giovedì 1 settembre 2022

In ricordo di Stefan Bellof (20.11.1957 - 01.09.1985)

Non riesco a ricordare un periodo della mia vita in cui non mi interessasse la Formula 1. Non riesco a ricordarmelo perché, da quando ho memoria, ne ha sempre fatto parte, in qualche modo. Certo, fintanto che non ho avuto quel minimo di controllo sulla mia vita tale da potere decidere io se guardare un gran premio o fare altro, o quantomeno la capacità di informarmi sull'andamento di un gran premio che non avevo potuto guardare, ne ho avuto una visione molto più frammentaria, ma ci sono pur sempre ricordi disseminati nella mia mente anche di periodi in cui soltanto da adulta ho avuto modo di vedere anche tutto ciò che mi ero persa. Però c'è un dato di fatto: ho sempre dovuto informarmi da sola. Voglio dire, leggo molto spesso commenti di persone che dicono di avere scoperto la Formula 1 dal padre/ dalla madre/ da fratelli/ sorelle/ dai nonni/ da parenti o amici, ecc... e di essersi fatti grazie a loro una cultura motoristica. Io, invece, ero circondata da telespettatori distratti e/o occasionali.
A scanso di equivoci, per chi non avesse capito dove voglio andare a parare, intendo semplicemente dire che a casa mia, così come a casa dei miei nonni, di piloti del passato non se ne parlava mai. Magari si parlava di quello che stava succedendo in un preciso momento, commentando il gran premio che si vedeva, o di quello che era successo poco tempo prima, purché riguardasse soggetti che erano ancora rilevanti, ma onestamente non ricordo di avere mai sentito alcunché a proposito di piloti del passato. Sapevo di qualche episodio famoso appreso dalla TV, ma a parte questo era difficile reperire informazioni. Per buona parte della mia tarda infanzia e preadolescenza, in realtà, non ho mai provato un interesse così esagerato per quello che era successo prima dei piloti dell'epoca o quelli che ricordavo avere visto, anche se ricordo di avere copiato pari pari dal televideo l'albo d'oro una volta che, dopo l'assegnazione di un mondiale, era stato pubblicato.

Quando iniziai a frequentare siti che parlavano di Formula 1 (era la prima metà degli anni 2000, giusto per darvi un'idea non solo non esistevano ancora i social media che vengono utilizzati al giorno d'oggi, ma non c'erano nemmeno Wikipedia e Youtube, con il fenomeno dei blogger - ad oggi un po' passati di moda anche loro soppiantati da vlogger e youtuber - decisamente più ridotto rispetto al decennio successivo), ricordo che andavo a leggere biografie di piloti, ma mi focalizzavo soprattutto su personaggi che ricordavo dalla mia infanzia, anche se ormai appartenevano al passato. Per intenderci, la Milly adolescente andava a leggersi la biografia di Jean Alesi o di Ayrton Senna, ma non le passava neanche per la testa di andare a informarsi su piloti che per i suoi standard erano perfetti sconosciuti... e obiettivamente non so fino a che punti la Milly adolescente avrebbe potuto trovare informazioni in proposito. Già fu molto difficile reperire informazioni su Ukyo Katayama, di cui avevo un nitido ricordo, figurarsi piloti di epoca antecedente.
Ovviamente le cose cambiarono e gli anni successivi resero molto più semplice fare ricerche sui piloti. Ricordo che trovai un sito su cui c'erano un sacco di biografie di piloti quantomeno più celebri di Katayama, mentre iniziava a delinearsi un mondo in cui trovare informazioni era più facile, quantomeno per chi come me aveva la fortuna di avere frequentato una scuola dove insegnavano l'inglese a livello di scuola superiore e non a livello da elementari. Poi arrivò addirittura la possibilità di vedere gran premi del passato perché c'era chi li caricava oppure ne caricava delle parti su Youtube. Fu in quell'epoca che iniziai a interessarmi *davvero* ad approfondire la Formula 1 del passato. Solo, mi concentrai molto di più sugli anni '90 o al massimo i tardi anni '80, oppure spingendomi più indietro quando si andava a parare verso argomenti di cui avevo una certa conoscenza.

Uno degli eventi di cui avevo una certa conoscenza era quel famoso GP di Montecarlo 1984 in cui, si raccontava, Ayrton Senna avrebbe potuto passare in testa e vincere al volante di una Toleman, se la gara non fosse stata interrotta anzitempo per ragioni non del tutto spiegate (stando a quanto si diceva all'epoca, pare che i sostenitori di Senna che diffondevano teorie del kompl8 sostenendo che si voleva fermare il loro idolo abbiano preso una cantonata: c'erano probabilmente faccende considerate più importanti dell'impedire a un ragazzino di vincere un gran premio, tipo la faccenda che la gara era iniziata in ritardo e c'era una ben precisa finestra di orario per la quale si potevano pretendere dalle televisioni i big money dei diritti televisivi), quindi andai a cercarmi, tra le altre, anche quella gara.
Decisi di guardarla, di assistere all'ascesa di un pilota che comunque ricordavo dalla mia infanzia, attirata da quello che raccontavano certi utenti più vecchi di me, che avevano vissuto quei momenti. Veniva narrato tutto con un'aura molto romantica, come se davvero tanti di loro quel giorno si fossero presi all'improvviso un colpo di fulmine motoristico per un pilota che con tutta probabilità non avevano mai notato prima di quel momento (non necessariamente per colpa loro, notare piloti di squadre di basso livello negli anni '80 era meno facile rispetto all'epoca attuale in cui i piloti di squadre di basso livello hanno profili Instagram pieni di loro foto senza maglia). Non so se, quando mi misi a guardare quel gran premio, mi chiesi se avrei provato anch'io un colpo di fulmine motoristico. Però, in un giorno dell'autunno/inverno 2011 anch'io provai un colpo di fulmine motoristico. Solo, non provai un colpo di fulmine motoristico per lo stesso pilota per cui l'avevano provato gli altri ma per uno che, mio malgrado, fino a quel momento non avevo mai avuto modo di sentire nominare.

