sabato 30 maggio 2020

Tre cartoline dal 2000

Immaginate di fare un salto temporale indietro di "qualche" anno e di prepararvi ad assistere allo scontro per il titolo: il mondiale sta per terminare e, anche se non siamo ancora arrivati in fondo, ci siamo molto vicini, perché il titolo potrebbe essere assegnato già oggi, in questa fresca mattinata d'ottobre.
Tutti al bar alle sei(?) di mattina, tutti radunati intorno al televisore per questo giorno storico, con la consapevolezza che ci sono tre modi in cui le cose potrebbero andare. A seconda di quella che si verificherà, le fonti di informazione ce la racconteranno con la giusta retorica.

STORIA DA BAR NUMERO 1: X = Y
I piloti X e Y si giocano il mondiale alla penultima gara della stagione. Sono i migliori piloti dell'epoca contemporanea, entrambi hanno vinto due mondiali e hanno reso la F1 di quest'epoca ricca di fascino.
X parte dalla pole, ma sbaglia, Y ne approfitta, un po' a compensare la sfortuna della gara scorsa, in cui si è ritirato per un guasto al motore mentre rincorreva X. Come al solito la gara la stavano facendo loro due: Y a inseguire X oppure X a inseguire Y, è questo a cui abbiamo assistito in questi anni e che l'anno scorso non abbiamo potuto vedere a pieno a causa di un infortunio di X.
La situazione sembra andare a favore di Y, che in questo modo terrà aperto il mondiale fino alla prossima gara, l'ultima della stagione, nella quale sarà nuovamente chiamato a una difficile rincorsa... ma non è così e, dopo l'ultimo pitstop, la strategia e i giri veloci di X si rivelano fondamentali: quando esce dai box davanti a Y, non gli resta che proseguire fino alla bandiera a scacchi. Tutto va come previsto e il glorioso scontro tra X e Y si conclude con la vittoria del titolo da parte di X. I piloti di oggi non saranno quelli di dieci o vent'anni fa, ma X e Y ci hanno dimostrato che anche la F1 contemporanea può essere un bellissimo spettacolo. Speriamo che un simile scenario si ripeta senza troppe varianti nella prossima stagione.

STORIA DA BAR NUMERO 2: X < Y
È la penultima gara della stagione: sono in lotta per il titolo il pilota X e il pilota Y. Il pilota X è un ex campione del mondo in fase decadente, nonostante i suoi tentativi di rimanere a galla, mentre il pilota Y è il campione del mondo in carica, che ha raggiunto il successo dopo i primi anni difficili della sua carriera durante i quali ha avuto un gravissimo infortunio.
La scorsa gara Y inseguiva temerariamente X venendo intralciato da un pilota di poco conto che cercava di guadagnarsi qualche istante di popolarità approfittando di avere le gomme giuste per le giuste condizioni meteo. Dopo Y ha affrontato la disgrazia della rottura del motore, ma adesso è qui.
Alla partenza Y ha bruciato X, che si è esibito in una partenza agghiacciante. È in testa fin dall'inizio della gara ma adesso è il momento decisivo: X prosegue, con la pista libera e con il serbatoio più scarico. Poi rientra. Con un overcut si porta in testa. Vince e i punti conquistati gli bastano per conquistare con una gara d'anticipo un titolo che, secondo il cuore degli appassionati, doveva vincere Y.

STORIA DA BAR NUMERO 3: X > Y
È la penultima gara della stagione: sono in lotta per il titolo il pilota X e il pilota Y. Il pilota X è una promessa che si è già fatto notare in positivo vincendo con una squadra di poco conto e si dichiara pronto per il salto di qualità, mentre il pilota Y... perché il pilota Y sta ancora in F1? Forse perché, dopo il suo infortunio giovanile la squadra non poteva appiedarlo per questioni etiche. Il caso ha voluto che la stessa squadra sia diventata vincente, quindi Y abbia vinto due mondiali, arrivando a faticare per vincerlo contro l'ex seconda guida di X che ora corre per una squadra di centro classifica, dimenticato da tutti.
Partenza molto fortunata per Y, che brucia X allo start e approfitta per gran parte della gara della sfortuna di quest'ultimo. Poi arriva il momento decisivo: X va avanti a giri veloci, mentre Y ha già rifornito. Viene il suo momento, rientra ai box. È tutto perfetto, come si addice a una grande squadra, ed esce in pista in testa.
I punti della vittoria gli bastano per conquistare il titolo con una gara d'anticipo, una gara eroica che lo fa finalmente passare dallo status di promessa a quella di campione affermato. Per Y, che la volta scorsa è stato ridicolizzato a un certo punto perfino da un backmarker prima di ritirarsi, è l'inizio della fine: non vincerà più un mondiale e si ritirerà in giovane età, destinato ad essere dimenticato, mentre X sarà ricordato per sempre.

CONCLUSIONI: i tre modi in cui il mondiale poteva terminare erano in realtà un modo solo, perché quanto esposto sopra è sempre lo scontro tra Michael Schumacher e Mika Hakkinen in Giappone nel 2000, solo visto da tre prospettive molto diverse. Se nel 2000 le prospettive spesso rimanevano confinate dentro i bar, al giorno d'oggi i bar virtuali sono accessibili a tutti. Non c'è da sorprendersi, quindi, se a volte il "prodotto finito" che ci viene offerto rispecchia le correnti di pensiero popolari. Se fossimo in un 2000 formato social e ci fosse l'abitudine di riconoscere a tutti e due gli Schukkinen i loro meriti, probabilmente ci verrebbe narrata la situazione dalla prima prospettiva. Se così non fosse e si tendesse a demonizzare l'uno o l'altro, sarebbero le altre due alternative ad essere portate avanti ed equiparate alla verità assoluta.
Siccome esiste una verità per ciascuno di noi, il mio suggerimento è quello di non farsi influenzare troppo e di cercare di costruirsi la propria verità, tentando di essere il più possibile veritieri e di ricordare che spesso i fatti possono essere interpretati in un modo o nell'altro a seconda di come conviene.


venerdì 29 maggio 2020

L'ascesa di Danica Patrick quindici anni dopo

Il 29.05.2005 era il giorno del mio diciassettesimo compleanno. Erano i tempi in cui non c'erano cambi gomme in Formula 1 e in cui Kimi Raikkonen forò e andò a sbattere a pochi giri dalla fine mentre tentava di arrivare al traguardo nonostante una gomma si stesse ormai squarciando. Era il GP d'Europa al Nurburgring e lo vinse Fernando Alonso su Renault. Causa anni bisestili venuti in mezzo, era la prima volta dal 1994 che il mio compleanno cadeva di domenica. Quella sera dovevo andare a cena in una pizzeria vicino casa insieme alle mie amiche di scuola. Siccome eravamo ancora minorenni, per evitare che sorgessero problemi di sorta avevo preso due accortezze: 1) i miei genitori avrebbero cenato nella stessa pizzeria in un tavolo interno mentre noi eravamo sotto la tettoia, 2) saremmo rimaste lì finché le due invitate non fossero state venute a prendere dai rispettivi genitori.
Erano tempi diversi, non mi preoccupavo del fatto che, oltre al GP d'Europa, ci fosse un mondo. Ricordo che cercai di parlare di motori con le invitate, ma con poco successo. Una delle due disse che considerava Michael Schumacher un uomo attraente. Non ero propriamente d'accordo con lei, ma nevermind!

Mentre noi eravamo là, a cena sotto la tettoia della pizzeria, si consumava una pagina che avrebbe potuto condizionare la storia del motorsport e renderlo diverso da quello che è ora. Dall'altra parte dell'oceano, come ogni Memorial Sunday che si rispetti (2020 escluso) si stava svolgendo la Cinquecento Miglia di Indianapolis.
È una delle gare più storiche e importanti al mondo, una di quelle che all'occorrenza potevano catalizzare l'attenzione anche qui, in Europa, dove ai tempi non avevamo molti mezzi e fonti per seguire la Cinquecento Miglia di Indianapolis.
Quella era proprio una di quelle occasioni e, a undici giri dalla fine, la storia dell'automobilismo avrebbe potuto cambiare per sempre.
Si usciva da un periodo di neutralizzazione dietro la safety car e, al momento della bandiera verde, la vettura che si trovava in seconda posizione, fece uno scatto felino per prendersi la testa della gara. Il pubblico urlava e si alzava in piedi, perché stava assistendo, comunque fosse andata, a un evento storico.
Per la prima volta in 90+ anni di storia, a undici giri dalla fine, una donna era una seria concorrente per la vittoria.

Quella donna era Danica Patrick, una ragazza di 23 anni, originaria dell'Illinois. Autrice di vari piazzamenti a podio nelle categorie minori americane e di buoni risultati in classifica, era una rookie appena arrivata in Indycar, che si era qualificata quando qualcuno l'aveva già data per spacciata.
Di lei i giornali avrebbero scritto che era sposata con il suo fisioterapista e che metteva sempre il rossetto per scaramanzia quando doveva gareggiare. Insomma, cose non troppo utili per capire che cosa fosse accaduto in pista, ma penso che, per un bene maggiore, si possa soprassedere.
Danica Patrick era la stessa che una decina d'anni più tardi sarebbe stata citata come esempio dell'insuccesso delle donne nel mondo dell'automobilismo, la sua poca simpatia, la sua lunga parentesi poco positiva in NASCAR e il fatto che l'essere donna le avesse aperto più strade che a un uomo di simili performance eletti come prova della sua incapacità al volante. Non si sprecavano articoli trash con liste di donne più vincenti di lei, incluse magari delle dilettanti che avevano vinto una gara per maggiolini d'epoca alla sagra parrocchiale di un borgo di campagna.

Se c'è una verità per ognuno di noi, la verità di molti di noi è che quel 29.05.2005 una ragazza che non era una pluricampionessa ma che se la sapeva cavare era nelle posizioni di testa di una delle gare automobilistiche più importanti e fascinose al mondo e che avrebbe potuto seriamente vincerla, se qualcosa fosse andato in un'altra maniera.
Non era stata la sua migliore gara e aveva potuto sfruttare episodi fortunati per arrivare fino a lì, ma se fosse stata Helio Castroneves o Juan Pablo Montoya o qualsiasi altro pilota considerato rispettabile ci si sarebbe piuttosto focalizzati sulla sua capacità di rovesciare un destino avverso.
Il destino avverso, comunque, era dietro l'angolo ed era rappresentato dalla spia del carburante, che non era abbastanza per arrivare in fondo con quella velocità.
A pochi giri dalla fine, la Patrick si arrese, venendo sopravanzata da Dan Wheldon, poi vincitore (ironia della sorte  anche nel 2011 e sempre il 29 Danica avrebbe leaderato qualche giro nelle fasi finali dell'altra Indy vinta da Wheldon), e da altri due piloti. Il quarto posto le valse un trafiletto su La Repubblica, di cui veniva distribuita una copia nelle classi a scuola da me ai tempi delle superiori per educare noi studenti alla lettura del giornale, e probabilmente su altri giornali.

Voci di corridoio raccontano (non so se sia vero o no) che avrebbe avuto carburante a sufficienza per mantenere la leadership, ma che un'avaria dell'indicatore abbia invece indicato il contrario. Ad ogni modo, forse le cose avrebbero potuto andare diversamente se la Patrick avesse fatto quello che hanno fatto in altre occasioni anche altri piloti: fregarsene del carburante che scarseggiava, perché la Indy 500 è una gara in cui non fa differenza arrivare al quarto posto, arrivare ventesimi per avere dovuto rifornire a due giri dalla fine oppure fermarsi senza benzina lungo la pista all'ultimo giro.
Non so precisamente cosa sarebbe successo se quel giorno, invece di limitarsi a mettersi in mostra, Danica fosse riuscita a vincere, ma ho la sensazione che qualcosa, per le donne del motorsport, sarebbe cambiato molto più profondamente di quanto possa succedere adesso. Perché Danica Patrick è arrivata più in alto di chiunque altra e già questo aveva, a suo tempo, aperto le porte a molte ragazze, ma i numeri avrebbero contato di più: una vittoria a Indy sarebbe stata molto di più di quella vittoria a Motegi che ha ottenuto e che viene spesso screditata (perché c'erano 18 vetture in pista invece che 24!!11!!!1!! - di fatto mancavano Will Power, Justin Wilson e una manciata di signori nessuno che molti non saprebbero neanche nominare).

