Il 2 novembre 2008 avevo vent'anni e tifavo Felipe Massa. Non saprei dire perché, so solo dire che, fin da quando aveva oltrepassato la linea che separa i piloti di centro classifica da quelli di top-team e si era guadagnato interviste televisive in un'epoca in cui le interviste televisive erano tutto ciò che ci avvicinava ai piloti, avevo sentito una sorta di legame con lui, mentre non avevo mai sentito niente del genere con altri piloti. Prima di quel momento pensavo di dovere *decidere* per chi tifare. Da quel momento in poi avevo capito che non c'era nulla che potessi decidere, che qualcosa su cui non avevo controllo aveva deciso per me.
Era stata una stagione piuttosto travagliata, quella. Mentre Ferrari e McLaren potevano ambire spesso e volentieri a lottare per la vittoria, c'erano giorni in cui i risultati sembravano quasi dettati dalla legge del caso, con gente che passava dal non fare punti ad andare a podio da un gran premio all'altro, in un contesto in cui tutto ciò sembrava decisamente normale. Mentre la fine di tutto si avvicinava, Lewis Hamilton aveva sette punti di vantaggio, che con il sistema di punteggio dei tempi erano una bella cifra. Massa avrebbe potuto vincere il titolo solo vincendo la gara con Hamilton dalla sesta posizione in poi o arrivando secondo con Hamilton fuori dai primi otto.
Su un giornale letto durante quella settimana, c'era scritto (non ricordo se fosse una citazione di un'intervista dello stesso Massa oppure di qualcuno del team) che era come essere a una finale calcistica, ai calci di rigore, e di avere sbagliato i primi due... insomma, una situazione in cui solo il finale del 2007 lasciava pensare potesse esserci qualche speranze. Solo, la situazione era molto diversa dal 2007, con soli due piloti a lottare per il titolo invece che tre. E, ormai si sa, uno scontro a tre è più facile da vincere per il meno favorito, perché i due favoriti tendono a preoccuparsi troppo l'uno dell'altro.
In effetti, per qualcosa come un'ora e mezza, con Massa in testa e Hamilton dietro al trio Vettel/ Alonso/ Raikkonen o al duo Alonso/ Raikkonen a seconda dei momenti (Vettel era su una strategia a tre rifornimenti invece che due, quindi a seconda dei momenti stava o dietro a Massa o dietro a Hamilton), nulla lasciava pensare ci potessero essere stravolgimenti degni di nota. Il pilota che in questo mese vincerà verosimilmente il suo settimo titolo quel giorno sembrava destinato a vincere il primo dei sette e non c'era nulla che potesse mettersi tra lui e l'obiettivo... a parte la pioggia. Penso non ci sia nulla di più ironico e paradossale di tutto questo: un improvviso scroscio di pioggia poteva aiutare un pilota pessimo sulla pioggia a vincere il titolo contro una sorta di rain master.
Da un lato avevamo un pilota che forse sapeva di essere di fronte alla sua unica possibilità di vincere un mondiale, dall'altro ce n'era uno che era stato a un passo da vincere il titolo all'esordio nella stagione precedente, che doveva dimostrare di sapere gestire la situazione, facendo piuttosto il minimo sindacale, invece di rischiare di mandare tutto all'aria e che non poteva permettersi né di mandare tutto in vacca per eccesso di foga, né scivolare oltre la quinta posizione. Era quarto, sembrava che nulla potesse scalfire la sua posizione, ma appunto, lo scroscio di pioggia improvviso, mentre mancavano ormai pochi giri, era tutto ciò che, in quel momento, poteva separarlo dalla vittoria del titolo. Ancora non lo sapevamo, in quel momento, ma sarebbe stato appunto quello scroscio di pioggia a cambiare radicalmente non l'esito, ma il modo in cui saremmo arrivati a quell'esito.
Mentre i due championship contenders avevano un mondiale da giocarsi, c'erano piloti comuni che sarebbero entrati a fare parte del loro scontro e qualcuno sarebbe diventato determinante in uno scenario in cui, di fatto, nessuno sceglieva davvero fino in fondo se essere o non essere determinante. Oltre a Massa e Hamilton quel giorno in pista c'erano piloti che non si preoccupavano di Massa e di Hamilton o delle proiezioni di classifica, ma solo della propria gara. E la loro gara, in quel momento, prevedeva un rimescolamento della situazione, con piloti che rientravano subito ai box, altri che rientravano un po' più tardi, altri che non rientravano affatto... insomma, uno scenario in cui le posizioni erano occupate un po' a caso.
Il primo pilota entrato a caso sulla strada dei piloti che lottavano per il titolo fu Sebastian Vettel. Su una strategia diversa dagli altri piloti della top-5, aveva passato alcuni tratti della gara in seconda posizione, addirittura negli scarichi di Massa. Adesso, dopo il pitstop, era negli scarichi di Hamilton, in sesta posizione visto che un'altra scheggia impazzita non era "ancora" rientrato ai box, e Hamilton non riusciva a liberarsene. Era quinto. Tutto ciò che doveva fare era non andare a prendere un rivolo d'acqua. Invece andò a prendere un rivolo d'acqua e gli ultimi giri di gara, per lui, si trasformarono in una rincorsa folle alla posizione perduta. Più tardi Vettel avrebbe affermato di non essersi reso conto in quel momento che quel sorpasso avrebbe potuto essere rilevante per l'esito del mondiale.
L'altro fu Timo Glock, che fu colui che salvò Vettel dall'accusa di avere "falsato" il mondiale, attirando quel fardello su se stesso. Ottavo al momento in cui era scoppiato l'acquazzone, come il compagno di squadra Trulli non era rientrato ai box, nel tentativo di guadagnare posizioni, nella speranza che la pioggia potesse diminuire, di portare a casa un risultato di maggiore rispetto in confronto a quello a cui poteva auspicare fermandosi.
L'epilogo è quello che tutti conosciamo. O meglio, l'epilogo è la versione non filtrata delle storie attiraclick che ci sono state servite nel corso degli anni. Hamilton che inseguiva Vettel e sembrava senza speranze prima che entrambi trovassero sul proprio cammino Glock che non teneva quasi la vettura in strada si è trasformato in Glock che si faceva da parte per lasciar passare Hamilton, calcolando proiezioni di classifica sotto al diluvio universale. E pensare che, se fosse accaduto al giorno d'oggi, probabilmente prima di quel momento avremmo potuto ascoltare la diretta dei team radio di Glock che chiedeva al box di poter rientrare per un cambio gomme in extremis.
Mentre Massa disputava probabilmente la miglior gara della propria carriera ottenendo sul suolo di Interlagos quella che, avremmo scoperto molti anni dopo, sarebbe stata definitivamente la sua ultima vittoria in Formula 1, Hamilton otteneva il suo primo titolo e Glock si costruiva ingiustamente una reputazione che l'avrebbe preceduto nel corso degli anni e che lo precede tuttora. Il 2 novembre 2008 avevo vent'anni e tifavo Massa. Probabilmente, se ne avessi avuti trentadue e avessi avuto la mentalità che ho ora, avrei sostenuto con tutte le mie forze quel povero signor nessuno destinato ad entrare, suo malgrado, nella storia del motorsport.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
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