martedì 26 settembre 2017

La Formula 1 all'epoca del paraocchi che mi impediva di guardare oltre la seconda fila

Oggi è il 25 Settembre, il che sta a significare che Fernando Alonso vinceva esattamente dodici anni fa il suo primo titolo mondiale, ma questo non è un post che parla di Alonso, quanto piuttosto un post di riflessione. Questa riflessione c'entra con Alonso? Sì e no. No, perché Alonso è solo una minima parte del tutto. Sì, perché se non mi fossi ricordata di questo anniversario probabilmente non avrei fatto tutta la riflessione che segue.
Vorrei premettere che, di per sé, il primo titolo di Alonso non ha nulla in più del primo titolo di qualunque altro pilota abbia vinto più titoli. Si tratta di un pilota ancora in attività, non è un anniversario particolare come ad esempio potrebbe essere un decennale, né nient'altro... L'unica cosa che contraddistingue il primo titolo di Alonso dal primo titolo di Hamilton o dal primo titolo di Vettel, tanto per fare un esempio, è che né Hamilton né Vettel hanno vinto il loro primo titolo dopo cinque anni ininterrotti di titoli vinti da un pilota di una generazione antecedente alla loro. Per intenderci: il titolo vinto da Alonso nel 2005 può essere visto come una linea di spartiacque, mentre non riesco a vedere come linea di spartiacque i titoli vinti da Hamilton o Vettel nel 2008 o nel 2010. Non è un caso che, tra i label di questo blog, la prima stagione che ne ha uno ad essa riservato, è quella del 2005. Prima del 2005 c'è un generico label "2000-2004", perché ho sempre avuto l'impressione che con il finire del 2004 sia in qualche modo terminato un periodo e ne sia cominciato un altro.
La colpa/ il merito non va nemmeno ad Alonso, di per sé. Ha semplicemente vinto il mondiale, l'avesse vinto qualcun altro avrei citato l'altro. E' piuttosto una considerazione che facevo già a quell'epoca: nel 2005, quando guardavo la Formula 1, mi sembrava di vedere una Formula 1 diversa da quella del 2004.
Non una Formula 1 migliore.
Nemmeno una Formula 1 peggiore, però.
Il 2004 non è stato un anno che mi abbia particolarmente emozionata, così come di fatto nemmeno il 2005.
Pur avendo molti ricordi di quelle stagioni, non riuscirei a citare eventi che mi siano rimasti particolarmente impressi, né dell'una né dell'altra.
Il 2004 era tutto un susseguirsi di 1) Schumacher che vinceva una gara sì e quell'altra pure, 2) Barrichello che arrivava secondo in almeno metà delle gare, 3) Barrichello che vinceva quelle pochissime gare che non venivano vinte da Schumacher, 4) Schumacher che generalmente arrivava secondo nelle gare che non riusciva a vincere e che venivano di conseguenza vinte da Barrichello, 5) la BAR e la Renault ottenevano qualche podio.
Il 2005 era invece un susseguirsi di 1) gare in cui la Renault andava forte e la McLaren arrancava, 2) gar in cui la McLaren andava forte e la Renault arrancava, 3) gare in cui la McLaren andava forte, ma rompeva il motore, 4) gare in cui Ferrari, Toyota, Williams e BAR andavano male alternate a gare in cui andavano bene. Non so se mi spiego, ma i ricordi più pittoreschi che ho di quegli anni sono il gesto delle papere di Alonso e il salto sul tombino scoperchiato di Montoya.

