venerdì 14 dicembre 2018

Anno Zero // Capitolo 3: PCNPMRMF


KVY26:
Felix, dove sei?
FLX00:
Mi sto preparando per andare a letto.
KVY26:
Ma sono appena le 21.45! Hai già diciotto anni, credo che tu possa tranquillamente venire a festeggiare a quest’ora.
FLX00:
Naaaahhhhh, oggi le Redbull andavano fortissimo e io sono arrivato quarto, addirittura dietro a Lewis, che si è comportato in modo davvero scorretto nei miei confronti, quindi cos’avrei da festeggiare? Preferisco rimanere qui a piangere e a riflettere sul senso della vita, chiedendomi quante possibilità ci siano di vincere il prossimo gran premio. Se non dovesse accadere, credo che cadrei in depressione.
KVY26:
Che esagerato! Non è così terribile non vincere. Si può sopravvivere senza grosse preoccupazioni.
FLX00:
Parli proprio tu che hai vinto...
KVY26:
La mia vittoria di oggi non cancella tutte le delusioni e tutte le umiliazioni che ho dovuto sopportare prima di arrivarci. Tra l’altro i vertici della squadra mi hanno anche fatto una predica interminabile, perché a loro dire ho festeggiato troppo sul podio, senza commuovermi per le sorti del povero Verstappino, che ha ancora un lievissimo dolore alle costole. Mi hanno anche detto che avrebbero preferito che mi infortunassi io, piuttosto che lui.
FLX00:
Che tristezza. Va beh, ora vado a letto. Ci vediamo tra una decina di giorni in Spagna, quando Verstappino tornerà al proprio posto. Speriamo che non vinca. Finché vinci tu ci può anche stare, ma Max proprio no... Quel bambino è insopportabile.
KVY26:
Parla l’adulto vissuto... Comunque concordo sul fatto che sia insopportabile! Buona notte! Un bacio da parte di Dan.
FLX00:
Aaaaaawwww, Dan! *-* Salutami il mio best friend forever!
KVY00:
Sarà fatto.

