[Dal vecchio blog]
N.d.A.: in
questo commento non si intende né screditare la Ferrari né i suoi tifosi seri, ma
soltanto i cosiddetti “tifosi da bar”, con i quali all’epoca in cui scrissi
questo commento avevo qualche conto in sospeso. Anche se ammetto in questa
circostanza di esserci andata già molto pesante, per intenderci non sono
anti-ferrarista a prescindere, come si può dedurre dal fatto che tra i miei
piloti preferiti rientrano Felipe Massa, Michael Schumacher e Rubens
Barrichello. Il fatto è che, finché in Ferrari c’erano piloti che apprezzavo ai
“tifosi da bar” stavano bene le mie opinioni, mentre quando in Ferrari ci è
andato un pilota che non ho per niente in simpatia hanno iniziato a giudicarmi
in modo diverso rispetto a prima.
Aggiungo inoltre
che la locuzione “zio Santander” non è attribuibile ad Alonso, ma proprio allo
sponsor in sé, con allusioni al fatto che agli sponsor, in generale, di per sé, importano di
più gli introiti economici rispetto ai risultati.
Commento al Gran Premio di Singapore: 26 settembre 2010
Il
brillante evolversi della stagione a favore di lattine e vetture grigie ci
aveva fatto dimenticare l’amara verità che a volte pugnala alle spalle noi
appassionati di F1: l’Asinello Rampante è sempre dietro l’angolo, purtroppo.
Purtroppo
o per fortuna, da che punto guardi il mondo tutto dipende, come diceva Jarabe
De Palo, che non c’entra niente ma va bene lo stesso. E se guardi il mondo dal
punto di vista dei ferraristi accaniti è per fortuna. Anche se, dato che nei
miei articoli non ricevo mai risposte da parte da ferraristi accaniti con
proteste a ripetizione per quello che scrivo, non mi resta che pensare a un
numero limitato di soluzioni possibili:
1)
i ferraristi da bar accaniti sono una specie in via d’estinzione e quindi non
hanno tempo per rispondere;
2)
i ferraristi da bar accaniti ritengono che i miei articoli siano spazzatura e
non si degnano nemmeno di controbattere;
3)
i ferraristi da bar accaniti non saprebbero su che specchi arrampicarsi per
controbattere e quindi se ne stanno nell’ombra.
Qualunque
sia la soluzione corretta, l’ombra è proprio ciò che fa per l’Asinello
Rampante, di recente. Anzi, la luce artificiale.
Cosa
che capita da due anni a questa parte, a Singapore è stato organizzato l’evento
che fa sorridere a trentadue denti i singaporesi ma non i gestori del circuito
il giorno in cui arriva la bolletta della luce. Le aspettative erano alte: i
fan di Vettel erano convinti che Vettel potesse recuperare terreno e
avvicinarsi al titolo, i fan di Webber erano convinti che Webber potesse
recuperare terreno e avvicinarsi al titolo, i fan di Hamilton… (idem), i fan di
Button… (idem) e soprattutto i fan di Alonso non avevano una convinzione
particolarmente differente.
Il
weekend si è aperto con le libere del venerdì, come da rito. E come al solito
dopo le libere non si è capito assolutamente nulla di come sarebbe andata a
finire la gara. Unica cosa che si è capita: Yamamoto, vittima di un
intossicazione alimentare (o di un virus intestinale a seconda delle fonti), se
ne sarebbe rimasto tutto il weekend seduto sul water e al suo posto avrebbe
gareggiato Klien, di cui non ricordo tanto se non che quando era pilota Redbull
a un certo punto venne licenziato perché ritenuto scarso e sostituito da
Dornboos (vanno qui le O?).
Non
siamo qui per discutere delle vere ragioni che abbiamo portato alla
sostituzione, può essere tranquillamente che Yammi non fosse costretto alla
toilette da un virus intestinale ma che Klien avesse apportato una maggiore
quantità di dollari, yen, euro, sterline… Al solo pensiero che la HRT avrebbe
potuto riprendersi Chandhok tutti hanno provato un intenso giramento di
scatole. È chiaro che Chandy è Chandy e che dovrebbe avere la prevalenza su
tutto e su tutti. Ma evidentemente in HRT non la pensano così.
Il
sabato le incertezze iniziano a trasformarsi in certezze. In Q1 le cose hanno
iniziato ad andare per il verso giusto per l’Asinello, quando il bambino
brasiliano è rimasto pressoché a piedi senza far registrare nemmeno un tempo.
