venerdì 25 febbraio 2022

The Red Gate - blog novel (Puntata n.3)

Per cosa ringrazio i lettori che hanno proseguito la lettura dopo la prima puntata continuando con la seconda. Oggi posto la terza, sperando che possa piacervi. :-)


"This second chance I know won't last,
But it's OK, got not regrets."
- Within Temptation - Sinead

L'epoca dello "scandalo" delle foto rubate non sembrava essere stata completamente dimenticata, ma era lontana abbastanza da non assillare Dalila in ogni singolo istante. I momenti in cui nessuno menzionava il fattaccio erano di gran lunga superiori a quelli in cui veniva riportato alla luce e si trattava di certo di un notevole passo avanti. Le voci critiche nei suoi confronti non si erano totalmente azzittite, ma i suoi risultati non venivano particolarmente denigrati, specie considerato che era arrivata in Gran Bretagna con una vittoria all'attivo, diversamente dal secondo pilota del Team Pegasus. Nonostante il giovane Juan Pablo Ramirez fosse considerato un pilota rispettabile, qualcuno iniziava a insinuare che non fosse degno della tuta rossa che indossava, mentre la Colombari veniva spesso etichettata come seconda guida di alto livello, definizione che non faceva impazzire Dalila di gioia, ma che era disposta a tollerare, in quanto decisamente meno debilitante per la sua immagine di quanto lo fossero tutte le altre che le avevano appiccicato addosso.
Il gran premio che venne disputato a Silverstone, il sesto della stagione, fece crollare in minima parte la sua reputazione: Ramirez vinse, nonostante l'inseguimento con cui lo stressò Dalila nella seconda parte della gara. Il gap, sotto la bandiera a scacchi, era di poco superiore al secondo, dopo una gara piuttosto combattuta, in cui tuttavia il pilota messicano le era sempre stato stabilmente davanti.
La sua reputazione crollò in minima parte non perché la maggior parte dei detrattori di Ramirez non fossero diventati detrattori suoi, quanto piuttosto perché le previsioni di Danae Ravelli si erano concretizzate: il tanto atteso momento in cui l'attenzione collettiva si sarebbe focalizzata su Marco Rossi e Yves Raphael.
Nel post-gara a Dalila era stata chiesta la propria opinione sul fatto accaduto subito dopo la metà della gara, ma non aveva potuto fare altro che constatare di non essere al corrente di quello che era successo, se non a grandi linee. Aveva visto soltanto le due vetture incidentate che venivano rimosse e, dal quarto posto in cui si trovava prima, con l'ingresso della safety car si era accodata dietro a Ramirez in seconda posizione.
Naturalmente era stata criticata in lungo e in largo, dai tifosi, per il fatto di non avere preso una posizione. Evidentemente non si rendevano conto che per giudicare qualcosa bisognava quantomeno avere visto un filmato dei fatti, cosa impossibile per chi, invece di guardarsi il gran premio nel soggiorno di casa, vi stava prendendo parte.
Soltanto quella sera, trovando alla televisione una sintesi della gara, ebbe finalmente le idee più chiare: nel primo stint di gara Marco era il pilota più veloce e la sua prima posizione sembrava inattaccabile, ma dopo il cambio gomme i valori in pista erano cambiati, con Yves che, al secondo posto, si era fatto giro dopo giro sempre più vicino, dimostrandosi a ogni tornata tra i sette e gli otto decimi più veloce. Era arrivato a ridosso del pilota del Team Pegasus e vi era rimasto per diversi giri, con una buona difesa da parte di Marco, seppure in difficoltà.
"Sembra chiaro che Rossi non vuole desistere" furono le parole pronunciate dal telecronista prima che accadesse qualcosa di irreparabile. "Per lui sta andando tutto molto bene, dato che Raphael non sembra seriamente intenzionato a insidiare la prima posizione, facendo come spesso accade una gara di attesa."
Yves aveva colto Marco di sorpresa, con un attacco dalle mire ben precise. Era chiaro che non intendeva più attendere, che il suo obiettivo era passare davanti e andare a prendersi la terza vittoria della stagione. Non era arrivata alcuna terza vittoria della stagione, né per lui né per Marco, perché le loro vetture erano venute irreparabilmente a contatto, uno di quei contatti destinati a fare discutere.
Nonostante avesse assistito al replay, Dalila si rese conto di non potere ancora prendere una posizione definitiva. Non aveva parlato né con Marco né con Yves di quanto era successo, ma era certa che avrebbero avuto posizioni totalmente opposte e che non fosse facile schierarsi né da una parte né dall'altra, per chi non era costretto dalla propria appartenenza, effettiva o spirituale, a uno dei due team o fanbase.
