sabato 23 settembre 2017

CARS 3: la fine di Saetta McQueen... o un nuovo inizio?

Ieri sera sono stata al cinema con due amici a vedere "Cars 3". Non apparivamo tanto fuori luogo, ma solo perché era lo spettacolo delle 22.30 e verosimilmente il vero pubblico target del film della Pixar aveva assistito alla proiezione precedente.
Il mio parere, dopo avere visto "Cars 3" è che valesse i soldi del biglietto d'ingresso e che il terzo film della serie di Pixar fosse:
1) rivolto a un pubblico più "maturo" rispetto ai primi due della serie;
2) rivolto non solo a un pubblico che scegliesse quel film perché desideroso di vedere un film di animazione, ma anche a un pubblico che lo scegliesse in quanto appassionato di motori.

La prima osservazione ha una spiegazione anche commerciale, a mio vedere. I tre film della serie di "Cars" sono usciti a diversi anni di distanza l'uno dall'altro, con il primo che era del 2006.
Ho avuto l'impressione che, nel realizzare questo film, sia stato tenuto conto del fatto che i bambini cresciuti con "Cars" non siano più bambini e che sia stato realizzato un prodotto che potesse interessare non solo alla nuova generazione dei bambini di oggi, ma anche a chi vide il primo "Cars" da bambino e adesso non è più un bambino.

Nel primo film Lighting McQueen, Saetta nella versione italiana, era un arrembante giovincello che pensava che i risultati gli fossero dovuti.
Classificato a pari merito con i suoi avversari The King e Chick Hicks, rispettivamente un veterano prossimo al ritiro che vestiva i colori del team Dinoco e uno sbruffone che spesso andava oltre i limiti del fair play, doveva prendere parte a uno spareggio con gli altri due.
Vista la sua intenzione di recarsi sul luogo della gara in anticipo nel tentativo di trattare con il team Dinoco per prendere il posto del veterano dopo il suo ritiro ormai imminente, si perdeva accidentalmente in un paesino laddove veniva costretto a riparare la strada che lui stesso aveva distrutto in corso d'opera. Lì faceva amicizia con un carro attrezzi sgangherato e tanti altri personaggi (tra cui Sally, un'auto con la quale si fidanzava) e veniva notato da Doc Hudson, vecchia auto da corsa caduta nel dimenticatoio dopo essersi ritirata a vita privata, che decideva di diventare il suo team principal.
Si presentava alla gara finale con una pit-crew composta dai suoi nuovi amici ed era a un passo dalla vittoria quando si fermava prima di tagliare il traguardo per andare a soccorrere The King dopo che quest'ultimo era stato buttato fuori pista da Chick Hicks. Nonostante quest'ultimo avesse tagliato il traguardo da vincitore, veniva accolto con fischi e critiche, mentre la Dinoco sceglieva Saetta per la stagione successiva. Saetta, però, rifiutava per rimanere con il team composto dai suoi amici.
Nel secondo film, che sinceramente mi piacque decisamente meno del primo, Saetta aveva a che fare con una vettura open-wheel di origine italiana che, ancora una volta, andava oltre i limiti del fair play.
Anche quel film si concludeva con il trionfo incontrastato di Saetta McQueen.

Il terzo film mi ha dato l'impressione, fin da subito, di essere, seppure con i limiti che un film d'animazione può avere in tal senso, un film SUL motorsport, non un film ambientato nel mondo del motorsport in cui l'obiettivo principale è quello di far trionfare i buoni sui cattivi. In realtà in questo film non c'è una divisione marcata tra buoni e cattivi: Jackson Storm, il principale avversario di Saetta in pista, è un giovane esuberante e sbruffone e le sue battute contro Saetta non sono poi tanto diverse da quelle che il giovane Saetta all'inizio del primo film riservava ad altri. Inoltre per il protagonista il confronto non è soltanto con nuovi avversari, ma anche e soprattutto con il tempo che passa.

Sono passati molti anni dai tempi di gloria di Saetta McQueen. È divenuto il pilota più titolato della "Piston Cup", ma i suoi giorni sembrano essere ormai finiti.
I suoi vecchi avversari vengono sostituiti a poco a poco da vetture più scattanti e tecnologiche, di nuova generazione, e il suo destino è quello di essere messo da parte come gli altri.
Nei servizi televisivi viene puntualmente preso per i fondelli dall'opinionista ex pilota che conduce la trasmissione, che altri non è che il suo vecchio nemico Chick Hicks, viene definito ormai vecchio e sorpassato e a fine carriera, il tutto mentre Jackson Storm sembra dominare e in cui le auto di nuova generazione sono in vantaggio nei confronti di quelle old style.
Dopo la vittoria del campionato da parte di Storm, per Saetta McQueen sembra essere giunto il momento del ritiro, con un solo problema: si tratterebbe di un ritiro imposto, mentre Saetta non si sente affatto pronto per ritirarsi. Tenta quindi di rimettersi in gioco, con la sua squadra, la Rusteeze, che viene venduta a un nuovo facoltoso proprietario, che mette a disposizione di Saetta i mezzi che hanno a disposizione i suoi giovani avversari: una personal trainer di nome Cruz e un elaborato simulatore, sul quale le auto di nuova generazione si allenano, diversamente da quelle old style che facevano test guidando sullo sterrato.
Quando il nuovo proprietario della squadra si rende conto che Saetta non è capace di utilizzare un simulatore né sembra interessato a continuare a farlo, decide di metterlo da parte appioppandogli un ruolo di testimonial, che però McQueen non accetta. Chiede al titolare di dargli un'ultima possibilità: se dovesse vincere la prima gara del campionato imminente, vorrebbe continuare a gareggiare.