Perché le cose andavano per il verso giusto in casa Ferrari? Beh, intanto di
due vetture, c’era ferma quella che non contava niente, cosa che permetteva a
zio Santander di continuare a dedicarsi alla sua attività preferita per il
tempo libero: contare mazzette di banconote di varia taglia (anzi, di vario
taglio, perché generalmente le banconote non si classificano secondo S, M, L e
XL). Con Massa impossibilitato a fare tempi non vi erano dubbi su chi dovessero
essere gli altri sei a rimanere esclusi, essendoci ancora in pista sei
carrette. O meglio, quattro carrette, e due non-carrette: vetture che chiamarle
carrette è un insulto alla vera essenza delle carrette. Parlo delle HRT. Se da
un lato c’è la Virgin che a inizio stagione era più o meno sugli stessi livelli
(ovvero circa un paio di chilometri sotto il livello del suolo), adesso la
Virgin si può permettere perfino lo sfizio di lasciarsi dietro qualche Lotus
ogni tanto. In casa HRT invece le uniche cose che sembrano fare per il momento
sono: prendere due o tre secondi al giro anche dalle Virgin, piazzarsi ultimi
(a parte quando qualche anima buona si sacrifica non qualificandosi e
levandogli quel ruolo), fare sfoggio di problemi tecnici che producono ritiri
in successione, sostituire celebrità tipo Chandy con Yamamoto, e quant’altro…
Ma nonostante tutto io provo una simpatia immensa per la HRT, perché so che se
io non ho capito perché se ne stanno lì loro l’hanno capito ancora molto meno
di me. A proposito di sostituzioni di piloti, la Sauber ha già da un po’ deciso
di liberarsi di De La Rosa e di ripescare Heidfeld per far sì che il pilota
dalla barba più folta della F1 moderna possa mostrare i propri prorompenti
risultati e tornare a vincere. Tornare a vincere?! Mhm, forse dovrei rivedere
questa espressione.
Hanno
accesso quindi alla Q2 anche soggetti che raramente vi entrano. Sorpresa delle
sorprese i primi a cadere sono state le Force India. Dov’è la sorpresa? Beh, il
fatto che Liuzzi sia soltanto di una posizione dietro rispetto a Sutil mi pare
di gran lunga sorprendente, visto cosa capitava negli ultimi tempi. Ma niente
paura, il pianista ha avuto modo di riprendersi in gara… È caduto poi anche
Heidfeld nella trappola della Q2, a differenza del compagno di squadra di un
secondo più veloce. Dopodiché immancabilmente anche Buemi, Petrov, Hulkenberg e
Alguersuari lasciavano svanire i loro sogni di gloria, specie Alguersuari che
era soltanto di pochi centesimi più indietro di Kobayashi, l’ultimo dei
qualificati per l’accesso in Q3. Attenzione che agli inizi della Q2 c’era stata
un’avvisaglia di fine del mondo imminente: Ferniiii aveva avuto un problema
tecnico fortunatamente risolto in un lasso di tempo a dir poco strabiliante per
la sua brevità (secondo qualche rapida stima statistica, si presuppone che il
tempo impiegato sia stato più o meno un miliardesimo del tempo che occorre
mediamente per risolvere un problema similare qualora esso si verifichi sulla
vettura di Felix).
In
Q3 giungevano quindi immancabili le due Redbull, le due McLaren, il dio dei
ferraristi Alonso, entrambe le Mercedes, Barrichello, Kubica, Kobayashi… La
prospettiva si faceva interessante, con un confronto attesissimo tra la Rossa
superstite e le Red.
Zio
Santy ha continuato a contare banconote di vario taglio ma di una sola taglia
(e la taglia in questione era la XXL, naturalmente), con la certezza matematica
che i ferraristi non sarebbero stati delusi. E infatti è stato proprio Alonso a
trionfare nella giornata di sabato davanti a Vettel, Hamilton, Button, Webber,
Barrichello, Rosberg, Kubica, Schumacher e Kobayashi, facendo saltellare di
gioia i sostenitori accaniti dell’Asinello Rampante o Ragliante che dir si
voglia. Gli asinellorampantisti infatti erano in pieno atteggiamento di chi ha
fumato erba brasiliana: “Che bello guardare con occhi sognanti il nostro idolo
Ferniiii che amiamo fin da quando è nato [e allora chi era quello che
insultavate di continuo all’epoca della spy story?], domani vincerà doppiando
di dieci giri tutti i suoi avversari [se come unici avversari gli metti le HRT
molto probabile che ci riesca], e il suo zerbino lo aiuterà facendogli da tappo
in partenza [facendogli da tappo partendo 24esimo?], il mondiale è nostro!!!