La televisione aveva appena mostrato l'incidente quando il cellulare di Dalila si mise a suonare. Si aspettava che fosse Marco, invece era Danae Ravelli. Voleva vederla con urgenza.
«Sono stanca» obiettò Dalila. «Preferirei andare a dormire. Non possiamo parlare domani mattina?»
«No, non possiamo parlare domani mattina» replicò la Ravelli, con fermezza. «Ho bisogno di discutere con te di una faccenda piuttosto urgente.»
«Stavo andando a dormire» insisté Dalila, nonostante non avesse pianificato di farlo nell'immediato. «Non ho voglia di uscire adesso.»
«Non ce n'è bisogno. Vengo direttamente da te, nella tua stanza.»
«Se proprio è necessario...»
«Sì che è necessario. Davvero, non vorrei, ma la situazione è cambiata e dobbiamo delineare il modo di comportarci da adesso in poi.»
«Cosa intendi?»
«Ne parliamo di persona, non al telefono.»
Danae Ravelli riattaccò senza lasciarle il tempo di replicare. Un istante più tardi il cellulare squillò di nuovo. Stavolta era davvero Marco.
«Ehi, eccoti. Che fine avevi fatto?»
«Scusa se dopo la gara non mi sono fatto vivo. Avevamo un po' di cose di cui occuparci, con la squadra.»
«Posso immaginare.»
«Festeggiare la vittoria di Juan Pablo non era nessuna di queste. Quel poveretto ha avuto il suo momento di gloria, ma nessuno ci ha fatto caso.» Quell'idea sembrava divertirlo. «Evidentemente non è nato sotto una buona stella ed è destinato a passare sempre in secondo piano.»
«Anch'io ho qualcosa di cui occuparmi con la squadra» precisò Dalila. «O meglio, la Ravelli mi ha appena fatto sapere che dobbiamo vederci. Tra poco sarà da me. Possiamo sentirci più tardi?»
«Più tardi c'è il rischio che io sia con qualcuno del team. Preferisco non chiamarti quando sono con loro.»
Dalila sospirò.
«Ti capisco. O meglio, capisco che devi cercare di tenerteli buoni, visto che hanno dimostrato di non avere problemi a eliminare chi non rispetta quelle che pensano siano le loro regole.»
Sapeva che i rappresentanti del Team Pegasus non vedevano di buon occhio la sua relazione con Marco, ragione per la quale cercavano di evitare il più possibile le loro apparizioni pubbliche insieme, e non vi si opponeva. Almeno poteva stare il più lontana possibile da chi aveva cercato di stroncare la sua carriera qualche mese prima.
«Ci sentiamo domani» la salutò Marco. «Buona fortuna con la Ravelli.»
«Grazie, ma non sono sicura di avere bisogno dei tuoi auguri» ribatté Dalila. «Ho avuto a che fare con il Team Pegasus e gli stronzi che lo gestiscono, posso affrontare senza troppi problemi Danae Ravelli.»
La team principal arrivò soltanto dieci minuti più tardi, ben desiderosa di andare dritta al punto.
«Secondo quelli della Pegasus, la colpa dell'incidente è tutta di Yves.»
«Non mi sorprende. Però siediti, Danae.»
La Ravelli scosse la testa.
«No, preferisco rimanere in piedi. Hai capito? Dalla Pegasus fanno sapere che è tutta colpa di Yves, secondo loro, e della nostra squadra che lo sta istigando - cito le loro parole - "a stupide vendette senza senso".»
«Non hanno tutti i torti, mi pare» ammise Dalila. «Sbaglio o sei tu che hai sempre insistito con Yves perché non si risparmiasse, quando gareggia contro Marco?»
«Ero stanca di vederlo accontentarsi» replicò la Ravelli. «L'altra volta, in Francia, avrebbe potuto vincere in modo molto più dominato, invece di fare il minimo sindacale. Questo, comunque, non conta più. Ormai quei tempi sono passati. Mi pare ovvio che non si risparmierà più, non dopo quello che ha combinato il tuo fidanzato oggi. È stato lui a buttare fuori Yves, su questo non ci piove, e non ti permetterò di difenderlo!»
«Non ho difeso nessuno» precisò Dalila. «Il fatto che io e Marco abbiamo una relazione non significa che approvo sempre il suo modo di guidare o che penso che non commetta errori.» Nonostante avesse visto il replay dell'incidente, finse di non avere ben chiara la dinamica dei fatti. «Oggi, quando c'è stato quel contatto tra Yves e Marco, stavo facendo la mia gara. Anzi, da parte mia penso che dovrei ringraziarli entrambi, altrimenti dubito che sarei riuscita a salire sul podio. Preferisco parlare della mia gara, piuttosto che di quella degli altri. Non so cosa sia successo con esattezza tra Yves e Marco e non ho l'urgenza di saperlo.»
