lunedì 16 aprile 2018

Ripensando all'ultima prima fila di Michael Schumacher sei anni dopo

Da bambina tifavo Michael Schumacher, ma in un modo completamente diverso da come ho tifato o simpatizzato per altri piloti in seguito.
Al di là del fatto che quando io avevo quattro o cinque anni guidava quella che mi sembrava la vettura più bella, in un secondo momento vista la focalizzazione costante sullo scontro MSC vs rivale di turno, mi sentivo in dovere di scegliere se tifare MSC o il suo principale avversario del momento. Essenzialmente si può dire che la principale ragione per cui tifavo MSC era che non mi ero ancora resa conto che non dovevo scegliere per forza se tifare Schumacher, Villeneuve o Hakkinen, ma che tecnicamente avrei potuto tifare per uno qualsiasi degli altri 20+ piloti presenti.

Il giorno in cui vinse il suo settimo titolo mi dissi: basta, non posso più identificarmi come sua tifosa, se durante le gare mi viene da sperare che a un certo punto faccia uno svarione e che per una volta la B.A.R. o la Renault di turno non debba accontentarsi solo del secondo posto. Gli ultimi suoi anni in Ferrari non vedevo più la F1 come uno scontro tra lui e il resto del mondo, sia perché nel 2005 ci fu uno scontro diverso per il campionato, sia perché avevo ormai chiaro che prima o poi si sarebbe passati oltre e ci sarebbero stati nuovi protagonisti. L'idea di vedere altri piloti lottare per il titolo mi allettava.
Nel 2006, poi, ci fu il mio colpo di fulmine motoristico per Massa e la mia prospettiva come tifosa cambiò. Non potete immaginare la goduria che provai quando all'Istanbul Park tutti rientrarono ai box in branco e MSC perse una posizione venendo superato da Alonso, che in quel modo si infilò in mezzo a Massa. Passai dall'essere sicura che Massa avrebbe dovuto sacrificare la sua prima vittoria in nome della squadra all'essere sicura che, fintanto che Alonso fosse stato secondo, non sarebbe accaduto. Delle proiezioni in classifica non mi interessava niente. Quando MSC giunse a ridosso di Alonso, tutto sommato non credo mi sarebbe dispiaciuto se fosse riuscito a superarlo, ma tanto ormai Massa stava già tagliando il traguardo.

Quando MSC lasciò la Formula 1, alla fine del 2006, ci fu un caso più unico che raro (non più unico al giorno d'oggi) in cui sentii che era giusto così, invece di pensare "perché? è troppo presto", cosa che ho davvero pensato ogni volta in cui qualche pilota per certi versi rilevante usciva di scena. Giusto per dare l'idea: Castroneves ha gareggiato full-time in Indycar fino a 42 anni, con una carriera ventennale, ma quando si è ritrovato fuori ho pensato che fosse troppo presto.
Quando MSC si ritirò dalla Formula 1, invece, pensai che fosse il momento giusto. La stessa sensazione l'ho provata solo un'altra volta, quando ho visto Massa tagliare il traguardo davanti ad Alonso in Brasile 2017 e poi l'ho sentito dire che per lui valeva di più un settimo posto con una vettura che andava a punti solo quando le cose andavano bene, piuttosto che una vittoria con una vettura che puntava alla vittoria.

Il ritorno di MSC nel 2010, all'inizio, prima ancora di vederlo in azione, non mi convinceva. Non era tanto perché pensavo che non avrebbe avuto i risultati di un tempo (cosa che di fatto pensavo, dato che era arrivato addirittura a vincere dei mondiali con due mesi d'anticipo, durante la sua "prima carriera", a volte con 10+ vittorie stagionali), quanto perché ero davvero convinta che la sua carriera fosse finita quando doveva finire.
Ciò nonostante sono sempre stata convinta al cento per cento che i piloti abbiano il diritto di gestire la propria vita come vogliono: se vogliono ritirarsi a 27(?) anni come ha fatto Casey Stoner o se vogliono fare come Davey Hamilton che ha preso parte alla Indy 500 fino all'età di 49 anni e che mi pare gareggi tuttora da qualche parte, chi sono io per giudicare? Quindi per me MSC tornando in Formula 1 a 41 anni non rubava il posto a nessuno (a quell'epoca peraltro dovevano esserci 13 squadre, anche se la USf1 non vide mai la luce e ne rimasero 12, e nel 2010 ben cinque piloti debuttarono in Formula 1), né tradiva nessun team o nessun tifoso. Anzi, mi sembrava meno normale che un pilota rimanesse nello stesso team per 11 anni, piuttosto che passare in un altro team, prima o poi. Infine il fatto che prima fosse in Ferrari per me non cambiava nulla: se per esempio Coulthard dopo nove stagioni in McLaren era andato in Redbull senza che nessuno battesse ciglio, per me funzionava la stessa cosa anche per MSC. E poi era già capitato una volta che MSC lasciasse il team per cui tifavo, quindi no problem se stavolta lasciava un team per cui non tifavo nemmeno!

