martedì 20 dicembre 2022

Verso la bandiera a scacchi - parte 2/7

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Innanzi tutto mi sembra doveroso ringraziare di cuore chiunque abbia letto la prima parte ieri, mi ha fatto molto piacere vedere che le view ci sono state e non erano tanto inferiori a quelle dei post nei quali parlo di gare o campionati.
A solo un giorno di distanza, arriva oggi la seconda parte, mentre pianifico di pubblicare altro genere di post nei prossimi giorni, con la terza parte che arriverà verso fine settimana.

Vi auguro buona lettura. <3


Adriano guardò il cellulare, appoggiato sul tavolino, chiedendosi se fosse il caso di mettersi in contatto con il figlio di Giorgio Montani. Erano passati ormai diversi giorni dal loro incontro a Imola e, dopo la conversazione avuta in videochiamata con Valentina, non se l'era sentita di procedere con la richiesta di Bruno. Considerava da sempre Valentina una cara amica e, per quanto fossero passati ormai decenni dalla fine della sua relazione con Giorgio, aveva avuto paura che incontrarlo potesse turbarla. Era un'idea stupida, alla fine era libero di frequentare chi voleva senza doverne rendere conto alla "signora Martinelli", ma aveva comunque rivisto i propri piani.
Dopo avere guardato il video dello youtuber che raccontava le vicende sue e di Montani, tuttavia, si era convinto: la cosa migliore da fare era non mettersi preoccupazioni inutili a proposito di ciò che Valentina poteva pensare di Giorgio. Prima di sera, si era detto, avrebbe telefonato a Bruno, chiedendogli di metterlo in contatto con Giorgio. Solo, preferiva aspettare ancora qualche istante. Tolse perciò lo sguardo dallo smartphone e riprese a sfogliare il giornale mentre finiva di sorseggiare lo spritz, seppure non fosse molto interessato alle notizie. I quotidiani parlavano solo di politica e di disgrazie, entrambi argomenti che preferiva di gran lunga evitare.
Proprio mentre girava pagina, una voce femminile davanti a lui gli domandò: «Posso sedermi?»
Seppure spesso gli capitava che qualcuno lo riconoscesse, difficilmente Giorgio veniva accerchiato da tifosi mentre si trovava al bar, quindi per un attimo rimase spiazzato, credendo di ritrovarsi di fronte a una sua fan sfegatata.
Alzò gli occhi.
«Come, prego?» domandò, ipotizzando di avere capito male.
La donna - una signora tra i sessantacinque e i settant'anni, seppure ben portati, con i capelli grigi tagliati cortissimi e un completo scuro - ripeté: «Posso sedermi?» Accennò un sorriso. «Non mi riconosci?»
Adriano spalancò gli occhi, sconcertato da ciò che vedeva.
«Emanuela Colombo? La PR del team Speed?»
«In persona» rispose l'ex moglie di Giorgio Montani. Senza aspettare istruzioni in tal senso, scostò la sedia che stava di fronte a quella sulla quale era seduto Adriano e si accomodò. «Innanzi tutto buonasera, è passata una vita dall'ultima volta in cui ci siamo visti. Come stai?»
«Buonasera a te» rispose Adriano. «Sto bene, e devi scusarmi, ma appunto sono passati secoli, non ti avevo riconosciuta.»
Emanuela ridacchiò.
«Già, l'ultima volta che ci siamo incontrati dovevo avere non più di trentaquattro anni. Faccio un'impressione diversa, immagino.»
«Anch'io, temo.»
«Cosa ci vuoi fare, il tempo passa per tutti... e non sempre è un male. Non fraintendermi, vorrei essere ancora giovane, ma non invidio la me stessa di quell'epoca per la vita che faceva.»
Quelle chiacchiere non erano molto interessanti e, per quanto Adriano non intendesse essere scortese con una persona che non vedeva da così tanti anni, azzardò a domandarle: «Come mai da queste parti? Non pensavo di poterti incontrare per caso, un giorno.»
«Sono qui perché avevo qualcosa di importante da fare» lo informò Emanuela. «Anzi, ho tuttora qualcosa di importante da fare. È appunto per questo che sono qui da te.»
«Hai qualcosa di importante da fare» domandò Adriano, «Eppure hai tempo per venire a sederti con me mentre bevo uno spritz al bar?»
Emanuela sorrise.
«Ho anche il tempo di bere uno spritz a mia volta.» Fece un cenno a una cameriera, che si diresse verso il loro tavolo. Attese che se ne fosse andata, poi chiese ad Adriano: «Cosa mi racconti di interessante? Ci sono novità nella tua vita?»
«Sì, sono successe tante cose, nel corso degli anni» ammise Adriano, «Anche se non saprei cosa possa essere di tuo interesse. Non sapevo molto di te e tu non sapevi molto di me. Quante volte ci saremmo parlati, quando lavoravi per il team Speed? Tre, quattro?»
Emanuela annuì.
«Hai ragione, chiederti se ci siano delle novità nella tua vita non avrebbe senso, ma tra poco la cameriera tornerà con il mio spritz e non mi sembra il caso di parlare di qualcosa di più serio per poi doverci interrompere tra poco.»
«Come preferisci» concesse Adriano. «Una cosa te la posso dire. Ogni tanto sento tuo figlio parlare di Formula 1 in TV. Non è stato un pilota eccezionale, quando correva nelle formule minori, ma come opinionista è molto valido. Le persone come lui dovrebbero maggiore spazio, invece mi sembra che si regredisca sempre di più. Tempo pochi anni e non mi stupirei che venissero chiamati alla televisione opinionisti che non hanno la più pallida idea di come funzionano le competizioni motoristiche, solo perché magari parlano in tono gradevole o perché hanno molti follower sui social. Per i ragazzi e le ragazze di bell'aspetto è così facile diventare influencer al giorno d'oggi.»
«Mi fa piacere che Bruno sia apprezzato. Io, da parte mia, sono felice che non fosse valido abbastanza per diventare un pilota di prima fascia. Ne ho avuto abbastanza di corse e di piloti.»