«Mi stai dicendo che tu e il tuo fidanzato non ne avete parlato?»
«Io e il mio fidanzato non ci siamo incontrati. Abbiamo parlato per telefono, poco fa, ma non abbiamo parlato della gara.»
«Faccio fatica a crederti.»
«Se un giorno tu ti mettessi insieme a quacuno che fa il tuo stesso lavoro, dubito che parlereste per prima cosa di lavoro.»
Danae Ravelli fu costretta a darle ragione, ma rimase ferma sulle proprie posizioni.
«Ciò non toglie che il tuo fidanzato abbia combinato un casino enorme e questo avrà ripercussioni sul resto della stagione. Il mondiale è ancora lungo e quella di Rossi è una dichiarazione di guerra. La cosa non mi spaventa per niente. Mi dispiace doverlo dire proprio davanti a te, ma Marco Rossi è esattamente quel tipo di avversario che mi piace schiacciare.»
«Posso immaginare che ci saranno delle tensioni tra noi e il Team Pegasus, d'ora in avanti» convenne Dalila, «Ma ti ricordo che io sono solo una seconda guida che ha lo scopo di portare il maggior numero di punti possibile al team e di vincere quando Yves non può farlo. A questo proposito, mi dispiace di non avere potuto fare nulla oggi, non sarei riuscita a passare Ramirez, nemmeno correndo qualche rischio in più.»
«Sono ampiamente soddisfatta dal tuo secondo posto» mise in chiaro la Ravelli, «E non sono minimamente preoccupata dai tuoi risultati. Hai fatto un'ottima gara, oggi. Ieri la tua qualifica è stata un po' scadente, come ti ho detto esplicitamente più di una volta, ma per come era iniziata te la sei cavata. È altro che non mi fa stare tranquilla e, nello specifico, siete tu e Marco Rossi. Hai idea di quanto verrà scritto su di voi nei prossimi giorni e nelle prossime settimane?»
«Sì, immagino che qualcuno possa scrivere che la situazione che si è venuta a creare possa essere imbarazzante, oppure fare battute su di noi.»
«Esatto. È quello che il Team Pegasus teme fin dalla storia delle foto.»
«Lo so, purtroppo lo so.»
«Sai bene che non sono d'accordo con il modo di agire del Team Pegasus, ma penso che, in questo caso, non avessero tutti i torti. La cosa migliore sarebbe se tu e Marco vi lasciaste.»
Dalila spalancò gli occhi.
«Io e Marco dovremmo lasciarci per un incidente tra lui e il mio compagno di squadra?! Te lo scordi!»
«Non ho detto che dobbiate farlo davvero» precisò Danae Ravelli. «Sarebbe opportuno, però, che lo faceste credere al mondo intero. Lo dico per entrambi, nonostante me ne importi poco e niente del destino di Rossi. Anzi, gli auguro tutto il peggio possibile, in questo momento.»
Dalila obiettò: «Non mi sembra una buona idea.»
Danae Ravelli fu categorica.
«Io, invece, dico che è l'unica soluzione possibile. Dovresti fare quello che più ti conviene. Nella vita privata puoi frequentare chi vuoi, questo non lo metterei mai in discussione, ma pubblicamente non devi essere la fidanzata di Marco Rossi. Finirà nella merda. Ti assicuro che finirà nella merda e che non riuscirà a risollevarsi. Fingi di lasciarlo. Sarà il modo migliore per assicurarti di non precipitare insieme a lui.»
«Ci devo pensare. Devo parlarne con lui.»
«Fai presto a prendere una decisione. Il Gran Premio di Germania è tra una settimana. Sarebbe opportuno che tu e Marco "vi lasciaste" prima del weekend.»

***

Era la prima volta, dopo il ritorno di Yves, che Hélène lo accompagnava durante un weekend di gara. Era facile intuire che la situazione non le piacesse. Non era abituata a un clima di costanti polemiche e, dopo l'incidente di Silverstone, era quasi impossibile starvi lontano. Sui social network Yves era stato tartassato di messaggi, al punto che, consigliato dall'addetto stampa, aveva anche pubblicato un lungo post dai toni pacati nel quale aveva cercato di spiegare che vedeva quella tra lui e Marco Rossi come "una normale collisione che non lascerà strascichi per il resto del campionato".
Era esattamente ciò che avrebbe desiderato. Ritrovarsi nell'occhio del ciclone per qualcosa che ormai era già accaduto e sul quale non poteva più intervenire non era quello che si auspicava. Preferiva guardare avanti, non indietro, ma più il tempo passava e più si rendeva conto di essere l'unico a pensarla a quel modo.
