mercoledì 25 luglio 2012

25 luglio 2009, ore 14,42


Ricordate il post in cui parlavo di Silverstone 1999? Dopo avere specificato che negli ultimi anni della mia infanzia e in quelli dell’adolescenza rimase vivo dentro di me il ricordo dell’incidente capitato a Michael Schumacher (di cui parlai in abbondanza alla mia amica E.), avevo anche aggiunto che circa dieci anni e due settimane più tardi sarebbe capitato un altro incidente che mi avrebbe colpita maggiormente? Ebbene, è giunto il momento di chiudere il cerchio che si era aperto con una Ferrari conficcata nelle barriere. Strano a dirsi, questo cerchio si chiude proprio con una Ferrari conficcata nelle barriere e con una strana osservazione, che suonava più o meno come “questo incidente somiglia a quello di Schumacher a Silverstone”. In realtà non gli somigliava affatto, ma in un primo momento non potevo certo saperlo.

Stavolta non avevo più undici anni, ma ventuno. Stavolta non ero più intenta a scarabocchiare su un foglietto, a casa dei miei nonni, ma nel salotto di casa mia, davanti a un vecchio televisore che venne poi rottamato un paio d’anni più tardi in occasione dello switch-off. Stavolta sapevo che se fosse capitato un incidente avrei fatto meglio a evitare di parlarne per dieci anni di seguito... ma dopotutto speravo che non capitasse alcun incidente, o almeno che non ci fossero gravi conseguenze. Dopotutto un pilota che saltava molteplici gare per infortunio non lo si vedeva dai tempi in cui la iella perseguitava Ralf Schumacher sul circuito di Indianapolis. Schianti se n’erano visti, e anche forti, come quello di Kubica a Montreal 2007 e di Kovalainen a Montmelò 2008, ma alla fine non era mai accaduto nulla di grave.
Era un caldo pomeriggio di luglio, uno di quelli in cui sul balcone sotto al sole il termometro arrivava a quaranta gradi, ma non avevo bisogno di andare sul balcone. C’erano le qualifiche da guardare, avevo gli occhi puntati sul televisore e in mano tenevo il cellulare che avevo all’epoca, un Nokia a sportellino che ormai si apriva in due dal numero di volte che mi era caduto, messaggiavo proprio con E...
Qualcosa del tipo: “Cosa stai facendo? Guardi anche tu le qualifiche?” “No, sono all’Ipercoop di Ferrara insieme ai miei genitori.” “Ah, peccato, ora c’è la Q1. Gli ultimi tempi li stanno facendo i soliti.”

Erano passate diverse ore da quel sogno angosciante che avevo fatto nelle prime ore del mattino, ma dentro di me non mi ero ancora liberata della mia angoscia. Non era la prima volta che mi capitava. Quando si avvicinavano le qualifiche o la gara mi capitava spesso la notte di fare sogni legati alla Formula 1, e mi capita tuttora. Nel corso degli anni, oltre sognare Gené e Mazzacane fare doppietta con la Minardi al gran premio di Germania 2000, mi era capitato più di una volta di sognare anche incidenti che chiaramente non si verificavano. Quella volta fu lo stesso. Il fatto che il pilota che sognai ebbe proprio un incidente è soltanto un caso, anche perché quello del mio sogno e quello avvenuto realmente non si somigliavano neanche di una virgola. Resta comunque il fatto che è il sogno più sconcertante che ho fatto nella mia vita, a pensarci a posteriori. Ce n’è anche un altro, risalente al 2008, che riguarda tutt’altro e che poi si verificò parzialmente, ma c’è da dire che si trattava comunque di un fatto abbastanza prevedibile (anche se non così tanto prevedibile).
Questo per dire: non faccio sogni premonitori, tranquilli. Però sognare il tuo pilota preferito che va a schiantarsi in gara e si rompe una gamba, la notte prima del gran premio, credo che sia una cosa che ti mette un po’ di angoscia comunque! ;-) Ma al sogno comunque non ebbi più modo di ripensarci per diverse ore, c’era qualcosa di più importante.