Non nego affatto di avere tifato per MSC, negli anni della Mercedes. Speravo che ottenesse almeno una vittoria o almeno un podio, anche se tutto lasciava pensare che non fosse così scontato. Quando il podio arrivò, quella volta della "strategia suicida" sua e di Webber, fu una gioia immensa... anche se sabotare un potenziale podio di Hulkenberg dovrebbe essere riconosciuto come crimine contro l'umanità! XD
Non credo di avere tifato per MSC perché era il mio idolo d'infanzia, in quegli anni, quanto perché trovavo qualcosa di nuovo in lui. Una volta dopo un unsafe release in qualifica (era il 2011) si mise a scherzare durante l'intervista immediatamente successiva, sostenendo che ormai era abituato a girare su tre ruote a Spa. Non so se mi spiego: MSC si era appena qualificato ultimo e stava scherzando su Spa 1998 ai microfoni della Rai. All'epoca della sua "prima carriera" non avrebbe mai fatto una cosa del genere, quindi meritava di essere considerato un "precious cinnamon roll"!

Sei anni fa, nel weekend del 14/15 Aprile, finalmente partì dalla prima fila, avendo ereditato la seconda casella della griglia di partenza grazie a penalità altrui.
Ero felice che fosse riuscito a partire finalmente dalla prima fila, anche se non ero poi così fiduciosa. Non mi aspettavo che la sua gara terminasse con un unsafe release, ma non la presi male. Anzi, alla fine della gara, quando Rosberg vinse, fu un'iniezione di fiducia, perché avevo l'impressione (sbagliata) che finalmente la Mercedes avesse risolto i suoi problemi con il consumo delle gomme tipico dell'epoca e che se il team fosse riuscito a vincere delle altre gare forse per MSC sarebbe finalmente arrivato il momento buono. Invece no, a quanto pareva quell'anno doveva vincere un gran premio Maldonado, ma non Schumacher... e sinceramente non scambierei mai e poi mai l'unica vittoria di Maldonado con la 92esima vittoria di Schumacher, perché una vittoria di Maldonado è un must.

Quel gran premio fu l'ultima volta in cui vedemmo MSC partire dalla prima fila e, a ripensarci a distanza di anni, fu addirittura inaspettato.
Sono felice che, anche se poi la gara andò male, quel momento sia esistito. In generale sono contenta che MSC sia tornato in Formula 1, in quegli anni.
Vedere un pluricampione del mondo inseguire non più del podio senza vederlo neanche con il binocolo e dimostrare di non avere nessun particolare problema nell'accettare i risultati, seppure deludenti, è stata una grande ispirazione per me.
Al giorno d'oggi ho la convinzione abbastanza marcata che dopo il suo incidente in moto del 2009 MSC avesse più problemi fisici di quanto dava a vedere (Webber nel 2010 tenne nascosto il suo infortunio, mentre Piquet nascose i suoi problemi post- Imola '87 perché temeva che la squadra non l'avrebbe lasciato correre / questo per dire che la mia ipotesi potrebbe essere campata in aria), e ciò spiegherebbe meglio dell'età alcuni suoi svarioni e alcune sue performance sottotono soprattutto nell'immediato dopo il suo ritorno, rimane tuttavia il fatto che trovo molto bello il fatto che negli ultimi anni della sua carriera MSC sia apparso molto più "umano" di quanto non fosse accaduto fino a quel momento (poi a livello caratteriale tendo a preferire piloti "più aperti" e rimango del parere che i piloti della mia generazione siano più fighi di quelli precedenti e di quelli successivi, ma questo non c'entra molto) e che in prima persona abbia dimostrato di accettare senza problemi il fatto di non potere più puntare ai risultati di un tempo.

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