sabato 23 gennaio 2021

Donne e serie minori negli anni 2020

Mi rendo conto di avere già parlato tanto di donne nel motorsport negli ultimi tempi, ma gli ultimi eventi (Maya Weug che si è qualificata per l'Academy Ferrari diventando la prima ragazza a farne parte) mi sono stati d'ispirazione per una riflessione che, a mio parere, non credo sia più opportuno rimandare e parte dal presupposto che se il motorsport è competizione, non tutto ciò che avviene nel motorsport deve essere considerato come in diretta competizione.
Mi riferisco, nello specifico, alle varie iniziative femminili o orientate, in un modo o nell'altro, alle donne nel motorsport negli ultimi anni, e mi ritrovo a fare questo pensiero: al giorno d'oggi si parla tanto delle ragazze che gareggiano nelle serie minori del motorsport, incrementandone di gran lunga la popolarità rispetto a qualche anno fa. Detto in parole povere: mi sembra che al giorno d'oggi ci sia molta più conoscenza, da parte dell'appassionato/a medio/a, del panorama motoristico femminile europeo. Esempio pratico: Abbi Pulling e Reema Juffali sono molto più conosciute di quanto non lo fosse Carrie Schreiner quando correva nella F4 britannica, dove hanno corso loro in questa stagione.

Non saprei dire fino a che punto sia una questione di veri e propri numeri e fino a che punto sia invece una questione di popolarità, ma mi sembra inoltre che le ragazze che gareggiano al giorno d'oggi nelle formule minori europee siano un numero maggiore rispetto a quelle che vi gareggiavano fino a qualche anno fa.
Credo che questa sia una buona cosa, specie alla luce del fatto che, come per tutti i piloti indipendentemente dal genere, nelle formule minori c'è un ristretto numero di piloti che arriverà in alto, un numero maggiore che avrà una carriera a livello meh e tanta gente che si ritroverà a dovere cambiare mestiere. In sintesi, semplificando molto: se hai cento piloti junior e dieci sono destinati a fare carriera, il fatto che tra quei cento piloti non ci siano ragazze, ce ne sia una, ce ne siano cinque o ce ne siano dieci ha un grande influsso sulla probabilità che tra i piloti che fanno carriera possa esserci una ragazza.
In più, come penso si sia dimostrato in momenti storici in cui c'era una donna che aveva fatto molta strada del motorsport, la maggiore presenza femminile può essere stimolante sia per le giovani emergenti sia per i team: non credo sia un caso che, a seguito dell'enorme popolarità di Danica Patrick in Indycar, ci sia stato un periodo, negli anni successivi, in cui in molte serie ci sono state presenze femminili, compresa nella stessa Indycar che è arrivata in certi momenti ad avere quattro donne sulla griglia (in proporzione, per numeri, sarebbe un po' come se in Formula 1 corressero tre donne contemporaneamente).

Veniamo adesso al punto. Abbiamo visto, negli ultimi anni, un proliferare di iniziative orientate all'incentivare la presenza di ragazze al volante. Fermate un attimo la vostra esigenza di esprimere un giudizio su come siano state implementate, quale sia il loro obiettivo e fino a che punto tali obiettivi sembrino raggiunti oggi a gennaio 2021 e concentratevi su un solo elenco.
Abbiamo visto test di Formula E in cui era incentivata la presenza femminile. Abbiamo visto la nascita di un intero campionato femminile. Abbiamo visto la nascita di team di endurance che schierano un trio di sole donne. Abbiamo visto, più di recente, l'iniziativa del Girls on Track, con la quale la Ferrari ha ingaggiato una ragazza per la propria academy. Non vi abbiamo ancora assistito, ma la Formula Alpine, nata dalla fusione tra Formula Regional Europea e Formula Renault Eurocup, darà la possibilità ai team che sceglieranno di schierare una donna, di potere schierare una vettura in più di quelle consentite di base dal campionato.
Veniamo alla questione del giudizio: alcune di queste iniziative possono piacerci meno di altre, possiamo ritenere che alcune diano risultati maggiori, altre magari potrebbero piacerci come iniziative, ma non siamo convinte sulle modalità scelte per metterle in pratica, sulle ragazze scelte o quant'altro... ma alla fine tutte queste iniziative, e forse altre che mi sono sfuggite, portano a un risultato abbastanza inequivocabile: hanno preso delle ragazze che nessuno si filava e hanno contribuito, in un modo o in un altro, a renderle maggiormente popolari, aprendo in qualche modo la strada a una parte di loro.

Se da un lato può essere vero che ci siano iniziative migliori di altre, credo che sia doveroso non demonizzarne nessuna, anche alla luce del fatto che, in certi momenti, finiscono per incrociarsi, anche se fosse soltanto nel curriculum di alcune di loro (prendiamo ad esempio Beitske Visser, che è stata tester di Formula E, dopodiché pilota di W Series e pilota di endurance in un team che schiera solo ragazze). Anche quando incroci vari non ci sono, inoltre, la maggiore visibilità tende a fare più bene che male, quindi a mio parere ben venga tutto ciò che può garantire un futuro migliore a chi fa già parte del motorsport e a chi si appresta a fare il proprio debutto in campionati minori.
Una volta Pippa Mann ha detto che il problema delle donne nel motorsport è che non vanno tutte nella stessa direzione. Personalmente sono completamente in disaccordo e che sia proprio questa la mentalità che deve cambiare, e in questo caso parlo di mentalità femminile: ci sono tante strade diverse che possono portare allo stesso risultato e non credo che sia giusto volere salire su un piedistallo e mettere costantemente in discussione le strade scelte da altre. Non c'è un solo modo giusto di essere. Non c'è un'unica scuola di pensiero. Non dovrebbe esserci un "io non sono come le altre, io sono speciale" come base d'appoggio.


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Milly Sunshine