SOGNO DEL
SABATO POMERIGGIO
(Saturday
Afternoon Dream)
Soltanto nei
sogni possono arrivare momenti in cui si viene proiettati da un luogo all’altro
in un istante. Si tratta di qualcosa di irreale.
A volte i
sogni si confondono con la realtà. Quindi ciò che è irreale può diventare
reale. O almeno si può immaginare che lo sia.
1.
La colonnina
del mercurio era salita in modo esagerato, negli ultimi giorni. O meglio, nelle
ultime settimane. E il calore delle due e un quarto del pomeriggio era tale da
far fondere l’asfalto, in quel pomeriggio d’estate.
– Ma non c’è
la radio su questa macchina? – domandò Federica.
– No, non c’è
– rispose Milù, scuotendo la testa. – Non c’è nessun optional, su questa
macchina. E se vuoi ascoltare qualcosa, ti dovrai accontentare del rumore del
motore.
Le due erano
a bordo di una vecchia Punto carica di ammaccature, immatricolata nel lontano
1998, undici anni prima, e stavano percorrendo una strada provinciale per nulla
affollata.
– Mia mamma
ha detto che siamo pazze ad andarcene in giro a quest’ora con questo caldo –
disse Milù.
Federica
concordò: – In effetti potevamo fare qualcosa di meglio, a quest’ora poi… Il
sabato pomeriggio non è fatto per andare in giro in macchina, soprattutto
quando…
Milù frenò
di colpo. Maledetto gatto, non stava passando nessuno, proprio in quel momento
doveva attraversare di scatto la strada.
–
Quell’animale ha manie suicide – scherzò la ragazza.
– Probabile
– concordò Federica. – Piuttosto, non saremo in ritardo?
– Ma no,
quale ritardo? Claudia ci aspetta per le due e mezza.
– Però
dobbiamo passare a prendere Iole e Serena, che abitano nelle due parti opposte
della città. E poi dovremo trovare parcheggio…
–
Tranquilla, ce la faremo. Io sono un genio del parcheggio!
Milù guardò
davanti a sé con aria indifferente. Era tutt’altro che un genio del parcheggio,
ma non le sembrava il caso di dirlo a Federica in quel momento. Era la prima
volta che la caricava in macchina e non voleva spaventarla. Proprio per quello
aveva cercato di rendere le frenate il più dolci possibile, riuscendovi sempre
tranne nel momento del passaggio del gatto. In quel momento soltanto la cintura
di sicurezza aveva potuto trattenere Federica a stretto contatto con il sedile.
– Piuttosto,
tu che hai sentito Cla, perché ha organizzato questo raduno improvviso? Proprio
oggi, poi…
Milù,
lievemente imbarazzata, cercò invano una risposta plausibile. Non trovandola,
fu costretta a dire la verità.
– È un po’
strano da spiegare. Vedi, Claudia mi ha detto che aveva uno strano
presentimento, e che oggi, verso le due e mezza, dovevamo trovarci, perché si
sentiva che sarebbe successo qualcosa.
– Qui i casi
sono due – decretò Federica. – O era ubriaca, oppure è una veggente.
– Quale
delle due ritieni più probabile?
– Ti dirò
che non mi immagino Cla ubriaca… ma nemmeno veggente.
In quel
momento dalla borsa di Milù, in bilico sul cruscotto, uscì la voce di
Basshunter che cantava “Boten Anna”.
– È la tua
suoneria? – domandò Federica.
– Sì,
proprio quella – rispose Milù. – Potresti guardare chi è che mi sta chiamando?
Federica
cercò dentro la borsa dell’amica il cellulare. Un Nokia a sportellino, nero con
rifiniture grigie, piuttosto malmesso, per via delle continue cadute.
– Ma
cambiare cellulare no? – chiese Federica, quando si accorse che la parte
posteriore e lo sportellino stavano attaccate per puro caso.