Poco prima della sessione di qualifiche, ritenne opportuno ritagliarsi qualche istante per parlare con la moglie.
«Ti vedo turbata.»
«Si nota molto?»
«Beh, sì...»
«Mi dispiace. Ho cercato di non fartelo capire.»
Yves fece un mezzo sorriso.
«Non ce n'era bisogno. Non devi sforzarti di non dirmi quello che pensi. Mi interessa.»
«Lo so, ma è totalmente inutile» replicò Hélène. «Questa è la tua vita.»
«Non è esattamente come la vorrei, ma ci sto lavorando» la rassicurò Yves. «Vedrai, capiterà sicuramente qualcosa di cui parlare, la questione mia e di Marco a poco a poco si spegnerà.»
«Ne sei proprio sicuro? Marco e Dalila si sono lasciati, per colpa di quell'incidente. Non si parla d'altro.»
Yves alzò le spalle.
«Appunto, si parla di Marco e di Dalila, ormai io non c'entro più.»
«Invece c'è chi dice che è colpa tua, che sei stato tu a farli lasciare» replicò Hélène. «C'è chi dice che hai sempre cercato di dividerli.»
«C'è anche tanta gente che dovrebbe stare zitta. Cosa vuoi che me ne fregasse, se Marco e Dalila stavano insieme? E poi non ci credo che si siano lasciati per colpa dell'incidente. Dovevano avere dei problemi anche prima, ma di certo Dalila non veniva a confidarsi con me. Non è che parlassimo della sua vita privata.»
«Sì, va bene, è probabile che avessero dei problemi anche prima» concesse Hélène, «Ma è comunque strano che questi problemi siano diventati insostenibili proprio dopo il vostro incidente. Sei sicuro di non avere fatto in qualche modo delle pressioni su Dalila o sulla squadra per...»
Yves la interruppe: «Ti pare che io vada a convincere Dalila a lasciare il suo fidanzato? E che lei mi stia a sentire?»
«Non lo so, non so più niente» rispose Hélène. «So solo che quando correvi in endurance non c'erano tutti questi problemi.»
Yves sospirò.
«Lo so, non faccio altro che ripeterlo a tutti quelli che me lo chiedono, era un ambiente molto più tranquillo e più lontano dalle polemiche e da assurdità come questa di Marco e Dalila. Forse, una volta che mi sarò tolto qualche soddisfazione, tornerò indietro.»
«Passeranno comunque anni.»
«Può darsi.»
«E sei disposto, per anni, a farti travolgere da tutto questo?»
Yves abbassò lo sguardo.
«Io e questa serie abbiamo un conto in sospeso.»
«Eri tu a non volere tornare, all'inizio.»
«Era quello a cui volevo credere. Ho sempre voluto tornare, dimostrare chi sono davvero.»
«Però ti sei ritrovato di nuovo ad avere a che fare con Marco Rossi... e per la seconda volta sta andando tutto male.»
Yves alzò lo sguardo e la fissò negli occhi.
«No, non è così.»
«Come puoi non accorgertene?» obiettò Hélène. «Ha già tentato di distruggerti una volta e ci sta provando di nuovo.»
«È stato solo un incidente» insisté Yves. «È stato qualcosa di cui presto non si parlerà più.»
«Qualcosa di cui non si parlerà più» replicò Hélène, con amarezza, «Perché capiterà qualcosa di peggio. Ormai ho capito come funzionano le cose. Mi sembra che l'abbiano capito tutti, intorno a te. La Ravelli si dice preoccupata per quello che il Team Pegasus potrebbe farlo, è convinta che siano pronti a tutto.»
«La Ravelli è troppo melodrammatica.»
«La Ravelli sa di cosa parla. Non fa altro che dire di conoscere Marco Rossi e di sapere fino a che punto è disposto a spingersi.»
«Lo sappiamo tutti.»
«Sostiene di saperne di più.»
«Lascia perdere quello che dice Danae. Anche a me ha lasciato intendere di sapere cose di Marco che io non so. Che sia vero o no, non mi interessa. Non mi importa di quello che è successo tra di loro.»
«Non penso si riferisse a qualcosa di privato.»
«Marco le sarebbe interessato come pilota, ma la trattativa non è andata in porto. Credo se la sia presa con lui perché ha preferito rimanere con Pegasus. È proprio quello che mi aspetterei da lei.»
«Se lo dici tu mi fido, ma non sono tranquilla.»
«Capisco che tu possa non esserlo, ma ti assicuro che Marco Rossi non ha la cantina piena di cadaveri. È un pilota come tutti gli altri. Certo, a volte si spinge oltre un limite che gli altri piloti in genere non superano, ma non è una persona pericolosa.»
