sabato 19 febbraio 2022

The Red Gate - blog novel (Puntata n.2)

Inizio per prima cosa con un doveroso ringraziamento a chi ha letto la prima puntata di "The Red Gate". Tutto sommato posso dirmi soddisfatta dalle view che ho avuto, specie alla luce del fatto che non ero molto convinta di iniziare a pubblicare. Adesso che ho iniziato, comunque, credo sia opportuno andare avanti per iniziare bene il fine settimana, in attesa che venga ora di parlare di motorsport vero. Ci siamo lasciati nella scorsa puntata con Yves Raphael di ritorno nel campionato e Dalila Colombari sul punto di cambiare team. Adesso è giunto il momento di far iniziare il campionato. ;-)

 
"In the middle of the night
I don't understand what's going on,
It's a world gone astray,
In the middle of the night
I can't let it end,
So I'll keep searching
In shadows your life,
It will never be in vain."
- Within Temptation - In The Middle Of The Night

"...Con il suo secondo posto ottenuto nella gara inaugurale di Città del Messico e la vittoria ottenuta in un'improbabile Gran Premio del Brasile a Interlagos, Dalila Colombari si trova al momento in testa alla classifica piloti, una situazione inedita e piuttosto inattesa, ennesima occasione sprecata per il motorsport al femminile. La Colombari, infatti, ha dimostrato di essere tutto ciò nel quale le appassionate di motorsport e le ragazzine che gareggiano sui kart e nelle formule minori non si identificano. La sua situazione di leader della classifica non è un bene per le donne del motorsport, quanto piuttosto la dimostrazione dell'amara realtà alla quale la maggior parte di loro sono costrette a subire. Il successo della Colombari è la rappresentazione di un sessismo da sempre esistente, al quale Dalila si è tristemente piegata in cambio del successo. I suoi scatti a seno nudo rimarranno sempre una delle pagine più tristi della storia del motorsport, un monito a ricordarci che esistono due categorie di persone di genere femminile: le vere donne, quelle che non hanno bisogno di mettersi in mostra e hanno un radicato senso della decenza, e quelle che, invece di combattere il potere degli uomini, dimostrano di esservi completamente assoggettate per il proprio interesse. Questa è la ragione per cui noi donne appassionate di motori dovremmo se non boicottare l'intera serie, almeno boicottare la squadra che le dà un volante. No alla Silver Rocket. No a Dalila Colombari. No a Danae Ravelli, che la sostiene e ha dimostrato chiaramente da quale parte della barricata sta. Sì alle vere donne, no ai manichini che si spogliano."
Dalila alzò gli occhi al cielo.
«Perché la stampa dovrebbe dare spazio alla presidente del club delle zitelle bigotte appassionate di motori?»
La Ravelli si girò a guardarla.
«Come dici?»
«Ennesimo momento di grande cultura della stampa italiana.»
Danae Ravelli strappò via il giornale dalle mani di Dalila.
«Non è il momento di fare approfondimenti di cronaca.»
«Non stavo leggendo le pagine della cronaca» replicò Dalila. «C'è un articolo, se così si può chiamare, contro di me e contro il fatto che ho vinto lo scorso gran premio e che sono in testa alla classifica. Finiva male, ma iniziava peggio, con un'invettiva contro i miei capelli, sostenendo che me li sono tagliata per compiacere gli uomini, per i quali al contempo me li tingo.»
«E quindi?»
«E quindi perché bisognerebbe dare peso a una persona che, "per il bene delle donne" usa stereotipi peggiori di quelli che cerca di combattere?»
Danae Ravelli sospirò.
«Non ti ho chiesto cosa ne pensi di quella roba. Ti ho chiesto perché perdi tempo a leggerla. Sei una persona di successo, Dalila. Lascia che a leggere queste cazzate siano i pensionati che non sanno cosa fare quando sono al bar.»
«Se permetti, mi infastidisce che ci siano persone che utilizzano la stampa solo ed esclusivamente per darmi contro. Anzi, mi infastidisce soprattutto che qualcuno lo permetta. Quella gente ha già i social network e sono sicura che un'invettiva simile darebbe comunque un buon numero di like anche là. C'è tanta gente di mentalità ristretta che crede di essere di vedute aperte, così come c'è tanta gente che sarebbe disposta a supportarmi per la faccenda delle foto rubate se solo non fossi percepita come una persona di successo. Chi dà da mangiare spazzatura a questo tipo di persone non dovrebbe essere autorizzato a scrivere sui giornali così come se niente fosse. Vorrei che almeno lì, quando si parla di me, si parlasse dei miei risultati. Non necessariamente in positivo, ma almeno vorrei non si desse peso a cose che non c'entrano nulla con i motori.»
