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sabato 8 marzo 2025

I campionati misti che esistevano nel 2017 non esistono più, l'ha detto Sophia Florsch

"Le griglie miste erano possibili nel 2017", scrive Sophia Florsch, pubblicando un collage di fotografie delle uniche apparizioni sul podio della sua lunga carriera open wheel, due terzi posti in Formula 4 ADAC. "Nel 2025, le donne gareggiano separatamente. 3-4 secondi dietro agli uomini. Non abbiamo bisogno di giorni di test femminili e serie femminili. Abbiamo bisogno di supporto al livello dei ragazzi. La realtà." Un post molto interessante, che ha ricevuto, ovviamente, un certo numero di like. Peccato che l'abbia scritto con tre mesi di ritardo. Infatti oggi è l'8 Marzo, Festa Internazionale della Donna. Se l'avesse scritto l'8 Dicembre, giorno dell'Immacolata, e avesse offerto in abbinato l'acquisto di una linea personale di panettoni, magari avrebbe preso due piccioni con una fava.
Da circa dieci anni a questa parte, infatti, costei ha l'abitudine - oserei dire per certi versi anche ammirevole - di convincere orde di fan in acclamazione che tutto ciò che dice è vero. Per intenderci, nel lontano 2020, riuscì perfino ad affermare che in questo secolo nessuna donna avesse mai effettuato un vero test al volante di una Formula 1, nonostante per un incidente in un vero test al volante di una Formula 1, Maria De Villota ci avesse rimesso un occhio, riportato danni cerebrali permanenti e infine fosse morta per i postumi dell'incidente stesso. È anche riuscita a convincere un sacco di gente che un discreto numero di suoi avversari siano dei piloti scarsissimi e indegni di un volante... il che magari è anche vero, ma essenzialmente tutti costoro, nessuno escluso, avevano al momento delle sue critiche un palmares di maggiore spessore rispetto al suo.

Non lo so se la realtà sia che le ragazze non ricevono lo stesso supporto dei ragazzi. Certo è che, dopo avere conquistato sei punti in un totale di tre stagioni di Formula 3, con un settimo posto come unico risultato in zona punti, l'unico supporto che riceverebbe un ragazzo sarebbe probabilmente un sonoro calcio nel culo, a meno che non sia figlio del titolare della squadra o dello sponsor. E anche in questo caso, è molto probabile che il padre, pur risparmiandogli il calcio nel culo, gli chiederebbe: "sei proprio sicuro di volere fare il pilota di open wheel? non so, magari non è che piuttosto ti piacerebbe andare invece a studiare Filosofia all'università di Harvard?"
Questa ragazza, tuttavia, da un decennio a questa parte vende la propria immagine di supercampionessa, dopo risultati spesso di gran lunga al di sotto della media e scelte di carriera che, invece di metterla in una luce migliore, hanno messo in risalto, numeri alla mano, le sue pecche. Ha infatti lasciato la Formula 4 per passare alla Formula 3 Europea proprio quando iniziava a ottenere qualche risultato degno di nota (vedi i due piazzamenti a podio), quando con una terza stagione avrebbe probabilmente potuto puntare almeno a qualche occasionale vittoria. Svanita nel nulla la Formula 3 Europea per come la conoscevamo, ha fatto una sola stagione in quella Formula Regional con griglia estremamente ridotta. Con una seconda stagione avrebbe potuto magari ambire a qualcosa di buono (e a battere la tanto screditata Jamie Chadwick), invece è passata in Formula 3 internazionale, con risultati disastrosi.
Abbandonate le open wheel per altre categorie, nelle quali avrebbe potuto costruirsi una carriera di tutto rispetto, ha deciso di tornare in Formula 3 per altre due stagioni. In una ha ottenuto quel tanto sudato settimo posto. Nell'altra ha concluso penultima, arrivando undicesima nel suo giorno migliore. Poi sia chiaro, se lo si chiede a lei scomoderà la iella e quant'altro. Sicuramente qualche disgrazia c'è stata. Però se l'unica volta in cui potevi fare punti è successa una disgrazia, significa che in tutte le altre occasioni eri assolutamente lontana dall'obiettivo.

Nel vendere l'immagine di supercampionessa, Florsch ha anche la pessima abitudine, a suo dire IN NOME DEI DIRITTI DELLE DONNE, di screditare qualunque donna non sia lei, oppure non condivida nella totalità le sue visioni del motorsport. Per intenderci, adesso sostiene che le ragazze meriterebbero lo stesso supporto dei ragazzi. Qualche anno fa, invece, durante una polemica su Twitter con una collega che gareggiava nella W Series (Alice Powell), ha sbeffeggiato quest'ultima per non avere sponsor, affermando di non avere bisogno di sponsor per correre, concludendo con un "I have money".
Nella sua guerra alle serie femminili non si è mai concentrata solo sul format in sé, come invece hanno fatto altre voci contrarie, ma ha screditato incondizionatamente chi vi prendesse parte, indipendentemente dalle ragioni che le avevano spinte a intraprendere quella strada, in certi casi dettata dall'assenza di sponsor e di supporto economico, quel supporto che tuttavia vorrebbe per se stessa. Per chi aveva visto la propria carriera finire per mancanza di sponsor, ovviamente, il discorso non si applicava (giusto per chiarire il concetto, la già citata Powell aveva lasciato le competizioni da qualche anno e lavorava come idraulico nell'impresa edile di famiglia, mentre Emma Kimilainen in una condizione simile aveva aperto un forno/pasticceria, stiamo parlando proprio di persone che sembravano definitivamente fuori dai giochi e che hanno intrapreso l'unica strada possibile per gareggiare, peraltro con risultati di tutto rispetto al confronto con le dirette avversarie).

In sintesi ultima, Sophia Florsch ha sempre raccontato la propria storia, poca importanza aveva raccontare cose vere. Anche nel suo tweet di oggi l'ha fatto. Il suo riferimento alla Formula Academy è evidente, ma l'affermazione secondo cui nel 2025 le griglie miste non esistano è TOTALMENTE FALSA. Nella Formula Winter Series, che finirà in questo fine settimana, tra i trentanove piloti che hanno disputato almeno un evento della stagione, undici sono ragazze. Una di queste (Nina Gademan) ha ottenuto cinque top-ten su nove gare finora disputate. Un'altra delle presenti (Alisha Palmowski) nel 2024 ha chiuso da runner-up una categoria minore open wheel.
Il fatto che la Formula Academy gareggi su auto tre/quattro secondi più lente di quelle dei ragazzi significa tutto e niente. Immagino che stia confrontando i tempi con quelli delle altre categorie che gareggiano sugli stessi circuiti. Quindi sta confrontando delle vetture di Formula 4 con quelle della Formula 3, sostenendo che alle ragazze vengano fatte guidare vetture inferiori, omettendo il non trascurabile dettaglio che la Formula Academy non sia una categoria di Formula 3.
Sul fatto che Sophia non abbia bisogno di serie femminili, l'ha dimostrato. È l'unica cosa vera che ha scritto nel tweet. Però aggiunge che non c'è bisogno di TEST FEMMINILI, quando solo pochi mesi fa avrebbe dovuto disputare con Nissan la giornata del test femminile della Formula E. La ragione per cui non vi ha preso parte? L'alluvione in Spagna, che ha fatto posticipare il test. Dal momento che Florsch in quei giorni era in America per un test di IndyNXT, non ha preso parte al test femminile.
Non escludo che in qualità di membro del junior team Alpine quel test possa esserle stato imposto, del resto l'altra Nissan era sempre del junior team Alpine, oppure che in seguito possa essere stata delusa dal fatto che nessuna delle ragazze che hanno disputato il test sia andata neanche lontanamente vicina a essere considerata per un volante, ma a mio parere screditare un test al quale avrebbe dovuto prendere parte FINGENDO INDIRETTAMENTE CHE LA SUA PARTECIPAZIONE A TALE TEST NON FOSSE MAI STATA PREVISTA mi sembra solo l'ennesimo tentativo di rigirare la realtà che tanto menziona a proprio piacimento...

...e la cosa mi dispiace, lo ammetto.
Sophia Florsch è esattamente quella voce fuori dal coro senza peli sulla lingua capace di dire ciò che gli altri non dicono. È un personaggio con il quale non concordo quasi mai, ma che probabilmente troverei illuminante ascoltare, se fosse capace di intavolare un dibattito senza autoesaltarsi e senza riempirlo di affermazioni fasulle che possano dare sostegno alla sua retorica.
Il sessismo nel motorsport sicuramente esiste. Mi dispiace dirlo, ma Florsch non combatte il sessismo. Piuttosto sfrutta il sessismo per autopromuoversi come paladina dei diritti delle donne. Nessuno ha il dovere morale di fare l'attivista, ma sarebbe doveroso, per chi lo fa, combattere davvero per una causa, invece che sbracciarsi per dire "ehi, sono qui, mettimi qualche like in più".


venerdì 8 novembre 2024

Impressioni sul test femminile di Formula E

Non è la prima volta nella storia in cui la Formula E organizza una sessione di test per sole ragazze ed è quello che è successo oggi al Jarama nell'ambito di alcune giornate di test della categoria. Tra i nomi che vi hanno preso parte, era incluso quello altisonante di Simona De Silvestro, che in passato fu pilota titolare in quella categoria, anche se pare abbia percorso soltanto pochi giri. Accanto a lei, altre donne d'esperienza come Jamie Chadwick, Tatiana Calderon, Beitske Visser, Alice Powell e Miki Koyama. Avrebbe dovuto esserci anche Sophia Florsch, ma la sua presenza è saltata a causa del posticipo di un giorno del test a causa dell'alluvione a Valencia, che doveva essere la sede dei test prestagionali.
A parte Lilou Wadoux pilota di endurance (che non ha girato per un guasto) e la reject della W Series Gabriela Jilkova, il resto delle presenti provengono dalla Formula Academy del passato, del presente o, nel caso di Alisha Palmowski ed Ella Lloyd, del futuro. Proprio Abbi Pulling, la leader del campionato di Formula Academy ha svettato strappando il miglior tempo, anche se i distacchi non sono tanto indicativi, come dimostra per esempio De Silvestro nelle retrovie.


Se posso dire la mia, credo che la Formula Academy dovrebbe investire in qualche genere di partnership con la Formula E. Mi sembra abbastanza palese - parlando con realismo - che nessuna delle ragazze che attualmente gareggiano nei campionati minori open wheel arriverà in Formula 1, o quantomeno che non ci arriverà dalle serie minori propedeutiche (quanto piuttosto, chissà, magari un giorno dall'endurance), dato che non vedo realistico che tra di loro ci sia qualcuna che un giorno chiuderà il campionato di Formula 2 tra le prime posizioni, o almeno quello di Formula 3.
Al contrario, per chi di loro intenda rimanere nelle open wheel in futuro, la Formula E mi sembra uno sbocco decisamente più plausibile e credo che questo particolare non andrebbe sottovalutato.

lunedì 7 ottobre 2024

Formula 4 Britannica 2024: Deagen Fairclough vince il titolo

Il campionato di F4 Britannica è terminato ieri dopo dieci eventi e un totale di trenta gare. Alcune erano state cancellate per avverse condizioni meteo e poi riprogrammate, così per compensare due eventi in cui si sono svolte due sole gare, ce ne sono stati altri due in cui se ne sono disputate quattro. Per ciascun weekend erano previste due gare con relativa qualifica e una da reverse grid.

