giovedì 29 dicembre 2022

Verso la bandiera a scacchi - parte 6/7

Parte 1 | Parte 2 Parte 3 | Parte 4 | Parte 5 | PARTE 6| Parte 7

Stiamo andando anche noi verso la bandiera a scacchi e questo è il penultimo appuntamento con la mia fanfic/ original fiction.
Spero che chi ha letto i capitoli precedenti li abbia apprezzati e che i due finali possano essere di vostro gradimento.

Buona lettura. *-*


Giorgio aveva atteso a lungo l'arrivo del momento in cui avrebbe rivisto Adriano. Aveva tanto da raccontargli, ma adesso che era in sua presenza non sapeva da dove iniziare. Era psicologicamente pronto a riferirgli l'accaduto e la situazione nella quale si era ritrovato a causa di suo fratello, ma non era certo che fosse opportuno tirare fuori l'argomento così, di punto in bianco.
Così, fissando il bicchiere che aveva davanti invece di portarlo alla bocca, domandò all'ex compagno di squadra: «Cosa fai nella vita adesso?»
Adriano accennò un sorriso.
«Quello che fa la gente della mia età.»
«Ovvero?»
«Il pensionato.»
«Quindi hai già iniziato ad andare a contemplare i cantieri alle sette di mattina» scherzò Giorgio. «Con o senza giornale in mano?»
«Tu, invece?» ribatté Adriano. «Contempli cantieri o fai ancora qualcosa di utile alla società?»
«Faccio qualcosa di utile, ma con meno frequenza rispetto a una volta» rispose Giorgio, cercando di farsi venire in mente un'altra domanda. «Sei sposato?»
«Lo sono stato e forse conosci anche mia moglie. Te la ricordi Sabrina?»
«Sabrina chi?»
«Una delle amiche a cui Valentina cercava disperatamente di trovare un fidanzato.»
«Ah, sì, ho capito, me la ricordo. Non l'ho incontrata molte volte, ma quando la vedevo mi faceva un sacco di domande. Ricordo che le interessavano parecchio i motori, sono felice che alla fine abbia addirittura sposato un pilota.»
«Non penso che si sia messa con me solo perché le interessavano i motori, ma sono felice che il mio mestiere abbia contribuito a rendermi più interessante.»
«Mi pare che dicesse che le piacevano di più le squadre di poco rilievo, piuttosto che la Ferrari. Mi è rimasta impressa. Non c'erano tanti appassionati italiani che la pensavano come lei.»
«Non c'erano e non ci sono tuttora, direi.»
«Va beh, ai tempi c'erano un sacco di squadre. Adesso a parte la Ferrari che team ci sono, che possano interessare agli italiani? La Toro Rosso, certo, ma non ha il fascino che aveva la Minardi o che avevano le altre squadre italiane, ti pare?»
«A Sabrina piaceva la Toro Rosso.» Il fatto che Adriano parlasse al passato non solo del matrimonio, ma anche della moglie, fece intuire a Giorgio che non fosse terminato con una separazione. Adriano confermò il suo sospetto. «Ora mia moglie non c'è più. Aveva una malformazione cardiaca congenita, ma l'abbiamo scoperto troppo tardi.»
«Mi dispiace. È stato molto tempo fa?»
«A luglio saranno sei anni.»
«Ora sei solo?»
«Sì, come una volta. Anzi, non proprio come una volta. Un tempo ero solo solo in apparenza.»
«Sì, ricordo, avevi una donna diversa in ogni posto in cui andavi.»
«Credo che tu stia esagerando.»
«No, non esagero affatto. Avevi un grande successo con le ragazze, ai tuoi tempi. Un po' ti invidiavo.»
Il tono di Adriano era piuttosto freddo, mentre replicava: «Non avevi niente di cui invidiarmi. Avevi una fidanzata con la quale facevi una bellissima coppia. Se ai tempi fossero esistiti i social network e l'interesse spasmodico per la vita privata delle celebrità, sicuramente avreste avuto molti fan, come coppia.»
Giorgio azzardò: «Parli di Valentina?»
«E di chi dovrei parlare?» ribatté Adriano. «Sono passati un sacco di anni e ancora non riesco a credere che poi vi siate lasciati. Mi piacerebbe sapere cos'avevi per la testa quando ti sei messo insieme a Emanuela... con tutto il rispetto, ovviamente.»
«Ho saputo che vi siete incontrati, di recente.»
«Già. Di fatto è stato incontrare lei che mi ha spinto a venire da te.»
«Forse ti sarai reso conto che la mia vita sentimentale è stata più complicata di quanto si potesse pensare ai tempi.»
«Ai tempi non mi facevo tante domande, a dire la verità. Quando mi hanno detto che stavi con Emanuela ne sono rimasto stupito, ma mi sono detto che era una scelta tua. Mi dispiaceva per Valentina, anche se comunque mi sembrava non fosse così tanto dispiaciuta.»
«Lo so, dopo si è messa insieme a Martinelli.»
«Ne aveva tutto il diritto.»
«Non ho mai detto il contrario.»
«Se tu non l'avessi lasciata, non si sarebbe mai messa insieme a lui. Sono convinto che avrebbe sposato te.»
«Non è successo, è inutile discutere di come sarebbero andate le cose se qualcosa fosse andato diversamente. Ho fatto le mie scelte e non le ho fatte a cuore leggero.»
«Che casino avete combinato insieme, tu ed Emanuela?»
Giorgio sospirò.
«È già arrivato il momento di parlare del passato?»
«Mi hai invitato per questo o sbaglio?» ribatté Adriano. «Mi pare di capire che tutto sia iniziato così: c'era qualche tipo di casino e tu ed Emanuela ne eravate entrambi coinvolti.»
