mercoledì 30 maggio 2018

Commento alla 102esima edizione della Indy 500

La SoVrApPoSiZiOn3 MoNaCo/iNdY formato Indianapolis /// 27 Maggio 2018

Quando il Gran Premio di Montecarlo finisce, non rimane altro da fare che guardare oltre, perché c'è qualcos'altro che ci aspetta. Si tratta della 500 Miglia di Indianapolis, la gara automobilistica più importante al mondo e forse una delle gare automobilistiche che danno più ansia quando le guardi.
Nelle edizioni più caotiche, tutto può cambiare da un momento all'altro, ma ogni volta hai l'illusione che le cose non cambieranno. Ti prepari a trattenere a stento gli one-one-one oppure ti metti il cuore in pace, a seconda di quello che sta succedendo, ma non pensi che da un momento all'altro potrebbe succesere qualsiasi cosa. Poi succede. E succede di nuovo. Continua a succedere. Funziona così per 200 giri: soltanto quando arriva il momento della bandiera a scacchi sai come andrà a finire, nel senso più letterale del termine. Quando sei a metà gara, sai che potrebbe vincere tanto il pilota che è in testa in quel momento quanto chi si trova doppiato. Dipende da tante cose che, non potendo prevedere il futuro, non puoi prevedere. C'è chi farà un sorpasso impossibile, c'è chi finirà la benzina nel momento meno opportuno e chi finirà a muro. Oppure c'è chi farà un sorpasso impossibile, finirà la benzina nel momento meno opportno e poi finirà a muro.
L'anno scorso abbiamo assistito alla vittoria di Takuma Sato, che è diventato il giapponese più altolocato della storia del motorsport, in cu*o a quelli che sostenevano che in Indycar si era sempre rivelato un flop. Se ne era stato tranquillo tra la top-5 e la top-10 per tutto il tempo, pronto a sfoderare la zampata finale, per poi presentarsi in victory lane con una bandiera giapponese al seguito, cosa che non è andata giù ai fanboy americani: il Memorial Weekend è una ricorrenza in cui si commemorano i militari morti in guerra e il Giappone e gli Stati Uniti erano avversari durante la seconda guerra mondiale!!!11!!1!! <--- punteggiatura scelta in base al livello intellettivo della gente che faceva queste affermazioni scandalizzandosi per la bandiera che un pilota si è portato sul podio.
Ogni anno, tuttavia, viene scritta una storia diversa, quindi è opportuno passare oltre e parlare un po' del 2018, iniziando dalla entry list, nella quale siamo stati purtroppo sprovvisti della presenza illuminante di Buddy Lazier (pilota cinquantenne che vinse l'edizione del 1996 e che ha gareggiato a Indy, seppure non in tutte le edizioni, fino al 2017), di cui ci eravamo quasi illusi all'inizio della stagione, ma ne è venuto fuori che di vetture ce n'erano anche troppe, con diversi team che hanno schierato più vetture rispetto alla media, con un picco massimo di sei vetture del team Andretti, se consideriamo anche quella in partnership Andretti/Herta.
Nello specifico, l'entry list era la seguente:

PENSKE: Josef Newgarden, Simon Pagenaud, Will Power, Helio Castroneves ---> tre piloti titolari, più l'ultimo ex pilota titolare che è stato appiedato dal suo volante full season;
ANDRETTI: Ryan Hunter-Reay, Alexander Rossi, Zach Veach, Stefan Wilson, Carlos Muñoz, Marco Andretti ---> i tre titolari, due guest star e una palla al piede;
GANASSI: Scott Dixon, Ed Jones ---> solo i due titolari, nessuna vettura aggiuntiva;
FOYT: Tony Kanan, Matheus Leist, James Davison ---> il vecchio titolare, il giovane titolare e una guest star;
SCHMIDT: James Hinchcliffe, Robert Wickens, Jay Howard, Jack Harvey ---> un pilota di ormai vecchia data, il rookie iper-promettente e due versioni formato Indy di Who's that Guy;
CARPENTER: Ed Carpenter, Spencer Pigot, Danica Patrick ---> il pilota vecchio ma non troppo, il pilota giovane ma non troppo e la donna più chiacchierata del paddock;
RAHAL: Graham Rahal, Takuma Sato, Oriol Servià ---> i due titolari e uno talmente importante nel contesto della Indycar che non si è parlato d'altro che delle sue presunte opinioni politiche a proposito dell'indipendenza catalana;
COYNE: Sebastien Bourdais, Conor Daly, Zachary Claman De Melo, Pippa Mann ---> il pilota che porta gli occhiali sotto al casco, uno che il casco se lo mette raramente perché per tutto il resto dell'anno non ha un volante, quello con il cognome interminabile che non doveva nemmeno essere lì (il titolare era Pietro Fittipaldi, ma si è fratturato le gambe nell'endurance a Spa) e la guest star eletta a precious cinnamon roll del paddock;
CARLIN: Charlie Kimball, Max Chilton ---> i due ex Ganassi Boyssss;
DREYER & REINHBOLD: Sage Karam, J.R. Hildebrand ---> il Verstappino formato Indycar e il secondo classificato del 2011 (meglio non spiegare in che modo sia arrivato secondo);
JUNCOS: Kyle Kaiser ---> uno che gareggia per un team pittoresco;
HARDING: Gabby Chaves ---> uno che gareggia per un altro team pittoresco...
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...sì, anche in Indycar ci sono dei team pittoreschi, con il dettaglio ancora più pittoresco che talvolta compaiono a caso, disputando solo una certa parte della stagione.