Il vincitore del titolo è stato Deagen Fairclough, con un numero notevole di vittorie, è infatti stato il primo a passare sotto la bandiera a scacchi in ben quattordici occasioni su trenta. Ha staccato ampiamente Alex Ninovic, che di gare ne ha vinte cinque, e ancora di più Reza Seewooruthun, vincitore in due occasioni. Al quarto posto si è classificato James Higgins, che ha conquistato due vittorie, mentre il quinto classificato Jack Sherwood non ha mai visto la luce della prima piazza. Leo Robinson, invece, ha vinto in tre occasioni e si è classificato al sesto posto.
Abbi Pulling, volto conosciuto anche per la sua partecipazione alla Formula Academy, ha preso parte a otto appuntamenti stagionali, conquistando una vittoria in corso d'opera e piazzandosi settima nel campionato. Ha preceduto Martin Molnar, Yuanpu Cui e Rowan Campbell-Pilling a completare la top-ten: di questi tre soltanto Cui ha portato a casa una vittoria. Hanno vinto una gara a testa anche Mika Abrahams, pilota part-time, Alexander Berg, che invece si è classificato quattordicesimo nella graduatoria finale.

Segnalo in undicesima piazza in classifica un'altra ragazza, Ella Lloyd, che non ha mai vinto ma è salita quattro volte sul podio. Un'altra ragazza, Nina Gademan, ha disputato tutta la stagione, ma senza mai concludere una gara nelle prime dieci posizioni. Ha tuttavia conquistato punti, come essenzialmente tutti i piloti del campionato, in quanto nelle gare da reverse grid i piloti guadagnano un punto per ogni posizione guadagnata. Per questa ragione si è classificata più avanti rispetto a Chloe Chong, che ha un settimo posto come miglior risultato. Stesso discorso anche per le one-off, Aurelia Nobels, Carrie Schreiner, Jessica Edgar e Bianca Bustamante, tutte presenti allo stesso evento (Schreiner ne ha disputati due in totale), in cui Bustamante è la peggio piazzata in classifica nonostante sia l'unica che ha fatto una top-ten con un ottavo posto. Un'altra ragazza, inoltre, ha preso parte a un solo evento, tale Emily Cotty, e nel suo caso non ha guadagnato nessun punto.

venerdì 4 ottobre 2024

GB3 e GB4: la sintesi dei campionati 2024

Nello scorso fine settimana si sono conclusi i due campionati britannici di GB3 e GB4 (indicativamente al livello di una Formula 3 nazionale e una Formula 4), in quest'ultimo peraltro con una performance femminile di un certo spessore da parte della championship contender Alisha Palmowski. I due campionati hanno avuto il calendario parzialmente condiviso per un totale di due eventi a inizio stagione e tre alla fine del campionato: mentre la GB3 ha avuto nel mezzo tre eventi disputati tra Belgio, Ungheria e Olanda, la GB4 si è svolta interamente sul suolo britannico e con un numero minore di eventi, sette anziché otto.

Il campionato GB3, che mediamente aveva poco più di venti vetture al via, ha avuto in totale ventitré gare, vista la cancellazione di una gara da reverse grid (l'ultima del fine settimana) per maltempo, di cui cinque vinte da Louis Sharp, poi vincitore del titolo. Sono diversi i piloti finiti più volte sul gradino più alto del podio: in ordine di classifica tre per il runner-up Josh Bennet quattro per Tymek Kucharczyk, due per McKenzy Creswell, tre per William Macintyre, mentre il sesto classificato Jarrod Waberski non ha conquistato alcuna vittoria.
Discorso diverso per Gerrard Xie che ne ha vinta una e, scorrendo sempre la classifica, tre se le è aggiudicate Arthur Rogeon. Due vittorie, inoltre, le ha ottenute Nikita Johnson, che ha chiuso il campionato undicesimo - alle spalle anche di Hugo Schwarze e Noah Ping, ma saltando i primi due eventi stagionali.

In GB4 le vetture erano leggermente meno, sulle 15/16, comunque un buon numero. Ci sono stati alcuni cambi di line-up e in totale sono state disputate venti gare, dato che anche qui c'è stata una gara da reverse grid cancellata per maltempo, nello stesso circuito della GB3 in occadione di un evento in cui condividevano il tracciato.
Linus Granfors ha vinto il campionato dopo avere conquistato sei vittorie, mentre per la seconda piazza la lotta è stata aperta fino alla fine tra la già citata Palmowski, che ha chiuso seconda in classifica, e Harry Bourgoyne Jr che era arrivato davanti a lei alla gara finale, ma con un punto in meno a stagione ultimata.
Alisha ha portato a casa tre vittorie, di cui quella della gara inaugurale (la sua prima gara in monoposto), nonché una in una gara da reverse grid in cui era partita dodicesima. Ha ottenuto anche due pole position e altri otto piazzamenti a podio: una delle performance femminili più altisonanti che ricordo di avere visto negli ultimi anni.
Bourgoyne ha vinto due gare, con il trio di testa che ha staccato di parecchio il pilota giunto in quarta piazza, Branden Templeton, una vittoria all'attivo. Si segnala l'ottima stagione di Lucas Blakely, quinto in classifica con quattro vittorie dopo avere disputato solo gli ultimi quattro eventi del campionato. Dietro di lui, anche Finn Harrison ha vinto due gare, mentre altre due se le era aggiudicate Brandon McCaughan, presente solo ai primi tre eventi della stagione.

Palmowski non era l'unica ragazza presente: Chloe Grant ha chiuso ottava in classifica dopo avere gareggiato full season, come miglior risultato un secondo posto in una gara con reverse grid. Megan Bruce ha gareggiato ugualmente full season, ma chiudendo soltanto undicesima e senza essersi mai classificata tra i primi cinque in gara. Ava Dobson, infine, ha disputato soltanto due eventi, con un nono posto in gara come migliore piazzamento.


lunedì 8 gennaio 2024

GP Belgio 1958: Maria Teresa De Filippis, prima donna al via di un gran premio

Correva l'anno 1958 e il 15 giugno si svolgeva il GP del Belgio a Spa Francorchamps, con Stirling Moss sulla Vanwall che prendeva la prima posizione al via per poi ritirarsi nel corso del primo giro, lasciando la Ferrari di Peter Collins e la Vanwall di Tony Brooks a lottare per la prima posizione per i primi cinque giri. Con il ritiro di Collins, Brooks ha iniziato a staccare Mike Hawthorn, a sua volta a bordo di una Ferrari, in una gara con un certo attrition rate e piloti vari che venivano abbandonati dalle loro monoposto - o, nel caso di Luigi Musso su Ferrari, ritirato a causa di un incidente, sempre nel corso del quinto giro.
La gara è proseguita con Brooks che accumulava un vantaggio notevole, fino al 24° giro - l'ultimo - in cui vi è stato un susseguirsi di colpi di scena.

O forse è meglio chiamarli non-colpi di scena? Spetta a voi giudicare: Brooks ha avuto un problema al cambio mentre era in testa alla gara, riuscendo in extremis a tagliare il traguardo. Hawthorn, ancora secondo, ha rotto il motore in concomitanza con la linea del traguardo, riuscendo a sua volta a superarlo. Stuart Lewis-Evans, pilota Vanwall, mentre si trovava terzo a debita distanza ha rotto una sospensione, ma è arrivato a sua volta alla bandiera a scacchi senza perdere alcuna posizione.
Nessun problema per Cliff Allison su Lotus, né per Harry Schell su BRM, che hanno chiuso la zona punti, ai tempi riservata ai primi cinque. Nessun punto, quindi, per il pilota di casa Olivier Gendebien a bordo di una Ferrari, che ha preceduto Maurice Trintignant (Scuderia Centro Sud- Maserati), Roy Salvadori (Cooper) e Jo Bonnier (Maserati- team privato).

Erano questi i primi nove, ma la gara l'hanno finita in dieci, decima classificata Maria Teresa De Filippis. Non qualificata al debutto a Montecarlo, per la prima volta era presente al via di un gran premio di Formula 1, facendo la storia in quanto era la prima partecipazione femminile.
Sorella del pilota Luigi De Filippis, sesto classificato al GP di Pescara 1950 non valevole per il campionato di Formula 1 e originariamente iscritto ma non partecipante al GP d'Italia dello stesso anno, Maria Teresa era nata a Napoli nel 1926.
In Formula 1 avrebbe disputato più avanti nella stagione anche i GP del Portogallo e d'Italia, senza giungere al traguardo. Il suo ultimo tentativo di qualificazione, a Montecarlo 1959, non è andato in porto. Pochi mesi più tardi, dopo la morte dell'amico Jean Behra, la De Filippis si è rititata dalle competizioni.
È venuta a mancare esattamente otto anni fa, l'8 gennaio 2016, all'età di ottantanove anni.


sabato 30 dicembre 2023

Bianca Bustamante e lo Stroll-gate: considerazioni su tiktoker e cyberbullismo

Sono passati circa due mesi da quando ho commentato la stagione della F1 Academy, soffermandomi a esprimere la mia opinione su ciascuna partecipante. Questo è quanto scrivevo della filippina Bustamante, pilota Prema ai tempi, entrata tra una cosa e l'altra nell'Academy della McLaren:

+++ 7. BIANCA BUSTAMANTE - due vittorie, di cui una da reverse grid, è quel tipo di pilota che ha il fanbase che gira a orde e che, anche se di fatto è classificata a metà griglia, viene considerata il futuro del motorsport. Sui social è fangirl friendly, risponde ai post delle sue bimbehhhh e occasionalmente pure a tweet che parlano di fan fiction su di lei. Sento delle Sophia Florsch vibes ancora maggiori di quelle che avvertivo ai tempi di Irina Sidorkova. +++

Devo fare un passo indietro, perché "Florsch vibes" non è esattamente la definizione corretta in relazione agli ultimi sviluppi. Credo abbiate capito perfettamente che non nutro una grossa simpatia nei confronti di Sophia, ma devo riconoscerle che, nel suo essere iper-critica di campionati femminili, avversari sgraditi, membri random della famiglia Schumacher e quant'altro, ha detto in varie occasioni cose poco gradevoli e qualche volta non accurate, ma non ha mai varcato la soglia che conduce a cadere dal piedistallo di eroina badass - ovvero non usa le parole a sproposito.
Inoltre, seppure i suoi risultati siano spesso stati non così eccezionali come i suoi sostenitori li descrivono, le va dato atto che è in primo luogo pilota e solo in secondo luogo social baby, diversamente da certe influencer il cui ruolo di pilota pare secondario rispetto a quello di tiktoker o influencer, ruolo nel quale mi sembra si inserisca molto di più una persona come Bianca Bustamante.
Idolatrata spesso come se fosse il futuro delle donne nel motorsport, leggere il suo palmares non farebbe andare proprio in quella direzione. In W Series nel 2022 è arrivata praticamente tra le ultime, in Formula 4 Emirati a inizio 2023 pure, mentre in F1 Academy è andata un po' meglio, ma parliamo di un settimo posto in classifica, con un abisso di distanza dalla campionessa Marta Garcia e un distacco notevole da tutta la top-5.

Paradossalmente, Bustamante è quel tipo di soggetto che viene considerata una grande campionessa perché è una backmarker o al massimo una midfielder, perfino in quei campionati femminili tanto screditati, le cui effettive campionesse vengono tacciate di essere delle scarse, il che mi pare abbastanza paradossale.
Veniamo al punto, qualche giorno fa Bustamante è finita nell'occhio del ciclone per avere messo un like a un tweet in cui Lance Stroll veniva definito "autistico". Successivamente ha trascorso ore a pubblicare e cancellare tweet, mettendo una foto della sua compagna di squadra Marta Garcia in mezzo, tanto che qualcuno ha fatto il nome della Garcia in questa vicenda, quando non era minimamente coinvolta.
Infine ha affermato di avere messo like per sbaglio, scorrendo la timeline, il che stride con il fatto che abbia una storia pregressa di like a tweet di utenti che insultano Stroll. Ha corredato il tutto con una foto insieme al fratello, rivelando che non parla mai della propria vita privata, ma le sembra il momento giusto per rivelare che ha un fratello autistico... insomma, quel tipo di messaggio di scuse che suona perfino peggio del messaggio originario.
Avrei alcune riflessioni in materia, quindi inizierò dalla meno scontata: un paio d'anni fa un opinionista(?) della televisione belga di lingua francese venne licenziato per avere dato dell' "autistico" a Lance Stroll o in una cronaca o un programma sulla Formula 1. La cosa rende il tutto ancora più trash rispetto a quanto avrebbe dovuto essere in origine.
Detto ciò, si è sollevata comunque, oltre all'indignazione, anche una considerazione che, estrapolata dal caso specifico, è esatta. Per quanto sia molto improbabile che Bustamante abbia messo like per sbaglio, vista la sua storia pregressa, il mettere like per sbaglio è comunque una problematica a cui si va incontro utilizzando twitter da cellulare. Dato che le conseguenze possono essere pesanti, sarebbe ora che Eliano Muschio pensasse a un modo per non far partire il like solo perché sfiori accidentalmente il cuore.

