Era un articolo pubblicato su un blog motoristico gestito
abbastanza seriamente (dove per “gestito abbastanza seriamente” intendo
“gestito da ottimi web-designer e tenuto aggiornato”) e, dato che chi ben
comincia è a metà dell’opera, l’articolo iniziava con un titolo che conteneva
un insulto al pilota di cui andava a parlare. Certo, si trattava di un insulto
velato, non un “il pilota X è una merdaccia”, ma non c’è dubbio che si
trattasse di un insulto velato. Anche il contenuto dell’articolo era in linea
con il titolo: spiegava basandosi su un’argomentazione arrampicata sugli
specchi e dando un’interpretazione abbastanza fantasiosa di un paio di eventi
che lo riguardavano, perché il pilota X si meritasse l’insulto del titolo. Si
parlava di risultati, gare o posizioni in classifica? No way. Il pilota X
meritava di essere insultato così, a caso, quando non era capitato peraltro
nulla di particolarmente rilevante in ottica blog fanboy friendly che lo
riguardasse.
Era un articolo vecchio, di alcuni anni fa. Le cose sono
cambiate parecchio, nel corso del tempo, e gli opinion leader del motorsport
hanno cambiato la loro visione delle cose. Nel tardo 2014 erano in molti ad
affermare di avere sempre apprezzato il pilota X. Nel 2015 quelli che avevano
sempre apprezzato il pilota X si erano già moltiplicati esponenzialmente.
Commenti del tipo “fin dalla prima volta in cui l’ho visto gareggiare ho capito
che sarebbe stato bellissimo vederlo in Ferrari” erano all’ordine del giorno.
Ecco, è questa la cosa che mi fa irritare profondamente:
che le orde di fan accaniti che diventano fan accaniti nel momento in cui
diventare fan accaniti di qualcuno diviene fashion non facciano mai un passo
indietro e non dicano “sì, ho sparso quintali di merda su questo pilota, in
passato, ma mi sono accorto di essermi sbagliato”. No, niente, nel momento del
bisogno certe critiche un tempo dilaganti vengono dimenticate in trenta secondi
contati e non se ne parla più. Credo che questa ipocrisia galoppante sia il
lato più trash del comportamento di certi tifosi trash.
Bene, ora possiamo archiviare la pratica precedente senza
aggiungere nulla se “chi ha orecchie intenda” e passare al nocciolo della
questione, ovvero al fulcro di questo topic.
Ho sempre avuto, fin da piccola, la propensione a parlare
di Formula 1. Quando avevo da poco raggiunto la drinking age americana è
iniziata la mia storia come Lady Benetton, come mi facevo chiamare all’epoca,
poi divenuta Milly Sunshine. Da lì ho finalmente avuto occasione di discutere
di Formula 1 con persone a cui la Formula 1 interessava davvero. Se fossi
vissuta qualche decennio prima, probabilmente avrei dovuto accontentarmi di
parlarne al bar e, viste le poche volte in cui ho guardato gare di Formula 1 al
bar, non avrei avuto modo di confrontarmi con quel mix micidiale di serietà e
trash che di confonde sulle pagine web. Sì, perché sul web si può essere
intellettuali e tifosi da stadio nello stesso momento e, in tutta onestà,
anch’io lo sono stata in passato.
Anch’io ho criticato a caso ed è una fortuna che sul web
ci sia arrivata a 20+ anni, invece che prima, perché almeno le cazzate che ho
scritto pubblicamente sono di meno di quelle che ho scritto in privato negli
anni precedenti. Anch’io ho cambiato idea su certi team o certi piloti o certi
soggetti del mondo del motorsport, a volte anche del tutto ingiustificatamente.
