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lunedì 16 giugno 2025

Formula 1 2025: #10 Commento al Gran Premio del Canada // bonus vittoria Ferrari a Le Mans... in Kubica we trust!

15.06.2025 // Sono passate solo due settimane dalla fine del triple header Imola/ Montecarlo/ Spagna, c'è ancora qualcuno che si lamenta del fatto che a Montecarlo non si sorpassa e non ha vinto una Ferrari quest'anno quindi dovrebbe essere rimossa dal calendario, mentre c'è chi si lamenta - giustamente, non lo metto in dubbio - del calendario 2026. A questo proposito vorrei tuttavia segnalare che c'è indignazione per le SoVrApPoSiZiOn1, una delle quali tra il gran premio spagnolo e la 24 Ore di Le Mans. Però, mentre c'è già chi si è messo avanti con i lavori lamentandosi del fatto che tra un anno si correrà in Spagna quando in contemporanea si gareggerà a Le Mans, non ho sentito nessuno lamentarsi del fatto che in questo fine settimana ci sia stata una SoVrApPoSiZiOn3 tra la 24 Ore di Le Mans e il GP del Canada. Anzi, dirò di più, non ho mai sentito nessuno lamentarsi di quando era successo in occasione di altre edizioni del GP del Canada. E prima che mi facciate notare che quando partiva la gara di Montreal quella di Le Mans era già finita, vorrei ricordare che l'Appassionato Generico è quello che declama che sia obbligatorio guardare ogni singola sessione di prove libere. Vogliamo dedurre che sia tutto un bluff e che in realtà l'Appassionato Generico non veda neanche le qualifiche? Questo spiegherebbe perché non sia disturbato dal fatto che si svolgano in concomitanza con la 24 Ore.
Tra gli argomenti di discussione, nel frattempo, ci sono state le teorie del kompl8 su Lance Stroll, con storie strane a proposito del fatto che si sarebbe rotto una mano picchiando qualcuno per poi affermare che fosse effetto dell'infortunio di due anni fa. Specie su Zuckerbook i commenti non si sono sprecati, naturalmente, e a questo punto vorrei soffermarmi un attimo a fare una piccola riflessione, perché obiettivamente certe storielle trite e ritrite hanno anche rotto un po'. Se vogliamo essere obiettivi, Strollino non è sicuramente uno dei piloti più performanti che la Formula 1 abbia mai avuto. Tuttavia potrei nominare almeno una dozzina di piloti ugualmente non troppo performanti che hanno gareggiato in Formula 1 negli ultimi dieci anni. Se andassi più indietro nel tempo, ne troverei anche di gran lunga peggiori. Sicuramente il fatto che suo padre possieda un team ha prolungato la sua permanenza in Formula 1. Quei piloti ugualmente non troppo performanti sono usciti di scena molto più in fretta di Stroll, venendo rimpiazzati una o due stagioni più tardi da piloti spesso loro analoghi.
Strollino, inoltre, non è che ispiri troppa simpatia, né si impegna minimamente per fare ciò che piace al pubblico, ovvero circondarsi di cani o gatti e pubblicare centinaia di loro foto tramite profili social. Anche andando a cercare le poche volte che ha fatto parlare di sé per ragioni diverse dall'essersi fatto comprare un team, non si trovano grosse possibilità di impressionare positivamente il grande pubblico. Ricordo a titolo di esempio quando sbandierò ai quattro venti di non avere imparato niente da Massa, suo primo compagno di squadra. Considerando che Felipe è stato in Formula 1 per sedici anni senza doversi comprare una squadra, non è stata esattamente una grande perla di saggezza. Probabilmente, oltre a non essere un genio in pista, non lo è neanche fuori. O magari l'essere arrivato così in alto a soli diciotto anni l'ha messo in mostra nella sua immaturità. Al di là di tutto, però, trovo estremamente sgradevole che il popolo dei social scriva 24/7 dei post ai limiti del cyberbullismo nei suoi confronti. Peggior pilota di sempre... ma siete seri? Non sorride mai quindi dovrebbe ritirarsi perché non è soddisfatto... per caso vi drogate? Pessima persona perché gli unici amici che ha tra i piloti sono Mick Schumacher, che è figlio di Michael Schumacher quindi ha ottenuto volanti che non meritava e di conseguenza è una pessima persona di default, ed Esteban Ocon che ha fatto a ruotate con Alonso in passato e sperava di andare a finire in Mercedes, quindi è non solo una pessima persona, ma anche un kriminalehhhh di guerra. Sinceramente non mi sembra normale fare considerazioni personali così forti su personaggi che mettono in mostra poco della loro persona, ma soprattutto, non siamo in una soap opera, perché dobbiamo giudicare i piloti per i loro legami personali? Non mi risulta che sia mai stato coinvolto in grosse controversie con altri, magari semplicemente certe persone non si frequentano perché non hanno ragioni valide per farlo. La critica argomentata ci sta, ma scandagliare la vita privata di un pilota che NON mette in piazza la propria vita privata per attaccarlo gratuitamente mi sembra decisamente fuori luogo. Tra parentesi, si parla tanto di very uominy. La mia domanda è: un Vero Uomo(C), come dovrebbe essere l'Appassionato Generico, non ha niente di meglio da fare che trascorrere le proprie giornate insultando un pilota perché ha i big money?

È sabato sera e who kers della SoVrApPoSiZiOn3, neanche fosse Montmelò o Madrid, in Canada tutto è concesso, specie quando la TV dei povery manda in onda le qualifiche in tarda serata e subito ci ritroviamo con i Vanzené. Quando ho acceso la televisione, il Vanz ci stava avvisando di tenere d'occhio le Williams, perché erano in grande spolvero. Le abbiamo viste solo quando 1) ad Albon si è scoperchiata mezza macchina e ha riversato pezzi in pista al punto da necessitare una bandiera rossa, 2) Sainz è uscito in Q1 verosimilmente imprecando contro un impeding di Hadjar.
A proposito di uscite in Q1, ciascun pilota uscito è stato commentato con un nuovo tormentone vanziniano: "notte fonda". Ma che ne sanno i duemila delle "melme della bassa classifica" e di "Buemi va all'inferno". Frattanto Colapinto passava oltre e, nell'attesa di essere traghettato al girone degli usciti in Q2, sfiorava muretti con una foga tale da permettere al Vanz di darsi alle urla, le quali si sono immediatamente placate, perché un ben più grosso problema era alle porte: la "mega-scia" (cit.) che Tsunoda avrebbe dato a Verstappen prima di essere retrocesso di dieci posizioni per non avere rispettato una redflag nelle prove libere. Per fortuna è uscito in Q2, quindi questo tormentone è finito.
A onore di cronaca, Albon è passato in Q3, ma è corretto dire che non si è visto, perché non è stato inquadrato né menzionato, e questo neanche nella stessa Q3, perché c'era da urlare 1) in concomitanza del "tempo mostruoso di Piastri", 2) tutte le volte che tale tempo è stato battuto, 3) quando Leclerc ha fatto un errore che gli ha impedito di fare un tempo rilevante.
Alla fine l'ha spuntata Russell che si è visto conferire il marmottino d'oro. Anzi, il marmottino di PLATINO! Alle interviste post-qualifiche c'era Jacques Villeneuve che a quanto pare alterna da anni periodi di rasatura a periodi di chioma fluente (si fa per dire) tinta di biondo platino. Era in versione con i capelli e al suo microfono Russell si è lasciato andare a dichiarazioni tipo: "naaaahhhh, io e Verstappen siamo amici, non ho preoccupazioni per domani" per poi terminare considerando "io ho più punti sulla superlicenza da potermi giocare".

Fine della SoVrApPoSiZiOn3 di cui nessuno si è preoccupato, forse perché nessuno stava guardando le qualifiche. Oppure perché era una sera del weekend, quindi molti appassionati che non si perdono neanche una sessione erano al pub a sbevazzare come dei Kimi Raikkonen qualsiasi invece di guardare o la 24 Ore o le qualifiche.
Nel corso della giornata, tuttavia, si sono ricordati che esistono le gare importanti, ovvero quelle in cui vince la Ferrari, e che se volevano preoccuparsi di una gara importante non potevano aspettare la sera canadese. Robert Kubica, nel frattempo, si è ricordato che, pur essendo gialla, la Ferrari 83 di AF Corse è pur sempre una Ferrari, ed è stato il primo a tagliare il traguardo della 24 Ore, procacciandosi una gloriosa vittoria insieme ai co-driver Yifei Ye (che l'indomani - cioè oggi, dato che sto pubblicando il commento di lunedì - ha compiuto venticinque anni) e Phil Hanson.