BUMP DAY: Il Month of May giunge al culmine ben prima che arrivi il grande giorno e, nello specifico, il weekend prima della gara si svolgono le qualifiche. Il sistema, in apparenza complesso, è abbastanza semplice. Il risultato è la velocità media di alcuni giri lanciati e, in base alla velocità, viene stilata la classifica. Al sabato ciascun pilota ha più di un tentativo e, all'occorrenza, può abortire il proprio tentativo e riprovarci.
Quella del sabato non è la classifica definitiva. I piloti vengono ripartiti in due gruppi: quelli della top-9 la domenica andranno a lottare per la pole position, sulla base di una sessione in cui ciascuno dei nove ha a disposizione un tentativo con quattro giri, e quella sessione assegnerà le prime nove posizioni sulla griglia, mentre i piloti che al sabato hanno ottenuto i tempi dal decimo al trentatreesimo prenderanno parte a una sessione per assegnare le posizioni dalla decima alla trentatreesima in griglia. Il problema è che a volte ci sono più di trentatré vetture, che vanno per qualificarsi. Non accadeva dal 2011, ma è accaduto quest'anno: di vetture ce n'erano trentacinque, il che significava che sarebbe tornato il "bump day", il che tradotto vuole dire che, sabato 19 maggio, i primi nove si qualificavano per andare a lottare per la pole, i piloti dal decimo al trentatreesimo si qualificavano per andare a occupare le caselle dalla decima in poi, mentre gli ultimi due se ne tornavano a casa.
Non mi era mai capitato di assistere a un "bump day" (e in realtà ho visto solo gli ultimi venti minuti a tratti perché lo streaming non funzionava molto bene) e non mi ero mai resa conto di quanto fosse un'esperienza terribile, da vedere: ci sono quelli che contano, ci sono quelli che entrano in griglia senza problemi e ci sono i backmarker che si aggrappano all'ultimo disperato tentativo di stare tra i primi trentatré.
Mentre i top-driver sognano la victory lane, ci sono dei poveri sfigati che corrono il rischio di non arrivare nemmeno sulla griglia. La loro qualificazione o no non dipende solo da loro e dalla loro vettura: non è come il 107%, in cui sei dentro o sei fuori ma solo in base al tempo che fai e non conta quello che fanno gli altri. Nel bump day c'è una graduatoria, i primi trentatré passano oltre e chi sta oltre non entra in griglia. Chi sta in fondo alla classifica corre il rischio di finire fuori, se non si migliora e invece si migliora qualcun altro...
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...e a peggiorare la situazione, ci sono rischi anche per chi si qualifica, a condizione che non si tratti di top-driver. Giusto a titolo di esempio, se Jay Howard (pilota "occasionale") si fosse qualificato e James Hinchcliffe (pilota titolare, altolocato in classifica) no, il team Schmidt avrebbe potuto decidere tranquillamente di cacciare via Howard a calci e di mettere Hinchcliffe sulla sua macchina, domenica 20. Non solo: se anche non l'avesse fatto, avrebbe potuto decidere in un momento qualsiasi, prima di domenica 27, di cacciare via a calci Howard anche dopo che si era qualificato per una posizione tra la decima e la trentatreesima e rimpiazzarlo con Hinchcliffe, a condizione di far partire Hinchcliffe dall'ultima posizione invece che da quella in cui Howard si era qualificato...
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...ma Howard non correva questo genere di rischi, dopotutto quante possibilità c'erano che Hinchcliffe non si qualificasse? Pochissime, direi.
Eppure, mentre nelle retrovie James Davison, Conor Daly e Pippa Mann si prendevano a spintoni per accedere all'ultima casella della griglia di partenza, si consumava il dramma: Hinchcliffe, che fino a quel momento aveva lottato con problemi alla vettura, rischiava seriamente di rimanere fuori.
Mancavano pochi minuti, poteva andare in pista... ma durante il bump day, non è così semplice. Si va in pista uno per volta e, arrivati a un certo punto, il cronometro dice che è finita.
Sono andati in pista Alex Non Sono Valentino Rossi e Grammo Reale, l'uno per tentare di entrare nel Fast Nine, l'altro per tentare di migliorarsi, dato che era nelle retrovie. A quel punto soltanto un pilota avrebbe avuto il tempo di fare l'ultimo tentativo. Pippa Mann, la più senza speranze dei backmarker senza speranze, è scesa in pista per un ultimo tentativo. Nemmeno per un attimo i suoi tempi hanno lasciato pensare che potesse arrivare sulla griglia di partenza. Intanto il cronometro continuava a scorrere e per Hinchcliffe, autore della pole position nel 2016, non rimaneva altro da fare che scendere dalla vettura.
Sui social erano tutte lamentele e recriminazioni: fanboy di Hinchcliffe, fanboy della Mann, gente che si disperava, gente che si chiedeva perché Rossi, Rahal e la stessa Mann fossero scesi in pista, quando ormai non cambiava nulla. Poi c'era Bruno Junqueira, che dichiarava che sperava che, se Hinchcliffe non si era qualificato, non gli venisse affidato il volante di nessun altro. Junqueira era nello stesso team di Hunter-Reay, nel 2011, quando Hunter-Reay non superò il bump day. Junqueira si qualificò, ma gli toccò di essere mandato via a calci nel cu*o ed essere rimpiazzato da RHR.
Nel weekend del 19/20 Maggio, nel pensare alla situazione Howard/Hinchcliffe, ho seriamente pensato, per la prima volta, che alla fine il trattamento non paritario di prime e seconde guide è una cosa da niente. Che cosa significa essere malvisti quando si batte il compagno di squadra e doversi sacrificare per i risultati di quest'ultimo, dopotutto? Mentre ci commuoviamo per le sorti di quelli a cui è consentito lottare solo per il podio e non per la vittoria, o a cui è consentito puntare ai punti quando i loro compagni di squdra possono salire sul podio, ci sono piloti che, in un'apparizione one-off, si conquistano il diritto di accedere alla griglia di partenza della gara automobilistica più prestigiosa al mondo e potrebbero ritrovarsi a farsi da parte per essere rimpiazzati da compagni di squadra non qualificati.
Ad ogni modo Howard è andato avanti, Domenica 20 Maggio si è qualificato e, per l'esattezza, si è classificato in 28esima posizione, solo cinque posizioni più avanti di quella che avrebbe occupato Hinchcliffe se l'avesse rimpiazzato nei giorni a venire. Però ho iniziato a vedere la luce, perché sembrava che potesse davvero conservare il posto per la gara.