[aspettate a gufare…]”
Eh,
se non ci fossero gli asinelloragliantisti bisognerebbe inventarli… ^^
Purtroppo però avevano ancora qualcosa che non andava: “però che due scatole,
Schumacher è ben nono [con una sola N, badate bene], potrebbe rubare punti
preziosi ai piloti della Ferrari dopo averla tradita quando noi invocavamo di
avere per i prossimi dieci anni un pilota ultraquarantenne, e quest’anno
vincerà il campionato solo perché la vettura gliel’ha progettata Ross Brawn, è
un’ingiustizia bella e buona!” Naturalmente per vincerà il mondiale si
intendeva il Trofeo Mercedes di Monopoli (non credo che esista, ma qualora
Norbert Haug leggesse mai i miei commenti gli consiglierei di inventarlo).
Si
arriva al grande momento, quello della gara. Si arriva al grande momento con io
che non ho ancora capito con esattezza che ora sia a Singapore, e soprattutto
perché le qualifiche le fanno alle 16 italiane (forse perché volevano che me ne
perdessi metà) e la gara alle 14 italiane. Ma lasciamo perdere tutte queste
sottigliezze e concentriamoci su qualcosa di più interessante.
Al
via vi è stato un ottimo scatto di Alonso che ha conservato la posizione senza
troppe difficoltà, cosa che visto l’andamento di molte partenze della stagione
è stata alquanto notevole. Seguiva Vettel, dopodiché gli altri avversari. Nel
frattempo dietro ne capitavano di tutti i colori, con Liuzzi che immediatamente
era già out. E con Massa che cambiava gomme all’istante. Di lì a poco, in piena
fase safety car, anche altri sono rientrati ai box a parte quelli davanti che
se ne rimanevano lì dov’erano. Con i fan dell’Asinello che naturalmente non
stavano in sé dalla contentezza di vedere una gara dagli alti contenuti: ovvero
il loro idolo in una posizione di grande rilievo che avrebbe potuto portare al
momento più significativo di tutta la giornata: l’imitazione delle papere
(all’epoca della Mclaren in uno sprazzo di lucidità Alonso si era reso conto di
valere di più come pilota che come imitatore di animali e aveva abbandonato la
pratica, successivamente dopo l’epoca della Renault è ritornato a imitare
papere – solo papere, però, a differenza di una volta che aveva un repertorio
più variato, probabilmente perché all’epoca dichiarava che si sarebbe ritirato
dopo il terzo titolo e pensava di intraprendere una seconda carriera come mimo
– sfortunatamente per la sua presunta seconda carriera però ha poi deciso che
continuerà a correre per un’altra decina d’anni, e qui non siamo tenuti a
sapere se sia perché il suo attaccamento alla F1 è aumentato oppure perché
pensa che dieci anni sia il periodo di tempo minimo che gli serve per vincere
un altro titolo --- questa è una netta provocazione agli Asinellorampantisti,
che probabilmente mi malediranno per i prossimi dieci anni chiedendosi se non
ho niente di meglio da fare; gli rispondo che sì, in altri momenti ho di meglio
da fare, ma questo non è uno di quei momenti).
La
gara è proseguita poi normalmente per tutti, forse non per la Lotus perché
Trulli dava qualche segno di avere dei problemi tecnici e, guarda caso, dopo
neanche metà gara si è ritirato.
Circa
a metà gara mi stavo giusto sorprendendo perché né le Sauber né tanto meno le
Hispania avevano dato il minimo segno di ritiro. Il che di per sé era
estremamente particolare, ma dopotutto adesso che non c’è più De La Rosa in
pista si poteva pensare che le Sauber si potessero salvare dalla maledizione
del ritiro assicurato. E invece no, per dare un po’ di brio alla propria gara,
il piccolo samurai giapponese (come dice Mazzoni), colui che ha l’aspetto di un
bambolotto telecomandato, ovvero il mitico Kobayashi, ha deciso di finire a
muro urlando: “banzaaaaaaaaaaaaaaai!”
Con
questa manovra da kamikaze la frittata è ormai fatta, ci mancava soltanto
qualche sprovveduto che si andasse a schiantare nel retrotreno della Sauber in
questione e poi era anche cotta. È passata una Redbull, ne è uscita illesa. È
passata una HRT, non ne è uscita altrettanto illesa e Senna e Kobayashi si sono
ritirati insieme appassionatamente mandando a monte le mie domande sul motivo
per cui le Sauber e le HRT erano ancora in pista tutte quante al completo.