Pur essendo un cartone animato, "Cars 3" mi ha dato l'impressione di essere un film che tratta VERE problematiche del motorsport.
C'è un conflitto tra generazioni, innanzi tutto. L'esordio di Storm e l'enfasi sui suoi risultati mi ha ricordato per certi versi sia l'esordio in Formula 1 di Hamilton e, per rimanere in tempi più recenti, quello di Verstappen.
Il comeback di Saetta McQueen, di una generazione precedente rispetto a quella dei suoi nuovi avversari, mi ha ricordato molto il ritorno in Formula 1 di Michael Schumacher. Curiosità: lo stesso MSC non utilizzava il simulatore, perché soffriva di mal d'auto.
Altro punto in comune tra fiction e realtà è il motivo per cui Saetta è così tanto preso di mira, una volta che inizia ad avanzare l'età: prima era uno che vinceva sempre.
Succede anche nel motorsport vero, per due ragioni:
1) più un pilota è stato vincente e più si noterà la differenza quando i suoi risultati caleranno;
2) più un pilota è stato vincente e più sarà facile che si ritrovi in un contesto in cui le sue performance negative salteranno all'occhio.
Sui piloti percepiti come buoni piloti ma niente di più ci sono aspettative più basse e, per fare un esempio pratico, nel periodo 2010/2011 Kovalainen passò quattro volte in Q2 al volante della Lotus Team Malaysia, ma nessuno criticava sistematicamente Trulli per non esserci riuscito nemmeno una volta né veniva bollato come "troppo vecchio per la Formula 1".

"Cars 3" non si è limitato a questo. Com'è andata a finire con Saetta McQueen e la minaccia di mandarlo a fare l'uomo immagine della Rusteeze? Innanzi tutto va a finire con Saetta e Cruz che si allenano su una spiaggia, con lei che cerca di fargli accettare le nuove tecnologie, tra cui il suo GPS.
Parliamo per un attimo del GPS di Cruz? La sua frase principale era "segnale assente", perché capitava sempre qualcosa che non permetteva a Saetta e Cruz di stabilire a quale velocità andasse Saetta.
Una sola cosa non mi è piaciuta del GPS di Cruz: il modo in cui veniva pronunciato il suo nome, Vettel pronunciato "Vettel", che non è come si pronuncia. Tra parentesi, era doppiato proprio dallo stesso Sebastian Vettel.
I telecronisti Bob e Darren, invece, erano doppiati da Gianfranco Mazzoni e Ivan Capelli. Non ho sentito nessun "un cordiale saluto" da parte di Bob, come accadeva nel primo film, però Bob ha concluso una frase con "vero, Darren?" e ciò mi è parso molto culturalmente elevato!

Dopo la parentesi con il GPS (che ho scoperto chiamarsi Hamilton nella versione originale ed essere doppiato da Lewis Hamilton), Saetta e Cruz finiscono in mezzo a un demolition derby, battendo la pluricampionessa Lilly(?), uno scuolabus che si ribalta. Saetta si è presentato là ricoperto di fango per non farsi riconoscere, ma finisce sotto un idrante e la sua identità viene rivelata al mondo.
Vincitrice del demolition derby è ufficialmente Cruz, che in seguito confida a Saetta che in passato è stata una sua fan, che il suo sogno era quello di diventare pilota e che fare la coach per lei è stato un ripiego.
Poi vanno a stanare Smokey, colui che a suo tempo era stato il mentore di Doc Hudson. Smokey rivela a Saetta che, seppure Hudson ebbe una lunga e intensa carriera come pilota, il momento più bello della sua vita fu quello in cui divenne il team principal di Saetta McQueen.
Intanto Saetta continua ad allenarsi per la gara imminente, dimostrando però delle difficoltà a stare dietro a Cruz.

Il finale mi ha sorpresa, perché è stato meno scontato di quanto pensassi. Mi ero detta "va a finire che in qualche modo Saetta vince, perché è il protagonista e deve vincere".
Per certi versi è andata a finire così, ma non in modo scontato e prevedibile. Saetta in gara non brilla particolarmente e faticava a raggiungere Storm. Però sfrutta un buco nel regolamento e, dopo una caution, fa entrare in pista Cruz al posto suo. Quest'ultima vince con un salto mortale sopra a Storm un attimo prima di varcare la linea del traguardo.
Il nuovo proprietario del team vuole ingaggiarla al posto di Saetta, ma Cruz rifiuta. Le viene fatta seduta stante un'offerta dalla Dinoco e quella la accetta. Il nuovo proprietario del team Rusteeze pensa di avere vinto la propria "scommessa" con McQueen, ma siccome la gara l'ha iniziata lui, di fatto è co-vincitore insieme a Cruz quindi, in teoria, gli spetterebbe il volante per il resto della stagione.
Il finale lascia intendere che forse non andrà così: sembra che, quando il team Rusteeze viene venduto dal suo nuovo proprietario e viene comprato dal titolare della Dinoco, Saetta sia destinato ad un ruolo manageriale mentre in pista ci andrà Cruz... e non sembra particolarmente dispiaciuto da tutto ciò.
Anche questo, di fatto, è rappresentativo della carriera che certi piloti intraprendono dopo il ritiro dalle competizioni.

Non voglio giudicare il film con stelline o quant'altro.
Voglio solo dire, in conclusione, che lo consiglio, perché secondo me vale la pena di vederlo.


Milly Sunshine(C)
Post scritto sia per il Forum F1GC sia per il mio blog Sunshine on F1.

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