martedì 25 dicembre 2018

Delitto in Sovrapposizione /// Capitolo 4

TRAMA: in un alternate universe stile romanzo poliziesco degli anni '40 Lord Bernie Ecclestone è un ricchissimo aristocratico che ha vari team manager e piloti come parenti da mantenere. Nessuno lo sopporta e tutti non vedono l'ora di liberarsi di lui per ereditare. Lord Bernie decide di premunirsi, ingaggiando i detective Valtteri e Felipe affinché possano scoprire chi sta tramando contro di lui. Quando un delitto viene commesso e le indagini da parte dell'ispettore Coolthard di Scotland Yard sembrano non condurre da nessuna parte, spetta a Valtteri intervenire in prima persona per risolvere un mistero fatto di parenti che compaiono dal nulla a caso, proposte di matrimonio fatte a caso, testamenti scritti a caso... e anche un po' di trash!

***

Valtteri aveva preso posto da appena cinque minuti in un piccolo salottino con i muri tappezzati da orribili teste di cervo impagliate. Sarebbe stato bellissimo buttarle tutte quante a bruciare nel camino, ma Valtteri si astenne per due motivi: probabilmente i membri della famiglia Ecclestone avrebbero gradito ma avrebbero finto l’esatto contrario, inoltre c’era un caldo torrido (circa undici gradi) e il camino quella sera era spento.
Il maggiordomo Malearrivato accompagnò all’interno della stanza Lord Christian e i suoi tre figliastri, che si sedettero di fronte alla scrivania alla quale Valtteri si era accomodato e sotto alla quale aveva nascosto Massagufi affinché potesse ascoltare le dichiarazioni dei familiari di Lord Bernie senza dare nell’occhio.
Mentre Lord Christian si accese la pipa, Valtteri prese fuori il portasigari e lo passò ai tre giovani. Ciascuno prese un sigaro e per fortuna a Valtteri rimase almeno l’ultimo.
L’aria si fece ben presto satura di fumo e ciò contribuì a incrementare la concentrazione di tutti i presenti, per cui Valtteri poté esordire:
«Lei è Lord Christian Horner-Halliwell, cugino di qualche grado di Lord Bernie, giusto?»
«Esattamente.»
«Qualcuno può confermare che il vero Lord Christian non è morto in guerra per poi essere rimpiazzato da un sosia?»
«Non oserà mettere in discussione che io sia il vero Lord Christian, spero!» sbottò Lord Horner-Halliwell, sbattendo violentemente la pipa sulla scrivania. «Non sono mai stato così oltraggiato in vita mia. Sa cosa le dico? Le farò causa, se osa insinuare ancora una volta che...»
«Va bene, va bene» lo interruppe Valtteri. «Non siamo qui per parlare di sosia, ma per cercare di capire chi avesse qualche vantaggio nella morte di Lord Bernie.»
«A meno che non ci abbia diseredati, tutti quanti.»
«Lord Bernie aveva dei nemici?»
«Più o meno tutti quelli con cui aveva avuto a che fare.»
«Pensa che qualcuno sia addolorato dalla sua morte?»
«Tutti quelli che sono stati diseredati sicuramente. Sa, era un vecchio bisbetico, ma ci ha sempre mantenuti tutti.»
«Era un uomo generoso...»
«A modo suo lo era. Però non faceva altro che rinfacciarci che eravamo degli spendaccioni e che, se non fosse stato contro ai suoi principi, ci avrebbe mandati tutti quanti a lavorare.»
«E nessuno di voi apprezzava tutto ciò, immagino.»
«Certo che no! Siamo dei veri Lord©, non possiamo perdere tempo a lavorare. Ha idea di quante ore si perdano, lavorando? Ha idea di quante sarebbero le tazze di tè e i sigari a cui saremmo costretti a rinunciare?»
«Che cosa terribile... Quando ha visto Lord Bernie per l’ultima volta?»
«Poco prima di lasciare la stanza per correre in cucina a vedere che cosa fosse successo a quell’imbecille del cuoco.»
«Che ora era, esattamente?»
«Non glielo so dire. Non sapendo che Lord Bernie sarebbe stato assassinato, non mi è nemmeno passata per la testa l’idea di controllare l’orario.»
«Non è stato lei a uccidere Lord Bernie, quindi?»
«Certo che no!»
«E nemmeno i suoi figli?»
Valtteri guardò i figliastri di Lord Christian, uno dopo l’altro. Il piccolo Max appariva impaurito e, nel corso della propria deposizione, si lamentò della provabilissima eventualità che Lord Bernie non gli avesse lasciato un soldo, dato che non erano veramente parenti. Non aggiunse né tolse nulla alle dichiarazioni di Horner-Halliwell, si limitò a criticare il fatto che, per via della sua giovane età, non gli fosse stato concesso di bere vodka e a quel punto intervenne nella conversazione Lord Daniil.
