Uno dei miei intenti era arricchire questo blog con alcune
biografie vintage, in particolare in relazione agli anni ’90 e ’00, limitandomi
a piloti che non hanno fatto successo. Ci sono biografie abbastanza ricche su
certi piloti, in giro per la rete, ma sfortunatamente in Italia se un pilota
non ha né guidato la Ferrari né vinto nulla, difficilmente viene preso in
considerazione. Quindi se non vi va di cercarvi una biografia in inglese,
perché non conoscete la lingua, leggetevi pure qui la biografia di 井上隆智穂, che ho accuratamente ricostruito consultando
diverse fonti.
Il 5 settembre 1963 a Kobe, in Giappone, nasce una stella. Si
tratta di Takachiho Inoue, più noto come Taki, figlio di un imprenditore
milionario giapponese e futuro pilota di Formula 1 a metà degli anni ’90.
Diversamente da altri piloti, che hanno avuto successo nelle
categorie minori per poi avere risultati per nulla degni di nota in Formula 1, in
tutti i campionati in cui Taki ha gareggiato sembra avere ottenuto risultati
non esaltanti, non solo in Europa, ma nemmeno in Giappone.
Nel 1985 debutta nel campionato turismo giapponese, dove resta per
due anni prima di trasferirsi in Gran Bretagna, dove accumula esperienza (per
modo di dire) alla Jim Russel Racing School di Snetterton, prima di debuttare
nella Formula Ford britannica nel 1988. In questo campionato rimane una sola
stagione, per poi essere messo alla porta a fine campionato, per diversi
motivi: conosce a malapena l’inglese, non conosce la maggioranza dei circuiti
su cui si trova a gareggiare e le prestazioni che ottiene non sono tali da
fargli meritare una conferma. Cerca a quel punto di trovare un volante per la
Formula 3, ma non essendo in grado di fornire il contributo economico richiesto
si ritrova costretto a tornare in Giappone.
Trascorre le stagioni 1989, 1990, 1991, 1992 e 1993 a gareggiare
nel campionato giapponese di Formula 3, con risultati sempre poco degni di
nota. Il miglior risultato che riesce a ottenere in gara, per ben due volte, è
il quarto posto, entrambe le volte nel 1992.
Il ritorno in Europa avviene nel 1994, quando è ingaggiato dal
team Super Nova, su cui il suo compagno di squadra Vincenzo Sospiri lotta per
il titolo fino a fine stagione. Le prestazioni di Inoue non sono per nulla in
linea con quelle di Sospiri, infatti si qualifica a fatica, in posizioni di
poco rilievo, e in gara non va oltre il nono posto, senza conquistare nemmeno
un punto per tutta la stagione.
In ogni caso è proprio il 1994 l’anno della svolta. Ai primi di
maggio sia lui sia Sospiri vengono chiamati a effettuare un test per la Simtek
a Barcellona. L’8 maggio 1994 la Simtek annuncia l’ingaggio di Inoue per
disputare il solo gran premio del Giappone che si svolgerà a ottobre, come
penultima gara stagionale. La scelta di Taki come pilota non dipende dalle sue
brillanti performance nel test, ma al fatto di poter disporre di sponsor maggiori
rispetto a quelli di Sospiri (futuro pilota della Mastercard Lola nel 1997 – o
vista la storia del team, è più corretto dire aspirante pilota).
Taki Inoue debutta in gara con il numero 32, lo stesso numero con
cui aveva debuttato Michael Schumacher alla Jordan tre anni prima.
A ottobre a Suzuka non ottiene comunque nulla di importante: al
venerdì, nella prima sessione di qualifiche, ottiene un 26° posto, staccato di
oltre tre secondi dal compagno di squadra David Brabham, un tempo che perfino
le lentissime Pacific affidate a Bertrand Gachot e Paul Belmondo potrebbero
aspirare a battere nella seconda sessione. Fortunatamente per Inoue nel turno
del sabato piove, e nessuno è in grado di abbassare i propri tempi. Nel 1994
sono quattordici i team che disputano il campionato, e su ventotto vetture soltanto
le ventisei più veloci hanno l’accesso alla gara, a prescindere dai loro tempi.
Rimangono quindi escluse – come nella maggioranza dei casi – le due Pacific e,
in ultima posizione, Inoue riesce a conquistarsi un posto sulla griglia di
partenza.
La gara di Taki, la domenica, non è particolarmente esaltante. Dopo
soli tre giri si ritira, finendo in aquaplaning sotto la pioggia.
Se come inizio non è eccezionale, non si può certo dire che l’anno
successivo sia andata meglio. Nel 1995 passa infatti alla Footwork, al volante
della vettura numero 10, sicuramente più competitiva della Simtek, ma continua
a ottenere risultati non esaltanti, anzi, diciamo pure mediocri. In ogni caso
non ci sono più problemi di qualificazione: con l’uscita dei team Lotus e
Larrousse alla fine del 1994 le vetture sono calate da ventotto a ventiquattro
(e saranno solo ventidue dopo il fallimento della Simtek di lì a pochi mesi),
perciò per la stagione 1995 tutte le vetture che prendono parte alle qualifiche
saranno presenti sulla griglia di partenza in gara.
In ogni caso le performance di Inoue sono tutt’altro che
abbaglianti. In qualifica è generalmente più lontano dai tempi del compagno di
squadra Gianni Morbidelli rispetto a quanto i piloti di Pacific e Forti siano
staccati da lui. L’esempio più lampante è quello del gran premio d’Argentina.