Forse non ci sarebbe bisogno di un campionato femminile per promuovere le donne nel motorsport. Forse non ci sarebbero donne che affermano che gli uomini sono più forti delle donne mettendo se stesse come eccezione. Forse non ci sarebbero nemmeno donne che affermano che gli uomini sono più forti per giustificare i propri fallimenti.
Ci sarebbero anche lati negativi, per esempio nessuno farebbe complimenti spropositati a una ragazza per essere arrivata terzultima, sostenendo che sia stato un risultato di spessore. Però, ad ogni modo, qualcosa sarebbe cambiato e forse non avremmo l'impressione che, nel 2020, ci sia addirittura meno apertura mentale al motorsport al femminile di quanta non ce ne fosse nel 2005... il che, comunque non mi sorprende.
Danica Patrick ha avuto anche una personalità abbastanza dirompente, come pilota, era una che sapeva rispondere a tono, che sfruttava il proprio potenziale di marketing ma che non avrebbe mai lasciato passare il messaggio che i suoi risultati fossero il massimo ai quali poteva ambire.
Se fosse arrivata quindicesima in una gara in cui Dario Franchitti arrivava sedicesimo, non si sarebbe andata a vantare davanti alle telecamere di avere battuto un campione o di avere lottato alla pari contro di lui. Avrebbe detto che non era il risultato a cui ambiva, oppure si sarebbe inventata una scusa, come qualsiasi altro pilota: un messaggio che possiamo dare per scontato, ma che spesso non viene fatto passare dalle ragazze del motorsport di oggi.


giovedì 28 maggio 2020

CART the Platinum Days: Indianapolis 500 1995

Il 28 maggio di venticinque anni fa a Indianapolis si svolgeva l'ultima Cinquecento Miglia prima dello split, con ancora i piloti della CART, insomma, quelli che venivano presi sul serio, anche se alcuni erano sempre gli stessi.
Era passata una settimana dal drama, quello occorso quando al bump day erano usciti di scena anche alcuni piloti di un certo spessore, come Emerson Fittipaldi e Al Unser Jr.

Scott Brayton partiva dalla pole position, con Arje Luyendyk e Scott Goodyear a completare la prima fila.
Non è stata una gara facile, non è stata una gara iniziata bene, c'è stato un pile-up al via, chi ci ha rimesso di più è stato Stan Fox che ha riportato un grave trauma cranico e un infortunio di lunga durata che ha messo fine alla sua carriera di pilota.
Fuori anche Eddie Cheever, Lyn St James e Carlos Guerrero. Dieci giri dietro la safety car, con Goodyear in testa, poi rimpiazato da Luyendyk al restart.

Dopo un breve periodo di calma, c'è stata una safety car per detriti. Un giovane pilotino dall'aria smarrita non si è reso conto di essere in testa, in quel momento, e ha superato la safety car pensando di doversi accodare dietro ad altre vetture.
Quel giovane pilotino era destinato ad affrontre diverse peripezie, compreso un pitstop in cui per poco non usciva con il bocchettone della benzina ancora inserito, poi è anche stato penalizzato di due giri per la questione del sorpasso alla safety car. Sembrava destinato all'oblio... e invece ci occuperemo di lui più tardi.

Fuori Michael Andretti mentre era in testa, fuori anche Scott Sharp, dentro la safety car, fermo André Ribeiro, dentro di nuovo la safety car... questo, in realtà, è successo in 60/70 giri di gara (mentre perdevamo per la strada nell'anonimato Buddy Lazier come tanto anonimamente avevamo perso per strada un certo Eric Bachelart), nel corso dei quali il pilotino di prima in un modo o nell'altro è tornato a pieni giri: niente male.
Nel frattempo Mauricio Gugelmin era in testa, ha passato in testa oltre un quarto di gara, ma un problema tecnico di Paul Tracy e dei suoi occhiali da secchione ha rimescolato, con una nuova safety car, le carte in tavola: Jimmy Vasser, Scott Pruett e Scott Goodyear erano la top-3, anche se le cose cambiavano un po' per via di pitstop in regime di green flag.

Ad ogni modo un incidente di Davy Jones e la suddetta safety car sono state clementi con Vasser, che era ancora in testa quando le cose si sono stabilizzate. Almeno fino al momento in cui non è andato a sbattere lui stesso lasciando gli Scott^2 a contendersi la prima posizione.
Goodyear ha avuto la meglio su Pruett, che poi è finito a muro a sedici giri dalla fine. A quel punto è accaduto l'inverosimile: Goodyear era in testa dietro la safety car quando questa si apprestava a rientrare in pitlane a dieci giri dalla fine.
Aveva già rallentato, ma era ancora lì, quando Goodyear ha fatto un sorpassone like a boss sulla safety car mentre tutti rallentavano. WHAT. THE. F*CK?! Penso che questo sia stato il modo più assurdo di mandare in vacca una potenziale vittoria.

Molto stranamnte è stato penalizzato per l'accaduto, anche se poi la cosa ha suscitato molte polemiche.
Goodyear doveva scontare uno stop and go che non ha scontato su istruzione del team e ha proseguito così, in testa alla gara, anche se a cinque giri dalla fine i suoi giri hanno smesso di essere contati, un po' come se fosse stato blackflaggato, senza tuttavia essere blackflaggato. Il leader della gara era, ufficialmente, a quel punto, proprio il pilotino dall'aria smarrita che era stato penalizzato di due giri molto tempo prima per avere superato la safety car ed era risalito a pieni giri già da molto tempo. Quel pilotino dall'aria smarrita era destinato a diventare il primo (e ad oggi unico) canadese a vincere la Indy 500, oltre che in seguito l'unico canadese a vincere il mondiale di Formula 1.

Immagino avrete capito (forse anche dal titolo anche se non era ancora l'epoca della tinta) che a vincere quella Cinquecento Miglia è stato Jacques Villeneuve, Rookie of the Year dell'anno precedente in cui si era classificato secondo. E, plot twist, era al volante di una vettura numero... 27 (frutto o di una casualità o di una scelta mirata del team Green, neoentrante in quella stagione, dato che i team hanno numeri fissi e che quel 27 resiste anche ai giorni nostri nel team Andretti, che è subentrato a Green).
Christian Fittipaldi e Bobby Rahal hanno completato il podio, con Eliseo Salazar, Robby Gordon, Mauricio Gugelmin, Arje Lujendyk, Teo Fabi, Danny Sullivan e il grande eroe Hiro Matsushita a completare la top-10.
Alessandro Zampedri, Roberto Guerrero e Bryan Herta hanno preceduto Scott Goodyear classificato quattordicesimo, davanti a gente indietro di diversi giri, ovvero Hideshi Matsuda, Stefan Johansson, Scott Brayton e André Ribeiro (che evidentemente era ripartito dopo le sue peripezie).


mercoledì 27 maggio 2020

Daniel Abt perde il posto in Formula E dopo essersi fatto sostituire in una gara virtuale da un e-racer professionista: la mia opinione

In questi tempi senza motorsport hanno fatto molto parlare di sé le gare virtuali e, purtroppo, gli "scandali" ad esse correlate. L'ultima novità è quanto accaduto a Daniel Abt, che in questi anni abbiamo conosciuto come uno dei veterani della Formula E.
Ciò non toglie che non sia la prima volta che ci sono polemiche di gran lunga superiore a quelle dei campionati reali e nel corso dei mesi ne abbiamo avuto la prova.
Il primo caso è stato quello di Bubba Wallace, pilota NASCAR: speronato da un avversario durante una gara virtuale, si è disconnesso per protesta... perdendo un suo vero sponsor.
Poi c'è stato il caso Kyle Larson: costui ha avuto la malsana idea di utilizzare, durante una chat, un epiteto razzista come semplice intercalare, venendo licenziato dal team Ganassi.
Sul primo caso sono stata un po' perplessa, non ho ben capito come funzionasse. Sul secondo la vedo come "internal business": se Larson, parlando nella sua lingua madre e utilizzando un termine considerato mooooolto razzista e molto tabù per gli americani, viene licenziato dal suo team per questo, non è tanto diverso dall'essere licenziato per averlo fatto in qualsiasi altra occasione pubblica. Solo una cosa mi lascia perplessa: perché tanti altri comportamenti molto fuori dagli schemi, invece, sono sempre finiti a tarallucci e vino? E per "comportamenti molto fuori dagli schemi" intendo anche risse con venti persone coinvolte. Mi è sembrato più un volere dare un contentino ai fan, piuttosto che un effettivo volere contrastare i comportamenti inaccettabili del mondo NASCAR.

In seguito è arrivato lo scandalo Simon Pagenaud vs Lando Norris, con il primo che ha speronato deliberatamente il pilota di Formula 1 durante una gara di Indycar virtuale, cosa di cui si parla tuttora. A questo proposito vorrei dire che secondo me Pagenaud ha sbagliato, ma il comportamento social nei suoi confronti non è del tutto accettabile. Questo pilota ha ricevuto minacce di morte... e la stessa cosa è accaduta *al suo cane*. A questo proposito... gente, per cortesia, datevi una calmata, perché ne avete seriamente bisogno.
Nel frattempo, per fortuna, c'erano anche polemiche molto più soft, relative a eventi a finalità pressoché solo trolleggio. Quindi via a critiche dei fan per eventi organizzati alla ca**o, per mancate vittorie dei cinnamon roll e quant'altro. Insomma, la classica prassi dei fan del motorsport che hanno la malsana idea di decidere che il "fuori dagli schemi" è la loro personale normalità.
Poi, in quest'ultimo fine settimana, è accaduto l'impensabile e ha riguardato una nostra vecchia conoscenza, tale Daniel Abt, runner-up di Mitch Evans nella GP3 del 2012, pilota di poco successo in GP2 che si era reinventato, fin dagli esordi, come pilota del team Audisport Abt, di cui a quanto pare su padre e suo zio sono/ sono stati azionisti.
Compagno di squadra di Lucas Di Grassi, non ha eguagliato certo i successi di quest'ultimo e il massimo che ha ottenuto sonos state due vittorie nella stagione 2017/18 in cui si classificò quinto nel campionato piloti.

La Formula E ha organizzato un campionato virtuale a cui, a quanto pare, i vari piloti sono in qualche modo obbligati per contratto a partecipare. Insomma, roba un po' diversa dalla Formula 1 virtuale, alla quale partecipa un mix di piloti reali, piloti virtuali, sportivi di altre discipline, cantanti pop e cantanti reggaeton...
Daniel Abt ha avuto la bella idea, a suo dire per trolleggio, di farsi sostituire da un pilota virtuale professionista. Il suo intento, dalle sue dichiarazioni, era quello di fare una sorta di scherzo e poi realizzare un video in cui narrava i retroscena dell'evento. A suo dire non ha mai preso sul serio le gare virtuali e, in effetti, se è andata così come racconta, ne sarebb una dimostrazione.
Il punto è che, per questa sua bella trovata, Abt è stato licenziato dal team Audi. Il mondo ovviamente si sta interrogando su un grande dubbio: è giusto che il comportamento di un pilota nel virtuale incida sulla sua carriera reale?
Credo sia una domanda a cui è molto arduo rispondere, per una serie di fattori. In primo luogo, credo che il licenziamento di Abt non sia dovuto solo a questo, ma che questo sia stato usato come scusa da un team che aveva già intenzione di sbarazzarsi di lui (i suoi risultati, nell'ultima stagione, non sono stati particolarmente altisonanti e voci di corridoio vogliono la sua sostituzione con qualche pilota uscito dal DTM). In ogni caso lo vedo come "internal business".

Passando a un caso più generico, sono convinta che, in generale, sponsor che se ne vanno e licenziamenti siano in generale più dovuti allo sfruttare una scusa. Lo sponsor o il team può andarsene senza dovere sborsare o rimetterci troppi soldi, quindi ne approfitta. Se al posto di Abt ci fosse stato un guru della Formula E, non sarebbe accaduto.
Da un altro lato rimane il fatto che certe serie hanno dato ai loro campionati virtuali un'impronta molto più seria. Ci sono campionati virtuali in cui il trolleggio è sicuramente più libero. Se stai partecipando al torneo virtuale dei best friend forever di Charles Leclerc è un po' diverso che se stai partecipando al campionato virtuale ufficiale della Formula E, a cui verosimilmente sei costretto a partecipare per contratto.
La ragione che, tuttavia, mi rende molto difficile dare un giudizio netto, è la questione del "campionato virtuale ufficiale". Perché costringere per motivi contrattuali piloti veri di Formula E a partecipare anche quando non interessati, quando la Formula E ha anche un campionato alternativo per piloti random (a cui partecipano anche alcuni tester ed ex piloti di Formula E), quindi di gente che vorrebbe partecipare in modo serio a un campionato virtuale ce n'è? È questo che mi è difficile comprendere a pieno, come da un lato nella Formula 1 virtuale ci si possa divertire con la presenza di piloti di Formula 3 e cantanti, mentre ci sono campionati che fondono così tanto il reale con il virtuale.

