venerdì 30 dicembre 2022

Verso la bandiera a scacchi - parte 7/7

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Siamo arrivati alla fine, con il settimo capitolo del mio racconto ambientato in parte nella Formula 1 vintage e in parte ai giorni nostri. Ringrazio ovviamente tutti quelli che mi hanno letta (e chi sta leggendo su EFP, dove sto ugualmente pubblicando il racconto). Un ringraziamento va anche a G.S., che privatamente ha commentato i primi capitoli, dandomi occasionalmente qualche spunto.

Adesso manca davvero poco.
Buona lettura, che la bandiera a scacchi sta davvero per essere esposta!


Valentina aveva inventato molte scuse a proposito del prolungamento della propria presenza in visita a casa di parenti, ma non ci fu bisogno di utilizzarne nemmeno una, quando si incontrò con Adriano a casa dell'amico, dopo il suo ritorno. Se gli avesse mentito, l'avrebbe sicuramente lasciata fare, ma non le avrebbe creduto, quindi non c'era nemmeno bisogno di sforzarsi.
«Immagino che tu mi abbia chiesto di vederci per sapere com'è andata con Giorgio» osservò Adriano, subito dopo averla fatta accomodare ed essersi seduto di fronte a lei, «E magari, se abbiamo parlato di te.»
Valentina si sentì avvampare, ma tanto valeva confessare la verità.
«Sono davvero così prevedibile?»
Adriano scosse la testa.
«No, non sei per niente prevedibile come persona, né sei mai scontata o banale, ma ho capito fin da subito come sarebbe andata a finire.»
Valentina accennò un sorriso.
«E, sentiamo, com'è finita?»
«Con te che, in un primo momento, cercavi di convincerti che non te ne frega più niente di Giorgio, per poi renderti conto che non è così e comportarti di conseguenza» rispose Adriano. «Non c'è niente di male. Anzi, mi sembra normale che tu sia ancora legata a lui. Siete stati insieme per tanti anni, in fondo, non può esserti del tutto indifferente.»
«Siamo stati insieme per tanti anni, ma poi ci siamo sposati con altre persone» gli ricordò Valentina. «Non sono sicura che sia così normale continuare a pensare a lui. Anzi, forse sarebbe stato meglio se tu non mi avessi mai detto che saresti andato a trovarlo.»
«No, niente affatto» replicò Adriano. «Non si tratta di una cosa a senso unico, anche Giorgio non è mai riuscito a dimenticarsi di te.»
«Mi sembra difficile crederlo. È stato proprio lui a lasciarmi e l'ha fatto per sposarsi con quella Emanuela.»
«A volte si prendono delle decisioni sbagliate e, quando si vorrebbe tornare indietro, si capisce che è troppo tardi. Ti assicuro che Giorgio si è pentito di averti lasciata. Forse non si è pentito di tutto quello che ha fatto, perché comunque ci sono stati anche dei lati positivi, ma uno dei suoi più grandi rimpianti sei sempre stata tu.»
Valentina obiettò: «Non mi ha mai cercata, nemmeno dopo essersi separato da sua moglie. Cosa gli costava mettersi in contatto con me, se davvero voleva tornare indietro?»
«Giorgio sapeva di non potere tornare indietro» puntualizzò Adriano. «Ti eri sposata con Martinelli, non voleva mettersi in mezzo a voi o in qualche modo sconvolgere la vostra vita. Credimi, sono sicuro che Giorgio vorrebbe incontrarti almeno un'altra volta.»
«Quando?»
Adriano abbassò lo sguardo.
«Per ora non è possibile.»
«Lo sapevo, c'è sempre qualche difficoltà, quando si tratta di me.»
«No, non si tratta di te. Giorgio è malato e deve sottoporsi a una difficile operazione. Non mi ha spiegato nello specifico per che cosa, ma ci sono possibilità che l'intervento possa non riuscire. So che non dovrei dirtelo, ma ha anche scritto una lettera per te. Vorrebbe che te la consegnassi se le cose dovessero andare male.»
Quelle parole colpirono Valentina come una pugnalata.
«Giorgio sta per morire?»
«Giorgio ce la farà» la rassicurò Adriano. «Non avrai bisogno di leggere la sua lettera, perché potrà dirti tutto di persona.»
«E tu?» volle sapere Valentina. «Hai avuto le risposte che cercavi?»
«Sì.»
«Perché ha provocato quell'incidente a Caesars Palace?»
Adriano fu piuttosto vago: «Imposizioni di Mister Speed.»
«Perché Mister Speed voleva metterti fuori?» obiettò Valentina. «Cos'aveva da guadagnarci? E soprattutto, perché Giorgio ha eseguito un ordine di quel tipo?»
«Non hai idea di quante cazzate possiamo fare noi piloti quando siamo al volante. Certo, quello che ha fatto Giorgio non è molto ammirevole, ma tutti commettiamo degli errori.»
«E Mister Speed? Non mi hai risposto, perché voleva eliminarti dalla gara e dalla rincorsa al titolo?»
«Noi della Scuderia Martinelli eravamo i suoi avversari diretti, fino a non troppo tempo prima. Chiaramente non gli andava giù l'idea che io potessi vincere il titolo. Lo ammetto, sarebbe stato molto improbabile e ci sarebbe voluto un mezzo miracolo, ma deve avere pensato di impedire a tutti i costi che quell'eventualità potesse verificarsi.»
«Tutto qui?»
«Più o meno.»
«E Giorgio ci ha messo decenni prima di spiegarti la sua versione dei fatti? Avrebbe potuto farlo prima, se non c'era niente di eccezionale sotto.»
Adriano le scoccò un'occhiataccia: «Non insistere, Valentina, per il momento non posso dirti altro.»
«Quindi» ribatté Valentina, «C'è dell'altro. Lo sapevo, non poteva essere andata come dici tu.»
«L'ordine di buttarmi fuori è vero» chiarì Adriano, «Così come il fatto che Giorgio abbia trovato una ragione che gli sembrava valida per eseguirlo. Purtroppo non posso dirti tutto, almeno per ora. Magari ti spiegherà lui come stanno le cose, quando vi vedrete. Perché, se l'intervento andrà bene, tu vuoi incontrarlo, vero?»
«Se è una faccenda che riguarda voi, non dovrebbe sentirsi in dovere di darmi delle spiegazioni» replicò Valentina. «In che modo sono coinvolta?»
«Mi fai tante domande a cui non vorrei rispondere.»
«C'entra sua moglie, vero? È stata lei che, in qualche modo, l'ha incastrato?»
Adriano sbuffò, prendendosi la testa tra le mani.
