venerdì 10 novembre 2017

Il Gran Premio del Brasile ai tempi di Felipe Massa

Cosa che i miei lettori non confesseranno mai: qualcuno si è sicuramente chiesto “come mai Milly non ha scritto un post interminabile sull’annuncio del ritiro di Felipe Massa?” Magari qualcuno ha pensato che non l’avrei fatto, perché ormai eravamo fuori tempo massimo, ma la realtà dei fatti è che volevo aspettare che fosse il momento giusto, quindi ho aspettato diversi giorni e ho deciso di farlo proprio adesso che il Gran Premio del Brasile è imminente, in modo da potere parlare al contempo del ritiro di Massa e del mio Gran Premio preferito.
Amato, odiato o amato e al contempo odiato dagli appassionati di Formula 1, dal 2002 a oggi ci ha “costretti” a sopportare la sua presenza, quindi mi sembra doveroso ritenermi compiaciuta e augurare a chiunque di voi sia tifoso di qualche pilota di avere la stessa fortuna che ho avuto io: quando per la prima volta (e forse unica) ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine motoristico agli albori del 2006, è stato nei confronti di un pilota che aveva ancora davanti oltre undici anni di carriera. Mi auguro che, se mai dovesse capitarvi di appassionarvi vostro malgrado a un pilota, possa gareggiare in Formula 1 il più a lungo possibile e non magari sparire di lì a un paio d’anni.
Fatta questa premessa, ho intenzione di continuare scrivendo un post serio, quindi cercando di fare un’analisi obiettiva non tanto della sua carriera - a quello ci avranno pensato qualche centinaio di persone, negli ultimi tempi - quanto della percezione della sua carriera. Avere atteso qualche giorno mi ha permesso, infatti, di farmi le idee un po’ più chiare su alcuni degli argomenti che intendo trattare.

Partiamo dalla mia definizione “amato e al contempo odiato”. Stiamo parlando di un pilota che viene costantemente insultato sul web. Stiamo anche parlando, però, di un pilota che, in seguito a un incidente, si è visto fare una standing ovation da pubblico, commissari di percorso e meccanici di team random. È per questo che dico che è amato e al contempo odiato: se anche i telecronisti non italiani lo definiscono, durante le telecronache, come uno dei piloti più amati del paddock ci sarà una ragione, se in tanti lo insultano sul web ce ne saranno altre.
Credo che, se perfino gli addetti ai lavori lo percepiscono come uno dei piloti più amati, non se lo siano inventati da un giorno all’altro. Al contempo, però, ha contro una parte degli appassionati di motori per una serie di ragioni, la prima delle quali è che, seppure sia al volante di una vettura ritenuta dai più irrilevante, un tempo è stato un personaggio rilevante. Trulli ha passato in Formula 1 più o meno la stessa quantità di anni, ma nessuno l’ha mai percepito come davvero rilevante, quindi nessuno si degnava di commentare o criticare le sue prestazioni o stabilire se fosse troppo vecchio per la Formula 1 negli anni finali della sua carriera.
Massa è stato in Ferrari, una vita fa è stato in lotta per il titolo, in Ferrari non ha ottenuto i risultati che i ferraristi doc avrebbero voluto che ottenesse e, di conseguenza, si è attirato le antipatie di quella parte di pubblico.
Fuori dall’Italia ci sono i fanboy di Hamilton: molti di loro ce l’hanno con lui perché nel 2008 ha perso il titolo per un punto contro Hamilton, e loro non accettano che Hamilton abbia dovuto faticare per vincere un mondiale contro uno che ai loro occhi (specie quando si tratta di fanboy di nuova generazione che non hanno idea di quali fossero i valori in pista all’epoca) viene visto come il nulla e che, non essendo stato protagonista di particolari episodi controversi nel corso della propria carriera e non essendo stato particolarmente vincente, non possono nemmeno tacciare di avere rubato alcunché.