Danae Ravelli insisté: «Non ti preoccupare di fatti che non ti riguardano. Quello che scrivono i giornali non dovrebbe toccarti. Prima o poi questo polverone si calmerà e a nessuno importerà più nulla di quelle foto. Raggiungerai lo scopo che volevi.»
Dalila scosse la testa.
«No, non si calmeranno. Non si calmeranno mai.»
«Solo perché, per il momento, non è successo nulla di interessante per gli standard del tifoso medio» la rassicurò la Ravelli. «Quanto a lungo pensi possa durare questa situazione?»
«È già durata anche troppo a lungo, per quello che mi riguarda. Non mi sembra normale che si discuta così tanto delle mie foto... e neanche solo di quelle. Ti ho detto che l'intervento contro di me iniziava dai capelli. Mi sono tagliata i capelli di venti centimetri ed è un problema... il tutto mentre Yves si è rasato mezza testa per prendere parte a uno spot pubblicitario in cui lo volevano così e nessuno ha battuto ciglio, nonostante abbia rinunciato ai suoi storici capelli lunghi. Le persone che ritengono necessario commentare l'acconciatura di una donna e non fanno minimamente la stessa cosa quando si tratta di un uomo non dovrebbero essere le persone più indicate per giudicarmi come donna nel motorsport e come donna in generale.»
«Basta, Dalila» la supplicò Danae Ravelli. «Ti ricordo che tra poco devi andare in conferenza stampa e che queste cazzate non hanno niente a che vedere con quello che sei tu. Ci saranno sempre uomini che ti criticheranno in quanto donna e donne che ti criticheranno in quanto donna che ha fatto scelte diverse dalle loro.»
«Quelle foto non erano una mia scelta.»
«Se tu non fossi Dalila Colombari, ma solo una donna qualsiasi di cui sono girate foto in topless, loro non si preoccuperebbero così tanto di te, quindi anche le tue scelte hanno avuto la loro importanza.»
«E i miei risultati. Nessuno di loro critica mai le backmarker come Malvina Fynns.»
«Beh, tu non sei Malvina Fynns e già questo dovrebbe essere un grande punto a tuo favore.»
A Dalila sfuggì un sorriso.
«Povera Malvina, non è colpa sua se corre per la scuderia più scarsa della serie.»
«Se Malvina Flynn avesse avuto dei risultati più presentabili» ribatté la Ravelli, «Probabilmente sarebbe già a centro griglia. Sembra avere esattamente il tipo di mentalità che piace alla gente: le "zitelle bigotte appassionate di motori", come le hai chiamate tu, fanno esattamente gli stessi discorsi che farebbe lei. E comunque dovresti portare rispetto alle zitelle.»
«Rispetto tutte le persone, indipendentemente dal loro stato civile, che rispettano me. Ultimamente sono molto poche e, per quanto tu sia ottimista in proposito, non penso che si rassegneranno a tacere e a badare ai cazzi loro in tempi molto brevi.»
«Non baderanno ai cazzi loro, ma presto ci sarà altro su cui dibattere, qualcosa di più importante, che tutti aspettano.»
«Ovvero?»
«Quello che è successo a Yves in gara in Brasile non si ripeterà. Non appena lo vedranno lottare ruota contro ruota contro Marco Rossi - perché prima o poi accadrà - tutti si dimenticheranno all'istante di te. Vogliono vedere duelli intensi tra di loro, per questa ragione tutti gli appassionati nel mondo sembrano essere molto soddisfatti del ritorno di Yves. Non sarebbe altrettanto apprezzato, se non esistesse la possibilità concreta di assistere a uno scontro epocale.»
Dalila obiettò: «Non mi sembra che possa essere tanto diverso da un duello per il titolo tra altri piloti. Diciamo che alla gente piacciono gli scontri per il titolo in generale, piuttosto che un campionato dominato come è accaduto nella passata stagione.»
«Sopravvaluti la gente comune» replicò Danae Ravelli. «Alcuni sono semplici animali assetati di sangue... e il sangue a cui ambiscono è quello dei piloti. Per molti di loro siete solo dei manichini da crash test votati alla morte in nome del loro intrattenimento.»
«So che il pubblico degli appassionati ha molti problemi, ma non c'è bisogno di dipingere la situazione in termini così catastrofisti.»
«Non sono catastrofista, sono solo un'attenta osservatrice della realtà. Preferirei non osservarla, in molti casi, ma non posso farci niente. Chiudere gli occhi per non essere esposta a un certo tipo di scempio non fa per me. Piuttosto, la cosa migliore da fare è sfruttare la situazione a proprio vantaggio.»
Dalila la fissò per qualche istante, prima di chiederle: «È per questo che hai ingaggiato me e Yves?»
«Ho ingaggiato te perché eri la scelta migliore possibile per il secondo volante della Silver Rocket» dichiarò la Ravelli, con fermezza. «Diversamente dai nostri amici vestiti di rosso, io non do ascolto ai pettegoli scandalizzati dalla vista di un paio di capezzoli. Per questo sei finita in squadra, non per altre ragioni.»