«Sai una cosa, Valentina? Se la metti così, vorrei davvero dirti tutto, per filo e per segno, ma ci sono tante persone coinvolte e non mi sembra giusto. Mi prometti che, se ti rivelo una cosa importante, rimane un segreto tra noi due?»
«Va bene» accettò Valentina, che era ormai disposta a tutto pur di conoscere qualche dettaglio in più.
«Bruno, il figlio di Giorgio, è in realtà suo nipote.»
«E Giorgio lo sa?»
«Ovvio che sì, me l'ha detto lui. Lo sapeva, lo sapeva fin dal primo momento. Non ti ha mai tradita con Emanuela. Ha deciso di sposarla per fare da padre al bambino di suo fratello. Forse, quando è arrivato il giorno del matrimonio, si era già pentito della sua decisione, ma non voleva tornare indietro.»
Valentina spalancò gli occhi.
«Che cosa?! Ma perché? Se Bruno era suo nipote, avrebbe potuto comunque occuparsi di lui in veste di zio, anche dal punto di vista economico. Perché lasciarmi per sposare Emanuela?»
«Credeva che tra di voi non ci fosse futuro, che tu fossi innamorata di Martinelli.»
Valentina abbassò lo sguardo.
«Oh, no, non è possibile.»
«È quello che mi ha detto. Temeva che tu lo tradissi con lui.»
«Ma non era vero!»
«Lo so... e lo sa anche Giorgio. L'ha scoperto troppo tardi.»
«Avrebbe potuto chiedermi spiegazioni, se pensava che avessi una storia con Arturo» replicò Valentina. «Invece che cos'ha fatto? Si è sposato con Emanuela?» Si ritrovò a scuotere la testa. «Che idiota. Che grande idiota. Ma almeno un po', è stato felice insieme a lei? No, perché io, almeno, mi sono rifatta una vita e sono stata bene insieme ad Arturo, mentre lui... cosa ne è stato di lui?»
«Te l'ho detto, ha fatto un sacco di errori e l'ha ammesso lui stesso» replicò Adriano, «Ma ti ha sempre portata nel cuore e, se non te l'ha mai detto, era solo perché ormai ti eri sposata anche tu e non voleva intromettersi nel tuo matrimonio. Sempre per quella ragione, a un certo punto, ha anche preferito ritirarsi dalle competizioni, piuttosto che accettare di tornare a correre per Martinelli.»
«Arturo gli aveva offerto un ingaggio?»
«Sì, e anche con una certa insistenza. Giorgio ha rifiutato per non doverti incontrare di nuovo.»
«Mi dispiace» ammise Valentina. «Non volevo rovinare la sua carriera.»
«Tu non hai rovinato nulla» replicò Adriano. «Ha rovinato tutto da solo, e comunque mi ha detto che è contento di essersi ritirato, a quel punto, e di non avere proseguito oltre. Era molto provato dalla sua esperienza al team Speed.»«Deve essere successo qualcosa di terribile» osservò Valentina. «Sto iniziando a pensare di avere commesso degli errori io stessa. Giorgio mi ha lasciata andare, ma io non ho mai fatto niente per cercare di trattenerlo.»

[1984]
La carriera di Giorgio come pilota era terminata, quindi, in linea teorica, avrebbe potuto fuggire a gambe levate, ma Arturo Martinelli gli aveva chiesto di vedersi, quella sera. Non aveva obblighi nei suoi confronti, ma si sentiva di non potere né rifiutare né accettare e poi non presentarsi all'appuntamento.
Il titolare della Scuderia Martinelli era già arrivato ed era seduto a un tavolo in completa solitudine. Nei locali in cui i prezzi erano molto alti, ci si poteva concedere il lusso di non essere assaltati da fan e curiosi pur essendo personaggi pubblici.
Martinelli lo vide e fece un cenno con la mano, come a invitarlo a raggiungerlo. Giorgio si diresse verso il tavolo e si sedette di fronte al titolare della squadra per la quale aveva gareggiato nei suoi primi anni in Formula 1.
«Buonasera. Come mai voleva vedermi, signor Martinelli?»
L'altro parve divertito da quella domanda.
«E me lo chiedi? Le voci corrono molto in fretta e mi è parso di capire che tu abbia deciso di abbandonare le competizioni.»
«Ha capito bene» confermò Giorgio. «Alla fine è arrivato anche per me il momento di passare ad altro. Non so ancora cosa farò, ma è arrivato il momento di cambiare vita.»
«Sì, ne ho sentito parlare. Se non ho capito male, hai avuto un piccolo infortunio qualche tempo fa in una sessione di test e, alla Speed, nel frattempo, hanno trovato un pilota dalla valigia pesante con il quale rimpiazzarti.»
«L'infortunio non era tanto piccolo e ne sentirò gli effetti molto a lungo. Non sono più nel pieno della forma fisica e, per forza di cose, io e la squadra abbiamo convenuto che fosse meglio separare le nostre strade.»
Arturo Martinelli rimase in silenzio per qualche istante, dando l'impressione di essere piuttosto pensieroso. Alla fine osservò: «È triste che la carriera di un pilota come te debba terminare per una stupida questione di sponsor.»
«Sa benissimo come sono le questioni di sponsor, se così vogliamo chiamarle» ribatté Giorgio. «In ogni caso, è l'unica strada da percorrere. Non si preoccupi, al momento le sembro solo un pilota senza futuro, ma non penso di essere senza futuro come persona.»
«Ti conosco fino da quando eri poco più di un ragazzino, Giorgio. So benissimo quale sia il tuo potenziale. Quando hai voluto andare via, non ho cercato di trattenerti. Penso sia stato un errore, ma è andata come è andata. Però ho sempre pensato che non fosse troppo tardi per tornare indietro.»
Giorgio lo guardò negli occhi.
«Cosa intende dire?»
«Intendo dire che dovresti tornare indietro» replicò Martinelli. «Ho sempre creduto in te.»
«A me risulta che abbia sempre creduto in Fabbri e nella sua capacità di apparire interessante agli occhi degli sponsor» replicò Giorgio. «Non mi ha mai dato le stesse chance. Vorrebbe farmi credere che intende darmele ora?»
Martinelli sospirò.
«In certi momenti ho dovuto fare delle scelte e non sempre ho potuto fare quello che volevo davvero. Sai benissimo come funziona questo mondo.»
«Appunto per questo non avrò rimpianti, quando me ne sarò andato definitivamente» ribatté Giorgio. «Qualcosa mi mancherà, ma molti aspetti non mi mancheranno affatto.»