Torniamo a noi. Ovviamente i commenti non si sono sprecati, ho letto cose tipo: "altri piloti hanno detto o fatto cose sbagliate e hanno perso il volante, quindi ci vorrebbe uniformità di giudizio". Wait, wait, wait: altri piloti hanno detto o fatto sbagliate, ma hanno occasionalmente perso il volante perché chi dava loro un volante ha deciso di metterli a piedi: si tratta di un team, non di un ente pubblico.
Il concetto di uniformità di giudizio non ha senso in questo contesto, dato che non parliamo di gente sospesa dalle competizioni, quanto piuttosto, di fatto, di gente che è stata licenziata dal proprio datore di lavoro, che ha una propria autonomia in materia.
Si è sfiorato anche il dibattito di "giusto licenziare per un tweet" o "ingiusto licenziare per un tweet". Su questo vorrei dire due cose, a mio parere ugualmente importanti. Il primo è che non deve per forza vincere il "giusto licenziare per un tweet" affinché questo tweet possa essere criticato. Pensateci bene, immaginatelo applicato alla vostra vita. Se una persona dice qualcosa che ritenete offensivo e non condivisibile, il fatto di criticare quello che dice per voi coincide con il fatto che quella persona meriti o non meriti di lavorare?
Sulla questione "giusto/ ingiusto licenziare per un tweet" (il che comunque non è successo, nessuno ha licenziato Bustamante), sinceramente credo sia opportuno ricordare che, estendendo il concetto altrove, esistono contratti di lavoro e che, nella vita quotidiana, teoricamente il nostro datore di lavoro non può licenziarci per un tweet che abbiamo pubblicato.

Out of context, lo ammetto, ma a questo proposito credo che sia giusto che ciascuno faccia le proprie riflessioni e che giunga alle proprie conclusioni. Il fatto di essere un comune lavoratore che viene licenziato perché "non rispetta i valori dell'azienda" a mio parere può rischiare di diventare pericoloso, perché di fatto i "valori dell'azienda" possono essere tutto e il contrario di tutto.
L'azienda di per sé non è sempre portatrice di valori positivi ai quali uniformarsi, sdoganare il licenziamento a random a mio parere rischia di mandare in vacca decenni di battaglie sindacali, il che non mi sembra particolarmente allettante, specie considerato che, oltre a combattere per delle giuste cause, c'è anche chi lo fa animato non solo dalla volontà di fare del bene, ma anche di un profondo moralismo (o addirittura chi inventa con screenshot photoshoppati cose che non sono mai state dette per infangare il nome di qualcuno).
Aggiungerei che spesso lo si invoca per persone che hanno espresso opinioni politiche impopolari e, per quanto ritenga del tutto accettabile criticare chi esprime opinioni politiche impopolari, ritengo profondamente ingiusto che, mentre Tizio, Caio e Sempronio sono totalmente legittimati a esprimere concetti deplorevoli all'interno di un Parlamento venendo pagati abbondantemente con i soldi delle nostre tasse, quel povero coglione che li vota debba essere licenziato per avere ripetuto le stesse parole.

In più - adesso torniamo in topic - sono anche contraria al pensiero che, se hai sbagliato una volta, allora devi essere marchiato vita natural durante per i tuoi errori passati. Questo non fa assolutamente parte del mio modo di pensare, non perché sia giusto essere ingenui e pensare che tutti possono cambiare, ma proprio perché ciascuno di noi, se ci ripensa, molto probabilmente cambierebbe certe parti del proprio passato, se potesse tornare indietro, e vivrebbe certe situazioni comportandosi in modo più maturo.
Penso che alle persone dovrebbe essere data la chance di migliorarsi - non so, magari impegnandosi come testimonial di qualche associazione che si occupa delle categorie screditate, oppure facendosi una cultura in proposito e diventare un'attivista che si schiera a loro sostegno - invece che limitarsi a dire "hai sbagliato una volta allora fai schifo e anche chiunque ti sta intorno deve essere schifato".
Poi è pur vero che bisogna prendere atto che spesso chi sbaglia e avrebbe la chance di migliorarsi non fa nulla per dimostrare questa intenzione. Anzi, spesso va a finire come la Bustamante, che ha reagito piagnucolando, usando l'immagine del fratello per riconquistare l'opinione pubblica e che magari continuerà a comportarsi esattamente come ha fatto stavolta.

Vorrei far notare, infine, come Bianca Bustamante non abbia iniziato improvvisamente a mettere like a cose strane, quanto piuttosto che per lei sia un'abitudine reiterata, probabilmente finalizzata a far breccia nel cuore degli ultrà. Non è l'unica, ne ho viste altre che mettono like a post quantomeno fuori dagli schemi (non faccio nomi, dato che ho visto cose piuttosto puerili, ma che non offendevano nessuna categoria a random). Invece di cavarsi da ogni impiccio utilizzando un account da fandom per mostrare atteggiamento "da bar", invece che uno con nome e cognome, utilizza ovviamente quest'ultimo perché le consente di mettersi in mostra davanti a millemila follower e avere interazioni.
Ecco, fintanto che non ha usato una "parola proibita", non mi sembra che qualcuno si sia mai scomodato di spendere una sola parola per il suo comportamento. Il messaggio che ne passa, a mio vedere, è che il cyberbullismo non è un problema, almeno fintanto che non utilizzi "linguaggio non inclusivo". Anzi, non solo non è un problema, ma è anche un atteggiamento da fighi, se non addirittura da incoraggiare.
Ridicolizzare colleghi, peraltro dal basso della classifica della W Series, non mi pare né un atteggiamento civile, né adatto a chi viene definita dalle sue bimbehhhh come "l'immagine delle donne nel motorsport". Se l'immagine delle donne nel motorsport deve essere una che dà dello scarso a un pilota che ha vinto la Formula 4 e la Formula 3, considerandosi apertamente valida abbastanza per la Formula 1, non mi sembra siamo messi molto bene. Non siamo più nemmeno nell'ambito della Florsch-mentality "arrivo in bassa classifica però corro contro gli uomini", dato che questa in bassa classifica ci arriva anche correndo contro sole donne.


sabato 28 ottobre 2023

F1 Academy 2023: Marta Garcia vince il nuovo campionato femminile

La F1 Academy è un campionato femminile a livello Formula 4, che come l'ormai defunta W Series, di fatto, si pone l'obiettivo dichiarato di incrementare la presenza delle ragazze sulle griglie di partenza dei campionati automobilistici. Non sono qui per disquisire di quanto ciò avvenga e in che misura, quanto piuttosto per limitarmi a elencare similitudini e differenze tra le categorie. F1 Academy e W Series, difatti, non sono la stessa cosa e segnalo in particolare i seguenti punti di discontinuità. In primo luogo la F1 Academy è più vicina alle serie minori europee, ci sono team - cinque in totale - che gareggiano anche nelle altre categorie. In secondo luogo, mentre la W Series aveva un processo di selezione che generava spesso polemiche e i volanti free entry, questa serie differisce in quanto il funzionamento è tale e quale a qualsiasi formula minore, solo con budget meno elevati richiesti alle partecipanti.
Queste ultime sono in "età da formule minori", anche se hanno disputato questa stagione anche alcuni nomi che hanno a mio vedere alla base un po' troppi anni sulle Formula 4 e le Formula 3 perché abbia un vero senso la loro presenza.
La griglia:

CAMPOS - Nerea Martì, Lola Lovinfosse, Maite Caceres
MP MOTORSPORT - Hamda Al Qubaisi, Emely De Heus, Amna Al Qubaisi
ART - Lena Buhler, Carrie Schreiner, Chloe Grant
RODIN CARLIN - Abbi Pulling, Jessica Edgar, Megan Gilkes
PREMA - Chloe Chong, Marta Garcia, Bianca Bustamante

Il campionato ha previsto un totale di sette eventi, Redbullring, Valencia (Ricardo Tormo), Montmelò, Zandvoort, Monza, Le Castellet e, per finire, nello scorso fine settimana il Circuit of the Americas. Diversamente dalla W Series, che prevedeva una gara sola nel weekend - con l'eccezione di quella gara di Assen bellissima ma maledetta, perché è stata quella che ha fatto nascere la folle passione collettiva per le reverse grid totali - questa categoria vede il weekend composto da due sessioni di qualifica e tre gare: la seconda gara ha una reverse grid parziale di una delle due sessioni di qualifica, le prime otto in senso inverso.
In totale sono state disputate ventuno gare e ne sono servite diciannove affinché una di loro si procacciasse il titolo, con due gare d'anticipo.

1. MARTA GARCIA - vincitrice di ben sette gare, di cui sei con griglia tradizionale (di cui ben cinque da pole position) e una da reverse grid, è stata di gran lunga la migliore in questa stagione. A mio vedere non è stata una sorpresa, ha spesso mostrato in passato di avere la capacità, in certe occasioni, di lottare per posizioni di rilievo - purtroppo a parte la W Series non ha avuto molte opportunità di gareggiare da qualche parte.
Come premio per la vittoria, le è stata offerta una stagione in Formula Regional senza dovere portare budget personale, a mio parere un grandissimo step rispetto a quanto faceva W Series. Poi può darsi che la stagione 2024 andrà male, ma in ogni caso il concetto che chi vince poi può progredire di categoria mi sembra un grande valore aggiunto.

2. LENA BUHLER - "solo" due vittorie, di cui una da reverse grid, l'hanno condotta a ritrovarsi in seconda posizione alla fine della stagione. Lo ammetto, in questo caso sono stata molto sorpresa. Dopo qualche sprazzo di competitività in Formula 4 spagnola, il resto era stato il nulla cosmico (ed era stata perfino scartata dalla W Series, sembra), notevole ripresa in questo campionato. Secondo quanto ha dichiarato, i suoi risultati negativi in Formula Regional e affini sarebbero dovuti agli strascichi di una frattura.

3. HAMDA AL QUBAISI - tre gare vinte, una da reverse grid, occasionalmente coinvolta nel caos, perché ormai si è capito, il suo destino è spesso il caos. Ammetto che è una di coloro che ho bollato come "troppo esperta per la categoria".

4. NEREA MARTÌ - fuori dalle prime tre, ma con una vittoria all'attivo, eccetto la Formula 4 spagnola e la W Series non ha avuto molte altre partecipazioni in campionati open wheel. Non sapevo cosa aspettarmi con esattezza e ammetto di non saperlo ancora.

5. ABBI PULLING - questo è un caso in cui avevo aspettative altissime e, al netto dei podi conquistati e delle due pole position, non riesco a capacitarmi del fatto che non abbia mai vinto una gara. Tuttavia non tutto il male viene per nuocere, anche Danica Patrick, nella sua carriera, aveva solo podi e mai vittorie, prima di vincere una gara di Indycar!

6. AMNA AL QUBAISI - con la differenza delle due vittorie ottenute entrambe da reverse grid, si può applicare tale e quale il discorso riferito alla sorella, ma come al solito peggio della sorella.

7. BIANCA BUSTAMANTE - due vittorie, di cui una da reverse grid, è quel tipo di pilota che ha il fanbase che gira a orde e che, anche se di fatto è classificata a metà griglia, viene considerata il futuro del motorsport. Sui social è fangirl friendly, risponde ai post delle sue bimbehhhh e occasionalmente pure a tweet che parlano di fan fiction su di lei. Sento delle Sophia Florsch vibes ancora maggiori di quelle che avvertivo ai tempi di Irina Sidorkova.