«Sì, effettivamente da quando hai lasciato il team Speed non mi pare che tu abbia mai lavorato per altre squadre, né di averti mai più vista nel paddock.»
«Esatto. A volte è meglio dare un taglio netto con il passato.»
La cameriera tornò proprio in quegli istanti, appoggiando il bicchiere sul tavolo con un sorriso smagliante.
«Ecco il suo spritz, signora.»
Emanuela sorrise a propria volta, poi attese che la ragazza se ne fosse andata, prima di osservare: «Adesso non dovrebbe più venire nessuno a disturbarci. Se non hai niente in contrario, verrei al dunque.»
Adriano la esortò: «Prego. Se hai qualcosa da dirmi, non te lo posso certo impedire.»
Emanuela fece un sospiro, prima di confidargli: «Non so se tu l'abbia capito, ma sono qui per te.»
«No, non l'avevo capito» ammise Adriano, «Ma in ogni caso non ho idea di che cosa possa averti portato a venire a cercarmi. A proposito, come hai fatto a trovarmi?»
«Se te lo dicessi, mi daresti della stalker» replicò Emanuela, «Quindi è meglio che non ne parliamo.»
«Stalker? Mi stavi seguendo?»
«Non proprio, però avevo bisogno di parlarti e non sapevo come fare. Sapevo che abiti da queste parti, quindi ho fatto un po' di domande in giro. Ero tentata di venire a cercarti a casa tua, ma quando ho scoperto per caso che spesso vieni a prenderti un aperitivo in questo bar ho sperato di avere un colpo di fortuna. L'ho avuto, era il mio giorno fortunato, a quanto pare. Però non devi preoccuparti: dopo che ci saremo parlati ti lascerò stare, qualunque sia la tua decisione.»
Adriano chiuse e piegò in due il giornale, riflettendo su come replicare. Non gli venne in mente nulla da dire, ma ormai Emanuela lo fissava in silenzio.
Le parole che gli uscirono dalla bocca furono piuttosto banali.
«Cosa vuoi da me? Perché mi stavi cercando?»
«Mio figlio mi ha detto che il mio ex marito vuole vederti» disse Emanuela.
«E quindi?»
«So che te l'ha chiesto già da un po' di tempo e non ha più ricevuto tue notizie. Immagino che questo significhi che non andrai da Giorgio.»
«Quindi» ipotizzò Adriano, «Sei venuta a cercarmi per chiedermi di andare da lui?»
Emanuela scosse la testa.
«No, affatto. Ti sto chiedendo di non andarci.»
«Avrei trovato più sensato il contrario» ammise Adriano. «Posso chiederti come mai questa richiesta?»
«Non penso che Giorgio abbia qualcosa di utile da dirti.»
«E se anche fosse? Penso che voglia parlarmi di un nostro incidente, spiegarmi finalmente la sua versione dei fatti.»
«Appunto. Non devi andarci. Non devi in alcun modo metterti in contatto con Giorgio. O meglio, puoi fare quello che ti pare, non sono una stalker che ti controlla, dopotutto, però te lo sconsiglio vivamente. Sarebbe solo una perdita di tempo.»
«L'idea di perdere tempo non mi spaventa.»
Emanuela assunse un tono più supplichevole.
«Ti prego, Adriano, non andare a parlargli. Non hai bisogno di sapere.»
«Ti vedo preoccupata, Emanuela, molto preoccupata.»
«Potrei avere le mie buone ragioni per esserlo, non credi?»
«Non riesco a vedere nemmeno un motivo. Rifletti: due ex piloti vogliono vedersi dopo molti anni per chiarirsi a proposito di un incidente avvenuto di loro più di trentacinque anni fa. L'idea che possa accadere terrorizza l'ex moglie di quello che ha innescato l'incidente. Viene spontaneo chiedersi perché. Che cosa c'entri tu in tutto questo?»
«Ero la moglie di Giorgio e, adesso che non stiamo più insieme da molti anni, sono una sua cara amica.»
«Non è una risposta.»
«Credimi, non c'è alcun bisogno di parlare di quell'incidente» insisté Emanuela. «Giorgio ha commesso un errore. Un errore grave, a causa del quale hai perso un potenziale titolo, ma...»
«Giorgio ha commesso un errore, appunto» la interruppe Adriano. «Un errore che, in un primo momento, sembrava potermi costare un titolo, ma che non avrebbe comunque influito sul risultato finale, visto com'è andata l'ultima gara della stagione. So cosa potrebbe dirmi: che non è stato un errore, che l'ha fatto apposta, perché voleva colpire o me o la Scuderia Martinelli. Non sarebbe una grossa sorpresa per me. Qualunque sia il motivo per cui l'ha fatto, tu non c'entri niente. Quello che mi dirà resterà tra me e lui. Se ti preoccupa l'idea che possa dipingerti come la moglie di uno che ha provocato un incidente di proposito, non hai niente da temere.»
Emanuela abbassò lo sguardo.
«Non puoi capire. Quello che è successo non è una questione personale tra te e lui, né tra lui e Martinelli. È un casino che coinvolge più persone, alcune delle quali meritano di riposare in pace. Altre, invece, non devono sapere.»
«Ti stai mettendo troppe preoccupazioni per nulla» insisté Adriano. «Non ho intenzione di raccontare al mondo perché a Giorgio sia venuta la malsana idea di speronarmi di proposito, qualunque sia il motivo. Dici che non è una questione tra me e lui, ma lo resterà.»
«Come vuoi» si arrese Emanuela, con un sospiro. «Non posso impedirti di andare a parlare con lui. Però mi devi promettere che mio figlio non verrà mai al corrente di quello che Giorgio ti racconterà. Hai detto che provi ammirazione per lui. Ricordati che Bruno è solo un ragazzo che ammiri e che non merita di sapere cos'ha fatto suo padre.» Prese in mano il proprio bicchiere e bevve un sorso di spritz. «Fa che ne resti fuori, qualunque cosa succeda.»
