martedì 15 luglio 2014

Cose di cui un lato di me sente la mancanza

Istituendo nella giornata di oggi la giornata motoristica del revival, ho stilato un elenco di ciò che più mi manca della Formula 1 della “mia epoca”, sentendomi dannatamente vecchia nel definirla in questo modo.

Le gare pazze
Capitava meno spesso di quanto molta gente sia solita pensare, ma di tanto in tanto c’erano tante schegge impazzite e saltava fuori un risultato degno di nota, destinato a rimanere negli annali della Formula 1, grazie ai risultati ottenuti dai piloti di team particolarmente improbabili o, in qualche caso, particolarmente tamarri. Non esistendo né i blog né i forum, chi voleva lamentarsi del fatto che la gara era falsata, doveva farlo privatamente, non lasciandone traccia in giro per la rete.

Le gare noiose
“Non esiste più la Formula 1 di una volta!”
“Ci sono pochi sorpassi!”
“Questo regolamento ha peggiorato le cose!”
“Tra 15 anni nessuno rimpiangerà questa Formula 1.”
E non mi riferisco al confronto tra oggi e allora, ma parlo delle lamentele che, all’epoca, si sentivano costantemente...
Sulle prime tre non mi esprimo, sulla quarta... mi pare che le stesse persone adesso la elogino e che elogino i piloti dell’epoca... quelli che “non sono nulla in confronto ai piloti del passato”.

La Minardi
Una volta c’era la Minardi, adesso c’è la Toro Rosso. Se la Minardi prendeva punti una volta all’anno, facevano un mega-party. Al giorno d’oggi se una volta la Toro Rosso non va a punti rischiamo che Kvyat cada in depressione.
La Minardi è stato il perfetto mix tra “team serio” e “team epico” e l’impossibile rischiò di diventare possibile in una specifica gara pazza, il gran premio d’Europa del 1999, quando Badoer era quarto. Poi si ritirò e ancora oggi impreco per questo. In quella gara, per onore di cronaca, quando la gara finì il nostro caro Gené sull’altra Minardi essssstava en la sesssssta posssssition.

C’è anche rossa?
Nella pubblicità della Fiat Seicento per la prima volta sentimmo Michael Schumacher pronunciare una frase in italiano. Molti rimasero profondamente traumatizzati dall’evento.

Mika Hakkinen
Sapeva essere dannatamente puccioso. Ai box c’era sempre la sua consorte, costantemente e inspiegabilmente seria e imbronciata.
Di solito Mika non parlava mai, ma quando lo faceva era per fare rivelazioni di un certo interesse: stando a quanto ho letto, un giorno raccontò che, da marzo a ottobre, a campionato in corso, non beveva alcolici e non aveva rapporti sessuali.
...Wait, wait, wait. Il motivo per cui Erja era sempre imbronciata forse è tutt’altro che inspiegabile!

Ricardo Zonta
Diventò famoso per un avere subito un doppiaggio.
Anche questo, tutto sommato, è un risultato alquanto memorabile.

Juan Pablo Montoya & Ralf Schumacher
Erano un duo esplosivo quasi quanto Maldonado e Perez, con la differenza che portavano a casa qualche risultato in più e che correvano per lo stesso team. E hanno vinto dei gran premi sulla Williams, cosa che no capitava esattamente tutti i giorni.
Per giunta per un breve periodo Ralf è stato “l’unico pilota che porta gli occhiali sotto al casco”, molti anni prima di Bourdais... Poi iniziò a portare le lenti a contatto.

Eddie Irvine
Idolo delle ragazze per la sua sconvolgente bellezza (e qui mi sono sempre detta che il mio concetto di “sconvolgente bellezza” si discosta e non di poco da quello della gran parte della popolazione femminile), nei suoi anni in Ferrari rimase impresso nella memoria collettiva per i suoi grandiosi risultati: riusciva a mettersi insieme a qualunque gnocca gli capitasse a tiro e ad apparire modaiolo senza mai essere particolarmente tamarro.
Nel 1999 perse il titolo all’ultima gara, ma la prese con filosofia: dopotutto sarebbe stato molto più traumatico, per lui, ricevere un due di picche dalla gnocca di turno. Nel 2000 lasciò la Ferrari per la Jaguar, finì nelle retrovie, ma fece comunque notizia: il televideo di TMC (l’antenata di La7), un giorno di quell’estate, tra gli articoli sulla Formula 1 pubblicò come unica notizia il fatto che Eddie si fosse decolorato i capelli.
Bonus: alla Jaguar portava un casco leopardato che difficilmente sarà mai buttato giù dalla prima posizione della mia personale classifica dei caschi più brutti della storia della Formula 1.

