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martedì 1 luglio 2025

Ho visto il documentario "Andrea Moda Formula, la scuderia più folle di sempre": la mia recensione

Avevo ovviamente sentito parlare del documentario sull'Andrea Moda uscito lo scorso anno, tuttavia non avendo dimestichezza con le varie piattaforme (ovvero non avendo abbonamenti vari) non ho avuto occasione di vederlo fintanto che non è passato in TV su Motor Trend, nella serata del 30 Giugno. Il documentario, della durata complessiva di più di due ore, era uscito a puntate, mentre nella sua versione televisiva è stato trasmesso integralmente a partire dalle 22.15.
Ero molto curiosa di vederlo, da appassionata di storie di Formula 1 vintage e di piccoli team. Ne avevo sentito parlare su Zuckerbook nel corso dei mesi e adesso che l'ho visto ovviamente ne parlo anche io stessa.
Prima di partire vorrei complimentarmi con Zoofactory, produttore di "Andrea Moda Formula, la scuderia più folle di sempre" per avere deciso di fare conoscere la storia di questa piccola squadra, che ha fatto parlare di sé nel corso del 1992 e che fa tuttora parlare di sé.


Tutto nasce dall'idea di Andrea Sassetti, un piccolo imprenditore marchigiano produttore di scarpe (con la passione per i motori derivante dai trattori che da bambino vedeva nelle campagne dalle sue parti) il cui brand Andrea Moda è divenuto di punto in bianco celebre e fonte di grosse entrate economiche. E che cosa c'è di meglio da fare, quando si ha improvvisamente un'enorme disponibilità economica? Ovviamente comprarsi una squadra di Formula 1! Del resto, cosa potrà mai andare storto?
E in effetti va proprio così: Sassetti acquista gli asset della scuderia Coloni, i test si svolgono in una zona industriale del marchigiano, e salta i gran premi di Sudafrica e Messico perché 1) non ha pagato la tassa di iscrizione, 2) le monoposto della stagione precedente della Coloni non sono costruite da Andrea Moda e ciascun costruttore deve costruire le proprie monoposto.
Bene ma non benissimo. I piloti Enrico Bertaggia (amico della famiglia Antonelli che in seguito avrebbe deciso che Kimi doveva essere il middle name di "AKA") e Alex Caffi decidono di scappare a gambe levate e al loro posto vengono ingaggiati Roberto Moreno e Perry McCarthy.
I due sono entrambi lungamente presenti nel documentario. Moreno parla esattamente come il mio tecnico di computer di fiducia di origini brasiliane, mentre McCarthy ha quel tono eccessivamente entusiasta che hanno certi professori madrelingua durante le lezioni di lingue straniere, direttamente proporzionale alla loro volontà di incentrare le lezioni sul parlare di tematiche leggere in lingua o alla traduzione di testi di canzoni pop, piuttosto che su lunghi pipponi a proposito di argomenti colti.

Le nuove monoposto sono progettate dalla Simtek Research, in base a un progetto del 1990 per la BMW, che poi ha rinunciato all'intenzione di entrare in Formula 1. Quindi non è che siano proprio all'avanguardia, in più possiamo affermare che la squadra stessa non sia propriamente all'avanguardia.
A quanto pare, sembra che Bernie Ecclestone proponga a Sassetti di entrare con una sola macchina, ma questo rifiuta perché "la Ferrari corre con due macchine". Inutile dire che i mezzi a disposizione sono un po' diversi, ma nevermind. In Brasile, McCarthy non ha ancora la Superlicenza, mentre Moreno può scendere in pista. Percorre appena tre giri, ma intanto la nera vettura marchigiana è uscita dalla pitlane! Non si prequalifica, ma questi sono dettagli, accadrà molto spesso di non prequalificarsi, anzi pressoché sempre. Piccolo dettaglio: non siamo più ai tempi in cui c'erano trentanove macchine, adesso ce ne sono solo trentadue, di cui trenta passano in qualifica. In estrema sintesi, le Venturi, la seconda Footwork e la seconda Fondmetal hanno la certezza quasi matematica di potere almeno passare alla sessione di qualifica, in cui ventisei piloti su trenta si procacceranno una posizione in griglia.
In Spagna anche McCarthy riesce a salire in macchina e a percorrere... quindici metri. Le cose non cambiano nell'immediato futuro ed essere secondo pilota dell'Andrea Moda sembra leggermente peggio che essere secondo pilota in un top team!

A Montecarlo, poi, succede un evento che ha del miracoloso: su sei piloti presenti alle prequalifiche, Moreno strappa il terzo tempo e supera brillantemente il primo scoglio a spese della Venturi di Ukyo Katayama (mentre McCarthy non è pervenuto per palese inguidabilità del mezzo, ma questo non lo diciamo per non perdere la magia del momento).
Incredibile ma vero, in qualifica Robertone nostro ottiene una gloriosa ventiseiesima piazza, che nonostante problemi tecnici nella fase finale della sessione rimane imbattuta dalle Brabham, da una Fondmetal e da una March. La gara dura appena dodici giri: Judd non fornisce nuovi motori, quindi non ci sono speranze. Il motivo per cui non fornisce nuovi motori è che a quanto pare la squadra è indietro con i pagamenti.
La gara di Moreno finisce in fumo, ma può dire di avere disputato una gara con l'Andrea Moda, cosa che non è mai accaduta prima nella storia e che mai più succederà. Segnalo che, secondo quanto detto nel documentario, Moreno avrebbe girato "più veloce delle Ferrari", cosa che tuttavia stride con il quarto e l'ottavo posto in griglia ottenuti da Jean Alesi e Ivan Capelli.
Il documentario racconta un retroscena curioso: una certa Valerie Jorquera che lavorava per la Elf, avrebbe fornito carburante più performante, lo stesso che potevano permettersi i top team, secondo Moreno in cambio di un profumo di Chanel.
Inoltre prima del GP di Montecarlo il team aveva fatto un test serio dopo avere affittato un kartodromo, il che ha contribuito all'essere pronti per affrontare le stradine del Principato.

Si tratta di un acuto che non viene ripetuto, si va di nuovo in pista con il solo Moreno, non ci si prequalifica, in Francia il camion del team non riesce ad arrivare a causa delle strade bloccate per uno sciopero su scala nazionale degli autotrasportatori francesi... Viene intervistato l'allora camionista del team, che racconta l'accaduto, e a tale proposito è doveroso specificare che anche altre squadre hanno avuto problemi logistici a portare il proprio materiale a quel gran premio, ma Andrea Moda è stata l'unica squadra le cui monoposto non sono arrivate.
Poi si va in Gran Bretagna, a casa di McCarthy... ecco, per McCarthy sarebbe stato meglio andarsene direttamente a casa. Per la sua macchina non ci sono gomme nuove, perché è quello quello che succede quando si è indietro con i pagamenti alla Goodyear. Quindi cosa si fa? Ma ovviamente si montano sulla macchina le gomme usate di Moreno. Da pioggia. In Inghilterra piove spesso, ma non in questa occasione. McCarthy completa il giro di prequalifica ai due all'ora, ma è già tanto per gli standard a cui è stato abituato.
Nel successivo evento in Germania, Perry completa un giro, ovviamente valevole dell'ultimo tempo in prequalifica, ma non si ferma alle operazioni di peso e viene escluso dall'evento, cosa che comunque non cambia l'andazzo.

Non viene citato nel documentario, ma al GP d'Ungheria una Brabham prossima al fallimento schiera una sola monoposto, facendo sì che solo cinque vetture prendano parte alle prequalifiche. In questo caso Moreno quindi si prequalifica, ma ovviamente ha il trentesimo tempo al sabato e non va in griglia.
Con il fallimento della Brabham a partire dal GP del Belgio non ci saranno più le prequalifiche. Anche questo non è citato, così come non è citato che l'incidente di Erik Comas riduce da trenta a ventinove i piloti che tentano di qualificarsi: 28/29esimo tempo.
Sono tuttavia altri i fatti che spiccano del weekend belga, l'inizio della fine per l'Andrea Moda. Dal punto di vista agonistico, Moreno racconta di come la sua macchina non curvasse per problemi di sterzo. Tutto questo passa comunque in secondo piano quando Sassetti viene arrestato nel paddock a causa di una vicenda legata a fatture non pagate, per la quale viene accusato di avere falsificato dei documenti. Viene rilasciato due giorni dopo e, secondo quanto riferisce, sarebbe un complotto di Bernie Ecclestone nei suoi confronti.

Curiosità: questo gran premio è lo stesso nel quale Michael Schumacher conquista la prima vittoria in Formula 1, cosa che viene anche citata nel documentario. Questa considerazione la aggiungo io: trovo tutto ciò estremamente poetico dal punto di vista etimologico, non sarà che le stelle si sono allineate e hanno voluto mandare un messaggio subliminale? Una cosa tipo: "non è meglio che torni a produrre scarpe?"
Il danno, comunque, ormai è fatto e per l'Andrea Moda è finita: al GP d'Italia, la squadra non viene accettata e viene radiata per avere danneggiato la reputazione della Formula 1. È definitivamente la fine e il sogno di Sassetti di fare il team owner svanisce mestamente.
Le due monoposto rimarranno in suo possesso per anni, saranno esposte a fiere e sagre marchigiane e le guiderà lui stesso occasionalmente sul circuito di Misano. Una delle due pare essere stata confiscata per un provvedimento giudiziario, mentre l'altra secondo Sassetti è sparita. Secondo quanto riportato dal video, è stata ridipinta dal suo nuovo proprietario come una Williams con livrea Rothmans... che detto sinceramente mi pare un'idea abbastanza malsana.

In sintesi, il documentario racconta la vera storia dell'Andrea Moda, allontanando certe leggende metropolitane quali presunti operai del calzaturificio improvvisati come meccanici in Formula 1. Ciò non trova alcun riscontro nel documentario.
Detto questo, ho trovato molto avvincente questo racconto di una scuderia di Formula 1 nata praticamente in un capannone nelle campagne e di come quello che è stato dipinto per anni come il peggiore team della storia fosse in realtà una squadra che ha avuto sfortuna e che ha avuto tutti contro. Ritengo tuttavia che sia molto facile arrivare a questa conclusione, se si intervistano solo il fondatore, i vertici del team e soggetti che dal team non hanno subito alcun danno. Ci sono infatti testimonianze da parte di Ivan Capelli, Nigel Mansell, Stefano Domenicali giusto per citare i soggetti più altisonanti.
Si menzionano spesso mancati pagamenti e non sono sicura che i fornitori dell'Andrea Moda condividerebbero il ritratto totalmente positivo e favorevole che viene tracciato durante la narrazione. Allo stesso modo, trovando abbastanza semplicistica l'accusa di complotto contro una squadra che stava "cambiando la Formula 1" e che spaventava (qualificandosi mezza volta? chissà che terrore incutevano...) sarebbe stato bello sentire anche qualcuno che contestasse questa accusa, invece di limitarsi a elevare l'ipotesi di complotto a verità ineluttabile.

Per quanto riguarda Sassetti, non conosco il personaggio se non per quanto riguarda la sua breve esperienza in Formula 1. Sostiene di essere sempre stato pulito e gli do fiducia, non avendo mezzi per farmi un'idea. Però deve essere una persona molto sfortunata, a questo punto, dato che ha avuto guai con la legge in almeno altre due occasioni, tra cui una condanna per bancarotta.
In più, la faccenda dello sterzo danneggiato del GP del Belgio è stata raccontata, anche in altre sedi e pare anche dallo stesso McCarthy in un modo diverso dal "ahahah, che team rustico, Moreno guidava e la macchina non curvava, pura poesia!" Pare che la monoposto di McCarthy venisse utilizzata in primis per avere pezzi di ricambio per quella di Moreno e che, di conseguenza, il piantone malfunzionante sia stato consapevolmente montato sulla macchina di Perry e questo sia stato mandato in pista, dove ha avuto un incidente all'Eau Rouge.
Quello che posso dire è che una volta sono rimasta con il volante bloccato a bordo della Punto dei miei genitori mentre ero in un tratto rettilineo della provinciale e non è stata una bella esperienza percorrere i quindici chilometri che mi separavano da casa con il volante che praticamente non girava. Penso che sia decisamente peggio se succede su una monoposto di Formula 1 all'Eau Rouge-Radillon.
Se quanto si racconta in altre sedi è vero, ammetto di non approvare molto la scelta di ometterlo. Se è falso, mi aspetterei invece che venisse smentito, come sono state smentite altre dicerie.