Lo so, potrei sembrare sentimentale, qualcuno addirittura potrebbe dire che dovrei stare male per fatti riguardanti persone che fanno parte della mia vita e non per un pilota che non incontrerò mai... ma a queste persone vorrei dire che quello che ho provato quel giorno non implica che io non sia stata male per altri fatti, che riguardavano da vicino persone a me care, solo che ci sono cose che si raccontano su un blog che parla di Formula 1 e altre che si tengono per sé. Quindi di frasi come “ti rendi conto che stai parlando di una persona che non conosci e che non conoscerai mai?” non me ne faccio niente. Me ne rendo conto benissimo. Ma non per questo sono disposta ad auto-censurarmi e a evitare l’argomento.

Torniamo al punto. Era un pomeriggio di luglio, stavo guardando una qualifica come tante, su un circuito che non era mai stato uno dei miei preferiti, ma che comunque non detestavo e non detesto tuttora. Sarebbe assurdo criticare un circuito per qualcosa che non c’entra col circuito e, oggi come oggi, credo che sia inutile criticare chicchessia per quanto è accaduto. Di parole ne ho spese abbastanza all’epoca e, per qualche verso, al giorno d’oggi non saprei cosa dire, che posizione prendere... d’altronde quando due settimane più tardi vidi Barrichello sul gradino più alto del podio con i colori della Brawn GP addosso, compresi che è difficile riuscire sempre a schierarsi pro o contro qualcosa o qualcuno.

Ero sola davanti alla TV, mio padre probabilmente stava preparando l’attrezzatura per la gara di pesca a cui avrebbe partecipato il giorno successivo, mia madre era in casa ma la F1 non le interessa... a poco a poco lo stato di angoscia era passato, come sempre accadeva in queste circostanze. Vedere le vetture in pista è un ottimo antidoto per qualunque stato d’animo negativo, dopotutto...
La Q1 se ne andò così, con Heidfeld, Fisichella, Sutil, Kubica e Alguersuari (che debuttava quel weekend) nelle ultime cinque posizioni... Non c’era niente di profondamente anormale: le Force India non passavano alla Q2, un rookie su una Toro Rosso nemmeno, le BMW dimostravano quanto fossero inconsistenti in quella stagione...

La Q2 sembrava destinata a non riservare troppe sorprese, se non che le vetture giravano su tempi davvero vicini le une alle altre e il rischio di non passare alla Q3 era abbastanza elevato anche per piloti che generalmente passavano oltre. Alla fine comunque non ci furono tanti fatti sconcertanti, se non da un lato vedere Barrichello che non riusciva ad andare oltre la 13esima posizione. Gli altri che non avevano i tempi per accedere alla Q3 erano i piloti della Toyota, Buemi e Piquet.