Giorgio scosse la testa.
«No, il casino l'hanno fatto Emanuela e Bruno, mio fratello. Io mi ci sono ritrovato catapultato dentro e non avevo modo per uscirne o risolvere la situazione. Non c'erano soluzioni, purtroppo.»
«L'altro Bruno - tuo figlio - in realtà è tuo nipote, vero?» azzardò Adriano. «Il tuo matrimonio con Emanuela era solo una copertura. Deve essere per questo che vi siete lasciati dopo pochi anni.»
«Come sai quando ci siamo lasciati io ed Emanuela?»
«L'ho sentito in un vlog.»
«Bene, vedo che tutto ciò che riguarda la nostra vita privata è di pubblico dominio. Comunque no, il mio matrimonio con Emanuela non era una copertura. Voglio dire, siamo stati insieme davvero, anche se, lo ammetto, inizialmente non avevo quell'idea.»
«E poi?»
«E poi niente, a un certo punto abbiamo deciso di provarci davvero, a stare insieme. Per qualche anno ha funzionato, poi abbiamo scelto di separarci. Eravamo legati l'uno all'altra, ma non abbastanza da rimanere una coppia.»
«E Valentina? Ci pensavi mai a lei?»
«Non c'è stato un solo giorno della mia vita in cui non abbia pensato a Valentina.»
«Hai mai pensato di ricontattarla?»
«A quei tempi no. Io mi ero sposato con Emanuela, lei si era sposata con Martinelli. Il fatto che il mio matrimonio fosse finito non era una buona ragione per cercare di mettere fine anche al suo.»
«Quindi hai lasciato Valentina solo ed esclusivamente perché volevi fare da padre a tuo nipote?»
«Non proprio. Ho fatto una cazzata enorme e dopo era troppo tardi per tornare indietro, o almeno così credo.»
Adriano convenne: «Sì, hai fatto una cazzata. Voglio dire, non posso giudicare quello che è capitato tra te ed Emanuela, si tratta comunque di una situazione non proprio facile, però continuo a credere che nessuna ragione fosse valida abbastanza per lasciare Valentina da un giorno all'altro.»
Giorgio spiegò: «Un giorno, a casa di Valentina, ho trovato una lettera di Martinelli, che la informava di essersi separato dalla moglie. Non so se te la ricordi, una certa Patrizia, che...»
Adriano lo interruppe: «Dai, non prendermi per il culo, sai benissimo che mi ricordo di Patrizia.»
«Qualcuno sosteneva che tu e lei andaste a letto insieme.»
«Stavamo parlando di te.»
«Hai ragione, stavamo parlando di me. Ho trovato questa lettera, in cui Martinelli proponeva a Valentina di lasciarmi e di mettersi insieme a lui. O meglio, non lo faceva proprio in quei termini. Dalla lettera non si capiva bene se fossero amanti, oppure se ci stesse solo provando con lei. Ho dato per scontato che Valentina e Martinelli avessero una storia e, quando quel giorno stesso ho incontrato Emanuela, ho deciso che l'avrei lasciata e avrei stravolto completamente la mia vita.»
Adriano obiettò: «Non penso che Valentina stesse già insieme a Martinelli quando stava ancora con te.»
«Non lo penso nemmeno io, adesso» puntualizzò Giorgio. «Allora, però, ho preso delle decisioni senza riflettere e, dopo avere già proposto a Emanuela di sposarmi, non potevo tornare indietro.»
«Una via d'uscita c'era, se avessi voluto cercarla. O almeno, è quello che penso io.»
«Una via d'uscita poteva anche esserci, ma non volevo rimangiarmi la parola che avevo già dato a Emanuela. Non credere che sia stato facile, per me, abituarmi all'idea. Più di una volta, nelle settimane successive, mi sono detto che non avrei dovuto farlo, che se anche non l'avessi fatto, Emanuela non si sarebbe comunque trovata in mezzo a una strada. Avrei potuto darle dei soldi... e avrei potuto trovarle facilmente un altro lavoro, anche se non l'avessi sposata. Però mi ero preso un impegno con lei e volevo mantenerlo.»
«Come hai cambiato idea su Valentina? Voglio dire, quando hai smesso di pensare che fosse l'amante di Martinelli?»
«Ho iniziato ad avere dei dubbi sulla lettera che avevo letto. Mi sono detto che avrei fatto meglio a chiederle delle spiegazioni, piuttosto che fare finta di niente e lasciarla inventandomi delle motivazioni che non stavano né in cielo né in terra per sposarmi con un'altra donna. Anzi, visto come mi sono comportato io, me lo sarei meritato, che mi mettesse le corna con Martinelli. Però non credo che l'abbia fatto. Anni dopo, una volta che ero a una cena con Martinelli e che lui aveva bevuto più del dovuto, si è messo a vaneggiare a proposito dei vecchi tempi. Mi ha fatto capire abbastanza chiaramente che, finché c'ero io in mezzo, Valentina non l'aveva mai preso seriamente in considerazione.»
«Posso chiederti cosa ci facevi a cena con Martinelli?»
«Ufficialmente sono uscito dal mondo del motorsport con il mio ritiro come pilota. Nella realtà, ho continuato ad avere contatti con alcune persone e Martinelli era uno di questi.»
«Valentina non mi ha mai detto che ci fosse qualche tipo di affare tra te e suo marito.»
«Avevo messo in chiaro con Martinelli che Valentina non avrebbe dovuto sapere che di tanto in tanto ci vedevamo, anche se si trattava di questioni di lavoro. Avevo il terrore che, un giorno o l'altro, la portasse con sé a qualche cena o a qualche party. Ha accettato. Penso che fosse altrettanto spaventato, nel suo caso dal fatto che Valentina potesse essere ancora attratta da me.»
