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giovedì 26 settembre 2019

Out come outsider: il gran premio più pazzo che io abbia mai visto // GP Europa 1999

Era il 26 settembre, il giorno della terzultima gara della stagione. Mika Hakkinen in McLaren, Eddie Irvine in Ferrari: in due a lottare per un mondiale, con Heinz-Harald Frentzen e David Coulthard, rispettivamente pilota Jordan e secondo pilota McLaren, come potenziali guastafeste... e quel giorno sembrava che il loro ruolo di guastafeste potesse prendere finalmente forma.
Al Nurburgring, Frentzen partiva dalla pole position, teneva la testa della gara e sembrava un potenziale candidato alla vittoria. Dietro di lui c'era Coulthard, mentre le cose non andavano altrettanto bene tra Hakkinen e Irvine, il primo alle prese con un'errata scelta di gomme, in una giornata dalle condizioni meteo variabili, il secondo colto di sorpresa da meccanici che, altrettanto colti di sorpresa, correvano avanti e indietro alla ricerca della quarta ruota.

Se la prima metà gara faceva pensare a Frentzen e a Coulthard come ai favoriti, eravamo destinati ad essere presto smentiti.
Fuori Frentzen, fermato da un problema tecnico, impossibilitato a portare a casa quella che avrebbe potuto essere la sua ultima vittoria in carriera.
Coulthard in testa, su gomme da asciutto, con la pista bagnata... fuori anche lui, per incidente, con le sue speranze di potere infastidire il compagno di squadra per lo scontro iridato ormai finite. Gli sarebbe andata meglio che a Frentzen, negli anni a venire: avrebbe continuato a vincere gran premi, con frequenza maggiore o minore a seconda dei periodi, fino all'allora ancora molto lontano 2003.

Fu esattamente a quel punto che iniziò ad accadere tutto l'impensabile, quello che era impensabile per me, bambina di prima media che guardavo la gara in soggiorno insieme a mio padre, ma anche per tanti altri: in testa alla gara c'era Ralf Schumacher sulla Williams, una Williams che non vedeva la vittoria di un gran premio da due anni.
Ralf era su gomme d'asciutto e la pioggia continuava a cadere. Optò per rientrare ai box, perdendo così la leadership della gara, conquistata nientemeno che da Giancarlo Fisichella.
Il pilota italiano, al volante della Benetton, puntava alla sua prima vittoria, ma era destinato a trascorrere in testa soltanto quattro giri: messo fuori gioco da un incidente, avrebbe dovuto attendere fino al 2003 prima di vincere una gara nella massima serie.

Con il ritiro di Fisichella, tornava in auge Ralf Schumacher, anche lui a lottare per quella che poteva essere il suo primo successo. Una foratura stravolse i suoi piani: avrebbe dovuto attendere fino al 2001, ma avrebbe avuto l'onore di essere proprio lui a riportare il team di Grove alla vittoria dopo anni di digiuno.
Quell'atmosfera da "ne resterà uno solo" si interruppe, finalmente, quando mancavano quindici giri di gara. Johnny Herbert, all'epoca pilota della Stewart, aveva rimontato posizioni grazie all'avere azzeccato il momento giusto in cui passare dalle gomme da asciutto a quelle da bagnato. Già vincitore di due gran premi nel 1995 ai tempi della Benetton, avrebbe portato a casa quel giorno la sua terza e ultima vittoria in Formula 1, precedendo la Prost di Jarno Trulli e la Stewart di Rubens Barrichello.