Domenica sera - fuso orario europeo - questo è l'ordine con cui i piloti si sono schierati sulla griglia di partenza alle 20.00 ora italiana, solo un'ora e mezza di ritardo sulla TV dei povery: Russell, Verstappen, Piastri, Antonelli, Hamilton, Alonso, Norris, Leclerc, Albon, Colapinto, Hulkenberg, Hadjar (9°+3 per impeding), Bearman, Ocon, Bortoleto, Sainz, Stroll, Tsunoda (11° +"10" per mancato rispetto bandiera rossa), Lawson (19°, dalla pitlane per sostituzione componenti motore), Gasly (20°, dalla pitlane per sostituzione componenti motore).
Al via della gara Russell ha mantenuto la posizione nei confronti di Verstappen, mentre Antonelli ha strappato la terza piazza a Piastri. Non sono successi altri cambiamenti degni di nota nella top-ten, almeno finché diversi giri più tardi Norris e Leclerc, che erano partiti sulle hard invece che sulle medium, hanno superato Alonso. Nelle prime battute, invece, Albon era andato per prati rientrando come una palla da bowling riuscendo per fortuna a evitare tutti gli altri piloti e viceversa, e limitandosi a perdere qualche posizione.
I piloti sulle medium, cioè la maggior parte di quelli partiti in posizioni rispettabili, si sono fermati abbastanza in fretta, a parte Albon che a un certo punto andava ai due all'ora venendo superato da tutti e molto tempo dopo il pitstop si sarebbe ritrovato ultimo imprecando alla radio fino al momento in cui non si sarebbe ritirato per un guasto al motore(?) parcheggiando ben lontano dalla pista. Russell, Verstappen, Antonelli, Piastri e Hamilton hanno mantenuto le posizioni, ma Norris e Leclerc erano 1/2 non essendosi ancora fermati.
Poco dopo un terzo di gara, Leclerc è stato superato da Russell e da tutte le sue -L per poi fermarsi pochi giri dopo, seguito un giro più tardi da Norris che diversamente da Leclerc di nuovo sulle hard è passato invece alle medium. I due si sono ritrovati 5/6 quindi entrambi hanno overcuttato Hamilton, il tutto mentre Leclerc citofonava al box chiedendo perché l'avessero fatto fermare ai box. C'era comunque chi era messo peggio, tipo Tsunoda che subiva un sorpasso da Alonso, e non sarebbe stato l'unico sorpasso subito nel corso della giornata.
Il secondo giro di soste ugualmente non ha cambiato le posizioni tra i piloti della top-7, nonostante Norris e Leclerc fossero su diverse finestre di pitstop. Nel frattempo c'era gente tipo Ocon e Sainz che ancora non aveva fatto una sola sosta... si sarebbero fermati a gara ormai molto inoltrata, quando a nessuno importava un fico secco di Ocon e di Sainz, perché nel frattempo si stava accendendo la lotta per il gradino più basso del podio.
Ammetto che questo momento è stato un po' traumatico, neanche tanto perché temessi che i cavalieri color papaya strappassero la terza piazza ad Antonelli, ma soprattutto perché mi stava scoppiando la vescica e non volevo allontanarmi dalla TV per andare in bagno. Il sollievo perché Piastri e Norris duellavano tra di loro anziché infastidire il bambino non è servito a diminuire il mio bisogno di recarmi alla toilette, ma ho resistito finché Norris non ha messo fine al duello tamponando Piastri per poi andare a fracassarsi contro le barriere. A questo proposito vorrei ringraziarlo cordialmente, perché era da venti minuti che il Vanz andava di lungo chiedendosi quando i McLaren Bros sarebbero venuti a contatto, e il suo incidente è servito a mettere fine a questo tormentone già sul nascere.
Piastri non ha riportato danni, è entrata la safety car, sono andata in bagno e quando sono tornata in cucina c'erano Russell e Verstappen che inveivano alla radio ciascuno contro presunte irregolarità dell'altro.
Eravamo ormai agli sgoccioli quindi, a parte qualche sosta ai box mentre i piloti passavano per la pitlane alle spalle del sommo Bernd Maylander, non è cambiato niente. Antonelli è salito sul podio, prima di tornare a Bologna dove in settimana dovrà iniziare l'esame di maturità.


RISULTATO: 1. George Russell (Mercedes), 2. Max Verstappen (Redbull), 3. Kimi Antonelli (Mercedes), 4. Oscar Piastri (McLaren), 5. Charles Leclerc (Ferrari), 6. Lewis Hamilton (Ferrari), 7. Fernando Alonso (Aston Martin), 8. Nico Hulkenberg (Kick Sauber), 9. Esteban Ocon (Haas), 10. Carlos Sainz (Williams), 11. Oliver Bearman (Haas), 12. Yuki Tsunoda (Redbull), 13. Franco Colapinto (Alpine), 14. Gabriel Bortoleto (Kick Sauber), 15. Pierre Gasly (Alpine), 16. Isack Hadjar (Racing Bulls), 17. Lance Stroll (Aston Martin), 18. Lando Norris (McLaren), Rit. Liam Lawson (Racing Bulls), Rit. Alexander Albon (Williams).

Vorrei segnalare che, tra i tormentoni del giorno, c'era quello secondo cui in linea teorica Leclerc era in lotta per il podio. Hamilton nel frattempo accusava dei non meglio precisati problemi. Mara Sangiorgio è stata sguinzagliata ai box per scoprire di cosa si trattasse, senza portare informazioni in proposito. Io non ho potuto fare a meno di pensare a certi gossip che giravano sui social in passato secondo cui starebbe/ sarebbe stata insieme a un certo polacco di Brescia vincitore della 24 Ore di Le Mans. Si sarebbe scoperto successivamente che Hamilton aveva investito una marmotta con danni alla vettura, ma soprattutto alla marmotta. :-((((



mercoledì 11 giugno 2025

Circuit de la Sarthe, 11.06.1955 h.18.26

11 Giugno 1955 // sembra un normale sabato pomeriggio, a Le Mans sta per scattare la 24 Ore, che sembra potersi decidere tra Ferrari, Mercedes e Jaguar. Nessuno può immaginarlo, ma in questo giorno di settant'anni fa la storia del motorsport cambierà per sempre. Nel corso della terza ora, infatti, avverrà il più grave incidente della storia dell'automobilismo, che porterà con sé, oltre che un numero spropositato di vittime, anche la consapevolezza che molte cose sono da cambiare.
Dopo una leadership iniziale della Ferrari guidata da Eugenio Castellotti, la Jaguar di Mike Hawthorn si trovava in prima posizione seguita dalla Mercedes di Juan Manuel Fangio mentre ci si avviava al termine del primo stint. Vedendo il segnale del suo box di rientrare, Hawthorn si è mosso verso la direzione della pitlane, che ai tempi non era in una zona protetta da misure di sicurezza.
Sopraggiungeva la Austin Healey guidata da Lance Macklin, il quale ha frenato per evitare il contatto con Hawthorn. Pierre Levegh, che arrivava a bordo di una Mercedes, non è riuscito invece a evitare l'impatto con Macklin.

Il contatto ruota anteriore contro retrotreno ha fatto spiccare il volo alla Mercedes, che è stata sbalzata sugli spettatori e si è schiantata sulla bassa barriera di protezione, aprendosi in due, prendendo fuoco e riversando sul pubblico detriti ingombranti.
Il pilota è morto sul colpo e con lui sono morti più di ottanta spettatori, c'è chi dice ottantuno (pare essere il numero ufficiale riportato ai tempi), chi invece parla di ottantatré. Oltre ai deceduti, circa centoventi altre persone sono rimaste ferite.
Tra le versioni più accreditate del perché la gara sia proseguita regolarmente senza neanche un accenno di bandiera rossa, oltre a quelle commerciali ce n'è anche una estremamente pratica: se la gara fosse stata sospesa anzitempo, il pubblico si sarebbe allontanato lasciando il circuito e questo avrebbe intasato le strade circostanti, rendendo più difficile l'accesso dei mezzi di soccorso.
La corsa è quindi proseguita. Erano gli anni '50 e le notizie non correvano veloci quanto adesso. Pare che la stessa Mercedes non fosse a conoscenza di quanto devastante fosse stato l'incidente per il pubblico e che sia stato il pilota John Fitch, che avrebbe dovuto alternarsi al volante con Levegh, a informare la squadra del numero già elevato di vittime accertate, dopo averlo scoperto recandosi a telefonare ai familiari in America, per informarli di non essere coinvolto nell'incidente, qualora la notizia fosse arrivata oltreoceano.

Il team principal della Mercedes, convinto che sarebbe stato un disastro mediatico proseguire la gara, ha atteso che i vertici della squadra, dalla sede di Stoccarda, decidessero cosa fare. Il ritiro è stato deciso nel corso della notte, quando la vettura sulla quale si alternavano Fangio e Stirling Moss era al comando.
Pare che Mercedes avesse chiesto a Jaguar di ritirarsi a propria volta, ma che Jaguar abbia rifiutato. In una piovosa domenica mattina, Hawthorn ha così vinto la gara insieme al compagno di squadra Ivor Bueb, con cinque giri di vantaggio sulla Aston Martin di Peter Collins e Paul Frère.
Hawthorn ha ricevuto critiche per il suo presunto brusco taglio di strada a Macklin nel rientrare in pitlane, mentre pare che Mike in seguito abbia accusato Macklin di avere innescato l'incidente e che questo gli abbia fatto causa. Altre scuole di pensiero tacciavano Levegh di essere troppo avanti con gli anni e non abbastanza competente per disputare una gara come la 24 Ore di Le Mans, dove a onore del vero aveva già gareggiato in diverse occasioni.

