giovedì 7 maggio 2020

F1 The Golden Days: GP Europa 2006

Un tempo non c'erano gran premi d'Olanda. Era l'epoca in cui gli olandesi non eleggevano a proprio idolo chiunque ne condividesse la nazionalità, rivelandosi in questo meno patriottici degli indonesiani. Andare in visibilio per Verstappen padre, forse avrebbe avuto un minimo di senso in più che farlo per Haryanto al volante di una Manor, eppure non mi pare succedesse.
Al di là di questo discorso, penso di avervi portati fuori strada, parlando di Verstappen padre. E affermando che un tempo non c'erano gran premi d'Olanda potrei avere dato involontariamente sfoggio a una presunta ignoranza in materia.
Ovviamente so che il GP d'Olanda è esistito in passato, ne ho anche visti alcuni su Youtube, quello che intendevo affermare è che il GP d'Olanda non era cosa esistente ai tempi di cui ho memoria storica, né tempi lontani, né tempi vicini.
Quindi proseguiamo e dimentichiamoci di questo aspetto, passando al secondo. Non parlerò dei tempi di Verstappen padre, ma di quelli venuti diversi anni dopo. Per intenderci, l'epoca in cui all'inizio di maggio non c'erano gran premi d'Olanda, ma un Gran Premio d'Europa magari sì, prima che il Nurburgring sparisse per sempre(?) dalla Formula 1.

Era il 7 maggio come oggi e correva l'anno 2006, l'ultimo anno in cui c'erano due eventi che si svolgevano in Germania, ma questo non è un dettaglio che ci riguardi, se non per considerare che in quattordici anni la Germania è passata da due gran premi stagionali al nulla cosmico nonostante il team di casa abbia vinto gli ultimi sei mondiali.
Non oso immaginare a quali minimi storici potrebbe crollare il GP d'Olanda dopo il ritiro di Verstappen figlio, ma sembrano tempi ancora lontani. Anche quelli in cui si svolgerà effettivamente un gran premio in Olanda, in realtà, sembrano tempi molto lontani, quindi possiamo fare il nostro viaggio nel tempo e tornare al 2006, quando Michael Schumacher ha vinto il suo secondo gran premio stagionale, il secondo consecutivo, dopo quello di San Marino, che era passato più che altro alla storia per uno spettacolare incidente avvenuto nelle retrovie.
Europa 2006 è stato anche il primo gran premio dopo la fine della breve ma intensa carriera di Yuji Ide e, per quanto Ide non ci fosse stato negli anni precedenti e non sia stato particolarmente notevole, dopo avere assistito alla sua venuta, ci dovevamo senz'altro sentire piuttosto spaesati.
Performance e strategia hanno contribuito, nel corso della gara, a far sì che il pilota della Ferrari si procacciasse la leadership a scapito di Fernando Alonso, leader del campionato, campione del mondo in carica, visto ai tempi come favorito per un campionato che avrebbe in effetti vinto, ma non tanto facilmente quanto poteva sembrare in quel momento.

Come da prassi, la gara non la facevano soltanto là davanti, ma c'erano tanti piccoli intoppi, che facevano cadere un pilota dopo l'altro nel dimenticatoio: fuori la Redbull di Coulthard e la Toro Rosso di Liuzzi per un incidente al via, fuori la Williams di Webber per una noia meccanica, fuori per ragioni analoghe anche la seconda Redbull, guidata ai tempi da Klien, poi qualcosa di estremamente pittoresco: Button ritirato per un guasto al motore... e sì, guidava la Honda.
Fuori entrambe le Super Aguri (anch'esse motorizzate Honda) e poi, ritirati per guasti al motore avvenuti nello stesso giro, fuori anche Montoya e Ralf Schumacher, due ex compagni di squadra, che nel 2006 guidavano rispettivamente la McLaren e la Toyota.
Tredici vetture sarebbero arrivate al traguardo, con le Midland nelle ultime due posizioni, subito dietro alla Toro Rosso superstite di Speed. Vi ricordate di Speed, vero?
Erano tempi in cui non bastava entrare in top-ten per portare a casa almeno un misero punto, infatti Trulli (Toyota) e Heidfeld (BMW Sauber), rispettivamente nono e decimo, non ne hanno portato a casa nemmeno uno.
Dalla quinta all'ottava posizione si sono classificati Barrichello (finalmente una gioia per la Honda), Fisichella (ai tempi compagno di squadra in Renault), Rosberg (Williams) e Villeneuve (sì, Villeneuve era ancora in Formula 1, anche se tempo qualche gran premio e sarebbe stato rimpiazzato da Kubica in BMW Sauber).