«E Yves?»
«Yves era la migliore scelta possibile, al momento in cui ho avuto i primi contatti con lui, per una squadra che voglia puntare alla vittoria del campionato.»
«Eppure, lo dici tu stessa, la gente voleva vedere lui e tu dai alla gente quello che vuole, fintanto che ti conviene.»
Danae Ravelli ridacchiò.
«Avanti, Dalila, avviati che la conferenza stampa inizierà a breve. E mettiti il cappellino, che ne ho abbastanza di sentire le prediche degli sponsor che sostengono che non li fai inquadrare abbastanza.»
Dalila si infilò il cappello in testa.
«Va bene così? Lo sponsor è abbastanza in vista?»
«Direi di sì.»
«Come devo comportarmi in caso di domande sullo scorso gran premio?»
«Te ne faranno senz'altro.»
«Appunto per questo ti ho chiesto cosa devo rispondere.»
«Rispondi nel modo più naturale possibile, senza sarcasmo e senza commenti ai tuoi detrattori, a meno che non ti vengano chiesti esplicitamente.»
Dalila azzardò: «In caso di domande specifiche in tal senso, invece, dovrò cercare di essere vaga il più possibile, giusto?»
«Giusto.»
Dalila voltò le spalle alla team principal e si allontanò. La conferenza stampa che precedeva il weekend non l'aveva mai spaventata, quando toccava a lei essere selezionata, ma non le era ancora successo di essere convocata dopo lo "scandalo". In occasione dei gran premi successivi alle due vittorie che aveva ottenuto con il team Pegasus, le domande sui suoi successi non erano state particolarmente insidiose, ma tutto era cambiato. Nelle altre occasioni, per ricevere critiche aveva dovuto aspettare di finire fuori per incidente in entrambe le gare successive alle vittorie, ma non sarebbe stata affatto la stessa cosa.
Fu relativamente fortunata. Tra i piloti che si trovavano insieme a lei c'erano sia il suo compagno di squadra Yves Raphael sia il pilota di punta del Team Pegasus, Marco Rossi. Dalila iniziò a chiedersi se le impressioni di Danae Ravelli fossero esatte. La team principal era convintissima che la stagione da poco iniziata fosse in realtà un semplice contorno al tanto desiderato scontro tra due piloti. L'attenzione dedicata a loro e le domande che andavano velatamente a scavare nel loro passato sembrava darle ragione.
Alla fine, quando tornò a raggiungere il proprio team, Dalila confidò alla Ravelli: «Inizio a pensare che sarà proprio così, che prima o poi la gente si stancherà di parlare di me e delle mie foto.»
«A parte le "zitelle bigotte appassionate di motori", a nessuno sembra più importare niente delle tue foto» ribatté Danae. «Facendo una previsione, oserei dire che tra non più di tre gran premi succederà qualcosa di abbastanza polemico tra Raphael e Rossi. A quel punto si parlerà solo di loro.»
«Tre gran premi sono un sacco di tempo» obiettò Dalila. «Non mi piace l'idea di non cadere nel dimenticatoio per ancora più di un mese.»
«Meglio così. Temevo che a non piacerti fosse l'idea di una polemica che catalizza l'attenzione tra il tuo compagno di squadra e il tuo fidanzato.»
«Nemmeno quella mi fa impazzire» chiarì Dalila. «Spero che non succeda niente di grave.»
«Lo spero anch'io, ma rimango pronta a ogni evenienza. Un po' di brio, dopotutto, fa bene, quando bisogna mettere fine a una situazione di stallo che dura da fin troppo tempo.»

***

Il ritorno di Yves Raphael aveva destato molto scalpore prima dell'avvio della stagione e in tanti erano saltati alle conclusioni a partire dai test prestagionali, nei quali il Team Pegasus aveva svettato facendo ottenere i migliori tempi assoluti quasi in ogni giornata. Naturalmente i giudizi che andavano per la maggiore erano stati quelli non contestualizzati, da parte di sedicenti esperti di motori pronti a sostenere che dai tempi di una giornata piuttosto che dell'altra si potessero fare deduzioni relative a quella che sarebbe stata la classifica finale.
Rientrando dopo un paio di stagioni di assenza, Yves era il bersaglio perfetto. Nonostante la sua età neanche troppo avanzata, era stato bollato fin dal primo giorno di prove come "vecchio bollito che dovrebbe ritirarsi", una delle definizioni che, nella realtà dei fatti, andavano per la maggiore tra tifosi da bar e anche appassionati un po' più seri. Non solo, seppure con altri termini, anche opinionisti televisivi non si facevano scrupoli nello stroncare i risultati di un pilota o dell'altro anche in assenza di risultati stessi per via della pausa invernale.