La storia ci insegna, tuttavia, che ci sono outsider e outsider: da un lato quelli che possono occasionalmente lottare per il podio o addirittura per la vittoria, dall'altro quelli che nei giorni pazzi come quello potevano puntare al massimo a racimolare qualche misero punto.
Era il caso di Luca Badoer, con un passato fatto di Lola/Scuderia Italia, Forti e Minardi, con un presente fatto ancora di Minardi e con un futuro come terzo pilota Ferrari.
Il quarto posto verso il quale viaggiava in quel momento doveva sembrargli l'apice della sua carriera. Il cambio della sua vettura la pensava diversamente: finì la gara con tredici giri d'anticipo.
Il suo destino era quello di essere criticato da tantissimi esperti (in particolare utenti sgrammaticati dei social network) pronti a bollarlo come uno dei piloti più scarsi della storia per non avere mai ottenuto un punto, difeso soltanto da qualche individuo che di Formula 1 capiva poco e niente (gente come Michael Schumacher), pronto a definirlo almeno un fantastico sviluppatore di monoposto.

giovedì 29 agosto 2019

Boscaioli e pantere rosa che ancora non erano rosa

Apro questo post annunciando che abbiamo raggiunto un punto di non ritorno: Valtteri Bottas, nato il 28 Agosto 1989, ha varcato la soglia dei trent'anni, il che fa di lui un vecchio pensionato/ vecchio bollito/ qualunque definizione preferiate.
Vorrei comunque soffermarmi che nel weekend del ventesimo compleanno del nostro vampiro famelico preferito (anche se non vi piace, rimane l'unico vampiro famelico del motorsport, quindi per forza di cose il vostro preferito): compiva vent'anni, infatti, il giorno delle prove libere di Belgio 2009, che si svolse nel weekend del 30 Agosto.

Quello fu un weekend epico, anche se a tutta l'epicità c'è pur sempre un limite: nella giornata di sabato, infatti, si svolgevano le qualifiche e ne usciva sul tetto del mondo nientemeno che Giancarlo Fisichella, al volante di una Force India, fino a quel momento squadra autrice di performance di livello medio/basso con qualche exploit che, in ogni caso, non pensavamo potesse condurre nientemeno che uno dei suoi piloti a ottenere la pole position.
La gara fu una storia discreta, ma non altrettanto bella: bastarono pochi giri per sprofondare alle spalle della Ferrari di Kimi Raikkonen, in una stagione in cui la Ferrari andava a cogliere la sua unica vittoria.

Con Raikkonen vincitore, l'ultimo posto di Badoer spiccò ancora di più e, se già era difficile che potesse finire la stagione, il suo destino fu probabilmente definitivamente segnato.
Fisichella portò la Force India fino al secondo posto e fu un risultato epico, nel suo ultimo gran premio con la Force India proprio prima di andare a terminare la stagione in Ferrari. Inutile ricordare che i suoi giorni in Ferrari non raggiunsero mai lo splendore di quel secondo posto ottenuto con la Force India.
Ogni storia ha i suoi alti e i suoi bassi, in fondo. Da allora in poi la Force India non ha né raggiunto mai la pole position, né ha mai portato a casa quella vittoria sfumata quel giorno. Speriamo che un giorno o l'altro, almeno, ci riesca la Racing Point.

martedì 15 luglio 2014

Cose di cui un lato di me sente la mancanza

Istituendo nella giornata di oggi la giornata motoristica del revival, ho stilato un elenco di ciò che più mi manca della Formula 1 della “mia epoca”, sentendomi dannatamente vecchia nel definirla in questo modo.

Le gare pazze
Capitava meno spesso di quanto molta gente sia solita pensare, ma di tanto in tanto c’erano tante schegge impazzite e saltava fuori un risultato degno di nota, destinato a rimanere negli annali della Formula 1, grazie ai risultati ottenuti dai piloti di team particolarmente improbabili o, in qualche caso, particolarmente tamarri. Non esistendo né i blog né i forum, chi voleva lamentarsi del fatto che la gara era falsata, doveva farlo privatamente, non lasciandone traccia in giro per la rete.

