lunedì 24 dicembre 2018

Delitto in Sovrapposizione /// Capitolo 3

TRAMA: in un alternate universe stile romanzo poliziesco degli anni '40 Lord Bernie Ecclestone è un ricchissimo aristocratico che ha vari team manager e piloti come parenti da mantenere. Nessuno lo sopporta e tutti non vedono l'ora di liberarsi di lui per ereditare. Lord Bernie decide di premunirsi, ingaggiando i detective Valtteri e Felipe affinché possano scoprire chi sta tramando contro di lui. Quando un delitto viene commesso e le indagini da parte dell'ispettore Coolthard di Scotland Yard sembrano non condurre da nessuna parte, spetta a Valtteri intervenire in prima persona per risolvere un mistero fatto di parenti che compaiono dal nulla a caso, proposte di matrimonio fatte a caso, testamenti scritti a caso... e anche un po' di trash!

***

L'aria si stava facendo molto pungente e ciò non giovava affatto alla congiuntivite del dottor Barry. Preso fuori dalla tasca del soprabito un fazzoletto con i colori della bandiera brasiliana, si asciugò le lacrime che uscivano dai suoi occhi doloranti e gli scorrevano sulle guance.
Era arrivato.
Proprio mentre si accingeva a bussare alla porta, fu affiancato dall'ispettore Coolthard, al seguito del quale era presente un altro individuo che il medico non riconobbe.
«Eddie Flowerjordan» si presentò lo sconosciuto. «Sono l'autista dell'ispettore Coolthard.»
«Piacere di conoscerla, io sono il dottor Rubens Barry.»
«Il piacere è tutto mio. Suggerirei, adesso, di farci aprire la porta e di andare a fare i nostri rilevamenti sulla scena del crimine.»
«Ottima idea.»
Ad aprire fu un maggiordomo maleducatissimo, che venne alla porta tenendo una sigaretta accesa tra le dita.
«Orrorehhhhh!» borbottò il dottor Barry tra i denti, sperando che un giorno la società raggiungesse uno status superiore, in cui i fumatori non sentivano il bisogno impellente di fumare di continuo in qualsiasi luogo chiuso.
Il maggiordomo, già che c’era, volle offrire loro delle sigarette che l'ispettore e l'autista prontamente accettarono, rimanendo sulla soglia.
Il dottor Barry, da solo, trovò la strada della cucina, dato che nessuno si degnò di accompagnarlo.
Un uomo in sovrappeso, con un cappello da cuoco sulla testa, si contorceva stando appoggiato a una parete, al cospetto di tutto il personale di servizio e di tutta la famiglia Ecclestone, con la sola eccezione di Lord Bernie, che probabilmente si riteneva troppo superiore per preoccuparsi dell'indisposizione di uno dei suoi dipendenti.
Il dottor Barry identificò subito il problema.
«Cos'ha mangiato oggi?»
«Pesce crudo alla singaporese» rispose il cuoco tra i conati di vomito. «Uno sconosciuto che ho incontrato per strada stamattina mi ha dato la ricetta e mi ha suggerito di cucinarlo stasera per la cena indetta da Lord Bernie. Io, però, non mi sono fidato. Ho voluto fare una prova, cucinando una porzione di quella ricetta, per sperimentarla in prima persona. Mi sono sentito appesantito per tutto il giorno e, all'incirca alle sei e un quarto di oggi pomeriggio, ho avuto un attacco terribile. Credevo che sarei morto e mi sarebbe dispiaciuto parecchio precedere Lord Bernie nella tomba.»
La faccenda poteva essere archiviata in pochi minuti contati, pertanto il dottor Barry si limitò a prescrivere del bicarbonato al cuoco, che non era affatto in pericolo di vita.
Intimandogli di non mangiare mai più pesce alla singaporese né tantomeno di cucinarlo per altri, il medico se ne andò, scontrandosi con Coolthard venuto per fare i rilevamenti sul cadavere.
L’ispettore di Scotland Yard fu piuttosto deluso nello scoprire che non c'era nessun cadavere, ma soltanto un cuoco intossicato.
«Quanta strada per niente.»
«Non dica così, ispettore.»
«Ha ragione. Ho scroccato varie sigarette al maggiordomo e le ho fumate una dopo l'altra, quindi la mia giornata ha comunque assunto un senso.»
«Credo che se la gente fumasse di meno la vita media si allungherebbe.»
«E che cosa farsene di una vita più lunga, se poi tutti i vecchi vengono avvelenati dai loro discendenti? L’allungamento della vita è un’istigazione al crimine.»
«Anche questo è vero.»
«Perché non va a trovare Bernie? Magari può farsi offrire un sigaro.»
Seppure controvoglia, il dottor Barry si diresse in soggiorno in compagnia dell’ispettore. Anche l'autista, che a quanto pareva era rimasto tutto il tempo fuori a fumare, giunse al loro seguito, così come i membri della famiglia Ecclestone che ormai non avevano più niente da fare in cucina.
Lord Bernie era seduto in poltrona.
Qualcuno gli aveva spaccato la testa con un mattone.
L'arma del delitto era stata accuratamente appoggiata a terra.