«Felipinho è proprio gentile» osservò Daniel, distrattamente. «Si ricorda sempre di me, di salutarmi, di farsi dare il bacio della buonanotte...»
Dany appoggiò sul tavolo, accanto al cellulare, il bicchiere di vodka che teneva in mano.
«Felipinho?»
Daniel raggelò.
“Come ho fatto a fare un errore così madornale? Adesso Dany scoprirà tutto...”
Era stata sicuramente colpa della vodka. Non che la vodka facesse quegli effetti, di solito, ma quando stava a contatto con il vetro dei bicchieri aveva strane reazioni chimiche dannose per la salute umana. Era quella la ragione per cui Daniel era convinto che fosse meglio bere gli alcolici in un altro modo; dopotutto il cuoio e il tessuto delle scarpe rendevano davvero l’alcool meno devastante.
Facendo un sorrisone, cercò di dare una risposta sensata.
«Mi sono confuso. In quella famiglia si chiamano tutti uguali: Felipe the real and only, Felipe Jr I detto Felix, figlio di primo letto, Felipe Jr II detto Felipinho, figlio di secondo letto. Spero solo che se Felix avrà dei figli non li chiami Felipe a sua volta. A un certo punto ci vuole un po’ di contegno. Eduardo e Fernando non si chiamano Rubinho Jr I e Rubinho Jr II.»
La risposta parve apparire più che sensata a Dany, o quantomeno la cosa sembrò non preoccuparlo particolarmente, dato che si mise a parlare d’altro.
«Quello di oggi è stato proprio un garone.»
«Forse per te, per me un po’ di meno.»
Daniel si stava già pentendo di avere frenato un po’ troppo presto all’ultima curva, venendo superato dal compagno di squadra proprio sulla linea del traguardo. Era stato troppo magnanimo, nel suo tentativo di consolare l’inconsolabile Dany per tutte le peripezie che aveva dovuto affrontare fino a quel momento. In ottica campionato, inoltre, rinunciare a sette preziosi punti avrebbe potuto rivelarsi molto negativo, nel finale di stagione.
Dany non si era accorto di niente, non si era reso conto di quanto la sua vittoria fosse etichettabile come PCNPMRMF, storico acronimo che stava a indicare “per cu*o e non per merito rendendo il mondiale falsato”.
«Non posso farci niente se hai fatto un errore che non avrebbe fatto nemmeno un rookie alle prime armi. Ciò non toglie che quella di oggi sia stata una gara bellissima. Tra l’altro Carletto è arrivato quinto e ciò è stato molto pittoresco per la dinastia dei tori rossi con le ali.»
«Carletto comunque ce l’ha a morte con noi, in particolare con te» gli ricordò Daniel. «Sostiene che gli hai rubato il volante.»
«Rubato il volante ‘sti cavoli, questo weekend ho finalmente riappoggiato il fondoschiena sulla vettura che mi spetta di diritto.»
«I tuoi diritti su quella vettura finiranno molto presto. Max ha già ricevuto l’okay della commissione medica per gareggiare a Montmelò.»
«Si dice Circuit De Catalunya, ignorante. Parlando di cose serie, la commissione medica non aveva niente di meglio da fare? Non so, avrebbero potuto venire a festeggiare con noi.» Dany si entusiasmò, nel parlare di festeggiamenti, e si mise a cantare “Party like a Russian” di Robbie Williams cambiandone le parole. «Crashing like a Russian, end of discussion, crashing like you’re Dany Kvyat. Crashing like a Russian, crashing like you’re at Toro Rosso, they put a toddler in my car.»