Qualcuno dice che siamo arrivati a un punto di non ritorno e inizio a pensare che sia vero. Non perché Abt sia stato appiedato nella realtà per qualcosa che è accaduto in un campionato virtuale (in fin dei conti Audi avrebbe potuto appiedarlo in un qualsiasi momento, credo, solo che magari avrebbe dovuto sborsare dei soldi che così non ha sborsato), quanto perché si sia arrivati a fondere un po' troppo due universi che avrebbero dovuto rimanere, almeno in parte, separati.
Mi sembra ovvio che non tutti possono avere lo stesso atteggiamento serio e professionale nel virtuale, tanto quanto l'avrebbero nella realtà. Quello che forse sarebbe stato opportuno era, a mio parere, optare per una maggiore scrematura: vuoi fare sul serio? allora sei dentro. Non vuoi fare sul serio? no problem, ci sono venti tra tester e piloti di Formula 2 o Formula 3 che sono disposti a rimpiazzarti.
Al di là dei piloti che potrebbero comportarsi in modo più maturo, ho la sensazione che, da qualche parte, ci sia stato anche qualche "errore di progettazione", e che questo stia avendo conseguenze inaspettate un po' per tutti.
Con questo non voglio dire che un pilota di Formula E sia giustificato o giustificabile se, per trolleggio o per altre ragioni, si fa sostituire da un e-racer professionista a un evento UFFICIALE nel quale rappresenta il team per cui gareggia nella realtà. Voglio solo dire che questa, forse, è solo la punta di un enorme iceberg. Una di queste è che più i piloti avranno conseguenze reali per fatti che accadono nelle gare virtuali e più andranno cauti nel parteciparvi.

martedì 26 maggio 2020

La breve parentesi motoristica nei primi capitoli di "Io uccido" di Giorgio Faletti

In questo post ci occupiamo di una "contaminazione" motoristica, ovvero di un romanzo in cui l'argomento motorsport non è predominante, ma fa brevemente da contorno alle vicende stesse.
Si tratta di un romanzo piuttosto celebre, ovvero "Io uccido" di Giorgio Faletti. Se anche non l'avete letto, è molto probabile che ne conosciate almeno alla lontana le vicende. Si tratta di un romanzo che ho letto diverse volte, la prima delle quali circa dieci o undici anni fa. L'avevo preso in prestito in biblioteca, anche se sapevo già, in linea di massima, chi fosse il colpevole, visto che ai tempi era un romanzo piuttosto spoilerato.

Parlando seriamente, dal punto di vista letterario l'ho trovato un romanzo piuttosto avvincente, anche se in certi momenti ho notato una certa propensione al divagare (specie in descrizioni di paesaggi, strade e canzoni, di cui una buona parte non strettamente legate alla trama, oltre che di continui accenni al glamour di Montecarlo nel bene e nel male). In altri momenti paga un po' il fatto di essere un romanzo d'esordio, con qualche difetto dei romanzi degli scrittori alle prime armi (infodump nei dialoghi soprattutto: citando un esempio a tematica motoristica, il manager del pilota, parlando con il pilota, nomina un tizio avendo bisogno di specificare che sia il collaudatore del team... ma immaginate un esempio reale: il manager di Schumacher che parlava con Schumacher, quando nominava Badoer, non aveva bisogno di spiegargli chi fosse). Al di là di questo, comunque, sono rimasta abbastanza soddisfatta.

Ironia della sorte, il giorno del mio 23esimo compleanno una mia amica, che non sapeva che avessi già letto quel libro, me l'ha regalato. Era il giorno stesso del GP di Montecarlo del 2011, una curiosa coincidenza.
Perché "Io uccido" è ambientato a Montecarlo e le vicende iniziano all'indomani del gran premio. Il fatto che un personaggio sia un pilota, visto che le vicende iniziano con lui, è stato spesso citato nelle recensioni, anche se, a conti fatti, non ha più importanza delle altre vittime. Solo, è il primo. Anzi, il secondo, perché la prima è la sua consorte, una giocatrice di scacchi.
Spieghiamo le cose così come stanno: il romanzo dura circa 600 o 700 pagine e il nostro caro pilota è già stato soppresso a pagina 50 o giù di lì. Delle pagine che hanno preceduto la sua morte, una buona metà se non di più erano dedicate a uno speaker di Radio Montecarlo (e ai suoi collaboratori), nel cui programma radiofonico il killer chiama per annunciare un imminente delitto.

Comunque, siccome Faletti ha deciso quali vittime devono starci simpatiche e quali devono invece suscitarci ribrezzo (non ci sono molte mezze misure in questo romanzo e ci sono alcuni personaggi che appaiono come ben più disgustosi del killer), e che per farci parteggiare per la giustizia e non per il serial killer bisogna iniziare con delle vittime simpatiche, ci presenta Jochen Welder e Ariane Parker come una coppia affiatata, composta da due persone che suscitano simpatia. Di Ariane scopriamo che è americana da parte di padre e tedesca da parte di madre, che in apparenza non ha molta stima per la propria famiglia, che ha i capelli corti scuri e gli occhi verdi, e viene definita "ragazza". La sua età non è ben specificata, ma penso che si possa stimare tra i venticinque e i trenta. Di Jochen invece sappiamo qualcosa di più (non solo che è di madrelingua tedesca e che sembra portare una barba incolta che viene criticata dalla sua compagna) e, da appassionata di motori, l'ho trovata interessante.

Welder è un ex campione del mondo di trentaquattro anni, ex prima guida di un team fittizio, ex playboy, pronto verso un cambiamento radicale della propria vita. Dopo tante relazioni di poco conto è impegnato in una relazione stabile, non si sente più a proprio agio in pista, le sue performance stanno iniziando a crollare e, seppure non ne abbia ancora parlato con la squadra, il suo obiettivo è ritirarsi alla fine della stagione, ma annunciarlo solo all'ultimo momento per non dovere rispondere a domande continue a proposito del proprio ritiro.
Il suo non essere più visto come all'altezza gli provoca contrasti con il suo team e con il suo manager, quest'ultimo convinto che debba continuare a gareggiare, magari meditando il passaggio in Formula CART (che per qualche motivo viene descritta come una serie meno rischiosa della Formula 1 - l'ambientazione dovrebbe essere fine anni '90/ primi anni '00, non definirei esattamente la CART di quegli anni come meno pericolosa della F1 di quegli anni, quindi o ho interpretato male quel passaggio oppure l'autore intendeva far apparire il manager come ignorante).

Dal punto di vista motoristico, c'è una piccola svista, ovvero un anacronismo in quanto viene citato il fatto che Ariane indossi un pass "della FOCA" invece che della FIA quando è ospite nel paddock durante il gran premio del Brasile dell'anno precedente, mentre vengono citate Ferrari, McLaren, Williams e Jordan (il che mi lascia pensare sempre di più, appunto, a un'ambientazione di fine anni '90)... che poi dovrebbe essere un anacronismo al contrario, perché è qualcosa di passato che viene catapultato nel presente, non il contrario.
A parte questo si parla di prove libere, di test, di warm up e, insomma, quelle venti pagine motorsport-friendly ci sono. Poi Jochen Welder fa una bruttissima fine al pari della sua compagna e di un certo numero di altri personaggi dopo di loro. Dopo la sua uscita di scena, l'argomento motori non sarà più toccato. Però rimane al momento una delle poche parentesi motoristiche che io abbia finora trovato in un romanzo che non è incentrato sull'argomento automobilismo.

Edit - proseguendo nella rilettura, vengono citati gli attentati dell'11 settembre 2001, quindi non siamo negli anni '90 come pensavo, ma intorno al 2002/2003, periodo in cui è uscito il romanzo.

lunedì 25 maggio 2020

F1 The Golden Days: GP Monaco 2014

Questi giorni dovevano essere quelli del Gran Premio di Montecarlo, quello che ormai da diversi anni si sovrapponeva alla Indy 500 e che nel 2021 dovrebbe svolgersi una settimana prima della Indy 500.
Se vi dico Montecarlo, so cosa mi risponderete, so che cosa potrebbe venirvi in mente: la noiahhhh, il fascinohhhh, la vittoria di Panis, Massa che si schianta alla Sainte Devote, la vittoria della Ferrari che manca(va) dall'ormai lontano 2001, la curva più lenta e quella più veloce del mondiale, o da un punto di vista più "guida turistica", il fatto che si tratti di un circuito tortuoso (cit.) composto dalle anguste stradine del Principato (sempre cit.)...

Forse, però, non vi vengono in mente i duellihhhh e i sorpassihhhh, perduti nella piattezza monegasca, in cui davvero a volte solo il fascino e la location storica contribuiscono a salvarci da un clima da Ungheria 2004.
Eppure qualche momento si salva, qualche istante che trabocca epicità può rimanere, ogni volta in cui qualcuno si è infilato quasi tra i muri nel tentativo di strappare una posizione. Oppure, in assenza di epicità, di solito c'è qualcuno che si stampa contro il suddetto muro, ma è così che funzionano le cose laddove ci sono muri.
Non tutti i duellihhhh e i sorpassihhhh vanno a buon fine, come ben sapranno anche Michael Schumacher e Jean Alesi, che ricordo nel 1993(?) venire a contatto l'uno con l'altro mentre Schumacher tentava di superare Alesi alla Rascasse.

Sì, parlo di quella famosa curva in cui sorpassanohhhh solo gli eroihhhh, là dove forse ciò che contribuisce a far riuscire il sorpasso è la legge del caso: chi si infila lì è destinato a verniciare muri, però a volte non succede.
È lì che ricordo una scena epica, sempre per quella legge del caso: quella scena epica, in realtà, non doveva nemmeno apparire sugli schermi televisivi e non sarebbe mai arrivata in mondovisione se non fosse stato per un caso davvero fortuito.
Non che sia servito a molto: così come arrivano in mondovisione, certe scene vengono messe da parte.

Immaginate una vettura che ne affianca un'altra laddove non c'è quasi il posto per riuscire a passare, mentre le inquadrature sono tutte per un cubetto di ghiaccio che si trova lì nei pressi dopo varie peripezie.
Striscia contro l'altra vettura, forse anche più di una volta, passa laddove non sembrava destinata a passare.
Poi le telecamere se ne vanno, vanno a inquadrare le scene clou dell'evento, cose tipo duelli a distanza tra modelli fescion, uno dei quali sta duellando anche contro un presunto moscerino che gli è entrato in un occhio, cose tipo tortore di passaggio, a volte, per non farsi mancare niente...
Niente "you have to leave the space, all the time you have to leave the space" urlati via radio... oppure, anche se urlati via radio, destinati a non essere trasmessi.

A volte guardando un duello al limite ti viene da pensare "questo sorpasso dovrebbe essere incluso nella top-10 dei sorpassi più belli del secolo".
Solo che i sorpassi più belli del secolo vengono scelti tra quelli che hanno determinato una vittoria, ci sono sorpassi di serie A e di serie B, eppure forse aveva ragione Jacques Villeneuve quando diceva che dovrebbero inquadrare anche le vetture che stanno più indietro per rendere le gare interessanti. Molti non la penserebbero come lui, vista la convinzione che quello che succede dietro distragga dalle cose che contano davvero, ovvero i duellihhhh e i sorpassihhhh per la vittoria, specie se vinti da vetture rosse, cosa che in realtà non succede poi così spesso incrementando la noiahhhh percepita.

I ricordi rimangono, eppure a volte non rimane nulla, perché quel sorpasso di cui ho parlato è quello avvenuto nell'edizione del 2014 tra Jules Bianchi e Kamui Kobayashi, l'uno sulla Marussia, l'altro sulla Caterham.
Ironia della sorte, è stato verosimilmente quel sorpasso a determinare quale dei due team dovesse ottenere punti quel giorno e, di conseguenza, chi tra la Marussia e la Caterham fosse destinata alla sopravvivenza (per il momento) e chi al fallimento.
Eppure le cronache non narrano altro di come, proprio quel giorno, Nico Rosberg e Lewis Hamilton (rispettivamente vincitore e secondo classificato) abbiano iniziato a tirarsi addosso tutti i pezzi del migliore servizio di piatti di proprietà di Toto Wolff.


giovedì 21 maggio 2020

Riflessioni sul confronto che va tanto di moda Vettel vs Bourdais

Miei carissimi mass dumper, come alcuni di voi sapranno e altri no, ieri è uscito su Sky Sport un articolo che parlava del confronto tra due "vecchi" compagni di squadra, risalenti alla stagione 2008, ovvero Sebastian Vettel e Sebastien Bourdais alla Toro Rosso. Nello specifico l'articolo spiegava più o meno velatamente che la fortuna abbia giocato un ruolo chiave su chi dei due sia finito in un top team e su chi sia stato messo da parte e che, se Bourdais fosse riuscito a conservare il podio in Belgio o ad andare a podio in Italia, forse in Redbull al posto di Vettel avrebbe potuto finirci lui.
Era una riflessione molto interessante, che iniziava con l'interessante considerazione che le carriere dei due non avrebbero potuto essere più diverse: frutto della tendenza europea di non considerare davvero fino in fondo quello che succede di là dall'oceano, a quanto pare. Perché di là dall'oceano, in genere, nelle telecronache si parla dei giorni di gloria di Bourdais, quelli in cui era una giovane promessa che ha vinto quattro titoli dietro fila, per poi involarsi verso il nulla cosmico. Insomma, questa storia mi ricorderebbe anche qualcosa.