Tornando a noi, a questo punto non mi resta che esprimere il mio parere su questo documentario: a mio parere è ottimo e si sarebbe meritato di passare su un canale ben più altisonante di Motor Trend. L'ho trovato molto un documentario per nerd, ma d'altronde bisogna essere molto nerd per interessarsi all'Andrea Moda.
Mi è parso molto ben fatto e contenente video piuttosto interessanti. Il grande lavoro di ricerca che c'è stato dietro appare molto evidente e il prodotto finale è molto godibile. Nonostante fosse stato ideato per essere visto in tre puntate, la visione completa non è pesante, nonostante la durata superiore alle due ore.
L'unico lato che non ho apprezzato, è la totale assenza di contradditorio e l'immagine estremamente candida che viene data di una squadra che, palesemente, ha avuto grossi problemi di gestione e organizzazione, dettati in gran parte dall'inesperienza nel settore e dall'eccessiva ambizione del suo fondatore... Ma dato che ho faticato perfino a comprendere la santificazione a oltranza di Ayrton Senna da parte del famoso documentario di Asif Kapadia, ritengo si possa capire se ho dei dubbi sul glorificare senza alcuna esitazione il "che bello debuttare in Formula 1 perché sì".


giovedì 20 marzo 2025

In ricordo di Eddie Jordan (30.03.1948 - 20.03.2025) ripercorriamo la storia del suo team

Eddie Jordan è entrato in Formula 1 con il suo team nel 1991, dopo diversi anni di esperienza nelle categorie minori. Era l'epoca in cui c'erano moltissime vetture che ambivano a entrare in griglia, con tanto di prequalifiche, quindi grandi probabilità di non andare in griglia, per una squadra neoentrante. Il team irlandese con base a Silverstone, tuttavia, ha dimostrato ottimi risultati nella sua prima stagione, con la sola mancata prequalificazione di Andrea De Cesaris al gran premio inaugurale.
Accanto al veterano italiano, vi era Bertrand Gachot, già passato per scuderie quali Onyx, Rial e Coloni. I due sono stati un'ottima coppia che si è tolta anche discrete soddisfazioni nella parte centrale della stagione, con cinque arrivi a punti consecutivi in Canada, Messico, Francia, Gran Bretagna e Germania, doppia zona punti nella prima e nell'ultima occasione citate. In totale sono stati ottenuti due quarti, due quinti e tre sesti posti, mentre nel gran premio seguente, in Ungheria, Gachot ha conquistato il giro più veloce... un'ultima soddisfazione prima di finire in carcere (la storia la conoscete, quindi evito di ripeterla) ed essere sostituito da, in ordine cronologico, Michael Schumacher, Roberto Moreno e Alessandro Zanardi.
Non sono arrivati altri punti, ma il risultato finale è stato quinto posto nel mondiale costruttori dietro a McLaren, Williams, Ferrari e Benetton. Niente male!
La stagione 1992, con motori Yamaha anziché Ford e la coppia di piloti Stefano Modena/ Maurizio Gugelmin, invece, non è stata all'altezza della precedente, con un solo punto conquistato dal pilota italiano giungendo sesto in Australia. Alla fine il risultato nel mondiale costruttori è stato solo l'undicesimo posto, bissato poi nel 1993.

La terza stagione della Jordan, stavolta con motori Hart, ha visto il debutto di una giovanissima promessa, Rubens Barrichello (al contempo Nico Hulkenberg si iscriveva in prima elementare - questa è una citazione colta), che peraltro a Donington viaggiava verso il terzo posto quando è stato costretto al ritiro e per lungo tempo non si è tolto soddisfazioni. Accanto a lui a inizio stagione abbiamo visto Ivan Capelli, poi sostituito da Thierry Boutsen, Marco Apicella, Emanuele Naspetti e infine Eddie Irvine nei due gran premi finali.
Barrichello e Irvine hanno chiuso 5/6 in Giappone, gara d'esordio dell'irlandese che si è subito messo in mostra sdoppiandosi anche da Ayrton Senna, che era leader della gara. Questo non è stato particolarmente convinto dalle performance di Eddie, tanto che a fine gara è andato a cercarlo ai box per lamentarsi del fatto e ha completato l'opera tirandogli un pugno sul mento, ma quello che conta è passare alla storia!
Irvine ha imparato a tenersi lontano dai guai nel futuro imminent-... ah no. Nel primo GP della stagione seguente, in Brasile, ha pensato bene di speronare Jos Verstappen lanciandolo in testa a Martin Brundle e procacciandosi tre gare di ban. Sostituito da Aguri Suzuki nel GP del Pacifico, è stata poi la volta di De Cesaris negli eventi successivi, dove avrebbe rimediato un quarto posto a Montecarlo. Rubinho, invece, nella natia Sao Paulo si è procacciato un quarto posto - uno dei pochi risultati memorabili di Interlagos per poi cogliere il suo primo podio nella gara seguente a T.I. Aida con un terzo posto, una piccola soddisfazione prima del sausage kerb di Imola e del devastante cappottamento.
Sia Barrichello sia Irvine hanno conquistato punti in varie occasioni in seguito, quattro quarti posti per Rubens, nonché la pole al GP del Belgio, tre piazzamenti in top-6 per Irvine, con un quinto posto nel mondiale costruttori, prima del passaggio ai motori Peugeot per la stagione seguente. Sarebbero rimasti fino al 1997.

Nel 1995 i piloti erano ancora Barrichello e Irvine, mentre nel 1996 quest'ultimo è passato in Ferrari, venendo sostituito da Brundle. In entrambe le stagioni, la squadra ha conquistato il sesto posto costruttori, con svariati piazzamenti a punti, ma vedendo il podio solamente nel GP del Canada 1995, con Barrichello e Irvine rispettivamente secondo e terzo alle spalle del vincitore Jean Alesi. Nel 1996, Brundle è passato alla storia per un altisonante incidente nel GP d'Australia, oltre che per avere lasciato la Formula 1 alla fine della stagione.
Giancarlo Fisichella ha fatto coppia con il debuttante Ralf Schumacher nel 1997. I due, al GP d'Argentina, viaggiavano verso un probabile doppio podio nel gran premio numero 100 della storia della squadra, nonché nel gran premio numero 600 della storia della Formula 1. Visto che il leader Jacques Villeneuve concluse con un piccolo gap nei confronti di Irvine chissà, avrebbe potuto essere doppietta, se i due non fossero venuti a contatto, con il ritiro di Fisichella. Ralf ha ottenuto comunque un terzo posto, l'italiano ha dovuto aspettare Canada e Belgio per salire sul podio, giungendo terzo e secondo.
La stagione è stata nel complesso positiva, con un quinto posto nel mondiale costruttori, ma qualche incidente fuori luogo: Fisichella e Ralf, infatti, sono venuti a contatto anche al GP del Lussemburgo al Nurburgring, dove alla partenza i due hanno violato la regola aurea "se proprio devi avere un incidente, che non sia con il tuo compagno di squadra". Il giovane Schumacher ci ha tenuto a violare anche la seconda regola aurea "se hai avuto un incidente, temi per la tua incolumità quando incontrerai il tuo avversario, ma pensi di chiedere a tuo fratello di difenderti, vedi almeno di non andare a schiantarti contro quest'ultimo", cozzando sopra a Michael nel loro gran premio di casa.

Nel 1998 sono arrivati i motori Mugen Honda ed è arrivato il campione del mondo 1996 Damon Hill al fianco di Ralf Schumacher. La stagione è iniziata con delle difficoltà, poi verso metà campionato sono arrivati i primi piazzamenti nella bassa top-6... tutto regolare. Fino a questo momento, almeno, perché poi è giunta l'apoteosi: il 30 agosto 1998, in un caotico evento in Belgio, Damon e Ralf hanno conquistato una storica doppietta, non senza polemiche, a causa di un congelamento di posizioni deciso dalla squadra.
Ralf ne ha approfittato per conquistare anche un terzo posto nel successivo gran premio a Monza, prima di lasciare la Jordan per la Williams alla fine della stagione. Il risultato finale è stato un quarto posto nel mondiale costruttori, che sarebbe stato migliorato in un terzo posto nella stagione seguente, grazie alle ottime performance di Heinz-Harald Frentzen.
Nella stagione che ha segnato la fine della carriera di Hill, il quale ha conquistato solo sporariche posizioni nella bassa top-6, HHF ha ottenuto due vittorie in Francia e a Monza, una pole position al GP d'Europa, dove la sua gara è finita al grido di "è fermo Frentzen!", oltre che quattro altri piazzamenti a podio in precedenza. Avrebbe potuto giocarsi il mondiale con Mika Hakkinen e Eddie Irvine, anche se alla fine ha dovuto accontentarsi di un terzo posto nel mondiale piloti.
L'anno seguente Frentzen ha conquistato due terze piazze in Brasile e negli Stati Uniti, per il team un sesto posto nel mondiale costruttori grazie anche agli altri punti conquistati da Heinz e a quelli ottenuti dal nuovo compagno di squadra Jarno Trulli. Quelli di Frentzen sarebbero stati gli ultimi podi della squadra per lungo tempo, anche se a livello di mondiale costruttori le cose non sono peggiorate nei due anni seguenti: quinta nel 2001 e sesta nel 2002, adesso con motori Honda denominati solamente Honda.

Frentzen e Trulli hanno fatto coppia anche per il 2001, anche se Heinz ha lasciato il team in corso d'opera, venendo sostituito prima da Ricardo Zonta, già comparso al suo posto in precedenza per un'indisposizione fisica, nonché da Jean Alesi, che ha successivamente lasciato la Formula 1 a fine stagione. Nel 2002, invece, è tornato Fisichella, dopo alcune stagioni alla Benetton. Al suo fianco ha esordito invece Takuma Sato, autore dei suoi primi punti a fine stagione in Giappone, che sarebbe stato rimpiazzato per il 2003 da Ralph Firman.
Il fornitore di motori è cambiato nuovamente, divenendo Ford, ed è accaduto l'evento eroico a cui nessuno credeva più. Al GP del Brasile, numero 700 nella storia della Formula 1, nonché numero 200 per la Jordan, è arrivata inaspettatamente quella vittoria di Fisichella sfuggita cento gran premi prima, quando la gara è stata interrotta anzitempo per le terribili condizioni meteo e due incidenti occorsi a Fernando Alonso e Mark Webber. Un errore di cronometraggio ha attribuito inizialmente la vittoria a Kimi Raikkonen, ma il successivo ricalcolo della classifica finale ha assegnato la vittoria a Giancarlo, la sua prima, ma l'ultima per il team Jordan, che solo grazie all'estensione della zona punti ai primi otto avvenuta a partire da quella stagione ha conquistato ulteriori punti con un settimo posto di Fisichella e un ottavo di Firman, mentre non ha ottenuto punti Zsolt Baumgartner, che ha brevemente sostituito lo stesso Firman.
La squadra ha chiuso nona nel mondiale costruttori davantu alla sola Minardi, così come nelle stagioni seguenti. Nel 2004 Nick Heidfeld ha ottenuto due piazzamenti in bassa top-8 e una volta c'è riuscito Timo Glock, durante una sostituzione one-off di Giorgio Pantano, al quale è subentrato verso fine stagione.

