mercoledì 27 maggio 2020

Daniel Abt perde il posto in Formula E dopo essersi fatto sostituire in una gara virtuale da un e-racer professionista: la mia opinione

In questi tempi senza motorsport hanno fatto molto parlare di sé le gare virtuali e, purtroppo, gli "scandali" ad esse correlate. L'ultima novità è quanto accaduto a Daniel Abt, che in questi anni abbiamo conosciuto come uno dei veterani della Formula E.
Ciò non toglie che non sia la prima volta che ci sono polemiche di gran lunga superiore a quelle dei campionati reali e nel corso dei mesi ne abbiamo avuto la prova.
Il primo caso è stato quello di Bubba Wallace, pilota NASCAR: speronato da un avversario durante una gara virtuale, si è disconnesso per protesta... perdendo un suo vero sponsor.
Poi c'è stato il caso Kyle Larson: costui ha avuto la malsana idea di utilizzare, durante una chat, un epiteto razzista come semplice intercalare, venendo licenziato dal team Ganassi.
Sul primo caso sono stata un po' perplessa, non ho ben capito come funzionasse. Sul secondo la vedo come "internal business": se Larson, parlando nella sua lingua madre e utilizzando un termine considerato mooooolto razzista e molto tabù per gli americani, viene licenziato dal suo team per questo, non è tanto diverso dall'essere licenziato per averlo fatto in qualsiasi altra occasione pubblica. Solo una cosa mi lascia perplessa: perché tanti altri comportamenti molto fuori dagli schemi, invece, sono sempre finiti a tarallucci e vino? E per "comportamenti molto fuori dagli schemi" intendo anche risse con venti persone coinvolte. Mi è sembrato più un volere dare un contentino ai fan, piuttosto che un effettivo volere contrastare i comportamenti inaccettabili del mondo NASCAR.

In seguito è arrivato lo scandalo Simon Pagenaud vs Lando Norris, con il primo che ha speronato deliberatamente il pilota di Formula 1 durante una gara di Indycar virtuale, cosa di cui si parla tuttora. A questo proposito vorrei dire che secondo me Pagenaud ha sbagliato, ma il comportamento social nei suoi confronti non è del tutto accettabile. Questo pilota ha ricevuto minacce di morte... e la stessa cosa è accaduta *al suo cane*. A questo proposito... gente, per cortesia, datevi una calmata, perché ne avete seriamente bisogno.
Nel frattempo, per fortuna, c'erano anche polemiche molto più soft, relative a eventi a finalità pressoché solo trolleggio. Quindi via a critiche dei fan per eventi organizzati alla ca**o, per mancate vittorie dei cinnamon roll e quant'altro. Insomma, la classica prassi dei fan del motorsport che hanno la malsana idea di decidere che il "fuori dagli schemi" è la loro personale normalità.
Poi, in quest'ultimo fine settimana, è accaduto l'impensabile e ha riguardato una nostra vecchia conoscenza, tale Daniel Abt, runner-up di Mitch Evans nella GP3 del 2012, pilota di poco successo in GP2 che si era reinventato, fin dagli esordi, come pilota del team Audisport Abt, di cui a quanto pare su padre e suo zio sono/ sono stati azionisti.
Compagno di squadra di Lucas Di Grassi, non ha eguagliato certo i successi di quest'ultimo e il massimo che ha ottenuto sonos state due vittorie nella stagione 2017/18 in cui si classificò quinto nel campionato piloti.