«Lo so, ma ho una brutta sensazione.»
«Sensazione che provvederò personalmente a toglierti. La macchina va molto bene su questo circuito. Rossi non mi vedrà nemmeno con il binocolo, in questo fine settimana.»
Era un'esternazione piuttosto ottimista, ma la Silver Rocket sembrava davvero averne di più. La pole position andò a Dalila Colombari e Yves fu costretto ad accontentarsi della seconda posizione. Le Pegasus erano esattamente alle loro spalle, con Marco davanti a Juan Pablo.
Nella sessione di qualifiche non accadde nulla che catalizzasse l'attenzione e rimuovesse dalla memoria collettiva i fatti di Silverstone, ma non successe nemmeno nulla che potesse dare spazio a nuove polemiche. Yves era pieno di sensazioni positive, quando prese parte alla conferenza stampa dei primi tre classificati.
Purtroppo quelle sensazioni durarono poco. Gli esponenti della stampa interessati a rivangare l'incidente del gran premio precedente erano molti di più di quelli che avrebbero preferito focalizzarsi sulle qualifiche appena disputate. Sia Yves sia Marco vennero chiamati a esporre la propria versione dei fatti, per l'ennesima volta, e per l'ennesima volta le loro versioni dei fatti furono contrastanti. Per Yves non era ugualmente un problema, sapeva che le loro posizioni in merito non coincidevano e non aveva alcuna intenzione di costringere Marco a pensarla come lui.
«Comunque sia» mise in chiaro, «Quello a cui penso adesso è la gara di domani. Marco pensa che sia stato io a innescare l'incidente, ma io la vedo diversamente, tutto qui. Non cambia il mio approccio al resto del campionato.»
Marco non replicò. Era palese che volesse a sua volta evitare la polemica. Purtroppo, però, erano come marionette tra le mani dei giornalisti, che dettavano legge a proposito degli argomenti di dibattito.
«Rossi sostiene che sia stato tu a provocare l'incidente» furono le parole pronunciate da uno di loro. «Non è la prima volta che ti ritrovi coinvolto in un incidente controverso con lui. Pensi che ci sia qualche ragione per cui succede solo tra di voi? E - mi rivolgo a Rossi - per quanto riguarda te, sei convinto che ci sia qualche ragione per cui Raphael innesca questo tipo di contatti solo con te? Pensi che per qualche ragione voglia evitare a tutti i costi che sia proprio tu, il suo ex compagno di squadra, a batterlo?»
Era finita.
Nessuno dei due aveva più nulla sotto controllo.
Qualunque cosa avessero detto o fatto, sarebbe stata utilizzata contro di loro.
Entrambi rimasero in silenzio per qualche istante, come colti di sorpresa.
«È più facile avere un incidente con i propri avversari diretti» fu la pacata risposta di Yves, «Piuttosto che con piloti che hanno vetture dalle prestazioni molto inferiori alle nostre. I doppiati devono darci strada. Io e Marco, in Gran Bretagna, non dovevamo darci strada a vicenda né volevamo farlo, per questo ci siamo scontrati.»
«Quello che dice Yves ha senso» rispose Marco, gelido. «Non ci sono ragioni per cui debba buttarmi fuori di proposito. La fine della stagione è ancora lontana, può succedere qualsiasi cosa, nei prossimi mesi. Non sappiamo nemmeno se, all'ultima gara, saremo entrambi in lotta per il titolo. Andare a cercare gli incidenti non è conveniente per nessuno.»
Yves era sicuro che non ci fossero accuse, nemmeno velate, da parte di Marco. Ne era certo perché entrambi sapevano cosa fosse davvero successo in occasione di quel passato finale di stagione e avevano convenuto di non parlarne pubblicamente.
Anche una constatazione innocente, tuttavia, poteva essere trasformata in un'accusa velata dall'interpretazione di altri.
Il giornalista che aveva posto a entrambi le poco gradevoli domande alle quali avevano appena dato una risposta insisté, rivolgendosi a Marco: «Stai dicendo che stavolta Raphael non aveva ragioni per speronarti di proposito, ma che l'ha fatto quando avete avuto il vostro famoso incidente all'ultima gara qualche anno fa?»
Yves non lasciò a Marco il tempo di parlare.
«Quello che è successo anni fa» dichiarò, con fermezza, «Non è stato voluto da nessuno dei due. Non volevamo che il mondiale venisse assegnato con un incidente e, anzi, un incidente è esattamente ciò che ha fatto sì che non fosse assegnato a nessuno dei due.»
Marco non poté fare altro che concordare.
«Non c'era volontà, da parte sua, non ho mai detto il contrario.»