«Ehi, rilassati» la esortò Adriano. «Va bene, Giorgio ha innescato un incidente di proposito e non ci tiene che vostro figlio lo sappia, ma da come ne parli penso che tu stia rendendo tutta la faccenda più grande di quanto non sia in realtà.»
«No, fidati, non sto ingigantendo nulla.» Emanuela guardò Adriano dritto negli occhi. «Non ti fermerai, ormai l'ho capito, quindi tanto vale che tu sappia da me la parte che mi riguarda. Ti ho detto che mio figlio non merita di sapere cos'ha fatto suo padre e tu hai pensato all'incidente, ma non è questo a cui mi riferisco.»
«Cos'altro ha fatto Giorgio? Non credo abbia così tanti scheletri nell'armadio. Quando lo frequentavo, era un persona tranquilla.»
«Non parlo di lui. Vedi, biologicamente parlando, Giorgio non è il padre di Bruno... e su una questione io e Giorgio siamo sempre stati d'accordo: Bruno non dovrà mai venirlo a sapere, per nessun motivo, né dovrà mai sapere perché abbiamo deciso di mentire a lui e a chiunque altro.»Era una rivelazione piuttosto spiazzante e Adriano avrebbe dovuto chiederle perché ci fosse una correlazione sulla paternità del giovane Bruno Montani e l'incidente di Caesars Palace, ma sapeva che non avrebbe avuto risposta. Sarebbe stata comunque solo questione di giorni: aveva una buona ragione per incontrare Giorgio il prima possibile e a venire a conoscenza della versione del diretto interessato.

[1981]
Adriano fu il primo a notare l'addetta alle pubbliche relazioni della scuderia Speed. Era una donna dall'aria piuttosto seria, che indossava sempre completi scuri con giacca e pantaloni e che portava i capelli neri tagliati cortissimi. Non si ricordava il suo nome, ma sapeva che la sua comparsa improvvisa all'interno del locale non portava a nulla di positivo, specie per Giorgio e Valentina, che erano appena arrivati.
Adriano la indicò all'amico.
«C'è la tizia incaricata di tenerti al guinzaglio.»
Giorgio sbuffò.
«Cosa vuole adesso?»
«Probabilmente, secondo i suoi standard, a quest'ora dovresti andartene a letto, invece di stare fuori insieme a noi.»
«Mi sembra una pretesa un po' esagerata» intervenne Valentina. «La gara c'è già stata, ormai, è domenica sera. Possibile che non si possa stare in pace per una serata? Non chiedo tanto, una serata.»
Giorgio la rassicurò: «Cerco di togliermela di torno.»
«Dubito che ci riuscirai» replicò Valentina. «A questo punto è stato del tutto inutile a venire insieme a te qui in Spagna. Non sono praticamente riuscita a vederti neanche per dieci minuti di fila fuori dal circuito senza qualcuno che venisse a mettersi in mezzo. Si stava meglio quando correvi per Martinelli.»
Giorgio sorrise.
«Le mie scelte di carriera proprio non ti vanno giù, eh?»
«Non le vanno giù» intervenne Bruno, «Perché stai accanto a una donna sexy e intrigante come la Colombo.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Come, prego?»
«Sì, posso immaginare che Valentina ti dica di non essere gelosa di lei» insisté Bruno, «Ma non credo che la mia futura cognata sia del tutto indifferente al fatto che quella tizia ti ronzi sempre intorno.»
Valentina replicò: «So benissimo che gli ronza intorno per lavoro, e nella maggior parte dei casi solo per informarlo che qualcuno vuole vederlo con urgenza.»
«Ad ogni modo» chiarì Giorgio, «Non parlavo della presunta gelosia di Valentina, quanto piuttosto del fatto che Emanuela non è esattamente il tipo di donna che considero sexy e intrigante. Per me non è nessuna delle due cose. Non...»
Adriano lo interruppe tirandogli un calcio sotto al tavolo.
«Sta arrivando.»
Passarono pochi istanti prima che Emanuela Colombo - così si chiamava la donna - arrivasse a sconvolgere ufficialmente la loro serata post-gara.
Attirò l'attenzione di Giorgio posandogli una mano su un braccio e lo invitò ad allontanarsi un attimo.
Valentina si lamentò, con amarezza: «Adesso gli dirà che il loro capo deve vederlo con urgenza e che dobbiamo andarcene. Giorgio mi ha assicurato che non finirà così, ma ormai conosco quella squadra e come funzionano le cose.»
La sua previsione si rivelò azzeccata. Giorgio tornò qualche istante più tardi per annunciare di avere una questione urgente da sbrigare.
«Quindi» borbottò Valentina, tra i denti, «La nostra cena è saltata.»
Giorgio scosse la testa.
«No, la mia cena è saltata, non la vostra. Ti lascio in buona compagnia e, magari, cerco di venire a raggiungervi più tardi. Okay?»
Valentina parve lievemente più sollevata.
«Va bene. Mi raccomando, ti aspettiamo.»
«Non contateci troppo. Sarà sicuramente qualcosa di estremamente noioso da cui difficilmente riuscirò a sottrarmi in tempi molto brevi. Pazienza, sarà per un'altra volta. Voi divertitevi senza di me.»
Li salutò e raggiunse Emanuela Colombo, con la quale si avviò fuori dal locale.
«Va beh, faremo a meno di lui» concluse Adriano. «Cosa ne dite? Possiamo ordinare o dobbiamo aspettare ancora?»
Bruno lo ignorò, rivolgendosi a Valentina.
«Perché sei rimasta qui?»
Valentina lo guardò storto.
«Mi stai mandando via?»
«No, non mi permetterei mai. Sei tu che non avresti dovuto mandare via Giorgio insieme a quella donna.»
«Dai, non dire cavolate. So che tipo di donne piacciono a Giorgio... e ti assicuro che quella tizia è l'ultima persona al mondo di cui dovrei preoccuparmi. Senza contare che, dopo averlo scortato dal titolare della Speed, lo lascerà in sua compagnia, o al massimo di qualche sponsor.»