Quando la stagione era iniziata, in Messico, Yves aveva smentito tutti. Ancora criticato dopo i tempi fatti registrare nelle sessioni del venerdì, nelle quali si era concentrato sul passo gara e non sul giro secco, aveva iniziato a far parlare in positivo al sabato mattina, per poi sorprendere tutti con una pole position che ai suoi detrattori del venerdì doveva essere sembrata piovuta dal cielo. La domenica era stato tutto molto facile, almeno a vedere la gara dal di fuori. Reggere tutta la durata in prima posizione, momento immediatamente successivo al cambio gomme a parte, non era stata l'impresa facile che in tanti descrivevano, ma aveva deciso di non smentire nessuno.
"Pensino pure che sono un fenomeno e che per me è tutto semplice."
Aveva vinto davanti alla compagna di squadra e amica di vecchia data Dalila Colombari, che viveva a sua volta un periodo non troppo facile, seppure per ragioni totalmente diverse da quelle di Yves. Raphael era considerato un "vecchio bollito", la Colombari un "danno per l'immagine delle donne nel motorsport", situazioni che di per sé non avevano niente in comune ed erano originate da preconcetti totalmente slegati gli uni dagli altri, ma che contribuivano a renderli il pairing più chiacchierato della stagione.
I titoli degli articoli sulla loro doppietta a Città del Messico erano stati l'apoteosi del trash, la perfetta definizione di clickbait. Una testata sportiva abbastanza importante li aveva messi in prima pagina, abbracciati sul podio, con il titolo "alle cheerleader piacciono i bad boy".
Yves aveva imparato da tempo che la strategia migliore era non mostrare mai indignazione né dare troppa importanza a ciò che la stampa scriveva sui piloti. Tuttavia negli ultimi tempi si rendeva conto di quanto la situazione, negli ultimi tempi, fosse molto peggiorata. Forse era stata la lontananza dalle competizioni a ruote scoperte. I piloti delle altre categorie, percepite come "minori" anche quando non lo erano, avevano l'inequivocabile vantaggio di non essere sempre al centro dell'attenzione, come prima della stagione aveva avuto modo di spiegare al suo vecchio rivale Marco Rossi.
Aveva dovuto spiegarlo anche ad altri, meno propensi a comprenderlo. Gli era stato chiesto, infatti, nella conferenza stampa post-gara, se fosse soddisfatto di avere chiuso una volta per tutte con quel mondo.
«Ti sei riportato al centro della scena dopo anni passati senza che si parlasse di te. Sei felice di essere finalmente tornato ad essere considerato un pilota che conta?»
Yves aveva sorriso e aveva risposto: «Sono sempre stato un pilota che conta. Con la Silver Rocket ho un contratto solo per questa stagione, non so dove sarò tra un anno. Forse tornerò da dove sono venuto.»
Dopo il Messico era arrivato il Brasile e le premesse erano state positive fin dal primo giorno di test. Il resto del fine settimana, invece, purtroppo era stato una delusione e, dopo avere faticato per un problema alla monoposto, uno di quelli di difficile individuazione, nelle qualifiche, Yves era stato costretto al ritiro per un guasto al motore dopo appena due giri di gara. Era stata una grossa delusione, specie alla luce del successo conquistato dalla Colombari, a sua volta protagonista di una qualifica diffile, alla quale era però seguita un'ottima rimonta che l'aveva condotta alla vittoria.
Se non altro, Yves si era consolato sapendo che Marco Rossi, visto come il suo principale avversario, aveva collezionato due risultati di poco spessore. Il Team Pegasus aveva disputato le prime due gare con un'evoluzione della vettura della stagione precedente, con l'intento di far debuttare in Europa la nuova monoposto.
Il sollievo della Silver Rocket, a quel punto, si era inesorabilmente trasformato in disappunto. Mentre Yves e Dalila faticavano sul circuito di Estoril, senza mai essere davvero protagonisti, i loro avversari vestiti di rosso avevano fatto doppietta. Marco Rossi aveva vinto da dominatore e il suo compagno di squadra, un messicano con una sola stagione nella categoria alle spalle disputata in una squadra di midfield, aveva risposto alle critiche conquistando un'ottima seconda posizione, seppure a oltre mezzo minuto di distanza da Rossi.
La situazione era tornata alla quasi-normalità a Jerez de la Frontera. Yves non era mai stato davvero in lotta per la vittoria, ma aveva portato a casa una seconda posizione, il massimo risultato a cui poteva ambire in quel fine settimana. Il gran premio era stato vinto da Rossi, il primo a vincere due gare in quella stagione.
Erano seguite le critiche del caso, e purtroppo non si erano ancora placate. Appena giunto sul suolo francese - il quinto gran premio del campionato si svolgeva sul circuito di Magny-Cours - al suo arrivo suo tracciato Yves si ritrovò di fronte una giornalista della TV nazionale che lo mise di fronte a quell'amara realtà.
