mercoledì 11 settembre 2019

Vent'anni dopo, in memoria di Gonchi Rodriguez

Quando si passa dall'essere appassionati di Formula 1 all'essere appassionati sia di Formula 1 sia di altre serie, succede qualcosa di molto strano: si vanno a ripercorrere eventi passati accaduti in un altro campionato e, inevitabilmente, si finisce per pensare: "ecco quello che succedeva mentre in Formula 1 succedeva [evento random]". Le sovrapposizioni non sono nate con Baku 2016 e non si sono esaurite con Baku 2016.
Correva l'anno 1999 e noi europei F1-centrici eravamo nel bel mezzo del weekend del gran premio d'Italia, quello che sarebbe culminato con Mika Hakkinen che veniva ripreso in lacrime dopo il ritiro, con commenti spesso impietosi nei suoi confronti.

Facciamo un passo indietro di un giorno: era sabato, il giorno delle qualifiche di quello stesso gran premio. Era l'11 settembre 1999, esattamente vent'anni fa.
Quel giorno, a Laguna Seca, si stavano svolgendo le qualifiche di una gara di Formula CART, all'epoca ancora la serie open-wheel americana di maggiore rilievo (era l'epoca dello split IRL/CART).
Mentre da noi era presumibilmente sera, in America moriva Gonzalo Rodriguez, altresì noto come Gonchi Rodriguez, pilota uruguayano che gareggiava part-time, quella stagione. Quella di Laguna Seca era la sua seconda partecipazione in totale.

Gonchi Rodriguez è uno di quei piloti che tendono ad essere dimenticati e messi da parte, magari tirati fuori solo quando si parla di altri: Rodriguez è morto neanche due mesi prima di Moore, Rodriguez aveva gareggiato in Formula 3 contro Wilson, di solito si ricorda Rodriguez soprattutto quando si sta parlando di Moore oppure di Wilson.
È sempre stato così e sempre sarà così, non è poi così improbabile: Gonchi Rodriguez ha disputato una sola gara di CART e dubito che, prima della sua morte, fossero molti che parlavano così tanto di lui. Quello che succede ora, a distanza di tanti anni, con Rodriguez messo da parte, è di fatto un ripetersi di quello che succedeva anche quando era in vita.

Curiosamente anche la vettura che il rookie uruguayano guidava è finita, nel corso del tempo, per avere quasi più rilievo del pilota: era la Penske numero 3. Talvolta Rodriguez viene scomodato dagli hater di Helio Castroneves, convinti che quest'ultimo non meritasse di guidare la Penske numero 3 per così tanti anni. Però anche lì Rodriguez arriva sempre in secondo piano.
Il discorso inizia generalmente così: "non dimentichiamoci che il pilota scelto da Penske per il 2000 era Greg Moore e che Castroneves era solo un 'ripiego'."
Poi arriva (quasi) sempre qualcuno che aggiunge: "nel 1999 quella macchina la guidava Rodriguez, quindi Castroneves si è ritrovato con un volante a causa di ben due incidenti mortali".
Il caso vuole che Rodriguez avesse un contratto esistente per il 2000... ma con un'altra squadra.

C'è un filo sottile che unisce molte situazioni diverse le une dalle altre. Spesso sembra che i piloti che non ci sono più non siano mai esistiti davvero come individui a sé stanti, ma che il loro scopo sia solo quello di essere tirati in mezzo quando si parla di altri... e quando si parla di loro come individui a sé stanti, spesso e volentieri non si parla di loro in quanto persone, ma semplicemente come di "robot" fatti per ottenere futuri risultati di alto livello. È questo che a mio parere sfugge sempre un po', in tutto, il lato umano del motorsport.

R.I.P. Gonchi Rodriguez, 1971-1999

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