«Eppure» continuò il giornalista, «Sono in molti ad esserne convinti. Non è un caso se Raphael non è riuscito ad avere un volante per ben due stagioni, dopo quei fatti.»
«Non seguo le logiche del mercato piloti, quando non mi riguardano» tagliò corto Marco. «Non so perché Yves abbia corso in altre categorie nelle due stagioni passate, bisognerebbe chiederlo a lui. Io, da parte mia, so solo che quello che abbiamo avuto anni fa è stato un normale incidente di gara. Purtroppo è stata una collisione molto violenta, oltre che estremamente deleteria in termini di assegnazione del titolo. Ad ogni modo il Team Pegasus ci aveva già fatto sapere che a fine stagione soltanto uno di noi avrebbe conservato il volante, quindi entrambi ci stavamo guardando intorno. Io stesso sono stato vicino a cambiare squadra, anche se le circostanze mi hanno portato a restare. Con questo, non penso di avere altro da dire, se non che spero che domani ci sia una buona gara, senza né incidenti né fatti che lascino spazio ai dubbi. Io e Yves abbiamo gareggiato l'uno contro l'altro tante volte in modo corretto e non vedo perché non dovrebbe succedere di nuovo. Ovviamente farò il possibile per finire la gara davanti a lui e per non finirla in anticipo fuori dalla pista.»
In gara, di per sé, non accadde nulla di polemico. Con una migliore strategia, Yves strappò la leadership alla compagna di squadra, la quale per un lungo tratto di gara lo aiutò tenendosi dietro Rossi. In seguito, quando mancavano appena sette giri alla conclusione, Dalila fu costretta al ritiro da un guasto al motore.
Fu il Team Pegasus a trasformare tutto in un ennesimo caso. Nonostante per loro non avere un trattamento paritario tra i due piloti fosse la normalità, gli esponenti della squadra si dichiararono indignati da come la Silver Rocket fosse riuscita a fare in modo che, pur senza superarla in pista, Yves si ritrovasse davanti a Dalila. Per loro il ritiro della Colombari era stato una sorta di trionfo della giustizia divina, il che era esattamente il tipo di considerazione che i media desideravano.

***

Marco aprì la porta e sorrise, nel vedere Dalila.
«Entra.»
Scoppiarono a ridere nello stesso istante e Dalila osservò: «Mi fa davvero uno strano effetto poterti incontrare solo di nascosto.»
«Non che prima andasse diversamente» ribatté Marco, «Ma dovere proprio fingere che non stiamo insieme sarà più complicato.»
Dalila chiuse la porta alle proprie spalle.
«Assolutamente.»
«Sei pentita di avere accettato?»
«No.»
«Nemmeno io.»
«È la soluzione migliore» dichiarò Dalila. «Ci avrebbero fatto troppe domande. Almeno adesso tutti parlano di noi, ma nessuno chiede. Non che sia una situazione molto migliore, ma almeno non dobbiamo rispondere a niente. Mi sembra almeno un piccolo passo avanti.»
«Mi dispiace per quello che è successo la volta scorsa» ammise Marco. «Se avessi saputo che si sarebbe sollevato un polverone, forse ci sarei andato più cauto, con Yves. Che fosse disposto a buttarmi fuori non ho dubbi, ma non sarebbe successo se anch'io mi fossi comportato diversamente.»
«Quindi» dedusse Dalila, «Sei convinto che Yves l'abbia fatto di proposito.»
«Non ho detto questo.»
«A me pare di sì.»
«Ho detto che, pur di stare davanti a me, era disposto a rischiare più del solito, tutto qui. Ha messo in conto che potesse esserci un incidente, ma con questo non voglio accusarlo di averlo pianificato a tavolino.»
«Non sono convinta che fosse davvero disposto a uscire di pista pur di starti davanti.»
Marco sbuffò.
«Dai, non restiamo qui a parlare di Yves per ore. Beviamo qualcosa, piuttosto. Ci meritiamo una serata migliore.»
«Okay.»
«Non ti vedo convinta.»
Dalila annuì.
«Sì, non mi piace molto la piega che hanno preso gli eventi.»
«Beviamo qualcosa» insisté Marco. «Lasciamo da parte tutto, almeno per un po'.»
«Mi è difficile mettere da parte tutto. Quello che è successo tra te e Yves ha rovinato qualcosa.»
«Non ha rovinato niente, tra di noi. Io voglio ancora sposarti, tanto quanto lo desideravo prima.»
Dalila ridacchiò.
«Non parlavo di noi.»
«E di cosa, allora?»
«Quelli della Pegasus hanno criticato la Silver Rocket perché oggi ho perso la prima posizione con un undercut di Yves.»
«Non è da te metterti dei problemi per quello che dicono.»