Le mie grosse perplessità, tuttavia, dipendono prevalentemente da un dettaglio: mi è sembrato che quell'articolo fosse pieno della mentalità della nostra specifica epoca, invece che di quella in cui si svolgevano i fatti. Non so se mi spiego: la Toro Rosso carretta i cui piloti sono o condannati all'oblio oppure destinati alla promozione in Redbull, dove potranno raggiungere l'Olimpo del motorsport...
Fermi tutti, quello era il 2008. In Redbull c'erano Mark Webber e David Coulthard, con quest'ultimo trentasettenne e ormai prossimo al ritiro. Obiettivo della Redbull non era quello del promuovere ragazzini a cui doveva ancora spuntare la barba e metterli in "prima squadra" a lottare per vittorie e titoli. Questo perché ai tempi i piloti Redbull non erano particolarmente giovani (okay, Webber aveva la stessa età che io ho adesso, ma era un pilota e i piloti over-30 si sa che sono vecchiaccihhhh che devonohhhh ritirarsihhhh) e soprattutto perché, andando a guardare i risultati del 2008, ne viene fuori una scoperta eccellente: la Redbull non era affatto un top team al momento, anzi, era lì lì con la Toro Rosso. Quindi un passaggio da Toro Rosso a Redbull era indubbiamente 1) dettato dalla necessità di rimpiazzare un pilota che si ritirava a fine anno, 2) più o meno come passare dalla Williams alla Force India ai tempi di Stroll, in termini di "promozione", solo senza comprarsi la squadra.

In più oserei aggiungere qualche tempistica: il GP del Belgio in cui Bourdais lottava per il podio in un finale caotico dettato da condizioni meteo che alla fine hanno premiato il caro vecchio Nick Heidfeld e la sua scelta di gomme e il GP d'Italia vinto da Vettel dopo che Bourdais si era ritrovato doppiato per lo spegnimento della monoposto in una partenza in regime di safety car (quindi senza formation lap, che gli avrebbe permesso di partire dai box a pieni giri invece che di partire dai box doppiato di un giro) sono avvenuti in settembre. Lo ribadisco, in SETTEMBRE. Tutto ciò, mentre in LUGLIO, in concomitanza con il GP di Gran Bretagna, era stato annunciato il ritiro di Coulthard e che Vettel avrebbe preso il suo posto. Ho trovato perfino un articolo di AGOSTO in cui si affermava che Takuma Sato era il principale candidato a sostituire Vettel e che il suo compagno di squadra sarebbe stato probabilmente uno tra Sebastien Buemi e Bruno Senna, che all'epoca avevano fatto test sulla Toro Rosso.
Nel 2009, il duo della Toro Rosso era Bourdais-Buemi e se non vado errata a Sato era capitata una cosa in stile Van Der Garde, ovvero un contratto ma senza un volante, cosa che dovrebbe essere finita anche in tribunale. Tutto questo lascia pensare che non solo non sia mai esistito un ballottaggio Vettel vs Bourdais per un passaggio in Redbull (che per i tempi non doveva neanche sembrare un salto di qualità esagerato, un pluricampione di Indycar che si fosse rivelato un fenomeno forse avrebbe ambito a qualcosa di più), ma che ben prima di Belgio e Italia, Bourdais rischiasse addirittura di non vedersi rinnovare il contratto in Toro Rosso.

Nell'articolo che ho letto non si parlava affatto di tutto questo. Anzi, da come la questione veniva posta sembrava che sono gli "esterni" potessero vedere il vero valore di Bourdais e i suoi risultati dettati dalla sfortuna. Eppure cos'è successo? Bourdais si è visto rinnovare il contratto (anche se poi, in corso d'opera, l'anno dopo è stato appiedato proprio quando finalmente stava avendo risultati in linea con il compagno di squadra, ma questa è un'altra storia) per il 2009. Da questo ne deduco che il vero valore di cui si discute nell'articolo sia proprio quello che gli è valso la conferma in Toro Rosso che, ai tempi, non significava assolutamente passaggio imminente in Redbull.
Coulthard se n'era andato, ma nessuno parlava di una revisione della coppia Vettel/Webber ai tempi e vorrei ricordarvi che Webber è rimasto in Redbull per i cinque anni successivi, fino al proprio ritiro all'età di trentasette anni, senza che nessuno lo cacciasse via a calci. Solo a quel punto, nei cinque anni successivi, cinque piloti diversi sono stati promossi a un certo punto in Redbull. La questione della "promozione" quindi, associata al 2008 appare quantomeno come anacronismo.

Il fatto che Bourdais abbia avuto delle sfortune nel corso degli albori della propria carriera è innegabile: in Australia viaggiava verso il quarto posto, in Belgio viaggiava verso il podio, in Italia come asserito dall'articolo viaggiava a quaranta secondi di distacco da Vettel accumulati in gara, che per un pilota venuto dall'Indycar dove non si gareggia con la pioggia poteva anche essere qualcosa di positivo ma che così come è stato scritto prendere quaranta secondi dal compagno di squadra nel corso di un gran premio non mi pare neanche una cosa così tanto positiva come veniva fatta passare...
Il punto è che, sfortunatamente per lui, Bourdais ha collezionato in tutto il 2008 soltanto due arrivi in zona punti, uno proprio in Australia (ritiro oltre il 90% di gara con pochissime vetture al traguardo) e uno in Belgio. Di conseguenza è vero che ha avuto sfortuna in alcuni momenti, ma è altrettanto vero che nelle altre quindici(?) gare della stagione era ben lontano dalla zona punti o dall'ottenere risultati memorabili. Più che di una bellissima stagione fatta di sfortune, parlerei piuttosto di una stagione tutto sommato abbastanza deludente, in cui la sfortuna gli ha dato addosso molto più del dovuto nei pochi casi in cui avrebbe potuto salvare il salvabile.

Credo che purtroppo la carriera di Sebastien Bourdais in Formula 1 abbia qualche parallelismo di troppo con quella di Brendon Hartley: pilota di successo in un'altra categoria, arrivato in Formula 1 non più giovanissimo (sui 28/29 anni), non in grado di ripetere in Formula 1 i successi ottenuti altrove e non riuscendo a convincere. Entrambi sono stati caratterizzati da molto #MaiUnaGioia, ma nessuno dei due ha mai fatto parlare molto di sé in positivo.
Probabilmente mi verrete a dire che Bourdais ha avuto risultati superiori a quelli di Hartley, ma andando a guardarci bene, ne siamo proprio così certi? Bourdais ha come miglior risultato in qualifica un quarto posto e un settimo posto come miglior risultato in gara, Hartley un sesto(?) posto in qualifica e un nono posto come risultato migliore in gara. Però la Toro Rosso di Hartley non era esattamente come la Toro Rosso di Bourdais.
Ad ogni modo, per quanto l'articolo potesse avere il nobile intento di dare credito a Bourdais, il messaggio di fondo che è passato tra i lettori è stato "Vettel era scarso tanto quanto Bourdais, ma ha solo avuto cu*o". Non sono sicura che questo sia il preludio a un'apertura culturale: "pilota che vince in Indycar ma non in Formula 1 = scarsohhhh". Che poi inizio seriamente a chiedermi che cosa sarebbe accaduto se Bourdais fosse stato un pilota vincente in Formula 1... forse un articolo che suonava così: "molti anni fa Bourdais fece 30+ punti contro i 4 di Vettel che oggi gestisce un circuito per corse di tosaerba, è inspiegabile come la sua carriera in F1 sia andata avanti più agevolmente".

PS. Ho una profonda stima per Bourdais come pilota di Indycar, sono tuttora profondamente abbattuta per l'incresciosa sventura accaduta a Monza, sono fermamente convinta che quel giorno la Toro Rosso avrebbe potuto fare 1-2 o almeno 1-3... e onestamente mi sarebbe piaciuto vederlo in Formula 1 più a lungo, specie alla luce del fatto che, risultati alla mano, nel 2009 stesse andando molto meglio che nel 2008. Però purtroppo non è andata così e credo che dipingerlo come una vittimahhhh del sistemahhhh non sia particolarmente corretto nei suoi confronti: "Bourdais ha fatto solo tre gare buone su diciotto nel 2008 ed è andato male perché a un certo punto della stagione Vettel si è saputo adattare alla nuova vettura e lui no, ma era solo un pilota di Indycar, dopotutto, quello che ha fatto è pura poesia per uno che viene dagli States"...


mercoledì 20 maggio 2020

Bimbahhhh di Wattpad per una sera: l'ammmmore formato fanfic, il trash, i gabbiani di Montreal e la tortora di Montecarlo!

Sottotitolo: questo non è un post serio, qualora fosse necessario specificare

Vettelton > Rosbilton?
Seagulls and pigeons, start your engines, che stasera ho deciso di far vedere la luce a contenuti moooolto trash.
A voi quindi questa trollata, perché di trollata si tratta dalla prima all'ultima parola, per dimostarvi che con un po' d'impegno posso scalare l'olimpohhhh delle bimbehhhh di Wattpad!
A parte gli scherzi, già qualche mese fa mi sono sbizzarrita con tutto ciò, quindi ho deciso di portare il trash anche qui sul blog. Ho infatti deciso di postare questa fan fiction puramente trash anche in questo luogo di perdizione.
Ambientazione: al bar dove i Vettelton stanno festeggiando il mondiale dei cappellini e dove uno dei due si è addormentato, ritrovandosi immerso in un sogno demenziale a tematica pennuti da circuito e piloti divenuti i suddetti pennuti!
Bonus: love story rigorosamente trash accennate, perché le bimbehhhh di Wattpad conoscono solo l'ammmmore, altri generi sono totalmente da depennare! (O da spennare, in questo caso...)

******

Sebastian si specchiò in una pozzanghera. Era meraviglioso. Non avrebbe saputo dire per quale scherzo della natura si fosse ritrovato improvvisamente nel corpo di un gabbiano, ma non importava: i gabbiani erano animali estremamente graziosi... e anche il gabbiano che gli stava accanto era stupendo.
Mentre Sebastian aveva le punte delle ali che tendevano al rossiccio, l'altro gabbiano aveva un piumaggio con sfumature argentate, che lo rendeva piuttosto riconoscibile.
"Grock, grock, grock!" esclamò Sebastian, nella lingua dei gabbiani. "Lewis! AAAAAWWWWWW!"
L'altro gabbiano si girò verso di lui.
"AAAAAWWWWW, Sebby! non ti avevo riconosciuto! Come sei dolce e kawaii!"
Sebastian allungò un'ala verso di lui.
Lewis fece la stessa cosa.
Le loro penne si sfiorarono e Sebastian provò un brivido di eccitazione.
Si buttò addosso a Lewis, chiedendosi in che modo venisse espresso l'affetto tra gabbiani. Come poteva fare, ad esempio, ad abbracciarlo? Non ne aveva la più pallida idea.
Lewis gracchiò a squarciagola, poi gli saltò addosso.
"Stai calmo!" gli intimò Sebastian.
L'altro, però, non si placò.
Con il becco gli strappò una piuma, poi gli fece la versione pennuta di una pernacchia.
Tutto ciò era bellissimo, Sebastian non aveva mai vissuto niente di più esaltante. Nemmeno fare invasione di pista in forma di gabbiano sarebbe stato altrettanto pittoresco, e poi le invasioni di gabbiani erano perfette per il gran premio del Canada, non certo per quello degli Stati Uniti, avvenuto nel weekend di un diluvio universale che si era fermato giusto in tempo per partire.