QUALIFICHE: la qualifica delle ultime ventiquattro posizioni non l'ho vista, ma il migliore di loro era Kanaan e il più arretrato di tutti era Daly, con un paio di "outsider" delle retrovie come Grammo Reale e Alex Non Sono Valentino Rossi.
Poi è venuto il momento dei primi nove e quella parte di qualifica l'ho seguita. Ciascuno faceva quattro giri e la media della velocità dei quattro giri andava a costituire l'ordine di partenza. Sulla chat di Youtube c'erano dei simpaticoni che commentavano le porformance di Danica Patrick con osservazioni del calibro di "women belong to the kitchen", perché sono troppo lente per guidare monoposto di Indycar. Infatti, essendo troppo lenta per guidare una indycar, la Patrick è andata ad affiancare, in terza fila, Scott Dixon, uno che ha vinto quattro titoli, e H3lio Castroneves, uno che sostiene testualmente di non avere mai vinto un titolo perché tutte le volte in cui poteva riuscirci è stato battuto da Dixon. Però H3lio ha vinto la Indy 500 tre volte, il che fa più notizia che avere vinto quattro titoli.
In seconda fila c'era Nuovo Giardino davanti a Bourdeeeeeyyyyyy e a Spencer Maialotto, il che implica che c'erano rimaste soltanto due Penske, quelle di Saimon e quella di Willpowaaaahhhhh, in prima fila. Nessuno dei due ha portato a casa la pole position. Quella è andata a Ed Carpentahhhhhh, che è la terza volta che otteneva la pole alla Indy 500. Peccato che la pole alla Indy 500 voglia dire tutto e niente, ma generalmente niente, ma nevermind. Carpentahhhh è Carpentahhhh e sarebbe un po' come vedere Petra Ecclestone in pole position in un gran premio di Formula 1, dato che è il figlio del Bernie della Indycar.