La Formula E ha organizzato un campionato virtuale a cui, a quanto pare, i vari piloti sono in qualche modo obbligati per contratto a partecipare. Insomma, roba un po' diversa dalla Formula 1 virtuale, alla quale partecipa un mix di piloti reali, piloti virtuali, sportivi di altre discipline, cantanti pop e cantanti reggaeton...
Daniel Abt ha avuto la bella idea, a suo dire per trolleggio, di farsi sostituire da un pilota virtuale professionista. Il suo intento, dalle sue dichiarazioni, era quello di fare una sorta di scherzo e poi realizzare un video in cui narrava i retroscena dell'evento. A suo dire non ha mai preso sul serio le gare virtuali e, in effetti, se è andata così come racconta, ne sarebb una dimostrazione.
Il punto è che, per questa sua bella trovata, Abt è stato licenziato dal team Audi. Il mondo ovviamente si sta interrogando su un grande dubbio: è giusto che il comportamento di un pilota nel virtuale incida sulla sua carriera reale?
Credo sia una domanda a cui è molto arduo rispondere, per una serie di fattori. In primo luogo, credo che il licenziamento di Abt non sia dovuto solo a questo, ma che questo sia stato usato come scusa da un team che aveva già intenzione di sbarazzarsi di lui (i suoi risultati, nell'ultima stagione, non sono stati particolarmente altisonanti e voci di corridoio vogliono la sua sostituzione con qualche pilota uscito dal DTM). In ogni caso lo vedo come "internal business".

Passando a un caso più generico, sono convinta che, in generale, sponsor che se ne vanno e licenziamenti siano in generale più dovuti allo sfruttare una scusa. Lo sponsor o il team può andarsene senza dovere sborsare o rimetterci troppi soldi, quindi ne approfitta. Se al posto di Abt ci fosse stato un guru della Formula E, non sarebbe accaduto.
Da un altro lato rimane il fatto che certe serie hanno dato ai loro campionati virtuali un'impronta molto più seria. Ci sono campionati virtuali in cui il trolleggio è sicuramente più libero. Se stai partecipando al torneo virtuale dei best friend forever di Charles Leclerc è un po' diverso che se stai partecipando al campionato virtuale ufficiale della Formula E, a cui verosimilmente sei costretto a partecipare per contratto.
La ragione che, tuttavia, mi rende molto difficile dare un giudizio netto, è la questione del "campionato virtuale ufficiale". Perché costringere per motivi contrattuali piloti veri di Formula E a partecipare anche quando non interessati, quando la Formula E ha anche un campionato alternativo per piloti random (a cui partecipano anche alcuni tester ed ex piloti di Formula E), quindi di gente che vorrebbe partecipare in modo serio a un campionato virtuale ce n'è? È questo che mi è difficile comprendere a pieno, come da un lato nella Formula 1 virtuale ci si possa divertire con la presenza di piloti di Formula 3 e cantanti, mentre ci sono campionati che fondono così tanto il reale con il virtuale.

Qualcuno dice che siamo arrivati a un punto di non ritorno e inizio a pensare che sia vero. Non perché Abt sia stato appiedato nella realtà per qualcosa che è accaduto in un campionato virtuale (in fin dei conti Audi avrebbe potuto appiedarlo in un qualsiasi momento, credo, solo che magari avrebbe dovuto sborsare dei soldi che così non ha sborsato), quanto perché si sia arrivati a fondere un po' troppo due universi che avrebbero dovuto rimanere, almeno in parte, separati.
Mi sembra ovvio che non tutti possono avere lo stesso atteggiamento serio e professionale nel virtuale, tanto quanto l'avrebbero nella realtà. Quello che forse sarebbe stato opportuno era, a mio parere, optare per una maggiore scrematura: vuoi fare sul serio? allora sei dentro. Non vuoi fare sul serio? no problem, ci sono venti tra tester e piloti di Formula 2 o Formula 3 che sono disposti a rimpiazzarti.
Al di là dei piloti che potrebbero comportarsi in modo più maturo, ho la sensazione che, da qualche parte, ci sia stato anche qualche "errore di progettazione", e che questo stia avendo conseguenze inaspettate un po' per tutti.
Con questo non voglio dire che un pilota di Formula E sia giustificato o giustificabile se, per trolleggio o per altre ragioni, si fa sostituire da un e-racer professionista a un evento UFFICIALE nel quale rappresenta il team per cui gareggia nella realtà. Voglio solo dire che questa, forse, è solo la punta di un enorme iceberg. Una di queste è che più i piloti avranno conseguenze reali per fatti che accadono nelle gare virtuali e più andranno cauti nel parteciparvi.

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