Quando ho rivisto *tutte* le gare della stagione 2005, nei primi mesi del 2017, non ho avuto l'impressione di essere di fronte a un campionato brutto solo per la ragione che per me è difficile che possa esistere un campionato brutto. Non dico per i championship-contenders, né a livello di piloti né a livello di team, anzi, credo che sia stato un bene che ci sia stata finalmente una ventata d'aria fresca e che a competere per il titolo fosse qualcuno di diverso dal binomio MSC/Ferrari, dopo così tanti titoli vinti di seguito.
In generale non mi è piaciuto il ban dei cambi gomme, a ripensarci. Non mi piaceva nemmeno il dualismo Michelin/Bridgestone. Personalmente sono 1) pro-cambi gomme, 2) pro-monogomma.
In generale l'ho trovato un campionato strano. I risultati variavano tantissimo, da un circuito all'altro, e non dico soltanto a livello di Renault e McLaren. Prendiamo la Ferrari, a titolo d'esempio: c'erano gare in cui puntava al podio e gare in cui faticava a vedere la top-ten. La Ferrari, terza in classifica generale, non so se mi spiego...

Al di là di questo, c'è un'altra cosa che mi ha colpita molto del 2005. Credo che quello sia stato, in assoluto, l'anno in cui ho prestato meno attenzione agli "altri".
Andando a rivedere chi fossero i piloti di quella stagione, quelli che stavano nella parte finale della griglia di partenza, vedo dei nomi noti, ovviamente, ma quello che penso nel leggere quei nomi mi lascia perplessa.
Monteiro. Indianapolis.
Karthikeyan. Indianapolis. E poi la HRT.
Albers. Indianapolis.
Friesacher. Indianapolis. A proposito, non sapevo che fosse austriaco.
Doornbos. Non pervenuto.
Per intenderci, con l'eccezione di Karthikeyan che ha gareggiato per la HRT diversi anni dopo e che, essendo indiano, aveva più di altri la tendenza a saltare all'occhio, la mia impressione è stata che, se non fosse stato per l'Indy-gate, di quei piloti non mi sarebbe rimasto impresso proprio nulla.
Credo che non sia stato così né prima né dopo.
Anche quando si trattava di menzionare con tono divertito gente tipo Pizzonia, Da Matta o compagnia bella, negli anni precedenti, c'era pur sempre un minimo interesse. Pizzonia e Da Matta non hanno dovuto fare punti con delle carrette perché in pista c'erano meno vetture di quelle da cui è composta una zona punti perché mi rendessi conto della loro esistenza.
Ricordo vagamente di essermi interrogata su dove fossero andati a finire Pizzonia e Da Matta, quando uscirono di scena.
Ricordo di essermi chiesta come mai Zonta si trovasse al posto di Da Matta, da un certo punto in poi. Ricordo di avere osservato, quasi distrattamente, un anno prima, guardando le qualifiche insieme a mio padre: oh, c'è Wilson al posto di Pizzonia e c'è un altro al posto di Wilson. Nicolas Kiesa, per intenderci. Non era figo come Zsolt Baumgartner, pilota Minardi 2004. Una volta, giocando all' "impiccato" con un'amica di scuola (si chiama così, vero? qui lo chiamiamo così, ma non mi sono mai chiesta se sia il nome italiano o se sia un nome dialettale... insomma, quello in cui bisogna indovinare una parola con dei + e dei – a indicare vocali e consonanti e in cui nessuno ha ben chiaro se la Y sia una vocale perché si pronuncia come tale o se sia una consonante perché "le vocali sono cinque"), scelsi il suo nome come parola da indovinare. C'erano talmente tante lettere che la mia amica azzeccò comunque il nome e alla fine mi chiese chi fosse.
Dopo il 2005 ci fu la Super Aguri, che cambiò le cose. Nel 2005, però, rimaneva il vuoto cosmico. Rimaneva il fatto che, al di là dei backmarker, poteva anche succedere che De La Rosa e Wurz si alternassero al volante di una McLaren al posto di Montoya senza che nemmeno mi degnassi di informarmi del perché, oppure succedeva che Pizzonia poteva tornare al volante di una Williams senza che ci facessi caso... Sì, lo so, non fare caso a Pizzonia era il #MaleAssoluto, per i miei standard.