GRIGLIA DI PARTENZA:
1^ fila: Carpenter - Pagenaud - Power
2^ fila: Newgarden - Bourdais - Pigot
3^ fila: Patrick - Castroneves - Dixon
4^ fila: Kanaan - Leist - Andretti
5^ fila: De Melo - Hunter-Reay - Kimball
6^ fila: Sato - Kaiser - Wickens
7^ fila: Davison - Chilton - Muñoz
8^ fila: Chaves - Wilson - Karam
9^ fila: Veach - Servia - Hildebrand
10^ fila: Howard - Jones - Rahal
11^ fila: Harvey - Rossi - Daly

LADIES AND GENTLEMEN, START YOUR ENGINES: lo "scattano le vetture" Made in USA è stato dato dal Bernie della Indycar in persona, mentre dopo vari giri di formazione la bandiera verde è stata sventolata nientemeno che dall'attore che interpretava James Hunt in "Rush".
La gara è partita in modo calmo. Ed Carpentahhhh è rimasto in testa e nulla è cambiato nella top-5. Dietro di loro, invece, Kanaan ha recuperato qualche posizione, mentre io mi sentivo mooooolto sollevata per la presenza di Howard in pista.
Tutto è stato estremamente tranquillo più a lungo di quanto pensassi: davanti la top-5 è rimasta invariata per un bel po', il che ha dato modo alla gente che commentava la gara in chat di scatenarsi scrivendo tutte le peggiori porcherie che aveva per la testa, compreso augurarsi che ci fossero incidenti mortali. Sarò sincera, trovo che gran parte di quello che veniva scritto in chat fosse più di cattivo gusto del solito.
Dopo il primo pitstop, la top5 era Carpentahhhh, Kanaan, Nuovo Giardino, Saimon e Helio e si sono susseguiti alcuni giri di calma piatta.

BANZAAAAAAIIIIII: al 49° giro è arrivato il momento del primo crash. Guess what? Il Grande Samurai Taku è stato uno dei piloti coinvolti. Noooooooohhhhhhhh!!!!! ç___ç L'altro pilota era James Davison... e non Anthony Davidson come diceva la gente della chat. Lo streaming precedente non era di qualità particolarmente elevata, quindi ero su un altro streaming e su un'altra chat. C'era la telecronaca spagnola e sia in telecronaca sia in chat la gente parlava di Servià. Poi, ogni tanto, avevo l'impressione di avere allucinazioni sonore, perché i telecronisti stavano pronunciando un po' troppo spesso il nome "Fernando".
Zachary Claman Hanno Disboscato La Foresta Amazzonica Per Le Venti Pagine Dell'Elenco Telefonico Che Servono Per Il Mio Nome si è ritrovato in testa non essendosi fermato ai box, pronto a farsi superare like a boss dai piloti che sopraggiungevano alle sue spalle. Risultato: al restart Carpentahhhhh si è riportato in testa alla gara.
Un giro più tardi Ed Jones ha crashato ed è entrata di nuovo la safety car. I telecronisti spagnoli hanno parlato del suo terzo posto dell'anno scorso e delle polemiche per il fatto che non sia stato eletto Rookie of the Year nonostante il risultato. Sono certa che non vedevano l'ora di poterne parlare: Rookie of the Year 2017 è stato votato Alonso e non potevano lasciarsi sfuggire l'occasione di menzionarlo.
Poi c'è stato di nuovo il restart.
Kanaan ha superato Carpentahhhh.
Poi Carpentahhhh si è ripreso la posizione un giro dopo.