8. JESSICA EDGAR - una gara vinta in finale di stagione giusto per chiudere bene il campionato, dalla pole position.

9. EMELY DE HEUS - avevo aspettative basse nei suoi confronti, visti i risultati non certo di spicco ottenuti in passato. La posizione finale non è eclatante, ma ha vinto una gara dalla pole position.

10. LOLA LOVINFOSSE - le mie aspettative erano tali e quali che per De Heus, la differenza sostanziale sta in qualche podio occasionale come migliore risultato.

11. CARRIE SCHREINER - le aspettative erano basse, perché la sua carriera open wheel non aveva avuto alcun acuto ed era pure stata scartata dalla W Series, in passato. Mi ha sorpresa in positivo con una vittoria da reverse grid, ma per il resto è andata come pensavo.

12. CHLOE GRANT - un quarto posto come miglior risultato stagionale, una delle quattro che non sono mai andate sul podio nel corso della stagione. Devo dire che mi aspettavo un po' di più.

13. MEGAN GILKES - mi aspettavo se non altro che spiccasse nelle gare da reverse grid, visto il suo successo in quella di Assen in W Series, ma non è andata così. I migliori risultati stagionali sono stati due quinti posti e solo a fine stagione ha annunciato il proprio ritiro dalle competizioni, che già aveva deciso un anno fa, optando per proseguire ancora un anno. Parallelamente alla carriera da pilota ha studiato ingegneria e ha ottenuto un posto di lavoro presso il team Aston Martin di Formula 1.

14. CHLOE CHONG - arrivata direttamente dai kart, giovanissima, per ora non ha particolarmente impressionato. Vedremo come andrà in futuro.

15. MAITE CACERES - anche lei di recente passata dai kart alle monoposto, arrivava però dai campionati invernali. Ugualmente non pare destinata a grandi cose, anche nel suo caso vedremo.

lunedì 20 marzo 2023

Formula Winter 2023: il primo campionato europeo di Formula 4 dell'anno

In colpevole ritardo di una settimana, oggi vi parlerò del primo campionato minore europeo che si è svolto nel 2023: la Formula Winter. L'evento è avvenuto interamente in Spagna, tra febbraio e marzo, sui circuiti di Jerez, Valencia, Navarra e Barcellona. Seppure nel nome della serie non fosse specificato Formula 4, si è trattato del primo campionato europeo dell'anno con vetture di Formula 4 e ha visto la partecipazione sia di alcuni piloti già noti come piloti di open wheel, sia alcuni al debutto con le monoposto.
Ci sono state in totale otto gare, due per ciascun evento, e il pilota polacco Kapcer Stzuka ne ha vinte cinque, sulle sei disputate: ha preso parte ai primi tre eventi ed è diventato campione del mondo dopo il terzo evento della stagione.

Le tre vittorie vacanti sono state ottenute una da Matteo De Palo one-off al secondo evento, le altre due da Zachary David, che si è imposto nelle due gare dell'evento conclusivo. Il pilota classificato secondo nel campionato piloti, quasi sempre sul podio, è l'australiano Gianmarco Pradel, che non ha mai visto il gradino più alto del podio, così come i full time Frederick Lund e Ruiqi Liu, che sono giunti terzo e quarto in classifica con qualche podio, meno di frequente rispetto a Pradel.
David e De Palo si sono classificati quinto e sesto, precedendo due piloti che hanno disputato due eventi ciascuno senza mai andare a podio, Kim Hwarang e Juan Cota. Hanno ottenuto rispettivamente ciascuno invece i piloti classificati nelle posizioni successive, lo one-off Akhsary Bohra e Tina Hausmann.

La debuttante svizzera alla prima esperienza sulle monoposto ha disputato i primi due round della stagione, ottenendo come miglior risultato un terzo posto e il decimo posto in classifica piloti. È anche stata la migliore, seppure la meno esperta, delle ragazze che hanno preso parte occasionalmente a questo campionato.
Nerea Martì, one-off al secondo evento della stagione, ha ottenuto come miglior risultato una sesta posizione in gara. In classifica è giunta quattordicesima, alle spalle dei part-time Ethan Ischer, Alvise Rodella e Carl Bennet, mentre dietro di lei si è classificata la debuttante Maite Caceres, due eventi disputati, miglior risultato in gara ottava nonostante un incidente con una nostra vecchia conoscenza, Amna Al Qubaisi, che ha preso parte all'ultimo round.

Oltre a lei, anche Lola Lovinfosse ha disputato l'evento finale come come one-off giungendo diciottesima in classifica alle spalle dei piloti Jaden Parat e Maximiliano Restepo. Anche Lovinfosse ha ottenuto come miglior risultato un ottavo posto in gara e ha preceduto in classifica i piloti Patrick Heuzenroeder, Isaac Barashi e la Al Qubaisi, ventunesima, ultima in classifica se si esclude un pilota che era solo incluso nell'entry list del primo evento ma non ha mai disputato alcuna sessione, tale Luca Roth.
Nelle due gare disputate, Amna si è inizialmente ritirata per un contatto con Maite Caceres nella prima, appunto, mentre nella seconda è stata squalificata per avere innescato un incidente ancora con Caceres, che ha messo fine alla gara in anticipo con bandiera rossa senza restart.

domenica 19 febbraio 2023

Formula Regional Oceania 2023: Charlie Wurz campione, Chloe Chambers prima ragazza a vincere una gara nella categoria

Tra lo scorso weekend e quello corrente sono terminati/ stanno terminando i campionati minori open wheel invernali extra-europei. Mentre in questo fine settimana stanno finendo i campionati asiatici, in quello passato è stata la volta di quello neozelandese, la Formula Regional Oceania, che altro non è se non la vecchia Toyota Racing Series, a seguito di un rebranding. Il campionato si è svolto tra la metà di gennaio e il secondo weekend di febbraio, per un totale di cinque fine settimana consecutivi, su cinque diversi circuiti. Il format era molto semplice: tre gare per fine settimana, con la seconda da reverse grid della prima che funziona come nelle origini della GP2, ovvero griglia invertita dei primi otto classificati della gara precedente, con il pilota ottavo al traguardo che parte quindi dalla pole e poi a scalare fino al vincitore che parte ottavo.

Come spesso accade, a questo campionato hanno preso parte anche alcuni piloti generalmente impegnati nelle formule minori europee per il resto dell'anno. Sono stati tredici i piloti che hanno disputato l'intera stagione, mentre vari hanno preso parte a uno o più eventi specie nella parte finale del campionato (dal terzo round in poi, soprattutto nel quarto e nel quinto).
Il campionato è rimasto aperto fino all'ultima gara della stagione e ha visto Charlie Wurz (figlio di una certa nostra vecchia conoscenza che indossava scarpe spaiate nella Formula 1 anni '90) vincere davanti a Callum Hedge. Su quindici gare disputate, l'austriaco ne ha vinte quattro, tre feature - di cui due nello stesso weekend - se così le possiamo chiamare e una da reverse grid. Tre vittorie, invece, di cui una da reverse grid, sono state conquistate da Hedge.

Joel Abel e Liam Sceats si sono classificati terzo e quarto in classifica a pochi punti di gap tra l'uno e l'altro. Nessuno dei due ha conquistato delle vittorie, ma entrambi si sono piazzati varie volte sul podio. James Penrose e David Morales, quinto e sesto in classifica, hanno ottenuto rispettivamente due e vittoria. Nel caso di Penrose, una delle vittorie è arrivata in una gara con reverse grid.
Josh Mason, ottavo classificato alle spalle di Ryder Quinn, ha ottenuto un'altra delle vittorie da reverse grid, mentre l'ultima della stagione è andata a Chloe Chambers, nona in classifica davanti a Ryan Shehan. L'ex compagna di squadra di Jamie Chadwick in W Series era partita in pole position per avere terminato all'ottavo posto la prima gara del fine settimana, diventando la prima ragazza a vincere una gara nella storia del campionato.

Mancano all'appello tre vittorie in gare "feature" e sono state ottenute una ciascuno da Laurens Van Hoepen, Louis Forster e Kaleb Ngatoa, rispettivamente undicesimo, dodicesimo e quattordicesimo in classifica piloti, tutti presenti part-time. Davanti a Ngatoa, ma dietro agli altri due, si è classificato il full-time Tom McLennan.
In quindicesima e sedicesima posizione si sono piazzati altri due piloti che hanno disputato tutta la stagione, Lucas Fecury e Brianna Morris, precedendo dei piloti part-time o one-off come Adam Fitzgerald, Brendon Leitch e Billy Frazer. Chris Van Der Drift, invece, ha preso parte a un evento come guest driver e non ha ottenuto punti per questa ragione. Il suo migliore risultato è stato un quarto posto in una delle gare, oltre che due quinti posti, indicativamente sarebbe stato classificato dietro a Fitzgerald.

mercoledì 14 dicembre 2022

Formula Regional Japan 2022: l'ascesa di Miki Koyama

Il campionato di Formula Regional Japan 2022, caratterizzato da griglie abbastanza ridotte (tra le nove e le dodici vetture) è stato composto da sei eventi, di cui cinque da tre gare e uno da due, per un totale di diciassette. Con il titolo già assegnato dopo il penultimo, il campionato è terminato nel fine settimana passato dopo un lungo periodo di sosta. Il titolo è stato vinto da Miki Koyama, ex pilota della W Series, che è divenuta a questo modo la prima ragazza a vincere un campionato minore FIA, se ho ben capito. Ha fatro una grande stagione, terminando tute le diciassette gare sul podio, ottenendo sette vittorie, contro le tre e una dei suoi avversari diretti Sota Ogawa e Yoshiaki Takayama.
A salire sul gradino più alto del podio sono stati anche piloti part-time, come Kazuki Oki (due volte) e Riki Okusa (una). Ne aveva vinte tre, invece, Ryunosuke Sawa, partecipante al solo primo evento della stagione, che in seguito ha fatto parlare di sé, molto in negativo, per altre ragioni, pare che alcuni mesi più tardi sia stato arrestato per violenza sessuale.
Al campionato hanno preso parte vari piloti epici di quelli che corrono sotto pseudonimo, ma purtroppo tra loro non c'era Dragon. Pazienza, non si può avere tutto dalla vita!

 


martedì 11 ottobre 2022

Maria De Villota, la ragazza della Superleague (13.01.1979?? - 11.10.2013)

11 ottobre 2013: è venerdì e sono circa le sette del mattino quando l'assistente personale di Maria De Villota entra nella stanza d'albergo in cui si trova a Siviglia, città dove nei giorni successivi dovrà presentare la sua autobiografia. La trova morta. Inizialmente viene diffusa dai familiari la notizia che il decesso dell'ex tester sia avvenuto per cause naturali, ma in un secondo momento viene dichiarato che la sua vita è stata stroncata dai danni al cervello riportati nell'incidente di Duxford.
Nel frattempo il mondo della Formula 1 va avanti: nel corso del weekend si sta svolgendo il GP del Giappone, che verrà vinto da Sebastian Vettel davanti a Mark Webber e Romain Grosjean. Il pilota della Lotus (l'attuale team Alpine) in questa occasione sarà il pilota che più di ogni altro si avvicinerà a interrompere la lunga striscia vincente del pilota della Redbull, nove vittorie consecutive. Il mondo della Formula 1 va avanti, certo, ma la storia di Maria De Villota rimane. Chi era? Come si è arrivati alla sua morte? Se siete neofiti, andiamo a scoprirlo. Se già la conoscete, ricordiamola insieme.


