sabato 9 settembre 2017

Guardando il Gran Premio d'Italia 1995

Nel topic intitolato a Schlesser e alla pineapple pizza, in vista del Gran Premio di Monza, avevo promesso che avrei scritto un intero post a proposito del Gran Premio d'Italia 1995, che ho rivisto per l'occasione (purtroppo con telecronaca giapponese, anzi, per fortuna, come avrei avuto modo di scoprire alla fine - alla fine vi spiegherò perché).
L'anniversario di quel gran premio sarebbe domani, ma ho deciso di parlarne comunque oggi, in modo da riservare la giornata di domani alle competizioni che si stanno svolgendo e che si svolgeranno nel corso di questo weekend.

Catapultiamoci quindi indietro nel tempo al 10 Settembre 1995, giorno in cui David Coulthard partiva dalla pole position al volante di una Williams, davanti a Michael Schumacher, Gerhard Berger, Damon Hill e, a completare la top-6, nientenemno che la Jordan di Rubens Barrichello. *-*

La gara è partita senza Coulthard, perché era andato in testacoda nel giro di formazione. Mi piacciono queste cose. Ho sempre trovato qualcosa di molto eroico il fatto che Coulthard abbia vinto tredici gran premi, sia salito sul podio innumerevoli volte e in varie occasioni abbia mostrato il proprio retrotreno agli Schukkinen, ma che compensasse tutto ciò facendo delle vaccate colossali. Inizio a pensare che sia questa, appunto, la ragione per cui non è mai stato in lotta per il titolo nemmeno all'epoca in cui in lotta per il titolo c'era Frentzen.
Guess what? Il testacoda di Coulthard è stato proprio ciò che gli ha permesso di rientrare in gara, in quanto la gara è stata redflaggata per un incidente al primo giro dovuto proprio alla polvere presente sul tracciato a causa del testacoda di DC ed è ripartita dalla distanza originale, il che ha permesso a Coulthard di andare a piazzarsi nuovamente in pole position e a parte dei piloti coinvolti nell'incidente di andare a prendere la vettura di riserva e di tornare sulla griglia di partenza.
L'ha fatto Max Papis, sulla Footwork/Arrows.
L'ha fatto Jean-Christophe Boullion, sulla Sauber.
Non l'ha fatto Andrea Montermini, che correva sulla Pacific, anche se purtroppo non ne conosciamo le ragioni. Forse la vettura di riserva non era pronta.
In casa Forti erano i messi peggio: sia Pedro Diniz sia Roberto Moreno erano finiti fuori, il che ha fatto sì che Diniz potesse rientrare in pista, mentre il mio eroe Moreno era costretto a guardare la gara dai box. #RespectForMoreno. La presenza di Diniz era comunque allettante. Mi è sempre stato abbastanza simpatico, anche all'epoca in cui aveva la reputazione dell'inetto, che in realtà coincide con qualunque epoca. Per chi non lo sapesse, al giorno d'oggi Diniz alleva galline.
Dico sul serio. E' un proprietario terriero e possiede un'azienda di agricoltura biologica, su Google ci sono delle foto in cui è in posa accanto alle galline.

Va bene, torniamo a noi e concentriamoci su Coulthard, perché finalmente è riuscito a combinare qualcosa di buono, mantenendo la testa della gara davanti a Berger, MSC e Hill.
Non andava altrettanto bene a Pedro Lamy, che si è ritirato praticamente al via per problemi tecnici. Che sorpresa, non mi ricordavo che Lamy fosse presente! Tra parentesi, correva per la Minardi.
Poi Giovanni Lavaggi, eroico debuttante 37enne della Pacific, è finito per prati.
Entrambe le Ligier, guidate da Martin Brundle e Olivier Panis (Oliver Penis, come avrebbe detto Murray Walker) sono finite fuori, una per una foratura, una per un testacoda.
Nel mezzo c'è stato Coulthard che, dopo tredici giri di gara, è finito per prati, a causa di un guasto(?).

In testa c'era Gerhard Berger, ma ciò che premeva maggiormente (non ai ferraristi presenti in tribuna, in realtà), era il duello per la seconda posizione, in quanto avrebbe significato punti importanti per il titolo.
Al 24° giro #DramaHappened. Michael Schumacher e Damon Hill erano impegnati in una fase di doppiaggi e davanti a loro si presentò la sagoma di una Footwork/Arrows. Era la vettura di Taki Inoue, l'unico pilota che nella storia della Formula 1 è stato speronato dalla safety car mentre era al volante e investito dalla medical car mentre era a piedi.
Nessuno lo sapeva ancora, ma quello era destinato ad essere un giorno molto importante per Inoue, anche se in quel momento più che altro c'è caso che si fosse guadagnato un bel po' di accidenti.
Schumacher l'ha superato senza problemi.
Hill ha fatto la stessa cosa.
Poi, nel frattempo, deve essere accaduto qualcosa, perché Hill si è dimenticato di frenare, travolgendo la vettura di Schumacher, mentre Inoue procedeva tranquillamente per i fatti suoi.
Non mi è ancora chiaro che cosa sia capitato esattamente. Probabilmente non lo è mai stato a nessuno dei personaggi coinvolti, ma pare che Inoue se ne sia assunto le responsabilità. Conoscendo il soggetto, c'è anche caso che si sia dichiarato colpevole perché faceva figo e passare dall'essere un tipo qualsiasi all'essere uno che si era macchiato della colpa di avere innescato un incidente tra i championship-contenders era un upgrade non indifferente.