Le gare noiose
“Non esiste più la Formula 1 di una volta!”
“Ci sono pochi sorpassi!”
“Questo regolamento ha peggiorato le cose!”
“Tra 15 anni nessuno rimpiangerà questa Formula 1.”
E non mi riferisco al confronto tra oggi e allora, ma parlo delle lamentele che, all’epoca, si sentivano costantemente...
Sulle prime tre non mi esprimo, sulla quarta... mi pare che le stesse persone adesso la elogino e che elogino i piloti dell’epoca... quelli che “non sono nulla in confronto ai piloti del passato”.

La Minardi
Una volta c’era la Minardi, adesso c’è la Toro Rosso. Se la Minardi prendeva punti una volta all’anno, facevano un mega-party. Al giorno d’oggi se una volta la Toro Rosso non va a punti rischiamo che Kvyat cada in depressione.
La Minardi è stato il perfetto mix tra “team serio” e “team epico” e l’impossibile rischiò di diventare possibile in una specifica gara pazza, il gran premio d’Europa del 1999, quando Badoer era quarto. Poi si ritirò e ancora oggi impreco per questo. In quella gara, per onore di cronaca, quando la gara finì il nostro caro Gené sull’altra Minardi essssstava en la sesssssta posssssition.

C’è anche rossa?
Nella pubblicità della Fiat Seicento per la prima volta sentimmo Michael Schumacher pronunciare una frase in italiano. Molti rimasero profondamente traumatizzati dall’evento.

Mika Hakkinen
Sapeva essere dannatamente puccioso. Ai box c’era sempre la sua consorte, costantemente e inspiegabilmente seria e imbronciata.
Di solito Mika non parlava mai, ma quando lo faceva era per fare rivelazioni di un certo interesse: stando a quanto ho letto, un giorno raccontò che, da marzo a ottobre, a campionato in corso, non beveva alcolici e non aveva rapporti sessuali.
...Wait, wait, wait. Il motivo per cui Erja era sempre imbronciata forse è tutt’altro che inspiegabile!

Ricardo Zonta
Diventò famoso per un avere subito un doppiaggio.
Anche questo, tutto sommato, è un risultato alquanto memorabile.

Juan Pablo Montoya & Ralf Schumacher
Erano un duo esplosivo quasi quanto Maldonado e Perez, con la differenza che portavano a casa qualche risultato in più e che correvano per lo stesso team. E hanno vinto dei gran premi sulla Williams, cosa che no capitava esattamente tutti i giorni.
Per giunta per un breve periodo Ralf è stato “l’unico pilota che porta gli occhiali sotto al casco”, molti anni prima di Bourdais... Poi iniziò a portare le lenti a contatto.

Eddie Irvine
Idolo delle ragazze per la sua sconvolgente bellezza (e qui mi sono sempre detta che il mio concetto di “sconvolgente bellezza” si discosta e non di poco da quello della gran parte della popolazione femminile), nei suoi anni in Ferrari rimase impresso nella memoria collettiva per i suoi grandiosi risultati: riusciva a mettersi insieme a qualunque gnocca gli capitasse a tiro e ad apparire modaiolo senza mai essere particolarmente tamarro.
Nel 1999 perse il titolo all’ultima gara, ma la prese con filosofia: dopotutto sarebbe stato molto più traumatico, per lui, ricevere un due di picche dalla gnocca di turno. Nel 2000 lasciò la Ferrari per la Jaguar, finì nelle retrovie, ma fece comunque notizia: il televideo di TMC (l’antenata di La7), un giorno di quell’estate, tra gli articoli sulla Formula 1 pubblicò come unica notizia il fatto che Eddie si fosse decolorato i capelli.
Bonus: alla Jaguar portava un casco leopardato che difficilmente sarà mai buttato giù dalla prima posizione della mia personale classifica dei caschi più brutti della storia della Formula 1.

Gli sponsor pazzi
Yahoo.
Bic.
Playstation.
Tutti sulla stessa vettura!