«In che epoca è stato? Voglio dire, quand'è che ti capitava di incontrare Martinelli?»
«Non è stato un periodo. È successo dal momento del mio ritiro fino a poco prima della sua morte. Si fidava del mio istinto. Parlavamo tanto di piloti delle serie minori che sarebbe stato opportuno tenere d'occhio, anche quando ormai non aveva più un team in Formula 1, ma si limitava a qualche investimento nelle categorie inferiori. Voleva addirittura sponsorizzare mio figlio, quando gareggiava, ma ho preferito rifiutare... e forse ho fatto bene: mi dispiace dirlo, ma Bruno non aveva i numeri per arrivare in alto.»
«Però mi sembra ottimo come opinionista.»
«Ha delle idee abbastanza strampalate sul motorsport, ma fortunatamente ha l'intelligenza di capire la differenza tra parlare di Formula 1 in televisione e parlare di Formula 1 al bar. Credo che questo abbia contribuito al suo successo.»
«E un giorno, probabilmente, sarà la sua fine.»
Giorgio annuì.
«Vedo che anche tu la pensi come me. Più si va avanti e più quello che conta è offrire contenuti di bassa qualità.»
«Al giorno d'oggi si dà troppo rilievo al tifoso ignorante. Voglio dire, si è sempre data importanza a quel tipo di tifosi, ma attualmente mi sembra che si tenda a dimenticarsi un po' di tutti gli altri.»
«Prima o poi Bruno diventerà uno di quegli opinionisti che piacciono solo agli appassionati di nicchia, ma non ci si può fare niente: si sta andando in quella direzione e dubito che si tornerà mai indietro.»
«A proposito di Bruno, somiglia molto a tuo fratello» disse Adriano, a quel punto. «O quantomeno, come lineamenti gli somiglia molto. Ci ho avuto poco a che fare, ma come personalità mi ricorda di più te.»
«Concordo, non somiglia molto a mio fratello» ammise Giorgio, «E forse è meglio così. Mio fratello ha fatto degli errori che fortunatamente lui non ha ripetuto.»
«Hai parlato di qualche guaio in cui si era cacciato insieme a Emanuela» ricordò Adriano. «Cos'è successo?»
«È una buona domanda, questa» ammise Giorgio. «Diciamo che tutto quello che è successo dal momento in cui ho proposto a Emanuela di sposarmi in poi è accaduto a causa di quello che ha fatto Bruno con il suo aiuto. Per farla breve, era una spia della Speed alla Scuderia Martinelli.»
Adriano spalancò gli occhi.
«In che senso?»
«Nel senso che la Speed mi ha ingaggiato proprio per liberare un volante alla Scuderia Martinelli. Bruno al posto mio aveva il solo scopo di passare a Mister Speed tutte le informazioni possibili sulla Scuderia Martinelli. Gli era stato promesso un futuro alla Speed, una vettura competitiva, la possibilità di puntare in alto... e Bruno aveva accettato. La sua ambizione ha sempre superato ogni sua altra qualità. Pensava davvero di potere fare strada, se avesse accettato.»
«Lo sapevi?»
«No.»
«L'hai saputo dopo che era morto?»
«No, l'ho saputo poche ore prima. Si era pentito di quello che stava facendo, non perché si fosse accorto della gravità delle sue azioni, quanto piuttosto perché aveva realizzato che Mister Speed lo stava solo sfruttando e non aveva la benché minima intenzione di dargli un posto nella sua squadra, in futuro.»
«Cosa c'entrava Emanuela?»
«Faceva da tramite tra Bruno e Mister Speed. Stavano insieme. Anche quello l'ho scoperto quella sera stessa.»
«E poi? Cos'è successo dopo?»
Era il momento della verità.
Giorgio rispose: «Mi sono incazzato, ho detto a Bruno che doveva andarsene. Eravamo in macchina. È sceso dimenticandosi la giacca, con dentro le chiavi e il portafoglio. Per quella ragione non è riuscito a entrare in casa e, posso immaginare, non voleva farsi aprire da me. Non aveva soldi con sé, quindi quando è stato accerchiato da un gruppo di tossici che volevano rapinarlo, questi non gli hanno trovato dei soldi addosso. Quando ho visto la scena dalla finestra, in un primo momento ho pensato che erano cazzi suoi e che, per quanto mi riguardava, se la doveva cavare da solo. Da allora non ho mai smesso di chiedermi cosa sarebbe successo se fossi intervenuto prima. Immagino che adesso ti sia più chiaro perché ho scelto di sposare Emanuela e di fare da padre al loro bambino.»
~~~

Per qualche istante, che ad Adriano parve interminabile, seguì un silenzio che faceva raggelare. Non sapeva cosa dire, né se fosse opportuno dire qualcosa. Per fortuna a parlare ci pensò Giorgio, che osservò: «Alla fine avevi capito tutto.»
Adriano scosse la testa.
«No, non ho mai capito niente di tutto ciò. Non pensavo ti sentissi colpevole per quello che gli è successo, né che fossi in qualche modo convinto di esserne almeno in parte responsabile.»
«Mi hai accusato tu stesso di averlo lasciato morire» gli ricordò Giorgio. «L'hai detto tu, che se avevo lasciato morire Bruno senza fare nulla, allora non ti stupivi che potessi anche mettermi a innescare incidenti di proposito.»
Sì, era vero, Adriano doveva davvero avergli rivolto delle accuse simili, quando si erano incontrati a quell'evento qualche tempo dopo il finale della stagione e Giorgio si era rifiutato di dargli spiegazioni a proposito di quanto accaduto a Caesars Palace, ma non aveva mai ritenuto l'ex compagno di squadra responsabile della morte di Bruno.