UNHAPPY ENDING: a volte succedono cose di un certo livello. Una delle cose di un certo livello che sono accadute in questa Indy 500 era il ritorno di Danica Patrick, per la sua ultima gara in carriera, ancora con la vettura verde fluo sponsorizzata GoDaddy. Ho trovato molto romantico fin dal primo momento il suo ritorno: dopo anni passati a combinare poco e niente in NASCAR, tornava finalmente a gareggiare in una serie in cui ha ottenuto in passato risultati positivi. Ho trovato molto bello il fatto che decidesse di chiudere tutto a Indianapolis in cu*o a quelli che, sulla base dei suoi risultati in NASCAR, sostenevano che fosse incapace di guidare una indycar.
Penso che sia abbastanza evidente che Danica ha molti difetti, quello di essere acida come uno yogurt scaduto compreso, così come quello di essere stata un'inequivocabile backmarker in NASCAR, ma considerando che in Indycar ha ottenuto a suo tempo una vittoria, alcuni piazzamenti sul podio, delle pole position e ha chiuso in top-ten all'incirca la metà delle gare che ha disputato, non vedo come la si possa definire incapace di guidare in Indycar. Dal punto di vista generale, non mi sembra tanto inferiore alla media e sono certa che è vero che se fosse stata un uomo non sarebbe stata così in vista, ma è altrettanto vero che se fosse stata un uomo nessuno avrebbe nemmeno fatto caso al suo ritorno sostenendo che non meritava di stare dov'era e, dopo la mancata qualificazione di Hinchcliffe, che rubava il posto di Hinchcliffe. Mi dispiace che costui non sia riuscito a qualificarsi, nonostante sia un pilota di un certo livello, questo sì...
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...ma se sulla griglia di partenza ci sono trentatré posti, com'è possibile che chi si piazza in SETTIMA posizione sulla griglia di partenza non meriti di stare su quella griglia di partenza? Allo stesso modo sperare che avesse un incidente mortale perché non si riusciva ad accettare l'idea che una persona che non possiede un pene si permettesse di stare in pista ma non in ultima posizione come Pippa Mann quando c'era, mi sembra abbastanza trash. Dove sono andate a finire le mezze misure e il contegno? C'era anche chi ha scritto nello specifico che si augurava che Danica si ribaltasse contro un muretto, come successe a Wheldon. Detta come va detta, trovo questo commento DISGUSTOSO, perché va bene, puoi fare l'hater finché vuoi e scrivere ca**ate, ma descrivere la dinamica di un VERO incidente mortale e trovare figo il fatto che potrebbe ripetersi dice molte cose su di te come persona.
Fine dell'invettiva, torniamo a Danica: quando correva in Indycar io non seguivo ancora la Indycar, seppure in seguito ho visto tutte le gare della sua epoca, le prime volte che l'ho vista gareggiare in diretta è capitato all'epoca della NASCAR. Di recente avevo l'abitudine di prendere per i fondelli lei e il suo fidanzato pilota (attualmente ex fidanzato), Ricky Stenhouse Jr, con la storia di "chi fa il peggior risultato, fa tutti i lavoro di casa fino alla prossima gara". Mi sono affezionata abbastanza agli Stenpatrick, anche se si trattava comunque di una serie in cui non avevo particolari simpatie (a parte Dale Jr).
Il fatto che la sua carriera terminasse questo weekend non è una cosa che mi ha lasciata indifferente. Volenti o nolenti, Danica Patrick è stata la migliore donna del motorsport di questo secolo, anche se non è una persona che brilla per simpatia, e anche grazie ai suoi risultati i team hanno iniziato a prendere sul serio anche altre donne. Il fatto che io preferisca di gran lunga i Castronaan a lei non significa che debba per forza augurarle il malehhhh assolutohhhh. Speravo che potesse finire in modo dignitoso la sua carriera...
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...e purtroppo la sua carriera è finita anzitempo, quando è finita in testacoda esattamente a un terzo di gara, andando a sbattere. Non era esattamente l'idea che avevo in mente. Ci sono rimasta abbastanza male, ma eravamo solo a un terzo di gara e c'erano tante altre cose destinate a farmi rimanere male: una di queste è stata la foratura di Kanaan.

