mercoledì 3 aprile 2019

Grosjean e i 280 caratteri (post non incentrato su Grosjean)

A volte è preferibile prenderla per le lunghe, quindi ho deciso da iniziare da un dato di fatto: su Twitter, di recente, ho visto spesso gente che polemizzava su fatti del motorsport avvenuti dieci, venti o trent'anni fa.
In linea di massima funziona quasi sempre così:
1) profilo con grande seguito pubblica una foto di un incidente avvenuto in un tale momento;
2) la gente che commenta dà l'impressione di non avere *mai* sentito parlare di quell'incidente fino a quel momento;
3) insorgono polemiche per l'incidente stesso tra persone che corrispondono al requisito al punto 2.
Non so cosa ne pensiate voi, ma non mi sembra una cosa tanto normale. Per intenderci, se sono vissuta benissimo senza sapere che cosa successe in un momento random del 2005 (anno a caso) fino all'altro ieri, non ho alcun bisogno di polemizzare in proposito. Magari mi informo, mi faccio la mia idea del fatto e la commento in maniera civile. Ma polemizzare su qualcosa di cui non so nulla con gente che ne sa tanto quanto me...?! Credo che ci sia un grosso problema di fondo.

Il problema di fondo è probabilmente dovuto ai pochi caratteri che un tweet può contenere e all'incapacità delle generazioni moderne di comunicare in uno spazio ridotto.
Per intenderci, sono una late 80s, come nascita. Nel 2002 l'unico mezzo di comunicazione di cui disponevo era un Nokia 3310. Il principale strumento di comunicazione tra i miei coetanei era il messaggio SMS: 160 caratteri, con un prezzo variabile tra i 10 e i 15 centesimi a seconda del contratto. Era possibile sforare e mandare messaggi di oltre 160 caratteri, ma ne bastavano 161 per farlo costare il doppio. Ebbene, la mia generazione avrà anche contribuito a diffondere le abbreviazioni in bimbominchiese ma con 160 caratteri cent riusciamo a comunicare e a farci capire. Per giunta in quei 160 caratteri ci stavano anche il "ciao come stai" iniziale e il "tvtttttb" finale.
Solo che quei 160 caratteri li pagavamo una minuzia che messaggio dopo messaggio era un caro prezzo. Convivevamo con la certezza che un giorno, per continuare a comunicare, avremmo dovuto chiedere ai genitori o ai nonni i soldi per la ricarica. Convivevamo con la certezza che dovevamo farci durare i soldi della ricarica abbastanza a lungo da non essere considerati degli spendaccioni. Alla luce di queste conclusioni, penso che 160 caratteri fossero più che sufficienti per comunicare perché, avendo un costo, li utilizzavamo per scrivere un messaggio pensato e non qualsiasi cosa ci venisse in meno. In più quel messaggio lo leggeva una persona, che sapeva come scrivevamo.
Il tweet è, essenzialmente, un SMS rivolto al resto del mondo. Ed è gratis, quindi abbiamo l'incentivo a scrivere.

In 280 caratteri ci stanno tante cose, specie per chi un tempo aveva il limite dei 160 per 10/15 cent.
Non sono sicura che per tutte le generazioni funzioni allo stesso modo. Mi sembra di vedere gente che in 280 caratteri fatica a comunicare, ma non si rende conto di non essere capita, e al contempo mi sembra di vedere gente che prende i 280 caratteri come lo standard, che qualsiasi cosa più lunga non valga la pena di essere letta.
Per me, che salvo i miei lettori da lunghe notti insonni (la definizione non è mia) è difficile da capire... ma non fateci caso, mi sembra anche difficile accettare l'idea che la maggior parte della popolazione mondiale non sentirebbe alcun bisogno di scrivere un commento a un gran premio o un post su un blog.
So che molti non avrebbero il benché minimo interesse a sbizzarrirsi in una simile attività, ma secondo me sarebbe un esercizio utile. Forse capirebbero che un commento a un gran premio può essere scritto anche in base all'ennesimo incidente in partenza di Grosjean in stile Apocalisse 2012. Non so fino a che punto potrebbe essere d'aiuto, ma forse servirebbe per non trascorrere il proprio tempo a scrivere insulti a Grosjean su un profilo twitter.

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