«Ti fidi troppo di Giorgio» ribatté Bruno. «Io, se fossi al posto tuo, l'avrei accompagnato per poterlo tenere d'occhio.» Si alzò in piedi. «Anzi, dato che tu hai una fiducia smodata in lui, credo proprio che farei meglio ad accompagnarlo almeno io.»
Adriano cercò di scoraggiarlo.
«Tuo fratello sa badare a se stesso.»
Bruno ridacchiò.
«Non ne sono del tutto sicuro.»
«Se non vuoi cenare insieme a noi, basta che lo dici, senza inventarti scuse.»
«Non mi sto inventando scuse» puntualizzò Bruno. «Un giorno mi ringrazierete per averlo seguito.»
Senza aggiungere altro, si allontanò, uscendo dal locale.
Valentina sbuffò.
«Non riesco a credere che Bruno sia il fratello di Giorgio. È una persona così irritante!»
Adriano rise.
«Sai benissimo che, quando l'ho conosciuto, non stava molto simpatico neanche a me, ma tutto sommato ha le sue qualità anche lui.»
«Molto nascoste.»
«Quello che non capisco, tuttavia, è perché sia così in fissa con il fatto che sia necessario tenere d'occhio Giorgio e la signorina Colombo.»
«Non ne ho la più pallida idea, ma sai cosa ti dico? Che sono felice che l'abbia fatto. Almeno ce lo siamo tolti di torno.» Valentina aprì il menù e iniziò a sfogliarlo. «Vediamo cos'hanno. Inizio ad avere fame e neanche Bruno è riuscito a farmela passare con le sue chiacchiere.»
Per lungo tempo attesero invano il ritorno di Giorgio e di Bruno, parlando del più e del meno. L'argomento motori fu ben presto scartato e soltanto alla fine della cena Valentina azzardò: «Come sta il signor Martinelli?»
«Bene.»
«Mi sarebbe piaciuto andarlo a salutare, questo fine settimana, ma non sono riuscita a vederlo.»
Adriano la informò: «Anche a lui avrebbe fatto piacere salutarti, se avesse saputo che eri qui a Jarama. Gli sei rimasta molto impressa. Non fa altro che dire a me e a Bruno che dovremmo fidanzarci con delle ragazze simili a te e magari portarle con noi.»
Valentina sorrise.
«La mia proposta è sempre valida.»
«Quale proposta?»
«Ho delle amiche che cercano un fidanzato. Potrei presentartene una.»
«Non mi sembra una grande idea.»
«Perché no? Anzi, se ti mettessi insieme a una mia amica, potremmo uscire tutti e quattro insieme, io, te, lei e Giorgio.»
«Ti ringrazio per il pensiero, ma ti ripeto che non è una buona idea.»
Valentina lo fissò piuttosto a lungo, prima di chiedergli: «Stai con qualcuna?»
Adriano avvampò.
«Diciamo di sì.»
«Giorgio non me l'aveva detto.»
«Diversamente da te, Giorgio non mi ha mai estorto questo genere di confessioni.»
«Dovresti presentarcela.»
«Non è il caso.»
«Perché? Mi farebbe piacere conoscerla e, sono sicuro, anche a Giorgio.»
Adriano fece un mezzo sorriso.
«Se fosse possibile, ve l'avrei già presentata da tempo. Purtroppo, però, non è possibile.»
«Ha un lavoro impegnativo» azzardò Valentina, «Quindi pensi non riusciremmo a incontrarci?»
«No, non è questo il problema.»
Valentina abbassò lo sguardo, rimanendo in silenzio per qualche istante.
Il fatto che non parlasse non prometteva molto di buono, si disse Adriano.
Aveva ragione, dato che Valentina fu piuttosto brava a fare due più due.
«È una donna sposata, vero?»
Mentire non aveva senso.
«Già, è sposata.»
Adriano si aspettava delle critiche da parte di Valentina, ma l'amica lo stupì in positivo.
«Spero che un giorno le cose possano cambiare, che lei e suo marito possano lasciarsi.»
«Lo spero anch'io» ammise Adriano, «Ma la situazione rimarrebbe comunque piuttosto contorta.»
Valentina ridacchiò.
«Posso immaginarlo.»
Adriano fece per replicare, chiederle se avesse capito chi fosse la sua amante, ma si trattenne nel vedere Giorgio venire verso di loro a passo piuttosto spedito. Scostò la sedia che aveva abbandonato un paio d'ore prima, poi si accomondò.
«Finalmente sono un uomo libero, almeno per stasera.»
«Finalmente» convenne Valentina, con un sorriso radioso. Doveva essere piuttosto felice che fosse arrivato e che si fosse presentato da solo. «Tuo fratello dov'è?»
«Mio fratello era stanco» rispose Giorgio. «Mi ha detto che andava a dormire.»
«A quest'ora?»
«Sarà la forza dell'abitudine.»
Valentina rise.
«Non è che sia Bruno quello che se la fa con la Colombo? Questo spiegherebbe perché non sia tornato. Dopotutto l'ha definita una donna sexy e intrigante.»
«Ne dubito fortemente» rispose Giorgio. «Quei due non hanno avuto molte occasioni per interagire l'uno con l'altra. Comunque, per quanto mi riguarda, la vita privata di Emanuela non mi tocca minimamente.» Guardò l'orologio. «Cosa dite, secondo voi è tardi per ordinare qualcosa da mangiare?»
«No, non è tardi» lo rassicurò Valentina. «Io, però, devo andare un attimo in bagno.»
Si allontanò dal tavolo e solo a quel punto Adriano domandò a Giorgio: «Tutto a posto?»
Giorgio annuì.
«Sì, certo, tutto a posto. C'era solo il rappresentante di uno sponsor che voleva conoscermi. Purtroppo nella nuova squadra se ne fregano altamente che questi eventi avvengano in momenti sensati. Quel tizio voleva conoscermi perché è rimasto impressionato dalla mia qualifica di ieri, quindi sono stato convocato urgentemente. Almeno su una cosa Valentina ha ragione, quando correvo con Martinelli ero più libero di gestire il mio tempo.»