«Due gran premi difficili, mentre il Team Pegasus letteralmente volava. Pensi che qui a casa tua riuscirai a risollevare una stagione per il momento molto negativa?»
Era una visione abbastanza catastrofista del campionato che stava disputando, ma Yves, come al solito, non vi diede peso.
«Certe cose non sono andate come speravamo, ma abbiamo un'ottima monoposto e sono sicuro che in questo fine settimana riusciremo a dimostrarlo.»
«Ci sono state critiche nei tuoi confronti perché non stai dominando la Colombari tanto quanto ci si aspetterebbe da un pilota che ha l'ambizione di vincere il titolo» insisté la giornalista. «Che cosa ti ha impedito, finora, di fare la differenza?»
Nonostante fosse convinto di averla fatta - nella maggior parte dei casi era sempre stato davanti alla compagna di squadra - Yves affermò: «Dalila è molto competitiva. Il fatto che quando correva per la Pegasus non sia mai riuscita a lottare davvero per il mondiale non significa nulla. Conosco quel team, so come funzionano le cose. Non mi è difficile immaginare che nella passata stagione il team fosse completamente costruito intorno a Rossi. In più l'anno scorso non avevano la macchina per puntare al titolo. È naturale che, visti i precedenti, gli occhi siano puntati su di me, ma penso che alla fine dell'anno Dalila sarà comunque in un'ottima posizione, anche se spero vivamente non in una posizione migliore della mia.»
«Dopo le vittorie del tuo avversario, c'è chi ti giudica ormai tagliato fuori dalla lotta per il titolo. Come pensi di potere rispondere a queste considerazioni?»
«Penso che nei prossimi giorni ci sarà un nuovo gran premio. Dopo quello, ce ne saranno altri nove. Mi sembra un po' presto per dire che non posso più lottare per il titolo. La classifica suggerisce tutt'altro e anche le performance della vettura. Penso che chi dice che ormai sono fuori dai giochi sia destinato a rimanere piuttosto deluso.»
Il weekend che seguì fu abbastanza piatto e anche la gara non fu una di quelle preferite dal grande pubblico. In tanti si lamentarono delle corse noiose e del fatto che Magny-Cours fosse un circuito obsoleto. In molti erano disposti ad affermare che la soluzione sarebbe stata disputare il Gran Premio di Francia a Le Castellet, ma a Yves non interessavano quelle chiacchiere.
A Danae Ravelli invece, a quanto pareva, le impressioni del pubblico sembravano interessare molto. Yves se ne accorse quando la team principal lo invitò a vedersi, da soli, per discutere degli eventi accaduti in quel fine settimana. Naturalmente a Danae non importava cosa pensasse la gente di Magny-Cours e di Le Castellet, ma Yves ebbe per la prima volta da quando il campionato era iniziato un'impressione piuttosto negativa.
«Non capisco» affermò, istigato dal tono di disappunto con cui la Ravelli gli parlava. «Ho ottenuto pole, vittoria e giro veloce. Di cosa ti stai lamentando, esattamente? Mi sembra che abbiamo fatto capire il nostro valore.»
«Questo non lo metto in dubbio» replicò la Ravelli, «Ma parlo piuttosto di quello che hai fatto quando sei arrivato alle spalle di Rossi e gli sei rimasto dietro.»
«Doveva scontare una penalità per eccesso di velocità nella pitlane ed effettuare una seconda sosta» precisò Yves. «Non valeva la pena di correre rischi. Ha finito la gara dieci secondi dietro di me invece che venti o trenta.»
«Avevi la velocità sufficiente per superarlo» insisté Danae Ravelli, «Ma non l'hai fatto. Vuoi farti dipingere addosso l'etichetta di "pilota noioso" che non compie sorpassi? Se il tuo obiettivo è quello, mi sembra che tu ci stia riuscendo piuttosto bene,»
«Non mi interessano le etichette che mi mettono addosso» replicò Yves. «Ormai ne hanno già dette di tutti i colori contro di me. Rischiare un incidente senza motivo non fa per me.»
Danae Ravelli ridacchiò.
«Quindi stai dicendo che tentare di superare Marco Rossi sia rischioso?»
«L'hai detto tu.»
«L'hai lasciato intendere.»
«Diciamo che ho avuto brutte esperienze, nel tentativo di superare Marco, in passato» rispose Yves. «Preferisco evitare lo scontro diretto, quando è possibile.»
«Male, anzi, malissimo. Lo sai anche tu che in questo fine settimana, fin dalle prove libere, quando avete girato su tempi molto simili, in tanti si aspettavano finalmente uno scontro diretto tra di voi.»
Yves sbuffò.
«Pensavo che corressimo per vincere, non per compiacere gente che non ne sa nulla di competizioni.»
