lunedì 16 gennaio 2012

[Dal vecchio blog] Storia di ruotate e polemiche

05/08/2010
Salve audience! Se vedete queste mie parole, per prima cosa non posso fare a meno di ringraziarvi. Questo mese le visite hanno iniziato a incrementare a vista d’occhio rispetto al mese precedente anche grazie a tutti voi. Sì, proprio grazie a te, carissimo visitatore che si divide tra lo schermo del computer e la parete con attaccato il poster di quando Ferniiii ha vinto il titolo mondiale del 2010 con la Ferrari. Y_Y (Quelli preoccupati dalle mie parole, possono consolarsi: non ho un quoziente gufologico molto elevato – in altre parole quando dico per scherzare che il tale vincerà il titolo difficilmente lo gufo, se lo dico seriamente… beh, allora la storia cambia!)
Dunque, di che cosa ci occupiamo? Avendo fatto un paio di considerazioni, la più profonda delle quali è che soltanto due momenti hanno reso colorita la gara ed essendo il primo di questi due momenti l’ingresso della safety car con il conseguente incidente tra Sutil e Kubica ai box e la ruota volata via dalla Mercedes di Rosberg, ho deciso di parlare di ciò che è accaduto verso la fine della gara. Ovvero il momento in cui due piloti un po’ in là con gli anni che in passato furono l’incontrastato pluricampione del mondo e il suo zerbino personale davano più spettacolo di tutta la mandria dei giovincelli messi insieme. Peccato che di mezzo ci fosse soltanto la decima posizione. E peccato che tutto sia sfociato in polemica. Ma intanto godiamoci questo momento…
Mancavano tre o quattro giri alla fine del gran premio d’Ungheria. Tre o quattro giri che spesso non significano niente, ma che, come il passato ci ha dimostrato, possono regalare sorprese di un certo livello (sì, ma quella volta quante imprecazioni!) e magari far salire Kovalainen sul gradino più alto del podio. Considerando che questa volta Kovalainen era soltanto 14°, era molto improbabile, dovete ammetterlo, che tredici motori in simultanea decidessero di averne abbastanza spianando la strada del successo per il finlandesino. Però non si sa mai.
Quando ci è stato chiaro che Kovalainen non avrebbe vinto abbiamo notato che stava per arrivare un momento epocale. Un ritrovato Rubinho, che si era fatto tutta la gara sulle gomme usurate nel tentativo di recuperare qualche posizione facendo un cambio gomme a una decina di giri dalla fine se non meno, stava arrivando ormai a ridosso della vettura che lo precedeva. Considerando che Rubinho era 11°, recuperare una posizione significava portare a casa un punto, cosa che avrebbe cambiato radicalmente l’esito di quella giornata.
E significava anche qualcos’altro. Perché il nostro Rubinho, che circa cinque anni fa aveva lanciato un chiaro messaggio (“Ora che non sono più il numero due di Schumacher, potrò finalmente vincere anch’io”) per poi scomparire nel dimenticatoio fino alla stagione 2009 sulla Brawn GP (in cui non era più il numero due di Schumacher semplicemente perché il suo compagno di squadra era un altro), era ormai negli scarichi proprio dell’ex compagno di squadra vincitore di tanti titoli nell’epoca in cui lui doveva accontentarsi degli scarti… (A questo punto qualcuno potrebbe obiettare che se Rubens non voleva continuare a fare il numero due avrebbe potuto cambiare team un po’ prima che fossero passati sei anni, ma non è questo l’argomento di cui stiamo parlando…)

Momento epocale! U.u
Qualcuno di noi probabilmente stava facendo un salto sulla poltrona del salotto, nel vedere la scena che si presentava. E il mondo si spaccava in due. C’erano i sostenitori degli eterni numeri uno che tenevano le dita incrociate affinché Schumacher mantenesse la posizione. E c’erano i sostenitori degli eterni numeri due che tenevano le dita incrociate affinché Barrichello sovvertisse l’ordine naturale delle cose.
Ah, no, dimenticavo! C’erano altre categorie. I neutrali, per esempio. Come me, che seguivo la scena con la bocca spalancata invocando che cose del genere capitassero anche tra le prime posizioni. E poi c’erano i ferraristi da bar. Quelli che, reputando sia l’uno sia l’altro traditori della Ferrari, speravano che i due arrivassero al contatto e che si ritirassero, e che magari subito dopo il ritiro un fulmine li centrasse. Ma si sa che i ferraristi da bar, non fanno troppo testo, dopotutto le loro affermazioni sono spesso di dubbia attendibilità (vedi “se Alonso andrà alla Ferrari, smetterò di essere ferrarista” e simili).