E poi la Q2 giunse a un termine, il cerchio si chiuse. Vidi una Ferrari conficcata nelle barriere, senza rendermi conto, sul momento, di che cosa fosse realmente accaduto. Notai il casco verde e giallo e compresi che la qualifica di Felipe era finita. Pensai che si trattasse semplicemente di una qualifica finita. Andare avanti era alla sua portata, la cosa mi urtava. Seppure la vettura non era al top, non aveva sfigurato quell’anno, se continuava così avrebbe conservato il volante per la stagione a venire... quell’uscita di pista non ci voleva, sarebbero fioccate critiche... a questo pensavo: all’epoca me ne importava ancora qualcosa, non riuscivo a sbattermene di saccenti opinionisti pronti a cambiare le loro teorie inconfutabili al cambiare del vento.
Ci volle un po’ per rendermi conto di ciò che stavo vedendo e quella Ferrari conficcata nelle barriere mi ricordò l’incidente di Michael Schumacher in Gran Bretagna del 1999. Pensai che le cose erano cambiate, che ora le vetture erano più solide, e questo sicuramente era vero, dal momento che la vettura in sé era pressoché intatta. Mi aggrappai alla speranza che ne uscisse illeso e che il giorno dopo fosse sulla griglia di partenza, sul decimo posto, che sarebbe spettato a chi passava in Q3 ma nell’ultima sessione non poteva far registrare alcun tempo. Ci credevo, anche se il tempo passava lentamente...
Lo scambio di SMS con la mia amica continuava: “ora Massa ha avuto un incidente”, “ah, mi dispiace, ma cosa gli è successo?”, “sembra qualcosa come l’incidente di Schumacher a Silverstone, ma la vettura ha retto meglio”...
Ma poi mi resi conto che di tempo ne stava passando troppo e che da quell’abitacolo Felipe non ne usciva. E non solo: non solo non usciva, ma non c’erano nemmeno segni di movimento.
Ecco, il cerchio si era chiuso, ma si stava aprendo un nuovo cerchio: a Silverstone 1999, Schumacher si sfilò il casco e tentò di uscire dalla vettura, non riuscendoci a causa delle fratture alla gamba, mentre adesso non capitava niente.

Ricordo che vennero mostrati i primi replay. Poi ricordo un’intervista di Barrichello, che disse che non era riuscito a ottenere un buon risultato perché aveva avuto un problema e si era rotto qualcosa nel retrotreno della sua vettura.
Rivedendo le qualifiche con la telecronaca di Sky (le ho trovate su veoh.com) ho scoperto che, diversamente dallo staff della Rai, lì se n’erano già accorti subito che un detrito volante aveva colpito Felipe sul casco. È in HD il filmato e si vede anche la visiera che si rompe.
Quel giorno invece passò un po’ prima che scoprissi il collegamento tra il problema avuto da Barrichello e l’incidente di Massa. Ricordo comunque che, quando vidi il replay che mostrava che Felipe era uscito di pista, i segni delle gomme nella via di fuga, ma soprattutto Felipe che andava a sbattere senza fare il minimo movimento. Rivedere quelle immagini a distanza di tre anni mi fa rabbrividire tanto quanto quel giorno, o forse di più.
Ripensandoci mi pare assurdo. Quella molla che si staccò dalla vettura di Barrichello avrebbe potuto finire ovunque, e invece finì proprio lì, sulla visiera del casco di Felipe. È strano anche pensare a quando Barrichello, quattro settimane più tardi, gareggiò con un casco dedicato a Massa, e in quell’occasione ottenne la sua decima vittoria, dopo cinque anni che non vinceva una gara.

Strano o non strano, assurdo o non assurdo, è successo. Ricordo quel giorno, ricordo quando vidi che Felipe rimaneva immobile dentro l’abitacolo... me lo ricordo perfettamente, con tutti i pensieri che mi passarono per la testa. La verità è che, quando scoprii che cosa gli era successo e vidi che non si muoveva, per più di un attimo pensai che non avesse speranze di sopravvivere a quell’incidente.
Non so dire quando esattamente mi resi conto che era ancora vivo, so soltanto che, a quelle notizie che dicevano che stava bene, non me la sentivo di crederci. Un pilota che sta bene, o che almeno è cosciente, dà qualche segnale. E infatti nel corso del pomeriggio venne fuori la verità: era stato operato per una frattura all’arcata del sopracciglio sinistro. La sera, quando sentii la radio, le notizie erano ancora peggiori: le sue condizioni erano gravi. Il giorno dopo, quando ne parlammo a pranzo, mio padre mi disse che nella notte (soffre d’insonnia) aveva sentito a un TG che Massa era in condizioni critiche e rischiava la vita.
Ricordo una gara caotica il giorno dopo, con una ruota che si staccò dalla vettura di Alonso (che aveva conquistato la pole) dopo un mancato avvitamento al pit-stop e che per fortuna non andò addosso a nessuno. Ricordo polemiche sulla ruota della Renault... e ricordo tante cose