Nel 2005, con motori Toyota la coppia di piloti era costituita dagli esordienti Tiago Monteiro e Narain Karthikeyan e la possibilità di fare punti quasi inesistente. Poi è arrivata Indianapolis, con sei vetture schierate in griglia, il podio di Monteiro e il quarto posto di Karthikeyan. Il pilota portoghese è ricordato non solo per il suo terzo posto con festeggiamenti cringe, quanto anche per avere ottenuto un ottavo posto al GP del Belgio, suo sedicesimo arrivo al traguardo consecutivo, ai tempi un record. È stato l'ultimo punto per la scuderia fondata da Eddie Jordan, nonché l'ultima bandiera a scacchi consecutiva vista da Monteiro, il quale nell'evento seguente è stato costretto al ritiro.
A onore del vero, nel 2005 la squadra non era più di proprietà di Eddie Jordan, anche se non vi era stato ancora il rebranding quindi è arrivata alla cifra tonda di 250 gran premi, ma era già stata acquisita dal gruppo Midland, il quale avrebbe gareggiato come Midland nella stagione seguente, innescando una serie di cambi di denominazione che hanno portato il team di Silverstone ad avere quattro nomi diversi in quattro anni consecutivi: Jordan nel 2005, Midland nel 2006, Spyker nel 2007 e Force India nel 2008.
Per circa un decennio la squadra è stata di proprietà di Vijay Mallya, per divenire in seguito Racing Point dopo l'acquisizione da parte di Lawrence Stroll, denominazione con la quale ha conquistato la vittoria del GP di Sahkir 2020 con Sergio Perez. Successivamente è divenuta Aston Martin, ma con questo nome insegue ancora la vittoria. Curiosamente è di nuovo verde, come lo era la Jordan degli esordi, quando era sponsorizzata 7UP.


La storia di questa squadra è un ricordo di vecchi tempi che non torneranno più, quelli in cui un team attivo nelle categorie minori poteva entrare in Formula 1 e arrivare a occupare posizioni di rilievo, sia in classifica piloti sia nella classifica dei team più tamarri. Non che fosse sempre così, ma evidentemente era possibile per chi fosse abbastanza accorto da non cadere nelle mani del truffatore di turno.
Anche se da vent'anni il marchio Jordan era uscito di scena, è bello sapere che quella squadra, con altre denominazioni, ha continuato a esistere, con occasionali exploit che ricordano vagamente quelli dei vecchi tempi, e probabilmente esisterà ancora a lungo, anche se il nome Aston Martin non ha quel fascino tamarro che potevano avere i vari Force India e Racing Point di turno.
Non c'è più un team Jordan e adesso non c'è più nemmeno il suo fondatore, venuto a mancare all'età di settantasei anni a causa di un tumore, ma la storia è scritta e resterà impressa nella memoria collettiva. Allora guarderemo dietro di noi, sussurrando un #FreeGachot, poi vedremo Frentzen fermo e Monteiro che esulta sul podio, accanto a due imbambolati Schumacher e a Barrichello. Forse quel festeggiamento non ci sembrerà più così tanto cringe e il nostro solo rimpianto sarà che sia stato Monteiro e non un personaggio pittoresco come Karthikeyan a salire su quel podio.
Addio Eddie Jordan, e grazie per averci regalato questa bellissima storia.


sabato 19 ottobre 2024

Porsche come costruttore in Formula 1: due sole stagioni complete e una vittoria in Francia 1962

La storia della Porsche in Formula 1 come costruttore è stata piuttosto breve ed è ormai lontana nel tempo, ma non è una buona ragione per non andare a ripercorrere né la storia stessa, né l'evento in cui ha conquistato la sua unica vittoria nella classe regina. Siamo anche in race week negli States, quindi non c'è giorno migliore, considerato che tale vittoria è arrivata per mano di un pilota statunitense. Correva l'anno 1962 ed era solo la seconda stagione full time.
Le prime apparizioni risalgono ai GP di Germania dl 1957 e 1958, quando le Formula 2 venivano aggiunte alle Formula 1 per riempire la griglia al Nurburgring. La Porsche era presente con delle F2, guidate da Edgar Barth e Umberto Maglioli nel 1957 e dal solo Barth nella stagione successiva.
Solo nel 1959 ha schierato delle Formula 1 al GP di Montecarlo, con Wolfgang Von Trips ritirato nelle prime fasi di gara per incidente e Maria Teresa De Filippis che non è riuscita a qualificarsi. Von Trips avrebbe dovuto partecipare anche al GP di Germania disputato all'AVUS, ma la Porsche si è ritirata dall'evento dopo la morte di Jean Behra in una gara di contorno.
Anche nel 1960 vi è stata una sola apparizione, al GP d'Italia, con Hans Hermann che ha conquistato il primo punto con il sesto posto e Barth che si è classificato alle sue spalle in settima posizione.

Storia diversa il 1961, con l'intera stagione disputata. I piloti erano Dan Gurney e Joakin Bonnier, con una terza vettura guidata da Hermann negli eventi di Montecarlo e del Nurburgring. Dopo un quinto posto a Montecarlo e un sesto in Belgio, l'americano ha conquistato tre seconde piazze in Francia, a Monza e negli Stati Uniti. Nel frattempo anche Bonnier segnava due arrivi a punti, quinto in Gran Bretagna e sesto negli Stati Uniti.
La stagione seguente ha visto la stessa line-up, con Bonnier quinto a Montecarlo e sesto in Italia. Dopo avere vinto il GP di Francia (di cui vi parlerò nel prossimo paragrafo), Gurney ha conquistato un altro podio - terzo in Germania - e ha concluso la stagione con una quinta piazza a Watkins Glen. A dire il vero ci sarebbe stato anche il GP del Sudafrica, ma la squadra non era presente.
Visti gli ingenti costi, Porsche ha deciso di non proseguire la propria avventura come costruttore, ma vetture Porsche hanno disputato gare fino al 1964 con team privati (come già se ne erano visti negli anni precedenti), conquistando qualche punto occasionale. Nelle due stagioni complete disputate, Porsche si è classificata rispettivamente terza e quinta nel mondiale costruttori.


Veniamo a Rouen, in cui a scattare dalla pole position era Jim Clark (Lotus) ma a passare in testa nelle prime battute è stato Graham Hill (BRM). Dopo il ritiro di diversi piloti di un certo spessore, Hill era in testa alla gara con ampio margine, almeno finché non è rimasto coinvolto in una collisione con un doppiato, Jackie Lewis (Ecurie Galloise/ Cooper), al quale possiamo attribuire come riconoscimento l'ambito Cetriolo d'Oro.
Clark è passato in testa, Hill se l'è andato a riprendere, è successivamente tornato in prima posizione, ma poi entrambi sono stati colpiti da problemi tecnici che hanno spianato la strada a Gurney che si è ritrovato in testa in quelle che erano ormai le ultime fasi della gara.
Ha vinto con un podio tutto extraeuropeo, in quanto secondo è giunto il sudafricano Tony Maggs (Cooper) e terzo l'americano Richie Ginther (BRM) rimontato dall'ultima posizione dopo avere faticato a partire al momento del via.
Bruce McLaren (Cooper) e John Surtees (Lola) hanno completato la gara al quarto e al quinto posto, mentre la zona punti è stata completata da Carel Godin De Beaufort (il cuo nome completo era nientemeno che Jonkhee Karel Pieter Anthonie Hubertus Godin De Beaufort) a bordo di una delle già citate entry di team privati che schieravano delle Porsche, nello specifico il team era Ecurie Maarsbeegen.


NB. Non sono riuscita a trovare a chi appartenga il copyright della foto inserita, se lo conoscete fatemi sapere.


giovedì 11 aprile 2024

È morto Ted Toleman (1938 - 2024), in suo ricordo ripercorriamo la storia della sua scuderia

Ieri 10 Aprile è morto all'età di ottantasei anni Ted Toleman, fondatore dell'omonima scuderia presente in Formula 1 dal 1981 al 1985, team che di fatto ha cambiato diverse volte proprietà, a partire dal 1985, ma che è arrivato ai giorni nostri. A questo, tuttavia, ci arriveremo in un secondo momento, in quanto in questo post l'obiettivo è ripercorrere in primo luogo la storia della Toleman come scuderia.


Dopo un'esperienza nelle Formule minori, verso la fine del 1980 Toleman ha annunciato l'ingresso in Formula 1 per la stagione 1981, con motori turbo Hart.
La prima stagione, iniziata saltando i primi tre gran premi extraeuropei, è stata piuttosto complicata con i piloti Brian Henton e Derek Warwick che hanno collezionato una serie di DNQ e, a Montecarlo, addirittura DNPQ in quanto è stata disputata una sessione di prequalifiche per via della griglia di partenza ridotta dalle solite ventiquattro/ ventisei vetture alle venti che erano ammesse in griglia nel Principato.
Soltanto in due occasioni almeno una vettura è andata in griglia: a Monza, Henton si è qualificato penultimo ed è riuscito a portare la vettura al traguardo, classificandosi decimo e ultimo, mentre a Las Vegas, nel finale di stagione è stato Warwick a qualificarsi, partendo dalla penultima fila e ritirandosi in gara per un problema al cambio.

Il 1982 ha visto la presenza di Warwick come pilota, affiancato dal debuttante Teo Fabi, divenuto celebre per la sua presunta fuga dall'albergo nel quale si erano chiusi i piloti durante il famoso sciopero avvenuto in Sudafrica.
Durante il corso della stagione il team ha avuto svariate mancate qualificazioni, ha saltato anche due gran premi di "trasferta" nordamericana nel corso della primavera, ma le vetture sono andate in griglia più spesso, in diverse occasioni ci sono andate entrambe e soprattutto sono accaduti due fatti piuttosto attention seeker. Nel GP d'Olanda, Warwick ha ottenuto il giro più veloce nonostante i pochissimi giri disputati. In quello successivo in Gran Bretagna, è risalito velocemente dalle retrovie alla seconda piazza, per poi ritirarsi a poco più di metà gara. Le malelingue sostengono che sia stato simulato un problema tecnico, quando in realtà la monoposto era scesa in pista a serbatoio scarico, per risalire fino alle prime posizioni e in tal modo guadagnare inquadrature televisive per procacciarsi degli sponsor.
Warwick ha terminato i successivi gran premi in Francia e Germania, rispettivamente al quindicesimo e al decimo posto: sono state le uniche due gare terminate dalla Toleman nel corso del 1982.

Warwick è rimasto anche per il 1983, affiancato stavolta da Bruno Giacomelli. I risultati sono nettamente migliorati rispetto alla stagione precedente, con la qualificazione sempre, a parte a Montecarlo con una delle due auto quando Giacomelli è stato il primo degli esclusi, nonché con un numero rispettabile di gare terminate e diversi piazzamenti a punti.
Negli ultimi quattro gran premi Warwick è andato a punti in quattro occasioni di fila: sesto in Olanda, quinto a Monza, quinto a Brands Hatch dove peraltro anche Giacomelli ha fatto un punto giungendo sesto, nonché sesto nella gara conclusiva della stagione in Sudafrica.
In precedenza erano state ottenute altre top-ten, dalla settima piazza in poi, che per gli standard dei tempi tuttavia non valevano punti. E non avevamo visto ancora niente, perché era alle porte il 1984, la stagione più attention seeker in assoluto della storia del team.