Daniel gli fece un applauso.
«Complimenti vivissimi. Qualora la Redbull e la Toro Rosso al gran completo decidessero di appiedarti potresti sempre reinventarti come cantante di pianobar.»
«Naaaahhhhh, la Redbull e la Toro Rosso non mi licenzieranno. Avranno bisogno di me, quando tu te ne andrai.»
Daniel spalancò gli occhi.
«Perché dovrei lasciare la squadra?»
«Non so, non hai mai pensato al futuro? Potresti puntare alla Ferrari, alla McLaren, alla Renault... Non hai proprio nessuna voglia di essere ingaggiato da un team con un nome storico? Contribuirebbe molto alla percezione di serietà da parte dell’opinione pubblica.»
«Io non voglio essere percepito come serio.»
«Questo, allora, cambia le cose.»

***

Lewis stava bussando alla porta da oltre un quarto d’ora, ma nessuno rispondeva. Se Felix era andato a dormire, con tutto quel caos avrebbe dovuto svegliarsi. Era meglio non demordere e mettersi a urlare, in modo da non dovere rimandare in eterno il discorso che avevano lasciato in sospeso.
«Apri subito questa maledetta porta!» gridò Lewis. «Aprila o non rispondo più delle mie azioni! Non me ne vado finché non ti degni di ascoltarmi!»
In altre circostanze Lewis se ne sarebbe ampiamente fregato e si sarebbe imbucato in una festa random, sperando di conoscere ragazze avvenenti, ma con Felix era meglio non scherzare. Quando dopo la gara l’aveva accusato di avergli tagliato la strada, tutte le convinzioni di Lewis avevano iniziato a vacillare. Quando fatti del genere capitavano con Nico gli bastava semplicemente mandarlo a quel paese o metterlo a tacere con un calcio nelle parti intime, ma con Felix le cose non funzionavano allo stesso modo. Quel ragazzino aveva l’intero mondo ai suoi piedi e, oltre all’intero mondo, anche l’intero team Mercedes e l’intera FIA, tanto che Lewis iniziava a temere seriamente di essere messo alla porta se il piccolo brasiliano avesse disapprovato la sua condotta di gara.
Non ricevendo risposta e sapendo di non potere rimandare il chiarimento con il compagno di squadra in eterno, Lewis sfondò la porta con una spallata.
Entrò nella stanza e trovò semplicemente Felipinho che, seduto sul pavimento, giocava con delle macchinine. Per quanto quel bambino fosse imparentato con Felix, era comunque adorabile, oltre che essere un VIP che meritava rispetto.
«Aaaaawwww!» esclamò Lewis, raggiungendolo. «Mi fai giocare con te?»
Felipinho lo guardò con serietà.
«No.»
«Ti pregoooooooo!» lo supplicò Lewis, con gli occhi lucidi. «Tu sei un bravo bambino, quindi non puoi dirmi di no.»
Felipinho si fece più accomodante.
«Va bene.»
«A proposito» osservò Lewis, sedendosi, «Dov’è Felix?»
«Felix è andato fuori con una ragazza» rispose Felipinho, con troppa prontezza.
Lewis voleva vederci chiaro, ma sapeva che non era il caso di sottoporre Felipinho a un interrogatorio. Si limitò a giocare con lui per un paio d’ore, dopodiché lo mise a letto, gli diede il bacio della buonanotte e gli rimboccò le coperte.
Per sapere quali segreti si nascondessero dietro all’identità e allo strano comportamento di Felix Massa si sarebbe rivolto a qualcuno che, molto probabilmente, era presente il giorno in cui il presunto figlio illegittimo di Felipe si era mostrato al mondo per la prima volta.