Maria De Villota Comba nasce a Madrid il 13 gennaio, non risulta chiaro se del 1979 (data indicata sul sito web postumo legadomariadevillota.com) o del 1980 (anno di nascita presente nelle sue biografie quando era in vita), figlia primogenita del pilota Emilio De Villota e della moglie Maria Isabel Comba, sorella maggiore di Isabel ed Emilio Jr, quest'ultimo a sua volta pilota.
Il padre Emilio è stato pilota con partecipazioni occasionali in Formula 1 tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 con entry varie a bordo di vetture di team privati. Frattanto prendeva parte, con molto più successo, al campionato di Formula Aurora (serie che si svolgeva in Gran Bretagna a bordo di vetture di Formula 1), con numerose vittorie e la conquista del campionato nel 1980.
Maria segue le orme del padre divenendo a sua volta pilota. La sua carriera sembra iniziare non troppo presto e ha già più di vent'anni quando inizia a gareggiare sulle monoposto e tra il 2001 e il 2005 prende parte alla Formula 3 spagnola, sembra come compagna di squadra del fratello Emilio Jr e non in maniera continuativa.
A partire dal 2005 la sua carriera prosegue in campionati a ruote coperte, ma tornerà a bordo di monoposto qualche anno più tardi, ancora una volta prendendo parte a campionati vari come one-off o come pilota part-time. Disputa un evento di Euroseries Formula, parte del campionato di Formula Palmer (serie nella quale, nella stagione gareggia anche un'altra ragazza, con risultati decisamente più altisonanti, ovvero Emma Kimilainen che chiuderà il campionato al quinto posto), ma soprattutto fa il proprio esordio nella Superleague.
Questo campionato, nato nel 2008 e cancellato nel 2011 poco dopo l'inizio della stagione, ha una peculiarità: una sorta di fusione tra motorsport e calcio! Abbastanza di nicchia da non essere conosciuto dai fanboy del calcio, che comunque non avrebbero la possibilità di fare polemica in proposito sui social vista l'epoca, questo campionato prevede la presenza di vetture sponsorizzate da squadre di calcio.
Nella seconda metà del 2009 e fino all'inizio del 2011 Maria gareggia per il team dell'Atletico Madrid, che tra parentesi è anche la sua squadra del cuore. Il suo miglior risultato è un quarto posto al Nurburgring nel 2010, risultato non particolarmente altisonante, al quale fa da contorno una carriera non altrettanto altisonante - stessa cosa per il fratello Emilio Jr, a sua volta pilota dal palmares tutt'altro che memorabile.

I due, parallelamente alla loro carriera di piloti, sono anche coach presso la De Villota Racing School e coinvolti nella carriera dei piloti emergenti. Sembra che uno degli "allievi" di Maria sia nientemeno che Carlos Sainz Jr, attualmente uno degli ambasciatori del Legado Maria De Villota, l'associazione nata in sua memoria.
In un secondo momento, quando si avvicina al mondo della Formula 1, Maria diviene anche opinionista per la televisione spagnola, presso la quale commenta la Formula 1 prima del suo incidente e, in seguito, occasionalmente anche nei suoi ultimi mesi di vita.
Nell'estate del 2011 Maria guida per la prima volta una Formula 1: il team in questione è la Lotus (la Renault... sempre quella che adesso è Alpine). Il tutto sembra avvenire per ragioni promozionali, tanto che i tempi fatti registrare nel test non vengono divulgati, come del resto è tipico dei demo run. Ci sono voci a proposito di una futura collaborazione con il team come tester, ma non se ne farà niente.
Prima dell'inizio della stagione 2012 viene annunciato dalla Marussia il suo ingaggio come tester. Spesso compare al fianco di Timo Glock e Charles Pic, i piloti titolari, ma il suo non è un vero e proprio ruolo di riserva o terzo pilota. Anzi, non avendo la superlicenza, non può nemmeno essere presa in considerazione per la sostituzione di Glock quando quest'ultimo deve saltare un gran premio per motivi di salute (e anzi, la Marussia viene anche criticata per non avere un terzo pilota dotato di superlicenza - in seguito verrà ingaggiato Max Chilton, poi promosso a titolare nel 2013).
Il 3 luglio 2012 è il giorno in cui Maria De Villota guiderà per la prima volta una Marussia, in un test aerodinamico a Duxford. Sono le 9.30 del mattino quando all'improvviso Maria esce di pista a bassa velocità, apparentemente a causa dell'attivazione accidentale del sistema anti-stallo. Va a impattare contro un camion del team, per qualche assurda ragione parcheggiato con il portellone aperto in una via di fuga, e colpisce proprio il portellone.

L'incidente è molto grave, serve parecchio tempo per estrarla da quello che resta della monoposto. Ha il casco spezzato e ha riportato gravi ferite alla testa. Viene trasferita in ospedale e le notizie non sono incoraggianti: sembra sia rimasta cosciente, ma al momento è in pericolo di vita.
Maria sopravvive, ma il giorno dopo viene annunciato che ha perso l'occhio destro. Nei giorni successivi viene annunciato che a seguito di un intervento alla testa, le sue condizioni sono migliorate. Rimane in ospedale in Inghilterra per oltre due settimane, prima di ritornare in Spagna.
La sua prima apparizione pubblica avviene l'11 ottobre 2012, con la benda sull'occhio destro e i capelli tagliati cortissimi a seguito della rasatura per l'operazione alla testa. Non farà mai mistero delle proprie condizioni: afferma di avere riportato conseguenze permanenti, di soffrire di forti mal di testa e di avere perso gusto e olfatto.
Al GP di Spagna 2013, nel quale ci sarà quella che è ad oggi l'ultima vittoria di Fernando Alonso nella massima categoria, è presente al circuito: quella di Barcellona resterà la sua ultima presenza a un evento di Formula 1. Il 28 luglio dello stesso anno si sposa con il personal trainer Rodrigo Garcia Millan.
Pubblica un'autobiografia, intitolata "La vita è un regalo". La presentazione del libro è pianificata per il 14 ottobre. Per questa ragione Maria si trova a Siviglia. Non ci sarà alcuna presentazione: Maria viene appunto trovata morta la mattina dell'11 ottobre, esattamente un anno dopo la sua prima apparizione pubblica.
Nel GP del Giappone che si svolge nel corso del weekend, vari piloti applicano sui propri caschi il suo logo, una stella rossa asimmetrica. Anch'io, ai tempi, ho scelto di ricordarla così, con la sua stella nella grafica di questo blog, che è ormai diventata definitiva (e che, per ragioni estranee alla mia volontà, Blogger fa vedere di default in modo piuttosto diverso dalla versione desktop alla versione mobile).


È il 2022, è di nuovo l'11 ottobre. Sono passati nove anni da quel giorno, nove anni da questa triste storia da sempre considerata un po' come di secondo piano. Maria non era un grande nome della Formula 1 o del motorsport in generale, il suo incidente è avvenuto lontano dai circuiti tradizionali, lontano dagli eventi ufficiali e perfino lontano dai semplici test ufficiali. La sua morte, avvenuta molto tempo dopo, seppure per effetto dei danni neurologici riportati nell'impatto, generalmente non è inserita tra quelli di piloti di Formula 1.
C'è stato anche chi, per screditare tutte le tester, a un certo punto ha dichiarato che nessuna donna ha mai effettivamente testato una monoposto di Formula 1, tra tutte quelle che sono state tester nell'epoca moderna/ contemporanea. Nel fanbase contemporaneo della Formula 1 ci sarà sicuramente gente che non sa nemmeno chi fosse e quanto, a suo tempo, la sua scomparsa abbia potuto turbarci, quanto il suo palmares non eccezionale sia divenuto qualcosa di totale secondo piano, di fronte a una vita che si spezzava. Per noi che c'eravamo, Maria De Villota è stata una delle tante pagine di sofferenza della storia del motorsport.



martedì 24 maggio 2022

La vittoria di Ellen Lohr nel DTM

Credo non ci sia giorno migliore di oggi, 24.05.2022, per parlare di un evento del motorsport che risale a esattamente trent'anni fa. Per una volta non parlerò di Formula 1, quanto piuttosto di DTM, perché il 24 maggio 1992 accadeva un evento storico che mi sembra doveroso andare a ripercorrere. La protagonista è Ellen Lohr, una delle più prominenti donne del motorsport degli scorsi decenni. Nata nel 1965 a Monchengladbach, stessa città in cui sono nati anche Heinz-Harald Frentzen e Nick Heidfeld, ha avuto negli anni '80 una carriera di buon livello nelle serie minori open wheel. Ha vinto un campionato di Formula Ford (l'antenata della Formula 4) e ha gareggiato per un paio di stagioni in Formula 3.

Ha un'unica partecipazione all'attivo in Formula 3000, che si è conclusa con un DNQ dovuto a un guasto al motore, e pare che gareggiasse - o meglio, che avrebbe dovuto gareggiare - per un team gestito da una nostra vecchia conoscenza, ovvero Helmut Marko. La sua carriera open wheel, tuttavia, non è proseguita in quanto ha avuto l'opportunità di gareggiare stabilmente nel DTM (il che in genere per i piloti significa essere pagati per gareggiare, invece che essere loro a pagare per finanziarsi la carriera). Nel 1987 aveva disputato tre gare nel DTM, ottenendo come miglior risultato una seconda posizione, mentre dal 1991 al 1995 ha gareggiato come pilota full time. Il suo esordio nel 1987 era avvenuto con la BMW, le sue stagioni full time le ha disputate tutte con Mercedes.

Il 24 maggio si correva a Hockenheim e al momento la Lohr aveva all'attivo un podio con la Mercedes conquistato proprio nell'evento precedente, in cui si era classificata seconda al circuito di AVUS. Nella gara di Hockenheim partiva dalla pole position uno dei suoi compagni di squadra, Klaus Ludwig, che tuttavia si è ritirato per incidente. A ereditarne la leadership è stato uno degli altri compagni di squadra di Ellen Lohr, ovvero nientemeno che una nostra vecchia conoscenza, Keke Rosberg. Sexy Baffo era in testa fino a un paio di giri dalla fine, quando la Lohr l'ha superato like a boss prendendosi la prima posizione. Rosberg ha poi chiuso terzo, venendo superato anche da Bernd Schneider (noto anche per avere ispirato il casco che Sebastian Vettel indossava al GP di Germania 2019).

Tornando alla Lohr, si è trattata della sua prima e unica vittoria nella categoria - in seguito ha ottenuto altri due piazzamenti a podio con due terzi posti. Non solo, è stata anche la prima e finora unica donna a vincere una gara nel DTM, un piccolo pezzo della storia del motorsport al femminile che a mio parere non bisognerebbe dimenticare, anche se fa parte di una categoria che molti considerano un po' di nicchia. Cos'altro dire? Forse che trent'anni sono un periodo abbastanza lungo e che nonostante tutto sembra che al momento attuale non ci sia nessun'altra vicina alla possibilità di emulare Ellen Lohr. Non ci resta altro da fare che non perdere le speranze. Ci sono già state donne che hanno gareggiato ad alto livello con risultati di livello medio-alto, speriamo che prima o poi la storia possa ripetersi!



giovedì 14 aprile 2022

Quando i piloti come Lella Lombardi guidavano da very uominy e i photobomber mostravano i piedi alla telecamera // GP Germania 1975

Carissimi circuiti di 20+ chilometri che per la loro configurazione si prestano molto ai duellihhhh e ai sorpassihhhh con vetture ravvicinate, seguitemi e non ve ne pentirete, perché oggi vi faccio diventare very uominy, ricordandovi in primo luogo dell'esistenza di una regola generale per cui chiunque può essere un verohhhh uomohhhh, anche le ruote e gli alettoni, per non parlare delle curve e dei rettilinei. Oggi vi porto con me nel 1975 al vecchio Nurburgring di cui esiste una sintesi di circa 45 minuti con suoni naturali pare proveniente da un VHS vintage, o almeno così stava scritto su Youtube. È la gara che avviene dopo il GP di Gran Bretagna (di cui vi parlerò prossimamente) e prima del GP d'Austria vinto da Vittorio Brambilla (di cui invece vi ho già parlato) e ha molto in comune con il GP del Canada 1977 di cui vi ho parlato nel mio post di ieri, inizia infatti nello stesso modo: lo sventurato Ian Ashley va a sbattere e si infortuna, stavolta fratturandosi una caviglia.