Mentre Lewis gli danzava intorno con la sua piuma nel becco, Sebastian lo attaccò, cercando di fare altrettanto.
Non ci riuscì.
"Tunz tunz tunz!" festeggiò Lewis. "Sono tremila volte più figo di te."
"Io ne avrei qualche dubbio" ribatté Sebastian. "Sono certo che qualunque marmotta assassina del Quebec metterebbe in discussione le tue insensate parole."
"Non siamo in Quebec, siamo in Texas."
"Azz, dobbiamo fare attenzione, allora, potrebbe saltare fuori in qualsiasi momento qualcuno con un fucile e spararci."
"Naaaahhhh, non corriamo pericoli, i texani si sparano tra di loro, non mettono in pericolo la vita di noi pennuti innocenti."
Quella prospettiva rese Sebastian piuttosto sollevato.
"Ti va di volare un po' insieme?" chiese a Lewis.
L'altro accettò.
In aria, il suo compare non aveva la stessa precisione che mostrava in pista.
"Lewis, che ca**o fai?! Sembri ubriaco! Possibile che tu non riesca a volare dritto?"
Si scontrarono accidentalmente in volo.
Lewis iniziò a precipitare.
Sebastian si fiondò in suo soccorso, anche se non aveva idea di cosa fare, al massimo avrebbe potuto schiantarsi a terra insieme a lui.
Per fortuna Lewis recuperò il controllo delle proprie ali.
Atterrarono con tutte le ossa e le penne intatte e iniziarono a strusciarsi l'uno contro l'altro, per poi scambiarsi parole di affetto reciproco.
"Se non ci fossi tu, sarei perduto."
"Anch'io. Senza di te mi sentirei come se fossi ancora in Redbull."
"Quindi ti sentiresti vicino a Daniel."
"Non sarebbe mai come te."
"Mi fa piacere sentirtelo dire. Senza di te, io mi sentirei ancora in McLaren, in balia di Ron Dennis e dei suoi commenti acidi contro i miei capelli e contro i miei tatuaggi."
"Contro le tue collane da rapper non ha niente da dire?"
"Tante cose."
"Va beh, tanto tocca a Fernando sopportarlo."
"Il fatto di non essere un aspirante gangster rapper gli sarà d'aiuto."
"Però non parliamo troppo di Fernando. Non riesco a sopportare l'idea che si divertisse a bullizzarti, quando eri ancora un ragazzino innocente. In questo somigliava molto a Webber, che faceva la stessa cosa con me."
Lewis accarezzò la testa di Sebastian con un'ala.
"Ora siamo cresciuti anche noi, sappiamo difenderci. Nessuno ci tormenterà più."

...o forse no?
#dubbioesistenziale
Quelle parole non si concretizzarono nella realtà, dal momento che, subito dopo, una temibile tortora si lanciò contro di loro e, in particolare, contro Lewis.
Faceva strani versi per essere una tortora, sembrava quasi che ruggisse, e colpiva ferocemente Lewis con il suo becco, strappandogli in corso d'opera numerose piume.
"Ehi, tornatene da dove sei venuto!" gli intimò Sebastian. "Cosa vuoi da noi?"
"Bada ai ca**i tuoi" gli ordinò la tortora, fissandolo con freddezza.
Sebastian riconobbe quello sguardo.
"Nico, sei tu?!"
"Sì, e tu sei alleato con il gabbiano sbagliato."
Fece un altro dei suoi micidiali ruggiti, poi si lanciò addosso a Sebastian che, da parte sua, era ancora convinto di poterlo fare ragionare. Dopotutto sarebbe bastata una serie di "f*ck" per farlo rinsavire, non c'era bisogno di terminare quella giornata nel sangue...
Purtroppo non ne ebbe il tempo, dal momento che Lewis afferrò di scatto la tortora per la coda e gli piantò il becco nelle penne, facendolo gemere per il dolore.
"Datevi una calmata!" li supplicò Sebastian.
Li preferiva umani. Almeno, in quelle situazioni, si lanciavano cappellini a vicenda e non commettevano azioni particolarmente cruente.
In forma volatile i due erano scatenatissimi e diedero vita a un combattimento micidiale, di cui per fortuna Sebastian fu soltanto spettatore, anche se in certi momenti fu tentato di coprirsi gli occhi con le ali per non assistere a quello scempio.
Gli saltarono addirittura addosso delle piume insanguinate...
...
...
...
...e poi, all'improvviso, si sentì scuotere e spalancò gli occhi.
Si era addormentato sul divanetto di un pub, dopo avere bevuto qualche birra di troppo, e Lewis gli aveva tirato una gomitata per svegliarlo.
Non erano gabbiani e nemmeno Nico era una tortora, seppure non fosse lì e Sebastian non potesse verificare. Era stato solo un sogno, tutto procedeva per il meglio... o forse no. Lewis aveva il volto solcato dalle lacrime, mentre continuava le lamentele che dovevano essere iniziate mentre Sebastian era ancora immerso nel sonno.
"...sono certo che Nico non mi voglia più bene. Non so se mi spiego, non solo oggi mi ha tirato un cappellino sul naso, ma stasera mi ha minacciato di bloccarmi su Whatsapp."
Sebastian cercò di rassicurarlo: "Dai, non penso che lo farà davvero."
"Sì, invece, magari mi ha già bloccato" si disperò Lewis, "E non ho nemmeno capito perché. Non riuscirò mai a superare tutto ciò."
"Ricordati che ci sono anche altre cose nella vita."
"Tipo?"
"Tipo che oggi hai vinto il mondiale."
"Che importanza vuoi che abbia un mondiale? Il mio amore per Nico supera qualsiasi cosa."
"Ne sei proprio sicuro? Ti importerebbe così tanto anche se il mondiale l'avesse vinto lui?"
"Non dirmi queste cose!" sbottò Lewis, tra i singhiozzi. "Vuoi che, oltre a perdere l'amore, io perda anche il mondiale? Non potrei sopportare tutto questo."
"Comunque non hai perso nulla, ne sono certo" cercò di consolarlo Sebastian. "Vedrai, tra pochi giorni starete di nuovo a limonare come se non ci fosse un domani."
"Magari, ma ne dubito..."
"Se anche ti ha bloccato su Whatsapp, puoi sempre lanciargli un messaggio all'interno di un cappellino, dalla finestra. Sono certo che potrebbe apprezzare."
Lewis smise di piangere e si asciugò le lacrime.
"Mi hai dato una bellissima idea. Se non fossi già innamorato di Nico, saresti la persona ideale per me."
Sebastian avvampò.
Era bello che Lewis avesse una simile considerazione per lui, peccato che ciò che aveva appena affermato si potesse riassumere in una sola parola: friendzone.


martedì 19 maggio 2020

Coronavirus, presunto restart del campionato e champagne sul podio

Comportamento pericoloso
Vs distanziamento sociale
Forse ai primi di luglio riprenderà il campionato. Il fatto che da oltre un mese non siano stati cancellati degli ulteriori eventi e che altrove la Nascar sia ripartita con tanto di mascherine nel paddock sembra promettere neanche troppo male. Può darsi che esista la concreta possibilità che si gareggi davvero nel mese di luglio.
Se così fosse, tuttavia, mi è venuto un dubbio esistenziale, ovvero quello che succederà dopo le gare.

So che non è il momento di parlare di tradizioni secolari, ma in tono leggero penso che sia bello discutere anche di questo: come si terrà una cerimonia sul podio? Nel corso degli anni siamo stati abituati a piloti che 1) bevevano champagne dalla bottiglia, 2) la passavano, se vincitori, al rappresentante del team che beveva a sua volta, 3) occasionalmente dopo avere abbandonato la bottiglia ai rappresentanti del team bevevano dalla bottiglia di compagni di squadra o altri piloti random, 4) spruzzavano champagne, dalla bottiglia da cui avevano bevuto, direttamente in faccia agli altri piloti presenti, 5) lanciavano o portavano la bottiglia a tecnici e meccanici che se la passavano l'uno con l'altro. Ai tempi antichi ho visto perfino piloti che sputavacchiavano champagne addosso ad altri. In tempi più recenti ho visto piloti che si passavano una scarpa piena di champagne.

Mi sembra palese che tutto ciò non si potrà più fare a cuore leggero, così come stop ad abbracci, baci, effusioni random e quant'altro consiste il relazionarsi tradizionale di piloti che fino a dieci minuti prima si stavano prendendo a ruotate e che dieci minuti più tardi diranno tutto il male possibile l'uno dell'altro in conferenza stampa.
Niente più scene come i Vettelton in quella foto lassù in alto, in quanto troppo pericolose per gli standard odierni. Già un po' meglio lo stile Raikkottas, a distanza di almeno un metro da tutto e da tutti, che poi magari all'occorrenza lo champagne a cui sono tanto affezionati se lo porteranno a casa.
Il destino delle cerimonie del podio tradizionali, comunque, rimane a mio parere qualcosa di interessante: che cosa ne sarà di tutto ciò? E soprattutto, che cosa verrà al posto di tutto ciò?


domenica 17 maggio 2020

Valencia 2012 è stata la migliore vittoria di Alonso, disse colui che aveva rimosso qualsiasi altra sua vittoria, specie avvenuta in Renault o in McLaren

Personalmente seguo la Formula 1 da quando ho memoria, ma ho anche dei difetti. Uno di questi è che, finché ho fatto la pendolare e avuto corsi universitari che iniziavano alle otto di mattina, mi procuravo i giornali a diffusione gratuita presenti in stazione e distribuiti nel suddetto piazzale. Fare il bottino pieno voleva dire procurarsi tutte e tre le testate free e mi capitava abbastanza spesso, specie nel corso del primo anno.
Ammetto che la ragione principale per cui mi procuravo i giornali non era per leggere le pagine della cronaca (cosa che comunque finivo per fare nei momenti di vuoto, nelle pause e in treno al ritorno), ma andare a vedere che cosa ci fosse nella sezione sport a tematica Formula 1. Ho iniziato l'università a settembre/ottobre del 2007 e quello era un momento in cui la Formula 1 faceva notizia ben più di adesso: c'era uno scontro per il mondiale in corso, che riguardava la Ferrari, e una spy story in corso, che riguardava ancora la Ferrari. In più, a fare da contorno, c'era tutto il casino tra Ron Dennis e gli Hamonso, che veniva sbandierato ai quattro venti per rimarcare come la McLaren oltre a copiare le vetture avesse un team principal incapace di gestire le controversie tra i suoi piloti perché a suo tempo impegnato in ulteriori controversie con uno dei suoi piloti.
Uno dei piloti McLaren era, ovviamente, Fernando Alonso, e talvolta su quelle pagine veniva attuata una demonizzazione che non ho mai visto per nessun altro pilota, strascico dei vecchi tempi e di quello che era il pensiero comune nei bar veri e propri e nei bar virtuali (bar virtuali che ai tempi, vista l'assenza di smartphone, non erano accessibili a ogni ora del giorno e della notte e di cui gran parte della gente che al giorno d'oggi scrive di F1 sui social non era al corrente dell'esistenza).

Un giorno lessi addirittura un articolo che mi ispirò una poesia. Non una poesia che parlasse di Formula 1, no, affatto, ma una poesia (scritta a mano sull'apposito quaderno con penna glitter - la mia tarda adolescenza era caratterizzata da cose del genere, non da post di social). Era una poesia sui double standard e su come la demonizzazione di qualcuno viene di punto in bianco dimenticata quando questo descrivere questo qualcuno in termini positivi diviene all'improvviso la normalità.
Era il tardo 2007, epoca in cui non potevamo ancora immaginare cosa sarebbe accaduto con l'arrivo di Alonso in Ferrari. Ebbene, per quanto si tratti di un testo piuttosto puerile che rimarrà confinato su quel quaderno delle poesie, si è rivelato profetico. Con il passaggio di Alonso in Ferrari è stato dimenticato tutto...
...
...
...e per TUTTO intendo proprio tutto, non solo la sua reputazione negativa. No, è stato cancellato dalla memoria collettiva qualsiasi evento che l'abbia riguardato, a parte il fatto che abbia vinto due titoli. Nessun ricordo di come abbia vinto quei due titoli, dove per COME intendo nella maniera più neutrale possibile. Prima di arrivare in Ferrari, Alonso aveva vinto una ventina di gare, tra Renault e McLaren. Tra queste gare ci sono sia quelle che avevano fatto spalancare gli occhi a qualcuno e pensare "questo pilota farà parte del futuro del motorsport" e anche quelle che gli avevano valso la reputazione di vincere "per cu*o e non per merito".
Fateci caso: quando i sostenitori di Alonso parlano di quali siano state le sue gare più belle, quando mai citano qualcosa che sia accaduto prima del passaggio in Ferrari? e anche i suoi detrattori, in realtà, quando parlano di qualcosa di negativo, vanno forse più indietro di Singapore 2008?