«Anche a me manca qualcosa, ed è avere due piloti che siano entrambi veramente competitivi. Te l'ho detto più di una volta, che non mi dispiacerebbe riaverti in squadra. Lo ribadisco. Certo, non posso darti un volante nell'immediato, ma l'hai detto tu stesso: non ti senti ancora in forma dopo il tuo incidente. Avrai tutto il tempo per tornare come prima. È ancora presto per pensare al 1985, ma è meglio non perdere tempo.»
«E, nei suoi piani, tornerei a fare coppia con Adriano?»
«Sì.»
«Non mi sembra il caso» mise in chiaro Giorgio. «Ci sono stati dei problemi, tra me e Adriano. Inoltre anche tra me e lei potrebbero venirsi a creare delle situazioni imbarazzanti. Non mi sembra assolutamente il caso.»
Martinelli replicò: «Tu e Fabbri siete due persone responsabili. So benissimo che ci sono stati dei problemi tra di voi, ma so altrettanto che sarete in grado di lavorare insieme come un tempo. Per quanto riguarda noi, invece, non vedo che cosa possa esserci di imbarazzante. Te l'ho già fatto capire. Le persone prendono strade inaspettate, a volte. Tu ti sei sposato con la Colombo e io mi sono sposato con Valentina. Sono cose che capitano.»
Giorgio puntualizzò: «Anche la fine di una carriera nell'automobilismo più capitare. Come la prenderebbe se la dicesse che non me la sento più di rischiare di non potere tornare a casa da mio figlio?»
«Ti capirei, ma nei tuoi occhi vedo ancora la passione per le corse.»
«Quella la vedrà sempre, ma prima o poi arriva il momento di guardare oltre e di smetterla.»
«Hai solo trentadue anni.»
«Lo so.»
«Hai ancora tanto da dare.»
«Ho anche ancora molti anni da vivere, se tutto va bene. Come le ho detto, non me la sento più di correre certi rischi. Fino a qualche anno fa non dovevo rendere conto a nessuno della mia vita. Adesso ho un figlio, che vorrebbe vedere suo padre tornare a casa tutto intero.»
«Ti capisco. Non so che cosa ti sia successo davvero, ma non mi stupisce che il tuo incidente ti stia facendo vedere le cose da un'altra prospettiva. Però la mia impressione è che tu non ti stia sforzando abbastanza. Adesso vedi tutto nero, ma presto potrebbe tornare la luce.»
Giorgio abbassò lo sguardo.
«No, non credo. Ho tanti ricordi positivi degli anni passati in Formula 1, così come ho tanti ricordi positivi di Le Mans, forse il successo più importante della mia carriera, ma non posso più andare avanti solo di ricordi. Non le chiedo di capirmi, ma solo di non giudicare le mie scelte. Non ho niente contro di lei o contro la Scuderia Martinelli, anche se a volte posso avere dato questa impressione. Rifiuterei qualsiasi altra scuderia.»
Arturo Martinelli gli strizzò un occhio.
«Mi stai dicendo che non accetteresti nemmeno un ingaggio da parte di una squadra blasonata?»
«Le squadre blasonate non verranno mai a cercare me» replicò Giorgio. «Ci sono piloti emergenti che hanno molte più prospettive di carriera... e penso che sia giusto così.»
Finalmente Martinelli si arrese.
«E va bene, ci rinuncio. Resta sempre il fatto che hai il mio numero di telefono e che, se cambi idea, puoi cercarmi in qualsiasi momento, però non insisto più.»
«Mi fa piacere sapere che non insisterà più. La ringrazio per l'interessamento e mi dispiace per non averle potuto dare quello che sperava.» Giorgio fece per alzarsi in piedi. «La saluto, signor Martinelli.»
L'altro lo trattenne: «No, aspetta, non andartene.»
Giorgio tornò a sistemarsi sulla sedia.
«Cos'altro ha da dirmi?»
«Niente. Però ormai sei qui, non posso riaverti in squadra, lascia almeno che ti offra da bere.»
«Non bevo.»
«Non ho detto che voglio offrirti per forza dell'alcool.»
Giorgio si arrese.
«Va bene, come vuole.»
Martinelli fece un cenno per chiamare un cameriere. Subito dopo avere ordinato, gli chiese: «Cosa ne pensi dei piloti di nuova generazione?»
«Quali piloti di nuova generazione?»
«Così, in generale.»
«Non ho opinioni in proposito.»
«E fai male, molto male» sentenziò Martinelli. «Sto cercando una persona di fiducia che possa aiutarmi nelle mie scelte in fatto di piloti.»
«Oh.»
«So cosa stai per dirmi, che non ti interessa e che non vuoi più saperne di corse...»
Giorgio lo interruppe: «Si sbaglia. Le ho detto che non voglio più fare il pilota, che è arrivato il momento di guardare avanti. Ha ragione, non voglio un ruolo ufficiale in un campionato automobilistico, voglio vivere lontano dai riflettori. Però non sono sicuro che mi dispiacerebbe accettare qualche incarico che mi tenga vicino, seppure indirettamente, a questo mondo.»
«Finalmente stai dicendo qualcosa che mi fa piacere sentire» ribatté Martinelli. «Mi piacerebbe se tu accettassi di lavorare come mio consulente, prima o poi. Non adesso, è chiaro. Ti lascio un po' di tempo per pensare a mente libera a quello che vuoi fare.» In quel momento il cameriere tornò con le loro bibite. «In alternativa mi toccherà aspettare tuo figlio.»
«Aspettare mio figlio per che cosa?»
«Aspettare che diventi pilota a sua volta. Se ha preso dal padre, ne varrà sicuramente la pena.»
Giorgio fu scosso da un brivido. Cercava di non farci caso, di non pensare alla verità, ma ogni volta in cui qualcuno ipotizzava che un giorno il piccolo Bruno potesse diventare come lui, non poteva fare a meno di porsi delle domande. Non si era mai pentito di quello che aveva fatto - quantomeno non si era pentito di essere diventato il padre di Bruno, il suo matrimonio con Emanuela non lo rendeva altrettanto felice - ma gli era difficile non essere colpito ogni volta da parole come quelle.
Per fortuna Martinelli lesse qualcosa di diverso nella sua esitazione.
«Se l'idea che tuo figlio possa diventare pilota non ti entusiasma, penso di poterti capire.»
«Mio figlio sarà libero di fare quello che desidera, soldi e sponsor permettendo» chiarì Giorgio. «Per ora preferisco non pensarci, ha solo due anni. Se sarà così pazzo da prendere la strada che ho preso io, non potrò fare altro che accettarlo.»
