere, Bottas lo fa riscaldare facendogli assaggiare la vodka.

OCON - cerca di strappare via il lenzuolo a Gasly, il quale si mette a inveire contro di lui in francese minacciandolo di inseguirlo con una baguette.

PEREZ - gli hanno lasciato un letto a lato della stanza e non al centro della scena. I suoi tifosi in Messico però insistono a dire che il suo letto è proprio quello centrale e che gli europei che affermano il contrario odiano i latino-americani.

RICCIARDO - racconta barzellette, ride in modo sguaiato e disturba chiunque stia cercando di prendere sonno. Prima di farlo entrare nella stanza, i suoi colleghi l'hanno costretto a lavarsi i piedi.

RUSSELL - cerca di prendere a sberle Bottas accusandolo di avergli rovesciato addosso della vodka di proposito "solo perché è lui".

SAINZ - tormenta Alonso chiedendogli di raccontargli tutti i dettagli di come sarebbe uno sciopero organizzato dai piloti della 24 Ore di Le Mans e in che modo si abbinerebbero nei letti. Alonso lo ignora fingendo di essersi addormentato.

SCHUMACHER - rimasto impassibile mentre Mazepin cercava di spingerlo giù dal letto, finge di dormire ignorandolo. L'altro, per impedirgli di dormire, si mette a cantare. La canzone scelta è "Dammi solo un minuto" dei Pooh.

STROLL - finge di non volere pagare il conto dell'albergo, ma in realtà ha già comprato l'albergo stesso e stanno tutti scroccando da lui.

TSUNODA - si infila nel letto più piccolo presente nella stanza e si mette a dormire da bravo bambino, senza che nessuno noti la sua presenza.

VERSTAPPEN - si mette nel letto al centro della stanza, incurante del fatto che secondo alcuni in quel letto avrebbe dovuto dormirci Hamilton per otto scioperi di seguito. Dorme vestito, perché vuole evitare che i suoi detrattori facciano commenti sul suo peso sostenendo che i very fighy sono magri come Hamilton.

VETTEL - dopo avere battuto Leclerc in ogni possibile challenge, lo abbraccia e si addormenta abbracciato a lui. Fanno un sogno in telepatia, in cui sono compagni di squadra e fanno a sportellate. Nel sogno, Binotto sostiene che è tutta colpa di Leclerc. Entrambi si svegliano di soprassalto, sconvolti da tutto ciò.

ZHOU - non è per niente intimorito dalla nudità integrale di Bottas e anzi, prende la decisione di emularlo, perché anche lui è un vero maschio alfa.