Tutti questi loschi individui erano ben lontani dalla possibilità di procacciarsi il gradino più basso del podio, mentre in quarta posizione Kimi Raikkonen seguiva piuttosto da vicino la possibilità di rimediare una terza piazza e di conquistare come prezioso riconoscimento una bottiglia di champagne che avrebbe stravolto molto in positivo il senso della sua giornata.
Non era destino che accadesse: il pilota della McLaren ha chiuso la gara al quarto posto, continuando a inseguire da vicino la Ferrari di Felipe Massa, che all'epoca non era un "vecchio pensionato", né era padre di un adorabile bambino protagonista di pittoresche interviste nelle quali afferma che Cristiano Ronaldo sia migliore di Vettel (Italia 2017, se non sbaglio - non è chiaro come sia stato effettuato il confronto ma nemmeno perché sia stata posta una simile domanda). Massa era praticamente un ragazzino, venticinque anni ma sembrava molto più giovane, con la sua aria da bambino e i suoi capelli fluenti, tre quarti dei quali al giorno d'oggi risultano irreparabilmente perduti.
Saliva sul podio per la prima volta in carriera e attribuiva il miglioramento dei suoi risultati alla presenza di un nuovo ingegnere di gara, con il quale si trovava meglio che con quello precedente. Il nuovo ingegnere era Rob Smedley: Rolipe vibes.

All'epoca ero romantica e giovane: non ero neanche ancora grande abbastanza per firmarmi da sola le giustificazioni, anche se lo sarei stata entro la fine dell'anno scolastico.
C'era qualcosa che mi colpiva, in quel ragazzino che, su quel podio, contemplava Schumacher e cercava di imitarlo in ogni sua mossa.
Per la prima volta nella mia vita ho pensato dal profondo del cuore "tu sei il mio pilota" e alla fine è andata proprio così.
Grazie al cielo non ho più diciassette anni e, per fortuna, ogni lato della me stessa di quei tempi sembra essersi quasi volatilizzato. Non capiterà mai più al giorno d'oggi che un pilota possa farmi lo stesso effetto, ne sono certa, e anche se dovesse accadere, prima o poi tornerei con i piedi per terra e capirei di avere preso un abbaglio.
Non so cosa mi abbia attirato in Massa, forse ho sentito una sorta di connessione con lui, prima ancora della consacrazione della tuta verde. C'è qualcosa, di lui come pilota, in cui mi riconosco come persona: un oscillare continuo tra due stati assoluti, quello delle grandi cose e quello della mediocrità, senza raggiungere mai, fino in fondo, nessuno dei due status.

***

Grazie Felipe, per tutto quello che hai fatto per me in questi anni limitandoti a esistere. Anche se ormai le cose sono cambiate e non sono più persona da teen crush, non dimenticherò mai quello che significavi per me.
Per anni ho pensato che un giorno avrei trovato un tuo erede, e credo che a un certo punto sia esistito, ma adesso sei rimasto solo tu, e da tanti anni nella cartella bozze della mia casella di posta c'è salvata la parodia che posterò il giorno in cui - si spera - vincerai di nuovo una gara in qualche serie.

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