«Si dicono tante cose senza senso» obiettò. «Hai fatto quello che potevi fare, ne sono sicuro. Solo, era troppo tardi. Non è colpa tua se Bruno si è ritrovato sulla stessa strada di quella gentaglia, né se si era dimenticato le chiavi o non aveva soldi con sé.»
«Lo so, è quello che ho cercato di ripetermi per anni e che a volte continuo a ripetermi» replicò Giorgio. «Per quanto ci provi, non riesco mai a convincermene fino in fondo. Non so cosa sarebbe successo se fossi uscito di casa qualche istante prima, quella sera. Posso solo immaginarmelo e, ogni volta in cui me lo immagino, va sempre a finire diversamente da com'è andata nella realtà. Purtroppo nessuno ha mai capito davvero come mi sono sentito e come mi sento tuttora, quando ci ripenso.»
«Ne hai mai parlato con qualcuno?»
«Di com'è andata veramente?»
«Sì.»
«Non proprio. Mio padre, a suo tempo, capì che mi sentivo responsabile. Gli dissi che mi sentivo in colpa perché non ero riuscito a intervenire subito, dato che ero spaventato. Volevo proteggere la reputazione di Bruno, non la mia. Avrei dovuto raccontargli perché ce l'avevo con lui, che cos'aveva fatto... e non volevo si sapesse. Solo io ed Emanuela eravamo al corrente di quello che era successo, così come Mister Speed e alcuni di quelli che gli stavano intorno. Nessuno aveva interesse a parlare di quale fosse stato il ruolo di mio fratello, quindi io stesso dovevo fare il possibile per non infangare il suo nome. Glielo dovevo. Non ero riuscito a salvargli la vita, potevo almeno salvare la sua reputazione. Infatti tuttora è considerato come un pilota emergente che avrebbe potuto avere una carriera di buon livello, contro il quale non c'è nulla da dire.»
«Capisco. E non lo dico così, per dire. Lo dico proprio perché posso comprendere le ragioni per cui l'hai fatto.»
Rimasero di nuovo in silenzio e, ancora una volta, nonostante fossero solo pochi istanti, ad Adriano parve un tempo maledettamente lungo. Stavolta Giorgio non disse nulla, quindi toccava a lui.
«Parliamo d'altro?» propose.
«No, non mi pare il caso» ribatté Giorgio. «Non sei venuto qui per parlare d'altro. Volevi delle risposte sul nostro incidente e le avrai.»
«Finora» obiettò Adriano, «Non abbiamo parlato del mio incidente. Non dobbiamo parlarne per forza. Non sono venuto qui per costringerti a raccontare cose che preferiresti tenerti per te. Non dovevi nemmeno sentirti costretto a parlarmi di Emanuela o di quello che ha fatto Bruno in combutta con il team Speed.»
«Ci sono delle buone ragioni se ti ho raccontato anche questo, comunque, se vuoi, possiamo parlarne più tardi. Raccontami qualcosa tu.»
«Qualcosa di che tipo?»
«Vedi ancora Valentina, vero?»
«Sì. Non capita tanto spesso, solo quando viene dalle mie parti o io sono dalle parti sue, ma ci siamo incontrati proprio ieri sera. Quando non possiamo vederci per molto tempo, ci sentiamo comunque con una certa frequenza.»
«Mi fa piacere che tu e lei siate rimasti amici.»
«Anche a me.»
«Siete solo amici?»
Adriano rise.
«Certo che sì!»
«Perché ridi?»
«Perché è abbastanza assurdo pensare che tra me e Valentina ci sia altro, non ti pare? Ti ho detto che ero felicemente sposato... e lo era anche lei.»
«Sì, ma adesso siete vedovi entrambi» precisò Giorgio. «E poi non sapevo che, diversamente da un tempo, adesso ti facessi tutti questi scrupoli, quando si tratta di matrimonio.»
«Non vi vedrete da un sacco di anni, ma tu e Valentina la pensate proprio allo stesso modo, su questo. Devo avervi dato una pessima impressione di me, quando ero più giovane e più aperto in fatto di relazioni.»
«Più che altro, a quei tempi, non hai mai parlato apertamente, facendo un sacco di misteri sulla tua vita privata. L'avevamo capito tutti che te la facevi con la prima moglie di Martinelli. O meglio, l'avevamo capito tutti a parte lo stesso Martinelli, a cui non penso che importasse più niente della moglie, a quei tempi. Non aspettava altro che il momento in cui lei gli avrebbe chiesto il divorzio.»
«Appunto, avevo già avuto una storia clandestina con una delle mogli di Martinelli, sarebbe stato fuori luogo diventare l'amante anche di quell'altra. E poi, comunque, Valentina per me è sempre stata solo un'amica e lo è tuttora.»
«Sa che sei qui?»
«Sì, lo sa.»
«Come l'ha presa?»
«Le ho raccontato della tua richiesta di vederci per la prima volta pochi giorni dopo avere parlato con tuo figlio. Non ero ancora certo che avrei accettato il tuo invito. Valentina non mi sembrava molto soddisfatta di sentire parlare di te, o almeno è quello che mi è sembrato. Non ne abbiamo parlato di persona... cioè, non proprio, era una videochiamata. Ci siamo sentiti alcune volte, dopo. All'inizio non mi sembrava molto ben disposta nei tuoi confronti, poi a poco a poco si è fatta sempre più accomodante. Anzi, ieri è venuta da me proprio per te. Anche lei vorrebbe incontrarti.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Davvero? Davvero Valentina vorrebbe vedermi?»