Di fatto il 1984 è la stagione per cui la Toleman è passata alla storia, e nello specifico per avere fatto debuttare in Formula 1 Ayrton Senna (che nulla c'entra con la Toleman, ma oggi 11 aprile ricorre l'anniversario del GP di Donington 1993).
Al suo fianco, vi era il campione di motociclismo Johnny Cecotto, ma a onore del vero i suoi risultati non sono stati particolarmente degni di nota. Il migliore è stato un nono posto al GP del Canada, mentre un paio di gare più tardi si è infortunato pesantemente fratturandosi entrambe le gambe e la sua stagione è terminata; sarebbe stato rimpiazzato verso la fine della stagione da Stefan Johansson, che tra una cosa e l'altra ha ottenuto un quarto posto a Monza.
Il quarto posto di Johansson, tuttavia, è ordinaria amministrazione, quindi veniamo a Senna, che dopo essersi ritirato al gran premio di casa in Brasile, ha conquistato il suo primo punto al successivo evento con un sesto posto in Sudafrica, risultato replicato anche in Belgio, anche se tuttavia in Belgio è stato promosso dalla settima alla sesta piazza a causa della squalifica di...
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...cosa ve lo dico a fare, l'avrete sicuramente capito da anche soli! XD Incredibilmente è rimasto fuori dalla griglia al successivo GP di Imola, a causa di un problema tecnico, ma, dopo un ritiro al GP di Francia, è stata la volta di Montecarlo. Non credo di dovervi raccontare come se lo sentiste per la prima volta di come sia risalito dal tredicesimo al secondo posto e di come, se la gara non fosse stata interrotta a causa delle condizioni di bagnato estremo, avrebbe potuto, a seconda di chi lo racconta, vincere, ritirarsi a causa di un presunto problema tecnico, oppure essere superato da Stefan Bellof ed ereditarne la vittoria quando la Tyrrell sarebbe stata squalificata in corso d'opera (penso che abbiate capito, se non c'eravate arrivati prima, chi sia stato il pilota squalificato il paragrafo qui sopra).
Tra un settimo posto in Canada e diversi ritiri, Senna è riuscito a conquistare due ulteriori podi, in Gran Bretagna e all'evento finale in Portogallo, nei quali ha conquistato la terza piazza. In corso d'opera era stato appiedato one-off in occasione del GP di Monza, in quanto il team era rimasto indispettito dal suo passaggio in Lotus per la stagione futura, venendo rimpiazzato da Pierluigi Martini, che tuttavia non è riuscito a qualificarsi.

Per il 1985 il team non ha disputato i primi tre gran premi in quanto non aveva un contratto con un fornitore di gomme. Quando lo sponsor Benetton, che già aveva rilevato la Spirit che aveva un contratto con Pirelli, ha acquistato la Toleman, è stato finalmente possibile schierare una vettura, sempre con il nome "Toleman", poi affiancata da una seconda nel proseguimento della stagione.
L'intento originale del team era schierare Johansson, che tuttavia è passato in Ferrari, e John Watson, con il quale la trattativa non è andata a buon fine per questioni economiche. È quindi tornato Teo Fabi, affiancato da Piercarlo Ghinzani. Con un'ultima performance attention seeker, Fabi ha conquistato la pole position al GP di Gran Bretagna. La squadra, che s era classificata rispettivamente nona e settima nei mondiali costruttori 1983 e 1984, in questa stagione non ha ottenuto punti.

Come avrete probabilmente capito quando ho parlato dell'acquisto da parte di Benetton, a partire dal 1986 vi è stato un rebranding. Come Benetton, la squadra avrebbe conquistato i titoli piloti del 1994 e 1995 con Michael Schumacher e il titolo costruttori nel 1995, prima di passare di nuovo di proprietà ed essere acquisita dalla Renault nel 2001.
La storia si è riscritta e nel 2005 e 2006 Fernando Alonso ha conquistato due titoli piloti, così come la squadra ha ottenuto in questo caso per due volte il titolo costruttori. In seguito, dopo una breve parentesi di proprietà del marchio Lotus nella prima metà degli anni 2010, il team sarebbe tornato a chiamarsi Renault per poi essere rebrandizzato in Alpine. E cosa dire, l'Alpine di quest'anno come performance sta strizzando l'occhio ai risultati della Toleman!

Concludo specificando altri dettagli a mio vedere degni di nota, perché la Toleman non è stata solo Montecarlo 1984. Innanzi tutto è stata protagonista con la Tyrrell di un dualismo per procacciarsi lo sponsor Candy - quello sponsor che spesso finiva immortalato in inquadrature televisive originate da incidenti altisonanti - nel periodo 1982/1983, finendo per uscirne vincente.
Dopodiché vi hanno mosso i primi passi in Formula 1, importanti personalità come Rory Byrne, progettista prima della Benetton e poi della Ferrari - dove aveva seguito Schumacher nella seconda metà degli anni '90 - e di Pat Symonds, che ha successivamente lavorato per diverse scuderie, finendo invischiato anche nello scandalo crashgate.



venerdì 6 ottobre 2023

Scuderie vintage: storia della Surtees

L'esordio in Formula 1 è avvenuto come team, non da subito come costruttore. Era il 1970 e nella prima parte della stagione John Surtees ha disputato quattro gran premi (non consecutivi) collezionando tre ritiri e poi, finalmente, un sesto posto al GP d'Olanda a Zandvoort: queste partecipazioni sobo avvenute al volante di una McLaren. Nel corso della stagione ha disputato sette eventi come costruttore, schierando una seconda vettura guidata da Derek Bell nel GP degli Stati Uniti. I risultati non erano neanche male, tanto da valere l'ottava posizione nel mondiale costruttori, nonostante l'affidabilità spesso lasciasse desiderare: addirittura, al GP di Germania a Hockenheim, Surtees viaggiava verso il terzo posto, quando è stato costretto al ritiro a pochi giri dal termine, venendo classificato soltanto nono (90% di gara completato). Il miglior risultato è stato quindi un quinto posto sul circuito canadese di Mont-Tremblant, mentre Bell nel successivo evento a Watkins Glen è giunto in sesta posizione.

Nel 1971 il team ha schierato due vetture in ciascun evento della stagione, una guidata da John Surtees, l'altra da Rolf Stommelen. I risultati sono stati ancora buoni e ancora una volta la squadra si è piazzata ottava nel mondiale costruttori. Stommelen si è classificato sesto a Montecarlo, Surtees quinto a Zandvoort, dopodiché sono arrivati entrambi a punti al GP di Gran Bretagna: a Silverstone, Stommelen e Surtress hanno fatto quinto e sesto posto.
In alcune occasioni è stata schierata una terza vettura, con partecipazioni piuttosto random e tendenzialmente one-off: hanno disputato un unico evento ciascuno Brian Redman, Derek Bell, Sam Posey e Gijs Van Lennep - in quest'ultimo caso è stato un DNS, quindi evento disputato è forse una definizione azzardata, mentre ha preso parte a due gran premi Mike Hailwood: l'ex pilota di motociclismo ha chiuso quarto a Monza, in quello storico finale con cinque piloti racchiusi in appena un secondo.

Nel 1972 John Surtees ha smesso di gareggiare full time e il team ha schierato tre vetture guidate da Hailwood, Tim Schenken e Andrea De Adamich. Se Hailwood aveva mancato il podio per un soffio al GP d'Italia dell'anno precedente, è riuscito a piazzarsi secondo posto a Monza, dopo avere già ottenuto piazzamenti a punti: quarto in Belgio, sesto in Francia e nuovamente quarto in Austria.
I primi punti della stagione, tuttavia, erano andati a Schenken giunto quinto nell'evento inaugurale in Argentina, mentre in Spagna era stata la volta di De Adamich: sul circuito del Jarama il pilota italiano aveva conquistato la quarta posizione.
A Monza Surtees ha preso parte al gran premio su una quarta vettura, così come a Watkins Glen dove risulta tuttavia DNS per avere ceduto la vettura, dopo le qualifiche, a uno dei piloti titolari. Queste sono state le sue ultime partecipazioni in assoluto come pilota in Formula 1.
In classifica costruttori il team si è classificato addirittura al quinto posto - a suo favore ha giocato il fatto che ai tempi facesse punti per il mondiale costruttori solo il miglior singolo risultato ottenuto dal team in una gara - che è rimasto il miglior risultato nel mondiali costruttori della storia di questa squadra.
Incredibile ma vero, nonostante gli innumerevoli ritiri collezionati nel corso del mondiale 1973, il risultato finale è stato notevole ancora una volta: settimo posto in classifica costruttori.
C'erano due sole vetture full-time, una delle quali ancora guidata da Hailwood, che tuttavia ha inanellato una serie di ritiri neanche troppo diversa da quella del compagno di squadra Carlos Pace, il quale ha tuttavia ottenuto un quarto posto in Germania sia un terzo posto in Austria, ottenendo peraltro il giro più veloce sia al Nurburgring sia a Zeltweg.
Occasionalmente c'è stata una terza vettura, si sono visti al volante one-off Luiz Bueno e Andrea De Adamich, tre presenze invece per Jochen Mass (miglior risultato un settimo posto al gran premio di cssa al Nurburgring che tuttavia non assegnava punti), tra cui Silverstone, nella quale tutti e tre i piloti presenti sono stati coinvolti in un incidente al primo giro e hanno concluso la gara con un ritiro senza alcun giro completato - a dovere di cronaca va comunque detto che lo stesso destino toccò a diverse vetture appartenenti a diversi team, compreso De Adamich che stava prendendo parte all'evento a bordo di una Brabham.

Il 1974 ha visto le performance della squadra abbassarsi drasticamente, tanto che il quarto posto di Pace a Interlagos è stato l'unico arrivo in zona punti della stagione, che è valso solo l'undicesimo posto in classifica costruttori, in cui il pilota brasiliano faceva coppia con Mass. Il resto della stagione è stato un susseguirsi di ritiri, piazzamenti in posizioni arretrate, nonché di due plot-twist: per prima cosa, dopo il GP della Svezia, Pace è stato licenziato per avere criticato pesantemente il team.
A metà stagione uno dei due titolari è andato perso per strada, ma di lì a poco anche Mass se ne sarebbe andato, per via delle prestazioni pessime della monoposto, venendo rimpiazzati da piloti che si susseguivano un po' a caso e che si qualificavano raramente. Quello che è durato di più è stato Derek Bell per cinque gare di fila, dove gare è un eufemismo perché si è qualificato solo una volta.
Tra i piloti che hanno preso il via una volta, Jean-Pierre Jabouille, che in realtà non ha mai visto il via, e Dieter Quester, mentre per quanto riguarda quelli che hanno avuto più partecipazioni, tre all'attivo per José Dolhem dove "all'attivo" è nuovamente un eufemismo dato che si è qualificato una sola volta, nonché due per Helmuth Koinigg.

Venticinquenne, di nazionalità austriaca, Koinigg - dopo una mancata qualificazione alcuni gran premi prima a bordo di una Brabham provata - ha fatto il proprio esordio al GP del Canada sulla pista di Mosport, dove si è qualificato ventiduesimo e ha concluso la gara in una rispettabile decima piazza su quindici vetture giunte al traguardo.
Al seguente gran premio - ultimo della stagione, in cui Emerson Fittipaldi e Clay Regazzoni si giocavano il mondiale - a Watkins Glen si è nuovamente qualificato, ventitreesimo, e viaggiava nelle posizioni di bassa classifica quando, dopo pochi giri di gara, la sua vettura è uscita di strada per la rottura di una sospensione. L'impatto contro le barriere si è rivelato fatale, con il pilota rimasto decapitato, un incidente dalla dinamica molto simile a quello in cui in anno prima, nelle qualifiche, aveva perso la vita François Cevert - un anno prima in tutti i sensi, dato che entrambi gli incidenti sono avvenuti il 6 Ottobre, rispettivamente cinquanta e quarantanove anni oggi. :-((((

Il 1975 ha visto una vettura sola al via della stagione, guidata da John Watson, affiancato da Dave Morgan nel solo GP di Gran Bretagna. Il miglior risultato della stagione è stato un ottavo posto, in Spagna a Montjuic, in quella celebre gara finita anzitempo per il grave incidente costato la vita ad alcuni spettatori. Non sono stati ottenuti punti e il risultato finale, dopo avere saltato alcuni gran premi di fine stagione, è stato un quattordicesimo posto nel mondiale costruttori.
È andato meglio il 1976 - decimo nel costruttori - con Alan Jones autore di due quinti posti in Belgio e Gran Bretagna e poi quarto nel famoso finale del Fuji. Non ha fatto punti invece il suo compagno di squadra Brett Lunger, con all'attivo anche alcuni DNQ, sostituito one-off da Conny Anderson e poi da Noritaki Takahara in Giappone. Quest'ultimo, ex equo con i due connazionali Masahiro Hasemi e Kazuyoshi Hosino è stato uno dei primi giapponesi a prendere parte a un gran premio di Formula 1.