Ma
niente paura, di lì a un giro, mentre in pista c’era di nuovo la safety car,
Klien è riuscito a dimostrare quello che Senna avrebbe senza dubbio dimostrato
di lì a un paio di giri se non avesse tamponato Kobayashi: che le HRT sono
fatte per rompersi prima che sia giunta anche solo la metà della gara. Difatti
Klien è andato a parcheggiare ai box, dopo una brillante performance (brillante
più o meno quanto quella del compagno di team e del piccolo samurai giapponese
che a quanto pareva si stavano impegnando per vincere il titolo di “papera più
eclatante della giornata”, titolo che purtroppo per loro è stato assegnato alle
imitazioni di Alonso, come suo diritto).
La
safety car è rimasta in pista giusto il tempo di spazzare la pista, e quando la
gara è ripartita di nuovo se ne sono viste di tutti i colori. In particolare
quando Hamilton ha tentato di strappare la terza posizione a Webber. Lo stava
sorpassando e Webber, che era da mesi che non aveva occasione di dedicarsi a
uno dei suoi hobby preferiti (leggi: fare a sportellate) non si è certo tirato
indietro. Le sportellate tra i due ci sono state, con Hamilton che è finito in
mezzo all’erba e la sua gara si è conclusa lì. Webber invece procedeva
pressoché illeso.
Più
indietro erano ancora scintille. Per l’esattezza c’era una vettura dalla cui
ala anteriore incidentata si innalzavano scintille varie mentre procedeva. Si
trattava della Mercedes di Schumacher, che qualche giro prima era accreditato
per avere problemi tecnici ma a me sinceramente non pareva dato che poi alla
fine è arrivato in fondo (in tutti i sensi). L’ex pilota preferito degli
asinellisti era stato co-protagonista di uno schianto insieme a Heidfeld, che
aveva portato Heidfeld al ritiro. Schumacher invece è riuscito a rientrare ai
box e dopo la sosta era indietro più o meno anni luce.
Segnalo
che successivamente, ma si tratta di una decina o una quindicina di giri dopo,
si è avuto anche il ritiro della Virgin di Glock (stavo per scrivere Toyota,
inizio a fare un po’ di confusione come quelli del televideo).
Altro
terreno di confronto, nelle fasi finali, è stato quello dei margini della
topten. In 12esima piazza (almeno mi pare) dopo una foratura e un cambio gomme,
Kubica ha iniziato a darsi alla pazza gioia scavalcando avversari che dopo
cinquanta giri avevano ancora le gomme messe a inizio gara. Quando ha superato
Petrov, il commento di Mazzoni è stato: “non credo che si possa trattare di un
ordine di scuderia”. E non lo credo nemmeno io: faceva forse qualche differenza
alla squadra se Petrov era 10° e Kubica 11° o viceversa? Non mi pare.
Successivamente
anche Massa e Hulkenberg hanno dovuto arrendersi allo strapotere di Kubica e
delle sue gomme nuove, mentre Sutil riusciva a reggere tranquillamente in
settima posizione. Si sarebbe scoperto soltanto più tardi che aveva tagliato
una curva in un momento imprecisato della gara e che gli dovevano essere
aggiunti i 25 secondi canonici (i drive through in pista paiono passati di moda
già da un po’). La Force India ha protestato animatamente, dato che anche
Hulkenberg si era dedicato al suo hobby preferito (leggi: tagliare curve e
chicane). Di conseguenza: Sutil che da settimo era passato a decimo si è
ritrovato nono con Hulk che da ottavo è arrivato decimo dopo l’aggiunta dei
classici 25 secondi.
Intanto
in epoca più o meno similare Mazzoni notava come Kovalainen fosse ben 13esimo.
Aveva già incominciato con la storia della Lotus che stava ottenendo un
risultato di gran lunga buono per la carretta che è, ecc…, ecc…, ecc… che
pareva che solo io, guardando con gli occhi fuori dalle orbite i distacchi in
sovrimpressione (con gli occhi fuori dalle orbite perché per riuscire a leggere
qualcosa delle scritte che ci sono in sovrimpressione durante la gara bisogna
usare il binocolo – era molto meglio la grafica delle stagioni passate, secondo
me) mi fossi accorta che Schumacher che era 14esimo era distaccato di 4 o 5
secondi e che in un paio di giri l’avrebbe raggiunto tranquillamente. Infatti
la battaglia per la 13esima posizione tra i due si stava per consumare quando
Alonso e Vettel si apprestavano a doppiarli. Unico risultato che ho notato: la
preda è sfuggita anche se di poco all’inseguitore. Chi, Alonso? No, Kovalainen.