«Io, a diciassette anni, bevevo vodka da almeno un lustro!»
«Che ingiustizia!» si lamentò Max.
«Ma quale ingiustizia!» ribatté quell’inequivocabile furbetto di Lord Daniil. «Sei tu che non hai mai saputo importi.»
«Se potessi gareggiare alla sei ore delle campagne inglesi, vedrai che riuscirei a impormi senza troppe difficoltà.»
«Inventatene un'altra.»
«Non sto inventando niente. Sei tu che non sai guidare!»
«E tu sei il figlio segreto dello zar. Come tale andresti soppresso. Viva l’Unione Sovietica! Viva la Rivoluzione di Ottobre! ...ma soprattutto viva la Oktober Fest!»
«Ma la Oktober Fest non è russa.»
«Chi se ne frega, per mandare giù la vodka ogni tanto bisogna berci dietro anche qualche boccale di birra. Lei che cosa ne pensa, investigatore Bottas?»
«Tunz tunz tunz!» esclamò Valtteri. «Che emozione. Pensavo che vi foste dimenticati tutti quanti della mia presenza.»
«Ma no!» ribatté Lord Daniil. «Che cosa glielo fa pensare?»
«Il fatto che quel morettino con i capelli ricci che non fa altro che sorridere senza un motivo ben preciso, quello che le sta seduto accanto, non mi abbia degnato di uno sguardo, fino a questo momento.»
«Ha ragione, le chiedo scusa per il mio modo di comportarmi così rozzo e volgare» intervenne Daniel. «Stavo fantasticando sull’idea di saltare addosso a mio cugino di non so quale grado Lord Sebastian e di dargli un bel bacio alla francese.»
«Oh...»
«Lei non lo farebbe, al posto mio?»
«Devo confessarle che, in questa casa, non c’è nessuno che bacerei, a parte la segretaria, Miss Susie.»
«In effetti Miss Susie è una bella ragazza. Prima Lord Lewis mi stava parlando dell’eventualità di ritrarla. Ecco, per quanto mi riguarda salterei volentieri addosso anche a Lord Lewis. Il mio preferito in assoluto, comunque, è Lord Nico.»
«Lord Kimi non le piace?»
«Bwoah, è troppo serio. A lei, invece?»
«Secondo me quel soggetto avrebbe dovuto essere soppresso al momento della nascita.»
Lord Daniel rise.
«Quindi, se Lord Kimi dovesse davvero essere soppresso, immagino che lei sarebbe il colpevole.»
«Non mettiamo il carro davanti ai buoi.»
«E neanche il cavallo davanti al toro, spero.»
«Soltanto il futuro ci dirà chi starà davanti tra i cavalli e i tori. Credo comunque che verranno abbattuti entrambi tramite delle frecce d’argento... avvelenate, naturalmente. A proposito, Lord Daniel, che cosa ne dice di tornare in topic? Ha qualcosa da riferirci a proposito di Lord Bernie?»
«Purtroppo no. Né io né i miei fratelli abbiamo ascoltato mentre ci rimproverava perché siamo tutti quanti degli spendaccioni e ci siamo allontanati da lui senza più preoccuparci di quello che poteva accadergli. Quando siamo corsi in cucina, pensavamo che fosse rimasto in soggiorno a fumare la pipa o un sigaro. Fumare non è pericoloso come bere il tè. Lord Bernie era un uomo accorto. Sapeva che in questa casa c’era dell’arsenico e che stava passando di mano. Sapeva anche che mio fratello Lord Daniil l’avrebbe avvelenato volentieri e che aveva rubato il veleno proprio per quella ragione.»
«Dovevi proprio dirlo in presenza del detective?» si lamentò Lord Daniil. «Lo sai che non mi piace essere sm*rdato pubblicamente.»
«Scusami, ma dovevo farlo. Sanno tutti che Lord Bernie non è stato avvelenato, ma gli è stata rotta la testa con l’ausilio di un pesante mattone. Tu non avresti potuto maneggiare quel mattone. Sbaglio o ti sei slogato il polso destro proprio ieri sera?»
«Effettivamente sì.» Lord Daniil raccontò una storia commovente. «Volevo tirare un pugno sul naso a Max, ma questo ragazzino pestifero si è scansato, quindi ho colpito una durissima statua di marmo. Tuttora non mi sento più la mano.»
Max confermò la versione di Lord Daniil e, quando Valtteri permise a tutta la famigliola di lasciare la stanza, si sentì come se non avesse cavato un ragno dal buco. L’unica cosa di cui era certo era che quei quattro fossero uno più fuori di testa dell’altro.
Uscito dal nascondiglio, Felipe confermò la sua ipotesi. A quel punto Valtteri gli intimò di tornare al proprio posto, perché attendeva Lord Toto.

