sabato 2 novembre 2019

Siamo tutti un po' come Glock sulle slick

Ogni anno, quando arriva il 2 Novembre, se ne parla sempre un po', di quell'incredibile finale al photofinish che portò nientemeno che Timo Glock a diventare una colonna portante delle teorie del kompl8 del motorsport.
Gli eventi li conosciamo tutti: Hamilton e Massa lottavano per il mondiale, sette punti li separavano, se Massa avesse vinto il gran premio, a Hamilton sarebbe bastato un quinto posto. Il copione era per certi versi già conosciuto e Hamilton non aveva assolutamente bisogno di strafare. Anzi, non doveva rischiare di finire come l'anno precedente.
Era quell'epoca in cui, quando si diceva "per vincere il mondiale, Massa deve innanzitutto vincere il gran premio del Brasile" non veniva nemmeno messo in discussione il fatto che potesse vincere il gran premio del Brasile.

Ottenne la pole. Come nel 2006. Come nel 2007, in cui poi si era perso per farsi overcuttare da Raikkonen a cui serviva la vittoria per vincere il titolo.
Se tutto fosse andato liscio, ed era un'epoca in cui spesso e volentieri le cose andavano lisce ai ferraristi che partivano dalla pole, il gran premio l'avrebbe vinto.
Hamilton non sembrava nella posizione migliore per lottare per il podio, al momento. Però non ne aveva bisogno, quindi rimaneva sempre il fatto che sì, Massa poteva e doveva vincere, ma la possibilità di vincere il mondiale passava per fatti che andavano al di là del suo controllo.
Scoppiò un acquazzone prima della gara. Ci fu un rain delay di un quarto d'ora, poi una gara relativamente tranquilla.
Massa era stabilmente in testa, in zona podio si stabilizzavano Alonso e Raikkonen abbastanza lontani, di tanto in tanto compariva Vettel che era più leggero in quanto su una strategia che prevedeva un rifornimento in più...

A rifornimenti completati, Hamilton era quarto, dietro a Massa, Alonso e Raikkonen. Sembrava che non ci fossero colpi di scena all'orizzonte e poi arrivò un altro violento scroscio di pioggia, uno di quelli che potevano cambiare le carte in tavola.
C'era chi rientrava ai box e chi non rientrava, quando non era ancora chiaro quale fosse la giusta strada da percorrere.
Hamilton rientrò prima di Massa, poi anche quest'ultimo si decise ad andare ai box, perché quantomeno c'era da portare a casa la vittoria, in mancanza d'altro.
C'era rischiava e proseguiva con le gomme slick e uno di questi era Glock, ma al momento la cosa non ci riguardava. Hamilton era quinto e doveva semplicemente portare a casa quella quinta piazza per vincere il mondiale: un'impresa semplice, se non fosse stato per la prima grande scheggia impazzita di Interlagos 2008, dove per "scheggia impazzita" si intende testualmente "soggetto tendenzialmente condannato all'irrilevanza che potrebbe stare lungo la via di chi invece è rilevante e scombinare di molto la situazione".
Mentre la pista era un caos, un po' bagnata e un po' no, con la pioggia che andava e veniva, un po' come Hockenheim il giorno della prima vittoria di Barrichello, c'erano doppiati ancora sulle slick che nei tratti asciutti passavano davanti. Poi Hamilton prese una curva molto in largo. Vettel, che gli stava attaccato al fondoschiena in qualità di scheggia impazzita, si infilò dentro.

Ora, di per sé una scena del genere aveva un po' dell'eroico perché stavamo pur sempre vedendo una Toro Rosso che superava una McLaren e tirava dritto così come se niente fosse, ma non avevamo molto il tempo di metterci problemi per la parte più filosofica.
La parte meno filosofica era che, appunto, la scheggia impazzita era arrivata e che una pedina che si piazzava a caso nella mischia poteva cambiare l'esito del mondiale. Non che cambiare l'esito del mondiale sia una cosa di cui le pedine impazzite dovrebbero andare fiere, visto che ne subiranno le conseguenze per tutto il resto dei loro giorni, però tutto sommato è comunque qualcosa di memorabile. In un lontano futuro un giorno, quando Vettel parlerà con i propri nipoti della sua carriera, di Interlagos 2008 dirà: "nella mia vita c'è stata una volta in cui sono andato vicinissimo a far vincere il mondiale alla Ferrari"... però mi rendo conto che anche questa è filosofia, quindi torniamo pure ai semplici fatti.
A quel punto Hamilton aveva due giri davanti per riprendersi la posizione. Insomma, una cosa semplicissima, anzi no, perché a Vettel sembrava non fregare esattamente un accidente della sua rincorsa al titolo e cercava di andarsene, mettendo tra di loro anche un po' di spazio.