Inoue non solo rimane distaccato di 14 secondi dal tempo fatto registrare da
David Coulthard, autore della pole position a bordo della Williams, ma
addirittura è lontano di oltre 10 secondi dall’altra Footwork di Morbidelli.
C’è comunque da dire, per onore di cronaca, che quando al posto di
Morbidelli viene ingaggiato il debuttante Massimiliano Papis, capita in più di
un’occasione che sia proprio Inoue l’autore dei migliori tempi tra i piloti
della Footwork. Ma ciò non significa che il giapponese sia autore di
performance brillanti, né in qualifica né in gara (anche se c’è da dire che, a
causa di una vettura comunque non eccezionale, diversi dei suoi ritiri non sono
da attribuire tanto a lui quanto a cedimenti meccanici.
Anche i suoi stessi colleghi, che lo soprannominano “la chicane
mobile del sol levante”, ne rimarcano la lentezza e la conseguente
pericolosità. Johnny Herbert, addirittura, dopo avere girato più lento di due
secondi e mezzo rispetto al compagno di squadra Michael Schumacher al primo
test sulla Benetton del 1995, dichiara testualmente di essersi “sentito come
Taki Inoue”.
Il pilota giapponese della Footwork Arrows riesce comunque a
mettersi in luce... quantomeno in negativo, a causa di strani incidenti che lo
coinvolgono, in particolare a Montecarlo e in Ungheria.
A Montecarlo, durante le qualifiche, rimasto fermo sulla pista a
causa della rottura del pedale del freno, chiede che la sua vettura venga
spinta ai box e nel frattempo si slaccia le cinture di sicurezza. Mentre la
vettura viene trainata via, viene centrato dalla safety car che stava in quel
momento transitando fuori dalla pista, finendo scaraventato fuori
dall’abitacolo, cavandosela con “solo” una commozione cerebrale.
Se già il precedente incidente è stato clamoroso, quello che
avviene in Ungheria ha ancora più dell’assurdo, infatti Taki si ritira per un
guasto al motore e parcheggia la propria vettura sull’erba sintetica a lato
della pista, recandosi subito a prendere un estintore per spegnere le fiamme
che iniziano a innalzarsi dall’auto. Proprio in quel momento sopraggiunge la
vettura dei commissari di percorsi, giunti a spostare la Footwork ferma.
Dall’auto dei commissari Taki viene investito e dopo essere miracolosamente
atterrato in piedi, si accascia a terra a causa dei traumi riportati. Fortunatamente,
comunque, rimane ferito soltanto lievemente alle gambe.
Il miglior risultato ottenuto in gara da Inoue è l’ottavo posto
ottenuto nel gran premio d’Italia dello stesso anno. Anche in questo caso,
comunque, riesce a passare alla storia, e ci riesce facendosi doppiare da
Michael Schumacher e Damon Hill, i due concorrenti al titolo mondiale, che in
prima e seconda posizione stanno lottando per la vittoria. Schumacher e Hill
non doppiano Inoue con facilità e quello che sembra avere più difficoltà è
proprio Hill, che una volta superata finalmente la Footwork frena troppo tardi,
andando a finire nel retrotreno della vettura di Schumacher, cosa che costa ad
entrambi il ritiro immediato. Hill giustifica l’incidente sostenendo che la
causa è dovuta alla distrazione che gli è stata causata dal rallentamento che
ha subito da parte del giapponese durante le fasi di doppiaggio. Se la
responsabilità sia davvero di Inoue non è ben chiaro, ma resta comunque molto dubbio
il fatto che un incidente avvenuto dopo che Hill gli era già davanti si possa
attribuire proprio al giapponese.
In Portogallo, ultimo momento in cui riesce a mettersi in mostra
per qualche istante, per diversi minuti Inoue riesce a collocarsi in
pole-position provvisoria. Naturalmente il suo tempo verrà battuto
successivamente dalla maggioranza degli avversari.
Per il 1996 è previsto il suo passaggio in Minardi, ma dato che
viene abbandonato da uno dei suoi sponsor, il team italiano non conclude la
negoziazione e assegna il volante al debuttante Giancarlo Fisichella, che nell’anno
a seguire si mostrerà sicuramente più prestante di lui.
Inoue probabilmente non sarebbe d’accordo con questa
dichiarazione, dal momento che di recente ha dichiarato su Twitter che, se
fosse stato al volante di una Minardi nel 1996, sarebbe riuscito a salire sul
podio a Montecarlo (nel celebre gran premio che ha visto soltanto quattro
vetture giungere fino alla fine della gara).
Successivamente alla sua uscita dalla Formula 1, Inoue partecipa
talvolta ad altre competizioni motoristiche, ma sporadicamente. Nel 1996
gareggia una volta nel BPR GT Endurance Series, mentre nel 1999 gareggia nel
campionato GT giapponese, senza ottenere risultati degni di nota. A seguito si
ritira dalle competizioni.
Al giorno d’oggi pare che Taki Inoue gestisca attività
imprenditoriali, che faccia da manager a piloti emergenti e che sia
politicamente impegnato, in particolare contro l’utilizzo dell’energia
nucleare.
Secondo il suo profilo su geni.com, Taki è sposato e ha tre figli
maschi... Chissà se anche loro un giorno diventeranno piloti... Qualora sia
così, chissà se saranno migliori rispetto a lui...
Inoue in azione sulla Simtek (1994)
Inoue in azione sulla Footwork (1995)
L'incidente di Inoue in Ungheria
Articolo
scritto da Milù Sunshine, grazie combinando informazioni reperite da Statsf1.com, F1rejects.com, Motorsport.com Archive, Geni.com. Immagini reperite tramite Google Images.
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