Adriano gli domandò: «Non ti sei ancora pentito di avere cambiato scuderia?»
Giorgio scosse la testa.«No, ho solo fatto quello che era meglio per la mia carriera, anche se ho dovuto accettare dei compromessi. Senza offesa, ma nessun pilota potrà mai avere un futuro alla Scuderia Martinelli, finché ci sarai tu.»

[2017]
Quando sentì la porta d'ingresso che prima si apriva poi si richiudeva, Giorgio chiuse il video che stava guardando. Passarono solo pochi istanti prima che Bruno entrasse in soggiorno.
Giorgio guardò l'ora, in basso, sullo schermo del computer, poi osservò: «Pensavo tornassi più tardi.»
Suo figlio si avvicinò al tavolo, poi si sedette di fronte a lui.
«Ti disturbo?»
«No, certo che no. Come ti viene in mente?»
«No, ho visto che eri impegnato...»
Giorgio scosse la testa.
«Stavo solo guardando un video sul Gran Premio di Spagna di domenica scorsa. Un video di un fan, intendo, che commentava la gara. Alcuni tifosi commentano in modo più sensato degli opinionisti televisivi. Senza offesa, non parlo di tutto gli opinionisti.»
Bruno sospirò.
«Come darti torto. Alcuni miei colleghi dicono cose assurde, a volte si inventano addirittura gli eventi dele gare. Comunque è stata piuttosto emozionante quella del Circuit de Catalunya, non credi?»
«Sì, bella gara» convenne Giorgio. «Il duello tra Hamilton e Vettel è stato stupendo. Quei due ragazzi daranno molte soddisfazioni agli appassionati di motori di questa epoca storica. Speriamo che tutto continui così il più a lungo possibile.»
«Goditelo finché dura, allora, perché dubito seriamente che continuerà così molto a lungo» replicò Bruno. «Uno dei due è un fuoco di paglia e prima o poi dovrà farsi da parte e lasciare il posto a piloti più competitivi di lui.»
«No, ti sbagli di grosso» obiettò Giorgio. «Non puoi dire che sia un fuoco di paglia. Va bene, l'anno scorso è andata com'è andata, ma ci sta una stagione negativa. Quest'anno non commetterà lo stesso errore. Non che Bottas sia competitivo tanto quanto il figlio di Rosberg, anche se dopo la gara in Russia magari avrei detto il contrario, ma...»
Bruno lo interruppe: «No, papà, non hai capito nulla. Sono d'accordo con te su Hamilton. Non è lui il fuoco di paglia.»
«Stai dando del fuoco di paglia a uno che ha vinto quattro mondiali consecutivi?»
«Di quei quattro mondiali, un paio li avrei vinti anch'io comodamente.»
«Certo, come no, hai vinto due gare di World Series by Renault e pensi che avresti vinto dei mondiali in Formula 1?»
«Ci siamo capiti. Sai cosa intendo.»
«No, non ho capito affatto.»
«Allora te lo spiego in parole povere: il ragazzino che vinceva con le Redbull iper-competitive non è nemmeno degno di allacciare le scarpe a Hamilton, nonostante ieri abbiano dato vita a un bel duello. Non sarebbe una cosa tanto grave, in realtà, ma sono tanti i piloti a cui Vettel non è degno di allacciare le scarpe... e farebbe meglio a svegliarsi. Prima se ne renderà conto e meglio riuscirà a salvare la propria carriera. Se continua a esaltarsi perché vince ogni tanto e lo fa sulla monoposto più bella, facendo proclami sul fatto che la Ferrari sia il sogno della sua vita, invece di prepararsi a un lento ritorno alla realtà, alla realtà andrà a sbatterci contro di punto in bianco. Non lo voglio mettere al mio livello, naturalmente, ma mi auguro per lui che riesca a evitare di fare la fine che ho fatto io quando - come mi hai ricordato - ho vinto solo due gare in World Series by Renault.»
«Sei un disfattista» obiettò Giorgio. «Non fraintendermi, apprezzo le tue opinioni, sia quelle più pacate che esponi in TV, sia quelle senza filtri che ti escono quando parliamo di Formula 1, ma temo che tu ti stia lasciando travolgere da quella corrente di pensiero sempre più diffusa secondo cui i piloti per avere valore dovrebbero rasentare la perfezione sempre e comunque. Ai miei tempi questa pretesa non c'era. Certo, i piloti di fascia bassa erano di una fascia molto più bassa di quella attuale quindi avevamo molte più possibilità di essere considerati in chiave positiva, ma oggi vedo esagerazione.»
«Nessuna esagerazione» obiettò Bruno. «Sono del parere che Vettel non abbia niente di più di un qualsiasi pilota competitivo uscito dalle serie minori e messo accanto a lui e che, quando questo sarà palese agli occhi di tutti, la sua carriera finirà molto più mestamente di come è iniziata.»
«Appunto per questo si tende a esagerare, al giorno d'oggi» insisté Giorgio. «Per qualsiasi pilota, sia anche un pluricampione del mondo, ci sono sempre delle nuove leve in agguato, piloti emergenti pronti a metterli da parte e a diventare protagonisti. Però non è un dramma come dai a vedere tu, quanto piuttosto qualcosa di ciclico. Arriveranno sicuramente dei giovani che metteranno da parte Vettel, e anche Hamilton, prima o poi, ma non è niente di diverso da quello che hanno fatto loro qualche anno fa. Anche Vettel e Hamilton, quando sono arrivati, hanno messo da parte qualcuno che fino a quel momento poteva essere considerato più quotato di loro.» Giorgio rise, strizzandogli un occhio. «Ma cosa vuoi capirne tu, che hai vinto solo due gare di World Series by Renault?»
«Va bene, mi arrendo, hai ragione tu» rispose Bruno, «Anche perché, ti dirò, non sono venuto qui a disturbarti mentre guardavi i tuoi video, ma per parlarti di una questione seria.»