– Sì, dovrei
comprarne uno nuovo… ma non ho avuto tempo di questo periodo per pensare al
cellulare.
– Sì, certo,
capisco. Comunque è Iole che ti sta chiamando.
Fece per
passare il cellulare a Milù, che però le disse: – Non posso fermarmi proprio
ora per strada. Rispondi tu.
– Okay, come
vuoi.
Rispose.
– Ehi, ciao,
Iole, sono Fede…
– Ma che ci
fai al telefono di Milù?
– Siamo per
strada. Passiamo a prenderti tra poco.
– Ma siete
già state a prendere Sere?
– No,
passiamo prima da te e poi andiamo da lei.
– Ho capito.
L’ho sentita mezz’ora fa. Era un po’ scocciata dal dovere andare da Cla proprio
oggi pomeriggio a quest’ora. Insomma, alle due c’era ben altro da fare…
– Piuttosto,
tu sei ancora in casa?
– No, sono
uscita già da un po’, perché avevo dei giri da fare.
– Ah, quindi
non sai come sta andando…
– No. E a
causa della bella idea di Cla lo scopriremo tra una vita.
– Ha detto a
Milù che oggi accadrà qualcosa…
Mentre
Federica parlava al telefono, Milù confermò: – Che accadrà qualcosa e che
dovremo essere tutte insieme quando accadrà.
Federica
ripeté il messaggio a Iole, che dall’altro capo del telefono replicò: – Ma che
cosa significa? Che cosa dovrebbe accadere? E dove?
– Non so,
aspetta che lo chiedo a Milù.
Ma Milù non
aveva risposte.
– Mi
dispiace, non ha aggiunto altro. Nemmeno lei sa che cosa deve succedere. Sente
solo che succederà qualcosa.
In realtà
aveva aggiunto qualcos’altro, ma forse non era il caso di parlarne per
telefono. Iole si sarebbe soltanto messa a ridere. Non poteva parlarle di sogni
premonitori altrui, quando lei stessa non credeva nei sogni premonitori.
Federica
ripeté di nuovo le parole di Milù e sentì Iole che esclamava: – Secondo me
Claudia è impazzita all’improvviso.
– Secondo me
siamo più pazze noi che la stiamo assecondando – scherzò Federica.
– Su questo
non ho dubbi – concordò Iole. – Va beh, dai, adesso ti lascio, che mi si sta
scaricando la batteria.
– Va bene,
siamo lì tra un po’.
– Tra un po’
quanto? Claudia ha insistito perché non tardassimo.
– Non
tarderemo. Dieci minuti e siamo lì.
– Anche
cinque – disse Milù.
E Federica:
– Milù dice che arriveremo tra cinque minuti. Io non mi fido più di tanto. Tu
ci stai aspettando in strada?
– Eccome che
vi sto aspettando in strada. Sono davanti al cortile e proprio adesso ho dovuto
schivare il pallone con cui stanno giocando i figli dei miei vicini. Che cosa
ci fanno in cortile alle due del pomeriggio con quaranta gradi all’ombra non lo
so, ma va bene lo stesso… Del resto anche noi potremmo starcene a casa con il
ventilatore acceso… Va beh, mi consolo pensando che tra poco arriverete e mi
rinfrescherò con il condizionatore della macchina.
Federica
rise.
– Aspetta e
spera! Su questo veicolo antiquato non c’è niente di niente. Puoi solo
abbassare i finestrini, e con la manopola, neanche col pulsante!
– Ma che
macchina ha Milù? Una Ford Modello T?
Le due ragazze
risero.
– No, ha una
Punto senza optional – disse Federica, quando riuscì a tornare seria. – Al
posto degli optional, però, ha varie ammaccature.
– Ah,
capisco… Senti, ora la batteria è davvero scarica, devo lasciarti, Fede, a
dopo.
– A dopo.
Federica riattaccò
e infilò di nuovo il cellulare di Milù dentro la borsa.