La verità più lampante, tuttavia, è che se una vettura spicca il volo e si schianta sopra agli spettatori, con oltre ottanta morti, dovrebbe essere altro a saltare all'occhio, piuttosto che la presunta manovra azzardata di questo o dell'altro pilota.
Il tracciato sul quale si gareggiava non aveva subito modifiche, negli ultimi trent'anni, ma le vetture erano molto più veloci di quelle degli anni '20. I box non avevano una corsia dove le auto potessero rallentare, mentre il pubblico si trovava praticamente a lato della pista, senza alcuna effettiva protezione.
Che ci fossero problemi generali di sicurezza è stata una conclusione pressoché unanime, tanto che molti stati hanno vietato le corse automobilistiche su circuito finché questi non fossero stati resi più sicuri. Per tale ragione, alcuni gran premi previsti per il mondiale 1955 di Formula 1 sono stati cancellati. Il divieto di più lunga durata è perdurato fino al 2022 in Svizzera, anche se alcuni anni prima era stata fatta una deroga per le auto elettriche, tanto che si era disputato un evento del campionato di Formula E.
Mercedes, inoltre, che già pianificava il ritiro dalle competizioni motoristiche, ne ha accelerato i tempi, abbandonandole per effetto dell'incidente di Le Mans e rientrandovi soltanto verso la fine degli anni '80.



domenica 8 giugno 2025

"Adrenalina Blu, la leggenda di Michel Vaillant": quando cinema, fumetto e motorsport si fondono

Ho scoperto questo film nel 2012/2013 e l'ho visto alcune volte, in passato, ma era da parecchio tempo che non lo rivedevo. Ho deciso di riguardarlo adesso, per due ragioni principali: la prima accertarmi se il mio giudizio di un tempo sia ancora valido, la seconda raccontarvelo.
"Adrenalina Blu, la leggenda di Michel Vaillant" è un film francese del 2003 tratto liberamente dal fumetto Michel Vaillant e contiene alcune riprese girate alla 24 Ore di Le Mans del 2002. La vicenda inizia con un incubo della signora Elisabeth Vaillant, nel quale il figlio Michel, gareggiando a Le Mans con la vettura color blu francese del team di famiglia, resta coinvolto in un grave incidente con un'auto rossa numero 13, del team Leader, storico avversario del team Vaillant, e resta intrappolato tra le fiamme.
Il team Vaillant, al momento, non è impegnato in endurance e Michel è impegnato in un rally sul ghiaccio, nel quale in combutta con i suoi compagni di squadra rallentano deliberatamente l'avversario Bob Cramer, il quale, in seguito, a una premiazione minaccia il navigatore di Michel, un certo David Wood, irlandese, sposato con la rallista Julie. Alla suddetta premiazione, Steve Warson, il fedele zerbino americano di Michel, si mette a flirtare con un'altra rallista, la belga Gabrielle Spangenberg.
Poco dopo, Michel si reca in visita ai suoi familiari, in cui suo padre gli comunica che, grazie a un accordo con la Peugeot, avranno un motore per Le Mans nella squadra gestita dal fratello maggiore di Michel. Poco dopo viene annunciato che il team Leader, assente da anni dalle competizioni motoristiche, farà il proprio ritorno in gara proprio a Le Mans, sotto la guida di Ruth Wong, la figlia del defunto e disonesto fondatore, e che ha accettato di gareggiare con il numero 13, mettendo in tavola tutti gli elementi che renderebbero possibile il realizzarsi dell'incubo della signora Elisabeth.
David Wood, nel frattempo viene scelto come uno dei compagni di squadra da Michel a Le Mans, ma durante una gara di rally, dopo avere accusato problemi con la macchina ed essere stato speronato da Cramer, esce di strada insieme al proprio navigatore, che esce illeso dall'incidente. David, invece, dopo essere riuscito a uscire dalla vettura, muore nell'esplosione della stessa. Al funerale, il gioco di sguardi tra Michel e la signora Julie fa intuire un possibile coinvolgimento sentimentale tra i due, dato che il film è iniziato da appena mezz'ora e proseguirà per un'altra ora e dieci.
Dato che siamo in un universo in cui la 24 Ore di Le Mans pare essere disputata interamente da piloti di rally, Michel convincerà il fratello team principal Jean-Pierre, a ingaggiare Julie come rimpiazzo per David. Schiereranno quindi due vetture, una guidata da Michel, Julie e il navigatore italiano di Wood, mentre sull'altra macchina ci saranno Steve, Michel e un giapponese.

Nel periodo che passa in attesa della 24 Ore, come facilmente prevedibile cresce la vicinanza tra Michel e Julie. Come ugualmente facilmente prevedibile abbiamo delle avvisaglie in cui scopriamo che la signorina Wong del team Leader è la kattivahhhh di turno, che Cramer corre per lei e che la macchina esplosa di Wood era stata sabotata. Nel frattempo c'è chi tenta di impedire la partecipazione del team Vaillant a Le Mans causando un incidente al camion della scuderia che trasporta le macchine per le qualifiche.
In una scena trashissima, ovviamente, le vetture verranno guidate su strada in direzione del circuito scortate da un elicottero, fermandosi peraltro da un benzinaio. La reazione della signorina Ruth nel vedere le macchine arrivare in pista lascia intendere che non ne sia soddisfatta e infatti ordina subito dopo alla sua assistente di trovare un modo per impedirne la partecipazione. Questa tenta un nuovo sabotaggio, ma viene colta sul fatto da Steve.
La notte prima della gara, Ruth Wong seduce il pilota americano e va a letto con lui per procurarsi un alibi, mentre la sua assistente rapisce Henri Vaillant, padre di Michel e Jean-Pierre. Ruth informa Michel che suo padre morirà, a meno che il team Vaillant non accetti di essere deliberatamente sconfitto da Leader alla 24 Ore.
Quando manca poco più di mezz'ora al termine del film, inizia la gara. Nessuno sa del rapimento del signor Henri, a parte Michel e Steve, i quali in attesa di delineare un piano per scoprire dove si trovi, hanno una guida estremamente attendista, al punto che Michel perde deliberatamente la leadership conquistata azzeccando il timing corretto per il passaggio alle gomme da pioggia durante un'acquazzone. Nel corso della notte, Michel confida a Jean-Pierre l'accaduto e, dopo essersi fatto sostituire al volante da Julie che si spaccia per lui, scopre che il padre è rinchiuso in uno stabile accanto al circuito.
Sorpreso dall'entourage di Ruth, viene rapito a propria volta e costretto a guidare al posto di Cramer, rimasto ferito dopo che un piccione l'ha colpito sul casco. La Wood gli comunica che adesso, per rivedere vivo il signor Henri, deve spacciarsi per Cramer e vincere la gara.
Nel frattempo, poco prima che inizi lo stint in cui Julie si spaccerà per Michel, uno dei compagni di squadra di Cramer la raggiunge e, vedendola con il casco di Vaillant in testa, la scambia per lui e lo mette in guardia da Cramer, riferendo che a suo tempo ha sabotato la macchina di David.
La signora Elisabeth giunge nel box e chiede dove sia il marito, così Jean-Pierre si inventa una scusa. Frattanto, correndo al posto di Michel, decisa a vendicare il marito, Julie giunge a ridosso della leader numero 13, che crede guidata da Cramer e inizia a penderlo a sportellate, nel tentativo di farlo uscire di strada. Dopo numerosi contatti, le due vetture hanno un violento incidente, la Vaillant si è ribaltata e la dinamica è stata tale e quale a quella del sogno della signora Elisabeth.
Michel tira fuori Julie dalla macchina prima che questa esploda, poi si reca insieme a Steve e alla stessa Julie nell'edificio in cui suo padre è rinchiuso. È ormai giorno inoltrato quando riescono a liberarlo. L'entourage della signorina Wong, tuttavia, inizia a sparare e Steve riceve un colpo a un braccio proprio quando dovrebbe tornare sul circuito e prendere parte all'ultimo stint di gara, sostituendo Gabrielle.
Al momento c'è un testa l'altra Leader, che nessuno si è filato di striscio per tutto il film, ma la gioia di Ruth dura poco, non solo perché la macchina ha problemi, ma anche perché si ritrova davanti il signor Henri nel paddock. Intanto Michel scende in pista spacciandosi per Steve, si trova in seconda posizione e si lancia all'inseguimento della Leader superstite, forando però nelle fasi conclusive.
Pochi metri prima del traguardo la Leader ormai prosegue ai due all'ora emanando fumo e ammutolendosi. Il pilota scende e tenta di spingerla fino al traguardo, mentre la signorina Ruth inveisce contro di lui, mentre la Vaillant con una ruota a terra, riesce a portare a termine la gara vincendola. Sceso dalla macchina, Michel si rifugia in un bagno dove si scambia di nuovo di posto con Steve, il quale sale sul podio insieme a Gabrielle e al giapponese. Mentre questo festeggia con lo champagne, Steve e Gabrielle limonano, mentre Michel e Julie si abbracciano sotto al podio.