Nel 2015, quando è iniziato il campionato di Indycar, mi sono ritrovata una
tarda serata a tifare spudoratamente per Montoya. Però non ho mai avuto il coraggio
di andare in giro ad affermare di averlo sempre tifato, di non avere mai
scritto o pensato nulla di negativo di lui o quant’altro. Anzi, è l’ultima cosa
che farei. Montoya è il mio villain preferito (anche se, diciamola tutta, in
Indycar/Nascar non è che faccia proprio la figura del villain... Montoya è uno
che ogni tanto va fuori dagli schemi e, in un contesto in cui, soprattutto in
Nascar, c’è chi va fuori dagli schemi 24/7, tutto sommato Montoya potrebbe
quasi sembrare un role model).
Mi sono sempre sentita bene nel parlare di Formula 1 e la
prima volta che l’ho fatto è stato un paio di mesi prima di compiere sei anni,
un pomeriggio, con la mia maestra d’asilo, che presumo non seguisse nemmeno la
Formula 1.
Sintesi della gara: il pilota che parte dalla pole rimane
in testa, quello che parte secondo rimane secondo, almeno finché non supera
l’altro tramite pitstop, dato che l’altra squadra ha pasticciato facendo un
pitstop più lungo del dovuto. Il pilota partito secondo è adesso in testa
seguito dall’altro, che ci rimane finché non finisce per prati per i cavoli
suoi. Nessuna posizione di spicco cambia nel corso della gara, che viene
movimentata da un incidente capitato nelle retrovie, innescato da un pilota con
poca esperienza e con una reputazione non proprio positiva. Probabilmente il
giorno dopo la gente al bar commentava la gara così (e allo stesso modo
l’avrebbe commentata sul web se il web fosse stato nazionalpopolare): “hai
visto il gran premio ieri sera?”, “sì, è stato noiosissimo, non ci sono stati i
sorpassihhhh, non ci sono stati i duellihhhh e la Ferrari è arrivata solo
terzahhhh e doppiatahhhh... la colpa è tutta del kers e del DRS, mica come
succedeva ai tempi di Senna e Schumacher”, “peccato che il kers e il DRS
debbano essere ancora inventati e che i piloti partiti in prima fila erano
proprio Senna e Schumacher”.
Ebbene sì, ho avuto la fortuna di raccontare alla mia
maestra d’asilo proprio l’unico gran premio in cui c’è stato un duello per la
vittoria tra Senna e Schumacher, seppure a distanza. In fin dei conti, vista la
sintesi fatta nel paragrafo precedente, non è che la Formula 1 dell’epoca fosse
poi così tanto diversa da quella attuale. Anzi, dalla ricostruzione che ho
fatto sembra che anche i pitstop della Williams non fossero tanto diversi da
quelli attuali, ma questo è un altro discorso.
Nel corso degli anni non ho avuto molte chance di parlare
di Formula 1. Nel 2004 per la prima volta nella mia vita trovai una persona con
cui parlare di Formula 1 sul web.
Ci scrivemmo qualche email. Ci eravamo scambiate il
contatto su una piattaforma di simil-blog che al giorno d’oggi non esiste più
nemmeno in copia cache e non esiste più da anni. Si chiamava MioDiario ed era
un servizio offerto da Jumpy.it, ci avevo aperto un profilo in cui postavo cose
random (e sono molto felice che quel sito non esista più da molti anni) e ne
avevo aperto un altro per parlare di Formula 1, su cui scrissi comunque pochi
post. In uno di quelli avevo parlato di un ipotetico ritorno di Hakkinen.
Non ricordo come si chiamasse la ragazza che mi aveva
lasciato il suo indirizzo email, non ho più nessuna delle sue vecchie email
perché l’indirizzo email che usavo all’epoca fu cancellato per inutilizzo molti
anni fa, perché l’hard disc del computer che usavo all’epoca smise di
funzionare più o meno nel 2005, perché ci sentimmo per pochissimo tempo e
perché in realtà non è che ci parlammo molto di noi. Ricordo che avevamo più o
meno la stessa età, penso che fosse più vecchia di me di un anno.