Il momento del confronto è vicino. Rubens, che ci viene mostrato nel bel mezzo di una conversazione via radio in cui sta imprecando a tutto andare (queste conversazioni radio pubbliche ormai mi sembrano un’esagerazione – va beh che dopo avere sentito gente stonata che dopo una vittoria cantava via radio “We are the champions” si può ascoltare di tutto), tenta più di una volta l’attacco a Michael. La ragione delle imprecazioni è che Michael non gli lascia spazio per il sorpasso nonostante Rubinho sia palesemente più veloce. Qualcuno di noi inizia a chiedersi per quale ragione dovrebbe dato che ormai non sono più compagni di squadra e che quindi Michael non è più tenuto a dargli strada. (Era una battuta, ovviamente.)
Michael naturalmente non ci sta. Non siamo tenuti a sapere che cosa stia dicendo via radio perché viene data la precedenza alle conversazioni radio di Barrichello, ma vediamo che palesemente tenta di mantenere la posizione forse nella speranza di far portare a casa alla Mercedes almeno un punto, peraltro meritatissimo dopo il meraviglioso weekend in cui il team si è esibito. (Anche questa era una battuta.)

Il momento del confronto è arrivato. Rubinho è palesemente più veloce di Michael, sulle gomme nuove. Non siamo tenuti a sapere se la Williams di per sé sia più veloce della Mercedes, ma non sarebbe troppo azzardato propendere per questa ulteriore ipotesi. Michael ormai vede Rubens dietro di sé. Cerca un ultimo disperato tentativo di difesa tenendo il coltello tra la dent… ehm, tra i denti. Siamo lungo il rettilineo dei box (M & R sono lungo il rettilineo dei box), Rubens cerca d’infilarsi tra Michael e il muro. Michael cerca di ridurre lo spazio tra sé e il muro. I due fanno a ruotate per un po’, e proprio quando Rubinho stava per spiaccicarsi contro al muro il muro finisce.
Trombe e tamburi suonano a festa nell’aria. In senso figurato, naturalmente. Ai box della Williams, rendendosi conto che il sorpasso è completato, tutti si alzano in piedi esultando (a parte Frank Williams, naturalmente, essendone impossibilitato) come se Rubinho, anziché il decimo posto, avesse conquistato il titolo mondiale. Intanto Rubens prorompe con ulteriori imprecazioni via radio invocando la squalifica dell’avversario (e forse anche qualcos’altro, ma non siamo tenuti a sapere che cosa – anche perché non sono sicura che siano cose che potrei scrivere qui, sapendo che ci sono molti lettori minorenni).
Alla Mercedes non resta nemmeno la consolazione di un punto. Schumacher giunge 11° al traguardo. E i commissari di gara decideranno su eventuali sanzioni.

Siamo giunti alla conclusione pratica di questa storia di ruotate. Ed è adesso che inizia la storia delle polemiche.
Dal punto di vista strettamente pratico nessun drive through né una squalifica dalla gara per il pilota della Mercedes. Si decide per una retrocessione di 10 posizioni sulla griglia di partenza della prossima gara, quando l’alternativa pare che fosse l’esclusione dalle prossime due gare. O_O
Non siamo tenuti a sapere se sulla penalità abbia influito l’idea che la Mercedes avesse fatto già abbastanza danni o che altro.
Poi sono seguite le dichiarazioni degli interessati, il giorno stesso. Secondo Barrichello, Schumacher è un pazzo. Secondo Schumacher, Barrichello si lamenta troppo. Nel frattempo i giornali del giorno dopo ne hanno approfittato per scrivere che i due dovrebbero andarsene entrambi all’ospizio.
Il giorno dopo, inoltre, Schumacher ha ammesso che dopotutto forse la sua manovra era stata un po’ esagerata. Al momento stiamo ancora attendendo la replica di Barrichello, che probabilmente è in vacanza e non interessato a rispondere. Meglio così, almeno si evita che la telenovela proceda per ulteriori puntate.

In ogni caso, io, un’idea ce l’ho: è questo che sogno di vedere quando guardo una gara di F1. Sorpassi al limite, anche ruotate, magari. E se lo facessero quelli che stanno davanti, sarebbe ancora meglio. In una Formula 1 dei giovani talenti, dove chiunque abbia 19 o 20 anni (non di più) viene descritto come un futuro dio dell’automobilismo, è paradossale che il momento più eclatante di una gara sia quello regalato da un ultraquarantenne e da un quasi quarantenne in lotta per la decima posizione. Sia chiaro che sto incrociando le dita per rivederli al via delle prossime stagioni!

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