Il giudizio che posso dare è quello di chi ha visto il film senza avere mai letto il fumetto. Non posso sapere, quindi, se la trama sia in linea con questo. Mi auguro di sì, non per altro, ma perché la storia, di per sé, è molto fumettistica. Michel è un pilota che vince su qualsiasi macchina e in qualunque categoria, sempre seguito dai suoi fedeli gregari. Il mondo delle corse è nettamente diviso in buonihhhh vs kattivihhhh, dove i buoni sono quelli che hanno come unico obiettivo la vittoria di Michel (o più in generale, amici e parenti) e i kattivihhhh sono pronti a qualsiasi azione, generalmente in netto contrasto con il codice penale, pur di ottenere il proprio scopo, al punto da rapire i parenti degli avversari e minacciare di ucciderli se non saranno soddisfatti del risultato finale. Una simile trama può essere accettata solamente se si accetta di essere in un mondo fumettistico e non nel mondo reale.
L'innalzarsi della tensione, in corso d'opera, mi è piaciuto, così come ho apprezzato il sogno premonitore e l'escamotage con cui questo sia stato tradotto in qualcosa di concreto. Mi sembra tuttavia che, nel vedere tutto dal punto di vista dei protagonisti, o al massimo dei krudelihhhh antagonistihhhh, si sia perso per strada quello che potrebbe accadere nella realtà se le due macchine che occupavano la prima e seconda posizione uscissero di pista prendendo fuoco dopo una serie di contatti multipli. Mondo reale o fumetto che sia, mi sembra che certi aspetti siano rimasti senza una conclusione.
In sintesi, a rivederlo adesso il film mi è piaciuto, anche se probabilmente non lo metterei in una classifica dei miei film preferiti, come invece avrei fatto ai vecchi tempi. A mio vedere si tratta di un prodotto assolutamente godibile, a condizione di accettare l'idea che siamo in un fumetto e, di conseguenza, possono accadere cose che nel nostro mondo sarebbero assolutamente ridicole, oppure prive di logica.

lunedì 17 giugno 2024

Riflessioni del lunedì sulla 24 Ore di Le Mans

Ieri la Ferrari ha vinto per la seconda edizione consecutiva la 24 Ore di Le Mans... ma non con la vettura gialla non ufficiale, uno dei cui piloti era Robert Kubica e che era in testa sabato sera verso mezzanotte quando sono andata a letto. Nel corso della nottata ha ricevuto penalità per incidente e più tardi, nella giornata di domenica, un ritiro per problemi tecnici ha messo fine alla sua gara. Non ha vinto nemmeno la 51, quella della scorsa edizione, guidata da Antonio Giovinazzi, James Calado e Alessandro Pier Guidi, che ha chiuso sul gradino più basso del podio precedendo di poco più di un secondo la Porsche numero 6 guidata Kevin Estre, André Lotterer e Laurent Vanthoor. È stata piuttosto la 50, che ha tagliato il traguardo con Nicklas Nielsen al volante e con cui si erano alternati Antonio Fuoco e Miguel Molina.
Il finale è stato scoppiettante: la Ferrari numero 50 aveva un vantaggio di mezzo minuto sulla Toyota numero 7 di Nyck De Vries, Kamui Kobayashi e José Lopez, ma l'incognita del carburante: erano in due diverse pitstop window e non è stato chiaro fino alle ultime battute se la Ferrari, che aveva rifornito molto prima della Toyota, potesse arrivare al traguardo gestendo il carburante residuo.
Ce l'ha fatta, Nielsen aveva circa quattordici secondi di vantaggio, quando ha preso bandiera a scacchi, alle 16.00 di ieri pomeriggio.




Bilancio finale: circa sette ore viste sabato e indicativamente tre ore viste domenica, di cui interamente l'ora conclusiva, per un totale di dieci ore, diciamo che quest'anno mi sono data da fare, vedendo una buona parte dell'azione (specie considerato che nella notte/ primissima mattinata ci sono state diverse ore di safety car per via della pioggia).

sabato 15 giugno 2024

Riflessioni di mezzanotte guardando Le Mans

Ieri alle 17.30, quando sono tornata a casa dal lavoro (al venerdì finisco un'ora prima), ho notato con grande sorpresa la fine del "sabotaggio". A cinque esatte settimane di distanza dall'incendio al ripetitore, questo pare essere stato aggiustato, dal momento che finalmente mi è stato riconcesso il lusso di avere sul telefono il 4G in tutte le stanze, invece di dovere stare appollaiata accanto alla finestra della camera da letto per vedere la luce del segnale. Nonostante ciò, solo ieri non avrei pensato che oggi sarei andata a cercarmi profili che stessero trasmettendo di straforo la 24 Ore di Le Mans su Youtube e di guardarne diverse ore. Mentre siamo a mezzanotte di ore di gara ne sono state disputate otto e diciamo che ne ho viste più o meno sette. Non di fila, in vari momenti ho sospeso la visione per un po', ma su Youtube la funzione 1,5x (per esempio) permette di incrementare la velocità del video e di rimettersi in pari a poco a poco, quando ci si è persi una parte non troppo consistente di gara (con velocità 1,5x, un quarto d'ora lo si vede in dieci minuti, a titolo di esempio).
In queste sette ore circa viste, ho rinforzato la mia convinzione che l'endurance non fa per me e che chi insiste a oltranza in tono saccente che le gare sono più belle e movimentate di quelle di Formula 1, con duellihhhh e sorpassihhhh emozionanti parli nel bel mezzo di un trip allucinogeno oppure non si veda le gare. Io, però, preferisco rimanere umile e accettare il fatto che il "non fa per me" non sia un parere universale.
Non so cosa ci sia che non mi fa digerire molto Le Mans. Forse non ho mai perdonato alla 24 Ore l'avermi messa a tu per tu con la morte in pista, nel 2013, non certo per la prima volta, ma per la prima da adulta. Oppure semplicemente il concetto di avere tre piloti che si alternano sulla stessa macchina non fa per me. Voglio dire, è una figata unica vedere Robert Kubica in testa alla gara sulla Ferrari non ufficiale gialla di AF Corse (sì, è quella la vettura in testa). Poi però Kubica scende dalla macchina e ci sale a bordo Robert Shwartzman, oppure Yifei Ye, e mi devo trattenere per non dire: "e questi chi ca**o sono?"
Idem potrei dire per gli altri piloti che hanno charme per i miei standard, con la sola differenza che in questa notte in cui sembra cadere pioggia, che già si era vista nel pomeriggio, la Ferrari gialla numero 83 è in testa, gli altri no.
Detto questo, queste ore e ore di 24 Ore le ho viste per inerzia, perché sentivo dentro di me che fosse una cosa "da fare". Finora il mio record deve essere stato vedere circa nove ore. Non so se lo batterò. Di certo non adesso, perché per come vivo ora a mezzanotte è ora di dormire e non di fare notte inoltrata a vedersi una gara che sembra eterna. Per oggi mi fermo a sette, domani non so cosa succederà.



giovedì 22 giugno 2023

22.06.2013 - dieci anni dopo

È un giorno come tutti gli altri, è il 22 giugno 2013. Ho venticinque anni, sono neolaureata e ancora non ho trovato lavoro, ho un sacco di tempo libero. Ne uso una parte per farmi una cultura motoristica che vada oltre la Formula 1. Questo fa sì che oggi non sia un giorno come tanti: è sabato e sta per iniziare la 24 Ore di Le Mans. L'endurance non è la mia categoria preferita, mi piace di più ciò per cui posso ritagliare effettivamente un po' di tempo, qualcosa che posso vedere interamente. Ho la vita frenetica di chi ha un sacco di tempo libero, sono disoccupata quindi genitori, amici e gente random pensano che possa essere a loro disposizione in qualsiasi momento e senza preavviso. Lo accetto, è una fase della mia vita. Questo, però, significa che probabilmente non ci sarà mai una fase della mia vita in cui seguirò ore e ore di una gara che dura un giorno intero.

Non ci penso, per il momento la regola è una: keep calm and enjoy. Da quando la diretta televisiva della Formula 1 non è più una certezza mi sono fatta una cultura su come seguire il motorsport di straforo, non sarà complicato seguire almeno a tratti qualcosa di una delle gare automobilistiche più importanti al mondo.
Non penso né a questo né a null'altro, solo a prendere questo fine settimana come viene, poi comunque vada sarà un successo. Il motorsport è un susseguirsi di emozioni, questo è il punto di partenza. È un mondo dorato al quale ammicco nei fine settimana, seduta nella mia stanza, un mondo che spero faccia da sfondo anche al mio futuro: un giorno avrò un lavoro, uno scopo nella vita e chissà cos'altro, ma per me guardare gare automobilistiche non è una passione passeggera, l'ho sempre fatto e sempre lo farò.

Pochi minuti di gara, poi una GT esce di pista. In un primo momento mi sembra solo una scena di routine: incidente, bandiere gialle, safety car, insomma, qualcosa di già visto. Poi tra poco devo andare, magari torno nel tardo pomeriggio a vedere come prosegue.
Torno nel tardo pomeriggio e sento dire che quel pilota di prima è infortunato, è finito in ospedale. La gara, intanto, va avanti e io rimango indietro, ma non importa, seguire tutto per filo e per segno mi è impossibile, ma mi accontento. Mi capita di nuovo di dovere allontanarmi. Tornerò stasera, se riesco.
Poi arriva la sera. Vado sul sito del mio gestore, quello dove si vedono i contatori. Ci sono anche i titoli delle ultime news e allora, con sgomento, me lo trovo lì, l'ultimo titolo che avrei mai creduto di leggere oggi.

Allan Simonsen è morto.
Non sapevo chi fosse, prima di oggi, ho sentito il suo nome per la prima volta dopo il suo incidente.
Mi sento spiazzata.
Quella sensazione di magia che Le Mans mi trasmetteva sta svanendo, una volta per tutte.
Ci saranno alcune edizioni che seguirò con una certa attenzione, anche guardando molte ore, ma qualcosa è sparito per sempre.

Ho sempre saputo che prima o poi sarebbe successo, o per meglio dire, che *mi* sarebbe successo, assistere alla morte di in pilota in una gara che stavo seguendo. Anche guardando la Formula 1, varie volte in questi anni ho creduto di avere appena visto morire qualcuno, salvo poi scoprire con sollievo che non era successo nulla di irreparabile.
Ci riproverò a guardare di nuovo qualche spezzone di gara, in questo fine settimana, ma ormai non sono certa che mi importi né del risultato né di come si evolverà la competizione. Né mi importa delle solite frasi fatte: "dovrebbero interrompere la gara", "il suo team dovrebbe ritirarsi", "ormai Simonsen è morto, godiamoci quello che resta della gara", ecc..., tra polemiche e cose già sentite. Questo momento resterà sempre vivo, nascosto in un cassetto della memoria che non so se sia bene riaprire.