Avevamo un approccio molto diverso, nel seguire la
Formula 1: io all’epoca facevo affidamento sulla Rai e sul televideo, lei
seguiva molto anche il web e mi aveva detto di avere letto molti libri sulla
Formula 1 perché aveva iniziato a seguirla solo in anni recenti e voleva
aggiornarsi. Lei era una tifosa di Raikkonen, io non ritenevo molto utile,
all’epoca, tifare per qualcuno perché tanto vinceva sempre la Ferrari, in ogni
caso, ma consideravo Alonso e Button due piloti potenzialmente vincenti.
All’epoca non mi interessava molto di chi arrivasse giù dal podio e spesso
nemmeno di chi stesse sui gradini più bassi del podio. Parlammo del fatto che
Raikkonen mi ricordava Hakkinen. Lei mi disse che lei non faceva questo genere
di associazione perché Raikkonen aveva molto più feeling con l’alcool di quanto
non ne avesse avuto Hakkinen ai suoi tempi. Fu quella la prima volta in cui
lessi i termini “Raikkonen” e “alcool” nella stessa frase. Io pronosticai un
imminente vittoria del titolo di Alonso in Renault, lei disse che lo riteneva
molto improbabile e che secondo lei Raikkonen avrebbe vinto dei titoli in
McLaren, cosa di cui io dubitavo. Eh, mia cara, due a zero per me (NB. so che
probabilmente non leggerai mai questo post, ma se per caso dovessi riconoscerti
in quest’ultimo paragrafo, batti un colpo - possibilmente non un colpo di
bottiglia sulla mia testa).
Finita questa “corrispondenza” ebbi la fortuna di
diventare amica, durante l’anno scolastico 2005/2006, di un mio nuovo compagno
di classe che prima conoscevo solo di vista perché era il fratello di una mia
ex compagna di classe. Con lui parlavo spesso di Formula 1. Ne parliamo
tuttora, quando ci vediamo, o almeno ne abbiamo parlato in uno dei nostri
incontri recenti, incontri recenti che sono stati pochi nel corso degli ultimi
anni. Nel 2007 iniziai a scrivere i commenti ai gran premi, che inviavo
all’amica improvvisatasi fangirl di Raikkonen, e in generale nel periodo
2006/2007 iniziai a guardarmi intorno anche in rete.
Lo dico, lo affermo e lo ribadisco: quando sono approdata
in rete, come lettrice, l’ho fatto forse in uno dei momenti più terribili per
mettersi a leggere commenti sui blog motoristici... perché sì, più che gli
articoli stessi mi piaceva leggere i commenti e talvolta rimanevo al PC fino a
tardi (tardi per gli standard dell’epoca, in cui quando non facevo tardi andavo
a letto verso mezzanotte dato che durante la settimana mi alzavo alle sei e
mezza di mattina o, quando iniziai l’università, spesso anche solo alle sei),
andando a letto piuttosto contrariata per quello che avevo visto.
Giusto per illustrare un po’ la situazione: la Ferrari
era generalmente in lotta per il titolo, la McLaren non stava molto lontana,
c’erano polemiche dilaganti, piloti con un’elevata schiera di hater (tipo
Coulthard o Montoya) non stavano cavando un ragno dal buco per i fanboy
standards... infine, ciliegina sulla torta, erano passati solo nove/dieci anni
da Jerez 1997, ne erano passati solo diciassette/diciotto da Suzuka 1989/1990, gli
incidenti capitati in quelle circostanze venivano tirati fuori a ogni soffio di
vento e inseriti puntualmente nei commenti, dopo i primi commenti si iniziava a
parlare di cose che non c’entravano niente con l’argomento iniziale del post,
infine si evolveva verso il nulla cosmico inerpicandosi in discussioni del tipo
“chi è stato il pilota più forte di tutti i tempi” o, giusto per non farsi
mancare quel pizzico di intelletto e ignoranza che andavano a braccetto, “chi è
stato il pilota più forte di tutti i tempi tra Senna e Schumacher”.
