domenica 30 aprile 2017

Quel giorno fu solo l'inizio

Ci sono giorni in cui, inconsapevolmente, andiamo incontro a qualcosa che è destinato a cambiare qualcosa di noi. Quel giorno, per me, è arrivato ventitre anni fa, e ha definito quello che è il mio approccio con il motorsport.

Ero piccola, all'epoca. Non avevo ancora sei anni. Mi piaceva la Formula 1 ma probabilmente non mi rendevo conto che era *reale*. C'era chi guardava film, chi guardava cartoni animati e chi guardava eventi sportivi. Nei film poteva succedere qualcosa di negativo. In Formula 1 anche e quel sabato pomeriggio tutto si materializzò nel rottame di quella che era stata una monoposto guidata da uno dei who's that guy in formato anni '90. Quell'anonimo who's that guy in formato anni '90, tale Roland Ratzenberger, era morto e gli speaker sapevano a malapena come si pronunciasse il suo nome, tanto che non mi sorprende di ricordare di avere chiesto a mio padre chi fosse o come si chiamasse. La risposta di mio padre fu che era "un pilota giovane", il che lascia intendere che il telespettatore medio non l'avesse mai sentito nominare prima di quel momento (e anche che il telespettatore medio non avesse idea di che età avesse, dato che aveva già 33 anni - 31, secondo quanto dichiarava).

Non fu un evento one-off. Il giorno dopo fu la stessa storia, solo che anziché un who's that guy formato anni '90 che si era qualificato ultimo c'era un pluricampione del mondo che partiva dalla pole position. La morte di Ayrton Senna sconvolse la Formula 1 molto di più di quanto avrebbe potuto sconvolgerla la morte di chiunque altro e verosimilmente aprì anche gli occhi a molti: a quel destino poteva andare incontro chiunque, anche uno dei piloti più esperti in uno dei team migliori, non soltanto ai vari who's that guy che guidavano delle carrette e che, quando accadeva a loro, era perché erano scarsi che guidavano macchine scarse e che bisognava fare attenzione a chi si faceva entrare in Formula 1.
Stavolta non ebbi bisogno di chiedere delucidazioni. Sapevo perfettamente di chi si trattasse.

Quei due eventi, macabramente concentrati in un solo weekend, mi hanno fatta crescere con la consapevolezza che poteva succedere di nuovo e che poteva succedere a chiunque. Mi hanno fatta inorridire ogni volta in cui sentivo qualcuno che augurava disgrazie ai piloti che detestava. Mi hanno fatto sentire sollevata ogni volta in cui ho visto, dopo incidenti di un certo livello, i piloti che uscivano dalle vetture sulle proprie gambe o anche solo piloti che facevano un cenno per segnalare di essere coscienti. Mi hanno fatta inorridire ogni volta in cui sentivo qualcuno augurarsi che ci fosse meno sicurezza in nome dello spettacolo. In realtà mi fa inorridire anche il fatto che "sicurezza" e "spettacolo" vengano da molti considerati come contrapposti...

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Milly Sunshine