«E io sarò lieto di aiutarlo» replicò Martinelli, «Anche a mettersi contro di te, se dovessi dimenticarti all'improvviso di questo discorso sull'importanza di accettare le sue scelte.»«Non lo dimenticherò» gli assicurò Giorgio. «Per me la felicità di mio figlio viene prima di tutto, che si tratti di corse o di altro.»

[2017]
Erano trascorsi pochi giorni, ma a Valentina sembrava passata una vita da quando Adriano, al ritorno dopo il fine settimana trascorso a casa di Giorgio, le aveva consegnato la lettera, contravvenendo alle disposizioni dell'amico. Valentina aveva continuato a non comprendere con esattezza le dinamiche che avevano portato Giorgio ad allontanarsi da lei - ciò che le aveva scritto non contribuiva a schiarirle del tutto le idee - ma qualcosa era cambiato definitivamente.
Dopo chilometri e chilometri di strada si trovava finalmente di fronte alla porta di casa di Giorgio. Non avrebbe trovato l'ex fidanzato ad attenderla, ma suo figlio Bruno, l'unico che un giorno avrebbe potuto metterla in contatto con Giorgio.
Un po' esitante, suonò il campanello. Si aspettava che fosse Bruno ad aprire la porta, ma si ritrovò invece di fronte a una donna sulla trentina, che le chiese: «Valentina Martinelli?»
«Sì, sono Valentina Martinelli» confermò. «Lei è...»
Esitò, senza sapere cosa dire.
Ci pensò la donna a chiarire ogni dubbio.
«Mi chiamo Arianna, sono la nuora di Giorgio.»
«Piacere di conoscerla.»
«Il piacere è tutto mio. Venga dentro.»
Valentina seguì Arianna dentro casa. Adriano le aveva solo accennato al fatto che Bruno fosse sposato, ma le era sembrato di capire che fosse separato dalla moglie.
Quasi a leggerle dentro la mente, Arianna le spiegò: «Quando Bruno mi ha detto che Giorgio era in ospedale, la sera in cui ero venuta qui a incontrarlo, ho pensato di rimanergli accanto in questo momento. Non so cosa sappia di noi.»
«Non so molto» ammise Valentina, «Ma non deve darmi alcuna spiegazione. Anzi, dovrei essere io a spiegarle perché sono qui, temo. O a spiegarlo a suo marito.»
«A proposito di mio marito, sta facendo una telefonata importante di lavoro» la informò Arianna. «Venga in soggiorno, lo aspetteremo là. Può darsi che la cosa tiri un po' per le lunghe. Intanto posso offrirle da bere?»
«No, grazie, sono a posto così» rispose Valentina, continuando a seguire Arianna.
Si accomodarono e subito la moglie di Bruno si mostrò piuttosto curiosa, a proposito della sua identità.
«Lei è la moglie del titolare della Scuderia Martinelli?»
«Sì, esatto.»
«Prima, però, scusi se sono invadente, era fidanzata con mio suocero?»
Valentina ridacchiò.
«Non si preoccupi per l'invadenza, c'è chi fa peggio di lei.»
«Vuole dire che c'è gente che le fa domande simili alla mia?»
«Non proprio, di solito non succede. La gente non riesce nemmeno a riconoscermi, di solito. Meglio così, non troverei niente di peggio. Mi riferivo agli appassionati di gossip sul motorsport che, su apposite pagine social, si divertono a parlare della vita privata di piloti e team principal, anche di quelli dei vecchi tempi. Il fatto che io fossi fidanzata con Giorgio, prima di mettermi insieme ad Arturo Martinelli, non è passato inosservato.»
Arianna sospirò.
«Non me ne parli, ci sono persone interessate anche alla vita privata dei piloti delle formule minori, non necessariamente di quelli contemporanei, oppure dei giornalisti che parlano di Formula 1 in TV. Bruno rientra a pieno in entrambe le categorie... e se sta per chiedermi se la cosa mi ha mai dato problemi, direi di no. Io e Bruno ci siamo allontanati, a un certo punto, ma non c'entrano niente i social e quello che i fan vi scrivono sopra.»
«Non deve spiegarmi niente a proposito della sua vita privata» le assicurò Valentina. «Se si era allontanata da suo marito e adesso la distanza sembra essere diminuita, non posso fare altro che essere felice per voi. Sono io quella che deve delle spiegazioni a lei e a Bruno, e forse un giorno dovrò dare delle spiegazioni anche a Giorgio. Posso chiederle come sta?»
«L'intervento è riuscito e si sta riprendendo molto lentamente» rispose Arianna. «Non so se Bruno gliel'abbia già detto, quando vi siete sentiti.»
«Sì, mi aveva detto qualcosa del genere.»
«Grosse novità, per il momento, non ce ne sono, ma ce lo facciamo bastare. Sarebbe peggio se ci fossero e non fossero positive.» Arianna avvampò. «Posso farle io una domanda invadente?»
«Certo.»
«Come mai si è messa in contatto con Bruno, dopo così tanto tempo?»
«Dopo tanto tempo in cui non ho fatto parte della vita di Giorgio, intende?»
«Sì.»
«Comprendo le sue perplessità.»
Arianna mise le mani avanti.
«No, guardi, non sono perplessa. Non ci vedo niente di male nel fatto che abbia deciso di ricordarsi di Giorgio in un momento così difficile della sua vita. Solo, mi sembra un po' strano che, a interessarsi di lui, sia una persona con cui Giorgio non ha avuto contatti. O quantomeno, con una persona di cui Giorgio non ha mai parlato nemmeno con suo figlio.»
Valentina sorrise.
«Ha un bel modo di chiedere le cose, Arianna.»
«Cosa vuole dire?»
«Che impazzisce dalla voglia di chiedermi se ero in contatto con Giorgio all'insaputa di tutti, oppure se fossimo amanti, ma non si permetterebbe mai di pronunciare esplicitamente queste parole.»
«Oh, no!» si difese Arianna. «Ha ragione, non mi permetterei mai di dire una cosa simile, ma nemmeno di pensarla.»
«Tutti pensiamo a cose a cui non dovremmo pensare. Comunque, se lo vuole sapere, Giorgio non ha mai nascosto nulla, su di me. Ormai per lui ero solo la moglie di Arturo Martinelli, una persona con cui non aveva più niente a che fare da tanto tempo. È stato Giorgio, per qualche verso, a mettersi in contatto con me, tramite Fabbri. Io e Adriano siamo amici da molti anni e ci siamo sempre sentiti. Dal momento che a Giorgio avrebbe fatto piacere rivedermi e che il piacere sarebbe contraccambiato, ho deciso di venire qui.»
Stavolta fu Arianna a sorridere.
«Mi sembra una bella storia. Non so che cosa stia cercando, qui, ma spero che lo trovi.»