Il motorsport non è un film, non è finzione. Sui circuiti si muore davvero, anche se facciamo di tutto per dimenticarcene, anche se finché non lo vediamo accadere non ci vediamo davvero.
Tante volte mi sono sentita diversa dagli altri, da quelli che, ogni volta in cui credevo ci fosse scappato il morto, arrivavano a sminuire quelle impressioni: "no, nessuno muore così, si capiva che non era successo niente".
Adesso, però, è un'altra cosa. Ho conosciuto la morte nel motorsport, sui teleschermi di molti anni fa. Allora, però, ero piccola, adesso ho venticinque anni. Allora non restava più nulla, dopo avere spento la TV, o almeno non restava al momento. Adesso tutto mi appare sotto una luce diversa: ho venticinque anni, ho consapevolezze che ai vecchi tempi non c'erano. Allan Simonsen non c'è più e il tempo non tornerà mai indietro.

Non posso dire di avere perso l'innocenza, perché la mia innocenza di appassionata di motorsport l'ho persa ormai fin troppo tempo fa.
Però è la prima volta che la mia innocenza perduta mi manca davvero.


mercoledì 14 giugno 2023

Antonio Giovinazzi 31enne onorario!

Ci sono storie che potrei raccontare bene, con le competenze e le conoscenze giuste per farlo. Quelle che riguardano l'endurance non sono tra queste, perché ormai avrete capito che non è il tipo di motorsport che preferisco, con buona pace di quelli che questo weekend hanno fatto proclami sul fatto che l'endurance sia l'unica forma di motorsport.
Poi mi tirerò addosso anche le maledizioni di quelli che si lamentano perché se ne parla solo a causa della vittoria della Ferrari, ma non importa. Ve ne parlerò lo stesso, non tanto per tessere le lodi della vettura #51 che, dopo la iella della vettura #50, è andata a battagliare contro Toyota per la vittoria, conquistandola, ma perché mi piacciono le storie umane o su casi umani.
Non me ne vogliano James Calado e Alessandro Pier Guidi, ma vorrei parlare del pilota che ha condiviso con loro il volante: Antonio Giovinazzi. Ricordate quando gareggiava in Formula 1? Ricordate le continue critiche, gli insulti, la teoria collettiva secondo cui come pilota valeva poco?
Cose del genere ne leggevo tutti i giorni. Eppure adesso quello stesso pilota ha vinto l'edizione del centenario della 24 Ore di Le Mans, con la Ferrari al ritorno dopo cinquant'anni. Mi sembra un'ottima rivincita. E l'ha anche fatto l'11 giugno, giorno del compleanno di Jean Alesi nonché anniversario della sua vittoria al GP del Canada 1995.

mercoledì 7 giugno 2023

Storie di Le Mans: Ed Hugus, il pilota che vinse la 24 Ore in incognito... o che forse non la vinse affatto!

Carissimi lettori, oggi vi porto in viaggio a Le Mans, dato che nel fine settimana si terrà l'edizione del centesimo anniversario. Ho deciso per l'occasione di raccontarvi una delle storie che mi hanno colpita maggiormente del passato della 24 Ore, che rimane avvolta nel mistero: leggenda metropolitana e potenziale realtà si fondono e il protagonista presunto di questa vicenda è Ed Hugus pilota americano nato il 29 giugno 1923 e deceduto nel 2006 alla vigilia di quello che avrebbe dovuto essere il suo 83° compleanno. All'attivo, diverse partecipazioni alla 24 Ore, con una vittoria... Una vittoria?! No, effettivamente nell'albo d'oro il suo nome non c'è e nulla attesa, ufficialmente, che ci fosse anche lui, tra i piloti vincitori nel 1965 a bordo di una Ferrari del North American Racing Team. I piloti ufficiali, infatti, erano l'americano Masten Gregory e un giovane austriaco che forse avrete sentito nominare in qualche occasione, tale Jochen Rindt! E Hugus, vi chiederete? Era solo una riserva (in realtà avrebbe dovuto essere su un'altra auto della squadra, auto mai arrivata a Le Mans).

Apriamo una piccola spiegazione: ai vecchi tempi era prassi comune che fossero solo due piloti ad alternarsi al volante della stessa vettura, quindi il duo Gregory/ Rindt era effettivamente quello che avrebbe dovuto guidare per tutta la gara. Ufficialmente è stato proprio così, anche se Motorsport Magazine punto com e varie altre fonti raccontano una storia diversa uscita allo scoperto come rumour soltanto nel 1999.
Era tuttavia consentito in corso d'opera schierare un pilota di riserva, che sarebbe divenuto co-autore dei risultati, qualora uno dei piloti titolari fosse rimasto in corso d'opera impossibilitato a guidare per qualsiasi ragione. C'era però una condizione: il titolare in questione non sarebbe più potuto tornare più avanti nella gara.
In sintesi, Hugus avrebbe potuto prendere il posto di Gregory o di Rindt, a condizione che il pilota sostituito fosse di lì in avanti rimpiazzato da Hugus in tutti gli altri stint, pena la squalifica della vettura... e quindi è facile intuire perché, se il fattaccio fosse accaduto, il segreto sia stato conservato con così tanta cura.

Secondo un racconto di Hugus in ina lettera scritta nel 2005 e diffusa da un amico dopo la sua morte lo scambio sarebbe avvenuto nella notte, quando la Ferrari del NART non sembrava esattamente a un passo dalla vittoria. Gregory avrebbe dovuto scendere in pista a rimpiazzare Rindt, ma a causa della scarsa visibilità dovuta a presunta nebbia e delle sue difficoltà nella visione notturna - le sue foto lo ritraggono con indosso occhiali spessi come fondi di bottiglia - l'avrebbero spinto a cedere il volante a Hugus.
Ci sono parecchi dubbi sul fatto che ciò sia accaduto davvero e Motorsport Magazine riferisce che i tempi nel presunto stint di Hugus erano in linea con quelli fatti da Gregory negli stint precedenti. Specifica inoltre che sarebbe stato difficile eludere i controlli... e in effetti un pilota sostituito in corso d'opera in gran segreto è una storyline stile film "Adrenalina Blu, la leggenda di Michel Vaillant" che compatibile con il mondo reale. Sembrano esistere inoltre testimonianze secondo cii Hugus sarebbe stato visto fuori dalla vettura quando, in teoria, avrebbe dovuto guidare se questa storia fosse vera.

In sintesi, io ci credo o no? Non saprei, non ho gli elementi necessari per prendere una posizione in proposito. Ho solo due osservazioni da fare a questo proposito. La prima è che la storia del motorsport ci ha insegnato che possono succedere tante cose strane.
La seconda è che il fatto che Hugus abbia scritto in una lettera di avere guidato quella macchina non significa che sia vero, non per accusarlo di avere deliberatamente mentito, quanto piuttosto perché non sappiamo minimamente in quali condizioni di salute fosse costui quando, ultraottantenne e nel suo ultimo anno di vita ha scritto quella lettera. La vita quotidiana ci insegna che non tutte le persone arrivano a quell'età lucide e in grado di distinguere il vero dal falso.
Non vi invito né a crederci, né a non crederci. Non sapremo mai cosa sia accaduto davvero nella notte tra il 19 e il 20 giugno 1965 e forse è proprio questo a regalare fascino alla vicenda che ho appena raccontato.

martedì 31 gennaio 2023

Helio Castroneves, giovane promessa del motorsport Made in USA!

Sta per finire il mese di gennaio, periodo di winter break per la Formula 1, ma di attività per altre categorie, IMSA a titolo di esempio. Negli States il campionato si è aperto con la 24 Ore di Daytona, terminata con una vittoria non da very uominy secondo i fanboy standard, visto la presenza di parti fucsia sulle vetture.
La gara ha visto una conclusione con due Acura separate di appena quattro secondi, la prima del team Meyer Shank, la seconda del team di Wayne Taylor. Quest'ultima era guidata peraltro da una nostra vecchia conoscenza, in passato meteota della Formula 1, Brendon Hartley. Era in team insieme a Filipe Albuquerque, Ricky Taylor e nientemeno che Louis Deletraz, figlio di Jean-Denis.
Veniamo ai vincitori: accanto a Tom Blomqvist e Colin Braun erano presenti anche due glorie della Indycar. C'era Simon Pagenaud, quindi immagino che non saranno per nulla contenti i fan di Lando Norris (OMG, quanto cringe che ho appena rievocato - se non sapete di cosa sto parlando, vi invito vivamente a NON informarvi).
Poi c'era Helio Castroneves, per il quale si è trattato della terza vittoria in carriera alla Daytona 24, il primo pilota nella storia a vincere tre edizioni di fila. Meno male che nel mondo del motorsport non ci sono solo V3KkYaCçY, ma anche giovani promesse come Helio, che alla giovane età di 47 anni sembra avere ancora un roseo futuro davanti. Roseo in tutti i sensi, visti i colori della macchina!

lunedì 27 dicembre 2021

Riepilogando il motorsport 2021: cenni sulle categorie che ho tralasciato durante l'anno

L'anno solare ormai volge al suo termine e tra meno di una settimana saremo nel 2022, quindi mi sembra sia arrivato il momento per ricapitolare quello che è successo nei campionati a cui, nelle passate stagioni, ho dedicato spazio sul mio blog, ma che in questo 2021 ho tralasciato. Vi avverto fin da subito, quindi, che questo post non ha una logica precisa, ma sarà prevalentemente un mix di categorie che in alcuni casi c'entrano veramente poco l'una con l'altra.