Con questo voglio rimarcare due cose. La prima è che, come facilmente intuibile dal primo paragrafo, Alonso è stato forse uno dei piloti prima più detestati e poi più apprezzati della Formula 1 moderna e contemporanea.
Non penso che la cosa sia casuale, ha il suo fondamento logico, che nasce prevalentemente da alcuni fatti: 1) prima del passaggio in Ferrari, Alonso è stato un top-driver in due diversi team, quindi far ricadere tutto l'odio sul team era più complicato, 2) nell'ultimo anno in Renault Alonso era già un po' "slegato" dalla Renault e nel suo anno in McLaren non faceva altro che litigare con la McLaren stessa, cosa che accentuava più l'attenzione sul pilota che sul team. Ovviamente un pilota detestato in quanto tale e non per il team, per essere considerato un santohhhh subitohhhh al momento giusto, doveva essere rivalutato molto più in pieno di qualsiasi altro pilota, con una cancellazione definitiva di tutto ciò che si era detto nei suoi confronti.
La seconda è che, di conseguenza, per forza di cose, c'è stato un punto di non ritorno e che tutto ciò che riguarda Alonso, di cui si discute quotidianamente, è solo quello che è accaduto dal 2010 in poi. Per tale ragione quando si parla di quale sia stata la sua migliore vittoria in carriera, la più conquistata sul campo e contro ogni avversità, ci si focalizza solo su quello che ha fatto dal momento del passaggio in Ferrari in poi. Quindi non si parla di quelle volte in cui vinceva in Renault con Fisichella che vedeva a malapena la top-5, né di quando riusciva ad essere competitivo in McLaren nonostante tutto il team fosse schierato dalla parte del suo compagno di squadra. Non si parla dei tanto decantati duellihhhh e sorpassihhhh, anche perché parte di questi sono avvenuti a spese dei santihhhh subitohhhh di quei tempi. Risultato: la miglior gara di sempre di Alonso è il GP d'Europa 2012 disputato a Valencia.

Quella gara, oggetto del replay di oggi, può essere definita, a mio parere, in un solo modo: una gara imprevedibile perfetta per la vittoria di un outsider, che però non è stata vinta da un outsider. Fosse stata vinta dall'Olivier Panis di turno si sarebbe detto che era una figata unica. Fosse stata una vittoria in stile Jean Alesi si sarebbe detto che era un perfetto payback per tutte le volte in cui non era riuscito a vincere prima.
Il punto è che Valencia 2012 è una gara vinta da Fernando Alonso e, alla luce delle sue trentadue vittorie, non vedo come si possa affermare che sia stata quella in cui, più che in ogni altra, ha battuto la concorrenza con performance particolarmente epiche e non per effetto delle circostanze.
Vi propongo una breve sintesi di quanto accaduto in quell'evento, a livello di posisioni che contano:
- Vettel parte dalla pole e si invola verso la leadership seguito da Grosjean e da Hamilton;
- Alonso parte da fuori top-ten e passa la prima parte di gara a lottare per la quinta/ sesta piazza;
- a metà gara Vettel ha un vantaggio di circa venti secondi sul secondo, ovvero Grosjean, mentre Alonso è dietro a Hamilton;
- incidente nelle retrovie, entra la safety car, problemi ai box per Hamilton, Alonso adesso gli è davanti;
- al restart Alonso fa un sorpasso su Grosjean portandosi al secondo posto, per poi risalire magicamente in testa quando Vettel resta a piedi da un momento all'altro;
- a quel punto Grosjean si avvicina con insistenza e sembra dargli filo da torcere... poi anche lui stesso resta a piedi;
- Alonso adesso è leader incontrastato e rimane tale fino alla fine della gara.

"Ma Sunshine, non puoi dire che Alonso non si sia meritato la vittoria, che non dovesse essere felice di vincere il suo gran premio di casa e che noi ferraristi non dovessimo essere felici!!!11!!11!!"
Infatti non ho detto niente di tutto questo, ho solo cercato di immaginare cosa sarebbe accaduto se una simile gara fosse avvenuta mentre Alonso era in Renault o in McLaren e se qualcuno a caso tra Vettel, Grosjean e Hamilton fosse stato a bordo di una Ferrari. In tal caso penso che si sarebbe parlato di vittoria per cu*o e non per merito rendendo il mondiale falsato e... guess what? il fatto di idolatare un idolo per ciò che verrebbe duramente contestato a un avversario rientra a pieno tra i "double standard".
Un'osservazione del tipo "è stata una bellissima gara e siamo stati assistiti dalla fortuna che magari ci è mancata in altre occasioni" sarebbe bellissima, ma per come lo si fa passare, sembra che avversari random che si smaterializzano siano qualcosa di dovuto a priori.
Addirittura oggi, nella chat live, ne ho lette di tutti i colori, tra cui gente che si lamentava della SFORTUNA DI ALONSO IN QUELLA GARA e di quanto i suoi avversari (quelli che si sono smaterializzati) fossero stati fortunati in quella gara.
I ritiri di Vettel e di Grosjean sono stati accolti con commenti ai limiti dell'orgasmo e mi è parso addirittura di leggere un elogio al "sorpasso" avvenuto nel momento in cui Alonso superava Vettel mentre questo si stava fermando.
Seriamente, in certi momento mi è difficile capire se sono fuori di testa io oppure se lo sono tutti gli altri!

Non che il resto della gara non sia stato condizionato dai commenti ai limiti dell'imbecillità (non li ho letti sempre di seguito, due ore di quella trafila era decisamente troppo). Poi, come mi aspettavo, nessuno era in grado di ricordare le cose che contano davvero.
Nel senso, è stato notato come Massa non ne avesse combinata una giusta, quel giorno, ma la cosa è stata interpretata nel modo più favorevole alla kausahhhh: Massa guidava una vettura con cui era possibile puntare alla vittoria e questo veniva riconosciuto, ma la sua quindicesima piazza, di colpo, veniva utilizzata per affermare che Alonso vinceva al contempo con una vettura da quindicesima posizione. O è una cosa o è l'altra, non possono coesistere... ma niente.
Poi, alla fine, dopo che Raikkonen aveva già superato Hamilton per il secondo posto, quando Maldonado ha avuto la bella idea di speronarlo, sono partiti i commenti sugli incidenti di Maldonado, il tutto, mentre accanto alla zona dell'incidente avveniva un dramma passato del tutto inosservato.
Fuori Hamilton e Maldonado, erano altri ormai i piloti a lottare per il terzo posto. Accanto alla vettura incidentata di Hamilton si è visto passare una Mercedes seguita da una Force India e da una Redbull. Mentre il mondo si apprestava ad assistere a Schumacher che andava a prendersi il terzo posto, seguito da Webber che ormai si era lasciato alle spalle la suddetta Force India, ci sfuggiva un dettaglio che dovrebbe farci accapponare la pelle. Quella Force India, che per un attimo era andata vicina a farsi servire su un piatto d'argento il gradino più basso del podio, era quella di... Sì, proprio lui, Hulkenberg. #MaiUnaGioia

Sintesi del post di cui sopra: ricordate il Nurburgring 2007, con il sorpasso con contatto di Alonso su Massa e la successiva lite nella sala pre-podio? Ecco, quella è stata a mio parere una vittoria che Alonso ha conquistato molto più sul campo di quella di Valencia 2012, anche se l'ha ottenuta contro una Ferrari. Anche Monza 2007, quando ormai era separato in casa con la McLaren ed è stato in testa dall'inizio alla fine. Però anche lì tra i vari piloti che aveva battuto c'era anche Raikkonen su Ferrari. Per decretare quale sia la migliore vittoria di un pilota, forse sarebbe bene pensare a parametri più oggettivi e chiedersi cosa sarebbe accaduto a "parti invertite".

sabato 16 maggio 2020

GP Germania 2000 e GP Gran Bretagna 2003: Rubens Barrichello vs gli invasori di pista

"Non preoccuparti per quando
ti ritirerai, saprò cosa fare in
presenza di pazzi in pista..."
Corre l'anno 2009 e, mentre la stagione si appresta a involarsi verso gli eventi finali, un vecchio veterano e un giovane ragazzino brufoloso, componenti unici del Comitato degli Avversari di Jenson Button Senza Speranze di Strappargli il Titolo, dibattono dei vecchi tempi.
"Sono fermamente convinto" declama il vecchio veterano, che per convenzione chiameremo Rubens Barrichello, "Che nessun pilota a parte me possa avere mai più l'onore di vincere a bordo di una Ferrari un gran premio caratterizzato dall'ingresso in pista di un invasore fuori di testa."
Il giovane ragazzino brufoloso, che sempre per convenzione chiameremo Sebastian Vettel, riflette per un po', poi osserva: "Secondo me non è impossibile. Penso che se ci fossi io al posto tuo, potrei riuscire anch'io a vincere un gran premio in cui entra in pista un tipo fuori di testa."
Il vecchio veterano non è molto convinto, borbotta qualcosa contro la gioventù che crede di saperne tanto, ma in realtà non sa nulla. La gioventù che crede di saperne tanto l'avrà vinta contro i vecchi veterani quando un tipo deciderà di scattarsi un selfie accanto alle vetture durante il GP di Singapore 2015, ma il 2015 è ben lontano, anche se in realtà questo post è datato 2020. Nello specifico, in questo post, andiamo a parlare del GP di Germania 2000 (visto per conto mio su Youtube con telecronaca tedesca) e del GP di Gran Bretagna 2003 (il rewatch ufficiale di mercoledì sera).

Ci sono momenti in cui tutto ti rema contro e magari ti ritrovi a partire diciottesimo, mentre il tuo compagno di squadra scatta dalla prima fila, secondo accanto a David Coulthard. Sembra questo il triste destino di Rubens Barrichello, a Hockenheim, alla sua prima stagione in Ferrari, al fianco di Michael Schumacher.
Su chi comandi nel team è tutto chiaro, ma ciò non toglie che a volte possono esserci anche momenti di gloria. O di poca gloria, a seconda delle circostanze. Schumacher infatti si ritrova dietro alle due McLaren, quando Mika Hakkinen passa in mezzo ai due piloti che scattavano dalla prima fila. Il Mascellone scozzese si accoda senza grosse difficoltà, mentre dietro si scatena l'inferno: il secondo esponente della stirpe dei mascelloni si allarga, lanciandosi all'inseguimento dei McLaren Bros. Lo fa esattamente nel punto della pista in cui Giancarlo Fisichella sta transitando e pare avere deciso di non frenare per venire incontro alle sue esigenze. Va male per tutti e due: Schumacher colpito al posteriore prende a girare come una trottola, Fisichella che scattava terzo si ritira a sua volta in una via di fuga con la macchina a pezzi, guardandosi intorno con l'aria un po' sconvolta.
L'orgoglio italiano è comunque abbastanza alto, al momento Jarno Trulli è terzo, anche se il mondo si preoccupa dell'assenza dell'unica Ferrari superstite dalla zona punti. Per Rubinho infatti si prospettano alcuni giri di sofferenza dietro quel gruppetto di piloti che possono essere definiti "i vari Jos Verstappen di turno". Tempo cinque giri, comunque, e lo troviamo in top-5, alle spalle di Pedro De La Rosa, che è proprio il compagno di Verstappen. Si prenderà anche qualche soddisfazione in più, destinato a strappare la quarta piazza a DLR e poi a involarsi anche verso il terzo posto, dove si trova prima di fermarsi ai box.

Tutto rimane tranquillo con le McLaren nelle prime due posizioni e senza eccessivi colpi di scena, almeno fino a quando, a poco meno di metà gara, accade l'impensabile: un individuo che indossa un mantello con varie scritte (e si scoprirà essere tale Robert Sehli, un ex dipendente della Mercedes che protesta contro il marchio) sta camminando all'indietro sull'erba sintetica a lato della pista, che poi attraversa.
Viene mandata in pista la safety car mentre il tipo continua ad andarsene in giro in apparenza indisturbato. I vari piloti rientrano ai box, questo rimescola un po' le carte in tavola, troviamo Barrichello adesso dietro a una vettura gialla... Coulthard nel frattempo deve rientrare ai box più tardi e se fosse Bottas sarebbe già cascato il mondo, perché al momento è sesto.
In testa c'è Hakkinen.
Lo seguono Trulli e Barrichello.
Poi c'è De La Rosa, in una quarta piazza che dimostra quanto, in fin dei conti, sia stato più al centro della scena di quanto ricordassimo, nel corso degli anni passati.
Al quinto posto c'è un'altra Jordan gialla, se ci fosse Mazzoni narrerebbe le eroiche gesta di Heinz Harald Frentzen, figlio di un impresario di pompe funebri, di origini spagnole da parte di madre ed ex fidanzato di Corinna Schumacher. Però c'è il telecronista di RTL(?) a cui non importa un fico secco dei fatti privati di Frentzen, che commenta, rincuorato: "era ora".

