mercoledì 21 febbraio 2018

What is love? Formula One don't hurt me, don't hurt me, no more

Quella di oggi è stata una giornata che risentiva degli strascichi del tanto lavoro che c'era a novembre e dicembre. È sempre stato così, ci sono mesi in cui si lavora di più, ci sono mesi in cui si lavora di meno, ci sono giorni in cui si lavora di più e giorni in cui si lavora di meno. I giorni in cui si lavora di meno sono quelli in cui allo scadere delle otto ore me ne torno a casa, lasciando quel poco che resta nelle mani dei miei colleghi arrivati nel tardo pomeriggio.
Sono uscita dall'ufficio alle 19,30 e non eravamo sotto zero. Il parabrezza della macchina non era ricoperto da uno strato di ghiaccio come ieri, quindi potevo partire senza aspettare. Sono arrivata a casa alle otto passate da pochi minuti, trovando i miei genitori che guardavano il TG1 in cucina. Ho guardato, o meglio, ascoltato, il TG1 mentre cenavo e al TG1, verso la fine, è arrivato contro le mie aspettative il momento della Formula 1.
Si parlava del ritorno dell'Alfa Romeo in Formula 1, insomma, del fatto che il team sia quello che conoscevamo come Sauber, ma che anche l'Alfa Romeo ci metta i soldi. Mio padre, che tradizionalmente segue la Formula 1 con abbastanza attenzione da essere arrivato, anni fa, a scambiare una Lotus Renault nera e oro per una Ferrari perché il casco di Bruno Senna somigliava a quello di Felipe Massa, ovviamente non era al corrente di tutto ciò.
Mi ha chiesto che motore avesse: Ferrari, come l'anno scorso quando si chiamava Sauber. Mi ha chiesto chi fossero i piloti: Ericsson, uno che già guidava la Sauber in questi ultimi anni, Leclerc, quello che ha vinto il campionato di Formula 2 l'anno scorso. Non sono sicura che le spiegazioni siano state sufficienti, ma immagino che a quel punto mio padre avrà capito che comunque si trattava di gente di cui non contempla nemmeno l'esistenza.

Mi sono soffermata a guardare la monoposto e a vedere che i colori, tutto sommato, non erano poi così diversi da quelli della Sauber riverniciata di qualche mese fa.
Mi sono soffermata un attimo ad ascoltare Charles Leclerc, che parlava un italiano perfetto e senza un accento marcato, pensando che quest'anno sentiremo di conseguenza tante sue interviste sulla TV italiana. Poi mi sono ricordata di quale sia quest'anno la situazione della Formula 1 sulla TV italiana e a quanto poco ci rimanga...
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...poi è arrivata la sera, dopo avere cenato, guardato la telenovela che seguo da oltre vent'anni e fatto una doccia mi sono messa al computer.
Ho ripensato all'Alfa Romeo/Sauber, sono entrata su Twitter e il primo tweet che ho visto è stato quello di Charles Leclerc: quattro foto, la principale con lui e Marcus Ericsson in posa da modelli, statuario Ericsson, cyborg come solo i piloti nordici hanno la reputazione di essere, con Leclerc davanti a lui, quasi in primo piano, un po' in presagio di quello che probabilmente sarà il pilota di punta del team.
È stato in quel momento che ho capito tante cose, tipo che sto cadendo ancora una volta in una rete nella quale mi ero ripromessa di non cadere più. Lo dicevano quei tipi che ho citato qualche tempo fa: se nessuno dei tuoi piloti preferiti gareggia in Formula 1, prima o poi finisci per trovare delle affinità che potrebbero portarti, un giorno, ad affezionarti a qualcun altro. Ho già fatto un passo e temo che sia più lungo della gamba.

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Milly Sunshine