Poi ci sono altre ragioni, le più svariate. Massa è un pilota molto emotivo, come ha dimostrato in molte occasioni, e gareggia in una serie in cui essere emotivi è malvisto. Gareggiasse in Indycar, probabilmente sarebbe portato su un piedistallo, dato che da quelle parti commuoversi dopo avere ottenuto risultati particolarmente positivi (ed eventualmente scoppiare in lacrime nel bel mezzo di un’intervista post-gara) è ritenuto un comportamento accettabile, perché OMG i LaTiNi NoN NaScOnDoNo MaI Le EmOzIoNi quindi, se un brasiliano scoppia a piangere dal nulla, da quelle parti è considerato un evento di routine.
A proposito di essere brasiliano, anche questo gli si è ritorto contro: i piloti brasiliani hanno la tendenza a mettere in piazza la loro nazionalità e il loro attaccamento al loro paese in modo molto più esagerato di quanto abbiano la tendenza a fare i piloti originari di altri stati, quindi è più probabile che venga etichettato per la propria nazionalità che come individuo a se stante. Quando prese il posto di Barrichello in Ferrari, venne visto in automatico come l’erede di Barrichello, in modo molto più marcato di quanto Ricciardo sia mai stato visto come l’erede di Webber. In più Massa condivide la nazionalità, e addirittura la città d’origine, con il pilota del passato che più di ogni altro viene mitizzato. I brasiliani non vogliono che in Formula 1 ci sia un rappresentante del loro paese, vogliono un nuovo Senna (e aggiungerei che per i brasiliani è un po’ una fissazione, figuriamoci che nel 2017 ci sono fanboy brasiliani di Senna che litigano con fanboy brasiliani di Piquet a proposito di fatti capitati negli anni ’80 quando commentano le vecchie gare sul tubo, con l’aggravante del fatto che in realtà non stanno litigando neanche tanto per fatti accaduti in pista, ma per polemiche risalenti a più o meno trent’anni fa). Anche nel resto del mondo, quando la gente vede un pilota brasiliano, vuole un “nuovo Senna”. Massa non lo è, esattamente come tutti i brasiliani che sono passati per la Formula 1 dopo Senna, ma è meno anonimo degli altri piloti brasiliani, con la sola esclusione di Barrichello che però ha la scusante di non avere mai lottato per il mondiale al volante di una vettura di un team storico, quindi viene percepito come meno rilevante di Massa e, a una minore rilevanza, corrisponde una maggiore accettazione.
Poi, da quando si è iniziato a parlare di un possibile avvento di Robert Kubica in Williams, i detrattori di Massa sono incrementati in quanto anche molta gente a cui Massa era indifferente ha iniziato a screditarlo in nome di Kubica, pilota a mio parere di livello alto, parlando di dati concreti risalenti all’epoca della sua permanenza in Formula 1, ma che ha sempre avuto la tendenza ad essere sopravvalutato (sto guardando proprio in queste settimane molti gran premi dell’epoca 2007/2008 e, per quanto mi stia sforzando, non riesco a spiegarmi fino in fondo in che cosa Kubica fosse di così tanto superiore al suo compagno di squadra Heidfeld, pilota che in genere nessuno prende minimamente in considerazione) e, soprattutto, a non avere dei tifosi, quanto piuttosto degli ultrà. Al giorno d’oggi i suoi ultrà danno per scontato che, se tornasse in pista, spaccherebbe il cu*o a tutti e, ovviamente, chiunque fosse un ostacolo alla sua possibilità di procurarsi un volante per il 2018, doveva essere demonizzato. Per costoro, se si fosse parlato di un imminente debutto di Kubica in Force India, il pilota da demonizzare sarebbe stato Perez, non certo Massa, ma Massa ha avuto la sfortuna di trovarsi al posto sbagliato nel momento in cui gli ultrà cercavano un capro espiatorio da accusare della mancata presenza di Kubica in Formula 1.
Infine, tornando all’argomento ferraristi delusi dalle prestazioni di Massa in Ferrari, proprio ieri ho beccato in giro per la rete un tale che accusava Massa di essere l’unico responsabile della mancata vittoria da parte di Alonso dei titoli del 2010 e del 2012, perché “Alonso per vincere aveva bisogno del supporto del suo compagno di squadra” e “nessuno vince, se non viene aiutato dal compagno di squadra”. La cosa più curiosa in tutto questo è che vari piloti hanno anche vinto dei mondiali contro i propri compagni di squadra, uno dei quali proprio nel 2010. Però sì, la responsabilità non è mai né del team né di chi perde il titolo, ma solo ed esclusivamente del compagno di squadra di quest’ultimo.

Passiamo oltre. C’è un altro aspetto della carriera di Massa che mi piacerebbe approfondire, ovvero la linea di spartiacque che definirebbe il momento in cui ha smesso di essere un pilota competitivo per diventare un pilota non competitivo. Viene fissata al momento in cui è stato colpito dalla molla o, per altri, dal momento in cui ha dovuto cedere la leadership di un gran premio al compagno di squadra.
Premesso che sicuramente c’è stato un momento in cui i risultati di Massa hanno iniziato a crollare e che i risultati dei primi gran premi del 2010 (in cui era generalmente più indietro di Alonso, ma non così tanto più indietro come si tende a descriverlo) lascerebbero pensare che ciò non sia uno strascico dell’incidente del 2009, ormai prendo queste considerazioni sul prima e sul dopo con una certa rassegnazione. Vogliamo credere che ci siano stati un prima e un dopo? Allora crediamolo, ma ammettiamo i nostri double standard: stiamo prendendo il “prima” depurandolo di tutti gli elementi negativi e lo stiamo contrapponendo al “dopo” depurandolo degli elementi positivi. Per caso a Silverstone 2008, cinque testacoda in un solo gran premio, guidava il Massa post-incidente? E la pole position del Redbullring 2014 l’ha ottenuta quello pre-incidente?Poi sì, tra il tardo 2010 e il 2013 i risultati di Massa sono stati molto inferiori a prima... Il punto è che il tardo 2010 non corrisponde al momento dell’incidente (momento che si fa coincidere con la linea di spartiacque), né il 2013 corrisponde alla fine della sua carriera.
Credo che sarà molto difficile valutare Massa come pilota fintanto che ci sarà una visione Hungaroring-2009-centrica delle sue performance. Da parte mia ritengo molto più plausibile che nel periodo 2011/13 Massa si trovasse in un posto in cui gli avrebbe fatto meglio non essere. Se fosse stato già allora in una squadra che non lottava per il mondiale o che non lottava per le vittorie, probabilmente avrebbe ottenuto performance più in linea con le aspettative.
Non è responsabilità solo altrui, è anche responsabilità sua: anche a lui andava bene continuare a rimanere in Ferrari e l’ha fatto troppo a lungo.