Il 1977 ha visto un nuovo cambio di line-up, con Vittorio Brambilla e Hans Binder. Brambilla ha disputato tutta la stagione, ottenendo un quarto, un quinto e un sesto posto rispettivamente in Belgio, Germania e Canada. Sono stati gli unici punti conquistati dalla squadra, che alla fine si è classificata undicesima nel mondiale costruttori.
Binder ha iniziato la stagione venendo sostituito da diversi piloti in corso d'opera, tra cui Larry Perkins, Patrick Tambay, Vern Schuppan e Lamberto Leoni, tutti quanti collezionisti di occasionali - o one-off come nel caso di Tambay e Leoni che hanno avuto una sola presenza ciascuno - mancate qualificazioni. Binder è tornato al volante nei gran premi finali della stagione.
Brambilla ha ottenuto un punto - uno solo - nel 1978, giungendo sesto in Austria. Faceva coppia con Rupert Keegan, hanno ottenuto occasionali DNQ, nessuno dei due ha finito la stagione e al volante si sono visti Carlo "Gimax" Franchi, René Arnoux e Beppe Gabbiani, eccetto Arnoux senza qualificarsi.

Nel corso di queste stagioni ci sono state occasionali entry di altre Surtees per dei team clienti. Nel 1971 e 1972 si è trattato di presenze one-off da parte di Gijs Van Lennep, Sam Posey e John Love. Nel 1974, invece, è ststa la volta di Leo Kinnunen, che ha collezionato varie presenze, qualificandosi tuttavia soltanto per il GP della Svezia.
Nel 1976 è stata la volta di Henri Pescarolo che, accanto ad alcuni DNQ, ha inanellato anche una serie di presenze sulla griglia. In Gran Bretagna a Brands Hatch c'era una seconda Surtees cliente e la guidava Divina Galica che però non è riuscita a qualificarsi. Un anno dopo, a Silverstone, si è verificata l'ultima presenza di una Surtees cliente, guidata da Tony Trimmer, che però non si è prequalificato.
Venendo alla Surtees ufficiale, alla fine del 1978 ha lasciato la Formula 1, a causa di problemi con gli sponsor e dei risultati sempre più calanti. I due podi ottenuti da Hailwood e Pace sono rimasti i momenti di maggiore apice, anche se in seguito è sicuramente passata alla storia - ai tempi di Jones - per la sponsorizzazione da parte di un celebre marchio di preservativi.

venerdì 1 settembre 2023

GP Italia 1963: il 100° gran premio della Ferrari, il terzo titolo di Jim Clark... e la storia dell'A-T-S, giunta per l'unica volta al traguardo

Il Gran Premio d'Italia 1963, che si svolse l'8 settembre a Monza, è purtroppo uno di quegli eventi degli anni '60 di cui si parla troppo poco, nonostante ci siano ben due ragioni abbastanza importanti per cui parlarne: il 100° gran premio ufficiale per la Ferrari e il titolo di Jim Clark con tre gran premi ancora da disputare (Stati Uniti, Messico, Sudafrica). Io ne aggiungo un terzo: il miglior gran premio nella storia del team A-T-S, scritto proprio così, con i trattini, anche perché se al posto dei trattini ci mettete dei punti, state parlando di tutt'altro team. Direi di partire dall'inizio, ovvero dal fatto che i piloti Ferrari erano John Surtees e Lorenzo Bandini, qualificati rispettivamente in pole position e in sesta piazza. In mezzo a loro c'erano le BRM di Graham Hill e Richie Ginther seconda e quarta, con in mezzo la Lotus di Clark, nonché la Brabham di Dan Gurney al quinto posto. Non ci poteva essere modo migliore di festeggiare il 100° gran premio se non con una pole, direte voi... e un po' capisco il vostro punto di vista, d'altronde vedo spesso ferraristi raggiungere l'estasi di sabato, assolutamente certi che la domenica rispecchierà il sabato.

Alla partenza Graham Hill ha portato i suoi eleganti baffi stile Zorro in prima piazza, ma non è durato molto a lungo e dopo pochi giri è stato superato da Surtees e Clark, con il ferrarista che è anche riuscito a portarsi in testa e a rimanervi... non troppo a lungo in realtà, dato che il motore ha deciso di abbandonarlo all'incirca a un quinto della percorrenza totale. Nessuna Ferrari avrebbe visto il traguardo, Bandini si sarebbe ritirato dalla quarta piazza per un guasto al cambio.
Dopo il ritiro di Surtees, Clark si è ritrovato a battagliare per la leadership con G.Hill e Gurney, duello al quale poco dopo metà gara Hill ha dovuto rinunciare a causa di un problema tecnico che ne ha provocato il ritiro.
Più tardi anche Gurney si è ritirato, con Clark rimasto in testa alla gara in completa solitudine andando a vincere senza più alcuna difficoltà. Completavano il podio Ginther e, a bordo di Cooper, Bruce McLaren in una gara dall'attrition rate neanche troppo alto in confronto agli standard dell'epoca e a gare in cui a volte i classificati erano molto meno della metà dei partenti.

A parte Innes Ireland, su BPR, abbandonato dal motore a un giro dalla fine mentre era terzo e scivolato al quarto posto davanti alla Brabham di Jack Brabham e alla Cooper di Tony Maggs, ci sono stati, su venti piloti, sette ritirati, di cui le Ferrari, G.Hill e Gurney, gli altri erano Masten Gregory e Jo Siffert, entrambi a bordo di Lotus private e abbandonati anzitempo dalle rispettive auto, così come Mike Spence su Lotus ufficiale. Chris Amon, pilota della Lola, invece non aveva preso il via a causa di un infortunio rimediato in una precedente sessione.
Mentre Clark è stato il primo pilota nella storia della Formula 1 a vincere un mondiale quando ben tre gran premi dovevano ancora essere disputati, una storia di minore entità stava venendo scritta, quella della A-T-S, che aveva al volante il campione del mondo 1961 Phil Hill e l'italiano Giancarlo Baghetti, il quale risulta qualificato d'ufficio in ventunesima piazza, nonostante quattro piloti non qualificati avessero tempi migliori del suo (per chi non avesse l'abitudine di leggersi i miei post vintage e fosse finito qui per caso, specifico che era una pratica abbastanza consueta ai vecchi tempi, anche se non mi è molto chiaro con che parametri a questa squadra fosse concesso tale onore).

La A-T-S, acronimo di Automobili Turismo Sport, era una scuderia italiana, con sede in provincia di Bologna, fondata da Carlo Chiti e altri ingegneri e progettisti provenienti dalla Ferrari, con il progetto di entrare in Formula 1 nel 1963 come costruttore. La monoposto realizzata era denominata Tipo 100 e i primi test, nel 1962, sono stati tutt'altro che positivi, così come l'esordio previsto in gran premi non ufficiali e poi per il GP di Montecarlo - che inaugurava la stagione - è stato più volte rimandato.
Alla fine è arrivato il GP del Belgio, poi quello d'Olanda, secondo e terzo del campionato. A Spa Francorchamps Phil Hill si è qualificato 17°, mentre Baghetti ha un tempo altissimo immagino per qualche guasto ma con venti vetture presenti era comunque 20°, ma in gara hanno entrambi concluso anzitempo di parecchio a causa di guasti.
A Zandvort la qualifica è andata meglio, Hill 13° e Baghetti 15°, ma di nuovo noie meccaniche hanno costretto entrambi al ritiro, stavolta dopo un numero di giri percorsi davvero esiguo. Il team a questo punto ha saltato Francia, Gran Bretagna e Germania, tornando a Monza.

Al GP d'Italia, la qualifica di P.Hill è stata denotata da un certo grado di rispettabilità, un 14° tempo, che purtroppo si è tradotto in una misera 11° piazza - dietro alla top-6 già citata e, dal settimo al decimo Jo Bonnier (Cooper), Jim Hall (Lotus), Maurice Trintignant (BRM) e Mike Hailwood (Lola) - in gara, che di per sé non sarebbe neanche così terribile, se non fosse che era doppiato di sette giri da Clark, mentre il decimo era doppiato soltanto di quattro tornate.
Questo è il male minore, perché dietro di lui c'era Bob Anderson (Lola) 12°... e niente, l'unico altro pilota ancora in gara era Baghetti, 63 giri percorsi su un totale di 86, per non si sa bene quale tipo di problema, e classificato alle spalle di due ritirati, Spence e Gurney. Non chiedetemi come mai costoro siano stati classificati nonostante non avessero completato il 90% della gara, non è la sede opportuna per interrogarsi su questo dubbio amletico, meglio procedere con la storia di questa scuderia italiana dai risultati oserei dire non particolarmente degni di nota... perché Monza è stato il momento più alto della storia della squadra, come vi ho già anticipato.

Watkins Glen ha visto ancora una volta Phil Hill cavarsela bene in qualifica, 13°, mentre Baghetti risulta essersi qualificato 20° su un totale di ventuno monoposto, ma con un tempo agghiacciante abbastanza da lasciare intendere la presenza di un guasto. I due hanno fatto in seguito tempi abbastanza atroci a Città del Messico, seppure Hill fosse comunque 17°, mentre Baghetti stavolta era 21°.
Come mai sono passata direttamente da una qualifica all'altra? Essenzialmente per sintetizzare due gare in una sola frase: primi ritirati negli States (Baghetti addirittura senza completare nemmeno il primo giro), non prima di tutti gli altri, ma pur sempre ritirati anche in Messico, causa guasti meccanici vari.
È stata l'ultima apparizione stagionale, il team non era presente in Sudafrica, gli sponsor hanno ritirato la loro sponsorizzazione e potete immaginare che fine abbia fatto questa scuderia. Una monoposto A-T-S ha fatto un'ultima apparizione per il team Derrington Francis al GP d'Italia 1964, con al volante Mario Araujo de Cabral, qualificato 19°: anche lui si è ritirato a causa di un guasto.

martedì 18 luglio 2023

La storia della Ensign, in ricordo di Mo Nunn (28.09.1938 - 18.07.2018)

Buongiorno a tutti, carissimi lettori, oggi è il 18 luglio 2023, ovvero il quinto anniversario della morte di Morris Nunn, all'età di 79 anni, che negli anni '90 è stato l'ingegnere di gara di Alex Zanardi al team Ganassi e successivamente fondatore dello stesso team nel quale sventuratamente lo stesso Zanardi ha terminato la sua carriera nelle open wheel qualche anno dopo, nonché team nel quale ha militato per diversi anni Tony Kanaan, prima in CART poi in IRL. Molti anni prima di tutto ciò, tuttavia, Nunn era stato fondatore di una squadra di Formula 1, di cui andrò a raccontarvi la storia.
Preparatevi, perché ci sarà anche un risvolto piuttosto dark... e anche una coincidenza piuttosto pittoresca. Vi ho detto infatti che Nunn è morto il 18 luglio... ebbene, non solo Nunn.
Buona lettura! Spero possa interessarvi la storia di questa scuderia.