Venticinque vetture vanno in griglia e davanti a tutti sulla griglia c'è Niki Lauda, che mantiene la prima posizione inseguito dalla Tyrrell di Patrick Depailler. La regia sembra essere in fissa con Lauda perché è di fatto l'unica monoposto che inquadra, in alternativa alle inquadrature dall'alto: le riprese dall'elicottero vanno spesso e volentieri a mostrare solo la ricca vegetazione locale. Insomma, circuito molto fascinoso e ricco di storia, ma non sono sicura che quelli che lo vorrebbero come sede ufficiale di ogni gran premio contemporaneo poi sarebbero molto contenti di quello che effettivamente si può vedere. Perché attenzione, non è detto che l'azione non ci sia, semplicemente si vede poco. Occasionalmente però possiamo assistere a qualche pitstop, per esempio viene immortalata la March numero 29 con lo sponsor Lavazza, che non passa inosservata agli accurati commentatori dell'evento.


Che ironia, però, il modo in cui Youtube decide in modo random(?) di piazzare i commenti, forse in base al numero di like ricevuti, ma non saprei. Sopra qualcuno osserva che Lella Lombardi è rientrata ai box. Sotto qualcuno osserva che i piloti dell'epoca erano very uominy. Ecco, questa è la conferma a quanto dicevo prima: siamo nel 1975 e gli uomini sono very uominy, così come le donne sono very uominy, tutte le creature senzienti sono very uominy, anche quelle non senzienti sono very uominy e anche gli oggetti inanimati sono very uominy. O almeno così penso di potere affermare io, ma forse mi sbaglio, perché tra i commenti ce n'è anche uno che sostiene che la Formula 1 dei mid-70s non è bella come quella degli anni '60 perché i piloti indossano caschi integrali, quindi non si può essere certi che a guidare siano very uominy, ma potrebbero essere dei robot. Questo mi porta a fare una considerazione acuta: c'è gente che prima di andare a commentare le gare su Youtube si droga.


Va beh, proseguiamo e parliamo del momentaneo trionfo della giustizia divina: Depailler fora e si leva di mezzo, producendo ciò che l'intera umanità desidera vedere sempre e comunque: le due Ferrari di Lauda e Regazzoni sono 1/2. Il trionfo del male, tuttavia, è alle porte: il povero Clay rompe il motore ed è costretto al ritiro, mentre Niki fora, come è accaduto e accadrà anche a numerosi altri piloti, uno dei quali James Hunt sulla Hesketh numero 24. Quando succede a Hunt, si trovava secondo dietro alla Brabham di Reutemann e non riesce a uscire dai box perché i meccanici non riescono a togliere la ruota con la foratura per sostituirla. Lauda invece in pista c'è tornato, in quarta posizione, che diventerà terza quando riuscirà a superare la Shadow di Tom Pryce. Carlos Reutemann andrà a vincere, sulla Brabham numero 7, precedendo la Williams numero 21 di Jacques Laffite. Sarà appunto Lauda, come anticipato, a chiudere terzo, dopo quattrodici lunghissimi giri del lunghissimo circuito.


Nel frattempo continuano inquadrature di Lauda, inseguito tuttora da Depailler peraltro, anche se il pilota della Tyrrell non sembra essere nel suo stesso giro, oltre alle inquadrature dall'elicottero con tanto di vista dall'alto. E, con a un certo punto, l'accidentale fugace inquadratura di un paio di piedi nudi che sporgono dal finestrino dell'elicottero (il che lascia intendere che il passeggero in questione sia letteralmente sdraiato sui sedili invece di essere affacciato al finestrino a guardare la gara con attenzione). Tornando al risultato, Tom Pryce giunge quarto giù dal podio, mentre completano la zona punti la Hill di Alan Jones e la Surtees di Gijs Van Lennep. Ottiene un ottimo settimo posto Lella Lombardi, che con sistemi di punteggio più recenti le assegnerebbe punti, con a seguire Harald Ertl su Hesketh e, ultimo pilota al traguardo, doppiato, Patrick Depailler. Finisce così questo gran premio storico, forse non il miglior prodotto in termini di intrattenimento, ma why not. È stato bello sentirsi un verohhhh uomohhhh per tre quarti d'ora, spero vi siate sentiti tali anche voi!


sabato 26 marzo 2022

Il sesto posto di Lella Lombardi // GP Spagna 1975

La Formula 1 degli anni '70 ha un aspetto molto dolceamaro: ha tanti retroscena belli da raccontare, ma spesso i retroscena belli si fondono con fatti tutt'altro che piacevoli. È il caso di ciò che andrò a ripercorrere oggi, un gran premio che ha scritto la storia delle donne nel motorsport ma che al contempo porta con sé quell'aura tragica che solo i gran premi degli anni '70 possono avere. Il Gran Premio di Spagna 1975 (che sto ricostruendo con la visione di highlight e l'aiuto del sito statsf1 - non si trova in versione integrale su youtube) è infatti la cronaca di un disastro già preannunciato all'inizio del fine settimana: il circuito cittadino di Montjuich è infatti reputato dai piloti come troppo pericoloso, per barriere e guard-rail non fissati, dietro ai quali peraltro il pubblico è ammassato a pochi metri dalla pista.

Si interviene in corso d'opera, quel tanto che serve per convincere i piloti a scendere in pista. Il campione del mondo in carica Emerson Fittipaldi fa un solo tentativo di qualifica a bassa velocità e, nonostante risulti comunque qualificato, decide di disertare la gara senza neanche schierarsi in griglia. Suo fratello Wilson e Arturo Merzario si ritirano quasi subito per questioni di sicurezza. La gara, nel frattempo, è iniziata con un pile-up che ha coinvolto vari front runner, tra cui i piloti Ferrari, Niki Lauda e Clay Regazzoni, partiti dalla prima fila. Prende la testa della gara James Hunt seguito da Mario Andretti (che corre per il team americano Parnelli), quest'ultimo avendo superato senza danni il botto al via con le Ferrari e Vittorio Brambilla, che a sua volta sembra avere proseguito senza perdere troppo terreno.

La gara continua a seminare ritirati, aiutata anche dall'olio sparso sul tracciato in occasione della rottura del motore della Tyrrell di Jody Scheckter. Uno dei piloti che scivolano sull'olio e sbattono è Hunt, che lascia campo libero a Marione, inseguito per il momento dalla Surtees di John Watson e dalla Hill-Embassy di Rolf Stommelen. Watson è però costretto a una sosta ai box ed esce nelle retrovie, quindi Stommelen si porta secondo e ci rimane fintanto che la rottura di una sospensione non mette fine alla gara di Andretti. A quel punto Stommelen passa in testa, seguito dalla Brabham di Carlos Pace. Mentre davanti avviene tutto ciò, più indietro naturalmente continuano a uscire di scena monoposto varie. Più o meno la metà dei piloti sono fermi, compreso Ronnie Peterson che sbatte mentre era in terza posizione.


Più o meno in questi momenti sembra accendersi il duello tra Stommelen e Pace: il brasiliano si porta in testa, ma vi rimane per breve tempo, con il pilota del team Hill che si riprende la posizione. Poi, al 25° giro di gara, il dramma: l'ala posteriore della vettura di Stommelen cede e il pilota perde il controllo della vettura, non inquadrato si schianta e prende il volo, decollando sul pubblico. Muoiono quattro persone: pare si tratti di un addetto al servizio antincendio, due fotografi e uno spettatore (alcune fonti riportano cinque morti, pare per un errore delle cronache dei tempi). Stommelen da parte sua ha riportato diverse fratture, mentre riporta ferite lievi anche Pace, coinvolto a qualche titolo nell'incidente: le fonti non concordano, potrebbe essere stato speronato da Stommelen oppure essere andato a sbattere per evitarlo.

Per il momento solo chi è presente sul posto ha idea di quello che è successo, la gara prosegue quindi con bandiere gialle locali e c'è addirittura un duello per la leadership tra Jochen Mass (McLaren) e Jacky Ickx (Lotus). È il pilota tedesco a spuntarla e quando la gara verrà redflaggata di lì a quattro giri sarà proclamato vincitore davanti a Ickx e a Carlos Reutemann. Il pilota della Brabham, giunto quarto al traguardo, risale per una penalità di un minuto appioppata a Jean-Pierre Jarier, che scivola quarto. Mass, Ickx e Reutemann sono partiti 11°, 16° e 15°: sembra essere la prima volta nella storia della Formula 1 (forse l'unica) in cui vanno a podio tre piloti partiti oltre la top-ten. Dietro di loro, come già detto, Jarier, mentre finiscono la gara anche le March, la Williams di Tony Brise e la Surtees di John Watson.

La March che si classifica al quinto posto è quella di Brambilla, in sesta posizione giunge invece la sua compagna di squadra Lella Lombardi, alla sua seconda partenza, la prima volta che vedeva la bandiera a scacchi in un gran premio. La gara dimezzata entro il 50% di percorrenza (ai tempi era la gara più breve della storia della Formula 1 e lo è stata fino al GP d'Australia 1991, a sua volta soppiantato da un certo non-gran premio del 2021) le vale mezzo punto, ad oggi l'unico arrivo di una donna in zona punti in una gara di Formula 1, anche se va riportato che, se ai tempi ci fosse stato il punteggio attuale, la Lombardi sarebbe andata a punti anche nel GP di Germania dello stesso anno, che ha chiuso settima. Lella Lombardi, morta di cancro nel 1992, era nata il 26 marzo 1941, oggi sarebbe stato il suo 81° compleanno.



domenica 30 gennaio 2022

Gli ultimi momenti della barba di Watson e l'ultimo gran premio della Lombardi // GP Austria 1976

Secondo la dura legge del motorsport esiste una categoria di gare definite non importanti e consiste in quelle gare a cui non prende parte la Ferrari. Oggi, però, credo sia doveroso parlare di una "gara non importante", per via di una polemica a cui ho partecipato di recente su Twitter, che di per sé non ha assolutamente nulla a che vedere con questa specifica gara, ma che vi si collega indirettamente per qualcosa di cui parleremo più avanti. Prima, però, credo sia doveroso dare un po' di contesto storico e soprattutto di spiegare cosa succeda nel corso della gara, se non avete niente in contrario. E se anche avete qualcosa in contrario pazienza...

Innanzi tutto siamo nel 1976 e in particolare al GP d'Austria. È la gara esattamente successiva a quella dell'incidente di Niki Lauda in Germania. Prima ancora erano accaduti alcuni eventi di cui si parla anche in "Rush", con una squalifica alla McLaren poi annullata. Mi pare di capire che, per protestare contro questo annullamento di squalifica, la Ferrari decida di non prendere parte alla gara. Specifico subito che non è questa la ragione per cui ho deciso di vederla, anzi, quando ho iniziato a vederla non mi ero nemmeno accorta dell'assenza delle Rosse. Ad ogni modo la McLaren se la passa bene, in quanto James Hunt scatta dalla pole position.

Scatta in testa, ma non è mai leader, nemmeno per un giro. Inizialmente assistiamo a un duello per la prima posizione tra John Watson (Penske) e Ronnie Peterson (March), con il pilota svedese che sembra uscirne vincente. Hunt al momento è terzo, ma il peggio deve ancora venire, dato che finisce per ritrovarsi addirittura quinto, alle spalle di Jody Scheckter (Tyrrell - quella a sei ruote) e Gunnar Nilsson (Lotus). Da parte sua anche Peterson, inizialmente in testa alla gara, inizia a passarsela non troppo bene. Scheckter supera tutti e si porta in testa, ma vi resta solo un giro, poi perde inesorabilmente alcune posizioni.