Tutto rimane tale e quale, escluso un testacoda di Ralf Schumacher e una ruota persa da Alesi - non roba da poco questa, perché entra di nuovo la safety car, dietro alla quale Wurz andrà in testacoda, cosa che per la sua reputazione avrei preferito evitare di scrivere.
Tale e quale comunque la top-6, finché non vediamo, più tardi, una vettura gialla, ma niente paura, è la Minardi del nuessssstro amigo Gené. Nel frattempo una B.A.R. Honda va in testacoda, è quella di Jacques Villeneuve, protagonista durante i motori rotti altrui. Non è il solo che va per prati, lo fanno anche altri, perché la pista è umida, sta iniziando a piovere e tutti iniziano a precipitarsi ai box per passare alle gomme più opportune per la situazione.
Hakkinen va ai box, Trulli anche (e ci tornerà per scontare uno stop and go a un certo punto). I meccanici della Ferrari escono ma rientrano, nel frattempo Rubinho è in testa mentre Coulthard e Frentzen duellano per la seconda piazza, con il Mascellone davanti. Ricardo Zonta è quarto ma verrà mandato ai box a scontare uno stop and go, con Coulthard che abbandona il duello con Frentzen per andare a mettere gomme da bagnato, lasciando Frentzen in balia di Hakkinen, almeno finché non lo vedremo fermarsi anzitempo.

In tutto questo Barrichello tiene botta, in certi tratti di pista si solleva un bel po' d'acqua, in certi tratti l'asfalto è quasi asciutto.
Tiene botta fino alla fine e ottiene la sua prima vittoria in carriera, al cospetto di tutto il team radunato, Michael e Corinna Schumacher compresi, mentre il pubblico sventola bandiere della Ferrari. Vince davanti a Hakkinen e Coulthard, con Button, Salo e De La Rosa che vanno a prendersi le ultime posizioni di una piccola zona punti a sei posti. Si vede fumo arancione farsi largo dalle tribune, eppure Jos Verstappen si è ritirato, mentre Max al momento deve ancora compiere tre anni e probabilmente sta correndo nel soggiorno di casa a bordo di una macchinina a pedali, incitato dalla madre che gli dice: "Max, mi raccomando, quando diventi grande cerca di vincere qualcosa, non diventare un inetto come tuo padre". Verstappino risponde: "Certo, mamma, non voglio farmi ridere dietro, voglio diventare un idolo delle folle, un po' come Barrichello in questo gran premio".
Michael Schumacher si intrufola al parc fermé per andare a pomiciare con il suo compagno di squadra, che viene in seguito festosamente accolto anche dai McLaren Bros, prima di andare sul podio ad asciugarsi le lacrime con una bandiera del Brasile ed essere sollevato dai piloti McLaren a cerimonia terminata, un po' come accaduto anche a Massa e Maldonado nel decennio a venire.

Dal 2000 al 2003, stavolta Rubinho è un pilota decisamente più affermato e considerato, alla luce delle vittorie occasionali degli anni precedenti e dei mondiali costruttori vinti dalla Ferrari. Scatta dalla pole, davanti a Jarno Trulli e Kimi Raikkonen, che hanno molto contro la sua supremazia e infatti lo passano così come se niente fosse relegandolo al terzo posto, seguito dai fratelli Schumacher. Fortunatamente dietro di lui c'è quello che non corre per la stessa scuderia.
Nel frattempo David Coulthard perde pezzi, entra la safety car, la safety car si leva di torno, poi Barrichello riesce finalmente a prendersi la seconda piazza a scapito di Raikkonen.
È un attimo prima della follia più trash a cui la Formula 1 sia mai andata incontro: un tipo fuori di testa sta andando avanti e indietro per la pista, dove *per la pista* intendo proprio quello che ho detto. Indossa una gonna scozzese, un berretto scozzese e della carta svolazzante che si scoprirà essere una Bibbia. Il tipo è infatti un fanatico religioso che risponde al nome di Neil Horan e che nel corso del tempo farà invasione di altri eventi sportivi. Il suo curriculum mi sembra abbastanza preoccupante, ma non sono qui per disquisire di pazzi sconclusionati se non per la loro rilevanza motoristica che, nel suo caso, è destinata a esaurirsi in tempi molto brevi.

Il tipo viene infatti immediatamente bloccato, viene mandata in pista la safety car e vari piloti rientrano in branco. Non lo fanno i due piloti Toyota: siamo di fronte a un inaspettato evento, ovvero la leadership protratta per diversi giri di nientemeno che Cristiano Da Matta, seguito in un primo momento dal compagno di squadra, quell'Olivahhhh Panis che spunta come il prezzemolo in ogni race replay.
Nel giro dei pitstop ci rimette Jarno Trulli, mentre ci guadagnano Kimi Raikkonen e Ralf Schumacher, che si ritrovano davanti al nostro eroe Rubinho.
Niente paura, mentre Raikkonen è a inseguire Da Matta, che resiste in testa alla gara per diversi giri, ma che si leverà di torno per andare a rifornire, Barrichello risale a poco a poco, dopo che anche loro, a loro volta, si fermano per la sosta successiva, approfitta della situazione per attaccarsi al fondoschiena di Iceman. Complice un errore di quest'ultimo, si invola quindi verso la testa della gara, il tutto mentre Michael Schumacher è a lottare per le posizioni basse della zona punti con Fernando Alonso. Risalirà almeno in parte, mentre Alonso si ritirerà più avanti a gara inoltrata per un problema al cambio.
Raikkonen resterà secondo fino a una dozzina di giri dalla fine, quando verrà sopravanzato da Juan Pablo Montoya, che non ho ancora nominato perché evidentemente stava aspettando il momento propizio per dare la sua zampata trionfale.

Niente da fare, a Barrichello devono accadere cose strane anche nei momenti di calma piatta e, mentre la gara va verso la sua fine, proprio all'ultimo giro viene un po' intralciato da una Minardi che ritrova sulla propria strada.
Michael Schumacher arriva quarto, davanti a Coulthard, Trulli (questi due impegnati in un duello tra di loro nelle fasi conclusive), Da Matta e Button, adesso i primi otto prendono punti e il primo a non prenderne è Ralf Schumacher, divenuto irrilevante nel corso della gara.
Questa vittoria di Rubinho non ha l'epicità della prima, ma quella penso sia più o meno irripetibile. Lo vediamo al parc fermé, mentre scende dalla vettura e intanto che è chinato Montoya gli tira una pacca sulla schiena. Poi Montoya si toglie il casco... e non sono abituata per niente a vederlo con i capelli ancora neri invece che brizzolati. Sembra ieri e invece sono passati quasi diciassette anni e alcuni dei pilotini junior di Formula 3 e Formula 4 non erano nemmeno ancora nati.
Schumacher va verso le bilance, stavolta non lo vediamo pomiciare con Barrichello, che da parte sua è già sul podio, ma è circondato comunque dall'ammmmore, a giudicare da come si guardano lui e Montoya.
Anche stavolta sembra in lacrime, ma tutto mi lascia indifferente di fronte a qualcosa di incredibile: laggiù, dall'altro lato del podio, c'è un bimbetto biondo piuttosto giovane. Poi, mentre gli altri piloti stringono la mano ai vari tipi che hanno consegnato i trofei e che se ne stanno andando, il bimbetto ha già portato la bottiglia di champagne alla bocca: se non altro certe cose non cambiano mai!