***

Pochi istanti dopo l’esposizione della bandiera a scacchi, sullo schermo del televisore comparve in sovrimpressione il risultato del Gran Premio della Russia:

1. Kvyat
2. Ricciardo
3. Hamilton
4. Massa
5. Sainz
6. Vettel
7. Perez
8. Raikkonen
9. Hulkenberg
10. Bottas...

Nico cambiò canale, perché ormai aveva già visto tutto ciò che gli interessava vedere: era già la terza volta che guardava la gara, inoltre di lì a poco sarebbe iniziato “Forum” e non voleva perderselo.
Ci fu una causa molto interessante, a proposito di un tamponamento a catena a un semaforo, che gli ricordava parecchio un episodio avvenuto in gioventù quando era rimasto coinvolto in un incidente insieme a Raikkonen e Hamilton nella pitlane durante il gran premio del Canada.
Fece appena in tempo ad ascoltare la sentenza, quando qualcuno iniziò a suonare il campanello con una certa frenesia.
Per fortuna la Kleine Prinzessin era andata a fare una passeggiata insieme a Vivian, altrimenti quel suono così assordante l’avrebbe sicuramente disturbata.
Nico si alzò dal divano sbuffando, dopo avere ripiegato con cura la coperta che teneva sulle gambe mentre guardava la TV. Il campanello, intanto, continuava il suo concerto, facendogli venire voglia di denunciare per disturbo della quiete pubblica chiunque stesse mettendo a dura prova la resistenza dei suoi timpani ormai avanti con gli anni.
Aprì la porta e si ritrovò davanti un rapper con diverse catene appese al collo. Lo guardò attentamente e finalmente lo riconobbe.
«Lewis, sei tu?»
«E chi dovrei essere?» replicò il suo ex compagno di squadra. «Capisco che invecchiando ci si rincoglionisce, ma non pensavo così tanto...»
«Lewis, che piacere rivederti! Entra. Ti avevo invitato l’altro ieri a venire a vedere i nuovi gerani che ho trapiantato nei vasi sul balcone. Come mai non sei venuto?»
Lewis varcò la soglia e richiuse la porta.
«Mhm... perché l’altro ieri era sabato e a quest’ora ero in pista a disputare le qualifiche, credo.»
«Ah, già. Complimenti, bella gara, però non ci si comporta così. Se avessi tagliato la strada a me allo stesso modo in cui l’hai tagliata a Felix non l’avresti passata liscia.»
«Quante storie! L’ho solo mandato a strisciare contro un muretto!»
«E ti pare una cosa da poco?»
«Non capisco. Tutti vi lamentate sempre per l’assenza dei duelli1!!11!!11!! e dello spettacolo!!111!!11!! e ogni volta in cui c’è un duello1!!11!!!!1! e un po’ di spettacolo!!!11!!!11! vi lamentate del fatto che noi piloti dovremmo gareggiare con la stessa verve agonistica di Bernd Maylander.»
«Come ti permetti di criticare Bernd Maylander? È un pilota molto competitivo. Si fa vedere raramente, ma quando c’è è sempre davanti a tutti. Non...» Nico si interruppe nell’udire un boato che faceva gelare il sangue nelle vene. «Oh santissime frecce d’argento, sta scoppiando un temporale! Devo assolutamente portare dentro i miei preziosissimi gerani!»
Fece per avviarsi verso il balcone, ma Lewis lo fermò afferrandolo per un braccio.
«No, ti prego, non lasciarmi solo! Lo sai che sono terrorizzato dai tuoni!»
Nico strabuzzò gli occhi.
«Ancora?! Non ti sono bastate tutte le volte in cui ti ho detto che non sarebbe successo niente?»
«No, non mi sono bastate. Però mi ricordo ancora di quando eravamo ragazzini e di tutte le notti insonni che ho passato a causa dei temporali. Ricordo che cercavo sempre di resistere, ma poi venivo da te e ti dicevo che avevo paura dei tuoni e che volevo dormire con te nel tuo letto. Mi mancano quei tempi. Mi piacerebbe tantissimo dormire insieme a te nel tuo letto. Magari potremmo invitare anche Toto. Sarebbe bellissimo.»
«Aaaaawwww, Toto!» si entusiasmò Nico. «Vado a prendere dentro i fiori, tu aspettami in soggiorno, sono subito da te.»
Lewis lo prese in parola. Cinque minuti più tardi Nico lo trovò sul divano, nascosto sotto la coperta, che tremava a ogni tuono. Si sedette accanto a lui e, per rincuorarlo, lo abbracciò e si mise ad accarezzargli i capelli, cercando di soprassedere sul fatto che chiunque portasse una pettinatura così indecente meritasse tutto tranne che l’essere accarezzato sui capelli.
«Aaaaawwww» si compiacque Lewis. «A proposito, se mi tolgo la maglia e mi giro in modo da mettere in mostra il più possibile i tatuaggi, ti va di scattarci una foto insieme e di inviarla a Toto?»
Nico si sentì entusiasta di fronte a quella proposta.
«Sìììììì! Toto è la mia celebrity crush, quasi al pari della Susie.»
«A proposito, hai visto le foto del piccolo lupetto?»
«Sì.»
«È pallido come un cadavere, quindi non è figlio mio.»
«Quando avrà i capelli un po’ più folti, se avrà un’acconciatura perfetta, saprò di avere fatto centro e di avere diffuso i miei geni anche nella famiglia Wolff.»
«Spero che non abbia un’acconciatura perfetta! Sarebbe profondamente ingiusto se tu avessi avuto un figlio con Susie e io no.»
«Fai sempre in tempo a rimediare.»
«Hai ragione, ora però facciamo questa foto.» Lewis si tolse la maglia e prese il cellulare. «Avvicinati un po’ di più.»
«Ma sono già vicino!» protestò Nico. «Cos’altro devo fare?»
«Non lo so, qualcosa di dolce e romantico che farà venire a Toto una gran voglia di essere qui con noi. Dammi un bacio su una guancia.»
«Okay... NOOOOOHHHHH, mi hai abbagliato con il flash! Non hai nessun rispetto per le persone anziane. Non hai...»
«Stai zitto!» gli intimò Lewis. «Per errore stavo per inviare il nostro selfie a Niki invece che a Toto.»