***

«Totino!»
Miss Susie invitò l’amato a nascondersi nello sgabuzzino.
Lontano da occhi indiscreti i due si abbracciarono con passione.
«Aaaaawwww, Susina, ti ho pensata tantissimo, mentre l’investigatore Valtteri mi interrogava.»
«Cosa gli hai detto?»
«Che sono andato a fare un giro nel parco e che non so niente di questa faccenda.»
«Ciò è assurdo! Avresti dovuto dirgli la verità.»
«Cioè che ero qui dentro con te? No, non se ne parla. Lo sai benissimo come sono fatti questi Lord. Secondo loro le segretarie devono astenersi da ogni tipo di attività sessuale.»
«Ma noi non abbiamo fatto sesso! Mi sono solo limitata a ispezionare la tua cravatta, dopo avere notato che non era stata ben stirata.»
«Se avessi raccontato a Valtteri che ci eravamo rintanati in uno sgabuzzino per parlare della mia cravatta non stirata non mi avrebbe creduto.»
«Però io avrei potuto confermare che avevi un alibi per le cinque e quaranta. Infine ci sarebbe stato un lato positivo, in tutta la faccenda: una volta che tutti fossero rimasti scandalizzati pensando che avessimo fatto sesso, avremmo potuto davvero fare sesso... tanto, ormai, più scandalizzati di così non potevano certo essere.»
«Oh, hai ragione, Susina mia. Non ci avevo pensato. Ora vado a dirgli la verità.»
«No, aspetta! Non sarebbe intelligente ammettere di avere deliberatamente mentito. Valtteri potrebbe pensare male. Lo sai come sono fatti, questi detective finlandesi.»
«Sì, hanno la testa grossa, il collo grosso, le spalle grosse... chissà lì sotto come sono messi. Secondo me Valtteri ha un pene enorme.»
«Dici?»
«Credo che, per portalo in giro, abbia bisogno di una carriola.»
«Totino mio, che cosa stai dicendo?! Ti sembrano cose da dire a una signora come me? Non hai pensato che potrebbe venirmi un raptus e che potrei saltargli addosso per accertarmene?»
«Hai ragione, non avevo pensato che le mie congetture ti potessero turbare così tanto.»
«Dovrei prendere un calmante. Che cosa ne dici di andare a bere una tazza di tè?»
«Perfetto! Chiederò a uno dei vari camerieri random che girano per questa casa di portarcene almeno quattro litri.»
«Aaaaawwww, Totino mio, ti amo tanto.»
«Anch’io. Non vedo l’ora di entrare in possesso della mia eredità per poterti regalare un anello di fidanzamento che si rispetti. Avrei voluto donarti quello di mia madre, come lei stessa avrebbe desiderato, ma purtroppo ho dovuto venderlo un paio d’anni fa per pagare alcuni debiti che avevo accumulato giocando a carte con un aristocratico italiano che mi pare si chiamasse Liuzzo De’ Vitantoni o qualcosa del genere.»
«Lo conosco di fama. Sembra sia un asso delle carte.»
«Sì, per l’esattezza è un asso di denari, dato che è ricco sfondato.»
Miss Susie rabbrividì.
«Che brutta terminologia. Anche Lord Bernie era ricco sfondato e si è ritrovato con la testa sfondata. Spero che Liuzzo De’ Vitantoni non faccia mai la stessa fine.»
«Non preoccuparti, non gli accadrà nulla. Ha provveduto a diseredare tutti i suoi parenti molto tempo fa, lasciando tutto il suo patrimonio a un suo amico aristocratico divenuto recentemente un magnate dell’industria vinicola.»
«Chi, Trullo Degli Jarni?»
«Esatto, proprio lui!»
«E i suoi parenti che cosa ne pensano?»
«Tutto il male possibile, ma il loro interesse è che Liuzzo viva abbastanza a lungo da cambiare idea e di lasciare qualcosa anche a loro.»
Miss Susie si asciugò una lacrima.
«Che storia commovente, Totino mio.»
«Sono d’accordo. Speriamo solo che Lord Bernie non abbia preso ispirazione da De’ Vitantoni e che, di conseguenza, non abbia diseredato tutti quanti.»
«Orrorehhhhh!»
«Puoi dirlo forte!»
I due si abbracciarono romanticamente e poi si scambiarono un bacio dolcissimo. A quel punto Miss Susie si ricordò un dettaglio cruciale.
«Senti una cosa, Totino. Quando saremo sposati, pensi che ti lascerò uscire di casa con la cravatta non stirata?»

