domenica 11 settembre 2022

In ricordo di Ronnie Peterson (14.02.1944 - 11.09.1978)

Una drivers parade del '78
(Circuito non identificato)
Oggi si svolgerà il GP d'Italia e mi sembra il momento più opportuno per ricordare Ronnie Peterson, che ci lasciava proprio esattamente 44 anni fa, l'11 settembre 1978, dopo un grave incidente proprio sul circuito di Monza avvenuto al via del gran premio. Presente in Formula 1 fin dal 1970, aveva avuto una carriera lunga (relativamente) e piena di successi, totalizzando ben dieci vittorie, un numero decisamente rispettabile, dopo una carriera trascorsa tra March, Lotus, Tyrrell, di nuovo March e di nuovo Lotus. Se non fosse accaduto l'incidente di Monza, a fine stagione avrebbe lasciato la Lotus per passare in McLaren.

Il suo esordio in Formula 1 fu con la March, dove rimase per tre stagioni consecutive, dal 1970 al 1972, miglior stagione il 1971 quando pur senza ottenere alcuna vittoria, ma ottenendo vari piazzamenti a podio, si classificò secondo nel mondiale piloti dietro a Jackie Stewart che di fatto fu dominatore del campionato. Successivamente, nel 1973, passò in Lotus ad affiancare Emerson Fittipaldi, campione del mondo in carica. Si classificò in terza posizione nel campionato piloti, dietro a Stewart e a Fittipaldi, ottenendo la sua prima vittoria in Formula 1 in Francia, poi altre tre in Austria, Italia e Stati Uniti. Rimasto in Lotus per la stagione a venire, ottenne la vittoria al GP di Montecarlo, poi altre due in Francia e Italia.

Rimasto in Lotus nel 1975 e all'inizio del 1976, in questa stagione passò in corso d'opera alla March. In una stagione con molti ritiri riuscì a cogliere un'ulteriore vittoria, nel GP d'Italia, la sua unica con la March. Passò alla Tyrrell nel 1977, seconda stagione in cui il team schierava monoposto a sei ruote, che non fu all'altezza della stagione precedente. Peterson ottenne solo un podio, classificandosi terzo nel GP del Belgio, mentre per il 1978 passò in Lotus a fare coppia con Mario Andretti, nei confronti del quale aveva uno status di secondo pilota. Ottenne due vittorie, in Sudafrica e in Austria, entrambi i casi in occasioni in cui l'italo-americano era ormai fuori dai giochi e non poteva competere per la vittoria.

La stagione 1978 era ormai alle sue battute finali quando giunse il gran premio a Monza, lo sventurato evento che interruppe bruscamente la carriera e la vita di Ronnie Peterson. Erano gli anni '70, epoca in cui gli standard di sicurezza erano molto diversi da quelli attuali, e le cose iniziarono male, anzi malissimo, con il via che venne dato quando le vetture delle prime file erano già ferme dopo il giro di formazione, mentre quelle retrostanti non erano ancora ferme sulle loro piazzone - e ai tempi non era così improbabile che si verificassero faccende di questo tipo. Ciò generò una situazione in cui le vetture che si erano appena fermate ebbero una partenza più lenta, mentre dietro sopraggiungevano vetture che avevano più velocità.

Per i piloti delle prime posizioni la partenza fu senza problemi, mentre più indietro si innescò un enorme caos, con una collisione multipla tra quasi la metà delle vetture che prendevano parte alla gara. Erano ventiquattro in totale, almeno undici furono coinvolte nell'incidente, alcune rimanendo incidentate sul posto, altre passando oltre e/o fermandosi più avanti. Peterson, che scattava dalla terza fila ma era partito piuttosto lentamente, fu colpito da altre vetture e andò a sbattere contro le barriere riportando gravi ferite alle gambe prima di rimbalzare in pista. La vettura prese fuoco e da essa fu estratto da alcuni suoi colleghi rimasti coinvolti nell'incidente - James Hunt, Patrick Depailler e Clay Regazzoni.