Non solo posizioni, in realtà, la vettura lo abbandona, esattamente come farà l'altra Tyrrell a sei ruote più tardi nei confronti di Patrick Depailler. Abbiamo quindi di nuovo Peterson in testa, ma non dura a lungo neanche lui, Watson lo supera e si porta di nuovo davanti a tutti, dove era stato per i primi due giri di gara. Peterson sembra avere problemi a conservare la seconda posizione, infatti Nilsson lo passa di lì a qualche giro. Ne perderà un altro paio e a succedergli virtualmente sul gradino del podio sarà una sagoma turchese piuttosto stylish e tamarra: è la Ligier di Jacques Laffite, che sembra piuttosto scatenato nella fase finale della gara.

Si porta infatti negli scarichi di Nilsson e ci rimane abbastanza a lungo. Poi fa quello che Poltronieri e Mazzoni definirebbero rompere gli indugi. Lo supera e si porta secondo, staccandolo non di poco. Si lancia anche all'inseguimento di Watson, ma ormai non c'è più molto da fare, il pilota irlandese sarà il primo a tagliare il traguardo per la prima volta in carriera. In precedenza, criticato dal suo team principal perché portava la barba folta, aveva scommesso che se la sarebbe rasata in occasione della sua prima vittoria in Formula 1, impegno che ha mantenuto, rimanendo sbarbato per tutti gli anni a venire

Anni peraltro in cui vincerà, con la McLaren, quattro altre gare partendo ogni volta sempre più indietro in griglia di quella precedente (5° in Gran Bretagna 1981, 10° in Belgio 1982, 17° negli Stati Uniti Est 1982, 23° negli Stati Uniti Ovest 1983). Rimanendo nel 1976, però, vince con Penske dando al team la sua ultima vittoria (sarà in seguito rilevato dall'ATS). Ad oggi è anche l'ultima vittoria in Formula 1 per un costruttore statunitense, ma sicuramente la Haas interromperà a breve questo digiuno di vittorie. *roll eyes* Laffite e Nilsson completano il podio e Hunt giunge in quarta posizione seguito a debita distanza da un mancato Presidente della Repubblica.


Specifico peraltro di avere visto questa gara il 28/01, in cui un parlamentare o rappresentante di una regione piuttosto estroso, nel corso della quinta(?) votazione ha votato Mario Andretti come Presidente della Repubblica. Voci di corridoio (Twitter) raccontano che su LA7 in studio da Mentana qualcuno abbia commentato la cosa con le parole "ma è morto". Quindi invito Marione a darsi un'abbondante grattata alle parti intime e poi basta, chiusa parentesi, torniamo nel 1976, in cui sta al volante di una Lotus e giunge al traguardo davanti a Peterson, che completa la zona punti. Seguono Jochen Mass (McLaren), Harald Ertl (Hesketh), Henri Pescarolo (Surtees) e Brett Lunger (Surtees).

Quelli che ho citato sono i primi dieci, in pista al momento ci sono altre tre vetture (non li ho citati nel corso della mia narrazione, ma ci sono stati parecchi piloti che si sono visti mentre si ritiravano specie per guasti). L'undicesima piazza va a una Tyrrell di un team privato, il pilota è Alessandro Pesenti-Rossi. Poi ci sono due Brabham private del team RAM. La numero 32 la guida Loris Kessel, che ha avuto problemi tecnici piuttosto seri ed è sotto di tanti giri, tanto che nell'ordine d'arrivo viene dato non classificato e ha percorso anche meno strada rispetto all'ultimo ritirato. Poi c'è la Brabham-RAM numero 33, di cui trovate uno screenshot dalla griglia di partenza.


A guidarla è Lella Lombardi e questo sarà il suo ultimo gran premio. Ad oggi è l'ultima partecipazione femminile A UNA GARA di Formula 1 (dove per gara si intende qualificarsi ed essere presente in griglia). O meglio, ci sarebbe Desiré Wilson al GP del Sudafrica 1981, ma quello era considerato un gran premio ufficiale nel momento in cui si è svolto, poi è stato declassato a non championship event, quindi l'ultima presenza femminile ad una gara rimane quella della Lombardi, presente in modo sporadico alla stagione 1976 così come era stata presente in modo sporadico in quelle precedenti, tendenzialmente al volante di team privati random.

Adesso veniamo al punto dolente. La polemica a cui ho preso parte non riguarda Lella Lombardi, ma le due più prominenti donne del motorsport open-wheel della storia recente, ovvero Danica Patrick (che ha all'attivo una vittoria, alcune pole e qualche piazzamento a podio in Indycar) e Simona De Silvestro (l'ultima donna ad essere salita sul podio in Indycar), forse le due donne più valide del motorsport a ruote scoperte recente, anche se profondamente diverse... e diverse anche nell'aspetto: la Patrick dipinta come una sorta di bomba sexy, la De Silvestro una ragazza molto acqua e sapone. Il grande dubbio è: perché si è arrivati a parlare di questo?

È sempre la stessa solita storia, sembra che le personalità femminili del motorsport debbano per forza essere giudicate dall'aspetto. La persona con cui ne ho discusso ha criticato Danica Patrick perché, a causa del suo aspetto, le donne percepite come meno attraenti tipo Simona De Silvestro sono state messe da parte. A causa dell'aspetto di Danica Patrick. A CAUSA DELL'ASPETTO DI DANICA PATRICK. Se qualcuno dice a una donna "non sei bella abbastanza per essere presa sul serio" non è colpa della mentalità. No, sono le donne più belle, colpevoli di esistere e di mostrarsi per quello che sono. Se si sforzassero di essere meno appariscenti, allora ci sarebbe un mondo più equo.

La Patrick ha perfino i buchi alle orecchie e porta gli orecchini, per questa ragione le donne senza buchi alle orecchie come la De Silvestro non hanno sponsor. SORRY WHAT?! Siamo nel 2022 e la parità di genere passa per una guerra tra donne, per decidere quali sono dolci e kawaii e quali sono delle z*ccolonehhhh che rovinano la vita a quelle dolci e kawaii. Perché le vere donne sono solo quelle che non vengono percepite come abbastanza femminili, le altre sono feccia da evitare come la peste. SORRY WHAT AL QUADRATO?! Grazie al cielo almeno questo sembra essere un uomo, ma ho avuto modo di sentire categorizzazioni di questo genere anche alcune donne e lo trovo piuttosto debilitante.

A proposito, siamo nel 2022 e la nostra mentalitàhhhh illuminatahhhh ci dice questo, ma vorrei segnalare che nei "bui" anni '70 Lella Lombardi, dall'aspetto moooolto tomboy decisamente più tomboy della De Silvestro, ha partecipato a un'edizione della 24 Ore di Le Mans alternandosi al volante con una tale Marie-Claude Beaumont, pilota di rally e di endurance, la quale aveva un aspetto diametralmente opposto al suo. Perché ho il vago sentore che negli anni '70 (quando la gente aveva mediamente molti più pregiudizi di adesso ma la sana abitudine di non divulgare pubblicamente ogni proprio pensiero) fossero decisamente in pochi a volere stabilire che tra la Lombardi e la Beaumont ci dovesse essere un modo giusto e uno sbagliato di essere?

Concludo questo post con un appello a chi mi legge, specie se sono ragazze e se sono giovani: la parità di genere a mio parere passa anche e soprattutto per non cadere in questa trappola. Nello stesso modo in cui insistete nell'affermarvi sostenendo che non possono essere gli uomini a decidere come dovete essere, siate altrettanto insistenti nel comprendere che nemmeno le altre donne dovrebbero avere il potere di decidere come dovete essere. Quando qualcuna vi dice che l'affermazione femminile passa per "andare tutte nella stessa direzione" significa che è convinta che la sua direzione sia quella giusta e che chi non la segue sia una traditricehhhh della kausahhhh. Non lo siete, non siete obbligate ad essere i cloni di altre persone.



domenica 28 novembre 2021

Cronache dei tempi dello scontro FISA vs FOCA: GP del Sudafrica 1981

Oggi parliamo di una gara vintage di quattro decenni fa, che purtroppo su Youtube non c'è in forma completa, diversamente da altre gare della stessa epoca, ma soltanto in due diverse sintesi della durata di mezz'ora con telecronaca inglese, grazie alla cui visione combinata ho ricostruito in linea di massima gli eventi. È una gara di cui non si parla molto, anzi non se ne parla affatto, ma ritengo opportuno dedicarvi un post, per una ragione che vi svelerò più avanti. O meglio, di ragioni per cui parlare di questa gara ce ne sono varie, ma intendo soffermarmi in un secondo momento su una in particolare. Inizierei però a parlare delle cose di routine e poi a farvi un resoconto della gara.

Siamo in un periodo piuttosto turbolento, nel pieno della guerra FISA vs FOCA, quest'ultima guidata da Bernie Ecclestone, proprietario della Brabham e quindi in una posizione *lievemente* di conflitto di interessi, la FISA guidata da Jean-Marie Balestre, soggetto molto più inquietante di Bernie Ecclestone e anche maggiormente controverso, oserei dire. I team che non aderiscono alla FOCA sono schierati con la FISA e per faccende legate ai regolamenti tecnici e ai big money si rischia la scissione. I team allineati con la FISA dicono "se le regole queste noi non corriamo" e i team allineati con la FOCA rispondono "who kers, siamo dieci squadre e riusciamo a fare un gran premio con diciannove vetture".

Tutti vanno in Sudafrica, ovvero tutti tranne cinque team: Osella, Ligier, Renault... e fin qui who kers, poi anche Alfa Romeo il che immagino sia ugualmente tollerabile, ma siccome manca la Ferrari è considerata d'ufficio una gara non importante. Prima della gara piove di brutto, è il cielo che protesta per l'assenza delle Rosse. O forse è semplicemente pioggia. Comunque tutto si calma progressivamente e i piloti sono in dubbio se partire con le wet o con le slick. Nelson Piquet (Brabham), che scatta dalla pole, opta per le slick. Al suo fianco c'è Carlos Reutemann (Williams) sulle wet e al via perde posizioni, si inseriscono la Lotus di Elio De Angelis e la ATS di Jan Lammers! La gialla vettura, comunque, non dura molto, un contatto con De Angelis e addio terzo posto.

Dietro di loro c'è Carlos Reutemann (Williams) seguito oserei dire abbastanza sorprendentemente da un Ricardo Zunino (sostituto alla Brabham di Hector Rebaque, assente per epatite) che appare in forma migliore del solito, che però perde posizioni una dopo l'altra cadendo presto nel dimenticatoio. Risalgono Nigel Mansell (Lotus) e John Watson (McLaren) che superano a loro volta Reutemann. Watson è partito nientemeno che quindicesimo, se i punti venissero assegnati sulla base delle posizioni risalite dal fondo sarebbe il pilota più vincente della storia! Deve però accontentarsi di mettere nel mirino le Lotus... e non è cosa da poco. Supera Mansell, Mansell riprende la posizione, ma Watson non ci sta, gli dice "levati dalle pa**e e vai a fare i tuoi numeri da acrobata da un'altra parte".

Watson fa nell'arco di quindici secondi due sorpassi da urlo sui De Angsell e si porta addirittura secondo, per poi farsi anche un paio di giri in testa alla gara quando Piquet si fermerà per passare alle slick. Questo però accadrà dopo, per il momento assistiamo all'uscita di pista di Geoff Lees (Theodore) che si schianta contro una rete. Il giorno prima è successa la stessa cosa in una sessione di prove libere anche a Reutemann che si è ritrovato incastrato nella rete con la rete intorno al collo e ha rischiato di esserne strangolato. Wtf?! La gara però sembra andare molto meglio per il pilota argentino, si ferma ai box Piquet, si ferma ai box Watson ed ecco che Reutemann si trova leader. Tra i piloti Williams solo lui è partito sulle slick, Alan Jones si ferma invece ai box, ma ha indubbiamente problemi dato che si deve fermare altre volte e poi si ritira.

