Per alcune le disgrazie non erano neanche tanto occasionali e oggi parliamo di una di queste, la cui sventura è stata nei personaggi con cui ha avuto a che fare, con uno in particolare con cui si sono toccati livelli di sventura mai visti né prima né dopo, e ci si augura che mai dovranno tornare. Mettete quindi a letto i bambini... ma metteteceli sul serio, perché vi avverto che qui non parliamo di truffatori, mazzette, evasori fiscali e in generale di big money siano essi soldi realmente esistenti oppure spacciati per tali. No, oggi parliamo di quando la Larrousse - team celebre per le livree quantomeno carnevalesche delle monoposto - finì nelle mani di un pluriomicida sotto falsa identità, ricercato dall'Interpol.
Non che fino a quel momento fosse andato tutto bene, per il team, quindi riscopriamone la storia. La scuderia, denominata Larrousse-Calmels, viene fondata nel 1987 dall'ex pilota ed ex team manager della Renault Gerard Larrousse e dall'avvocato Didier Calmels, che si sono conosciuti grazie a un amico il comune, il pilota Philippe Alliot. Calmels si occupa della gestione a livello marketing per i primi due anni di esistenza, poi nel 1989 durante una lite con la moglie le spara, uccidendola, e tenta il suicidio. Finisce in carcere, dove sconterà una pena di solo pochi anni, e Larrousse compra anche le sue quote del team, divenendone unico proprietario. E questo, lo ribadisco, invitandovi nuovamente a mettere a letto i bambini, è niente al confronto con quello che verrà qualche anno dopo.
Per quanto riguarda quello che succede in pista, il team di per sé non sembra neanche andare troppo male. Nel 1987 schiera Alliot full season, il quale ottiene tre punti, grazie a tre sesti posti. Verso fine stagione aggiunge una seconda vettura guidata da Yannick Dalmas e il duo di piloti rimane tale anche per la stagione successia, con due one-off, Aguri Suzuki e Pierre-Henri Raphanel, al posto di Dalmas nelle gare finali. Quest'anno, il secondo con motore Ford Cosworth, dal punto di vista della classifica va peggio, complice il fatto che solo i primi sei prendano punti. Comunque, con eccezione della sola mancata qualificazione di Raphanel al gran premio finale, il team mette due vetture in pista in ogni occasione.
Si passa per due stagioni al motore Lamborghini, prima di tornare nel 1991 al Ford Cosworth. Il 1989 vede un solo punto all'attivo ottenuto da Alliot, mentre Dalmas a stagione in corso viene sostituito prima da Eric Bernard e poi da Michele Alboreto. In questa stagione i risultati non sono sempre all'altezza, ci sono spesso ritiri o addirittura non qualificazioni. Poi arriva il 1990 e il team sale brevemente sul tetto del mondo.
Si va verso la fine della stagione e la coppia di piloti, tutto sommato, ha anche ottenuto qualcosa di positivo: Bernard ha un quarto e due sesti posti, Suzuki ha due sesti posti all'attivo... e il meglio deve ancora venire. Arriva al GP del Giappone, quel famoso gran premio che inizia con un incidente tra Ayrton Senna e Alain Prost e apre la strada a una doppietta Benetton. Alle spalle di Nelson Piquet e Roberto Moreno si classifica proprio Aguri Suzuki, che diviene il primo giapponese a salire sul podio e ottiene l'unico podio nella storia del team. Solo che c'è un problema: il team è iscritto come Larrousse e i telai sono Lola, il che è in violazione del regolamento, che prevede che i telai debbano essere realizzati dal costruttore. Per una questione burocratica, quindi, la scuderia perde - pur conservando i risultati - i punti nella classifica costruttori.
Il 1991 vede ancora la coppia Bernard/Suzuki, ciascuno dei due ottiene un sesto posto e nella gara finale il posto dell'infortunato Bernard viene preso da Bertrand Gachot (che tuttavia non riesce a qualificarsi), che di recente è stato scarcerato dopo la faccenda dello spray urticante e del tassista. Affiancato da Ukyo Katayama nel 1992 - come Larrousse-Venturi e con motori Lamborghini, Gachot ottiene l'unico punto della stagione. I due compagni di squadra, curiosamente, in Giappone sono protagonisti di un incidente che ricorda vagamente quello di Senna e Prost nel 1989.
È proprio nel 1992 che succede la faccenda di cui vi ho anticipato, subito dopo l'uscita di scena della Venturi. Mi sono un po' pentita di avervi chiesto di mandare a letto i bambini, perché effettivamente la parte relativa alle performance avrebbero potuto leggerla anche loro, ma adesso è giunto il momento di mandare a letto anche gli under-18 in generale! Venturi, che possiede una parte del team, ma decide di ritirarsi in corso d'opera, vendendo le proprie quote. Entra così in scena la società Comstock, di proprietà dell'imprenditore tedesco Rainer Walldorf. Tutto regolare, o almeno così sembra: nonostante i proclami su presunti big money in arrivo, Walldorf non è neanche uno di quei banali truffatori che arrivano con dei fondi che in realtà non esistono. Peccato, però, che non lo sia, perché sarebbe senza ombra di dubbio un'opzione ben più auspicabile!
Le sue vicende sono molto torbide e macabre, oltre che lontane nel tempo. Ho fatto il possibile per documentarmi e ho trovato un articolo dell'archivio di Repubblica risalente al 26 gennaio 1993 oltre che una sentenza del tribunale italiano che, diversi anni dopo i fatti, giudicava due complici di "Walldorf", rispettivamente fratello e nipote, non perseguibili per la giustizia italiana in quanto già condannati in Germania per lo stesso reato e già scarcerati dopo avere scontato la pena.