«Lo è, invece.»
«Non quando sei con me. La gara è finita da ore, non c'è bisogno di pensare alla Pegasus, ti pare?»
«Una volta la pensavo così, ma ormai è difficile staccare. Ovunque c'è qualcuno che non fa altro che ricordarci quello che è successo.»
Marco scosse la testa.
«No, non ovunque. In questa stanza ci siamo solo io e te. Nessuno ci ricorda che corriamo per due team avversari, né che il tuo compagno di squadra è il mio principale rivale per il titolo.»
Dalila rimase in silenzio per un po', poi, guardando Marco negli occhi, gli domandò a bruciapelo: «Com'è andata davvero?»
Marco aggrottò le sopracciglia.
«Mhm... di cosa parli?»
«Dell'incidente.»
«Nessuno dei due voleva cedere. Entrambi volevamo la vittoria, in Inghilterra. Ci siamo toccati e siamo finiti fuori, tutto qui. È stato un incidente come tanti altri.»
«Non parlo di questo incidente» replicò Dalila. «Voglio sapere di quell'altro incidente. Cos'è successo esattamente?»
Marco alzò le spalle.
«Oh, una grande sfortuna. Anche là nessuno di noi voleva cedere. Quando ha tentato di superarmi ci siamo toccati. Purtroppo, dopo avere già perso il controllo della mia monoposto, questa si è sollevata da terra e sono cappottato. Non saprei nemmeno dire se si possa parlare di sfortuna. Sono stato piuttosto fortunato a uscire vivo da quel botto.»
«Conosco la dinamica, quello che voglio sapere è cosa sia successo prima» insisté Dalila. «So come funzionano le cose al Team Pegasus. Non eri nella posizione di potere vincere il titolo, in quel momento, nemmeno se fossi riuscito a rimanere davanti a Yves. C'era un solo modo in cui la Pegasus poteva vincere il titolo piloti ed era con Yves davanti a te.»
«Infatti Yves ha cercato di superarmi.»
«Non fare finta di non capire, Marco. Voglio sapere.»
«Io invece ho una gran voglia di prendermi un drink insieme a te. Cosa ne dici se ci sediamo, beviamo qualcosa e poi, se ne avremo ancora voglia, parleremo del mio incidente con Yves?»
Dalila scosse la testa, con fermezza.
«No, voglio sapere tutto e non ci prendiamo nessun drink finché non mi hai spiegato cosa sia successo.»
«Lo sai già quello che è successo» sbottò Marco. «Cos'altro vuoi sapere? Io e Yves ci siamo toccati, è successo qualcosa di inaspettato e per poco non mi sono ammazzato. Com'è possibile che non ti basti?»
«Non mi basta, perché sono certa che il team ti abbia ordinato di lasciar passare Yves, quel giorno.»
«Sono sempre stato un pilota, non sono mai stato il maggiordomo di Yves. Anzi, ero io ad avere uno status di prima guida. Quando io ho avuto qualche sfortuna di troppo, la squadra ha capito che impedire a Yves di lottare per il campionato poteva essere controproducente, ma prima nessuno aveva dei dubbi su chi dovesse essere a cercare di vincere il titolo. Se fosse rimasto tutto così, sarebbe andata meglio. La squadra voleva te, per la stagione successiva. Informare me e Yves che, a seconda dei risultati, uno dei due avrebbe dovuto andarsene a fine anno, ci ha portati l'uno contro l'altro.»
«Mi stai dicendo che quel giorno non hai fatto passare Yves perché non volevi dare né a lui né alla squadra la soddisfazione del titolo?»
«No, non l'ho fatto passare semplicemente perché le gare finiscono quando viene esposta la bandiera a scacchi. Eravamo in tre a lottare per il mondiale. Connor era terzo e gli bastava per avere più punti di me, ma poteva succedergli ancora qualsiasi cosa. Ho pensato che poteva ancora avere qualche problema, perdere posizioni oppure ritirarsi. In tal caso, se avessi battuto Yves, avrei vinto io il mondiale. Se Connor fosse rimasto terzo fino a fine gara, allora all'ultimo giro avrei fatto passare Yves. Non l'avrei fatto, però, prima di essere sicuro al cento per cento di non avere possibilità di essere io a vincere. Alla fine, dopo il nostro incidente, Connor è stato costretto a rallentare per non affaticare troppo il motore. Avevo ragione io. Se Yves non mi avesse attaccato, uno di noi avrebbe sicuramente vinto il mondiale, e forse sarei stato io.»
«È una spiegazione molto sensata.»
«Lo vedi? Adesso possiamo bere qualcosa e dimenticarcene.»