«Non so nemmeno io cosa sto cercando» ammise Valentina, «Forse solo quello che rimane di una vita che credevo di avere dimenticato per sempre.»
«Non importa quanto cerchiamo di dimenticare i legami che contavano davvero, prima o poi accadrà qualcosa che li farà tornare alla luce.»
«Parla di me, oppure di lei?»
«Di entrambe.»
«Mi sembra di intuire che anche lei stia cercando qualcosa, Arianna. Le auguro la stessa cosa che ha augurato a me: di trovare quello che cerca.»
«Penso di avere già trovato quello che stavo cercando. Non...»
Si interruppe: proprio in quel momento Bruno Montani fece il proprio ingresso in soggiorno.
Valentina non poté fare a meno di fissarlo a lungo. Adriano le aveva riferito, tempo prima, della somiglianza che aveva con lo zio, o quantomeno con colui che aveva sempre considerato suo zio. Non mentiva, anzi, sembrava di vedere una copia spiccicata del fratello di Giorgio.
Fu Arianna a interrompere le sue riflessioni.
«Bruno, ti presento la signora Valentina.»
Valentina si alzò in piedi e andò a stringergli la mano.
«Finalmente ci incontriamo dal vivo.»
«Già, finalmente. Spero che presto possa incontrare dal vivo anche mio padre.»
Nonostante di fatto non si conoscessero, sembrava ben disposto nei suoi confronti.
«La ringrazio per la sua gentilezza, Bruno. Deve chiedersi sicuramente perché sono qui.»
Bruno le assicurò: «Se è qui, significa che ci tiene a mio padre. Mi basta questo, non è compito mio fare domande.» Si rivolse alla moglie. «Forse a questo ci hai già pensato tu. Spero non ti sarai impicciata troppo.»
«Ma no, per chi mi hai presa!» ribatté Arianna. «E poi, che figure mi fai fare? Valentina si farà un'opinione terribile di me!»
Bruno si sedette.
«Non era assolutamente mia intenzione farti fare brutta figura.»
Anche Valentina tornò ad accomodarsi.
«Non mi farei mai un'opinione terribile di voi. Anzi, mi sembrate entrambi piuttosto gentili e disponibili.»
«Penso sia il minimo che possiamo fare per lei» replicò Bruno. «Una domanda, però, ce l'avrei.»
Arianna ribatté: «Lo vedi? Anche tu sei ben disposto a intrometterti!»
«Niente affatto» puntualizzò Bruno. «Volevo chiedere a Valentina se aveva l'abitudine di accompagnare mio padre sui circuiti, o se lo faceva almeno ogni tanto.»
«Sì, lo facevo.»
«Com'era?»
«Com'era suo padre?»
«No, com'era l'automobilismo della fine degli anni '70 e dell'inizio degli anni '80? Ha quell'alone mistico che gli viene dato al giorno d'oggi?»
Arianna azzardò: «Forse faresti meglio a chiederlo a tuo padre, quando starà meglio. Anzi, avresti dovuto chiederglielo molto tempo fa.»Bruno precisò: «Preferisco un parere esterno. Sono sicuro che Valentina abbia colto delle sfumature che a mio padre sfuggivano.»

[1977]
«E così, tu saresti il famoso Fabbri» osservò Valentina, nel momento in cui Adriano si sedeva al tavolo. «Sono contenta di conoscerti, ho sentito parlare tanto di te.»
Giorgio si ritrovò gli occhi dell'amico puntati addosso.
«Spero bene.»
Giorgio rise.
«Avrei avuto anche tante cose negative, se avessi voluto, ma non mi andava di farti fare brutta figura. E poi, se le avessi parlato male di te, forse non avrebbe voluto conoscere il pilota con cui un giorno scalerò il tetto del mondo.»
«Invece sì, l'avrei voluto conoscere lo stesso» ribatté Valentina. «Devi sapere, Adriano, che ogni volta in cui ci vediamo, Giorgio non fa altro che parlarmi di quanto tu sia un pilota eccezionalmente dotato e di quanto tu sia veloce.»
Adriano parve un po' imbarazzato.
«Mi fa molto piacere, ma credo che Giorgio stia un po' esagerando. È vero, ultimamente le cose stanno andando bene e presto prenderemo parte a una delle gare automobilistiche più importanti al mondo, ma da come ti ha parlato di me sembra quasi che io sia il miglior pilota di sempre.» Si rivolse a Giorgio. «E poi, perché le parli sempre di me? Non pensi di essere un po' asfissiante, se le racconti sempre di gare, di macchine e di piloti?»
Giorgio stava per replicare che Valentina apprezzava quel genere di racconti, ma non ce ne fu bisogno: la sua fidanzata intervenne riferendoglielo in prima persona.
«Sentire parlare di corse mi piace. Deve essere per questo che mi sono fidanzata con Giorgio. Voi piloti avete un certo fascino.» Ridacchiò. «Beh, tu non tanto, ma Giorgio ne ha molto. Lo so che quello che dico può sembrare stupido, ma trovo che le corse automobilistiche abbiano un fascino quasi poetico.»
«Hai mai visto una gara dal vivo?»
«Sì, qualche tempo fa... ma bisogna avere visto una gara dal vivo per esserne affascinati?»
Adriano puntualizzò: «Non intendevo dire questo. Era solo una domanda. Non sapevo che Giorgio ti avesse mai portata con sé. Oppure vi siete conosciuti dopo?»
Giorgio gli raccontò: «L'ho portata con me a Vallelunga, tu non c'eri.»
«Infatti mi è dispiaciuto» ammise Valentina. «Avrei voluto vederti al volante.»
Rimasero in silenzio per qualche istante, poi Adriano ebbe un'idea.
«Vieni a Le Mans.»
Valentina spalancò gli occhi.
«A Le Mans?!»
«Perché no?» Adriano cercò di convincere Giorgio. «Puoi portarla, le piacerebbe senz'altro. Ha visto solo una gara di Formula 3000, la Ventiquattro Ore di Le Mans è un'altra cosa.»
«Posso immaginare che sia un'altra cosa» ribatté Valentina, «Ma non è possibile. Chissà, magari l'anno prossimo.»
Era bello sentire Valentina parlare di futuro. Non era mai successo, con le ragazze che Giorgio aveva frequentato prima di lei. Non era mai riuscito a capire se temessero che si allontanasse da loro perché la sua carriera l'avrebbe costretto a passare molto tempo lontano da loro, oppure se fossero convinte che un giorno sarebbe morto al volante di una vettura da competizione, lasciandole sole.