Giorgio azzardò: «Hai deciso che la tua pausa di riflessione è durata anche troppo e che tornerai a casa da tua moglie? In tal caso approvo.»
«Non è una vera e propria pausa di riflessione, lo sai» precisò Bruno. «Arianna non sta bene, dopo quello che è successo, e non mi vuole intorno.»
«Sei proprio sicuro che non ti voglia intorno?»
«Certo, altrimenti non sarei qui... però, per favore, non parliamone adesso.»
«Va bene, come vuoi. Cos'altro c'è, allora? È successo qualcosa?»
Bruno lo guardò negli occhi.
«Non lo so, dovresti dirmelo tu.»
Giorgio lo fissò con innocenza.
«Io? Cosa dovrei dirti? Di che cosa mi stai accusando?»
Bruno ridacchiò.
«Non ti sto accusando di niente, però è successa una cosa molto strana. So che la mamma oggi doveva andare dalle parti di Modena, sai per caso cosa sta succedendo?»
Giorgio sbuffò.
«Te lo ricordi da quanti anni siamo separati io e tua madre, vero? Perché chiedi a me spiegazioni per quello che fa lei?»
«Perché sono pronto a scommettere che c'entri qualcosa con la faccenda di Adriano Fabbri. Abita da quelle parti o sbaglio?»
«Non parlo con Adriano da oltre trentacinque anni e anche dall'ultima volta in cui l'ho visto di sfuggita è passato un bel po' di tempo. Come faccio a sapere dove abita? E poi, in ogni caso, non sarà l'unico ad abitare in quella zona.»
«Non prendermi in giro, conosci un sacco di gente che potrebbe darti addirittura il suo indirizzo di casa. Cos'avete in mente tu e la mamma? Capisco che ci tieni a incontrarlo, ma non ti sembra esagerato mandarla a cercarlo?»
Giorgio spalancò gli occhi.
«No, aspetta, io non ho fatto niente di tutto ciò. Stai dicendo sul serio che tua madre è andata a cercare Fabbri?»
«Da quello che ho capito ne sono abbastanza convinto, ma lo sto chiedendo a te. Non riesco a capire cos'abbiate in mente. Anzi, per essere più preciso, è da quando mi hai chiesto di parlare con Fabbri, che non sto capendo più niente di quello che sta succedendo! Cosa vuoi da lui? Perché vuoi incontrarlo a tutti i costi dopo così tanti anni? E perché mia madre è andata...»
Giorgio lo interruppe: «Partiamo dall'inizio e rimaniamo a me, perché purtroppo non so cosa passi per la testa di tua madre, né che cosa sia andata a fare vicino a Modena. Anzi, potrebbe essere andata là per qualsiasi altra ragione.»
«Ho le mie buone ragioni per credere che c'entri Adriano Fabbri, te l'ho detto» chiarì Bruno, «Altrimenti non avrei chiesto spiegazioni a te.»
«Potevi chiedere spiegazioni a lei, piuttosto.»
«Quando la vedrò di persona, infatti, non mancherò di farlo. Adesso, però, ne sto parlando con te. Vorrei capire. Cos'è successo con Fabbri e che cosa c'entra la mamma?»
«Tua madre non c'entra niente.»
«Eppure...»
«Eppure niente. Quando io e Adriano eravamo ancora amici, non stavo insieme a tua madre. Si conoscono a malapena, dato che tua madre lavorava come PR si vedevano qualche volta nel paddock, ma niente di più. Non avevano nessun tipo di rapporto, al massimo si salutavano quando si vedevano. Non hai nulla di cui preoccuparti, per quanto riguarda tua madre.»
«E per quanto riguarda te?»
«Nemmeno.»
«Tra loro non è successo niente. Cos'è successo, invece, tra te e lui?»
Giorgio rimase in silenzio qualche istante, alla ricerca delle parole.
Fu molto semplice, alla fine.
«Tra me e Fabbri c'è stato un incidente che ha generato grandi polemiche.»
Bruno lo esortò a continuare.
«Un incidente e...?»
«E niente. Non so quali idee tu ti sia fatto, ma non c'è niente di misterioso nel mio desiderio di incontrarlo. Ho fatto una manovra avventata e mi voglio scusare con lui per quello che è successo sia in pista sia fuori dalla pista, tutto qui.»
«Dopo quasi trentasei anni?»
«Meglio tardi che mai, non credi?»
«Sì, capisco, comunque sono convinto che non me la racconti giusta.» Bruno rise. «Chissà cos'avete combinato tu e Fabbri, a quei tempi.»
«Non abbiamo niente da nascondere, fidati, né abbiamo mai fatto cose strane, a parte gestire la questione dell'incidente un po' come se fossimo stati piloti di NASCAR» ribadì Giorgio. «Voglio solo spiegargli com'è andata, tutto qui, e voglio farlo prima che sia troppo tardi.»
Bruno abbassò lo sguardo.
«Non sarà troppo tardi.»
Giorgio sentenziò, con realismo: «Mai dire mai.»
«Non devi essere pessimista. Andrà tutto bene, tornerai come nuovo.»
«Lo spero, però, se non dovesse andare così, non voglio essere ricordato come lo stronzo che ha fatto in modo che Adriano Fabbri perdesse un mondiale di proposito. O meglio, non mi interessa se lo pensano quelli che vogliono vedere in ogni rivalità uno scontro buoni e cattivi, ma vorrei almeno che non lo pensasse lui.»
«Alla fine non è una brutta idea» fu costretto ad ammettere Bruno. «Spero che non ci abbia ripensato.»
«Lo spero anch'io... e che tua madre non abbia combinato casini.»
«Mi auguro di no.»
Giorgio non era destinato a scoprire, quel giorno, se Emanuela avesse incontrato Adriano, ma non più di venti minuti dopo la conversazione con Bruno ebbe una piacevole sorpresa.
Il suo cellulare vibrò, c'era un nuovo messaggio in entrata, da un numero che non conosceva.
"Ciao, sono Fabbri. Quando ci vediamo?"