HAM44:
Guarda come siamo belli!!111!!!! <3 Siamo proprio dei figoni, non trovi?
MrWolff:
Perché mi mandi foto del genere?! Mi hai fatto sbavare.
HAM44:
La cosa non mi sorprende. Tu sbavi sempre quando ci vedi. Nico ha detto che vorrebbe che tu fossi qui, insieme a noi.
MrWolff:
AAAAAAAAAAAAAAWWWWWWWWWW! Cosa faresti se fossi lì con voi?
HAM44:
Ti guarderei mentre sbottoni i pantaloni a Nico e mi metterei a protestare, perché non è giusto che sbottoni i pantaloni prima a Nico e poi a me.
MrWolff:
Spero che i pantaloni tu li abbia comprati ai saldi di fine stagione e che non ti siano costati troppo, perché penso che li strapperei in diversi punti. Non sono sicuro di riuscire a contenermi, di fronte a due figoni come voi. Ho cambiato idea, sbottono i pantaloni prima a te.
HAM44:
Ecco, esatto, così va bene. Ora purtroppo c’è Nico che sta piangendo in un angolo perché si sente messo da parte.
MrWolff:
Infilagli le mani sotto la maglia e coccolalo un po’. Appena ho finito di abbassarti i pantaloni mi concentro su di lui.
HAM44:
Chiamami. Voglio sentirti gemere.
MrWolff:
Non posso. Ho appena fatto credere a Susie di essere impegnato a messaggiare con Bernie Ecclestone, sarebbe molto preoccupata se mi mettessi a gemere. Ora scusami, ma purtroppo devo lasciarti, mi è rimasto solo il 10% di batteria.

Quando Lewis si allontanò, Nico ci rimase molto male.
«Perché hai smesso? Le tue carezze mi stavano riscaldando e mi stavano ricordando che, anche se sono un vecchio, posso ancora essere amato.»
«Toto è rimasto con la batteria scarica. Sarebbe brutto continuare senza di lui, non credi?»
«Allora, a questo punto, penso che faremmo meglio ad abbottonarci di nuovo i pantaloni.»
«Già. Faremmo meglio anche a metterci a parlare di cose serie. Che cosa ne sai del mio nuovo compagno di squadra, il piccolo e intralciante Felix Massa?»
Nico spinse Lewis giù dal divano.
«Come osi insultare il figlio di Felipe? Vai subito fuori da casa mia!»
Lewis si mise a piangere.
«No, ti prego. Non essere sempre così crudele con me. Lo sai che ti amo quasi tanto quanto amo Toto. Non puoi lasciarmi solo nel bel mezzo di un temporale così violento.»
«E tu sai più che bene che ricambio sia te sia Toto. Comunque è preoccupante che tu sia così terrorizzato dai temporali. Neanche un bambino piccolo come Max Verstappen sarebbe così fifone.»
«A proposito» osservò Lewis, «Chissà dov’è Max adesso.»

***

Max guardò suo padre, carico di speranze.
«Mi daresti un consiglio?»
«Certo.»
«Dany ha appena scritto sul suo profilo Twitter che si ritiene oltraggiato dal fatto che riprenderò il mio posto nel Gran Premio di Spagna. Secondo te cosa dovrei fare?»
«È molto semplice: dovresti rompergli il naso.»
«Okay.» Max si infilò il giubbotto. «Vado subito a casa sua a fargli una visita di cortesia.»
«Con questo tempo?» si stupì Jos. «Sta addirittura grandinando.»
«Non sono un fifone come Hamilton» puntualizzò Max. «Se quel tamarro da quattro soldi ha paura dei tuoni, io non mi abbasso certo al suo livello.»
Jos lo guardò con aria di approvazione.
Max uscì di casa pensando alle leggende metropolitane che si narravano nel paddock. Si vociferava che, durante gli anni dell’adolescenza, quando Lewis aveva paura dei temporali, venisse amorevolmente consolato dal suo compagno di squadra. Anche Max aveva avuto paura dei temporali, in passato. Ogni volta in cui si lamentava, riceveva sempre una serie di sberle dal padre. Forse, se anche Lewis fosse stato figlio dell’illustre Jos Verstappen, la paura dei tuoni gli sarebbe passata.

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