«Non mi sembrava che tu stessi correndo per vincere, quando stavi negli scarichi della Pegasus senza fare nulla. Qualche giro in più e avresti potuto vedere il tuo vantaggio crollare.»
«Se Rossi non fosse rientrato in pitlane, forse mi sarei comportato diversamente. Quello che conta, comunque, è che sia rientrato. Ho vinto la gara. È andata bene. Se superare Marco fosse servito in qualche modo per aiutare Dalila a finire meglio la sua gara, allora l'avrei fatto. Però non potevo farci niente, quindi ho aspettato. A volte aspettare è la strategia migliore, lo sai anche tu.»
«Sì, certo, ma io ti ho voluto come pilota per una ragione.»
Yves annuì.
«Lo so. Vuoi contribuire a riaprire una polemica ormai morta e sepolta.»
«Non sono sicura che sia proprio morta e sepolta» replicò la Ravelli. «C'è almeno una parte della storia che non conosci.»
«Non ho mai desiderato conoscere ogni singola cosa del passato» replicò Yves. «C'è una ragione, se riusciamo a distinguere il passato dal presente.»
«Marco Rossi era disposto a buttarti fuori pista pur di non farti vincere il titolo» gli ricordò Danae Ravelli. «Non significa niente per te?»
«Sì che significa qualcosa» ribatté Yves. «Significa che devo andarci molto cauto, con lui. È quello che ho fatto in questo fine settimana e ho vinto il mio gran premio di casa. Per me va bene così. Dalla gente che vuole vedermi distruggere Rossi me ne sbatto le palle. Il mio obiettivo è vincere il titolo, non è dimostrare che sono più figo rispetto a Marco. Spero che questo ti sia chiaro.»
«Chiarissimo» borbottò la Ravelli. «Purtroppo temo sia tu quello che non ha ben chiaro come funziona il mondo. Quando arriverai all'ultima gara della stagione con Rossi ancora in lotta per il campionato, forse ti pentirai del tuo modo di pensare.»

***

Se all'inizio della stagione qualcuno avesse chiesto a Marco quale fosse il suo più grande desiderio per il campionato imminente, la sua risposta sarebbe stata chiara e diretta: «Arrivare all'ultima gara ancora in lotta per il campionato.»
In quella mattinata grigia e umida di una domenica di autunno, si sentiva ben lontano dall'avere realizzato i propri obiettivi, nonostante la situazione potesse essere descritta con la sua citazione di qualche mese prima.
Mancavano poco meno di due ore, poi si sarebbero accesi i semafori verdi. La stagione iniziata a Interlagos sarebbe terminata sul circuito di Imola, con le tribune gremite di pubblico nonostante fosse una giornata fredda e triste.
Chiuso nel motorhome del team, attendeva il momento di uscire allo scoperto, chiedendosi se davvero il piano suo e di Dalila potesse essere concretizzato senza destare sospetti. Più ci pensava, più gli venivano dei dubbi inutili. Ovviamente nessuno avrebbe notato nulla, anzi, la maggior parte dei fan sarebbero stati felici di avere un motivo in più per fare polemica. Rimaneva da vedere come gestire, in seguito, quello che trapelava al pubblico della vita privata sua e di Dalila, ma avrebbero avuto entrambi tutto il tempo per pensarci.
Si sforzò di scacciare le idee negative che gli giravano per la testa e decise di andare a prendere una boccata d'aria. Sarebbe riuscito a evitare impiccioni e, in ogni caso, se qualche giornalista fosse riuscito a eludere le "aree proibite", avrebbe avuto le proprie buone ragioni per evitare di parlare.
I suoi piani andarono in frantumi non appena vide una persona che gli veniva incontro. Non era un giornalista, ma una donna che aveva già incontrato alcune volte, in passato, ovvero la madre di Yves Raphael.
Cosa ci faceva nel paddock?
Perché stava venendo verso di lui?
Marco fu tentato di voltarle le spalle e di tornare all'interno del motorhome, ma la signora Raphael doveva essersi accorta che l'aveva vista e non sarebbe stato un comportamento elegante nei suoi confronti. Inoltre, se si fosse allontanato, non avrebbe mai scoperto cosa volesse da lui.
«Buongiorno Marco» disse la donna, quando fu a pochi metri da lui. «Possiamo parlare?»
Aveva un accento molto marcato, ma si esprimeva, proprio come Marco ricordava, in un ottimo italiano.
«Buongiorno signora.»
«Possiamo parlare?» ripeté la signora Raphael.
Marco annuì.
«Mi dica.»
«È una cosa un po' lunga, dove possiamo andare?»
Marco si guardò intorno.
«Restare qui fuori potrebbe non essere una buona idea.»
Sapeva quanto girassero velocemente le notizie, quanto fosse facile essere immortalato in uno scatto fotografico insieme alla madre del suo rivale, nonché quanto fosse facile romanzare una semplice foto.