Passarono giorni prima di scoprire che finalmente si era risvegliato dalla condizione di coma farmacologico. Sembrava non avere riportato danni permanenti all’occhio. Ricordo comunque la sera in cui scoprii che si era svegliato, finalmente un momento di sollievo. Sperai con tutta me stessa che potesse tornare in Formula 1 per il gran premio del Brasile, come sembrava. Non fu così e rimasi in attesa del 2010. Ricordo la mia felicità quando era ai box nel gran premio del Brasile, e io che mi ero appena fatta la doccia prima delle qualifiche in salotto avvolta in un asciugamano e con i capelli inzuppati a ottobre, pur di vedere Felipe che veniva intervistato da Stella Bruno. Ricordo quando sventolò la bandiera a scacchi il giorno dopo, fu una sensazione strana, se pensavo che un anno prima quando la bandiera a scacchi era stata esposta lui era stato il prima a passare sul traguardo, in testa alla classifica, dandomi per venti secondi l’illusione che il campionato 2008 fosse suo.

Un momento come quello del 2008 non tornerà mai più, me ne rendo conto... ma quello che conta è che non ricapiti mai più nulla come quello che è successo nel 2009, a nessun pilota.

A volte mi sento chiedere: che cosa ci trovi in lui, che non è più quello di una volta, dopo l’incidente?
Fino a un anno o un anno e mezzo fa avrei risposto che non era vero, che era lo stesso di sempre, e che non avevo motivi per smettere di avere fiducia in lui.
La verità è che non me ne importa se qualcosa in lui è cambiato, se i risultati calano a picco anno dopo anno... Se non mi regala più le emozioni di una volta, questo non cancella le emozioni che mi ha regalato. Guardiamo le cose come stanno: Felipe ha vinto due gare nel 2006, tre nel 2007 e sei nel 2008, risultati che tanti piloti potranno soltanto sognare di raggiungere un giorno, Felipe ha sfiorato il titolo nel 2008, se non fosse venuto a piovere non l’avrebbe sfiorato fino a quel punto, se solo la pioggia si fosse intensificata un minuto più tardi quel mondiale l’avrebbe vinto. Non ha vinto il mondiale, ma a perdere per un punto avendo come avversario il miglior pilota di questa generazione (perché io ritengo che Hamilton sia il migliore tra i piloti attuali) non è un risultato che chiunque può raggiungere.

Un nuovo cerchio si è aperto quel pomeriggio di tre anni fa di cui oggi ricorre l’anniversario, ma ora so quando si chiuderà: il giorno in cui finalmente potrò rivedere Felipe sul gradino più alto del podio. So che molti di voi ora scoppieranno a ridere e diranno che non accadrà mai, ma dopotutto se avrebbe potuto accadere il 25 luglio di un anno dopo, perché escluderlo a priori? E se anche questo cerchio non dovesse chiudersi mai non rinnegherò nulla, non mi pentirò di avere continuato a sostenere il pilota che più di ogni altro mi ha fatto sognare, fin da quel giorno in cui arrivò terzo al Nürburgring e mi resi conto che c’era anche lui. Non aveva mai ottenuto risultati tanto significativi, se non quel terzo posto, ed erano in pochi a credere in lui. Mi resi conto di essere tra quelli che ci credevano e fu una soddisfazione quando mi resi conto che ero io ad avere ragione, stavolta.

Non credo che ci sia altro da aggiungere, se non che il semplice fatto che Felipe sia ritornato in pista qualche mese dopo l’incidente mi basta, tutto il resto è secondario. Continuerò a sostenerlo in qualunque team, in qualunque categoria, qualunque siano i risultati. È questo che un vero tifoso dovrebbe fare, no?

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Milly Sunshine