Gli sponsor pazzi
Yahoo.
Bic.
Playstation.
Tutti sulla stessa vettura!

Diniz, Burti, Bernoldi, Mazzacane, Yoong...
Tra gli indimenticabili dei tempi d’oro troviamo molti piloti che popolavano le ultime file e che di tanto in tanto si facevano notare, specie se si trovavano in posizioni improbabili in momenti improbabili. Bernoldi, al gran premio di Monaco del 2001, fu quello che più degli altri si rese protagonista. Chi non riuscì a imporsi in tal senso diede comunque un segnale della propria presenza, esibendosi in tour turistici delle vie di fuga o si ribaltavano mostrando al mondo la parte inferiore della propria vettura.

I demolition derby in partenza
Oggi è l’eccezione, un tempo era quasi la regola.
Se erano coinvolti piloti che stavano nelle retrovie gli ingredienti erano: bandiera rossa, ripartenza col muletto, seconda guida che guardava la gara dai box perché il muletto l’aveva preso il suo compagno di squadra. Dopo il primo giro nessuno si ricordava più che la gara era stata interrotta e che c’era stato un restart.
Se erano coinvolti anche top-driver gli ingredienti erano: bandiera rossa, ripartenza col muletto, polemiche sull’opportunità o meno di interrompere la gara e sul fatto che l’interruzione o la mancata interruzione avesse favorito o penalizzato un top-driver in particolare. Le due settimane successive, in attesa del successivo gran premio, erano un susseguirsi di polemiche.

Lo “sfigato do Brasil”
In quell’epoca Rubens Barrichello dominava le scene, quando si trattava della cima della classifica della sfiga. In particolare il fattore sfiga si accentuava in modo particolare in occasione del gran premio di casa, dove in genere non riuscì mai a cavare un ragno dal buco.
Bonus: quelle post-prima vittoria sembravano lacrime di pura disperazione.
Doppio bonus: se le asciugò con una bandiera del Brasile!
Triplo bonus: prima di passare in Ferrari, era stato al comando del gran premio del Brasile su una Stewart. Meglio non ricordare com’era andata a finire.
Quadruplo bonus: è cresciuto vicino al circuito di Interlagos nella casa di nonno Rubens e nonna Isaura, anche suo padre si chiama Rubens e lui da piccolo si arrampicava sui muretti del circuito.

Le telecronache incentrate sulla vita privata di Frentzen
Il nome Heinz si pronuncia “hainz” ma nessuno lo pronunciava così.
La madre di Frentzen è spagnola.
Il padre di Frentzen era titolare di una ditta di pompe funebri.
Tra il 1987 e il 1991 Frentzen è stato fidanzato con Corinna Schumacher.
Oltre a tutto ciò Frentzen ha anche gareggiato in Formula 1 per dieci anni ma, mentre nessuno si ricorda i suoi risultati, tutti conoscono perfettamente la storia della sua vita.

Michael Schumacher vs. David Coulthard
Possiamo forse dimenticarci di una delle accoppiate più esplosive dell’epoca? Accomunati dalle strane forme delle loro mascelle e dalla volontà di fingere di detestarsi nonostante abbiano passato il decennio successivo a fare comunella, furono senz’altro una fonte inesauribile di ispirazione per tutte le wannabe-slasher di fine millennio.
Al gran premio di Francia del 2000, dopo avere ricevuto una stretta da Michael, David gli mostrò il dito medio in mondovisione. Al giorno d’oggi chiunque si fosse trovato nei suoi panni avrebbe urlato un ennesimo “you have to leave the space” via radio. E di quel fatto, ce ne ricordiamo dopo 14 anni...
Al giorno d’oggi, inoltre, uno stuolo di fanboy ancora litigano per stabilire come siano andate le cose in quel famoso incidente di Spa nel 1998. Sì, nel 1998, quindi ben sedici anni fa! Considerando che molti fanboy hanno meno di quell’età, ci sono fanboy che litigano per stabilire come siano andate le cose in un incidente avvenuto prima della loro nascita! E scusate se è e poco...
Bonus: c’è ancora qualcuno che addirittura si chiede quale sarebbe stato l’esito della potenziale rissa tra i due dopo l’incidente.


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