***

«Tutto ciò è terribile.»
«Non esagerare, Felipe.»
«Non sto esagerando. Siamo stati invitati da Lord Bernie a casa sua. Arriviamo e, dopo una mezza giornata, ce lo ritroviamo morto.»
«Non è niente di meglio o di peggio di quello che ci capita quasi ogni volta in cui qualcuno ci invita a casa sua.»
«Non è vero, Valtteri. Di solito assistiamo ad avvelenamenti con l'arsenico.»
«Una testa sfondata non è tanto diversa.»
«Scherzi?! Tutto quel sangue era orribile.»
«Concordo, su questo aspetto. In realtà, però, abbiamo molti più indizi rispetto a quanti ne avremmo avuti da un avvelenamento con l'arsenico.»
«Indizi di che tipo?»
«Per esempio l'orologio di Lord Bernie, che è stato spaccato ed è rimasto fermo sulle cinque e quaranta. Sappiamo esattamente l'ora della morte, adesso.»
«Mi prendi per il c*lo, Valtteri?»
«Sì, certo che ti prendo per il c*lo. Ricorda, però, che siamo appena all’inizio e che per esigenze di trama dobbiamo dimenticarci che è possibilissimo rompere la testa a qualcuno senza rompergli l’orologio che porta al polso e soprattutto dobbiamo dimenticarci che in tutti i casi di omicidio sui quali abbiamo indagato finora l’assassino ha sempre cercato di depistare le indagini manomettendo l’orologio della vittima per far credere che l’omicidio fosse stato commesso a un orario diverso, in cui il colpevole non avrebbe avuto possibilità di commetterlo.»
«Vedo che sei d’accordo con me, quindi. Qualcuno ha depistato le indagini, posizionando l'orologio sulle cinque e quaranta. Questo significa che l'assassino non si trovava nella stanza alle cinque e quaranta e ha deciso di deviare i sospetti da sé stesso.»
«Il problema, però, è che alle cinque e quaranta eravamo tutti nella sala e ce ne siamo andati in massa soltanto più tardi, quando il cuoco si è sentito male.»
«Questo complica le cose.»
«Già, mio caro Felipe. Non riesco a spiegarmi questo assurdo dettaglio. Inizio quasi a convincermi che l'orologio non sia stato deliberatamente manomesso.»
Felipe sospirò.
«Lo dicevo, io. Era meglio l'arsenico.»
Valtteri annuì.
«Mi costa tanto ammetterlo, ma sarebbe stato tutto molto più semplice.»
Dopo quello scambio di osservazioni i due andarono a raggiungere il dottor Barry, che aveva esaminato il cadavere, e l'ispettore Coolthard, che aveva scrutato con cura il mattone e aveva decretato che non vi erano impronte digitali.
Il responso del dottor Barry non lasciò spazio a dubbi sulla dinamica del delitto.
«Lord Bernie era seduto in poltrona quando qualcuno gli è arrivato alle spalle e, servendosi di un mattone, l'ha colpito violentemente alla testa. La morte è stata istantanea.»
L'ispettore Coolthard si rivolse a Valtteri.
«Chi c'era in questa stanza alle cinque e quaranta?»
«Io, il mio assistente, Lord Christian e i suoi tre figliastri, Lord Niki, i suoi due figli, i suoi due nipoti...»
«Lord Toto, invece?»
«Non mi pare di averlo visto.»
«Quindi, ricapitolando, c'erano altre undici persone nella sala, forse dodici se Lord Toto era presente, oltre alla vittima, al momento del delitto. Affermerei senza ombra di dubbio che tutti quanti siete sospettati.»
Valtteri si sentì oltraggiato.
«Io sono uno stimatissimo investigatore.»
«Questo non cambia le cose» puntualizzò l'ispettore. «Qui non si fanno favoritismi.»
«Ciò è ridicolo. Non tollero di essere sospettato di un delitto. Vorrà dire che, come al solito, mi impegnerò in prima persona per consegnare il vero colpevole alla giustizia.»
«Se è convinto di riuscirci...»
«Non lo metta in dubbio, ispettore. Io sono infallibile.»

