venerdì 3 agosto 2018

Questione di giuste cause

Ci sono giorni in cui, all'improvviso, la nostra identità di tifosi viene messa in discussione nel meno prevedibile dei sensi. Ci sono giorni in cui, di colpo, ci ritroviamo da un lato all'altro della barricata: in un contesto in cui pochi millesimi di secondo possono stravolgere completamente il risultato di una gara, bastano pochi secondi per stravolgere le opinioni del grande pubblico.
Un'azione di gara dall'esito negativo può rendere qualcuno uno sfigato da deridere per anni, un'azione di gara azzeccata può rendere lo stesso pilota un idolo delle folle. Ci sono giorni in cui, all'improvviso, senza che nulla sia cambiato dentro di noi, ci ritroviamo a tifare per l'idolo delle folle, anche se pensavamo che non ci sarebbe mai accaduto: questo non succede perché ci siamo improvvisamente affezionati all'idolo delle folle, quanto piuttosto perché la legge del caso ha voluto che il pilota a cui eravamo già affezionati sia diventato all'improvviso l'idolo delle folle.

Potrebbe sembrare una bella cosa, ma non lo è. Quando qualcuno diventa l'idolo delle folle, la gente ha la pessima abitudine di pensare che, se lo snobbavano loro prima, tutti non potessero fare altro che snobbarlo.
Sentirsi dire, così, un po' a caso: "hai visto? l'abbiamo sempre criticato e invece, che partenza..."
Cose del genere, per intenderci. L' *abbiamo* sempre criticato 'sti cavoli, dov'eri quando ti dissi che giudicare un pilota dopo cinque minuti che eri al corrente della sua esistenza potevi essere avventato?
Dov'eri quando vinceva la sua prima gara?
Dov'eri quando vinceva la seconda? La terza, la quarta e la quinta?
Dov'eri il giorno della sua settima vittoria? Il giorno dell'ottava?
Tutte domande a cui la risposta non aveva la benché minima importanza, perché il messaggio di fondo in realtà era un altro: dov'eri tutte le volte in cui non ho mai detto niente contro di lui? Perché hai dato per scontato che ritenessi che 1) lo snobbavo solo perché lo snobbavi tu, 2) ritenessi che non meritava di stare dove stava?

Tifare per l'idolo delle folle non è una bella cosa e, se non altro, si trattò di pochi mesi e di momenti che andavano così, a sprazzi, ma quel giorno fu la volta in cui ci fu il più intenso di quegli sprazzi di entusiasmo.
Un attimo prima la gara doveva ancora partire, con le McLaren in prima fila, dopo due vittorie consecutive di Hamilton e dopo tanti episodi a seguito dei quali c'erano due categorie di persone, quelli che volevano Alonso in Ferrari al posto di Massa e quelli che volevano Kubica in Ferrari al posto di Massa.
Un attimo dopo la partenza, con Massa davanti alle McLaren e la gente che non si capacitava di vedere Massa, all'epoca vincitore di otto gran premi, in testa a una gara...
...
...
...
...perché nessuno di noi aveva mai pensato che potesse accadere, nonostante fosse già successo, e io andavo inclusa nei loro conteggi, perché non poteva essere in nessun modo che la pensassi diversamente dai presunti opinion leader e soprattutto perché non esisteva nemmeno remotamente la possibilità che, anche se avessi considerato qualcuno inferiore alle aspettative, preferissi evitare di spargere m*rda su di lui 24/7.

Poi tutto cambiò, perché prima o poi arriva il momento in cui ai telespettatori occasionali che si ritengono opinion leader del motorsport viene in mente che tutto sommato è meglio fare qualcos'altro, piuttosto che passare due ore a guardare un gran premio.
Rimanere da soli a guardare un gran premio ha i suoi lati positivi (cosa di cui mi sono accorta quest'anno in cui, essenzialmente, mi è capitato solo una volta di guardare un gran premio senza essere sola), quando ci si limita a guardare ciò che si vede e a pensare con la propria testa, quando ci si limita ad assaporare le emozioni di una gara che si sta rivelando, in realtà, un po' scarsa in termini di emozioni.
Mandavo messaggi alla mia amica in vacanza, qualche raro update su quello che succedeva, senza che ci fossero davvero tanti aggiornamenti da fare.
Quel giorno di dieci anni fa mi limitavo a guardare una gara che l'idolo delle folle, che per una serie di strani disegni dettati dal caso era proprio colui che due anni prima aveva cambiato per sempre il mio modo di essere tifosa, stava controllando e dimostrava di potere controllare.

Alla fine, a tre giri dalla fine, dodici chilometri dal traguardo, accadde all'improvviso quello che mi sembrava impensabile.
Nessuna situazione è veramente sotto controllo, finché la gara non finisce.
Dieci anni mi hanno fatto capire che, se ci sforziamo di trovare una ragione, alla fine tante cose accadono per una giusta causa.
Quel giorno nessuno di noi lo poteva sapere, ma se quel giorno il motore della vettura di Massa non fosse andato in fumo, Kovalainen non avrebbe mai avuto modo di vincere un gran premio.

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Milly Sunshine