Iniziamo tuttavia dall'inizio: l'Ensign fa il proprio esordio come costruttore in Formula 1 nel 1973 e lo fa con Frederik "Rikky" Von Opel, unico pilota del Liechtenstein della storia della Formula 1, che disputa un basso numero di gran premi con tanto di esordio in corso d'opera, numerosi ritiri - miglior risultato 13° in Gran Bretagna - e un'ultima apparizione al GP d'Argentina che apre il mondiale 1974, nel quale rimedia una mancata partenza a causa di un guasto.
La squadra salterà alcuni gran premi prima di affidare la vettura a Vern Schuppan, protagonista di una partenza abusiva dopo non essersi qualificato in Svezia, pare dettata pare dal caos dovuto alla definizione poco precisa di quante vetture fossero ammesse in griglia e quindi di chi fosse qualificato e chi no.
Alla fine della stagione Schuppan viene rimpiazzato da Mike Wilds, con i risultati complessivi della stagione da dimenticare: varie mancate qualificazioni da parte di entrambi e miglior risultato il 15° posto di Schuppan in Belgio.
Nel 1975 il team salta ancora diversi gran premi e alterna al volante Roelof Wunderink e più raramente Gijs Van Lennep, quest'ultimo autore del primo punto della squadra giungendo sesto in Germania - che poi vale il 12° posto in classifica costruttori. Nei seguenti gran premi di Austria e Italia viene schierata una seconda vettura guidata da Chris Amon, che resta con il team per una parte del 1976, anno in cui la squadra salta solo il GP inaugurale in Brasile e quello finale in Giappone.

Dopo un ottimo terzo posto in griglia in Svezia, Amon ottiene un unico arrivo a punti classificandosi quinto al GP di Spagna, con il team che a fine anno chiuderà di nuovo al 12° posto. I successori di Amon saranno Patrick Nève, Hans Binder, ma soprattutto Jacky Ickx, che nel 1977 farà una presenza one-off a Montecarlo, in una stagione altrimenti mono-vettura. Quell'unica monoposto la guida Clay Regazzoni (nella foto di apertura), autore di un sesto e due quinti posti in Argentina, Italia e USA Est.
Frattanto il team cliente Theodore schiera in alcuni eventi una monoposto costruita da Ensign, guidata da Patrick Tambay, anche i punti di quest'ultimo - sesto in Germania, quinto in Olanda e Canada - contribuiscono al 10° posto nel mondiale costruttori. Theodore schiererà una Ensign occasionalmente anche nel 1978 - piloti prima Geoff Lees one-off e poi Harald Ertl - ma senza ottenere punti.
Al team ufficiale va poco meglio nel 1978. Schiera quasi sempre una sola vettura, ma nel corso della si susseguono un numero improponibile di piloti, Danny Ongais,di nuovo Jacky Ickx, Lamberto Leoni, Derek Daly, un esordiente Nelson Piquet e Brett Lunger. Daly arriva sesto in Canada, un unico punto e 13° posto nel mondiale costruttori.
Rimasto per il 1979, Daly viene sostituito in corso d'opera prima da Patrick Gaillard e poi da Marc Surer. Tutti e tre spesso non si qualificano e a fine anno non arriva nemmeno un punto, così come non ne vedranno nemmeno nella stagione 1980.

Il 1980, tuttavia, il non fare punti è il male minore: ritornato con il team dopo essere stato prima in Shadow e poi in Williams, Regazzoni inizia la stagione con la Ensign ottenendo come miglior risultato un nono posto in Sudafrica, tuttavia nel GP seguente degli USA Ovest a Long Beach, uscito di pista a causa di un guasto, impatta contro la Brabham di Ricardo Zunino lasciata dai commissari in una via di fuga dopo il ritiro. L'incidente è disastroso e Clay rimane paralizzato. Prima Tiff Needell e poi Jan Lammers lo sostituiranno nel corso della stagione, con una seconda vettura guidata da Geoff Lees ai GP di Olanda e Italia. Tutti e tre non sempre si qualificheranno e in generale la stagione sarà negativa.
Va ben diversamente il 1981, per il momento vi basti sapere che si alternano, ancora con un team mono-vettura prima Marc Surer (nella foto qui sotto) e poi Eliseo Salazar, con un 11° posto in classifica costruttori dovuto a un quarto e un sesto posto di Surer in Brasile (evento sul quale tornerò a breve) e Montecarlo e a un sesto di Salazar in Olanda - ebbene sì, Salazar può dire di avere fatto un punto con la Ensign, cosa che a titolo di esempio Piquet non potrebbe affermare.
Quello del pilota cileno sarà l'ultimo punto del team, che nel 1982 vive la sua ultima stagione, di nuovo negativa, con Roberto Guerrero al volante, il quale si classifica al termine di un gran premio una sola volta, con un ottavo posto in Germania. A quel punto Nunn decide di vendere il team a Teddy Yip ed Ensign si fonde con la Theodore, per la quale lo stesso Guerrero gareggerà nel 1983, finché anche Theodore non uscirà di scena.


Veniamo adesso al GP del Brasile 1981, il quarto posto di Marc Surer miglior risultato della storia per l'Ensign, affiancato dall'unico giro più veloce ottenuto in un decennio di storia. La cosa folle è che Surer quella gara non dovrebbe nemmeno correrla! È infatti stato appiedato per un pilota pagante che big money colombiani di dubbia provenienza, tale Ricardo Londoño-Bridge, il quale prende parte a una sessione di prove libere.
Un incidente con Keke Rosberg, tuttavia, viene utilizzato come scusa per non concedergli la Superlicenza... anche perché, mentre Nunn si è fatto ingannare dal cash, Bernie Ecclestone scopre che lo sponsor è il narcotraffico e si libera in fretta della presenza potenzialmente imbarazzante di Londoño, perché potrebbe uscirne un brutto scandalo che minerebbe la reputazione della Formula 1.
Uscito di scena Londoño, Surer ritorna al volante e, appunto, ottiene il miglior risultato della storia del team. Londoño continua a gareggiare qua e là, per poi dedicarsi lui stesso ad attività illegali. Muore il 18 luglio 2009, a 59 anni, assassinato durante un regolamento di conti tra narcotrafficanti.

mercoledì 15 marzo 2023

Scuderie vintage: la storia della Arrows

Carissimi lettori, preparatevi a un lungo viaggio che parte alla fine degli anni '70 e arriva ai primi anni 2000, perché oggi parliamo di un team vintage di lunga durata, fondato dall'ex pilota Jackie Oliver, insieme a Franco Ambrosio, Alan Rees, Dave Wass e Tony Southgate, provenienti dalla Shadow, le cui iniziali dei cognomi, adornate da una seconda -R, vanno a comporre il nome Arrows, scuderia che ha sede a Milton Keynes.
La storia del team è iniziata fin da subito in maniera piuttosto turbolenta: uno dei fondatori, l'imprenditore Franco Ambrosio, finisce in carcere in Italia, pare dopo un crac finanziario, vicenda di per sé slegata alla Arrows. Vincenda legata alla Arrows è invece il fatto che la monoposto con cui intende partecipare al campionato, è stata copiata dalla Shadow, che fa causa alla Arrows, la quale deve rivedere totalmente la propria vettura.
Ciò farà sì che il debutto sia rimandato al secondo gran premio stagionale con una monoposto, guidata da Riccardo Patrese, a cui si aggiunge, dall'evento successivo, una seconda vettura. Prima della stagione era stato ingaggiato Gunnar Nilsson, che tuttavia subito dopo ha scoperto di essere malato di cancro. Al suo posto è stato scelto Rolf Stommelen.
Al team sono assegnati i numeri di gara 35 e 36, ma a partire dalla stagione seguente saranno 29 e 30. Il main sponsor nelle prime stagioni è Warsteiner e la livrea è dorata. Personalmente trovo che l'abbinamento forme e colori sia stupendo una delle monoposto più belle della storia, che purtroppo di lì a un paio d'anni lascerà questi colori per prendere il bianco e arancione di Ceramiche Ragno.


La stagione 1978 non inizia male: al secondo gran premio disputato, in Sudafrica, Patrese è addirittura in testa alla gara, quando poi è costretto al ritiro. Otterrà due sesti posti negli Stati Uniti Ovest e a Montecarlo, mentre qualche gran premio più tardi, in Svezia, giunge secondo alle spalle di Niki Lauda sulla celebre Brabham con il ventilatore.
La seconda parte della stagione vede risultati di minore spessore e addirittura Stommelen, ancora a secco di punti, incappa in non qualificazioni o non prequalificazioni. La stagione termina tuttavia con il quarto posto di Patrese in Canada, con cui il team si accaparra il nono posto nel mondiale costruttori, ma non i bonus economici che gli spetterebbero, come penalità per la faccenda della Shadow.
L'anno seguente a fare coppia con il pilota padovano è Jochen Mass. La stagione non è proprio delle migliori, i risultati sono meno rispetto a quelli del 1978, ma entrambi i piloti ottengono qualche punto (una volta Patrese giungendo quinto in Belgio, tre volte Mass con tre sesti posti a Montecarlo, in Germania e in Olanda - quello del Principato è tuttavia una delusione, dato che aveva stazionato in terza piazza prima di avere un problema tecnico), così da ottenere nuovamente la nona piazza in classifica.

Nel 1980 la coppia di piloti è ancora Patrese/ Mass e il miglior risultato si raggiunge a Long Beach (il gran premio celebre per il grave incidente di Clay Regazzoni), quando Patrese, già sesto in Brasile giunge secondo alle spalle della Brabham di Nelson Piquet, suo futuro compagno di squadra di lì a un paio d'anni quando Riccardo passerà presso il team di Bernie Ecclestone.
Mass frattanto va a punti due volte, sesto in Sudafrica e quarto a Montecarlo. A seguito di un incidente in Austria, salta due eventi per infortunio. I suoi sostituti sono Mike Thackwell in Olanda e Manfred Winkelhock al GP d'Italia di Imola, ma non riescono a qualificarsi. Alla fine della stagione il team chiude al settimo posto.
Nel 1981 Patrese ottiene la pole nell'evento inaugurale di Long Beach e dopo avere lungamente leaderato - era il 15 marzo, oggi è l'anniversario - è costretto al ritiro. Otterrà tuttavia due podi, terzo in Brasile e secondo a Imola, risultati che permetteranno al team di chiudere la stagione ottavo, ma saranno gli unici arrivi a punti del campionato.
La stagione è resa anche piuttosto travagliata dagli eventi dl Belgio, in cui un intervento di un meccanico sulla griglia di partenza dopo lo spegnimento della vettura di Patrese rischia di finire in tragedia quando viene comunque dato lo start e il meccanico è investito dall'altro pilota della Arrows, Siegfried Stohr. La stagione del pilota romagnolo di origine tedesca è piuttosto travagliata, manca alcune qualificazioni, e non va oltre il settimo posto in Olanda. Negli ultimi due gran premi sarà rimpiazzato da Jacques Villeneuve Sr (ai tempi ancora noto come Jacques Villeneuve), che non riuscirà a qualificarsi.

Nel 1982 i piloti sono Marc Surer e Mauro Baldi, anche se Surer si infortuna a una gamba al GP del Sudafrica e viene inizialmente sostituito da Brian Henton. La stagione non è eccezionale, ci sono occasionali mancate qualificazioni, con occasionali punti: Surer è quinto in Canada e sesto in Germania, Baldi è due volte sesto in Olanda e Austria, decimo posto nel mondiale costruttori, lo stesso che si ripeterà l'anno dopo.
È solo Surer a ottenere punti nel 1983, andando a punti tre volte nei primi quattro gran premi: sesto in Brasile, quinto a Long Beach, di nuovo sesto a Imola. A Montecarlo potrebbe portare a casa una terza piazza, ma viene speronato da Derek Warwick. Sull'altra Arrows a inizio stagione c'è Chico Serra - eccetto Long Beach dove viene sostituito da Alan Jones - mentre in seguito arriverà Thierry Boutsen, che farà coppia con Surer anche nel 1984 (in cui in seguito a redistribuzione dei numeri di gara, subentrano 17 e 18).
A causa del cambio di motorizzazione in corso d'opera, il team viene classificato con alcuni punti decimo e con altri undicesimo, come se fossero due costruttori diversi, nel mondiale 1984. Boutsen arriva sesto in Brasile e quinto a Imola, mentre in Austria precede Surer, in quinta e sesta piazza rispettivamente: si tratta del primo doppio arrivo in zona punti per il team.