Passiamo oltre, parlando adesso del rapporto tra Felipe Massa e il gran premio del Brasile. La prima volta che vi prese parte fu nel 2002 al volante di una Sauber: si ritirò per incidente. Assente dall’edizione 2003 - all'epoca era collaudatore della Ferrari - nel 2004 proprio a Interlagos, sempre con la Sauber, si qualificò in quarta posizione e, per la prima volta in carriera, disputò alcuni giri in testa a un gran premio ritardando un pitstop nelle prime fasi di gara per passare da una mescola di gomme all’altra per via delle condizioni meteo variabili. Alla fine chiuse ottavo, mentre rimase invece fuori dalla zona punti l’anno seguente.
Durante i primi anni in Ferrari fece molto scalpore il fatto che, diversamente da Barrichello (il suo costante metro di paragone in quanto brasiliano in tuta rossa), non fosse perseguitato a Interlagos dalla stessa sfortuna cosmica di Rubens. Alla prima stagione in Ferrari ottenne proprio a Interlagos la sua seconda vittoria in carriera, indossando una tuta verde e oro. Nel 2007 partì dalla pole position, anche se poi in gara uscì dai box dietro a Raikkonen, chiudendo al secondo posto, perché a Raikkonen serviva la vittoria per vincere il titolo. Nel 2008, stagione in cui era in lotta per il titolo con Hamilton, tagliò il traguardo in prima posizione e, per trentotto secondi, ebbe l’illusione di essersi portato a casa anche il titolo. Nessuno poteva saperlo, ma il Gran Premio del Brasile, undicesima vittoria della sua carriera, era destinata a rimanere l’ultima.
Assente dall’edizione 2009, ne approfittò per gironzolare per il paddock e pronosticare una vittoria di Barrichello ai microfoni della Rai. Purtroppo la vittoria di Barrichello non si concretizzò neanche minimamente e non fu lui il primo a passare sotto la bandiera a scacchi sventolata proprio dallo stesso Massa.
Curioso retroscena del 2010, alla vigilia del gran premio, un magistrato di Sao Paulo, tale Paulo Castilho, minacciò di farlo arrestare per frode sportiva se avesse ceduto la propria posizione ad Alonso nel corso della gara! Massa non ebbe guai giudiziari perché si qualificò varie posizioni più indietro rispetto ad Alonso e terminò la gara doppiato dopo un problema di avvitamento di una ruota durante un pitstop. Gli andò relativamente meglio nel 2011, quando chiuse la gara in quinta posizione, mentre salì sul podio nell’edizione del 2012, terzo classificato: quella volta, curiosamente, aveva davvero lasciato passare Alonso, in lotta per un titolo che avrebbe vinto Vettel, in un momento precedente della gara. Sul podio era molto emozionato e fece emozionare anche me. Fu il suo ultimo podio a Interlagos con la Ferrari, dato che l’anno seguente chiuse al settimo posto dopo essere stato anche penalizzato per avere tagliato la linea bianca all’uscita della pitlane. Mentre transitava dai box per scontare il drive through, fece un gesto poco elegante rivolto ai commissari.
Salì sul podio con la Williams nel 2014, seppure a debita distanza dai piloti della Mercedes, mentre non andò altrettanto bene nel 2015: aveva terminato la gara tra le ultime posizioni della zona punti, quando venne squalificato per un’irregolarità sulla pressione delle gomme.
Nel 2016, invece, avvenne l’evento al quale ho già accennato, che è una delle ragioni che hanno spinto i suoi detrattori a detestarlo ancora di più. D’altronde non ha uno stile di vita esagerato, non si mostra ubriaco in pubblico, non tiene comizi pieni di insulti via radio, quindi per screditarlo bisogna aggrapparsi ad eventi di questo genere!

Solo questo weekend scopriremo come sarà l’ultimo Gran Premio del Brasile di Felipe Massa...
...
...
...sempre ammesso che quest’anno sia davvero l’ultimo! ;-)


Milly Sunshine
Post scritto sia per il F1GC forum sia per il mio blog

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