La signora Raphael parve d'accordo con lui.
«Già.»
«Venga dentro. Possiamo sederci, nessuno dovrebbe venire a disturbarci.»
La signora Raphael fece ciò che le aveva suggerito.
Si accomodarono l'uno di fronte all'altra e Marco la esortò: «Mi dica. Cosa posso fare per lei?»
La signora Raphael fece un mezzo sorriso.
«Non c'è niente che tu possa fare per me. Solo, sento di avere bisogno di parlare con te di quello che è successo.»
«Come sta Yves? Perché non è in ospedale da lui?»
«Nessuna novità, per ora, ma i medici sono ottimisti.»
«Perché non è da lui?»
«Perché Yves non può ascoltarmi, in questo momento» rispose la signora Raphael, con amarezza. «Tu invece sì, puoi starmi a sentire.»
«Mi dispiace per quello che è capitato» mise in chiaro Marco. «Non ho idea di cosa possa essere successo davvero e di chi sia stato ad aggredire Yves e a ridurlo in quello stato, ma gli auguro tutto il male possibile.»
«Lo so.»
«Lo sa?»
«Ti conosco. Ho sentito dire cose orribili su di te, in questi ultimi giorni, ho sentito addirittura qualcuno che ti taccia di essere il responsabile di quello che è successo. È ridicolo. Non ho mai sentito niente di così assurdo. Nessuno ha colpe, se non chi ha fatto del male a mio figlio.»
«Mi dispiace che sia costretta a sentire certe teorie assurde.»
«Non fa niente. Non è quello il mio problema principale.»
«Nemmeno il mio, ma certe accuse ridicole fanno male a tutti.»
«Lo so, lo so bene. Un tempo era tutto diverso. Con questo non voglio dire che le persone fossero migliori di oggi, ma quantomeno non riuscivano a far sentire la propria voce tanto come accade ora. Oggi chiunque può dire una cazzata ed essere ascoltato.»
A Marco sfuggì un sorriso.
«Credo che Dalila mi abbia detto la stessa cosa, l'ultima volta in cui abbiamo parlato.»
La signora Raphael sospirò.
«Oggi tu sei l'unico ostacolo che può mettersi tra Dalila Colombari e la vittoria del titolo, te ne rendi conto?»
«Sì, per qualche verso me ne rendo conto» ammise Marco, senza avere chiaro dove la madre di Yves volesse andare a parare. «Non ha importanza, per me. Quando siamo in pista, Dalila è un'avversaria come chiunque altro.»
«Mi fa piacere sentirtelo dire» ribatté la signora Raphael. «Spero che tu sappia quello che devi fare, quando scenderete in pista.»
«Cercherò di fare del mio meglio.»
«No, devi fare ancora di più.»
Marco rimase in silenzio qualche istante, riflettendo.
«Perché mi dice questo?» chiese infine. «Comunque vada, non avrà impatto sul destino di Yves.»
«Questo lo so.»
«E allora perché è così spaventata dalla prospettiva che la sua compagna di squadra possa vincere il titolo? Quando Yves starà bene, tornerà a gareggiare con lo stesso status di prima, che Dalila vinca il mondiale o no.»
La signora Raphael abbassò lo sguardo.
«So che quello che sto per dire può essere frainteso, quindi ci tengo a specificare che non ho niente contro Dalila Colombari, di per sé. Penso sia una brava persona, a cui è stata buttata addosso tanta spazzatura. Penso che possa meritare un titolo, ma una sua vittoria riaprirebbe delle ferite già aperte. Come reagirebbe Hélène se Dalila diventasse oggetto di idolatria? L'immagine della compagna di squadra fedele e appassionata che strappa il titolo all'avversario in assenza di colui che doveva vincere è troppo bella per non essere sfruttata dai media. Non voglio che mia nuora veda tutto questo. L'unico lato positivo di quello che è successo - e mi sento male alla sola idea di pensare che ci sia un lato positivo - è che può riavvicinarla a mio figlio. Yves la ama con tutto se stesso, l'ha sempre amata. Non so cosa sia successo tra lui e Dalila, ma ha rovinato il suo matrimonio. Non voglio che quel poco che ancora si può salvare venga distrutto.»
«Non è successo niente tra Dalila e Yves» replicò Yves. «Mentre la stampa spazzatura scriveva che mi aveva lasciato per mettersi insieme a Yves, io e lei continuavamo a stare insieme di nascosto. Ci siamo addirittura sposati, in gran segreto. Nessuno lo sa, a parte pochi intimi. Abbiamo preferito tenere un profilo basso per evitare che chi non doveva ci ricamasse sopra. Mi dispiace che l'effetto sia stato devastante sul matrimonio di Yves. Se sua moglie avesse chiesto spiegazioni a lui, o almeno lo avesse lasciato parlare, forse si sarebbero chiariti molto tempo fa.»