Credo che il 2005 sia stato il mio anno peggiore, come appassionata di Formula 1, il che è un po' un controsenso, dato che soffrivo ancora dei disturbi post-uscita di scena della Benetton, che sbandieravo ai quattro venti il fatto di essere stata una fan della Benetton e che, siccome la Renault era la sua erede, ero felicissima dei risultati, specie considerando che, per come si erano messe le cose, l'alternativa quell'anno era la McLaren, team che per me ha rappresentato il #MaleAssoluto almeno finché non ci ha appoggiato sopra il fondoschiena Kovalainen, che avevo preso in simpatia ancora prima che debuttasse in Formula 1, perché pur essendo finlandese non guidava una McLaren. Ero contorta, lo so.
E' stato il mio anno peggiore perché ricordo che a volte, quando mi perdevo le qualifiche (ovvero quasi sempre, perché tornavo a casa abbastanza tardi da scuola e non potevo vederle mentre pranzavo non avendo la TV in cucina, all'epoca), scoprivo chi partisse dalla pole direttamente il giorno dopo. A volte, addirittura, alla domenica mattina controllavo se quella domenica stessa ci fosse o non ci fosse un gran premio. Tutto ciò, al giorno d'oggi, mi farebbe inorridire parecchio.

Per concludere, veniamo al punto. Il 2005 è stato l'inizio della generazione anni '80, che a livello di titoli vinti ha sicuramente offerto alla Formula 1 moooooolto di più della generazione degli anni '70 (in totale due titoli sono stati vinti da piloti nati negli anni '70, contro gli undici vinti da piloti nati negli anni '80, e questo numero è destinato a incrementare).
Dodici anni fa un pilota nato nel mio stesso decennio per la prima volta vinceva un campionato e oserei dire che, in qualche modo, lui e i suoi coetanei abbiano dato una svegliata alla Milly di quell'epoca. Di lì a poco avrebbero debuttato in Formula 1 piloti non così tanto più vecchi di me, fino ad arrivare a Vettel nel 2007 che, pur essendo un 1987, all'epoca definivo come "il mio coetaneo". Vedere che in Formula 1 c'erano anche piloti della mia generazione mi ha fatto sentire più vicina al mondo della Formula 1 e, complice il fatto che, diversamente dal 2005, i campionati 2006, 2007 e 2008, ma mettiamoci anche il 2009, mi siano sembrati tutti molto belli, il mio interesse si è consolidato e non si è più limitato a un semplice guardare la gara, scoprendo magari al momento stesso chi partisse in prima fila. Quando potevo nel 2006 cercavo di guardare anche le qualifiche, purtroppo non sempre mi era possibile, ma cercavo di metterci più impegno e magari di guardarmi i momenti finali, quando tornavo a casa tardi.
La generazione dei piloti anni '80 ha ancora numerosi rappresentati in Formula 1 e ha buone chance di mettersi in mostra ancora a lungo, ma a volte, quando ci penso, mi sento abbastanza vecchia. Nel 2007 ero eccitata dall'idea che un pilota che aveva meno di un anno più di me gareggiasse in Formula 1. Al giorno d'oggi mi mette un po' di tristezza l'idea che, con tutta probabilità, non vedrò mai più nessun pilota più vecchio di me, che ancora non ha vinto un titolo, vincerne uno. Anzi, probabilmente non vedrò mai più nemmeno nessun pilota più vecchio di me, che ancora non ha vinto una gara, vincerne una.
Allora, in quei momenti, a volte penso per un attimo ai ricordi che tutti questi anni passati a guardare la Formula 1 mi hanno lasciato. Raramente, però, penso al 2005, né a chi stava al top, né a chi stava nei bassifondi. Se c'è una linea di spartiacque, forse quella è l'intero 2005. C'è il prima, che è finito nel 2004, e c'è il dopo, che è iniziato nel 2006. Il 2005 è un'immensa terra di nessuno, in cui c'è stato uno scontro Renault vs McLaren che non abbiamo mai visto né prima né dopo, in cui non si potevano cambiare le gomme in gara e in cui per me, a parte quei due o tre piloti di punta non conta nessuno.
Chissà, forse non c'erano i piloti giusti... Il mondo della Formula 1 sarebbe stato molto più bello se nel 2005 ci fosse stato Yuji Ide al volante...

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