Tutto sommato al giorno d’oggi la situazione è più
tranquilla. I “tempi di Senna” e i “tempi di Schumacher” attualmente sono
passati da un bel po’ e gran parte della gente che frequenta i blog motoristici
per scrivere commenti da bar faticherebbe a collocarli temporalmente, la gente
non si ricorda nemmeno che a Jerez venissero disputati dei gran premi e gran
parte delle cose random che venivano citate a caso relativamente agli anni ’90
sono finite nel dimenticatoio. Dopotutto ai giorni nostri ci ricordiamo della
Jessica e della Scherzy, chi se ne frega del presunto triangolo che aveva a che
vedere con uno che aveva un sacco di nomi che iniziano per H e un cognome che
suona come “Friendzone”. Dubito, peraltro, che i tifosi da bar virtuale di oggi
sappiano di chi stiamo parlando.
Agli albori del 2007, poi, capitò un fatto un po’ fuori
dagli schemi. Era l’epoca in cui ero una Massa-fan in erba (non nel senso che
fumassi, sia chiaro) ed ero iscritta da anni a un sito di chat che non
frequentavo più. Un’amica di scuola, anch’essa iscritta a quel sito, mi segnalò
che sul forum del sito c’era un topic sulla Formula 1. Io entrai in quel sito e
mi ritrovai immersa in una discussione di questo stampo: “avete visto il pilota
nuovo della McLaren, secondo voi va forte come Alonso e merita di vincere il
titolo?” Mi dilettai in un discorso sul confronto tra Alonso e Hamilton,
invitando a dare tempo al tempo. Il succo del mio discorso era: “vediamo come
procede questo campionato, su chi secondo me se lo merita di più prenderò una
posizione più avanti nel campionato”. Non l’avessi mai fatto. Nonostante
all’epoca fossi una McLaren hater accanita, venni accusata di “tifare solo per
chi vince” e di volere tifare tra i due chi avesse fatto più punti. La mia
risposta fu qualcosa che suonava come: “e se ti dicessi che tifo per Sato?
posso riconoscere le doti dei piloti anche senza doverli per forza tifare e
senza dovere tifare piloti al volante della McLaren”.
Questo fu uno dei due motivi per cui, per lungo tempo,
decisi di non iscrivermi mai a nessun blog motoristico. L’altro motivo fu per
questioni pratiche. Su quello che frequentavo come lettrice nel 2007 un utente
accusò, in un commento, il sito di scrivere articoli con toni volutamente
forti, allo scopo di generare flame e, di conseguenza, un maggior numero di
commenti e di visite per guadagnare di più tramite i banner pubblicitari.
Decisi che non volevo contribuire in nessun modo ad arricchire questo blog motoristico
(che tra parentesi, è proprio quello su cui sono capitata qualche sera fa, dove
ho letto quell’articolo con un insulto nel titolo) e non creai mai un account.
Mi consolai un paio d’anni più tardi con Answers Yahoo,
anche se c’è da dire che a quell’epoca non stavo tanto su internet. La mia
frequenza su internet si intensificò proprio con Answers Yahoo, sito di cui
potrei parlare all’infinito, ma di cui evito di parlare per diverse ragioni: 1)
Answers Yahoo è un sito dove la gente va al 90% per cazzeggiare, non per
discutere seriamente degli argomenti, quindi chiaramente anche il livello
qualitativo della categoria Formula 1 non poteva essere così tanto elevato, 2)
su Answers Yahoo i troll si moltiplicano come cavallette, quindi è difficile
capire chi ci vada per parlare sul serio e chi per altre ragioni, mentre sui
siti più seri l’utenza che pensa davvero quello che scrive è la maggioranza.
Nel tardo 2009 venne alla luce Lady B, la Milly Sunshine
che sta scrivendo questo post. Tra il mio impegno con il forum e la mia
decisione di scrivere anche un blog ho finalmente concretizzato il mio
desiderio di parlare di Formula 1. Mi ritengo fortunata: il forum che
amministro è uno spazio abbastanza costruttivo, insomma, non uno di quei posti
in cui si leggono affermazioni del tipo “solo i decerebrati seguono la Formula
1 al giorno d’oggi” o “se tifi per Tizio o per Caio sei una merdaccia”. Ammetto
di essere ben lieta di essere lontana anni luce da questo genere di
comportamenti.