Dalila insisté: «È una spiegazione troppo sensata. Tu non sei mai stato capace di guidare e ragionare nello stesso momento. Non credo che tu abbia mai avuto davvero intenzione di cedere la posizione a Yves. Preferivi che a diventare campione del mondo fosse Connor, piuttosto che il tuo compagno di squadra, specie considerato che rischiavi che il team ti appiedasse.»
Marco sospirò.
«E se anche fosse?»
«È così?»
«Non ha importanza.»
«Eccome se ne ha» replicò Dalila. «Nella conferenza stampa post-qualifiche, ieri, Yves è stato accusato di avere cercato di buttarti fuori di proposito, in quell'occasione, nonostante non avesse motivo per farlo.»
«Yves è stato accusato di avermi buttato fuori di proposito, ma non da me» puntualizzò Marco. «Ho detto che è stato un normale incidente, che nessuno di noi è riuscito a evitare, ed è effettivamente andata così.»
«No, non è andata così» replicò Dalila. «Quello che hai detto ieri mi ha fatto capire qualcosa a cui non avevo mai pensato.»
«Qualcosa che ti interessa proprio, vedo
. Non abbiamo mai parlato così tanto di corse in tutta la nostra vita. Perché dobbiamo per forza stare qui a pensare a Yves Raphael e al nostro incidente di qualche anno fa? Non ha molto senso.»
«Lo vedi? Tutto quello che sai dire è "non parliamone, non ha molto senso". In realtà non vuoi parlarne perché non vuoi ammettere quello che è successo davvero. È vero, Yves non ha provocato deliberatamente quell'incidente, ma questo non significa che non sia stato deliberato. Ti sei salvato la reputazione perché nessuno avrebbe mai pensato che potessi avere cercato di proposito quel volo che hai fatto, ma la realtà è che quell'incidente è stato provocato deliberatamente... da te. Non hai mai pensato che Connor potesse avere dei problemi. Hai solo pensato di dovere impedire che fosse Yves a vincere. Quando il team ti ha chiesto di rallentare per farlo passare, hai rallentato. Una volta che è stato dietro di te, ti sei comportato come se fossi sul punto di cedergli la posizione. Quando lui ti ha affiancato, hai completato l'opera.»
Marco ribatté, con indifferenza: «Pensa quello che ti pare. Io, però, se fossi al posto tuo, sarei un po' preoccupato. Di solito queste teorie del complotto le ipotizzano persone che ne capiscono poco di motori. Come hai detto, ho rischiato grosso in quell'incidente. Rischiare di morire per impedire al mio compagno di squadra di vincere il titolo? No, non è questo il modo in cui affronto le gare. Poi hai ragione, non sono un genio quando si tratta di guidare e di pensare al tempo stesso, ma questo non significa che io vada a cercarmi le disgrazie.»
«Come ci sono arrivata io, potrebbe capirlo qualcun altro» insisté Dalila, ferma sulla propria posizione. «Prima o poi potresti doverne rendere conto.»
Marco sospirò.
Era stanco di mentire.
Era maledettamente stanco di mentire.
«Va bene, ho fatto una cazzata, ma chiunque mi accusasse di averlo fatto di proposito sembrerebbe un fanboy complottista. Non ho paura di quei soggetti.»
«La tua è un'ammissione di responsabilità, quindi?»
«Adesso vuoi dirmi "pensavo che non avessimo segreti" o qualcosa del genere?»
«No.»
«Allora aspetto che tu mi dica qualcos'altro.»
«Sì, ti dico che adesso anch'io ho voglia di bere qualcosa e ti ringrazio per la tua sincerità.»
«Oh, bene.»
«Che poi, sincerità... mi sembra un po' azzardato. Diciamo che, nel ringraziarti per la tua presunta sincerità, ti stavo prendendo un po' per il culo.»
Marco si sentì sollevato dalla reazione pacata di Dalila. Non approvava le sue azioni - o meglio, quelle che riteneva fossero state le sue azioni - e glielo aveva fatto capire, ma ciò non cambiava quello che pensava di lui come persona.
Per un attimo fu tentato di raccontarle tutta la verità, ma fu questione di istanti. Era meglio che il suo segreto continuasse a rimanere tale, per tutti. Era meglio chiudere con il passato, una volta per tutte, e non pensare più all'incidente con Yves, a causa del quale Connor aveva vinto il suo ultimo titolo. Sembrava un evento di un secolo prima, che non importava più a nessuno.
Non poteva immaginare che, proprio in quegli stessi istanti, stesse venendo scritto un nuovo tassello del suo scontro con Yves. Hélène Raphael, infastidita dalla piega che la stagione stava prendendo, si stava sfogando contro di lui e lo stava facendo davanti a una telecamera. Le sue parole avrebbero avuto conseguenze devastanti.


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