***

Lord Daniil tentò di chiudersi a chiave dentro la propria stanza da letto, ma Lord Sebastian lo fermò senza esitazioni.
Entrò a sua volta e placcò in stile giocatore di rugby il cugino di non si sapeva bene quale grado.
«Perché tenevi l'arsenico di Lord Lewis in tasca?»
«Non sono fatti tuoi.»
«Invece lo sono eccome. È capitato un fatto gravissimo.»
«Ecco, appunto» replicò Lord Daniil, liberandosi dalla sua stretta. «Concentrati sul fatto gravissimo che è appena capitato.»
«Parli della morte di Lord Bernie?»
«Ovviamente sì.»
«Tanto ormai aveva un piede nella fossa.»
Lord Daniil lo guardò con aria da furbetto.
«Quindi che cosa vuoi da me?»
«Voglio sapere perché hai rubato il veleno di Lord Lewis.»
«Perché volevo uccidere Lord Bernie. Mi aveva confessato di essere convinto di essere stato uno zar in una vita precedente e non riuscivo a tollerare tale rivelazione.»
«E ti pare una ragione sufficiente per uccidere una persona?»
«Certo che sì.»
«Non hai capito proprio niente della vita! Noi giovani aristocratici dobbiamo fregarcene altamente della situazione politica della Russia e preoccuparci delle nostre eredità.»
Lord Daniil rimase spiazzato.
«Sul serio?!»
«Certo che sì.»
«Va beh, speriamo almeno che Lord Bernie ci abbia lasciato un sostanzioso patrimonio.»
«A cui tu, ovviamente, rinuncerai in nome dell'abolizione della proprietà privata.»
«Te lo scordi. Sono contrario alla proprietà privata, ma non al possedere soldi o beni materiali.»
«E io non sono razzista, ma sarei molto soddisfatto se Lord Bernie avesse diseredato Lord Lewis. Magari la sua parte avrebbe potuto lasciarla a me.»
«Non vedo perché dovrebbe averla lasciata proprio a te.»
«Nemmeno io, ma mi farebbe piacere ugualmente.»

***

Lord Max piangeva disperato e Lord Daniel non sapeva più cosa fare per calmarlo. Era arrivato addirittura all'idea di infilargli un ciuccio in bocca, ma Lord Max aveva stroncato la proposta sul nascere, chiedendo piuttosto che gli fosse infilata in bocca una pipa piena di tabacco.
«Smettila di frignare» gli intimò Lord Daniel. «Nessuno di noi ha motivi per essere insoddisfatto.»
«Ma è stato orribilehhhh. Lord Daniil mi aveva descritto benissimo quello che avrebbe fatto: voleva correggergli il tè con l'arsenico. Non mi spiego perché abbia scelto invece un modo così cruento per commettere il delitto.»
«Non crederai davvero che sia stato quell'inetto di nostro fratello ad assassinare Lord Bernie!»
«E chi, se non lui?»
«Tutti avevano una buona ragione per farlo.»
«Io non ne vedo nemmeno una. Potrebbe averci diseredati tutti quanti, per esempio. Potremmo non avere più nessuno che ci mantiene.»
Lord Daniel fu costretto ad ammettere che Lord Max aveva ragione. Lord Bernie avrebbe potuto lasciare il proprio patrimonio a chiunque altro, loro esclusi.
Dandosi una vigorosa grattata alle parti intime sperò che tutto potesse andare per il meglio.
Era fiducioso.