Naturalmente la regia ha preferito inquadrare tutt’altro poco dopo, così
Kovalainen ha perso nel frattempo tipo un paio di posizioni senza che nessuno
se ne accorgesse. Cosa di cui tutti ci siamo accorti invece è stato quando a
due giri dalla fine o giù di lì dalla Lotus di Kovalainen ha iniziato a uscire
una fumata sospetta (probabilmente dovuta all’estesa attenzione che Mazzoni
aveva avuto nei suoi confronti durante la gara – leggi: coefficiente gufativo).
Ma Kova ha proseguito, con il risultato che l’ultimo giro è riuscito a
cospargere la pista di fumo mentre dalla sua vettura si innalzavano fiamme. Curiosamente
a quel punto il buon senso si è impadronito di Heikki, che ha rinunciato al
proprio iniziale obiettivo di andare arrosto insieme alla sua vettura,
parcheggiando a lato della pista, con i commissari che non sono nemmeno
intervenuti, passandogli un estintore con cui il nostro eroe ha spento le
fiamme che rischiavano di innalzare il volume degli oceani e di far sciogliere
i ghiacci della terra da cui proviene (fonte: Gianfranco Mazzoni, che ha
ripetuto nel corso delle scorse stagioni almeno una cinquantina di volte che
Kova è nato al di sopra del circolo polare artico).
All’ultimo
giro Vettel si è avvicinato notevolmente ad Alonso, mentre si apprestavano a
doppiare Petrov. Ho pensato: al prossimo che doppiano, magari il pilota in
questione non lascia subito strada ad Alonso e Vettel si avvicina ancora di
più. Poi ho visto che, se la gara fosse durata abbastanza da dover doppiare
anche il pilota che avevano ormai davanti, difficilmente quello scenario si
sarebbe realizzato. Il motivo? Il pilota che avevano davanti era Felix. E che
possibilità c’era che non lasciasse passare Alonso agevolmente da doppiato, se
lo lascia passare agevolmente anche quando doppiato non è?
La
gara è finita così, senza che il doppiaggio che avevo previsto avvenisse. Ed è
finita con le papere imitate da Alonso, vincitore e secondo nel mondiale. A
seguire (in gara) Vettel, Webber, Button, Rosberg, Barrichello, Kubica, Massa,
Sutil e Hulkenberg, con gli ultimi due che erano settimo e nono prima della
penalità.
Griglia di
partenza:
1)
Fernando Alonso (Ferrari), 2) Sebastian Vettel (RB)
3)
Lewis Hamilton (Mclaren), 4) Jenson Button (Mclaren)
5)
Mark Webber (RB), 6) Rubens Barrichello (Williams)
7)
Nico Rosberg (Mercedes), 8) Robert Kubica (Renault)
9)
Michael Schumacher (Mercedes), 10) Kamui Kobayashi (Sauber)
11)
Jaime Alguersuari (TR), 12) Nicolas Hulkenberg (Williams)
13)
Vitalij Petrov (Renault), 14) Sebastien Buemi (TR)
15)
Nick Heidfeld (Sauber), 16) Adrian Sutil (F.India)
17)
Tonio Liuzzi (F.India), 18) Timo Glock (Virgin)
19)
Heikki Kovalainen (Lotus), 20) Lucas Di Grassi (Virgin)
21)
Jarno Trulli (Lotus), 22) Christian Klien (HRT)
23)
Bruno Senna (HRT), 24) Felipe Massa (Ferrari)
Gara:
1)
Fernando Alonso (Ferrari)
2)
Sebastian Vettel (RB)
3)
Mark Webber (RB)
4)
Jenson Button (Mclaren)
5)
Nico Rosberg (Mercedes)
6)
Rubens Barrichello (Williams)
7)
Robert Kubica (Renault)
8)
Felipe Massa (Ferrari)
9)
Adrian Sutil (F.India)
10)
Nicolas Hulkenberg (Williams)
11)
Vitalj Petrov (Renault)
12)
Jaime Alguersuari (TR)
13)
Michael Schumacher (Mercedes)
14)
Sebastien Buemi (TR)
15)
Lucas Di Grassi (Virgin)
OUT:
Heikki Kovalainen, Timo Glock, Nick Heidfeld, Lewis Hamilton, Christian Klien,
Kamui Kobayashi, Bruno Senna, Jarno Trulli, Tonio Liuzzi
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Milly Sunshine