«Sì. Penso che in fondo al cuore non abbia mai smesso di volerti bene, anche se ha sempre fatto tutto per convincersi dell'opposto.»
«Se fosse possibile, anche a me piacerebbe vederla.»
Adriano cercò di valutare il significato di quelle parole, ma non riuscì a comprenderlo. Chiese, allora: «Perché non dovrebbe esserlo?»
«È una lunga storia.»
«Fammi indovinare, hai una compagna e non sarebbe felice se tu vedessi la tua ex fidanzata» azzardò Adriano. «In effetti potrebbe essere una situazione un po' di difficile da gestire, ma...»
Giorgio lo interruppe: «No, non ho una compagna. Ho avuto qualche storia, dopo la separazione da Emanuela, ma non volevo impegnarmi.»
Adriano fece una mezza risata.
«Non volevi impegnarti? Tu?»
«Non per la ragione per cui non volevi impegnarti tu» chiarì Giorgio. «Anzi, mi sarebbe piaciuto passare tutto il resto della mia vita accanto alla stessa donna, ma non c'erano giuste basi di partenza. Avrei dovuto decidere se raccontare a una potenziale fidanzata che Bruno in realtà era figlio di mio fratello, oppure se mentirle sull'aspetto più importante della mia vita, con il rischio che finisse per scoprirlo da sola. In più ci sarebbe stata la possibilità che arrivassero altri figli... e sinceramente non me la sentivo, anche questo avrebbe potuto generare delle difficoltà. Ho sempre considerato Bruno come se fosse davvero figlio mio e non volevo correre il rischio di iniziare a vederlo da un'altra prospettiva se fossero arrivati degli altri bambini. Come puoi vedere, c'è una ragione ben precisa se ti ho raccontato la faccenda di mio fratello: tutto quello che è successo dopo, è conseguenza diretta delle sue azioni e della sua morte. Però non me ne sono mai pentito. Anche se tra me ed Emanuela alla fine non ha funzionato, non scambierei la mia vita con nessuno degli scenari che immaginavo prima. Non rinuncerei mai a mio figlio, è la persona più importante della mia vita.»
«Bruno è fidanzato o sposato?»
«Sì, anche se tra lui e mia nuora le cose non vanno molto bene.»
«Mi dispiace. Spero che le cose possano aggiustarsi, o che possa conoscere una persona con cui invece possa trovarsi bene.»
«La persona con cui Bruno si trova bene è Arianna. L'anno scorso aspettavano un figlio, ma Arianna ha avuto un aborto spontaneo a gravidanza già inoltrata. È stato un grosso trauma per entrambi e da allora la situazione ha iniziato a precipitare. Spero che possano farcela. Come vedi, nessuno di noi ha avuto una grossa fortuna, in campo sentimentale e familiare. Solo Valentina, forse, certo, anche lei ha perso il marito, ma Martinelli aveva quasi ottant'anni, la sua vita ormai l'aveva vissuta.»
«A proposito» ricordò Adriano, «Stavamo parlando del motivo per cui non sai se puoi incontrare Valentina. Se non ci sono altre donne, nella tua vita, qual è l'impedimento?»
«Problemi di salute» rispose Giorgio. «Te lo dovrebbe avere accennato Bruno, quando vi siete visti.»
«Sì, mi ha detto che devi sottoporti a un intervento chirurgico, quindi non potrai esserci a Le Mans per quella ragione.»
«L'intervento è tra cinque giorni. Preferisco non entrare nei dettagli, ma non sarà una passeggiata. Mi dirai che sono pessimista, ma non sono sicuro che tra una settimana sarò ancora vivo. L'impedimento è questo.»
«Se vuoi, posso informarla.»
«No, non farlo.»
«Quindi, se dovesse chiedermi se vuoi incontrarla, cosa dovrei risponderle?»
«Ho pensato a tutto. O meglio, ho pensato a quello che deve succedere se dovesse andare male. Le ho scritto una lettera, in cui le spiego perché ho preso certe decisioni. Vorrei che tu gliela consegnassi, se...»
Adriano lo interruppe: «Mi sembra una buona idea! Lunedì Valentina avrà la tua lettera, te lo garantisco.»
Giorgio puntualizzò: «Non è questa la mia richiesta, ma mi rendo conto che non puoi saperlo, dato che non ti sei scomodato di lasciarmi finire la frase. Vorrei che tu consegnassi la mia lettera a Valentina, se l'intervento dovesse andare male.»
«Mi stai dicendo che hai scritto una lettera per Valentina, ma che vuoi che la legga solo se - toccando ferro - tu dovessi morire?»
«Proprio così.»
«Quindi non ci sono possibilità che Valentina possa incontrarti, ne deduco.»
«Non lo so. Se e quando starò bene, penserò a cosa fare. Credimi, vorrei vederla, vorrei che sapesse perché mi sono comportato a un certo modo in passato, ma non sono sicuro, al momento di sentirmi pronto.»
«Però Valentina mi chiederà sicuramente di te. Cosa dovrò dirle?»
«Puoi dirle che abbiamo parlato dell'incidente e basta.»
«Mi hai invitato per tutto il weekend. Valentina non crederà mai che abbiamo passato tutto il fine settimana a parlare di gran premi e incidenti.»
«Allora inventati qualcosa.»
«Io? Ti ricordo che Valentina era fidanzata con te.»
«Però sei tu che l'hai coinvolta.»
«Va bene» si arrese Adriano, «Cercherò di inventarmi qualcosa.»
«Proporrei» suggerì Giorgio, «Di venire alla faccenda dell'incidente.»