Poi, all'ultimo giro, la pioggia incrementò, ma a nessuno di noi importava della quantità di pioggia che cadeva.
Massa tagliò il traguardo.
Anche Alonso e Raikkonen fecero la stessa cosa.
C'era Glock, ancora in quarta piazza, ma le inquadrature andarono su Hamilton che lo superava pochi metri prima del traguardo. Le immagini televisive riservarono un destino crudele alla seconda scheggia impazzita. Il giorno dopo, sui giornali, ci fu chi scrisse che mentre era stabilmente in quinta piazza, Glock si era fatto da parte per lasciar passare Hamilton.
Mi rendo conto che le teorie del kompl8 sono facili da tirare fuori, quando ci si impegna, ma a volte c'è anche chi dà un aiuto a farle nascere. Interlagos 2008 fu una sorta di antenat del clickbait: se scrivi "Glock si è inspiegabilmente fatto da parte per lasciar passare Hamilton" e le immagini televisive rappresentano qualcosa che, a primo impatto, potrebbe davvero dare quell'impressione, la colpa non è solo ed esclusivamente della fantasia galoppante della gente. In fondo vediamo quello che ci viene messo davanti agli occhi e spesso non cerchiamo di approfondire, specie se la spiegazione è già stata imbastita per noi da altri.

Anni dopo uscì un onboard dell'ultimo giro di Glock, un video che, se fosse uscito prima, probabilmente avrebbe messo a tacere certe voci di corridoio che esistono tuttora, nonostante molte non reggano nemmeno dal punto di vista concettuale. Insomma, Glock non è che abbia fatto carriera in Formula 1 grazie all'aiuto della McLaren o della Mercedes, né che sia mai finito in McLaren. Anzi, è finito al volante di una Marussia. Poi, un bel giorno, è stato appiedato anche dalla Marussia ed è uscito di scena. E questo è niente, dato che la cosa veramente tragicomica è PER CHI è stato messo da parte dalla Marussia: per Luiz Razia, uno che ha perso il volante ben prima della fine dei test prestagionali...
A parte questo, nell'onboard si vede una storia passata in secondo piano. Glock faticava a tenere la vettura in pista, sulle slick e con pioggia in aumento. Arrivò un doppiato che si sdoppiò come se non ci fosse nemmeno e tirò dritto. Poi Glock rischiò seriamente di perdere il controllo dell'auto. Lasciò la pista interamente scoperta. Vettel passò con una facilità di mille volte superiore a quella con cui avrebbe doppiato Gutierrez in altre occasioni negli anni a venire. Hamilton gli era dietro e passò a sua volta, quando Glock aveva appena smesso di girare sul cordolo e aveva ripreso a girare sull'asfalto.

Quello che emerge da quell'onboard è semplicemente un pilota totalmente impotente di fronte quelli che avevano le gomme giuste, uno che non poteva fare niente, tranne cercare di portare la macchina al traguardo. Insomma, uno che molto probabilmente in quel momento aveva in testa ben altro che le proiezioni dei punteggi altrui nella classifica piloti, che con tutta probabilità non sapeva nemmeno chi avesse dietro e che difficilmente avrebbe "riconosciuto la vettura di Hamilton facendosi da parte" e non per una sola ragione.
Al di là del fatto che, in caso di kompl8, avrebbe dovuto semplicemente andare ai box come tutti per far recuperare una posizione a Hamilton senza destare alcun sospetto, la logica mi fa pensare che 1) un pilota che sta faticando a controllare la propria vettura non si mette a controllare negli specchietti sotto al diluvio CHI abbia dietro, 2) se anche l'avesse fatto, nel momento in cui poteva vedere qualcuno negli specchietti, avrebbe visto la vettura che gli stava immediatamente dietro, ovvero quella di Vettel, i cui colori erano abbastanza diversi. Pensare che abbia visto Vettel negli specchietti scambiandolo per Hamilton, che abbia deciso di simulare un'uscita di pista per farlo passare e che per puro caso sia passato anche il vero Hamilton è uno spreco. Affermare che l'abbia fatto perché costretto dagli Illuminati sarebbe stato molto più adeguato.

Alla fine, nella vita, ci sono cose più strane di quella che accadde quel giorno a Glock, non vi pare? Anche in quello stesso gran premio.
Perché mondiale a parte, quel gran premio ebbe anche un suo risultato finale e il risultato finale ci informa che Felipe Massa ne fu il vincitore. Insomma, non finì in testacoda, non finì a muro, non fece nessuna delle cose che faceva di solito in caso di pioggia battente.
Se quel giorno Massa arrivò a Interlagos in lotta per il titolo e soltanto la pioggia, sua nemica mortale, poteva aprirgli la strada per il campionato, vuole dire che proprio non era destino. O, siccome credo più nel libero arbitrio che nel destino e nel fatto che le classifiche finali premiano i risultati individuali e di squadra, pur non rendendo i secondi classificati indegni di essere dove sono, forse il destino ideale per Massa non sarebbe stato quello di lottare per il titolo, ma di stare altrove a ottenere occasionali performance da outsider.


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