***

«Secondo me Lord Toto mentiva.»
«Se perfino un fesso come te se n’è accorto, mi viene da pensare che Lord Toto se la cavi malissimo come bugiardo seriale.»
«Credo che l’assassino sia lui.»
«Non dire assurdità, Felipe. Oggi pomeriggio Lord Toto aveva in mente solo la fi*a e, per esperienza, so che chi ha in mente la fi*a non ha in mente di sfondare la testa a un povero vecchio indifeso.»
«Povero vecchio indifeso ‘sti ca**i.»
«Felipe, non esprimerti a quella maniera! Siamo in una casa abitata da Lord di un certo livello. Quale sarà il tuo prossimo passo? Dire qualcosa del tipo “va’ a ca*are, sei un cogl*one” al primo che passa?»
«Mhm... effettivamente potrei rivolgermi con queste parole al notaio che verrà domani per leggere il testamento di Lord Bernie.»
«Non mi far pensare al testamento.» Valtteri scosse la testa. «Occupiamoci di cose serie. Facciamo entrare Lord Niki. Prima, però, nasconditi.»
Felipe tornò a nascondersi sotto al tavolo un attimo prima che Lord Niki entrasse.
Indossava una veste da camera modello anni ’20 e una cuffia da notte, che nascondeva i suoi lobi delle orecchie mutilati.
«Si può sapere perché vuole vedermi a quest’ora? Ero già pronto per andare a dormire.»
«Come mi pare di avere già spiegato più volte, ho bisogno di sentire tutti i presenti in questa casa, a parte il personale di servizio perché è composto soltanto da poveri inetti senza un ruolo ben preciso che non avevano nessun motivo per assassinare colui che li pagava.»
«Avrebbe potuto convocarmi per primo.»
«Sono spiacente, ma ciò era impossibile.»
«Lei non sa chi sono io! Un tempo mi bastava vestirmi di rosso e tutti mi avrebbero portato su un piedistallo.»
Lord Niki si mise a raccontare aneddoti della sua gioventù, che Valtteri finse di ascoltare. Dopo circa quaranta minuti di vecchi episodi, giunsero ai fatti.
«Secondo lei, in questa casa, chi ha da guadagnarci di più dalla dipartita di Lord Bernie?»
«Tutti.»
«E se dovesse avere diseredato qualcuno?»
«Di sicuro Lord Bernie non ha diseredato me. Tra tutti i suoi parenti sono quello che più di ogni altro può succedergli nel ruolo di vecchio bisbetico. Non vedo l’ora di impossessarmi di questa casa e di far credere ai miei stessi figli che non lascerò un soldo a nessuno dei due. Effettivamente nessuno dei due si meriterebbe i miei soldi, adesso che ci penso.»
«Come mai?»
«Perché sono due inconcludenti. Uno non fa altro che dipingere, l’altro non fa altro che raccontare in giro di essere un principe.»
«Chi erano Lord Lewis e Lord Nico prima di essere adottati?»
«Chi vuole che fossero? Erano due trovatelli che stavano in un orfanotrofio e che la mia signora si mise in testa di portare a casa. Io ero contrario, anche se devo ammettere che con il tempo mi sono affezionato a entrambi. Adesso che ci penso, però, sarebbe stato meglio adottare lei, mio caro signor detective.»
«Io?! E perché mai?»