SAMBA PARTY: Kanaan, dopo questa terza safety car, era passato in testa e lo è rimasto fino al momento dei successivi pitstop. Poi si è dovuto fermare un'altra volta. Alla fine della fiera, quando avevano appena superato metà gara, in testa c'era Willpowahhhh. Carpentahhhh era secondo, ma ben lontano. Seguivano Pagenaud, RHR e Helio.
Poi è arrivata la calma. Una fiammata si è alzata dalla vettura di Veach ma senza conseguenze, dopodiché al 116° si è visto Kyle Kaiser ai box, fuori dalla vettura, che abbracciava i meccanici.
In seguito si sono svolti nuovi pitstop in regime di green flag, con Nuovo Giardino, Grammo Reale, Wickens e qualcun altro che facevano i fighi davanti per qualche giro. A quel punto ho avuto il sospetto che non stessero semplicemente cercando di fare i fighi, ma che fossero su una strategia diversa e che potessero essere le schegge impazzite della gara. Nel frattempo ai box stavano spruzzando qualcosa che sembrava liquido per estintori sulla vettura di Veach e mi sono chiesta se fosse andato a fuoco un'altra volta.
A nessuno importava. Tutti aspettavano un colpo di scena. Il colpo di scena c'è stato al 139° giro: una vettura ha dato un bacio alla francese al muro. Bourdeeeeeeyyyyyy nooooooohhhhhhhh! ç_____ç Non mi restava che sperare che almeno si fosse sacrificato per una giusta causa, ovvero sabotare la gara di Willpowahhhh, per vendicarsi dei guanti che Willpowahhhh gli lanciò addosso diversi anni fa e che all'epoca del suo incidente dell'anno scorso tutti gli hanno augurato di guarire presto, mentre Willpowahhhhh non ha detto una sola parola su di lui.
Ad ogni modo dietro la safety car Willpowahhhh era ancora in testa, con a seguire Carpentahhhh, Saimon, RHR e H3lio. La grafica mi informava anche che Howard era sotto di sei giri e che probabilmente era fermo ai box. Però quello che conta è partecipare, quando rischi di essere messo a piedi dopo esserti qualificato. Peraltro la gara era destinato a finirla, seppureu ltimo.
Poi è arrivato il momento del restart e, al 146° giro, è stato il momento del colpo di grazia: giusto il tempo di eccitarmi nel vedere Castroneves recuperare una posizione risalendo al quarto posto, poi l'ho visto fare un gran botto. In quel momento ho fatto mente locale, mi sono chiesta se qualcuno dei miei piloti preferiti potesse ancora farmi un regalo per il mio imminente trentesimo compleanno e ho raggiunto la consapevolezza che quest'anno non avrei ricevuto nessun regalo motoristico.

NOOOOOOOOHHHHHHHHH: di nuovo la safety car, poi il restart. Alex Non Sono Valentino Rossi era quinto ed è risalito in terza posizione dietro a Willpowahhhh e a Carpentaaaahhhhh. Ho pensato che i miei *fave* erano impossibilitati a vincere, ma almeno c'era chi avrebbe portato un po' di verve e un po' di brio... ma il peggio doveva ancora venire ed è venuto un nanosecondo più tardi, quando ho visto qualcosa che mi ha traumatizzata al punto che ho pensato di chiudere quella pagina web e di smettere di seguire la gara.
Sage Karam ha strisciato contro un muro.
Una ruota si è staccata dalla sua vettura ed è finita in pista.
Non ho potuto fare a meno di pensare a quella volta in cui Karam finì a muro, perse un pezzo di macchina e quel pezzo di macchina finì sul casco di Justin Wilson.
In quel momento ho iniziato a pensare che quella che stavo guardando era la peggiore Indy 500 che avessi mai visto.
Mentre mi preparavo per andare fuori (dopo la gara sono andata a una sagra di paese dove c'era a cantare una compaesana di mio padre) ho fatto in tempo a vedere gente che in chat chiedeva se Rossi era italiano e gente che rispondeva di sì, piloti che rientravano ai box in regime di green flag... e al 188° mi sono persa l'incidente di Tony Kanaan. Ci mancava solo quello, ormai.

LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL: soltanto alla fine, mentre non vedevo l'ora che la gara terminasse perché dovevo andare fuori e volevo vedere almeno il momento della bandiera a scacchi prima di andare via, ho avuto la concreta sensazione che stesse per accadere qualcosa di epico.
C'erano piloti su strategie diverse e, quando ci sono strategie diverse, non è chiaro che cosa possa succedere, dipende tutto dal momento in cui i piloti su strategie anomale finiranno la benzina. Potrebbero finirla con qualche giro d'anticipo e rientrare. Oppure potrebbero essere agli sgoccioli e tentare di arrivare fino al traguardo.
Dietro la safety car c'era in testa Oriol Servià, con tanto di telecronsti spagnoli completamente su di giri. Non so se mi spiego, c'era in testa Servià, uno di cui fino a quel momento si era parlato solo per via della bandiera catalana dipinta sul suo casco, altrimenti nessuno se lo sarebbe proprio finato.
Servià, tuttavia, non era destinato a vedere la luce. È stato superato e affiancato da un'altra vettura. Quell'altra vettura era guidata da Stef Wilson, fratello minore di Justin, pilota occasionale in Indycar, che non vedevamo al volante dalla Indy 500 del 2016. Per intenderci: era uno su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo.
Mi si è riempito il cuore di gioia nel vederlo in testa alla gara e ho pensato che, se fosse arrivato in fondo, avrebbe stravolto completamente il senso della giornata.
Cinque giri alla fine, tutto okay: Willpowahhhh aveva ormai superato Servià, ma era lontano da Wilson.
Quattro giri alla fine, ancora tutto okay: Wilson davanti, Willpowahhhh secondo.
Tre giri alla fine, un destino già scritto: la benzina iniziava a calare al punto tale che Stef è stato costretto a rientrare a box per un'ultima sosta.
Willpowahhhh.
Servià.
Carpentaaaahhhhh.
Poi anche il catalano errante è rientrato ai box e a quel punto non c'era storia. O meglio, non c'era già storia neanche prima, ma i telecronisti spagnoli sono stati su di giri finché hanno potuto.
Meno due giri.
Meno un giro, bandiera bianca.
Un altro giro, poi la bandiera a scacchi, sotto alla quale Willpowaaaahhhh, campione del mondo di sventolamento del dito medio e di titoli persi all'ultima gara stagionale dopo essere stato in testa per tutto il campionato, è passato da vincitore.
Meh.
Poi, alla fine, un piccolissimo spiraglio di luce, quando i telecronisti mi hanno ricordato che Willpowahhhh ha trentasette anni. A quell'età, se fosse stato in Formula 1 sarebbe già stato appiedato per essere rimpiazzato da Sirotkin.

COCA COLA 600: la Indy 500 si SoVrApPoNe tradizionalmente, non in termini di orario, alla gara di NASCAR più lunga di tutto il campionato.
Wikipedia mi informa che è durata quattro re, ventitré minuti e ventidue secondi. Ha vinto Kyle Busch, che è rimasto in testa per quasi tutto il tempo.
Ricky Stenhouse, celebre per essere l'ex fidanzato di Danica, ha chiuso in 10^ posizione. Se Danica fosse stata a Charlotte, probabilmente le sarebbe toccato stirare...

RISULTATO INDY 500: 1. Will Power (Penske), 2. Ed Carpenter (Carpenter), 3. Scott Dixon (Ganassi), 4. Alexander Rossi (Andretti), 5. Ryan Hunter-Reay (Andretti), 6. Simon Pagenaud (Penske), 7. Carlos Muñoz (Andretti), 8. Josef Newgarden (Penske), 9. Robert Wickens (Schmidt), 10. Graham Rahal (Rahal), 11. J.R. Hildebrand (Dreyer & Reinbold), 12. Marco Andretti (Andretti/ Herta), 13. Matheus Leist (Foyt), 14. Gabby Chaves (Harding), 15. Stefan Wilson (Andretti), 16. Jack Harvey (Schmidt/ Shank), 17. Oriol Servià (Rahal), 18. Charlie Kimball (Carlin), 19. Zachary Claman De Melo (Coyne), 20. Spencer Pigot (Carpenter), 21. Conor Daly (Coyne), 22. Max Chilton (Carlin), 23. Zach Veach (Andretti), 24. Jay Howard (Schmidt), 25. Tony Kanaan (Foyt), 26. Sage Karam (Dreyer & Reinbold), 27. Helio Castroneves (Penske), 28. Sebastien Bourdais (Coyne), 29. Kyle Kaiser (Juncos), 30. Danica Patrick (Carpenter), 31. Ed Jones (Ganassi), 32. Takuma Sato (Rahal), 33. James Davison (Foyt).

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Milly Sunshine