Boutsen rimane alla Arrows anche per i mondiali 1985 e 1986. Nel 1985 giunge secondo a Imola, in quel celebre finale in cui molti piloti finiscono la benzina prima che sia finita la gara. Giungerà poi quarto in Germania e sesto al GP d'Europa. Si ripeterà anche in Sudafrica alle spalle del compagno di squadra Gerhard Berger quinto. Il pilota austriaco chiuderà la stagione con un sesto posto in Australia e il team chiuderà ottavo nel mondiale costruttori.
La situazione peggiora nel 1986, dove la coppia di piloti è Boutsen/ Surer, con quest'ultimo poi sostituito da Christian Danner, autore in Austria dell'unico punto stagionale, che comunque vale la decima piazza nel mondiale costruttori.
Per le tre stagioni successive i piloti sono Derek Warwick ed Eddie Cheever (con la sola eccezione del GP di Francia in cui Martin Donnelly sostituirà Warwick rimasto infortunato in un incidente avvenuto alla guida di un kart) e si susseguono svariati arrivi nella seconda parte della zona punti, con Cheever che va a podio due volte in terza posizione, a Monza nel 1988 (alle spalle delle due Ferrari) e negli Stati Uniti nel 1989. La posizione nel mondiale costruttori è settima nel 1987, quinta nel 1988 e settima nel 1989. In quest'ultimo anno, a seguito di ulteriore redistribuzione, i numeri si gara sono 9 e 10.

Il 1990 è l'ultima (finora) stagione in cui la Arrows gareggia come Arrows, prima di essere ribattezzata Footwork a seguito del cambio di proprietà nel 1991. I piloti sono Michele Alboreto e Alex Caffi. Quest'ultimo, poi autore di un quinto posto a Montecarlo che garantirà il nono posto in classifica costruttori, tuttavia, salta l'evento inaugurale a Phoenix a causa di un infortunio riportato in una caduta in bicicletta e verso fine stagione il GP di Spagna per un infortunio al precedente evento in Portogallo, in entrambi i casi viene sostituito da Bernd Schneider.
La stagione è poco competitiva, ma quella successiva va peggio: mancate qualificazioni e ritiri sia per Michele Alboreto sia per Alex Caffi e Stefan Johansson che si alternano sull'altra vettura. Il miglior risultato della stagione è un decimo posto di Caffi, in una delle poche occasioni in cui le monoposto del team Footwork vedono la bandiera a scacchi.
Alboreto resta per il 1992, dove le cose vanno meglio, ottenendo dei punti in Brasile, Spagna, Imola e Portogallo, sesto nella prima e ultima occasione, quinto nelle due centrali. Il team chiude settimo grazie ai suoi punti, mentre il compagno di squadra Aguri Suzuki non va oltre il settimo posto nel GP di Spagna.

Nel 1993 e 1994 il risultato finale nel mondiale costruttori è il nono posto. Nella prima di queste due stagioni i punti sono ottenuti da Derek Warwick, sesto in Gran Bretagna e quarto in Ungheria, mentre ancora una volta Suzuki non va oltre la settima piazza in gara.
Nel 1994 invece Christian Fittipaldi giunge quarto in due occasioni, Pacifico e Germania, evento in cui quinto giunge Gianni Morbidelli, che si ripeterà con un sesto posto in Belgio. Il pilota italiano rimane anche nel 1995, anche se si alternerà con Max Papis nel corso della stagione. Tutti i punti conquistati dal team - che valgono l'ottavo posto nel mondiale costruttori - sono ottenuti da Morbidelli che giunge sesto in Canada e ottiene anche il podio con un terzo posto a fine stagione in Australia.
Vorrei soprassedere su chi guidi l'altra vettura, ma mi limito a menzionarlo: Taki Inoue, scelto per i suoi sponsor e non certo per le performance, che viene tuttavia ricordato proprio per le performance stesse, in quanto generalmente piuttosto fantozziane.
Per fortuna nel 1996 c'è un salto di qualità, ovvero arriva Ricardo Rosset. A fare coppia con lui, su una Arrows che ricorda come colori la Haas (quella che guidavano Alan Jones e Patrick Tambay negli anni '80) è Jos Verstappen, che giunge sesto al GP d'Argentina, ottenendo l'unico punto stagionale che vale la nona piazza nel mondiale costruttori.


Un nuovo cambio di proprietà riesuma per il 1997 il nome Arrows. Il team ha grandi progetti per il futuro e ingaggia nientemeno che Damon Hill, campione del mondo in carica, affiancato da Pedro Diniz e dai suoi sponsor. La stagione ha un inizio difficile, con quasi solo ritiri. Serve aspettare il GP di Gran Bretagna per il primo punto, che arriva con un sesto posto di Hill.
Due gran premi più tardi, in Ungheria, arriva il momento più importante della stagione: Damon Hill si qualifica terzo e dopo la partenza è secondo alle spalle della Ferrari di Michael Schumacher. Lo supera nel primo stint di gara, portandosi in testa e involandosi verso quella che sembra la prima vittoria della Arrows. La gara va verso le sue ultime battute e Hill ha un notevole vantaggio sulla Williams dell'ex compagno di squadra Jacques Villeneuve. Una rottura al terzultimo giro gli fa però perdere terreno e all'ultimo giro perde la prima piazza, classificandosi secondo.
Hill non ottiene altri punti fino alla fine della stagione, mentre Diniz chiude quinto al GP del Lussemburgo. La squadra si piazza ottava nel mondiale costruttori, mentre nel 1998 si migliora in settima, nonostante i risultati meno soddisfacenti: Mika Salo si piazza quarto a Montecarlo dove Diniz giunge settimo e gli altri punti sono conquistati sempre da Diniz giungendo quinto in Belgio. Entrambi i piloti lasciano la Arrows a fine stagione.

Nel 1999 arriva Pedro De La Rosa, che rimane per due anni, affiancato da Toranosuke Takagi. Al GP d'Australia lo spagnolo giunge sesto, ma è l'unico punto della stagione, che vale tuttavia la nona piazza nel mondiale costruttori. Le cose migliorano almeno in parte - settimo posto - nel 2000, quando De La Rosa ottiene due seste posizioni al Nurburgring e a Hockenheim, mentre il suo nuovo compagno di squadra Jos Verstappen arriva quinto in Canada e quarto a Monza.
Sempre per opera di Verstappen, nel 2001, la squadra ottiene il suo unico punto stagionale, che si traduce nella decima posizione nel mondiale costruttori. Fa coppia in questa stagione con Enrique Bernoldi, che nel 2002 insieme a Heinz-Harald Frentzen sarà l'ultimo pilota a guidare per il team.
È Frentzen l'ultimo a conquistare punti con la Arrows e lo fa due volte, in Spagna e a Montecarlo, ma il team è vicino alla fine, anche a causa di debiti che si accumulano per varie cause legali: con Diniz per essersene andato con i suoi sponsor, con Verstappen che è stato appiedato in favore di Frentzen e addirittura con lo stesso Frentzen che ha un contratto gara per gara, ma apparentemente non viene pagato.
Il team abbandona il campionato a stagione in corso stabilendo il record finale di 382 gran premi senza nessuna vittoria, viene messo in vendita, ci sono voci su un acquisto da parte di Craig Pollock (ex B.A.R.) o di Dietrich Mateschitz (quindi della Redbull, che già era sponsor della Arrows) o da Phoenix per entrare come team nel 2003, ma nulla di tutto ciò va in porto.

martedì 14 marzo 2023

Scuderie vintage: la storia della Shadow

Carissimi lettori, oggi mi sembra il giorno giusto per parlare di questo team vintage, non perché ci sia una ragione specifica per farlo oggi, quanto piuttosto perché nei prossimi due giorni intendo parlarvi di argomenti che in un modo o nell'altro riguardani più o meno da vicino la Shadow, scuderia americana con sede nel Regno Unito che poi in corso d'opera ha cambiato la propria licenza in britannica, diventando il primo costruttore a cambiare nazionalità nella storia della Formula 1.

Jarier (vettura nera #17) 
Pryce (#16) - Jones (vettura bianca)

Il team è stato fondato da Don Nichols (1924-2017) alla fine degli anni '60 gareggiando inizialmente nel campionato CanAm e ha debuttato in Formula 1 nel 1973, stagione nella quale è entrato in corso d'opera a partire dal terzo gran premio della stagione, con i piloti Jackie Oliver e George Follmer, con anche una terza vettura guidata da Brian Redman al GP degli Stati Uniti conclusivo della stagione. Come primo campionato non è andato malissimo: nonostante vari rititi Follmer ha chiuso terzo in Spagna e ha ottenuto un altro arrivo a punti, mentre anche Oliver è salito sul terzo gradino del podio in Canada. Alla fine il risultato è stato un ottavo posto nel mondiale costruttori.
Per il 1974 la squadra ha schierato come piloti Peter Revson e Jean-Pierre Jarier. Lo statunitense, tuttavia, ha perso la vita in un incidente in un test a Kyalami, prima del terzo gran premio della stagione. Al suo posto ha gareggiato successivamente Redman, poi one-off Bertil Roos nel proprio GP di casa in Svezia, in seguito è arrivato Tom Pryce. Dal punto di vista della classifica costruttori nulla è cambiato, ottavo posto anche nel 1974, grazie a un terzo posto di Jarier a Montecarlo, oltre che altri due arrivi a punti ottenuti uno da Jarier e uno da Pryce. Jarier ha inoltre fatto podio chiudendo terzo in una delle gare non championship di quella stagione, l'international trophy.

Il 1975 è iniziato bene in termini velocistici: Jarier ha ottenuto la pole sia in Argentina sia in Brasile, le prime due gare della stagione. Purtroppo non è stato altrettanto positivo in termini di affidabilità: in Argentina non è nemmeno riuscito a schierarsi sulla griglia, in Brasile si è ritirato a gara inoltrata mentre era in testa, con somma gioia del pubblico brasiliano dato che in tale maniera ha lasciato la vittoria al pilota di casa Carlos Pace.
Nella stagione ufficiale Jarier ha rimediato un misero quarto posto in Spagna come unico piazzamento a punti, peraltro con punteggio dimezzato (era quel tragico gran premio in cui Rolf Stommelen si è violentemente schiantato colpendo degli spettatori), mentre Pryce ha ottenuto diverse top-6 e anche un terzo posto in Austria. Stavolta il team ha chiuso al sesto posto nel mondiale costruttori.
Fuori dagli eventi ufficiali, Pryce ha vinto la Race of Champions di cui dopodomani cadrà l'anniversario (questo è uno spoiler su un prossimo articolo), mentre Jarier avrebbe potuto vincere il GP di Svizzera, disputato in realtà in Francia, se la vettura non l'avesse abbandonato in corso d'opera mentre era in testa. Grazie al suo ritiro, Clay Regazzoni si è imposto nel proprio evento di casa, una storyline già conosciuta allo sventurato Jarier.

Il 1976 è iniziato con un terzo posto di Pryce in Brasile, che sarebbe andato a punti anche in altre occasioni. La Shadow ha ottenuto l'ottavo posto in classifica finale, solo con i punti di Pryce perché Jarier non è mai andato oltre il settimo posto, almeno negli eventi ufficiali: il suo apice stagionale è stato un quinto posto alle spalle di Pryce all'International Trophy.
Il 1977 è stato un mondiale tragico, con il tremendo incidente nel quale Tom Pryce ha perso la vita al GP del Sudafrica. Mondiale tragico, ma che in seguito ha riservato anche qualcosa di positivo, come l'unica vittoria ufficiale del team, al GP d'Austria, ottenuta da Alan Jones, il pilota chiamato a prendere il posto di Pryce, già autore di vari piazzamenti a punti e in seguito anche terzo classificato al GP d'Italia.
La scuderia ha chiuso al settimo posto in classifica, grazie anche ai punti ottenuti da Renzo Zorzi e Riccardo Patrese. Zorzi ha iniziato la stagione, Patrese ne ha preso il posto a partire dal GP di Montecarlo, curiosamente disputato nello stesso giorno in cui è nato il primo dei suoi figli. Nel corso della stagione hanno fatto apparizioni one-off Jackie Oliver, Arturo Merzario e, per l'ultima volta con la Shadow, anche Jarier al GP degli Stati Uniti.

