È venerdì e sono passate esattamente cinque settimane da quel venerdì 22 marzo in cui ho iniziato a pensare per la prima volta di scrivere questo post. Se non l'ho fatto è solo perché per certi argomenti non trovo le parole e, paradossalmente, più il tempo passa e più mi devo sforzare per non trovarle. Inizierò parlando di un vecchio tormentone, che all'epoca in cui non esistevano i social media passava addirittura per un pre-gara sulla Rai.
Era il lontano 2005 e tutto ciò che pensavo era che la Renault era figa e stylish, perché era la degna erede della Benetton, il team che aveva catturato la mia attenzione durante l'infanzia e, giusto per chiarire il concetto, più o meno all'epoca in cui la Benetton vinceva una gara all'anno e in cui nessuno ipotizzava neanche lontanamente che potesse vincere dei mondiali. Per intenderci, ero simpatizzante della Renault, McLaren hater fino al midollo, convinta che servisse un po' di cambiamento dopo cinque mondiali di fila vinti dalla Ferrari, convinta che Michael Schumacher fosse a fine carriera e che qualcosa si stesse muovendo verso le nuove generazioni: ero convinta che, come tifosa, sarei diventata qualcosa di molto lontano da quella che ero destinata a diventare negli anni a venire.
Penso che fosse il pre-gara del GP di Monza, quando si parlava dell'ingaggio di Felipe Massa da parte della Ferrari per il 2006. Ora, non so se sto dicendo il vero o se i tredici anni e sette mesi che mi separano da quel momento mi abbiano confuso le idee, ma ricordo che venne mostrata una vignetta uscita su qualche giornale, commentata con la frase "non sarà un numero due".
Giusto per chiarire il concetto, si stava parlando di Massa, che andava ad affiancare Schumacher in Ferrari. Schumacher era considerato una sorta di dio, Massa era brasiliano e quindi era considerato una sorta di Barrichello dove "una sorta di Barrichello" e l'idea che la gente aveva di Barrichello era quella di uno da prendere per i fondelli, nonostante a guardarci bene a distanza di anni era semplicemente una seconda guida dai risultati di alto livello, capace di arrivare secondo quando Schumacher vinceva, di vincere le gare in cui Schumacher era senza speranze e di dare il proprio contributo alla vittoria del titolo costruttori.
All'epoca non me ne fregava molto di Massa: per me era soltanto uno che stava sulla Sauber, ovvero uno che non poteva competere neanche per qualche podio occasionale, ovvero inesistente. Figurarsi se sapevo che quella era probabilmente una battuta sul fatto che il suo manager fosse Nicholas Todt, figlio di Jean Todt.
Per anni la reputazione di Nicholas Todt e dei suoi piloti è stata marchiata. Per motivi che mi sfuggono è esistita a partire dal 2005 una scuola di pensiero che si estendeva a macchia d'olio a proposito del fatto che Nicholas Todt per mestiere andasse a raccattare piloti scarsi, li portasse in Formula 1 e avesse l'obiettivo di portarli in Ferrari con lo scopo di rubare il volante a piloti veramente meritevoli, dove per "piloti veramente meritevoli" intendo esattamente quello che ho detto, ovvero non identificati come Tizio, Caio o Sempronio, ma proprio come gente che non aveva un'identità ben precisa.
Certi risultati non particolarmente esaltati ottenuti da Massa quando faceva coppia con Alonso non hanno fatto altro che contribuire maggiormente alla diffusione di questa storiella, anche sul web, sempre più frequentato e sempre più luogo di aggregazione per gente che sentiva il bisogno di parlare senza necessariamente avere qualcosa di utile da dire.
Era l'epoca in cui Massa e Alonso facevano coppia in Ferrari, quindi tecnicamente l'epoca in cui la vera causa di tutti i mali era la molla che Massa aveva ricevuto in testa: vigeva infatti la convinzione generale che Massa qualcosa di buono l'avesse concluso, prima della molla, e che fosse destinato a non concluderlo mai dopo la molla.
Era una visione molto semplicistica della situazione, cosa che personalmente credo di avere detto anche prima che Massa passasse alla Williams e dimostrasse che almeno per stare in Williams i numeri ce li aveva, ma si basava comunque su un concetto di PRIMA e DOPO. Massa era diventato troppo scarso per la Ferrari DOPO e non lo era PRIMA, ma al contempo veniva affermato che lo era anche PRIMA, quando era arrivato in Ferrari "solo perché Nicholas Todt è il suo manager!!!11!!!!1" e per estensione chiunque altro avesse la sua stessa carriera doveva essere tale e quale a lui. Non che arrivassero in Ferrari anche altri piloti con lo stesso manager, ma quello non era rilevante. Peraltro non per tutti i piloti gestiti da Nicholas Todt si parlava del fatto che fossero gestiti da Nicholas Todt: per intenderci, è o era anche il manager di un certo pilota criticato perché faceva troppihhhh incidentihhhh!!11!!!1! ed era sponsorizzato dai petrolierihhhh venezuelanihhhh!!!1!!11!!11!, ma qualcuno ne ha mai parlato? No, perché in quello specifico caso parlare degli incidenti e dei petrolieri venezuelani era più stylish. È un po' il caso di Schumacher che quando stava in Ferrari veniva criticato perché non parlava l'italiano o perché in un secondo momento lo parlava male: se Schumacher avesse ballato la lap-dance ubriaco o, sempre ubriaco, fosse caduto da una barca, con tutta probabilità a nessuno sarebbe importato un fico secco della sua conoscenza dell'italiano, ma gli avrebbero dato dell'ubriacone a dieci o quindici anni di distanza da quei fatti, come mi pare che sia successo a qualcun altro.