Stefan Bellof era al volante di una Tyrrell, squadra di cui conoscevo altri aspetti della sua storia tipo il fatto che nel decennio precedente avesse schierato per un paio di stagioni mezzi esaruotati, ma non l'ascesa di Bellof a Montecarlo. Anzi, non avevo proprio mai sentito parlare dell'ascesa di Bellof a Montecarlo e guardando quel gran premio venni a scoprire che era un esordiente tanto quanto Senna e che, esattamente come Senna, stava viaggiando like a boss verso il podio, dopo essere partito dalle retrovie. Da ultimo in griglia che era, al momento della bandiera rossa era in terza piazza e mi venne da pensare "strano che non si parli mai di questo pilota di belle speranze andato a podio".
Qualcosa su di lui lo cercai di sicuro, però non mi lessi nessuna biografia molto dettagliata e per mesi fui convinta che Stefan Bellof, quel giorno a Montecarlo, avesse davvero conquistato un podio. Tanto più che, tempo dopo, trovando un elenco dei piloti che nella storia della Formula 1 avevano ottenuto almeno un podio, mi stupii di non trovarlo in elenco e pensai si trattasse di un errore. Ancora più tardi, facendo qualche ricerca, scoprii della squalifica (e solo in epoca molto più recenti ho scoperto che Bellof detiene un curioso record: è il pilota che, nella storia della Formula 1, è stato squalificato dal maggior numero di gran premi, un totale di undici).
All'epoca non approfondii più di tanto la vicenda, perché questa sì che dà da pensare a effettive teorie del kompl8! A scanso di equivoci, ci tengo a specificare una cosa: la Tyrrell nel 1984 commise sicuramente delle azioni ai limiti del regolamento, nel senso, molto ai limiti. La penalizzazione ricevuta, tuttavia, viene descritta come da molti eccessiva, ma soprattutto funzionale allo scopo di eliminare i motori aspirati per avere solo monoposto spinte dai motori turbo: la Tyrrell, infatti, come squadra con motori aspirati, costituiva un intoppo: quando si discuteva di modifiche regolamentari serviva il voto all'unanimità e liberarsi della Tyrrell significava per i motorizzati turbo raggiungere l'unanimità.

Ciò che venne contestato alla Tyrrell fu di correre con le vetture sottopeso e di effettuare rifornimenti illegali. Ciò che in effetti faceva la Tyrrell nella maggior parte dei gran premi era effettuare verso fine gara una sosta in cui nelle vetture veniva riempito un apposito serbatoio d'acqua, nella quale si scoprì che erano contenute particelle di piombo. Il team fu quindi accusato di gareggiare con vetture al di sotto del peso regolamentare, come appurato dopo la seconda posizione ottenuta nel GP di Detroit per mano di Martin Brundle, ugualmente alla prima stagione in Formula 1. Dunque, che la vettura di Brundle fosse sottopeso era appurato, tuttavia al posto di squalificare la squadra solo da quel gran premio, fu decisa la squalifica retroattiva e l'esclusione dal mondiale 1984.
Una vicenda controversa, questo è poco ma sicuro, ma con molti indizi a sostegno della teoria che, se la Tyrrell fu esclusa dall'intero campionato e le furono cancellati tutti i risultati ottenuti fino a quel momento, fu soprattutto dettata dal fatto che era una squadra poco rilevante che tuttavia finiva per avere troppa rilevanza, una faccenda che adesso dagli hater di Bellof (sì, esistono gli hater di Bellof, la maggior parte dei quali nati molti anni dopo la sua morte) viene utilizzata per sostenere che fece quella storica performance solo perché aveva una vettura irregolare e quindi era un pilota scarso.
Ironia della sorte, ho scoperto di recente che a Montecarlo non solo le vetture non furono mai pesate causa allagamento delle bilance a causa della pioggia, quindi ciò rendeva impossibile appurare l'irregolarità della vettura stessa, ma che addirittura in quel gran premio la Tyrrell non prevedeva di effettuare il rifornimento di acqua e piombo. La squalifica oltre ai risultati ottenuti con vettura che era stata dimostrata sottopeso era stata applicata non solo anche ai risultati in cui si poteva presumere che le vetture fossero sottopeso, ma anche ai risultati in cui non c'era alcun elemento che facesse presumere un'irregolarità.


Parallelamente alla sua brillante carriera in endurance, Bellof rimase con la Tyrrell anche nel 1985, quando il team rientrò in Formula 1. Curiosamente essere totalmente oscurato da Senna doveva essere il suo destino: ottenne il suo primo punto arrivando sesto proprio nel GP del Portogallo, quello in cui il brasiliano ottenne la sua prima vittoria in Formula 1. Il suo miglior risultato avvenne a Detroit e fu un quarto posto. Pare fosse destinato a un futuro in Ferrari, ma morì il 1° settembre 1985 durante la 1000 km di Spa Francorchamps, all'età di ventisette anni.



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Milly Sunshine