«Così, a pelle, mi sta simpatico. Inoltre credo che sia sicuramente dotato, quindi potrebbe guadagnarsi da vivere facendo il pornoattore e non avrei bisogno di passarle dei soldi.»
Dal di sotto della scrivania si sentì una risata.
Valtteri allungò un calcio a Felipe.
Quel simpaticone, invece, gli infilò una mano in mezzo alle gambe e gli diede una strizzata.
Meritava di essere pesantemente redarguito, ma Valtteri non poteva svelare la sua presenza a Lord Niki. Esortare a parlare quest’ultimo non fu difficile: fece una lunga disquisizione sul discorso che avevano fatto lui e Lord Bernie prima del fattaccio.
«Ormai si erano allontanati tutti, decisi a non ascoltare le sue fantasticherie sul fatto che spendessimo troppi soldi. Siamo dei Lord, dopotutto, non possiamo vivere come straccioni. Abbiamo tutti una vita molto impegnativa, non possiamo metterci anche a lavorare. Stavo spiegando tutto questo a Lord Bernie, quando all’improvviso Lewis si è precipitato nella stanza e ci ha informati che il cuoco era in punto di morte e che sarebbe arrivato un medico, oltre che l’ispettore Coolthard di Scotland Yard.»
«Che ora era?»
«Mhm... saranno state le cinque e quaranta o giù di lì.»
«Poi cos’è successo?»
«È successo che ci siamo precipitati tutti quanti in cucina, a parte Lord Bernie, naturalmente. Sono stato l’ultimo a uscire e, quando sono arrivato a destinazione, ho visto che c’erano tutti, nessuno escluso. Lord Toto aveva la cravatta slacciata e Miss Susie aveva il foulard scomposto. Credo che si fossero nascosti da qualche parte a dedicarsi ad attività sconvenienti per persone nella loro posizione.»
«Lo credo anch’io.»
«Gliel’ha detto Lord Toto?»
«No, ma mi ha raccontato una storiella che non stava né in cielo né in terra. Se avesse assassinato Lord Bernie, sarebbe stato anche in grado di inventarsi una storia più verosimile. Ho capito subito che doveva esserci sotto qualcos’altro. Probabilmente in quei frangenti sotto di lui c’era una donna.»
«Vedo che ha capito tutto, signor Bottas. Immagino che avrà capito anche che ho appena dichiarato, del tutto inavvertitamente, di essere stato l’ultimo a vedere Lord Bernie e a parlare con lui. Mi sorprende che non mi abbia ancora chiesto se l’ho ucciso io.»
«L’ha ucciso lei?»
«Naturalmente no. L’avrei fatto molto volentieri, ma perché avrei dovuto sporcarmi le mani per rischiare il carcere o addirittura la pena di morte? Tanto, se non l’avessi ucciso io, ci avrebbe comunque pensato qualcun altro.»
«Il suo ragionamento non fa una grinza. Si è comportato molto saggiamente quando ha deciso di non commettere il delitto.»
L’interrogatorio si concluse con i complimenti di Valtteri a Lord Niki. L’uomo uscì dalla stanza e Valtteri si preparò per fare la predica a Felipe. Aveva a disposizione più o meno cinque minuti, prima che arrivassero i figli adottivi di Lord Niki e i suoi nipoti, i fratelli Raikkonettel.

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Milly Sunshine