– Ma quanta
roba hai qui dentro? – le domandò, incuriosita.
– Varia, tra
cui molta che non mi serve adesso.
– L’avevo
notato. Piuttosto, vedo delle Tic Tac Lemon-Mint, posso prenderne una?
– Fai pure
come se fossi a casa tua!
– Grazie
mille.
– Di niente.
Milù non
distoglieva gli occhi dall’asfalto e dalla strada, ma dentro di sé non poteva
negare di avere la mente confusa. Che cosa si era messa in testa Claudia? Le
sarebbe piaciuto tanto saperlo. Le aveva telefonato la notte precedente, verso
le quattro, Milù, che aveva dimenticato
il cellulare acceso, era stata risvegliata dalla voce di Basshunter e dalla
suoneria di “Boten Anna”.
– Per
fortuna ti ho trovata – le aveva detto Claudia, non appena le aveva risposto. –
Federica, Iole e Serena hanno tutte il cellulare spento.
– Mi sembra
anche normale! – aveva esclamato Milù. – Ti rendi conto di che ore sono?
– Non ci ho
fatto caso, ma mi pare le quattro o giù di lì – aveva risposto Claudia, come se
fosse la cosa più normale del mondo mettersi a fare telefonate alle quattro del
mattino. – Per fortuna ti ho trovata. Ma le altre proprio non potevano tenere
il cellulare acceso?
Milù
confermò, con sarcasmo: – Eh, avrebbero proprio dovuto farlo. Casomai in piena
notte tu hai voglia di fare quattro chiacchiere con loro… Dì un po’, Claudia,
tu non dormi la notte? Confessa, in realtà sei uno dei vampiri di “Twilight”,
tu non hai bisogno di dormire… Magari se avessi letto quel libro ti avrei
trovata citata tra le pagine… Peccato che non sono attratta da libri del
genere!
Claudia
rise.
– No, non
sono uno dei vampiri di “Twilight” e in genere dormo, la notte. Ma stanotte è
diverso. Anzi, no, stavo dormendo. Ma poi è capitata una cosa… A Sere, Iole e
Fede ho mandato un SMS per domani. A te, dato che ti ho trovata, ci possiamo
mettere d’accordo di persona. Hai presente il parco che c’è vicino alla via del
mercato? Dobbiamo trovarci là.
– Spero a un
orario normale, non in piena notte.
– No, no,
tranquilla, verso le due e mezza.
– Di notte?!
Stai scherzando, vero?
– No, di
pomeriggio. 14,30. Ma non in ritardo. Dopo deve succedere qualcosa e dobbiamo
esserci tutte.
Milù si era
sorpresa come non mai.
– Deve
succedere qualcosa?! Che cosa?
– Non…
Milù l’aveva
interrotta di scatto: – Aspetta, alle 14,30 hai detto? È fuori discussione. Non
possiamo fare più tardi? Tipo alle tre e mezza, sarebbe perfetto… Ma non a
quell’ora.
– Anch’io ci
ho pensato – le aveva detto Claudia. – Ma non possiamo rimandare. Dobbiamo
trovarci domani pomeriggio alle due e mezza e dobbiamo essere tutte e cinque
insieme. Credo che sia scritto nel nostro destino, Milù…
– Nel nostro
destino? Ma io non ci credo nel destino!
– Allora, se
la vuoi vedere diversamente, non pensare al destino. Pensa solo che domani,
qualunque cosa accada, dobbiamo essere tutte e cinque insieme per le due e
mezza. Mi raccomando, sii puntuale. Siate puntuali, tutte. Venite tutte
insieme.
– Su quello
non c’è problema. Se le altre sono d’accordo, posso passare a prenderle io. Ma
mi puoi spiegare meglio che cosa sta succedendo?
– Non lo so…
– Come
sarebbe a dire che non lo sai? Che cosa ti è successo, Cla? Ti sento un po’
strana, sei sicura di non esserti ubriacata, ieri sera?