NASCAR - questa stagione, per fortuna, non è stata dominata da chiacchiere sulla Confederation Flag e, in generale, mi sembra sia stata decisamente più normale. Il titolo è andato a Kyle Larson, che in questa stagione si è distinto in positivo e non in negativo, diversamente dal 2020! Ai playoff con lui all'ultimo evento della stagione sono arrivati Martin Truex Jr, Denny Hamlin e Chase Elliott. Né Matt Di Benedetto, al quale in passato dedicavo spazio in quanto porta lo stesso cognome di un fornaio del mio paese, né Ricky Stenhouse Jr, celebre per essere stato fidanzato con Danica Patrick, hanno ottenuto delle vittorie. Ha vinto una gara invece il tanto chiacchierato Bubba Wallace.

WEC - nella prima stagione con le hypercar, la Toyota ha vinto nuovamente il campionato, stavolta però con la numero 7 di Kamuy Kobayashi, José Lopez e Mike Conway. Per una volta, peraltro, sono stati loro a conquistare la 24 Ore di Le Mans, invece della solita Toyota numero 8, guidata da Sebastien Buemi, Kazuki Nakajima e, a partire da questa stagione, da Brendon Hartley. Aggiungo che pochi giorni fa Brendon Hartley è diventato papà di una bambina, giusto per non farci mancare un po' di gossip. Aggiungo che il team Rebellion è stato rimpiazzato dall'Alpine, chissà che ciò non conduca a un futuro ritorno di Fernando Alonso, quando lascerà la Formula 1... sempre se la lascerà mai.

IMSA - la 24 Ore di Daytona è stata vinta da Filipe Albuquerque, Helio Castroneves, Alexander Rossi e Ricky Taylor, come avevo scritto a suo tempo, con il team Acura. Albuquerque e Taylor, i due piloti che hanno disputato l'intera stagione, si sono classificati in seconda posizione nella classifica generale del campionato, alle spalle di due piloti brasiliani, di cui uno è una nostra vecchia conoscenza. Si tratta di Felipe De Oliveira Nasr, che nell'IMSA fa coppia insieme a Pipo Derani. E dato che ho parlato di brasiliani, vediamo di passare a qualcosa di decisamente più brasiliano.

STOCK CAR BRASIL - il campionato è stato vinto da Gabriel Casagrande, che nonostante abbia ottenuto soltanto due vittorie è riuscito a conquistare il titolo. In realtà di singole vittorie ne ha ottenute meno di lui Daniel Serra, solo una, classificato in seconda posizione, mentre a Thiago Camilo, terzo in classifica, sono andate ben cinque vittorie. Nelle due gare disputate a Interlagos, Rubens Barrichello ha collezionato una squalifica e un DNS, nemmeno quest'anno ha rotto la maledizione. Ha comunque chiuso la stagione al sesto posto, posizione piuttosto rispettabile. Felipe Massa, alla sua prima stagione, ha rimediato solo un ventiquattresimo posto nella classifica finale.

PS. Dimenticavo, Massa ha ottenuto una sola top-ten in tutta la stagione, un settimo posto. Ironia della sorte, ha ottenuto quel risultato proprio nel circuito "maledetto" di Barrichello, Interlagos!

lunedì 23 agosto 2021

La Toyota vince Le Mans per la quarta volta, ma è finalmente il momento della numero 7

Come ogni anno prima o poi arriva il weekend della 24 Ore di Le Mans, anche se per il secondo anno consecutivo stavolta è arrivato più tardi del solito. Non è giugno, ma per fortuna non è nemmeno il weekend del Gran Premio dell'Azerbaijan, quindi va tutto bene così. Ci sono anche Indycar e DTM, ma l'importante è che non ci sia la SoVrApPoSiZiOn3 con la Formula 1, quella avrebbe scatenato molta più indignazione.
Come ogni anno nel weekend della 24 Ore di Le Mans ci sono persone che parlano degli eventi un po' a sproposito, in un campo o nell'altro. Per esempio c'è chi dice che chiunque ha la possibilità di vincere, non come in Formula 1 dove c'è una squadrahhhh dominantehhhh, oppure chi si lamenta della gara troppo lunga perché le gare devono durare al massimo un'ora e mezza, un'ora e tre quarti. Il must, quando c'è la 24 Ore di Le Mans, è che ne parlino anche quelli che non sanno cosa dire.
Come ogni anno in cui Fernando Alonso *non* corre la 24 Ore di Le Mans, c'è meno attenzione alla 24 Ore di Le Mans rispetto a quella che ci sarebbe stata se fosse stato presente in pista (in realtà prima della gara fa una demo su una Alpine di Formula 1, ma in ogni caso non è lì per gareggiare). Sulla Toyota numero 8 adesso ci sono Sebastien Buemi, Kazuki Nakajima e Brendon Hartley, vincitori dell'edizione 2020, l'ultima dell'epoca LMP1 perché adesso la classe principale è la Hypercar. Certe cose, però, non cambiano, e la pole position se la accaparra la Toyota, non la numero 8, ma la numero 7, quella di Kamui Kobayashi, José Lopez e Mike Conway, ovvero quella che alla fine non vince mai. Viene spontaneo chiedersi se questa sarà la stagione giusta, ma bisogna attendere ben ventiquattro ore (di gara seguita occasionalmente a tratti, tramite vari streaming non ufficiali su Youtube) per giungere alla risposta.
Le Hypercar sono in totale cinque, oltre alle due Toyota c'è un'Alpine guidata da Nicolas Lapierre, André Negrao e Matthieu Vaxiviere, oltre che due Glichenhaus, una con il trio Pipo Derani/ Franck Mailleux/ Oliver Pla, l'altra con Ryan Briscoe/ Romain Dumas/ Richard Westbrook. In compenso di LMP2 ce ne sono in abbondanza ed è sempre bello sperare che succeda qualche imprevisto, che le Hypercar abbiano problemi e che sia una LMP2 a spuntarla, come sarebbe potuto succedere - ma sfortunatamente non è successo - diversi anni fa alla Jackie Chan.Poi passa un'ora, ne passano due, ne passano tre... e così via, finché non ne sono passate ventiquattro. A quel punto abbiamo di fronte il responso finale: dopo una gara fatta di scrosci di pioggia random e di incidenti che hanno messo fuori varie vetture (alcune non sono finite fuori per incidente, tipo Robert Kubica ritirato a pochi minuti dalla fine mentre era in testa tra le LMP2), la Toyota numero 7, in testa per tutta la durata, si è portata a casa la vittoria, finalmente. Complimenti a Kobayashi, che guidava nel finale, nonché a Lopez, Conway e tutto il team. Toyota ha fatto doppietta e l'Alpine (bellissima, con i colori uguali a quelli delle Formula 1) ha completato il podio.

mercoledì 3 febbraio 2021

Pensieri random sui vincitori di Daytona 2021

Lo scorso weekend si è svolta la 24 Ore di Daytona, la cui vittoria generale è andata al team Acura. In questo post ho deciso di dedicare qualche riflessione ai piloti che hanno conquistato la vittoria, in un modo un po' inedito: parlerò del *mio* primo ricordo di ciascuno di loro.

Helio Castroneves: classe 1975, il veterano della Indycar che da alcuni anni gareggia nell'IMSA, sono sicura di avere sentito il suo nome per la prima volta ai tempi della Desafio das Estrelas, la gara di kart organizzata da Massa in Brasile moooolti anni fa (diciamo 2007, per approssimare). A quei tempi avevo approfondito le biografie di alcuni piloti di quella gara e su Wikipedia si parlava ancora del fatto che Castroneves avesse litigato con Kanaan... credo di averli shippati fin dal primo momento!

Filipe Albuquerque: classe 1985, ricordavo avesse gareggiato in GP2 e andando a ricontrollare ho scoperto che in effetti ha preso parte a due eventi del 2007, ma solo quelli appunto. Non so come mi fosse rimasto impresso, forse perché era stato compagno di squadra di Bruno Senna quando questo si conteneva il titolo con Pantano.

Alexander Rossi: classe 1991, ai tempi in cui correva in Formula 1 per qualche ragione ero convintissima che fosse del 1985. Ricordo di avere sentito il suo nome per la prima volta dopo che aveva preso parte a una sessione di prove libere. Passato alla storia per i suoi vari non debutti seguiti poi da un effettivo debutto, dopo la F1 l'ho visto gareggiare stabilmente in Indycar e una volta anche litigare via social con Servia accusandolo di averlo rallentato... perché se ti chiami Rossi devi per forza litigare con gli spagnoli (o catalani, visto che Servia si identifica come tale).

Ricky Taylor: classe 1989 (ho notato che è nato lo stesso giorno in cui era nato Jules Bianchi), trattandosi di un pilota attivo prevalentemente negli States, ho sentito parlare di lui la prima volta quando ho iniziato a seguire almeno a livello di news l'IMSA. Mi è rimasto impresso anche perché è piuttosto attivo su Twitter, oktre che perché è una presenza stabile in quel campionato.

PS. Lo so, è stato un post molto random e molto poco incentrato sul motorsport in senso stretto, ma è sempre bello, di tanto in tanto, tornare un po' alle origini ed essere random come lo ero in passato.

sabato 28 novembre 2020

Quando in Bahrein era tempo di endurance...