venerdì 15 maggio 2020

Commento allo split Ferrari/Vettel e all'ingaggio di Sainz per il 2021

One light, two lights, three lights, four lights, five lights, go go gohhhhh, oggi sperimentiamo qualcosa di inedito, perché intendo scrivere un post che abbia il format del Commento Ironico ai Gran Premi, nonostante l'assenza di gran premi, e ho deciso di farlo in relazione allo split Ferrari/Vettel e alle sue conseguenze. Sì, vi immagino mentre dite "ma Milly Sunshine, non hai mai scritto commenti ironici ai gran premi senza gran premio dedicati allo split di altri piloti della Ferrari o di altre scuderie". Grazie al cavolo, ai tempi c'erano i gran premi da commentare, adesso sono tempi di magra, quindi mi devo inventare qualcosa anch'io, tipo rendere onore a ciò che l'emergenza coronavirus ci sta negando. In un'altra epoca, lo split tra Vettel e la Ferrari sarebbe stato annunciato verosimilmente in una conferenza stampa ad hoc, con tanto di Vettel e Binotto che si slinguazzavano promettendosi reciproca stima eterna o cose del genere. Nulla di tutto ciò è stato possibile, quindi ho deciso di renderlo possibile almeno a livello di Commenti Ironici, perché #NoiPossiamo, anche se nel calore e nell'umidità alternate delle nostre case, e perché trovo profondamente ingiusto il fatto che Vettel possa abbandonare la Ferrari senza che uno stuolo di giornalisti gli scassi i cogli*ni in conferenza stampa chiedendogli se sia un ritiro definitivo, pur sapendo che ha intenzione di non rispondergli. Nel senso, l'hanno fatto per gli ultimi due anni in modo casuale, a seconda di cosa passava per la testa agli opinion leader del fantamercato, adesso calma piatta e mentre il mondo dibatte dell'addio di Vettel, lo stesso Vettel se ne sta probabilmente nel cortile della sua tenuta tra le montagne contemplando le pecore al pascolo. Poi, a fatica, le riprende smanettando con lo smartphone e le invia via Wattsapp a Ricciardo, con la didascalia "le mie pecore sono molto più fighe di quelle con cui interagisci tu nelle praterie australiane". La risposta è: "il mondo sta dibattendo di chi tra noi due debba andare a vestirsi da papaya al posto di Sainz qualora questo vada in Ferrari... ti prego, andiamoci entrambi, mandando Trollando Norris alla Brabham sponsorizzata Parmalat, perché Trollando è un trollone, ma tu hai dei deliziosi peli inguinali dorati mentre a lui devono ancora spuntare". Non che ci sia una Brabham sponsorizzata Parmalat in pista, però non ci sono nemmeno le altre vetture, quindi non deve essere tanto diverso...
Adesso, però, basta con le chiacchiere, abbiamo qualcosa di importante di cui discutere e, nello specifico, ripercorrere gli sventurati eventi che hanno condotto Vettel in Ferrari e quelli che l'hanno allontanato dalla Ferrari stessa, con la quale disputerà il solo campionato 2020, qualora questo campionato raggiunga lo status di serie esistente, un giorno o l'altro. Correva la fine del 2014 e un giovane viandante pieno di capelli, poi perduti progressivamente negli anni a venire, gironzolava orientandosi con il filo di Arianna, chiedendo informazioni a un passante:
SV: "Scusi, lei, nonnino, qual è la strada che conduce a Maranello?"
L'anziano passante: "Sei sicuro di volerci andare, bimbo?"
SV: "Sì, certo."
L'anziano passante: "Vai da quella parte, ma io non te lo consiglio."
SV: "Naaaahhhhh, perché dovrebbe sconsigliarmelo? Maranello è una ridente location fatta di eventi positivi e di successo."
L'anziano passante: "Ragazzino, lascia che ti dica una cosa senza che ti offendi, tu sei completamente fuori di testa!"
SV: "Ma il mio sogno d'infanziahhhh è vincerehhhh il mondialehhhh con la Ferrarihhhh!!!11!!111!!!"
L'anziano passante: "Sarai anche giovane, ma mi sembri un po' cresciuto per inseguire i sogni d'infanzia. Ascolta me, vai in Force India, e vedrai che avrai più possibilità di Hulkenberg di andare sul podio."
SV: "Wow, un commento alla mia dipartita da Maranello - non in quel senso - con una citazione colta sulle mancate top-3 di Hulkenberg, vale la pena di andare in Ferrari solo per questo!"
L'anziano passante: "È proprio vero che i giovani di oggi non capiscono un kaiser."
SV: "Come Kyle."
L'anziano passante: "Chi?"
SV: "Uno che trollerà Alonso nel 2019 a Indianapolis. Sento che mi sto eccitando al solo pensiero."
L'anziano passante: "Fai male. Se fossi in te, mi sarei eccitato quando eri accanto a quel bel fustacchione latino di Dani-Smile."
SV: "Ma stava spesso davanti."
L'anziano passante: "Appunto. Sono certo che abbia un cu*o stupendo. Avresti dovuto approfittare della situazione, non ti pare?"
Okay, abbiamo sforato il livello di doppi sensi consentito nella prima fase di un commento, quindi possiamo passare oltre e parlare delle gioie che Vettel ha dato e ha avuto a Maranello...
...
...
...
...error 404, not found. No, va beh, questo è un commento serio (non credetemi, nessun mio commento lo è), quindi direi di stilare la top ten in ordine sparso delle cose positive che ha fatto Vettel in Ferrari:
1) superare le Mercedes al via del GP d'Ungheria 2015 vincendo la gara contro i pronostici;
2) divenire l'erede di Barrichello nella categoria "piloti Ferrari che vincono gare in concomitanza con invasioni di pista di individui svalvolati" a Singapore 2015;
3) riprodurre una scenetta in stile "prova a imparare" con la collaborazione di Kvyat in Cina nel 2016;
4) videobomberare un'intervista di Hamilton in Canada 2016 per convincere Sky Sport Uk ad andare a controllare alla moviola la presenza di due gabbiani che non si sono minimamente spostati al suo passaggio;
5) questa me la stavo quasi scordando perché un ferrarista che vince a Montecarlo è qualcosa di surreale, vincere a Montecarlo nel 2017;
6) farsi scarrozzare da Wehrlein dandogli fiducia nonostante la sua propensione al cappottamento in Malesia 2017;
7) fermarsi alla cazzum nel box della Redbull durante una sessione di prove libere in Brasile 2017;
8) fare mentre era al volante allusioni alle dimensioni del "DRS" nel ritrovarsi "qualcosa di lungo tra le gambe" in Brasile 2017;
9) avere contribuito insieme a Hamilton a partire dal tardo 2017 in poi a far nascere una delle ship più belle di sempre e averlo definito "attraente" invece che "a proprio agio sul circuito del Canada" (e dopo il lost in translation, osservare "è anche attraente, guardatelo");
10) Ungheria 2015, Cina 2016, Germania 2019... tra i suoi risultati si aggiunge anche quello di salire sul podio ogni singola volta in cui ci è salito il suo amichetto Kvyat.
Purtroppo tra le poche gioie che ci ha regalato in questi anni non c'è stata né l'apertura di un profilo Twitter né di un profilo Instagram, però in compenso a un certo punto Hamilton è riuscito a seguire un suo fake. In ogni caso c'è ancora del tempo, speriamo che nasca un suo profilo social entro la fine del 2020 e che inizi a seguire il profilo di Van Der Garde. Anzi, meglio di no, se vedesse quante volte Guido Per il Giardino l'ha tirata a lui e a Verstappino non penso che ne sarebbe soddisfatto (dove l'insoddisfazione non nasce dalle gufate contro Verstappino, ma dal fatto che in genere siano stati gufati in simultanea, il che vista la loro propensione a schiantarsi sistematicamente l'uno contro l'altro anche senza gufate non è stata molto d'aiuto).
Bene, arrivati a questo punto non ci resta che passare oltre e a immaginarci come sarebbe stato l'addio di Vettel alla Ferrari senza l'epidemia di coronavirus.
Tutto sarebbe iniziato con dei proclami a proposito di una conferenza stampa straordinaria indetta dalla Ferrari, con il mondo che si sarebbe scatenato scrivendo del destino del mondo ancora prima di avere la benché minima certezza. Poi, mezza giornata più tardi, sarebbe arrivato il fatidico momento.
SV: "Quel ramo della BMW Sauber che volge verso la Toro Rosso, tra due file non interrotte di piloti usciti in Q1, alcuni vestiti di arancione come Yamamoto, altri con i colori Super Aguri come Davidson, a seconda del destino loro riservato di andare a finire alla moviola, viene quasi a un tratto a condurmi verso la Redbull, tra le polemiche con Webber e il litigare con Alonso, e il ponte che congiunge il mio passato con la mia Devozione(C) per la Rossa rende ancora più sensibile all'occhio la mia trasformazione in un presunto ultrà di Schumacher convinto di potere emulare il suo YdOlO..."
Voce fuori campo: "Scusa, Sebby, neanche Walter Koster la prenderebbe così per le lunghe..."
SV: "Hai ragione, facciamola breve: una volta mentre lucidavo una lampada per avere una scusa per non aprirmi un profilo social in quel momento, ne è uscito un genio che mi ha chiesto di esprimere un desiderio. Io gli ho chiesto se mi poteva far diventare il 'nuovo Schumacher'. Lui mi ha risposto: 'il nuovo Schumacher? cioè Mick? ti accontento subito'... e poi si è dileguato prima ancora che potessi rivolgermi all'ufficio reclami per geni della lampada. Quando sono riuscito a chiamarli, hanno bloccato il mio numero perché scandalizzati dalle mie imprecazioni in una lunga serie di lingue sconosciute perfino a Rosberg. In quel momento mi sono accorto che non avrei mai vinto un mondiale con la Ferrari, però la vodka che Iceman portava ai festini che organizzavamo di nascosto era buona, quindi sono rimasto. Ora che Iceman non c'è più, ma c'è solo quel rompiscatole del Predestinatohhhh, credo che sia giunto il momento di rendermi conto che i miei sogni d'infanzia non si avvereranno mai e scegliere un'altra strada di vita."
Voce fuori campo: "Ovvero il ritiro?"
SV: "Mi riferivo all'eventualità di utilizzare un sacchetto di stoffa lavabile per nascondere la mia identità, invece del solito sacchetto di carta."
Voce fuori campo: "Ma quindi ti ritiri?"
SV: "Sì, mi ritiro da questa conferenza stampa per andare ad abbracciare l'ammmmore della mia vita e a rintanarmi insieme a lui alla toilette a parlare di quanto sia faticoso fare vita pubblica."
Alla toilette, all'incontro con il Prosciuttello:
LH: "Sebby, ammmmore mio, dov'eri?"
SV: "Stavo affrontando una situazione terribile. Perfino peggio di quando ho partecipato a random a una gara virtuale del Trophy Legends insieme a piloti cinquantenni e sessantenni vari."
LH: "È stato così terribile?"
SV: "Sì, uno di loro non appena mi ha visto si è messo a inseguirmi tenendo in mano una frusta. Era Pirro! Trovo tutto ciò inaccettabile, cosa credeva, di essere nella cabina dei commissari?"
LH: "Scusa, ma se siamo in un alternate universe in cui non c'è stata nessuna epidemia e nessun lockdown, perché hai partecipato a una gara virtuale? E poi in quella gara sei arrivato tra gli ultimi, come faceva Pirro a inseguirti?"
SV: "Hai ragione, si tratta solo di un sogno di stanotte. Sono un po' confuso. Dopo l'esperienza agghiacciante che ho appena fatto, convocando una conferenza stampa in cui ho annunciato che lascerò la Rossa a fine anno, ho bisogno di qualcuno che mi consoli e che mi dica che continuerà a volermi bene anche quando non indosserò la tuta rossa."
LH: "Cioè quando sarai nudo? Non preoccuparti, ti voglio bene lo stesso, anche se hai una peluria incolta e ti rifiuti di farti fare la ceretta. Davvero non ti fidi di me come estetista?"
SV: "Hammi, per cortesia, niente proposte indecenti, non dopo che Dani-Smile ha elogiato i miei peli, almeno. Piuttosto fai qualcosa di dolce e abbracciami subito."
LH: "Va bene, ma tu smettila di aggrapparti a quel modo alle mie treccine. E non ruggire come una marmotta assassina del Quebec, sono troppo vecchio per queste cose!"
SV: "Non dire cavolate, nessuno è troppo vecchio per affrontare una sanguinosa marmotta assassina del Quebec. A proposito, chi è che ruggisce? In questo momento non sono stato io."
DR: "Seagulls and gentlemen, start your engines che sono arrivato anch'io."
SV: "Oh. My. Dani. Smile."
DR: "Certo che sorrido, alla fine è stato ufficializzato che sono io il futuro Papaya Man della Formula 1 e lo trovo molto affascinante. Tu, piuttosto, mi deludi, è stato annunciato che il tuo posto sarà preso da un certo fanboy di Alonso."
SV: "Però non dallo stesso Alonso. Il suo fanboy gliel'ha messo in quel posto!"
DR: "Carlito è diventato un bambino grande. Dobbiamo festeggiare. Propongo un evento celebrativo con un sacco di gente...
...
...
...e penso che tutto ciò meriti una sigla." (Cfr. "Le feste di Pablo" - Cara & Fedez)
LH: "Carlito lo faranno santo, quello è il New Fernando, faccio uno shoey caldo, fin troppi spagnoli in Italia, lo diceva Palmer, sì però che pa**e."
DR: "Tu cosa ricordi del weekend? Una penalità per Max in Messico, per il resto un sabato pessimo, trollo qualcuno perché c'ho fame e alla fine mi piace e mi prendo una papaya in prestito con il motore di un marchio tedesco, dammi un passaggio a vedere il tramonto, a piedi con la gara in corso, metto entrambe le scarpe in un cocktail e poi te le bevi in un sorso, devo trollarti di nuovo, vedo Lando e ci volo, non penso sia un problema alla mia età, nato oltre trent'anni fa."
SV: "Non credo più alle vittorie però per tutto il tempo che ho io le inseguirò come Gasly e Albon, voglio i fuochi d'artificio bom bom, stanotte a Singapore, esco fuori dall'auto perché dentro quanta gente c'è, come alle feste di Daniel, come alle feste di Daniel, quanta gente c'è, quanta gente c'è, belle le feste di Daniel."
LH: "Daniel trolla, trolla, trolla e non molla, molla, molla, e il sorriso non gli passa nonostante i f*ck di Massa, c'è un supermercato che non pesa e Leclerc ci fa la spesa, e Sebby è un pacco ma è un gabbiano che sorpresa, per quanto la vita può creare vari traumi Sainz come zerbino ce l'ha solo la Ferrari, gli occhi azzurri turchesi e Jensinho mi pare il mio Seby, lui non è iscritto sui media però te lo giuro che ha un membro mega, necessita di un volante nuovo, c'è Massa là con Rede Globo, non penso sia un problema alla sua età, che gu-fa-ta."
SV: "Non credo più alle vittorie però per tutto il tempo che ho io le inseguirò come Gasly e Albon, voglio i fuochi d'artificio bom bom, stanotte a Singapore, esco fuori dall'auto perché dentro quanta gente c'è, come alle feste di Daniel, come alle feste di Daniel, quanta gente c'è, quanta gente c'è, belle le feste di Daniel, vieni alla festa di Daniel, sono alla festa di Daniel, quanta gente, quanta gente c'è, belle le feste di Daniel."
LH: "e Carlito lo faranno santo, quello è il New Fernando, faccio uno shoey caldo, fin troppi spagnoli in Italia, lo diceva Palmer, sì però che pa**e, sì però con calma, alla Renault gialla c'è un'auto banana, esce fuori dal team perché dentro quanta gente c'è, come alle feste di Daniel, quanta gente c'è, quanta gente c'è, belle le feste di Daniel, vieni alla festa di Daniel, sono alla festa di Daniel, quanta gente, quanta gente c'è, belle le feste di Daniel..."
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...Voce fuori campo: "Oh. My. Feli. Cry. Facciamo finta che tutto ciò non sia mai esistito e riprendiamo a fare qualche considerazione temporale. Martedì 12 maggio è stato annunciato lo split, giovedì 14 sono stati annunciati sia l'ingaggio in McLaren di Ricciardo sia quello in Ferrari di Sainz. Nel frattempo voci di corridoio a proposito di qualsiasi altra cosa si stanno facendo largo e c'è chi sostiene che Vettel andrà in Aston Martin/Racing Point al posto di Perez e che Perez passerà in Renault per prendere il posto vacante."
L'Autrice(C): "Sono i brasiliani che si sono sbizzarriti a questo proposito. Trovo tutto ciò molto epico, se si concretizzasse, per due ragioni, la prima è che in una fan fiction ho scritto a caso che Vettel sarebbe passato a caso alla Pink Panther, la seconda, molto più importante, è che se Checo passasse in Renault ci sarebbe una reunion con Ocon."
Tutti: "Oh my Verstappen crash."
Mi ritengo libera di concordare con loro e dato che questo è un Commento Ironico preferisco evitare di fare osservazioni non fondate, non in un momento come questo, in cui non sappiamo nemmeno se e quando il campionato inizierà. Però una cosa positiva c'è, ed è da un mese ormai che non vengono annullati dei gran premi, ma piuttosto si parla di fare dei doppi eventi per avere un calendario più pieno. nonostante le cancellazioni. Lo colgo come un segnale positivo, sperando di non gufare con le mie osservazioni.