Diniz, Burti, Bernoldi, Mazzacane, Yoong...
Tra gli indimenticabili dei tempi d’oro troviamo molti piloti che popolavano le ultime file e che di tanto in tanto si facevano notare, specie se si trovavano in posizioni improbabili in momenti improbabili. Bernoldi, al gran premio di Monaco del 2001, fu quello che più degli altri si rese protagonista. Chi non riuscì a imporsi in tal senso diede comunque un segnale della propria presenza, esibendosi in tour turistici delle vie di fuga o si ribaltavano mostrando al mondo la parte inferiore della propria vettura.

I demolition derby in partenza
Oggi è l’eccezione, un tempo era quasi la regola.
Se erano coinvolti piloti che stavano nelle retrovie gli ingredienti erano: bandiera rossa, ripartenza col muletto, seconda guida che guardava la gara dai box perché il muletto l’aveva preso il suo compagno di squadra. Dopo il primo giro nessuno si ricordava più che la gara era stata interrotta e che c’era stato un restart.
Se erano coinvolti anche top-driver gli ingredienti erano: bandiera rossa, ripartenza col muletto, polemiche sull’opportunità o meno di interrompere la gara e sul fatto che l’interruzione o la mancata interruzione avesse favorito o penalizzato un top-driver in particolare. Le due settimane successive, in attesa del successivo gran premio, erano un susseguirsi di polemiche.

Lo “sfigato do Brasil”
In quell’epoca Rubens Barrichello dominava le scene, quando si trattava della cima della classifica della sfiga. In particolare il fattore sfiga si accentuava in modo particolare in occasione del gran premio di casa, dove in genere non riuscì mai a cavare un ragno dal buco.
Bonus: quelle post-prima vittoria sembravano lacrime di pura disperazione.
Doppio bonus: se le asciugò con una bandiera del Brasile!
Triplo bonus: prima di passare in Ferrari, era stato al comando del gran premio del Brasile su una Stewart. Meglio non ricordare com’era andata a finire.
Quadruplo bonus: è cresciuto vicino al circuito di Interlagos nella casa di nonno Rubens e nonna Isaura, anche suo padre si chiama Rubens e lui da piccolo si arrampicava sui muretti del circuito.

Le telecronache incentrate sulla vita privata di Frentzen
Il nome Heinz si pronuncia “hainz” ma nessuno lo pronunciava così.
La madre di Frentzen è spagnola.
Il padre di Frentzen era titolare di una ditta di pompe funebri.
Tra il 1987 e il 1991 Frentzen è stato fidanzato con Corinna Schumacher.
Oltre a tutto ciò Frentzen ha anche gareggiato in Formula 1 per dieci anni ma, mentre nessuno si ricorda i suoi risultati, tutti conoscono perfettamente la storia della sua vita.

Michael Schumacher vs. David Coulthard
Possiamo forse dimenticarci di una delle accoppiate più esplosive dell’epoca? Accomunati dalle strane forme delle loro mascelle e dalla volontà di fingere di detestarsi nonostante abbiano passato il decennio successivo a fare comunella, furono senz’altro una fonte inesauribile di ispirazione per tutte le wannabe-slasher di fine millennio.
Al gran premio di Francia del 2000, dopo avere ricevuto una stretta da Michael, David gli mostrò il dito medio in mondovisione. Al giorno d’oggi chiunque si fosse trovato nei suoi panni avrebbe urlato un ennesimo “you have to leave the space” via radio. E di quel fatto, ce ne ricordiamo dopo 14 anni...
Al giorno d’oggi, inoltre, uno stuolo di fanboy ancora litigano per stabilire come siano andate le cose in quel famoso incidente di Spa nel 1998. Sì, nel 1998, quindi ben sedici anni fa! Considerando che molti fanboy hanno meno di quell’età, ci sono fanboy che litigano per stabilire come siano andate le cose in un incidente avvenuto prima della loro nascita! E scusate se è e poco...
Bonus: c’è ancora qualcuno che addirittura si chiede quale sarebbe stato l’esito della potenziale rissa tra i due dopo l’incidente.