Qualche tempo fa è terminato il campionato mondiale di endurance e i campioni di questo mondiale 2019/20 sono stati i piloti della Toyota numero 7, vincendo la gara finale davanti alla Toyota numero 8 e ottenendo il titolo per una questione di pochi punti.
I piloti sono Kamui Kobayashi, Mike Conway e José Lopez, che con il totolo si sono ripresi dal non avere vinto nemmeno quest'anno la 24 Ore di Le Mans.
C'erano solo le due Toyota come LMP1, Rebellion ha scelto di non competere nella gara finale, non essendo più in lotta per il titolo, verosimilmente per questioni economiche.
Si tratta della fine di un'epoca, vista la fine delle LMP1 che lasceranno il posto alle hypercar nella prossima stagione, in un campionato che, visto lo stravolgimento del mondiale 2020, sarà disputato come accadeva un tempo da marzo fino a novembre.

venerdì 27 novembre 2020

Il titolo e lo split con Penske: la stagione di Helio Castroneves

Il 2020 è stato ed è tuttora un anno molto particolare per il motorsport, che ci ha riservato anche delle sorprese non da poco (a condizione di non focalizzarsi solo ed esclusivamente sulla Formula 1, dove le cose stanno andando esattamente come le avevamo lasciate l'anno scorso - no, okay, non del tutto, abbiamo avuto anche una vittoria della Tororossodifaenzahhhh, qualcosa che andasse contro le aspettative c'era anche lì), una delle quali dobbiamo andare a stanarla negli States.
IMSA, nello specifico, campionato che iniziava lo scorso gennaio con la 24 Ore di Daytona (vincitori Renger Van Der Zande, Ryan Briscoe, Scott Dixon e Kamui Kobayashi), rimaneva sospeso nel limbo per quasi un semestre e poi riprendeva fino a una decina di giorni fa, terminando con la 12 Ore di Sebring. Questo campionato è stato vinto dal team Penske, con i piloti Ricky Taylor e Helio Castroneves. Magari così, a primo impatto, potrebbe essere scontato pensare: "va beh, perché questo dovrebbe fare notizia?"... e c'è una ragione per cui fa notizia: incredibile a dirsi, dato che stiamo parlando di uno che ha vinto ben tre Indy 500, ma si tratta della prima volta nella storia in cui Castroneves vince un campionato di automobilismo.

Di per sé già questo basterebbe per fare notizia, ma ancora più incredibilmente non è tutto: al termine di questa stagione si è consumato anche un evento che poteva apparirci impossibile soltanto fino a pochi mesi fa, ovvero lo split tra Penske e Castroneves, dopo appena vent'anni. Correva infatti l'anno 2000 quando, ancora durante gli anni della scissione IRL/CART, Helio iniziava a vestire i colori del team Penske, con il quale, appunto, sarebbe rimasto fino a quarant'anni suonati e oltre, vincendo per tre volte una delle gare più importanti al mondo, appunto.
Non è mai stato definitivamente messo alla porta, anche se a suo tempo sosteneva di aspettarsi di fare un'altra stagione completa in Indycar. Le sue aspettative non sono state confermate, ma è rimasto un pilota Penske, seppure in un altro campionato, e in Indycar ha fatto delle presenze one-off. Niente e nessuno si sarebbe mai aspettato di vedere Castroneves indossare altri colori. Invece è esattamente quello che è successo, già verso la fine della scorsa stagione di Indycar, quando ha gareggiato per Arrow McLaren in sostituzione dell'infortunato Askew.

Di recente è stato annunciato il suo ritorno in Indycar, con un programma part-time per disputare sei gare su una seconda vettura del team Shank nel 2021. Lo ammetto, ho accolto questa notizia con una certa soddisfazione, anche se si tratta di un V3KkYaCçY0 MaL3FìK0!!11!!11!!!1!! che si tingehhhh i capellihhhh per sembrare più giovane!!11!!!111!!!111!!1! O almeno, che si tinga i capelli è stata un'insinuazione del suo best friend forever Tony Kanaan pochi giorni fa su Twitter, quando veniva annunciato tra una cosa e l'altra anche l'ingaggio di Kanaan da parte di Ganassi, per disputare le gare su ovali al volante della vettura che nelle altre occasioni è riservata a Jimmie Johnson.
In una sola frase, il campionato di Indycar ci insegna che alla fine l'età è solo un numero e che, se i Castronaan saranno ancora in Indycar nel 2021, significa che tutto sommato sono ancora due giovanihhhh promessehhhh. Solo una cosa mi dispiace parecchio, da loro shipper (dopotutto anche loro si shippano da soli, perché non dovremmo shipparli noi comuni mortali?): in molte delle gare di Castroneves non ci sarà Kanaan e viceversa. Però questo ha anche dei lati positivi: dato che gareggeranno uno per volta, potranno tifare l'uno per l'altro in stile cheerleader.

domenica 20 settembre 2020

Buemi va all'inferno (cit.) nel girone nippon pop di Le Mans

Non ci sono più le ventiquattro ore di una volta, quelle in cui sembrava che la Jackie Chan potesse portare a casa una storica vittoria non solo di classe.
Non ci sono più nemmeno quelle in cui le Toyota non vedevano la luce del traguardo, con il povero Nakajima costretto al ritiro poco prima della bandiera a scacchi nel giorno della sovrapposizionehhhh con Baku.
Non ci saranno più nemmeno quelle con la Rebellion presente e, lo ammetto, ho sperato che accadesse qualche plot twist e che potessero portare a casa la vittoria.
Non è andata così, ha vinto lo stesso team delle ultime due edizioni, anche se con Hartley e la sua chioma fluente da cantante pop a completare il trio insieme a Buemi e a Nakajima invece di un certo futuro pilota della Renault di Formula 1. Tutti già vincitori passati, che avrebbero dovuto vedersela con i colleghi Kobayashi/ Conway/ Lopez se questi non avessero avuto un problema tecnico.
Alla fine la Rebellion del trio Senna/ Menezes/ Nato è arrivata seconda, con l'altra Toyota giunta in terza piazza.

Nota a margine, ho scoperto che in inglese non si dovrebbe dire girl team per indicare la vettura di LMP2 guidata da Calderon, Florsch e Visser e quella di GT delle Iron Dames, ma women team o female team. Credevo fosse quest'ultima la definizione da evitare e invece una giornalista(?) di madrelingua inglese mi ha spiegato che è girl team la definizione da evitare, non perché sia offensiva o indecorosa (anche se lei aveva iniziato affermando che era una definizione da facepalm) quanto piuttosto perché il termine "girl" viene usato per le bambine e non per le donne adulte.
È seguita un'altra conversazione su twitter a cui non ho preso parte dato che alcuni sono intervenuti e hanno proseguito dibattendo dell'uso o non uso del termine lady nello sport perché per gli uomini non si usa il termine gentlemen. In realtà nel motorsport quel termine si usa(va), anche se per motivi di cash.

mercoledì 18 marzo 2020

Il drammahhhh di un potenziale inizio della F1 a Baku ha trovato un drammahhhh concorrente!

Care marmotte assassine del Quebec, che ruggiscono inseguendo con aria minacciosa i varani di Marina Bay, ormai sono inutili presentazioni: stiamo vivendo un periodo caotico, in cui un virus di m*rda sta sconvolgendo le nostre vite e distruggendo quelle di molte persone. So che ci sono cose più importanti del motorsport di cui occuparsi in questo periodo, in qualità di blog motoristico leggero credo che sia la cosa migliore da fare, per me, continuare a scrivere di motorsport, specie adesso che potenzialmente molti miei lettori sono a casa dal lavoro/ dall'università/ dalla scuola, ecc... e cercano disperatamente un modo per fare venire sera.

Negli ultimi cinque giorni praticamente ogni competizione motoristica esistente ha subito rinvii, cancellazioni o quant'altro e il WEC non ha fatto eccezione: l'evento del Belgio è stato rimandato a data da destinarsi e di conseguenza non si svolgerà il 25 aprile come da calendario. Doveva avvenire infatti in quella data il ritorno in Europa, dopo la trasferta americana avvenuta il mese scorso ad Austin, con la Rebellion vincitrice, con Gustavo Menezes, Norman Nato e Bruno Senna al volante.

Spa non è stato l'unico evento ad essere rinviato: il mondiale terminerà a Le Mans e anche l'evento di Sarthe è stato rimandato: si svolgerà il 19/20 settembre e tutto ciò che possiamo fare è augurarci che, al più presto, lo status del pianeta sul quale viviamo, ci consenta di occuparci finalmente di motorsport a tempo pieno, senza più preoccupazioni, se non quella della data scelta...
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...già, perché in altri tempi Le Mans in quel weekend ci sarebbe sembrato un evento terribile, dal quale gli appassionati di motorsport avrebbero rischiato di non riprendersi più: in quello stesso fine settimana, infatti, è in programma il Gran Premio di Singapore... le cui qualifiche peraltro se non vado errata iniziano alle 15.00 ora europea e la gara alle 14.00, quindi sia le qualifiche sia la gara sarebbero in SoVrApPoSiZiOn3 non solo nel giorno ma anche nell'orario.

Quindi, virus di m*rda, levati dalle pa**e, smettila di seminare morte, panico, distruzione e, per chi sopravvive, noia e potenziali conseguenze economiche sgradevoli, fai in modo che possiamo riprendere le nostre vite così come le conosciamo e lamentarci del dramma motoristico che ci afflige, fregandocene altamente del fatto che, se la situazione si sistemerà, TUTTE le gare automobilistiche, in un modo o nell'altro, si sovrapporranno, dato che saranno riprogrammate in molto meno tempo una parte quelle che sono saltate, dei vari campionati.

venerdì 20 dicembre 2019

WEC 2019/2020: tra le Toyota e Yacaman... ehi, un attimo, cosa c'entra Yacaman?