Valentina era chiaramente consapevole dei rischi che correva, ma non ne parlava mai, allo stesso modo in cui Giorgio evitava di non parlarne con lei. Era una sorta di accordo tacito, in cui l'ipotesi che potesse accadere qualcosa di negativo veniva taciuta, come a fingere che non esistesse.
Ci tenne comunque a precisare: «Mi fa piacere che tu voglia venire a Le Mans il prossimo anno, ma non sono sicuro che correrò a Le Mans. Dipende da come andrà questa stagione.»
Valentina annuì.
«Lo so, dicevo per dire. Se non sarà Le Mans, potrebbe essere qualche altra gara importante.»
«Speriamo.»
«Credo nelle tue capacità.»
«Non servono solo le capacità, ci vogliono anche tanti sponsor e tanta fortuna» mise in chiaro Giorgio. «Magari potrei avere i numeri, poi salta fuori un pilota che ha il doppio dei soldi che ho io ed ecco che, all'improvviso, la mia opportunità smette di esistere di punto in bianco.»
Adriano obiettò: «Quello che dici è ingiusto nei confronti di Martinelli. Non mi sembra che abbia intenzione di cacciarci e di sostituirci con dei piloti dalla valigia più pesante.»
«Parlavo per ipotesi» chiarì Giorgio. «Non si sa mai quello che potrebbe succedere. Oggi corriamo per la Scuderia Martinelli, ma non è detto che continuerà ad esistere per sempre. E soprattutto, non è detto che, nel corso della nostra carriera, non prenderemo mai delle decisioni che possano allontanarci da lui.»
«Non lo metto in dubbio, anzi, il mio sogno non è certo correre per la Scuderia Martinelli per tutta la vita» ribatté Adriano, «Ma non vedo perché dovrei rinunciare a priori a qualcosa che funziona. Non dovresti farlo nemmeno tu.»
Giorgio annuì.
«Lo so, ma adesso ho l'impressione che stiamo iniziando ad annoiare Valentina. Non penso che le importi qualcosa di Martinelli.»
«Oh, no, ti sbagli» replicò Valentina. «Da quello che mi hai detto di lui, dovrebbe essere un uomo interessante. Spero di conoscerlo, prima o poi.»
«Spero anch'io di potertelo presentare» rispose Giorgio, senza sapere che avrebbe finito per maledire il giorno in cui sarebbe successo. «Adesso, però, credo sia il caso che parliamo d'altro. Tu, Adriano, non hai niente di più interessante da raccontare a Valentina?»
«Esatto, parliamo di te» confermò Valentina. «Hai una fidanzata?»
«No.»
«Oh, mi dispiace. Spero che le cose possano cambiare presto.»
«Io, invece, non sono così sicuro di volermi trovare una fidanzata» ribatté Adriano. «La mia vita è un caos, non sono sicuro che qualcuna vorrebbe condividerla con me.»
«Io, invece, sono certa che, se raccontassi a qualcuna delle mie amiche che ho conosciuto un pilota che non ha una ragazza, farebbero carte false pur di incontrarti» replicò Valentina. «Se cambi idea, ho delle amiche che vorrebbero conoscere qualcuno con cui uscire.»
«Non cambierò idea.»
Giorgio intervenne: «Quello che Adriano sta cercando di dirti è che non è portato per le relazioni stabili. Se hai delle amiche in cerca di incontri occasionali, magari sarebbe contento di conoscerle.»
Adriano obiettò: «Preferisco che i miei eventuali incontri occasionali rimangano cosa tra me e le donne che incontro. Senza offesa per Valentina, ma preferisco non avere intermediari.»
Valentina ammise: «Mi sembra una giusta considerazione. Comunque, se un giorno cambierai idea...»
Adriano la interruppe: «Non cambierò idea. Spero di arrivare in alto e di avere un futuro in Formula 1, o comunque ad alti livelli. Non avrei tempo per una fidanzata fissa.»
«Ci sarà un dopo, comunque» gli ricordò Valentina. «Non sarai un pilota per tutta la vita. Spero che la tua carriera duri il più a lungo possibile, ma non sarà eterna.»
«Potrei non vivere abbastanza da arrivare a fine carriera.»
Valentina abbassò lo sguardo, un po' come se non sapesse cosa dire. Non c'era da sorprendersi che non trovasse le parole, non era abituata a quel tipo di discorsi. Giorgio si chiese se fosse opportuno intervenire, ma non ne ebbe il tempo. Valentina alzò lo sguardo di colpo e riprese a parlare.
«Pensiamo positivo. Non verrò a Le Mans quest'anno, ma magari un giorno ci andremo tutti insieme. Parlo di quando saremo anziani e la vostra carriera sarà già finita da decenni. Non so, tra quarant'anni, magari. Sarebbe bello se fosse un modo per celebrare il quarantesimo anniversario di un vostro successo.»
«Non gufare» la ammonì Giorgio. «Non porta così bene parlare di vittorie ipotetiche.»
«Hai ragione, scusa. Comunque sarebbe bello andare a Le Mans tutti insieme tra quarant'anni.»
«Tra quarant'anni sarà il 2017» obiettò Adriano. «È lontanissimo nel tempo. 2017: solo a pronunciarlo, lascia pensare a una vita completamente diversa dalla nostra.»
«Ci adatteremo» ribatté Valentina, «Come hanno fatto le altre generazioni prima di noi. Sarà una vita diversa e avremo quarant'anni più di adesso, ma non per questo non potrà esserci niente di positivo. Non so come saremo, ma l'idea di noi tre a Le Mans come spettatori - o come invitati, se diventerete famosi - mi sembra meravigliosa. Noi tre, oppure noi quattro, magari ai tempi ci sarà una donna nella tua vita, Adriano.»
Di fronte a quella prospettiva, Adriano sorrise.
«Sì, magari potremmo farlo, andare tutti insieme a Le Mans nel 2017, se esisterà ancora la Ventiquattro Ore. Dopotutto potrebbero succedere tante cose in quarant'anni, qualcuno che sta molto in alto potrebbe decidere di cancellare competizioni storiche per adattare l'automobilismo ai tempi che cambiano.»
Giorgio non era molto interessato a come sarebbero stati i campionati automobilistici di quarant'anni più tardi.
«Potremmo essere malati, oppure morti» si limitò a osservare. «Penso sia meglio evitare di fare progetti a così lunga durata.»
Non poteva saperlo, al momento, ma solo uno di loro sarebbe stato a Le Mans, nel 2017, in occasione della Ventiquattro Ore. Giorgio sarebbe stato ricoverato in ospedale, quel giorno, a riprendersi da un difficile intervento chirurgico.Il suo pensiero, comunque, sarebbe andato all'amico al circuito della Sarthe. Attraverso i mezzi di comunicazione rapidi e immediati di quell'epoca ancora futura gli avrebbe scritto, proprio all'orario in cui sarebbe stata esposta la bandiera a scacchi: "buon anniversario".