«Sei davvero sicuro che valga la pena di parlarne?» obiettò Adriano. «È stato solo un incidente ed è stato tanto tempo fa. Se avessi voluto spiegarmi cos'era successo, avresti potuto farlo allora.»
Giorgio sbuffò.
«Possibile che tu non abbia ancora capito che, all'epoca, non potevo spiegare né a te né a nessun altro come fosse andata?»
«Era una richiesta precisa di Mister Speed, immagino» ipotizzò Adriano. «Sentiva molto la rivalità con la Scuderia Martinelli e l'idea che io potessi anche solo avvicinarmi a vincere il mondiale non doveva andargli giù. Ti ha chiesto di buttarmi fuori pista e tu hai accettato.» Gli venne da ridacchiare. «Spero che almeno tu sia stato profumatamente pagato per questo, anche se ne dubito, di solito erano i tuoi sponsor a pagare sia te sia le squadre.»
«Non mi ha pagato, ha giocato l'unica carta con la quale non potevo dirgli di no» replicò Giorgio. «Mi ha minacciato di raccontare cosa faceva mio fratello per il team Speed e di scaricare su di lui tutte le responsabilità. Ero certo che l'avrebbe fatto. Non mi sarei mai messo a speronare altre vetture di proposito.»
«Quindi, per difendere la reputazione di tuo fratello, hai fatto quello che ti veniva ordinato e hai finto che buttarmi fuori di proposito fosse un'azione deliberata?»
«Di fatto lo era.»
«Però hai fatto credere a tutti che si fosse trattato di una decisione tua.»
«Non avevo molte alternative. Tutto il resto della mia carriera in Formula 1 è stato controllato da Mister Speed. Sai quante volte Martinelli mi ha proposto di tornare nella sua squadra? Però non potevo farlo. Dovevo rendergli conto di tutto, non avevo più alternative. Non potevo parlarne con nessuno, ho solo accennato qualcosa a Martinelli, ma perché aveva già capito da solo.»
«Martinelli sapeva cosa avesse fatto Bruno?»
«No, non gliel'ho mai detto. Mi sono limitato a spiegargli che sapevo che c'era qualcuno che, da dentro la Scuderia Martinelli, passava alla Speed informazioni riservate. Non gli ho mai detto che mio fratello fosse stato l'inizio di tutto.»
«Comunque non è vero che non potevi parlarne con nessuno. Avresti potuto racconare tutto a me, invece di escludermi dalla tua vita. Avrei cercato in qualche modo di aiutarti.»
«Non era così facile. Non dopo il casino che avevo fatto, almeno. Ad ogni modo, adesso sai tutto. Spetta a te decidere che cosa fare.»
«Non ho intenzione di raccontare in giro quello che mi hai riferito» mise in chiaro Adriano. «Anzi, per quanto mi riguarda, quello che mi hai raccontato adesso rimane tra di noi. Se invece parli di cosa fare adesso, non saprei, parlami un po' di te, di quello che hai fatto negli ultimi trent'anni.»
Giorgio obiettò: «Abbiamo parlato di me fin dal primo momento in cui sei arrivato. Dimmi qualcosa di te. Oppure, se non pensi di avere niente di interessante da raccontare, dimmi cosa ne pensi dell'attuale stato della Formula 1.»
«Allora avrò un sacco di roba di cui parlare» ammise Adriano. «C'è caso che arrivi l'ora di cena senza che abbia ancora finito.»
«Meglio così» ribatté Giorgio. «Fammi indovinare: pensi che la Formula 1 sia cambiata molto, rispetto ai nostri tempi, ma la trovi ancora affascinante. Cerchi di vederla da una prospettiva esterna, non sei mai diventato un vero tifoso di qualcuno, né ti sei arreso a diventare un sostenitore della Ferrari.»
«Aggiungo che trovo il Gran Premio di Montecarlo il più bello della stagione» precisò Adriano, «E non vedo l'ora di vedere quello di domani. Sarà stupendo poterlo commentare insieme a te e potere rievocare i tempi in cui eravamo noi a destreggiarci tra le stradine del Principato.»
~~~

Le Ferrari si trovavano nelle prime due posizioni e non sembrava che la situazione fosse destinata a cambiare. Nessuno dei piloti di testa si era ancora fermato ai box e Raikkonen procedeva verso quella che sarebbe potuto essere il suo ritorno alla vittoria dopo oltre quattro anni. Non era molto probababile che terminasse la gara in quella posizione, Giorgio lo sapeva, ma non era certo il momento di mettersi a fare polemica a proposito di presunti ordini di scuderia che forse sarebbero arrivati.
Continuò a fissare il televisore in silenzio, finché Adriano, seduto al suo fianco, non osservò: «Non riesco a credere che ci sia gente che trova noioso tutto questo.»
«La maggior parte della gente che dice che Montecarlo è un gran premio noioso probabilmente cambierà idea solo per oggi, se le Ferrari dovessero fare doppietta» ribatté Giorgio. «Poi, ovviamente, una volta spento l'entusiasmo, riprenderanno a dire che è una gara inutile e che dovrebbe essere tolta dal calendario, perché ovviamente devono comportarsi come se fossero obbligati a guardarla. Potrebbero limitarsi a spegnere la televisione e andare a fare un giro al centro commerciale, oppure andarsene al mare. Farebbero un'opera molto più utile.»
«Vedo che non provi molta simpatia per la tifoseria odierna» notò Adriano. «Fai benissimo. Da quando la gente può commentare tutto quello che vuole sempre e ovunque, mi sembra si senta in dovere di dettare legge in faccende che non la riguardano. Così ecco che ti trovi davanti persone che vorrebbero decidere in prima persona come deve essere strutturato il calendario della Formula 1, chi dovrebbe gareggiare in quale squadra, quali gare dovrebbero sovrapporsi nella stessa giornata e quali no.»