Sono otto in totale i ritirati, oltre a Lammers, Lees e Jones già citati si ritirano per problemi tecnici Siegfried Stohr (Arrows), Eliseo Salazar (March) e Marc Surer (Ensign), mentre per incidente altri due piloti, uno dei quali è Andrea De Cesaris su McLaren. Vorrei lasciare un attimo in sospeso il ritiro della Tyrrell numero 4 (quella che durante la stagione verrà guidata da Kevin Cogan, Ricardo Zunino e Michele Alboreto) e concentrarmi su chi la gara la finisce. Reutemann vince davanti a Piquet e De Angelis, tutti con distacchi piuttosto abissali e unici a pieni giri. Per Reutemann sarebbero nove punti preziosi per la classifica piloti, dato che si ritroverà nei mesi successivi a lottare per il titolo, ma come ho detto, *sarebbero*, perché le cose erano destinate ad andare diversamente.

Completano quella che dovrebbe essere la zona punti Keke Rosberg sulla Copersucar, dopodiché John Watson e la Arrows di Riccardo Patrese. A seguire troviamo Eddie Cheever (Tyrrell), Ricardo Zunino (Brabham) e Chico Serra (Copersucar). Non ho capito cosa gli sia successo, ma Mansell non ha avuto un proseguimento di giornata positivo come quello di De Angelis e chiude solo decimo a tre giri, precedendo tra le vetture in gara la sola March di Derek Daly. Sono loro gli undici classificati su un totale di diciannove presenti al via, anche una buona media visti i tempi e considerato che la gara è iniziata con pista bagnata, anche se poi è andata asciugandosi tanto da favorire chi era partito sulle slick. Oltre a Reutemann, anche Rosberg, autore di un ottimo piazzamento.

Fine della cronaca di gara, veniamo alle questioni burocratiche e alla Tyrrell numero 4, quella che abbiamo per il momento lasciato anonima. Chi la guidava aveva all'attivo una partecipazione al gran premio di Gran Bretagna della stagione precedente, culminata in un DNQ per problemi di motore. Questa era la sua prima partenza in Formula 1, destinata ad essere anche l'ultima, visto il suo status di one-off. Non è andata così: le "ragioni burocratiche" hanno portato ad annullare la gara e a considerarla non championship event. Se fosse stata convalidata come gara del campionato, Desiré Randall Wilson sarebbe diventata la terza donna a prendere il via a una gara di Formula 1. In griglia era sedicesima al fianco di John Watson e il suo distacco dal compagno di squadra Eddie Cheever era nella norma.

Per finire, siccome stiamo parlando di una vittoria, seppure non ufficiale, della Williams, qui in coda a questo post mi sembra doveroso ricordare una grande personalità della Formula 1 che ci ha lasciati oggi. R.I.P. Sir Frank Williams (1942-2021). :-((( 


sabato 23 gennaio 2021

Donne e serie minori negli anni 2020

Mi rendo conto di avere già parlato tanto di donne nel motorsport negli ultimi tempi, ma gli ultimi eventi (Maya Weug che si è qualificata per l'Academy Ferrari diventando la prima ragazza a farne parte) mi sono stati d'ispirazione per una riflessione che, a mio parere, non credo sia più opportuno rimandare e parte dal presupposto che se il motorsport è competizione, non tutto ciò che avviene nel motorsport deve essere considerato come in diretta competizione.
Mi riferisco, nello specifico, alle varie iniziative femminili o orientate, in un modo o nell'altro, alle donne nel motorsport negli ultimi anni, e mi ritrovo a fare questo pensiero: al giorno d'oggi si parla tanto delle ragazze che gareggiano nelle serie minori del motorsport, incrementandone di gran lunga la popolarità rispetto a qualche anno fa. Detto in parole povere: mi sembra che al giorno d'oggi ci sia molta più conoscenza, da parte dell'appassionato/a medio/a, del panorama motoristico femminile europeo. Esempio pratico: Abbi Pulling e Reema Juffali sono molto più conosciute di quanto non lo fosse Carrie Schreiner quando correva nella F4 britannica, dove hanno corso loro in questa stagione.

Non saprei dire fino a che punto sia una questione di veri e propri numeri e fino a che punto sia invece una questione di popolarità, ma mi sembra inoltre che le ragazze che gareggiano al giorno d'oggi nelle formule minori europee siano un numero maggiore rispetto a quelle che vi gareggiavano fino a qualche anno fa.
Credo che questa sia una buona cosa, specie alla luce del fatto che, come per tutti i piloti indipendentemente dal genere, nelle formule minori c'è un ristretto numero di piloti che arriverà in alto, un numero maggiore che avrà una carriera a livello meh e tanta gente che si ritroverà a dovere cambiare mestiere. In sintesi, semplificando molto: se hai cento piloti junior e dieci sono destinati a fare carriera, il fatto che tra quei cento piloti non ci siano ragazze, ce ne sia una, ce ne siano cinque o ce ne siano dieci ha un grande influsso sulla probabilità che tra i piloti che fanno carriera possa esserci una ragazza.
In più, come penso si sia dimostrato in momenti storici in cui c'era una donna che aveva fatto molta strada del motorsport, la maggiore presenza femminile può essere stimolante sia per le giovani emergenti sia per i team: non credo sia un caso che, a seguito dell'enorme popolarità di Danica Patrick in Indycar, ci sia stato un periodo, negli anni successivi, in cui in molte serie ci sono state presenze femminili, compresa nella stessa Indycar che è arrivata in certi momenti ad avere quattro donne sulla griglia (in proporzione, per numeri, sarebbe un po' come se in Formula 1 corressero tre donne contemporaneamente).

Veniamo adesso al punto. Abbiamo visto, negli ultimi anni, un proliferare di iniziative orientate all'incentivare la presenza di ragazze al volante. Fermate un attimo la vostra esigenza di esprimere un giudizio su come siano state implementate, quale sia il loro obiettivo e fino a che punto tali obiettivi sembrino raggiunti oggi a gennaio 2021 e concentratevi su un solo elenco.
Abbiamo visto test di Formula E in cui era incentivata la presenza femminile. Abbiamo visto la nascita di un intero campionato femminile. Abbiamo visto la nascita di team di endurance che schierano un trio di sole donne. Abbiamo visto, più di recente, l'iniziativa del Girls on Track, con la quale la Ferrari ha ingaggiato una ragazza per la propria academy. Non vi abbiamo ancora assistito, ma la Formula Alpine, nata dalla fusione tra Formula Regional Europea e Formula Renault Eurocup, darà la possibilità ai team che sceglieranno di schierare una donna, di potere schierare una vettura in più di quelle consentite di base dal campionato.
Veniamo alla questione del giudizio: alcune di queste iniziative possono piacerci meno di altre, possiamo ritenere che alcune diano risultati maggiori, altre magari potrebbero piacerci come iniziative, ma non siamo convinte sulle modalità scelte per metterle in pratica, sulle ragazze scelte o quant'altro... ma alla fine tutte queste iniziative, e forse altre che mi sono sfuggite, portano a un risultato abbastanza inequivocabile: hanno preso delle ragazze che nessuno si filava e hanno contribuito, in un modo o in un altro, a renderle maggiormente popolari, aprendo in qualche modo la strada a una parte di loro.

Se da un lato può essere vero che ci siano iniziative migliori di altre, credo che sia doveroso non demonizzarne nessuna, anche alla luce del fatto che, in certi momenti, finiscono per incrociarsi, anche se fosse soltanto nel curriculum di alcune di loro (prendiamo ad esempio Beitske Visser, che è stata tester di Formula E, dopodiché pilota di W Series e pilota di endurance in un team che schiera solo ragazze). Anche quando incroci vari non ci sono, inoltre, la maggiore visibilità tende a fare più bene che male, quindi a mio parere ben venga tutto ciò che può garantire un futuro migliore a chi fa già parte del motorsport e a chi si appresta a fare il proprio debutto in campionati minori.
Una volta Pippa Mann ha detto che il problema delle donne nel motorsport è che non vanno tutte nella stessa direzione. Personalmente sono completamente in disaccordo e che sia proprio questa la mentalità che deve cambiare, e in questo caso parlo di mentalità femminile: ci sono tante strade diverse che possono portare allo stesso risultato e non credo che sia giusto volere salire su un piedistallo e mettere costantemente in discussione le strade scelte da altre. Non c'è un solo modo giusto di essere. Non c'è un'unica scuola di pensiero. Non dovrebbe esserci un "io non sono come le altre, io sono speciale" come base d'appoggio.


venerdì 22 gennaio 2021

Girls on Track Rising Stars: Maya Weug si aggiudica un posto in FDA

Il progetto Girls on Track Rising Stars, avviato nello scorso autunno e trascinato nel tempo per via del coronavirus ha lo scopo di scoprire nuovi talenti femminili, in collaborazione con la Ferrari, per avere una ragazza come membro dell'Academy e farle disputare due(?) stagioni di Formula 4.
Le partecipanti totali sono state venti, di età comprese tra i tredici e i sedici anni o giù di lì, sottoposte a un training e a una valutazione, in un primo luogo al volante di kart.
A quel punto è stata stilata una lista di dodici ragazze che sarebbero andate avanti, da cui ha fatto scalpore l'esclusione di Juju Noda, di fatto l'unica di loro nota ai più per via della sua precocità e per il fatto che fosse già presente in Formula 4. Ciò ha comportato addirittura proteste varie da parte di fanboy e fangirl del web, perché "il talentohhhh della Noda non è stato riconosciuto!!111!!!111!!", critica a mio parere del tutto fuori luogo, perché il fatto che la Noda già gareggiasse in F4 non significa che dovesse essere necessariamente che sia una kartista migliore delle altre.

Il mistero è stato tuttavia risolto quando dopo lo step successivo è stata stilata una lista delle otto ragazze destinate a passare oltre e in questa il nome di Juju Noda era ben presente: in realtà, avendo già esperienza sulle monoposto, era stata mandata direttamente alla fase successiva... di fatto, mentre il mondo si indignava per la sua esclusione, lei era già passata d'ufficio dalla selezione a cui le altre dovevano essere ancora sottoposte.
Il taglio da otto a quattro, tuttavia, è stato fatale alla giapponese, in quanto le selezionate, dopo un test avvenuto al volante di monoposto di Formula 4, sono state altre quattro: Julia Ayuob, Antonella Bassani, Doriane Pin e Maya Weug, rispettivamente due brasiliane, una francese e un'olandese. Guess what, qualcuno sui social ha scritto che le due brasiliane erano state scelte dalla Ferrari per vendere le Fiat in Brasile, stessa ragione per cui in passato la Ferrari era stata tacciata di avere ingaggiato Barrichello e Massa (cosa di cui comunque dubito che le generazioni attuali siano al corrente e probabilmente anche le vecchie generazioni si sono già dimenticate di quei vecchi pettegolezzi).

A quel punto è entrato in scena il coronavirus, in quanto la fase finale doveva originariamente svolgersi in dicembre, ma è stata rinviata dopo che una delle quattro partecipanti è risultata positiva. Le cose, comunque, si sono sistemate e la scorsa settimana il Girls on Track Rising Stars è giunto alla sua conclusione. Pochi giorni fa è arrivato un importante annuncio: avremmo scoperto il nome della prescelta venerdì pomeriggio, stesso giorno in cui peraltro Lola Lovinfosse (che aveva superato la prima selezione a dodici, ma non quella a otto) ha annunciato il suo debutto tra qualche mese in F4 spagnola.
Non mi sembra di avere visto polemiche random a proposito di chi fosse la più meritevole delle quattro finaliste, sarà che non sono ancora famose abbastanza da avere una schiera di ultrà pronti a non solo a idolatrarle ma anche a spargere quintali di letame su chiunque non abbiano elevato a loro idolahhhh, quindi se non altro almeno da questo punto di vista abbiamo chiuso in bellezza, in attesa dell'annuncio della nuova Ferrari Junior. Tale annuncio è arrivato nel corso di una diretta sui social(?): è Maya Weug. Pazienza per le Fiat che non saranno vendute in Brasile e buona fortuna sia a lei, sia alle altre affinché possano comunque avere un'altra chance.