[2017]
La Ventiquattro Ore di Le Mans era ormai parte del passato, seppure recente, ma il ricordo di quel fine settimana sarebbe rimasto indelebile nella mente di Adriano. Non solo: per quanto fossero memorie sbiadite, gli sembrava vagamente di rammentare un discorso di quattro decadi prima, avvenuto in un bar una sera del 1977, la volta in cui Giorgio gli aveva presentato Valentina. Si erano messi d'accordo, forse non troppo sul serio, per andare ad assistere insieme all'edizione del 2017.
Non era accaduto, ma Adriano era felice di sapere che sia Valentina sia Giorgio facevano ancora parte della sua vita. Quest'ultimo vi era rientrato prepotentemente di recente, ma Adriano non si era mai pentito di essere andato a fargli visita, nel weekend del Gran Premio di Montecarlo.
Quel gran premio era ormai lontano a sua volta, ma Adriano stava tornando dal suo ex compagno di squadra. L'aveva invitato da lui, dopo che si erano occasionalmente sentiti a seguito dal suo intervento, e aveva accettato.
Suonò il campanello pensando di trovare Giorgio ad aprigli la porta, oppure suo figlio, o quella governante così brava ai fornelli, ma non apparve nessuno di loro. Sulla soglia c'era Valentina. Adriano la fissò con gli occhi spalancati, quasi senza credere alla sua presenza.
L'amica lo salutò con in cenno della mano, mentre Adriano le si avvicinava. Si ritrovarono uno di fronte all'altra, a meno di un metro di distanza, il silenzio, un po' come se nessuno dei due sapesse cosa dire. Dopo un'attesa in apparenza interminabile, fu Valentina la prima a parlare.
«Grazie.»
«Per cosa?»
«Per la lettera, per avermela consegnata nonostante Giorgio non volesse.»
Adriano non riusciva a collegare del tutto quella sua decisione con la presenza di Valentina a casa di Giorgio.
«Mi avevi detto che avresti chiamato Bruno per chiedergli come fosse andata l'operazione di suo padre.»
Valentina annuì.
«È quello che ho fatto.»
«E come mai sei qui, oggi, se non sono indiscreto?»
«Perché nella vita succedono tante cose e le persone si allontanano, ma non è detto che sia per sempre.»
Era una bella risposta, ma non chiariva i dubbi di Giorgio.
«Cos'è successo quando hai chiamato Bruno?»
«Gli ho detto che ero un'amica di suo padre - mi sono presa una piccola licenza poetica, se così la vogliamo chiamare - e che avrei voluto vederlo, se fosse stato possibile. Tempo fa ho incontrato Bruno e sua moglie.»
«Sua moglie? Sono tornati insieme, quindi?»
«Bruno non avrebbe mai fatto nulla per cercare di sistemare il suo matrimonio con Arianna, ma per fortuna ci ha pensato lei.»
«E tu?» volle sapere Adriano. «Sei riuscita a vedere Giorgio? O meglio, dato che sei qui, ci sei sicuramente riuscita, ma quando l'hai rivisto per la prima volta?»
Valentina spiegò: «È stato quando era ancora in ospedale. Non subito, non volevo causargli un trauma. È stato...» Si interruppe, come a cercare le parole. «Lo so, è banale dire che è stato emozionante, ma lo è stato davvero. Non pensavo l'avrei rivisto mai più, e ritrovarmi davanti a lui, poterlo guardare negli occhi, è stato qualcosa che non mi aspettavo di potere vivere.»
«E lui?» chiese Adriano. «Come ha reagito?»
«Bruno l'aveva avvertito che sarei andata da lui. Credo comunque che anche per Giorgio sia stato emozionante. Per un po' ci siamo guardati senza dire niente, poi mi sono avvicinata a lui, mi sono chinata sul suo letto e ci siamo abbracciati, ancora senza dire niente. In quel momento ho capito di non avere mai smesso di volergli bene e che volevo rimanere accanto a lui, durante la sua convalescenza.»
«Quindi sei qui da allora?»
«Sì.»
«Oh. Non me lo aspettavo. Quindi questo significa che...»
Valentina lo interruppe: «Se stai per chiedermi se io e Giorgio stiamo insieme, no. Ho deciso di rimanere qui per permettere a Bruno di tornare a casa insieme ad Arianna. Quando Giorgio starà meglio e potrò fidarmi a lasciarlo da solo, me ne andrò. Abbiamo parlato molto, in questi giorni, di molte cose.»
Adriano azzardò: «Ti ha parlato anche del perché abbia innescato quell'incidente?»
«Sì, ne abbiamo parlato, ma abbiamo fatto discorsi che mi interessavano di più, rispetto a quello» ammise Valentina. «Non voglio essere scortese, sicuramente per voi un gran premio era molto importante, ma c'erano altri argomenti di cui dovevamo raccontarci. Mi ha parlato della sua vita con Emanuela e io della mia con Arturo. Lo so, può sembrare che non sia il migliore argomento tra una coppia di ex fidanzati, ma ne avevamo bisogno entrambi, sentivamo di doverci raccontare cos'era successo in assenza l'uno dell'altra.»
«E dopo che ve lo siete raccontati?»
«Abbiamo capito che abbiamo perso una grande occasione per essere felici insieme, ma che entrambi abbiamo avuto delle opportunità che, in altro modo, ci sarebbero state precluse, che non tutto quello che non funziona deve essere considerato un errore. In poche parole, quando eravamo più giovani abbiamo gettato alle ortiche la possibilità di stare insieme, ma non è una buona ragione per non potere essere amici adesso. Io voglio bene a Giorgio e Giorgio ne vuole a me, è tutto molto semplice.»
«E io?» domandò Adriano. «Qual è il mio ruolo? Perché Giorgio mi ha invitato?»
«Abbiamo fatto un sacco di strada insieme, noi tre» gli ricordò Valentina. «Non tutto quello che è accaduto in passato va buttato via. Adesso siamo di nuovo qui, noi tre, come ai vecchi tempi.» Rise. «Non è Le Mans, ma ce lo possiamo fare bastare.»
«Te ne ricordi anche tu?»
«Come potrei dimenticare?»
«È passata una vita.»
«Già, e sono successe un sacco di cose, purtroppo non tutte belle.»
Adriano abbassò lo sguardo, comprendendo dove volesse andare a parare.