«Non farmi pensare che qualcuno si starà sicuramente lamentando della sovrapposizione tra il Gran Premio di Montecarlo e la Cinquecento Miglia di Indianapolis.»
«Ma non si sovrappongono. Quando inizierà la Cinquecento Miglia, questa gara sarà già finita da un pezzo!»
«Vallo a spiegare a quelli che si lamentano di ogni cosa!»
«Non che i fan di vecchio stampo siano tanto migliori da quelli più recenti» aggiunse Adriano. «Anche quelli che non fanno altro che ricordare che noi eravamo veri uomini, mentre i piloti di oggi non valgono niente, hanno decisamente rotto le palle.»
«Ti vedo piuttosto agguerrito contro di loro, oggi» ribatté Giorgio. «Per caso anche tu hai preso male il fatto che, all'improvviso, la gente sui social abbia deciso di mettersi a parlare di noi? Non della nostra generazione, proprio di me e di te.»
«Non mi dispiace che si parli di me, di tanto in tanto» ammise Adriano. «Solo, se si parlasse dei miei effettivi risultati, invece che di fantasie, sarebbe meglio. Però, me ne rendo conto, non posso chiedere così tanto a gente che vive di pettegolezzi.»
«Si è parlato tanto di noi e di Montecarlo, in questi giorni» realizzò Giorgio, «Ma non ho sentito nessuno parlare di quel mio incidente capitato qui nelle qualifiche.»
«Quale?»
«Non è che ho avuto incidenti in qualifica a Montecarlo ogni anno!»
«Quello con la Speed, intendi?»
«Sì, era passato un mese, un mese e mezzo dalla mia vittoria a Jarama. Da allora non avevo fatto un solo altro punto, ma ero ottimista. Sentivo che la vettura era performante, che a Montecarlo sarei andato bene. Purtroppo al giovedì ho rotto il motore e il peggio doveva ancora venire. Sabato era la mia ultima occasione per qualificarmi. Non sono riuscito a fare nemmeno un tempo. Sono andato a sbattere e mi sono fratturato un polso.»
«Sì, ricordo. Si diceva anche che avessi riportato un lieve trauma cranico.»
«Esatto. Peccato, se non fosse successo l'incidente, magari il giorno dopo avrei addirittura potuto giocarmi la vittoria, visto com'è andata a finire la gara.»
Adriano rise.
«Non mi ci fare pensare, che finale trash!»
«Trash, ma emozionante.»
«Sì, lo devo ammettere. Chissà, magari quelli che stavano guardando la gara in TV, fino a pochi giri dalla fine avranno addirittura pensato che fosse noiosa.»
«Magari qualcuno l'ha anche spenta, la TV, perdendosi un finale piuttosto pittoresco.»
Adriano non disse nulla. Rimasero di nuovo in silenzio, mentre la gara proseguiva. La Mercedes di Bottas, in terza posizione, era sempre più vicina alle Ferrari, che stavano perdendo tempo prezioso dietro a dei doppiati. Il gap tra Raikkonen e Vettel era troppo basso per far pensare che il finlandese potesse portarsi a casa la vittoria, a meno che non fosse accaduto qualcosa di inconsuento e il suo connazionale della Mercedes non fosse riuscito a mettersi tra le due Rosse. Con le soste ai box, però, la situazione avrebbe potuto essere ugualmente stravolta.
"Chissà cosa penserà Bruno, se Vettel dovesse battere Raikkonen in circostanze che possano lasciare pensare a un ordine di scuderia".
Aveva appena finito di formulare quel pensiero, quando Adriano gli confidò: «Quando sei andato a sbattere a Montecarlo, quella volta, e ho sentito dire che avevi sbattuto la testa, mi sono preoccupato per te. Davvero, ero sincero quando te l'ho scritto, dietro a quella foto.»
Giorgio, concentrato sulle immagini mostrate dalla televisione, ci mise qualche istante di troppo per realizzare il senso delle parole che Adriano aveva appena pronunciato.
Il suo ex compagno di squadra, forse credendo di non avere risposta, cambiò nel frattempo discorso.
«Secondo te vince Vettel oggi?»
«Molto probabile.»
«Anche secondo me, e non è neanche detto che Raikkonen sia costretto a lasciargli strada.»
«Possibile. Anzi, molto probabile.»
«A meno che Bottas non riesca a fregarli e magari vincere lui stesso.»
«Non penso succederà. Comunque, cosa dicevi sulla foto?»
«Niente, lascia stare, sono passati trentacinque anni.»
«Non importa se sono passati trentacinque anni» insisté Giorgio. «Ieri abbiamo parlato per tutto il pomeriggio e tutta la sera di fatti che risalgono a quell'epoca, possiamo continuare anche oggi, non credi?»
«Non abbiamo parlato solo di passato» ribatté Adriano. «Credo di essermi dilungato molto anche a parlare di quanto fosse buono l'arrosto che ci ha cucinato la tua governante. Non dimenticarti di riferirle che sono rimasto impressionato dalle sue doti culinarie, domani.»
«Non preoccuparti, domani riferirò a Olivia che hai gradito la cena, però adesso non cambiare discorso. Mi devi spiegare la storia della foto.»
«Non c'è niente da spiegare. Probabilmente quello che ho scritto sembrava ridicolo e assurdo.»
«Forse non ti è chiaro. Non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando. Quale foto? Che cosa ci hai scritto?»
Adriano si girò di scatto verso di lui.
«Vuoi dire che non l'hai mai vista?»
«Considerato che non so di cosa stai parlando, probabilmente no.»
