martedì 26 maggio 2020

La breve parentesi motoristica nei primi capitoli di "Io uccido" di Giorgio Faletti

In questo post ci occupiamo di una "contaminazione" motoristica, ovvero di un romanzo in cui l'argomento motorsport non è predominante, ma fa brevemente da contorno alle vicende stesse.
Si tratta di un romanzo piuttosto celebre, ovvero "Io uccido" di Giorgio Faletti. Se anche non l'avete letto, è molto probabile che ne conosciate almeno alla lontana le vicende. Si tratta di un romanzo che ho letto diverse volte, la prima delle quali circa dieci o undici anni fa. L'avevo preso in prestito in biblioteca, anche se sapevo già, in linea di massima, chi fosse il colpevole, visto che ai tempi era un romanzo piuttosto spoilerato.

Parlando seriamente, dal punto di vista letterario l'ho trovato un romanzo piuttosto avvincente, anche se in certi momenti ho notato una certa propensione al divagare (specie in descrizioni di paesaggi, strade e canzoni, di cui una buona parte non strettamente legate alla trama, oltre che di continui accenni al glamour di Montecarlo nel bene e nel male). In altri momenti paga un po' il fatto di essere un romanzo d'esordio, con qualche difetto dei romanzi degli scrittori alle prime armi (infodump nei dialoghi soprattutto: citando un esempio a tematica motoristica, il manager del pilota, parlando con il pilota, nomina un tizio avendo bisogno di specificare che sia il collaudatore del team... ma immaginate un esempio reale: il manager di Schumacher che parlava con Schumacher, quando nominava Badoer, non aveva bisogno di spiegargli chi fosse). Al di là di questo, comunque, sono rimasta abbastanza soddisfatta.

Ironia della sorte, il giorno del mio 23esimo compleanno una mia amica, che non sapeva che avessi già letto quel libro, me l'ha regalato. Era il giorno stesso del GP di Montecarlo del 2011, una curiosa coincidenza.
Perché "Io uccido" è ambientato a Montecarlo e le vicende iniziano all'indomani del gran premio. Il fatto che un personaggio sia un pilota, visto che le vicende iniziano con lui, è stato spesso citato nelle recensioni, anche se, a conti fatti, non ha più importanza delle altre vittime. Solo, è il primo. Anzi, il secondo, perché la prima è la sua consorte, una giocatrice di scacchi.
Spieghiamo le cose così come stanno: il romanzo dura circa 600 o 700 pagine e il nostro caro pilota è già stato soppresso a pagina 50 o giù di lì. Delle pagine che hanno preceduto la sua morte, una buona metà se non di più erano dedicate a uno speaker di Radio Montecarlo (e ai suoi collaboratori), nel cui programma radiofonico il killer chiama per annunciare un imminente delitto.

Comunque, siccome Faletti ha deciso quali vittime devono starci simpatiche e quali devono invece suscitarci ribrezzo (non ci sono molte mezze misure in questo romanzo e ci sono alcuni personaggi che appaiono come ben più disgustosi del killer), e che per farci parteggiare per la giustizia e non per il serial killer bisogna iniziare con delle vittime simpatiche, ci presenta Jochen Welder e Ariane Parker come una coppia affiatata, composta da due persone che suscitano simpatia. Di Ariane scopriamo che è americana da parte di padre e tedesca da parte di madre, che in apparenza non ha molta stima per la propria famiglia, che ha i capelli corti scuri e gli occhi verdi, e viene definita "ragazza". La sua età non è ben specificata, ma penso che si possa stimare tra i venticinque e i trenta. Di Jochen invece sappiamo qualcosa di più (non solo che è di madrelingua tedesca e che sembra portare una barba incolta che viene criticata dalla sua compagna) e, da appassionata di motori, l'ho trovata interessante.

Welder è un ex campione del mondo di trentaquattro anni, ex prima guida di un team fittizio, ex playboy, pronto verso un cambiamento radicale della propria vita. Dopo tante relazioni di poco conto è impegnato in una relazione stabile, non si sente più a proprio agio in pista, le sue performance stanno iniziando a crollare e, seppure non ne abbia ancora parlato con la squadra, il suo obiettivo è ritirarsi alla fine della stagione, ma annunciarlo solo all'ultimo momento per non dovere rispondere a domande continue a proposito del proprio ritiro.
Il suo non essere più visto come all'altezza gli provoca contrasti con il suo team e con il suo manager, quest'ultimo convinto che debba continuare a gareggiare, magari meditando il passaggio in Formula CART (che per qualche motivo viene descritta come una serie meno rischiosa della Formula 1 - l'ambientazione dovrebbe essere fine anni '90/ primi anni '00, non definirei esattamente la CART di quegli anni come meno pericolosa della F1 di quegli anni, quindi o ho interpretato male quel passaggio oppure l'autore intendeva far apparire il manager come ignorante).

Dal punto di vista motoristico, c'è una piccola svista, ovvero un anacronismo in quanto viene citato il fatto che Ariane indossi un pass "della FOCA" invece che della FIA quando è ospite nel paddock durante il gran premio del Brasile dell'anno precedente, mentre vengono citate Ferrari, McLaren, Williams e Jordan (il che mi lascia pensare sempre di più, appunto, a un'ambientazione di fine anni '90)... che poi dovrebbe essere un anacronismo al contrario, perché è qualcosa di passato che viene catapultato nel presente, non il contrario.
A parte questo si parla di prove libere, di test, di warm up e, insomma, quelle venti pagine motorsport-friendly ci sono. Poi Jochen Welder fa una bruttissima fine al pari della sua compagna e di un certo numero di altri personaggi dopo di loro. Dopo la sua uscita di scena, l'argomento motori non sarà più toccato. Però rimane al momento una delle poche parentesi motoristiche che io abbia finora trovato in un romanzo che non è incentrato sull'argomento automobilismo.

Edit - proseguendo nella rilettura, vengono citati gli attentati dell'11 settembre 2001, quindi non siamo negli anni '90 come pensavo, ma intorno al 2002/2003, periodo in cui è uscito il romanzo.

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