«Già. Purtroppo siamo in tre come allora e non siamo mai riusciti a diventare quattro. Però quello che conta è che, finché ci siamo, cerchiamo di vivere tutto al meglio, di non lasciarci travolgere dai pensieri negativi. Mi fai entrare? Giorgio mi starà aspettando.»
Valentina puntualizzò: «Per prima cosa, preparati a degli insulti. Giorgio era incavolato nero, quando ha scoperto che mi hai dato la lettera.»
«Gliel'hai detto?»
«Ho dovuto, altrimenti non avrei potuto spiegargli la ragione della mia presenza.»
«Mi dispiace che ci sia rimasto male» chiarì Adriano, «Ma l'ho fatto per una giusta causa. Tu sei qui per questo. Lo spiegherò anche a lui, ovviamente.»
Entrarono in casa.
Giorgio li aspettava in soggiorno.
Non insultò Adriano, né gli chiese spiegazioni, sembrava solo felice che fossero tutti e tre insieme. Sembrava avere perso qualche chilo, rispetto al loro incontro precedente, e appariva piuttosto pallido.
«Stai bene?» gli chiese Adriano.
«Ci provo» ammise Giorgio. «Diciamo che ho vissuto giorni migliori, ma almeno sono vivo e sono qui con voi.»
«Mi fa piacere che tu stia... non dico bene, ma... insomma, mi fa piacere che tu sia vivo.» Adriano si sedette accanto a lui. «Lo sapevo che saresti tornato a casa.»
«Allora, se lo sapevi, avresti potuto rispettare le mie volontà» ribatté Giorgio. «Sei fortunato che ho a malapena la forza di tirarmi su dal divano, altrimenti sai quanti calci nel culo ti avrei già tirato?»
Adriano gli posò una mano su una spalla.
«Mi dispiace.»
«Non importa.»
«No, davvero, non avrei dovuto.»
«Pensavi di agire a fin di bene e, in effetti, hai agito a fin di bene» concluse Giorgio. «Senza di te, Valentina non sarebbe qui. Ha una pazienza infinita e penso sia l'unica in grado di sopportarmi. A proposito, Valentina, ti scoccia dare qualcosa da bere ad Adriano? Mi gira un po' la testa, non me la sento di andare io.»
Adriano si alzò in piedi.
«No, vado io. Mi va bene un bicchiere d'acqua e so dove andarmelo a prendere.»
Si diresse verso la cucina, prese un bicchiere dallo scolapiatti e lo riempì sotto al rubinetto del lavello. Quando poco più tardi rientrò in soggiorno, sorprese Valentina avvighiata a Giorgio sul divano, intenta ad accarezzargli i capelli. Non sembravano solo amici come gli aveva fatto credere, ma d'altronde non era affare di Adriano impicciarsi su che cosa ci fosse esattamente tra di loro, quando con tutta probabilità perfino i diretti interessati non avrebbero saputo definire con precisione il loro rapporto. Sembravano felici insieme e non c'era altro che contasse.
Non si erano accorti di lui e Adriano sgusciò fuori dalla sala, per non apparire troppo indiscreto. Attese un po' e, quando tornò a rientrare, Valentina e Giorgio erano un po' più distaccati, intenti a parlare tra di loro.
Adriano tornò ad accomodarsi al fianco dell'amico, che subito gli chiese: «Come sono andate le ultime settimane? Per caso Paola ti ha stalkerato sui social?»
Adriano ridacchiò.
«No, per fortuna. Non fraintendermi, era simpatica, ma preferisco non dovere passare il mio tempo tempestato da messaggi di una fan convinta che solo noi dei nostri tempi fossimo veri uomini. Già ma la immagino: "voi, se un vostro avversario vi avesse frenato davanti a caso, l'avreste picchiato, non gli avreste certo tirato una ruotata dietro la safety car".»
«Non avrebbe tutti i torti: ai nostri tempi non c'era la safety car. E comunque non penso che, in Azerbaijan, Hamilton abbia fatto qualcosa contro Vettel. Mi dispiace dirlo, perché sono un suo estimatore, ma ha esagerato.»
«Peccato, comunque, perché erano così carini insieme» intervenne Valentina. «Speriamo che tornino amici.»
Giorgio riprese la parola.
«Venendo alle cose serie, invece, com'è andata a Le Mans?»
«Bene» rispose Adriano. «È stato meno faticoso rispetto a quarant'anni fa, non ho dovuto fare altro che farmi scattare qualche foto. Però è stato bello. Ci ho pensato un sacco, a quando abbiamo vinto insieme.»
«Tutto qui?» si lamentò Giorgio. «Non c'è altro da raccontare?»
«Oh, sì, c'è tanto altro» ammise Adriano, prima di iniziare a narrare gli eventi di quel fine settimana di giugno sul circuito francese partendo dal loro inizio.

*** fine ***



NOTE DELL'AUTRICE: questo racconto è nato nel mese di luglio del 2022 dopo averci pensato per un po' di tempo. Avevo già scritto altri racconti ambientati nel mondo del motorsport, ma mai nessuno ambientato almeno in parte nella Formula 1 di fine anni '70/ inizio anni '80, periodo che mi affascina molto.
Avevo varie intenzioni, che ho deciso di mettere in atto tutte all'interno della stessa trama. Del periodo vintage della Formula 1 mi piace il fatto che ci fossero molte più squadre che in epoca moderna e contemporanea e che anche per squadre inizialmente di basso livello potessero esserci momenti molto positivi e risultati occasionali paragonabili anche a quelli di team di fascia medio/alta. Ho ideato quindi la Scuderia Martinelli, immaginandola come una squadra con risultati fatti di alti e bassi e sporadiche vittorie.
In più volevo parlare delle derive del tifo, un'evoluzione che punta progressivamente alla polemica a tutti i costi, talvolta andando a scavare nel passato per ingigantire anche polemiche ormai dimenticate, cercando contrapposizioni a tutti i costi. Da qui nasce anche l'idea contrapposizione tra i due protagonisti e di una rivalità passata mai del tutto risolta, sulla quale il pubblico sia passato sia contemporaneo sembra avere idee ben precise sul fatto che ci sia una sorta di bene assoluto contro male assoluto.Ho voluto rendere entrambi i piloti co-protagonisti e permettere ai lettori di entrare nella loro mente proprio perché si potesse comprendere che nessuno dei due era al cento per cento come veniva descritto e che anche il "male assoluto" era in realtà una persona normalissima, le cui azioni erano dettate da ragioni ben precise: ragioni non necessariamente condivisibili, ma da un certo momento in poi sfuggite al suo controllo. Spero che questo mio racconto possa essere stato apprezzato.

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Milly Sunshine