Nonostante dal 2010 in poi la mia presenza in rete sia
stata più per contribuire costruttivamente alla vita da “fandom”, invece che
per fare la lettrice solitaria, mi è capitato di tanto in tanto di leggere i
blog motoristici che un tempo frequentavo in passato. Ne ho scoperti anche altri,
conoscendoli grazie all’avere imparato a usare Google quando mi serve e grazie
all’interazione con altri appassionati di motori.
Guess what? Nonostante dall’epoca della spy-story e della
rivalità Alonso vs Hamilton in poi si siano progressivamente calmate le acque, eventi
che hanno catalizzato l’attenzione ce ne sono stati e nel corso degli anni ne
ho lette di cotte e di crude, alcune delle quali sono state abbondantemente
parodizzate nei miei commenti ai gran premi.
Quando Schumacher passò in Mercedes ci fu da divertirsi
parecchio. Su uno dei blog motoristici c’era uno che interveniva in tutti gli
articoli su di lui con dei post in cui lo screditava scrivendo in poesia. Accadde
per mesi. Ci furono tifosi di Schumacher che risposero mettendosi a loro volta
a scrivere in poesia. Il momento più culturalmente ignorante fu però quello in
cui della gente si mise a commentare le performance in pista dei piloti
Mercedes sostenendo che Rosberg avesse fatto più punti di Schumacher perché era
bello, simpatico e parlava bene l’italiano.
Poi dopo Alonso Culonso veniva Vettel Kulettel o, per
essere più educati, Fortunettel, i mondiali continuavano ad essere vinti per
culo e non per merito rendendoli falsati e quant’altro...
Poi, in tempi recenti, è arrivato il dibattito sull’halo
e ho iniziato a rimpiangere tutto il resto, perché sì, forse quelli erano bei
tempi.
Ora, per chiudere in bellezza, parliamo un attimo del titolo di questo post. Perché mille pesi e mille misure? Essenzialmente perché, dopo anni e anni, mi sono resa conto che parlare di “double standards” potrebbe essere limitativo. Ciascun caso viene valutato a sé, quindi non ci sono due pesi e due misure, ma infiniti pesi e infinite misure.
La specie umana è varia e, in quanto umani, anche i piloti vengono valutati in modo diverso l’uno dall’altro. È la ragione per cui i duellihhhh e i sorpassihhhh sono emozionanti e danno spettacolo solo se l’esito di tali duelli o di tali sorpassi è quello che volevamo vedere, così come è la ragione per cui critichiamo alcuni per certe cose e altri li elogiamo. Vogliamo soffermarci un attimo sull’italiano sommario di Vettel, che ricorda di gran lunga l’italiano sommario di Schumacher? Però Vettel ci sta più simpatico quindi “OMG, lui sì che l’italiano lo parla bene”. Raikkonen, invece, nonostante abbia iniziato a bazzicare in Italia dieci anni fa, non sa una sola parola, però lui non lo critichiamo, perché lui è un ubriaconehhhh e criticarlo per il suo rapporto con l’alcool è molto più interessante.
E poi c’è Maldonado, che faceva tantihhhh incidentihhhh ed era sponsorizzatohhhhh dai petrolierihhhhh venezuelanihhhhh, quindi a nessuno importava un bel nulla dell’Altra Questione. Infatti, probabilmente, arrivati a questo punto, è plausibile che alcuni lettori non abbiano la più pallida idea di quale sia l’Altra Questione...
...
...
...ed effettivamente ho il vago sospetto che sia meglio così.
C’è un filo sottile che divide un caso dall’altro e c’è anche un filo sottile che unisce casi completamente diversi l’uno dall’altro. L’intelletto e l’ignoranza si fondono proprio perché a volte noi stessi vediamo le cose, ma vediamo solo quello che vogliamo vedere, senza chiederci se non siamo noi che stiamo sbagliando interpretazione.
Chi ha orecchie intende, ma spesso intende a modo suo...
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Milly Sunshine