La gara venne redflaggata immediatamente, ma i soccorsi furono piuttosto lenti e disordinati - il mezzo di soccorso e il medico Sid Watkins furono addirittura bloccati mentre si recavano sul posto, secondo varie fonti ci vollero una ventina di minuti prima che arrivassero - e si concentrarono in primo luogo sul pilota che sembrava in condizioni più gravi, Vittorio Brambilla, incosciente dopo essere stato colpito sul casco da una ruota e considerato al momento in pericolo di vita. A Peterson, trasferito in ospedale, furono diagnosticate numerose fratture alle gambe, per le quali fu operato nel corso del pomeriggio. Al momento le notizie su di lui non erano particolarmente preoccupanti, o per dirla in termini più appropriati, almeno sembrava che non fosse in pericolo di vita.

La gara ripartì oltre due ore più tardi, dopo la riparazione delle barriere, e con solo diciannove vetture al via, perché a Hans-Joachim Stuck fu impedito di prendere parte al restart per via di ferite minori riportate nell'incidente, mentre un paio di altri piloti non poterono riprendere la gara in quanto non avevano a disposizione una vettura di riserva. Al restart Gilles Villeneuve che scattava alla seconda posizione superò il poleman Mario Andretti, con i due che rimasero 1/2 per gran parte della gara, prima che Andretti risalisse nuovamente in testa superando Villeneuve nelle fasi finali. I due furono comunque entrambi penalizzati per jump-start e ai tempi la penalità era di un minuto applicata post-gara.

Dopo una gara relativamente tranquilla nel suo post-restart, la Brabham fece così doppietta con Niki Lauda e John Watson, che erano giunti 3/4 sulla linea del traguardo e Carlos Reutemann su Ferrari risalì dalla quinta alla terza posizione. Jacques Laffite su Ligier e Patrick Tambay su McLaren furono classificati in quarta e quinta posizione, mentre Andretti fu retrocesso dalla prima alla sesta posizione, dove si classificò davanti a Villeneuve. Alla vigilia dell'evento solo Andretti e Peterson erano ancora in lotta per il mondiale e l'incidente del compagno di squadra e con l'incidente del pilota svedese, l'italo-americano si aggiudicò così il titolo mondiale, con i due eventi nord-americani ancora da disputare negli Stati Uniti e poi in Canada per terminare la stagione.

Le condizioni di Peterson peggiorarono nel corso della serata, pare a causa della scelta errata di operarlo subito per le fratture alle gambe. Morì per un'embolia il lunedì mattina, l'11 settembre 1978. Ci furono numerose polemiche a seguito della sua morte - compresa l'alquanto sgradevole iniziativa sostenuta anche da alcuni piloti di tacciare Riccardo Patrese di essere il colpevole non solo dell'incidente ma anche responsabilizzato per le conseguenze dell'incidente stesso - e il circuito di Monza rischiò anche di uscire dal calendario (argomento di cui si parlò lungamente, se ben ricordo, anche nella telecronaca del GP d'Italia 1979, che vidi in passato con telecronaca italiana - in una versione rimossa da Youtube già da parecchi mesi) ed essere sostituita da Imola in via definitiva.

Al momento della sua morte, Ronnie Peterson aveva 34 anni e, come già specificato, aveva probabilmente una potenziale lunga carriera davanti, visto l'ingaggio da parte della McLaren per la stagione successiva. Era sposato con Barbra e avevano una figlia, Nina, così chiamata in onore della vedova di Jochen Rindt, loro comune amica e all'epoca fidanzata di John Watson. Curiosamente anche Barbra negli anni '80 fu fidanzata proprio con il pilota irlandese, con il quale conviveva al momento della propria morte verso la fine degli anni '80. Negli anni 2000 la figlia Nina aprì (o comunque fu coinvolta a qualche titolo nell'apertura) un museo dedicato al padre nella sua città natale, che tuttavia chiuse dopo pochi anni a causa di difficoltà economiche.



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Milly Sunshine