«Hai ragione, Hélène è andata dritta per la propria strada, ma in quel momento tutto parlava contro Yves.»
«No, non direi che "tutto" parlava contro Yves. A parlare contro Yves erano i soliti pettegoli che si divertono a cercare di rovinarci la vita.»
«Non sto dicendo, infatti, che sia colpa di Dalila.»
«Eppure sta parlando di Dalila e di quello che succederebbe se vincesse il titolo.»
«Non posso non pensarci. Hélène ha commesso degli errori, così come Yves, ma quello che desidero è solo che possano essere felici insieme. Non mi interessa che qualcuno che non ha colpe venga tirato in mezzo. Io non voglio tirare in mezzo nessuno. Spero solo che Dalila non vinca il titolo, in modo che, quando Yves starà bene, lui e sua moglie possano essere felici insieme, cosa che forse non accadrebbe se la stampa potesse scrivere qualche storia assurda su mio figlio e la Colombari. Per questo sarei contenta se fossi tu a vincere il campionato. Tu sei un caro amico di mio figlio, dopotutto.»
«Non sono sicuro che Yves mi descriverebbe con queste esatte parole.»
«Probabilmente no, non l'avrebbe fatto. So che ci sono stati dei problemi tra di voi, in passato e in questa stagione, ma sono un'idealista. Sogno un mondo in cui alla fine le polemiche vengono superate.»
«Posso immaginare quale sia il lieto fine in cui spera. Non sono sicuro, però, che una mia vittoria del titolo potrebbe in qualche modo migliorare la situazione.»
La signora Raphael guardò Marco negli occhi.
«Non penso che tu possa fare miracoli, questo no. Penso solo che mi piacerebbe che tu diventassi campione del mondo. Mio figlio ormai è fuori dai giochi, non può difendere la posizione in campionato. Tu però puoi battere Dalila e, tra te e lei, preferisco che sia tu a vincere il titolo, tutto qui. Ti chiedo di dare il meglio di te, di superarti. Sono solo una madre disperata che spera che l'amico di suo figlio vinca, tutto qui. Se non dovesse succedere, prenderò quello che viene. Se invece succedesse, per un attimo mi sentirei serena. So che hai fatto degli errori, in passato, ma è la tua occasione per riscattarti.»
«Quella che a lei sembra un'occasione per riscattarmi» replicò Marco, «Per me potrebbe essere l'ennesimo errore.»
«Non ti sto chiedendo di fare nulla di azzardato» puntualizzò la signora Raphael. «Dalila Colombari parte dalla pole position, tu sei secondo accanto a lei. Cerca di partire meglio. Non deve essere troppo difficile, per te. Hai sempre fatto partenze molto migliori. Non fraintendermi, non voglio insegnarti a fare il tuo lavoro, voglio solo incoraggiarti. Sono certo che ce la farai, che non avrai difficoltà a bruciare Dalila al via.»
Anche Marco ne era certo, ma la smentì: «Dalila è migliore di quanto il Team Pegasus l'abbia fatta apparire la scorsa stagione.»
«Lo so, ma tu sei migliore di lei.»
«Mi sta sopravvalutando.»
«Voi piloti lo fate sempre. Fate tanto i modesti, ma sono certa che ciascuno di voi sia convinto di essere superiore ai propri avversari. Lo si vede da come cercate di trovare delle scuse quando venite battuti. È sempre colpa della macchina, oppure della superiorità di quella dei vostri avversari, non è mai colpa vostra. Sono la madre di uno di voi, dopotutto.»
Marco non sapeva cosa replicare. La madre del suo rivale più accanito lo stava supplicando di vincere il titolo, di farlo per lei. Era una delle poche persone al mondo non appartenente al Team Pegasus che, in quel momento, stava dalla sua parte, nonostante tutto quello che era successo tra lui e Yves. Perché non doveva accontentarla? Superare Dalila alla partenza sarebbe stato decisamente più facile di quanto non fosse nelle altre occasioni. Gli era già capitato tante volte di agire senza pensare alle conseguenze. Se l'era sempre cavata, in un modo o nell'altro. Esortato dalla signora Raphael, iniziò a convincersi che potesse andargli bene ancora una volta.
Quando la madre di Yves si alzò in piedi e fece per congedarsi, la informò: «Farò di tutto, cercherò di diventare campione del mondo.»
La signora Raphael fece un sorriso.
«Grazie, Marco. Oggi farò il tifo per te, anche se mesi fa, dopo il Gran Premio di Gran Bretagna, pensavo che tu fossi il male assoluto.»
«Silverstone mi sembra ormai lontana anni luce» osservò Marco. «Mi dispiace per quello che è successo quel giorno. Mi rendo conto che è stato l'inizio di tutto. Se potessi tornare indietro, penso che mi comporterei in modo diverso... e non solo a Silverstone.»


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