Lo scorso 22 marzo è successa una cosa che non avevo previsto. Sono andata su Twitter a cercare dei post sul ventesimo compleanno di Mick Schumacher e ho trovato qualcosa che non mi sarei mai aspettata: la notizia che, già da un paio di mesi, Mick Schumacher aveva ingaggiato Nicholas Todt o come manager o come qualcosa di simile. Nessuno ovviamente ne aveva mai parlato: si tratta del figlio di Michael Schumacher e come figlio di Michael Schumacher viene catalogato, quindi che bisogno c'è di parlare del suo manager? la notizia può essere tranquillamente ignorata.
Quello che non mi ha colpito non è stata la notizia in sé, ma il tono di alcuni post che commentavano la notizia. Cose come: OMG!!11!!! MICK SCHUMACHER HA LO STESSO MANAGER DI CHARLES LECLERC!!111!!11! SANTOHHHH SUBITOHHHH!!!11!!! PREDESTINATOHHHH!!11!!!1 LO VOGLIAMO IN FERRARIHHHH SUBITOHHHH INSIEME A LECLERC!!!11!!11!
Ci sono rimasta di sasso, non perché ci sia gente che sostiene che Mick Schumacher dovrebbe andare in Ferrari subito insieme a Leclerc: quello è semplicemente non avere mai visto una gara di nessuna serie minore in tutta la propria esistenza e di avere deciso che tra la corrente di pensiero "Schumacher Jr è un fenomenohhhh!!!11!!!" e la corrente di pensiero "c'è gente che dice che Schumacher Jr è un fenomenohhhh e siccome non esistono le vie di mezzo è sicuramente uno scarsohhhh!1!111!!" si voleva aderire alla prima delle due.
Ci sono rimasta di sasso perché ho passato anni a fare ironia su un certo tipo di non-cultura, ho passato anni a commentare la teoria generale secondo cui tutti i piloti gestiti da Nicholas Todt fossero degli scarsi. Da tifosa di Massa (colpo di fulmine risalente al GP d'Europa 2006, con la consacrazione definitiva all'epoca della tuta verde in Brasile 2006), non lo facevo per Massa.
Lo facevo per gli altri, che non meritavano di essere tacciati come inadeguati per la Formula 1 (cosa che Massa negli ultimi anni di carriera peraltro ha dimostrato di non essere, facendo delle buone gare specie nel periodo 2015/2016) sulla base del fatto che avessero lo stesso manager di un pilota che non stava rendendo al meglio in un top team.
Ero convinta, a quei tempi, che la mia motorsport crush strascico della mia adolescenza fosse destinata a terminare una volta per tutte quando Massa si fosse ritirato e che, dopo di lui, o contemporaneamente a lui ma in altre zone della griglia di partenza non potesse esserci nessun suo successore, per me.
Poi ho capito. Ho capito che qualcuno che vedevo come successore di Massa, a causa di questa storia, già c'era. Sentivo dentro di me che un giorno o l'altro sarebbe arrivato un pilota gestito da Nicholas Todt capace di mettere a tacere almeno i più ignoranti tra i tifosi da bar. La faccenda Todt Jr, a poco a poco, diveniva sempre meno rilevante, sempre meno al centro dell'attenzione, forse perché dopotutto Massa aveva lasciato la Ferrari e quindi non era più il malehhhh assolutohhhh, anzi, era uno che i suoi stessi detrattori si ritrovavano a tifare nella speranza che andasse a podio, quando i piloti Ferrari sul podio proprio non ci potevano andare, perché non è che fossero esattamente tempi d'oro.
Arrivati a un certo punto la faccenda Todt Jr è stata messa in fretta e furia in un cassetto, divenendo qualcosa di innominabile. Eppure, dentro di me, ho sempre avuto la certezza che prima o poi sarebbe sbucata fuori un'altra volta. Guardavo a quell'ipotesi quasi con orrore, senza rendermi conto che forse la soluzione migliore sarebbe stata proprio quella.
Per ironia della sorte adesso in Ferrari c'è davvero un pilota gestito da Nicholas Todt, che viene portato su un piedistallo, amato e adorato da tutti. Rimane un grande dubbio esistenziale che è "per quanto tempo?" ma preferisco non pensare al futuro. Magari per una volta il "suo" fanbase potrebbe addirittura arrivare a trovare un po' di coerenza, ma preferisco non pensare a quello che potrebbe succedere.