– Oh, no,
non mi sono mossa da casa.
– Che cosa
c’entra questo? Ci si può ubriacare anche a casa.
–
Tranquilla, non sono ubriaca. Anch’io sono sorpresa da quello che è successo.
Anzi, ne sono davvero scossa.
– Me ne sono
accorta. Se tu non fossi scossa non mi avresti chiamata alle quattro di notte,
mi pare.
– No, forse
no. Ma non potevo aspettare domani mattina. Come ti ho detto, è una cosa
importante, Milù.
Milù aveva
sospirato.
Aveva
chiesto a Claudia: – Come puoi dire che un presentimento è una cosa importante?
– Non è solo
un presentimento – aveva risposto Claudia. – Si tratta di un sogno, più che
altro.
– Un sogno?
Tu hai sognato che domani pomeriggio accadrà qualcosa? Ebbene, che cosa?
– Non ho
sognato quello che accadrà. Nel sogno mi è stato solo comunicato che qualcosa
accadrà.
– Questa
cosa mi spaventa, Cla. O meglio, tu mi spaventi. Non sapevo che credessi ai
sogni premonitori, e sinceramente mi pare un po’ strano. Se dovessimo credere a
tutto quello che sogniamo…
– Ma io non
credo a tutto quello che sogno! Solo stavolta, che mi sembrava così reale…
– I sogni
sembrano sempre reali.
Claudia non
era stata d’accordo con lei.
– Stavolta
molto più del solito – aveva detto. – Vedi, io mi fido di quello che ho sentito
nel mio sogno. Non potrei non fidarmi di lui. Era così reale, come se fosse
presente lì insieme a me. Nel parco della via del mercato, appunto. Ed è lì che
dobbiamo andare domani. È lì che scoprirò che cosa vuole davvero da me.
– Ma di chi
stai parlando? – le aveva chiesto Milù. – Di qualcuno che ti è apparso in
sogno?
– Sì,
proprio così.
Federica distrasse
Milù dai suoi pensieri.
– La via di
Iole è la prossima, giusto? – le chiese.
– Sì,
proprio la prossima – rispose Milù, avvicinandosi alla linea di mezzeria, dopo
avere inserito la freccia per svoltare a sinistra.
Non fu
necessario fermarsi all’incrocio, nonostante le due ragazze fossero su una
strada senza diritto di precedenza.
– Non c’è
proprio un’anima in giro – osservò Federica.
Aveva
ragione. Le strade erano deserte. Probabilmente la gente era in casa oppure per
sfuggire al calore dell’estate erano andati in qualche centro commerciale con i
canonici diciotto gradi dell’aria condizionata.
– Ecco Iole
– disse Milù, avendo visto l’amica che le aspettava a lato della strada e che
le salutava con un cenno della mano.
Milù
accostò, per poi scendere dall’auto e far salire Iole (come previsto,
l’automobile non era certo una cinque porte).
– Sembra di
entrare in un forno – protestò la nuova arrivata.
– Questo è
il mezzo di cui dispongo – le fece notare Milù, apprestandosi a risalire.
Nel momento
in cui si sistemava sul finestrino e richiudeva la portiera, le tornò in mente
la voce di Claudia, al telefono. E mentre allacciava la cintura di sicurezza,
non poté fare a meno di pensare a ciò che l’amica le aveva detto.
– Lo sai chi
è stato a dirmi quelle cose, apparendomi in sogno?
– A dirti di
darci appuntamento per domani pomeriggio? Sentiamo chi è il pazzo…
– Ma non
dire così! Anzi, mi ha fatto piacere vederlo, in sogno.
– Io
continuo a non capirci niente… Chi era?
Così
finalmente Claudia le aveva svelato la verità.
– Lo vuoi
proprio sapere? Quelle cose me le ha dette Felipe.
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