Innanzi tutto il vero nome di Rainer Walldorf è Klaus Walz. Non risulta completamente accertato che si tratti di un ex pilota tedesco omonimo che nel 1979 gareggiò brevemente in Formula Aurora (due partecipazioni). Risulta però accertato che gestisca un traffico di auto di lusso rubate e che, per questioni legate ai suoi affari illeciti, sia ricercato dall'Interpol. Non per questione di auto rubate, ma perché (fonte: articolo di Archivio Repubblica) murati sotto al pavimento di una villa che ha affittato in Portogallo, furono rinvenuto i cadaveri del padrone di casa e di un altro tizio - rispettivamente un olandese e uno svizzero - con cui ha avuto a che fare per affari.
Nell'autunno del 1992 la sua copertura salta, la sua identità è svelata e Klaus Walz divenne ufficialmente ricercato insieme a un tizio che quando lo accompagna sui circuiti si presenta come Patrick Sorajewski e si spaccia per suo genero, invece è il figlio del fratello e si chiama Gordon (googlandolo con nome e data di nascita trovata nella sentenza del tribunale, pare sia stato alcuni anni fa allenatore di una squadra calcistica probabilmente dilettante).
Oltre ai due tizi uccisi in Portogallo, ci sono altri due delitti a carico di "Walldorf" avvenuti in Italia: secondo la sentenza del tribunale in marzo 1989 è stato ucciso un uomo di nome Elvio Burulli a Cornaredo (Milano), secondo Repubblica a dicembre 1989 un meccanico chiamato Antonio Tonetto a Turate (Como).
Secondo la ricostruzione di Repubblica, il delitto di Como sarebbe avvenuto con le modalità descritte dalla sentenza in quello di Milano, quindi potrebbe essere plausibile che Repubblica abbia ricostruito la vicenda dell'uno indicando il nome dell'altro.
Gordon, il padre Peter e un canadese di nome Clemente Rhodius sarebbero quindi stati condannati per l'omicidio di Milano, mentre Repubblica cita il nome di Gordon e un imprecisato canadese senza nome come complici di "Wallford" nell'omicidio di Como, forse erroneamente.
Secondo i fatti esposti nella sentenza del tribunale, "Walldorf" e il canadese hanno tentato di uccidere la vittima dopo averlo chiuso nel bagagliaio di un'auto dando fuoco all'auto stessa, fallito il tentativo, questo sarebbe stato ucciso a colpi di cric.
Il fratello e il nipote di "Wallford" avrebbero avuto rispettivamente il ruolo di narcotizzare la vittima e di andare a prendere in auto i due autori materiali sul luogo del delitto. La vicenda pare venire alla luce nell'estate del 1992 quando il fratello si costituisce in Germania raccontando la dinamica del delitto, dichiarandosi complice e facendo i nomi dei personaggi coinvolti.
Vengono a quel punto emessi dei mandati di cattura che portarono alla rocambolesca fuga di "Wallford". Sfuggito a un tentativo di arresto in Francia, pare facendo esplodere una bomba a mano e sequestrando un agente di polizia, si perdono le sue tracce finché non viene rintracciato in Germania, in un albergo di Monaco di Baviera. Secondo quanto riporta l'articolo trovato su Archivio Repubblica, confermato anche dall'altra fonte, Rainer Walldorf/ Klaus Walz sequestra vari agenti per nove ore tenendoli in ostaggio, durante una sparatoria, si suicida sparandosi per non arrendersi. Ciò avviene esattamente trent'anni fa, il 26 ottobre 1992.
Suo fratello e suo figlio finiscono in carcere in Germania, vengono giudicati colpevoli di complicità e scontano una pena di pochi anni. Il canadese, invece, è processato in Italia dove, secondo quanto riportato da alcuni articoli usciti nel 2012, è condannato all'ergastolo. Non ci sono però fonti certe che lo confermino.
Arriviamo così al termine di questa vicenda dalle tinte molto cupe, che come potrete tranquillamente immaginare non incide molto in positivo sull'immagine della scuderia Larrousse, che viene ribattezzata dalla stampa "Murder Racing". Gerard Larrousse tenta di mandare avanti la scuderia, disputando ancora due stagioni, nel 1993 con motori Lamborghini e nel 1994 con motori Ford. Nel 1993 torna Alliot, che ottiene un quinto posto, prima di essere sostituito a fine stagione da Toshio Suzuki, che non è parente di Aguri. Al suo fianco Erik Comas, che ottiene un sesto posto e che nella stagione successiva arriverà ancora due volte sesto - ultimi due arrivi a punti della Larrousse - prima di essere sostituito one-off da Jean-Denis Deletraz.
L'altro pilota della squadra è, inizialmente, Olivier Beretta, che viene poi rimpiazzato da Philippe Alliot, Yannick Dalmas e in seguito Hideki Noda nel corso della stagione. Come potete tranquillamente immaginare, questi cambi di line-up significano una sola cosa, ovvero che la squadra è in nette difficoltà finanziarie e che - invece di rivolgersi a potenziali altri criminali! - cerca finanziamenti in modo classico da sponsor one-off e/o pay driver per finire la stagione. Sarà l'ultima: nel 1995 dovrebbe correre con Eric Bernard e Christophe Bouchut, ma inizia saltando le prime gare extra-europee. Quando arrivano quelle europee, invece di debuttare dichiara bancarotta.
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