Mentre purtroppo nessuno versava una minima lacrima per l'incidente di Badoer al volante dell'unica Minardi rimasta in pista fino a quel momento, la seconda piazza era stata ereditata nel frattempo da Jean Alesi che, dopo il pitstop del compagno di squadra Berger, si è ritrovato in testa, con Berger che lo seguiva a una distanza tale che al giorno d'oggi gli avrebbe consentito di andarsene in giro con il DRS aperto.
Non è chiaro chi dei due fosse destinato ad arrivare primo e chi fosse destinato ad arrivare secondo, probabilmente alla Ferrari all'epoca andava bene qualunque cosa purché non si spalmassero l'uno sull'altro come i primi due Perez e Ocon che passavano per la strada ed era plausibile che fosse Jean Alesi quello destinato a tagliare il traguardo in prima posizione.
Al giorno d'oggi in un episodio dei Minidrivers su quel gran premio sarebbe intervenuto il Dark Mini, all'epoca non c'era quell'onore. #RedDramaHappened: la camera-car della vettura di Alesi si è staccata e ha centrato la vettura di Berger, provocandone la rottura di una sospensione e il ritiro.
E' stato inquadrato abbastanza a lungo dopo il ritiro, diversamente dalle brevi inquadrature riservate ai Jordan Boyssss in occasione dei loro ritiri, perché loro non guidavano la Ferrari... per il momento, dato che si trattava di Barrichello e Irvine!

L'incidente del camera-car era avvenuto al 33° giro e al 46° #RedDramaHappenedAgain. Mi chiedo se Kumiko, la moglie giapponese di Alesi, inquadrata a più riprese nel box della Rossa, avesse il vago sentore che qualcosa di spiacevole stava per avvenire, a giudicare dall'espressione tesa che aveva mostrato mentre il suo consorte era ancora in pista. Perché è chiaro, no? Il suo consorte il traguardo non l'ha visto, ritirandosi per un problema tecnico, lasciando la testa della gara a nientemeno che Johnny Herbert!
Ora, ammetto che, pur non essendo strettamente ferrarista, provo molto dispiacere per la doppietta sfumata di Alesi e Berger, specie alla luce del fatto che Alesi e Berger avrebbero meritato di fare doppietta anche così, a prescindere, come premio simpatia, così come provo molto dispiacere per il fatto che Alesi soprattutto non sia riuscito a vincere quel gran premio, perché quantomeno Berger di gare ne ha vinte nove, Alesi solo una...
...
...
...ma #HerbertIsHerbert e su questo non se ne discute. Una vittoria di Herbert è qualcosa che merita di essere celebrato.
A completare il podio, laddove Herbert ha mostrato tutta la sua finezza alzando il dito medio (se fosse stata una risposta ad eventuali fischi, avrebbe tutta la mia stima), come dimostra una foto che avevo trovato già anni fa, c'erano la McLaren di Mika Hakkinen e sul gradino più basso #SaubahhhhhPowahhhhhh! nientemeno che Heinz-Harald Frentzen, soggetto che curiosamente ho citato un po' a caso all'inizio di questo resoconto.
Le altre posizioni della zona punti, che all'epoca era la top-6, sono state occupate dalla McLaren di Mark Blundell, dalla Tyrrell di Mika Salo e, dopo un sorpasso all'ultimo giro per il sesto posto, dalla Sauber di Jean-Christophe Boullion.
Questo pilota (che in Formula 1 ha disputato undici gran premi in sostituzione di Karl Wendlinger) merita un approfondimento, perché ci sono alcune storielle interessanti che lo riguardano. Innanzi tutto il suo nome completo è Jean-Christophe Joël Louis Boullion, ma:
1) agli inizi della sua carriera il suo cognome è stato più volte erroneamente scritto "Bouillon";
2) certe fonti lo chiamano Jules Boullion, in quanto è così che viene comunemente chiamato nella vita (ora, non mi è chiaro in che modo Jules sia diminutivo di Jean-Christophe, ma lo prendo come un dato di fatto).
Tornando a noi, vittima del sorpasso di Boullion era Max Papis sulla Footwork, che si è dovuto accontentare del settimo posto davanti al compagno di squadra. Ebbene sì, Taki Inoue è arrivato ottavo e, in quel gran premio, ha ottenuto il miglior risultato della sua breve ma intensa e tragicomica carriera. La TV giapponese non poteva crederci, infatti ha tagliato l'inno nazionale sul podio solo per trasmettere un'intervista a quell'eroico pilota, perché sia chiaro, non è che al traguardo siano arrivati solo in otto!
Okay, va bene, si può dire che sia stato comunque un vincere facile, perché nono è arrivato Pedro Diniz con la Forti, che era equiparabile più o meno a una HRT, mentre decimo, a sei giri di distanza, è stato classificato Ukyo Katayama e non mi è ben chiaro quale sia stato il suo destino, perché in linea generale non c'erano ragioni logiche per cui dovesse prendere tre giri da una Forti. Ad un tratto, nelle prime fasi di gara, avevo visto un incidente di una vettura che mi era sembrata una Tyrrell, pertanto, seppure la mia spiegazione sia da prendere con le pinze, è che o sia stato attardato da tutto ciò oppure che si sia ritirato oltre il 90% di gara e quindi risulti classificato.

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Milly Sunshine