Giorgio fissò lo schermo per diversi minuti, prima di rispondergli.
"Quando vuoi. Io sono libero anche questo fine settimana."Mentre gli inviava il messaggio, si rese conto che ormai non poteva più tornare indietro. Non importava. Era pronto. Qualunque cosa ne pensasse Emanuela, era giusto che Adriano conoscesse tutta la storia, compresi i suoi lati più oscuri.

[1981]
Giorgio entrò nel parcheggio, concedendosi qualche istante per riflettere su quanto la sua vita fosse cambiata radicalmente, per l'ennesima volta, in poche ore, o quantomeno su quanto fosse sul punto di cambiare. Era accaduto per caso, e solo perché aveva aperto per errore il cassetto sbagliato, ritrovandosi sotto gli occhi una lettera che in quel cassetto avrebbe dovuto essere nascosta, una lettera che gli aveva messo davanti agli occhi una verità che si era sempre rifiutato di riconoscere.
Nonostante tutto, realizzò mentre parcheggiava, aveva comunque sbagliato ad andarsene senza lasciare nemmeno un biglietto a Valentina. Doveva essere già rientrata a casa e chiedersi che fine avesse fatto. Seppure ciò che aveva letto faceva sì che, inevitabilmente, la loro relazione fosse giunta al capolinea, ritenne inopportuna l'ipotesi di sparire senza farle sapere nulla.
Sceso dall'auto, si mise alla ricerca di una cabina telefonica, trovandone una non troppo lontana. Inserì un paio di gettoni, compose il numero di Valentina - lo stesso numero a cui Emanuela Colombo l'aveva contattato pochi minuti dopo il ritrovamento della lettera - e rimase in attesa.
La telefonata era un po' disturbata, ma non abbastanza da non comprendere le parole di Valentina, quando le riferì: «Sono dovuto partire all'improvviso, per questo non mi hai trovato a casa.»
«Fammi indovinare» ribatté infatti la sua fidanzata, in tono sprezzante, «Una questione urgente che ha a che fare con la squadra. Ormai so come vanno le cose. Eppure mi avevi promesso che saresti rimasto a casa mia fino a dopodomani.»
«Mi dispiace di non avere potuto mantenere la promessa» replicò Giorgio, «E cercherò di rimediare al più presto. Purtroppo non ho potuto farne a meno.»
«Ma adesso dove sei? Ancora lungo la strada o sei già arrivato?»
«Di fatto sono lungo la strada, ma sono già arrivato.»
«Sai già cosa vuole il tuo capo da te?»
«Non ancora, ma presto lo saprò.»
Non se la sentiva di aggiungere molto altro, quindi chiuse la telefonata con la scusa che, essendo sul bordo di una via, il frastuono proveniente dalla carreggiata non rendeva molto confortevole una conversazione telefonica. Valentina non fece nulla per trattenerlo, quasi una metafora di quello che Giorgio era certo che sarebbe accaduto se le avesse proposto di mettere fine alla loro unione.
Non sapeva con esattezza quando le cose avessero smesso di funzionare, probabilmente aveva sempre preferito non vedere la realtà. Avrebbe dovuto capire fin da subito per quale ragione Valentina si fosse opposta alla sua decisione di lasciare la Scuderia Martinelli, ma era stato talmente cieco da non rendersi conto di nulla.
Cercò di scacciare dalla testa quei pensieri e guardò l'orologio. Era in anticipo, rispetto all'orario in cui aveva programmato di vedersi con Emanuela Colombo, quando aveva preso la decisione di partire per andare a raggiungerla e parlare subito della faccenda che l'addetta alle pubbliche relazioni gli aveva accennato al telefono. D'altronde, anche senza leggere la lettera incriminata, molto probabilmente avrebbe preso la stessa decisione. Emanuela gli era sembrata molto agitata e il suo stato d'animo non prometteva nulla di buono.
«Devo pensare a me e al mio futuro» aveva messo in chiaro, «Anche se potrei finire per prendere qualche decisione discutibile. Purtrppo non mi sono rimaste molte alternative.»
Giorgio non conosceva con precisione il ruolo avuto da Emanuela nella faccenda innominabile, ma gli era ormai chiaro che, prima che tutto iniziasse, non era molto benvista all'interno del team Speed. Il titolare della squadra non vedeva l'ora di metterla alla porta, forse perché era una persona senza peli sulla lingua e in troppe occasioni aveva osato dire la sua quando nessuno le aveva chiesto nulla, ma le aveva offerto una sorta di seconda chance: collaborare in quell'affare maledetto, per prolungare il proprio rapporto di lavoro con la scuderia.
Ormai l'affare era tragicamente sfumato, alla Speed non serviva più Emanuela. Per giunta non sarebbe riuscita a nascondere molto a lungo la sua gravidanza... ed Emanuela Colombo non sarebbe stata solo una donna incinta. Qualcuno doveva sapere, qualcuno doveva sospettare. Era chiaro che ci fosse chi voleva metterla a tacere, ma non sarebbe riuscita a vendere il proprio silenzio in cambio di soldi. L'avrebbero distrutta... e non avrebbero distrutto solo lei.
«Bruno, perché hai fatto questo casino?» borbottò Giorgio tra i denti, un po' come se il fratello potesse sentirlo.
Fece due passi, in attesa che giungesse l'ora dell'appuntamento. Quando tornò nel parcheggio, la Colombo era già arrivata. Siccome Emanuela non si accorse di lui, attirò la sua attenzione con un cenno, poi le indicò la propria automobile.
Salirono a bordo e, solo dopo che entrambi ebbero richiuso le portiere, Giorgio si chiese se ci fossero altre possibilità oltre a quella che aveva pensato. Era un'idea assurda, lo sapeva, ma in lui era scattata una molla che gli ripeteva quanto quella fosse la soluzione più facile per tutti. Avrebbe potuto aiutare Emanuela, chiudere con Valentina e preservare la memoria di Bruno in un colpo solo, anche si trattava di un passo importante, che non poteva fare d'impulso.
