giovedì 5 gennaio 2023

La storia folle e trash della Maki

Se vi dicessi "squadra backmarker giapponese dai risultati improponibili" forse vi verrebbe in mente la Super Aguri. E fareste malissimo a farvela venire in mente, perché la scuderia di Suzuki ha ottenuto risultati che si potrebbero definire da top team, al confronto con la squadra della quale andrò a parlare, la Maki. Può darsi che l'abbiate sentita nominare, o che in qualche modo facciate associazione tra tale nome e il GP del Giappone che ai tempi ai svolgeva al Fuji. In tal caso, sappiate che si tratta solo di una vostra associazione mentale, perché la Maki non gareggiava solo in Giappone, dove la frase si sarebbe potuta chiudere anche a "la Maki non gareggiava", perché dopo le qualifiche veniva regolarmente mandata a casa, sempre che ci arrivasse alle qualifiche, cosa non proprio scontata.

Sembra che il progetto sia nato nel corso del 1973 per debuttare in Formula 1 l'anno seguente. Il team sembra essersi avvalso per i primi test del pilota Shaw Hayami (così scrive un articolo di Autosprint e sembrano confermare anche altre fonti), pilota dal palmares ricco di... mhm... non saprei, non si trova molto su questi Hayami. Il pilota titolare, comunque, era il neozelandese Howden Ganley. Correva l'anno 1974 e ai tempi una scuderia poteva entrare in Formula 1 a caso. È esattamente quello che ha fatto il team di Kenji Mimura: a Montecarlo ha debuttat-... ah, no. Intendeva farlo, ma la vettura non era abbastanza stabile, era sovrappeso di parecchio e non stava in strada, al punto che inizialmente l'iscrizione è stata rifiutata e pare che in seguito lo stesso team abbia scelto di rimandare il proprio debutto per ragioni di sicurezza. Se il buongiorno si vede dal mattino, temo che il sole ancora non sia sorto.

Poi eccolo, il mattini: tentare di qualificarsi al GP di Gran Bretagna, a stagione inoltrata, con il Ganley come pilota. Ha ottenuto il trentaduesimo tempo e in griglia erano ammessi venticinque piloti. La squadra giapponese ha successivamente tentato la partecipazione al seguente GP di Germania. Ugualmente non è andata bene. Anzi, diciamo che è andata molto peggio: in sessione di prove libere Ganley ha avuto un violento incidente a causa della rottura di una sospensione, riportando la frattura di entrambe le gambe, ferite che ne avrebbero provocato il ritiro dalla Formula 1, consegnandolo però per esigenze di trama alla storia del cinema. Sembra infatti che questo incidente sia rappresentato in "Rush" quando i piloti discutono della pericolosità di gareggiare al Nurburgring e che per questioni sceniche nel film sia stato spostato dal 1974 al 1976.

Nel 1975 la Maki ha fatto il proprio ritorno a random, o meglio ha iscritto una vettura con il pilota David Walker (celebre perché nel 1972, mentre Emerson Fittipaldi vinceva il mondiale, lui invece diventava l'unico compagno di squadra di un campione del mondo nella storia a non fare punti nell'anno in cui il compagno di squadra aveva vinto il mondiale) sia in Belgio sia in Svezia, dove non risulta avere disputato nemmeno una sessione perché non c'era una monoposto utilizzabile a disposizione (oppure il pilota era scappato, non si sa mai). Le cose erano comunque destinate a cambiare, in Olanda è arrivato un momento moooolto rispettabile: la prima qualificazione. O meglio, è arrivata prima qualificazione con ultimo tempo a tredici secondi dalla pole e a dieci secondi dal penultimo, Wilson Fittipaldi sulla Copersucar. Però erano solo venticinque, quindi la qualificazione avveniva d'ufficio.

Il pilota era Hiroshi Fushida, che non è riuscito a prendere la partenza a causa della rottura del motore proprio durante la prima sessione di qualifica, cosa che aveva impedito di fare un tempo migliore. O almeno, così possiamo immaginare, che quel gap abissale fosse dovuto al motore. Quando il team è tornato in Gran Bretagna dopo avere saltato un gran premio, il gap era un po' più contenuto, seppure un tantino imbarazzante: oltre sette secondi dalla pole, oltre tre secondi e mezzo dall'ultimo dei qualificati (stavolta erano ventisette, due non andavano in griglia), oltre un secondo e mezzo dall'altro non qualificato. Poi c'è stato un cambio di pilota ed è arrivato Tony Trimmer, che per tre volte di fila non si è qualificato, in Germania, Austria e Italia, sempre con distacchi un tantino imbarazzanti e sempre puntualmente ultimo anche tra i non qualificati.

La stagione del team giapponese si è conclusa anzitempo senza avere mai percorso un metro in gara, anche se al contempo ha preso parte a un gran premio non-championship a Digione, che vi racconterò in breve, denominato però GP della Svizzera - *** TRIGGER WARNING: SI TRATTA DI UNA STORIA DI IELLA PER UN PILOTA SOLITAMENTE PERSEGUITATO DALLA IELLA *** - in cui la qualificazione è stata resa possibile dal fatto che i partecipanti fossero solo sedici. Non si trovano molte informazioni in merito, si sa però che Trimmer era qualificato ultimo con i soliti gap abissali - e sarebbe giunto ultimo pluridoppiato. La pole era andata alla Shadow di Jean-Pierre Jarier che ha leaderato finché la monoposto non l'ha abbandonato in corso d'opera. Non solo: ha sfoderato anche il suo livello di iella standard, quella del ritiro che spianava la strada della vittoria al pilota di casa. Quel giorno Clay Regazzoni è diventato l'unico pilota svizzero a vincere un GP della Svizzera.

Secondo il già citato articolo di Autosprint, Trimmer avrebbe in seguito riferito di avere avuto problemi tecnici in ciascuno dei gran premi a cui ha tentato di qualificarsi, compresa una sessione di quello della Svizzera. Per il resto, per tutto il 1976 la Maki non si è più vista, se non per l'evento finale, che era appunto stavolta proprio il GP del Giappone che ho pensato aveste associato alla Maki stessa. Al Fuji, James Hunt e Niki Lauda stavano lottando per il mondiale, ma non ci tocca in questo momento, stiamo parlando di backmarker e continueremo fino in fondo. Il team giapponese, infatti, tornato a random, tentava di qualificarsi, ancora una volta con Trimmer che stranamente invece di comprarsi al più presto un biglietto aereo per il Messico si è calato nella monoposto nuova di zecca... non prima che, siccome l'abitacolo era troppo piccolo, venisse allargato a martellate.

Diciotto secondi dalla pole, tredici di distacco dall'ultimo pilota andato in griglia, dove sono andati tutti tranne Trimmer, risultati dettati dall'avere effettuato solo la prima sessione di qualifiche. La seconda non hanno potuto disputarla perché frattanto la vettura è stata decretata troppo pericolosa, un risultato niente male per essere un'epoca in cui lo standard di sicurezza su cui si basava la Formula 1 era "cosa importa se la pista è un lago, i piloti se somo very uominy devono andarci a morire". Insomma, un finale indegno, ma decisamente in linea con quanto il team aveva fatto vedere nel corso delle stagioni precedenti. Per essere la prima scuderia giapponese che entrava in Formula 1 dopo l'uscita di scena della Honda nella seconda metà degli anni '70 i risultati sono stati decisamente fuori dagli schemi. Per fortuna la Kojima - di cui parlerò presto - frattanto teneva alti i colori del Sol Levante...


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