mercoledì 25 gennaio 2023

Storia della Forti: team dei bassifondi stroncato - tanto per cambiare - da una truffa

Carissime monoposto giallo limone relegate nelle ultime posizioni, oggi facciamo un viaggio nei mid-90s, andando a scoprire la storia di una scuderia che dopo quasi vent'anni di formule minori - presente in varie categorie nel corso del tempo, alternando risultati di un certo livello ad altri maggiormente scadenti - che progettava il passaggio in Formula 1.
Erano i mid-90s, ma scuderie come Lotus e Larrousse erano uscite di scena, facendo sì che ci fossero non più di ventisei vetture al via, quindi chiunque era destinato ad ansare in griglia. Era una situazione ben diversa dai tardi anni '80 con le prequalifiche, ma anche solo dalla stagione precedente con le Pacific sempre relegate fuori dalla griglia.

Correva l'anno 1995 e, grazie anche ai big money portati da un pilota che vestiva i colori del team già nelle formule minori, ecco finalmente il grande salto di qualità: il team piemontese fondato da Guido Forti (1940-2013) si apprestava a debuttare nella classe regina, dove avrebbe ottenuto tante soddisfazion-... ah no.
Il pilota dotato di sponsor era il brasiliano Pedro Diniz, figlio di un magnate dei supermercati, oggi divenuto allevatore di galline, la cui fattoria biologica è stata visitata da Sebastian Vettel in occasione del GP del Brasile 2021. Accanto a lui un suo connazionale. Stiamo parlando di un team che si presentava come backmarker pittoresco, quindi chi mai poteva essere questo altro brasiliano? Esatto, l'ex pilota di AGS, Eurobrun, Coloni e Andrea Moda, Roberto Moreno.

I due hanno disputato l'intera stagione come compagni di squadra, anche se il team ha valutato la possibilità di sostituire nel finale di stagione Moreno con il giapponese ex Larrousse Hideki Noda, affare che non è andato in porto. La stagione non è stata particolarmente ricca di soddisfazioni, ma il settimo posto di Diniz al GP conclusivo in Australia, battendo Bertrand Gachot giunto ottavo, ha permesso alla Forti di strappare l'11° posto in classifica battendo la Pacific (erano rimasti dodici team dopo il fallimento della Simtek).
In qualifica le Forti erano spesso relegate in ultima fila, anche se talvolta battevano le Pacific (specie in concomitanza con la presenza di Giovanni Lavaggi e Jean-Denis Deletraz al volante) e in qualche occasione anche la Footwork di Taki Inoue. In gara, quando arrivavano al traguardo, doppiati di svariati giri, i piloti erano tendenzialmente in ultima piazza. Avere battuto Gachot ad Adelaide con Diniz era un risultato di grande lusso per il team.

Per il 1996, Diniz è passato alla Ligier. Di per sé la partenza di Diniz per un team non è che fosse un danno incalcolabile, il problema è che la Forti sopravviveva anche e soprattutto grazie ai suoi soldi. Al posto della line-up tutta brasiliana è arrivata una line-up tutta italiana: Luca Badoer già visto alla Lola-Scuderia Italia nel 1993, Andrea Montermini meteora in Simtek nel 1994 e poi pilota della Pacific nel 1995. Avrebbe completato l'opera nel 1997 diventando anche terzo pilota della Lola Mastercard, ma questa è un'altra storia.
A quel punto la situazione si è complicata: se un tempo era ragionevole pensare che le vetture più lente si levassero dalle scatole dopo le prequalifiche o al più non si qualificassero, la diminuzione delle scuderie aveva portato alla possibilità per chi schierava una carriola di andare in griglia. Si è quindi deciso di correre ai ripari: introdurre il 107%.

Ciò avrebbe impedito a Badoer di andare in griglia per quattro volte e a Montermini sei volte, su dieci gran premi totali. Quando ci sono andati, spesso si sono ritirati, nel caso di Badoer anche con un rovinoso cappottamento al GP d'Argentina. In quella gara Montermini è arrivato decimo, miglior risultato stagionale ex-equo con Badoer a Imola, ottenuti grazie all'attrition rate.
Perché solo dieci gran premi? Essenzialmente in corso d'opera è entrato in scena un nuovo investitore, la società di consulenza legale Shannon di tale Hermann Ben Gartz, che ha promesso una grande quantità di big money, rilevato parte della squadra e ridipinto le vetture di biancoverde. Nessuno sapeva esattamente cosa fosse Shannon di cosa si occupasse. Voi, però, che siete ormai degli habitué di queste storie di motorsport, immagino sentiate già puzza di truffa.

Ho fatto un po' di ricerche su questo Gartz, tedesco di origini polacche, che pare fosse 1) titolare di varie società fasulle, 2) colluso con la mafia, 3) ricercato in alcuni paesi europei. Pare anche, ma non è chiaro quando, che sia stato successivamente ucciso in una sparatoria di mafia (indicativamente dopo i primi anni 2000 perché pare che in quel periodo fosse in carcere in Germania).
Ad ogni modo i danni che Shannon ha fatto in Formula 1 non andavano oltre il livello del truffatore medio: il team a un certo punto non ha potuto scendere in pista perché i big money promessi non erano mai arrivati e non poteva pagare la Cosworth per avere nuovi motori. Forti ha portato Shannon in tribunale, ma frattanto il team è definitivamente fallito. Frattanto in classifica costruttori era 11° e ultimo (nel 1996 non c'era più la Pacific, i team erano solo undici).


A proposito di Badoer, segnalo che oggi è il 25 gennaio 2023, ovvero il suo 52° compleanno. Tanti auguri Luca!

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