«Cosa mi stavi dicendo al telefono, prima?» chiese a Emanuela. «Stavi vaneggiando qualcosa a proposito di raccontare la verità. A chi?»
Emanuela si girò a fissarlo. Giorgio ricambiò lo sguardo.
«Devo trovare un modo per guadagnarmi da vivere, non credi?» disse la Colombo, con amarezza. «È questione di giorni prima che non abbia più un lavoro e, siamo realisti, difficilmente riuscirò a trovarne un altro, quantomeno in una posizione del genere. Ormai la mia unica possibilità è sposare un uomo ricco... ma anche questo è improponibile.»
«A chi vuoi raccontare la verità?» insisté Giorgio. «In che modo pensi possa esserti in qualche modo utile?»
«Sai quanti giornalisti in cerca di uno scoop ci sono?»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Che cosa?! Vuoi raccontare alla stampa quello che è successo?!»
«Presto avrò bisogno di soldi. Pensi di riuscire a trovarmi tu un marito ricco che si accolli anche mio figlio?»
Giorgio azzardò: «Mi stai dicendo che, se trovassi un uomo disposto a sposarti e a crescere tuo figlio come se fosse suo, rinunceresti all'idea di vendere il tuo scoop?»
«Probabilmente sì.»
«Sul serio?»
«Non capisco perché tu me lo stia chiedendo» replicò Emanuela. «Comunque, se ti può consolare, non faccio la voglia di raccontare al mondo quello che ha fatto Bruno e in che modo l'ho aiutato. Anzi, meno gente ne venisse al corrente e meglio sarebbe. Solo, come ti ho già detto, devo pensare al mio futuro.»
Giorgio fece un profondo respiro, prima di pronunciare un'unica parola, ma che avrebbe stravolto per sempre il resto della sua esistenza.
«Sposiamoci.»
Emanuela si comportò come se non avesse capito bene.
«Come hai detto?»
«Ho detto sposiamoci. Posso permettermi di mantenere sia te sia il figlio di Bruno... e se vorrai trovarti un'altra squadra in cui lavorare, magari in un'altra categoria, penso di avere dei buoni agganci per aiutarti a trovare un altro lavoro. Credo sia la soluzione migliore per tutti.»
«Non sai quello che dici.»
«Invece lo so eccome.»
«Quando ti ho chiamato per dirti che avevo bisogno di parlarti, eri a casa dalla tua fidanzata emiliana. Ti sei dimenticato della sua esistenza?»
«No, non sono io che mi sono dimenticato della sua esistenza. È Valentina che si è dimenticata di me molto tempo fa. Solo, non me n'ero mai accorto finora.»
«Cosa vuoi dire?»
«Quello che sta succedendo tra me e Valentina non ti riguarda. Se accetti di sposarmi, la farò uscire completamente dalla mia vita.»
«Però state ancora insieme, adesso almeno, intendo.»
«Non è un problema, te lo ripeto. L'avrei lasciata comunque.»
«Penserà che tu mi abbia messa incinta quando ancora stavi con lei.»
«Sai, Emanuela, quando mi hai chiamata stavo per andare fuori a fare due passi. Poco prima mi ero messo a cercare una salvietta o un fazzoletto per pulire gli occhiali da sole. Ho aperto dei cassetti a caso, nella speranza di trovare qualcosa che mi fosse utile. E sai cosa ci ho trovato, invece?»
«Se non fosse il peggiore degli stereotipi da film, mi verrebbe da dire la lettera di un amante.»
«Non era una lettera di un'amante qualsiasi. Valentina se la fa con Arturo Martinelli.»
Emanuela fece un salto sul sedile.
«Cosa?!»
«Hai sentito benissimo. Valentina sta con Martinelli. Nella lettera le scriveva che lui e sua moglie sono già andati dall'avvocato per definire i dettagli della loro separazione e che presto potranno amarsi alla luce del sole, se lei sarà d'accordo.»
Emanuela azzardò: «La donna che ami si è presa una cotta per uno che ha quindici anni più di te e che non è neanche ancora divorziato e tu non solo non fai niente per cercare di riconquistarla, ma addirittura mi proponi di sposarti?»
Giorgio rispose: «Sono sempre stato una persona pragmatica. C'è stato un tempo in cui volevo passare il resto della mia vita con Valentina, ma le cose sono cambiate. Mi hai detto tu stessa che devi pensare al meglio per te, che saresti disposta a raccontare alla stampa quello che avete fatto tu e Bruno, se non ci fossero altre soluzioni. Anch'io devo pensare a che cosa sia meglio per me... a che cosa sia meglio per noi. Ti prego, Emanuela, non dirmi di no. Non ti posso assicurare che saremo felici, ma potremo salvare quel poco che c'è di salvabile.»
Non si chiese fino in fondo quanto tempo sarebbe passato prima di pentirsi della sua decisione d'impulso, di pensare di avere fatto una follia. Non se lo chiese, perché la voce di Emanuela interruppe qualsiasi forma di riflessione.
«Sì, sposiamoci.»
A quel punto divenne impossibile tornare indietro, ma l'idea di sposare una donna che gli era sempre stata indifferente non lo spaventava. Se per Emanuela poteva considerarsi un matrimonio di interesse, per lui sarebbe stato un taglio netto con il passato. Forse insieme non sarebbero stati felici, ma nessuno dei due era nelle condizioni di potere puntare a una vita felice da solo, in quel momento. La realtà non era una fiaba e Giorgio era pronto ad accettare quella verità.
Gli venne per un attimo il dubbio di avere travisato. Nella lettera di Martinelli non era mai specificato chiaramente e al di sopra di ogni ragionevole dubbio che ci fosse una relazione tra lui e Valentina. Poteva essere la semplice dichiarazione d'amore di un uomo invadente, ma non corrisposto, in linea teorica."Non ha importanza" si disse Giorgio, cercando di scacciare quel pensiero. Qualunque fosse la verità, avrebbe chiuso con Valentina e non sarebbe tornato indietro.

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