Yacaman?!?!
Miei carissimi diffusori della Brawn, è giunto il momento di andare a recuperare qualcos'altro che mi sono persa nel corso di questo 2019 che volge verso il termine e, nello specifico, di occuparci del WEC.
Non stiamo andando a cercare qualcosa di lontano nel tempo, i primi quattro eventi del campionato 2019/2020 si sono svolti in settembre, ottobre, novembre e dicembre, l'ultimo di fatto la settimana scorsa.

La serie, caratterizzata da un breve interesse collettivo ai tempi di Fernando Alonso, poi svanito nel nulla da quando ha lasciato il campionato per lasciare posto a un certo #MaiUnaGioia stella della musica pop e stalla dei bovini faentini (scusa, Brendon Bitch, sai che ti voglio bene), è iniziata a Silverstone, con una doppietta Toyota e con la vittoria della numero 7, guidata dagli ormai habitué José Lopez, Mike Conway e Kamui Kobayashi.
Al Fuji, invece, è arrivato il momento d'oro dell'altra Toyota, la numero 8 di Sebastien Buemi, Kazuki Nakajima e, appunto, Brendon Hartley.

Poi è accaduto qualcosa. Mi pare di avere capito un cambio regolamentare in corso d'opera, che ha fatto sì che la gente che si era indignata per il dominio Toyota si indignasse perché Toyota ha smesso di vincere a Shanghai.
In Cina deve girare erba di notevole entità, dato che il profilo ufficiale del WEC ha clamorosamente sbagliato l'identità di uno dei piloti vincitori, citando a caso Gustavo Yacaman al posto di Gustavo Menezes.
A completare il trio di Rebellion, c'erano anche Norman Nato e Bruno Senna. L'ex pilota della HRT è diventato, curiosamente, il primo pilota nella storia del WEC ad avere ottenuto almeno una vittoria in tutte le attuali classi, LMP1, LMP2, GTPro e GTAm.

Curiosità: nell'occasione poco propizia alla Toyota era il compleanno di #MaiUnaGioia, il che mi sembra perfetto per incrementare il suo status di #MaiUnaGioia!
Comunque le Toyota (o le Toyote, come disse una volta Mazzoni ai tempi della Formula 1), sono tornate al successo in Bahrein, seppure in una gara in cui la Rebellion aveva iniziato bene. A vincere sono stati il trio numero 7, ovvero Lopez/ Conway/ Kobayashi.

Il campionato, giunto al giro di boa, riprenderà in febbraio, con il Circuit of the Americas che ha rimpiazzato l'evento brasiliano originariamente previsto. Poi ci sarà Sebring in marzo, seguirà Spa Francorschamps in aprile e, infine, la stagione terminerà in giugno con la 24 Ore di Le Mans.
Non preoccupatevi in alcun modo, non ci saranno sovrapposizioni con il GP dell'Azerbaijan, quindi il motorsport non morirà. Non per quella ragione, almeno, sono certa che di ragioni per decretarne la morte ne troveremo molte altre.

sabato 14 dicembre 2019

Cose che mi sono persa: IMSA & tombini

Siamo in dicembre e non c'è periodo dell'anno migliore per andare a ripescare quello che mi sono persa nei mesi precedenti.
Oggi ho deciso di dedicare un po' di spazio al WeatherTech Sportscar Champioship, per intenderci l'IMSA, campionato iniziato lo scorso gennaio con la 24 Ore di Daytona, che si è concluso nel mese di ottobre.

Come probabilmente ricorderete, a Daytona ha vinto un team composto anche da alcune nostre vecchie conoscenze, come Jordan Taylor e Renger Van Der Zande.
"Chi?" - cit. uomo della strada.
Insieme a loro c'erano Kamui Kobayashi e soprattutto Fernando Alonso, il pilota più discusso della storia del motorsport.

A proposito di nostre vecchie conoscenze, a vincere il titolo è stata una delle vetture del team Acura Penske, guidata da Dane Cameron, pilota californiano classe 1988, e soprattutto da un'altra nostra vecchia conoscenza, che ha un retrogusto di tombini scoperchiati: si tratta di Juan Pablo Montoya.

I due hanno battuto per pochi punti il team di Pipo Derani e Felipe Nasr, mentre al terzo posto si sono piazzati Helio Castroneves e Ricky Taylor, piloti Acura Penske.
Va da sé che il mio sogno nel cassetto è un rimescolamento dei Penske Bros, perché troverei stupendo vedere Montoya e Castroneves come compagni di squadra. *-*

Citazioni random, perché meritano, il team tutto femminile Heinricher Racing/ Shank in classe GT, con al volante Katherine Legge, Christina Nielsen e Ana Beatriz Figueiredo.
In questo team hanno fatto la loro comparsa occasionale Simona De Silvestro a Daytona e, verso la fine della stagione, anche Alice Powell per un evento one-off.


mercoledì 19 giugno 2019

Alonso, Buemi e Nakajima x2 a Le Mans

19.06.2016: c'erano la 24 Ore e Baku e il mondo si indignava. Non era la prima volta in cui succedeva, ce n'erano state anche delle altre...
...
...
...una proprio il 19.06... 2005. Sì, lo so che è sconvolgente, ma si stava svolgendo una 24 Ore di Le Mans mentre le gomme Michelin esplodevano alla soprelevata di Indianapolis, in attesa di regalarci uno dei GP più strani della storia.

Il 2019 ha avuto qualcosa in comune con il 2016 per me, in quanto ho visto solo l'ultima ora della 24 Ore, dopo due anni in cui ne avevo viste otto o nove ore.
Fino all'ultima era stato un susseguirsi della Toyota numero 7 in testa davanti alla Toyota numero 8, per una 1-2 sicura.
La 1-2 c'è stata, ma qualcosa non è andato come sembrava.

La 7 di Kamui Kobayashi, Mike Conway e José Lopez ha riportato una foratura, una di quelle che vengono chiamate slow puncture.
La numero 8 è andata in testa e mentre attendevo un miracolo non ci sono stati miracoli. Kazuki Nakajima sulla 8 si è ritrovato ancora una volta eroe delle folle, mentre l'attenzione però era rivolta a Fernando Alonso e Sebastien Buemi che ai box erano in attesa.

Tutto è andato come l'evoluzione degli eventi suggeriva, la 8 ha fatto il bis e ha vinto il titolo. I sostenitori argentini di Lopez urlano al kompl8 e sui social litigano in spagnolo con i tifosi spagnoli di Alonso, mentre nessuno si fila gli altri.
Io speravo nella 7 perché Kobayashi a Le Mans non ha mai vinto ed è giapponese, perché Conway merita una gioia ma soprattutto perché Lopez merita di essere sostenuto, anche se ormai certe vecchie dicerie sono sorpassate.

Il resto è storia: conteggi di sorpassi per fare confronti a caso con la F1, un crash di Maldonado (giusto perché parlavo di Lopez), vittoria di classe per una Ferrari in GTE (uno dei piloti era Calado, peraltro), una Ford al top in GT Am per poi essere squalificata a favore di una Porsche nel pomeriggio di lunedì.

venerdì 14 giugno 2019

Verso Le Mans

A volte quello che conta davvero per un pilota è non solo avere l'occasione giusta, ma anche sapere scegliere la squadra giusta... per intenderci, quello che Fernando Alonso non ha fatto con particolare successo durante la sua carriera in Formula 1 e, di recente, nemmeno a Indianapolis.
Probabilmente va a compensare con il fatto che invece nell'endurance la scelta giusta l'ha fatta, quando ha deciso di accasarsi in Toyota, dove è andato ad affiancare Sebastien Buemi e Kazuki Nakajima.

Al volante della vettura numero 8 i tre hanno ottenuto numerosi successi, in un campionato che è passato nei mesi scorsi per Sebring (marzo) e per Spa Francorchamps (maggio) e che il "trio delle meraviglie" ha già vinto anche se non è ancora terminato.
È quel famoso campionato extra-lungo iniziato nella primavera 2018 e che terminerà al termine di questo weekend con la 24 Ore di Le Mans. È quel campionato che, con la Toyota rimasta il solo team di un certo livello a competere in LMP1, finisce quasi sempre con la vettura numero 8 in testa e con la vettura numero 7 (guidata da Kamui Kobayashi, Mike Conway e José Lopez) al secondo posto, tranne le occasioni minoritarie in cui è la numero 7 a vincere. Dietro di solito una delle Rebellion si piazza al terzo posto e il mondo si lamenta del fatto che la Toyota sia più dominante della Mercedes 2014.

Le Toyota si sono appropriate della prima e della seconda posizione sulla griglia di partenza a Le Mans, con stavolta Kobayashi e soci davanti al "trio delle meraviglie".
Alonso sta per lasciare il team delle meraviglie, destinazione sconosciuta. Di recente c'è stato anche chi ha parlato del mondiale rally. Ad affiancare Buemi e Nakajima nella prossima stagione sarà nientemeno che Brendon Hartley, che finalmente potrà avere le gioie che gli sono mancate negli ultimi tempi.
Prima, però, c'è Le Mans. Ci sono due vetture favorite, ciascuna delle quali ha un giapponese al volante, e c'è la possibilità che ancora una volta il Giappone possa vedere un proprio pilota salire sul tetto del mondo.
Poi ci sono le Rebellion che sfoggiano delle vetture dai colori sgargianti, quasi stile carri di carnevale così come ci sono gli altri: loro puntano al terzo posto, a meno che la maledizione Toyota non ritorni a farsi viva.
Il lato positivo è che il gran premio dell'Azerbaijan è stato disputato un mese e mezzo fa.

EDIT. Voci di corridoio mi informano che il clan Buemi/ Alonso/ Nakajima non ha ancora ufficialmente vinto il titolo, ma che c'è molto vicino.