Dei vecchi tempi non se ne parla più, perché tutto quello che succedeva prima dell'avvento di Leclerc erano secoli bui in cui l'umanità non aveva ancora raggiunto il proprio splendore. Il peggio è che un giorno o l'altro dovrò arrivare a mostrare degli screenshot di quello che scrivevo di Leclerc la prima volta in cui ho visto una sua intervista al telegiornale, alla presentazione della Sauber 2018, per non essere tacciata di appartenere a quella gang di ultrà. L'idea di dovermi un giorno giustificare e di spiegare che a quasi trent'anni ho provato un altro colpo di fulmine motoristico adolescenziale non mi piace molto, ma alla fine le cose succedono e basta lasciarle succedere. Leclerc mi aveva fatto una gran impressione come pilota in F2, mi è sembrata la realizzazione di un destino ancora incompiuto prima ancora di debuttare in Formula 1 e grazie al cielo è arrivato in Ferrari in un'epoca in cui per le squadre non provo né odio né amore.
Ciò che mi disturba e che probabilmente mi disturberà ancora per molto tempo è il modo in cui né in passato né adesso si sia mai considerato Nicholas Todt come un semplice elemento del tutto, uno che non aveva bisogno di essere commentato, allo stesso modo in cui non c'era bisogno di commentare i manager degli altri piloti. Ecco, appunto, fate uno sforzo d'immaginazione: quanti manager di quanti piloti sareste in grado di nominare? Probabilmente Willi Weber, ex storico manager dei fratelli Schumacher, probabilmente Sabine Kehm, divenuta in seguito manager di Michael Schumacher, forse Oksana cognome-interminabile che era "l'unica manager donna", quella di Petrov, all'epoca in cui la Kehm era già manager di Schumacher e mi interrogavo sul suo genere, forse un altro o due se siete più nerd di me, dopodiché il nulla cosmico.
A volte il nulla cosmico è d'aiuto, più di questi repentini e improvvisi cambi d'opinione... perché va bene, voglio avere fiducia nel genere umano e pensare che la Todt-Jr-mania derivi dall'amore incondizionato che l'intera popolazione mondiale sembra provare per Charles Leclerc.
Il problema, però, è che non nutro un briciolo di fiducia nel genere umano. A scanso di equivoci, ci tengo a precisare che ho sempre pensato che un giorno o l'altro potesse esserci qualcuno che potesse mettere fine a quella storiella, se fosse riuscito a farsi amare e rispettare passando in Ferrari e avendo risultati di spessore. Tuttavia erano altri tempi, in cui non pensavo che ci fosse un altro modo per passare in un istante dall'essere odiato e screditato all'essere amato e rispettato. Credo che sia quest'ultima la realtà che stiamo vivendo.
Letture correlate consigliate (non lo faccio mai, ma credo che qui sia d'aiuto):
> "L’eterna scissione e l’eterna fusione tra intelletto e ignoranza: la Formula 1 e i discorsi da bar virtuale al tempo dei mille pesi e delle mille misure [X]" - in linea di massima la tematica trattata è quella;
> "Intelletto e ignoranza continuano a fondersi: quando i discorsi da bar virtuale al tempo dei mille pesi e delle mille misure si estendono alle serie minori [X]" - qui ci spostiamo decisamente, ma una linea comune si può trovare;
> nonostante io sia convinta che il mio stile sia molto migliorato in seguito, vi rimando infine al "Commento al Gran Premio della Malesia 2013 [X]" - tra parentesi, è sempre bello osservare che quando al volante di una Redbull Vettel superò Webber nonostante il team gli avesse detto di stare dietro era uno schifosohhhh assassinohhhh mentre quando Leclerc in Bahrein ha fatto la stessa cosa al volante di una Ferrari era un idolohhhh delle folle, ma vi rimando a questo commento solo per un'osservazione alla cazzum che avevo fatto in modo totalmente random, che potrebbe essere illuminante.
MILLY SUNSHINE // Mentre la Formula 1 dei "miei tempi" diventa vintage, spesso scrivo di quella ancora più vintage. Aspetto con pazienza le differite di quella attuale, ma sogno ancora uno "scattano le vetture" alle 14.00 in punto. I miei commenti ironici erano una parodia della realtà, ma la realtà sembra sempre più una parodia dei miei commenti ironici. Sono innamorata della F1 anni '70/80, anche se agli albori del blog ero molto anni '90. Scrivo anche di Indycar, Formula E, formule minori.
Nessun commento:
Posta un commento
Grazie per essere arrivato/a fino in fondo. Se vuoi, fammi cosa ne pensi con un commento. :-) Puoi farlo anche in maniera anonima.
Se sei capitato/a qui per caso ti invito a visitare il mio blog, in particolare le etichette "Commenti ai GP" e "F1 vintage".
Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.
Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3
Milly Sunshine