Nell'inverno 1977/78 gran parte dei componenti del team l'hanno lasciato per fondare la Arrows (anche questo è uno spoiler sul prossimo articolo), portando con sé anche il main sponsor, e Patrese li ha seguiti divenendo il loro pilota. Jones, frattanto, è passato alla Williams. Dopo una battaglia legale per il progetto copiato dalla Arrows, la Shadow ha ottenuto che il nuovo team non potesse gareggiate con la vettura "ispirata" alla Shadow.
Ciò non ha comunque cambiato molto le cose e per il team è iniziato un declino inevitabile. Il 1978 non è andato neanche malissimo (nel senso, avrebbe visto giorni molto peggiori), con i piloti Hans-Joachin Stuck e Clay Regazzoni occasionalmente a punti e l'undicesimo posto nel mondiale costruttori. L'anno successivo la posizione finale è stata migliore: decimo posto, ma con un solo arrivo a punti, Elio De Angelis quarto nel gran premio finale, mentre il suo compagno di squadra Jan Lammers è rimasto a secco.
Nel 1978 e 1979, tuttavia, occasionalmente è accaduto il peggiore incubo di una squadra di Formula 1: la mancata qualificazione. Purtroppo bel 1980 ciò è diventato il trend, sia per Stefan Johansson sia per David Kennedy. L'unica qualificazione è arrivata in Sudafrica per mano di Geoff Lees, succeduto a Johansson, che ha concluso la gara in tredicesima posizione. Dopo soltanto sette gran premi il team ha chiuso i battenti e i beni di sua proprietà sono stati acquistati da Teddy Yip, titolare della Theodore.


sabato 11 marzo 2023

Squadre vintage di fondo griglia: il team di Arturo Merzario

Buongiorno a tutti, buon sabato 11 marzo 2023, nonché ottantesimo compleanno di una leggenda del motorsport! Infatti in questo giorno nel 1943 nasceva, in provincia di Como, Arturo Merzario, pilota di Ferrari, March, Iso-Marlboro e infine della scuderia fondata da lui stesso. Nonostante la storia del team non sia esattamente costellata di successi, ho deciso comunque di raccontarla, perché la Formula 1 è fatta anche della storia dei piccoli team. L'ingresso è arrivato nel 1977, non come costruttore, ma come team cliente: Merzario è infatti sceso in pista al volante di una March a partire dal GP di Spagna, perché erano gli anni '70 e le squadre potevano entrare nel campionato in corso d'opera. Qualificato 21°, Arturo Merzario ha concluso la gara anzitempo per un guasto a una sospensione. È andata pur sempre meglio che a Montecarlo, evento seguente, nel quale non è riuscito a qualificarsi.
In Belgio l'apoteosi: 14° tempo in qualifica, nonché stesso risultato in gara, seppure ultimo classificato! Potrebbe non sembrare granché, detto così, ma si tratta della migliore gara nella storia del team, che ha disputato altri quattro eventi nel corso della stagione con due sole qualificazioni in Francia e Gran Bretagna terminate con dei ritiri.

Nel 1978 il team Merzario è divenuto costruttore e ha schierato una monoposto, con il numero 37 esattamente come nella stagione precedente quando era team cliente. Al GP d'Argentina, il primo della stagione, ha conquistato il 20° tempo in qualifica, che tuttavia ha portato a un nuovo guasto e al ritiro, inoltre è stata la migliore qualifica del team come costruttore.
Pur disputando tutta la stagione, soltanto in otto gran premi una vettura ha visto la gloria della griglia di partenza: oltre all'Argentina, anche in Sudafrica, Stati Uniti Ovest, Svezia, Gran Bretagna, Olanda, Italia e Stati Uniti Est. Nessun accesso alla griglia, invece, in Brasile, Montecarlo, Belgio, Spagna, Francia, Germania, Austria e Canada. A Montecarlo e in Belgio si è trattato addirittura di mancata prequalificazione, stesso destino a cui è andato incontro a Monza, unica volta in cui la squadra ha schierato una seconda vettura, Alberto Colombo sulla Merzario numero 34.
La squadra ha collezionato ben sette ritiri su otto presenze, con la sola eccezione del GP della Svezia (quello vinto da Niki Lauda sulla Brabham con il ventilatore), in cui comunque Arturo non è stato classificato per non essere riuscito a completare almeno il 90% dei giri.

Il 1979 ha visto di nuovo il pilota e team owner gareggiare a bordo di vetture della propria scuderia, stavolta con il numero 24 a causa di una redistribuzione dei numeri di gara vacanti. O per meglio dire, più che gareggiare ha cercato di farlo: su un totale di quindici gran premi, la vettura è andata in griglia soltanto in due occasioni, in Argentina e negli Stati Uniti Ovest, rispettivamente con il 22° e il 24° tempo.
Le cose, in gara, sono andate decisamente male: a Buenos Aires, infatti, Merzario è rimasto coinvolto in un incidente alla partenza insieme a una mezza dozzina di altri piloti. La gara è stata redflaggata, ma non disponendo di una vettura con cui prendere parte al restart, la sua gara è terminata lì. Quella di Long Beach, invece, è finita dopo pochi giri per un guasto al motore.
Merzario non si è qualificato in nessuna altra occasione e, sostituito da Gianfranco Brancatelli al GP di Montecarlo (Arturo era assente a causa di una frattura a un polso rimediata in un infortunio avvenuto lontano dalle piste), Brancatelli non è riuscito a prequalificarsi.
Nel 1980 in linea teorica il team avrebbe dovuto disputare il campionato, entrando in corso d'opera a partire dalle gare europee, ma la cosa non è andata in porto: la scuderia Merzario ha terminato la propria (dis)avventura in Formula 1 al termine del mondiale 1979.


mercoledì 25 gennaio 2023

Storia della Forti: team dei bassifondi stroncato - tanto per cambiare - da una truffa

Carissime monoposto giallo limone relegate nelle ultime posizioni, oggi facciamo un viaggio nei mid-90s, andando a scoprire la storia di una scuderia che dopo quasi vent'anni di formule minori - presente in varie categorie nel corso del tempo, alternando risultati di un certo livello ad altri maggiormente scadenti - che progettava il passaggio in Formula 1.
Erano i mid-90s, ma scuderie come Lotus e Larrousse erano uscite di scena, facendo sì che ci fossero non più di ventisei vetture al via, quindi chiunque era destinato ad ansare in griglia. Era una situazione ben diversa dai tardi anni '80 con le prequalifiche, ma anche solo dalla stagione precedente con le Pacific sempre relegate fuori dalla griglia.

Correva l'anno 1995 e, grazie anche ai big money portati da un pilota che vestiva i colori del team già nelle formule minori, ecco finalmente il grande salto di qualità: il team piemontese fondato da Guido Forti (1940-2013) si apprestava a debuttare nella classe regina, dove avrebbe ottenuto tante soddisfazion-... ah no.
Il pilota dotato di sponsor era il brasiliano Pedro Diniz, figlio di un magnate dei supermercati, oggi divenuto allevatore di galline, la cui fattoria biologica è stata visitata da Sebastian Vettel in occasione del GP del Brasile 2021. Accanto a lui un suo connazionale. Stiamo parlando di un team che si presentava come backmarker pittoresco, quindi chi mai poteva essere questo altro brasiliano? Esatto, l'ex pilota di AGS, Eurobrun, Coloni e Andrea Moda, Roberto Moreno.

I due hanno disputato l'intera stagione come compagni di squadra, anche se il team ha valutato la possibilità di sostituire nel finale di stagione Moreno con il giapponese ex Larrousse Hideki Noda, affare che non è andato in porto. La stagione non è stata particolarmente ricca di soddisfazioni, ma il settimo posto di Diniz al GP conclusivo in Australia, battendo Bertrand Gachot giunto ottavo, ha permesso alla Forti di strappare l'11° posto in classifica battendo la Pacific (erano rimasti dodici team dopo il fallimento della Simtek).
In qualifica le Forti erano spesso relegate in ultima fila, anche se talvolta battevano le Pacific (specie in concomitanza con la presenza di Giovanni Lavaggi e Jean-Denis Deletraz al volante) e in qualche occasione anche la Footwork di Taki Inoue. In gara, quando arrivavano al traguardo, doppiati di svariati giri, i piloti erano tendenzialmente in ultima piazza. Avere battuto Gachot ad Adelaide con Diniz era un risultato di grande lusso per il team.

Per il 1996, Diniz è passato alla Ligier. Di per sé la partenza di Diniz per un team non è che fosse un danno incalcolabile, il problema è che la Forti sopravviveva anche e soprattutto grazie ai suoi soldi. Al posto della line-up tutta brasiliana è arrivata una line-up tutta italiana: Luca Badoer già visto alla Lola-Scuderia Italia nel 1993, Andrea Montermini meteora in Simtek nel 1994 e poi pilota della Pacific nel 1995. Avrebbe completato l'opera nel 1997 diventando anche terzo pilota della Lola Mastercard, ma questa è un'altra storia.
A quel punto la situazione si è complicata: se un tempo era ragionevole pensare che le vetture più lente si levassero dalle scatole dopo le prequalifiche o al più non si qualificassero, la diminuzione delle scuderie aveva portato alla possibilità per chi schierava una carriola di andare in griglia. Si è quindi deciso di correre ai ripari: introdurre il 107%.

Ciò avrebbe impedito a Badoer di andare in griglia per quattro volte e a Montermini sei volte, su dieci gran premi totali. Quando ci sono andati, spesso si sono ritirati, nel caso di Badoer anche con un rovinoso cappottamento al GP d'Argentina. In quella gara Montermini è arrivato decimo, miglior risultato stagionale ex-equo con Badoer a Imola, ottenuti grazie all'attrition rate.
Perché solo dieci gran premi? Essenzialmente in corso d'opera è entrato in scena un nuovo investitore, la società di consulenza legale Shannon di tale Hermann Ben Gartz, che ha promesso una grande quantità di big money, rilevato parte della squadra e ridipinto le vetture di biancoverde. Nessuno sapeva esattamente cosa fosse Shannon di cosa si occupasse. Voi, però, che siete ormai degli habitué di queste storie di motorsport, immagino sentiate già puzza di truffa.

Ho fatto un po' di ricerche su questo Gartz, tedesco di origini polacche, che pare fosse 1) titolare di varie società fasulle, 2) colluso con la mafia, 3) ricercato in alcuni paesi europei. Pare anche, ma non è chiaro quando, che sia stato successivamente ucciso in una sparatoria di mafia (indicativamente dopo i primi anni 2000 perché pare che in quel periodo fosse in carcere in Germania).
Ad ogni modo i danni che Shannon ha fatto in Formula 1 non andavano oltre il livello del truffatore medio: il team a un certo punto non ha potuto scendere in pista perché i big money promessi non erano mai arrivati e non poteva pagare la Cosworth per avere nuovi motori. Forti ha portato Shannon in tribunale, ma frattanto il team è definitivamente fallito. Frattanto in classifica costruttori era 11° e ultimo (nel 1996 non c'era più la Pacific, i team erano solo undici).


A proposito di Badoer, segnalo che oggi è il 25 gennaio 2023, ovvero il suo 52° compleanno. Tanti auguri Luca!