***

«Stai fermo!» ordinò Lord Lewis.
Per distrarsi un po' stava abbozzando un ritratto di suo padre, l'illustre Lord Niki.
«Scusami, Lewis, ma ho un violento prurito ai lobi delle orecchie.»
«Sindrome dell'arto fantasma...»
«Non dire assurdità. Non sono senza orecchie.»
«Sì, invece. Non ti ricordi che sei rimasto mutilato quando la tua casa esplose sotto ai bombardamenti durante la prima guerra mondiale?»
«Ah, già... è passato talmente tanto tempo che ogni tanto tendo a dimenticarmi che i lobi delle mie orecchie sono andati perduti in quella terribile esplosione.»
«Ecco, adesso te ne sei ricordato, quindi fammi la cortesia di smettere di grattarti le orecchie che non hai. Ho bisogno di concentrarmi e non ci riesco, se non stai fermo.»
«Forse dovremmo chiedere a una cameriera se ci può portare qualche pasticcino e almeno cinque litri di tè. Inizio ad avere fame. È inaudito dovere saltare la cena perché è stato commesso un delitto. Ai miei tempi non si digiunava per cose da niente di questo genere.»
Lord Lewis lo rassicurò: «Non preoccuparti, nessuno ha pensato di saltare il pasto a causa del delitto. Piuttosto in questa casa nessuno sa cucinare, a parte Juan Pablo Gutiperez-Maldontoya, che al momento è irreperibile.»
«Irreperibile? Come si permette? Viene pagato molto di più di quanto non sia previsto del contratto nazionale dei cuochi.»
«È in bagno. Sta male.»
«Che pa**e.»
«Per cortesia, non esprimerti in modo così rozzo. Non sei tuo nipote Lord Sebastian.»
«A proposito, so che Lord Sebastian voleva uccidere Lord Bernie.»
«Tutti volevano ucciderlo.»
«Ma non tutti possono averlo fatto. Secondo me è stato Lord Daniil. Era convinto che Lord Bernie fosse uno zar in incognito.»
«Io invece credo che l'abbia ucciso Lord Nico.»
«Che cosa te lo fa pensare?»
«Probabilmente credeva che Lord Bernie fosse il suo usurpatore al trono di Finlandia.»
«Che idiozia. Sono passati anni da quando tuo fratello si era messo in testa di essere un principe in incognito.»
«Naaaaahhhhh, me ne ha parlato anche oggi pomeriggio.»
«Orrorehhhhh.»
«Sì, è orribile che Nico creda di essere chi non è. Però, se ha ucciso Lord Bernie, ha tutta la mia stima. Ho fatto proprio bene, da bambino, a invocare Lady Marlene di adottare anche lui, perché non rimanesse in balia dei bulli che lo tormentavano dalla mattina alla sera.»
Lord Lewis rabbrividì.
I suoi compagni di orfanotrofio erano dei bambini terribili. Il più crudele di tutti era il piccolo Adrian, che si divertiva a terrorizzarlo.
Lord Niki si accorse che era turbato.
«È successo qualcosa?»
Lord Lewis lasciò i pennelli e corse ad abbracciarlo.
«Sì che è successo qualcosa. Una volta Adrian mi ha tirato un bicchiere in faccia.»
«È passata una vita da allora. Se mai dovessi incontrarlo di nuovo, potresti offrirgli un bicchiere pieno d'acqua e cianuro.»
«Penso proprio che sia un'ottima idea.»
Lord Lewis si sentì improvvisamente rincuorato. Era certo che in futuro quel giorno gli sarebbe sembrato uno dei più belli di tutta la sua vita.
"Sempre ammesso che Lord Bernie non mi abbia proclamato suo erede universale e che qualcuno non uccida anche me."

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Milly Sunshine