«Quando ho sentito che eri finito in ospedale, ero spaventato. Pensavo ti fossi fatto male... nel senso, più di quanto non te ne fossi fatto in realtà. Poi ho sentito che ti avevano dimesso e che eri già tornato sul circuito. Ti ho cercato, ma non sono riuscito a trovarti. Allora ho preso una vecchia cartolina, con la foto di quando avevi vinto a Monza. C'eri tu, con il trofeo in mano, accanto a me e a Martinelli.»
«Ricordo quelle cartoline.»
«Dietro ti ho scritto che speravo stessi bene, che non vedevo l'ora di riaverti in pista e che era arrivato il momento di lasciarci alle spalle le polemiche sull'incidente, se lo volevi anche tu. Mi sono intrufolato nel box della Speed e quando ho visto una tua giacca appoggiata un po' a caso, gliel'ho infilata in mezzo. Il titolare della squadra mi ha visto, ma non mi ha detto niente, quindi mi sono allontanato, sperando che succedesse qualcosa. Quando il giorno dopo mi sono ritrovato sotto la porta della mia stanza la cartolina strappata in due parti, mi sono messo il cuore in pace e ho capito che dovevo evitarti allo stesso modo in cui tu stavi evitando me.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«E questa che cavolo di storia sarebbe?»
«Come dici?»
«Dico che tutto ciò ha una sola spiegazione.»
«Ovvero?»
«Ovvero, che fosse mia abitudine lasciare in giro indumenti non esattamente ben piegati, credo sia appurato. Emanuela mi faceva sempre la predica per questo, quando stavamo insieme, al punto che dopo sono migliorato.»
«Credo che tu sia migliorato in generale. Ormai hai perso la tua aria da giovane ribelle che se ne sbatte delle regole.»
«Dipende quali regole. Da giovane avevo i capelli lunghi, ascoltavo musica rock e mi presentavo alle cerimonie senza cravatta. Ti sembra un comportamento sovversivo, che andasse oltre le regole?»
Adriano ammise: «La faccenda del "giovane ribelle" era più che altro una montatura per farti apparire più interessante di quello che eri. Con questo non voglio dire che non fossi interessante, naturalmente. Comunque, torniamo a noi, capisco che l'ultima volta in cui ci eravamo ritrovati faccia a faccia non era finita molto bene, ma avresti potuto dirmelo di persona, che non volevi più avere niente a che fare con me, invece di lasciarmi sotto la porta una nostra foto strappata. Sembrava una scena uscita da un film d'amore di basso livello.»
«Un film in cui io e te saremmo stati una coppia?» ribatté Giorgio. «Ad ogni modo, mi rendo conto che devi avere trovato piuttosto patetico trovare quella foto rotta in due sotto la porta. Il punto è che non sono stato io. Non l'ho mai vista quella foto, non ho mai letto quello che mi avevi scritto. Deve essere stato Mister Speed, a questo punto. Anche se non lo sapremo mai per certo, molto probabilmente è andata proprio così.»
«Perché avrebbe dovuto?»
«Aveva sicuramente le sue buone ragioni.»
«L'unico risultato che avrebbe avuto, sarebbe stato quello di allontanarmi definitivamente da te. Che cosa gliene veniva in casa?»
«Mister Speed non voleva che avessi intorno persone di cui mi potevo fidare» gli spiegò Giorgio. «Voleva farmi terra bruciata intorno per potermi controllare. Sapeva che non avrei divulgato pubblicamente quello che era successo a Caesars Palace, quello che mi aveva chiesto, perché volevo proteggere la reputazione di mio fratello. Però non poteva essere certo che non ne avrei parlato privatamente con qualcuno. Sapeva che potevo portare dalla mia parte te o addirittura Martinelli.»
Adriano azzardò: «Cos'avresti fatto se avessi trovato la cartolina?»
«Non ne ho idea, ma non credo ti avrei raccontato la faccenda di mio fratello, né che mio figlio era in realtà figlio suo. Non ti avrei raccontato del vero motivo per cui avevo lasciato Valentina, né perché mi ero messo insieme a Emanuela. Non me la sentivo. Almeno per tutta la durata della mia carriera, sono sicuro avrei mantenuto il segreto.»
«Era un tuo diritto.»
«Non l'ho mai sentito come un diritto. L'ho sempre sentito come un obbligo nei confronti di mio fratello. Da un certo punto in poi, senza che potessi farci nulla, tutto ha iniziato a ruotare intorno a lui. Solo ieri, quando finalmente ti ho raccontato tutta la verità, mi sono sentito come se avessi ancora il controllo della mia vita.»
«Dovresti spiegare tutto anche a Valentina.»
«C'è la lettera. Un po' di cose gliele ho scritte in quella.»
«Non sono d'accordo con la tua idea di consegnargliela solo se tu dovessi morire.»
«Non importa che tu sia d'accordo. L'importante è che rispetti le mie volontà.»
«Okay, come vuoi.»
«Adesso, magari, guardiamoci il resto della gara, anche se non sarà emozionante come quelle a cui prendevamo parte noi "veri uomini"» scherzò Giorgio. «Non che tutti i veri uomini di un tempo fossero equamente considerati, l'impresa di Stefan Bellof è caduta un po' nel dimenticatoio.»
«Ufficialmente non è mai arrivato terzo nel gran premio del 1984.»
«Ufficialmente no, ma è uno dei migliori piloti con cui ho avuto a che fare.»
«Chissà, magari un giorno fanboy nati vent'anni dopo la sua morte scriveranno sui social che andava forte solo perché guidava una macchina illegale.»
«Non sono sicuro che vorrei vivere in una simile epoca.»
«Hai ragione, meglio non metterci troppo avanti con i lavori. Pensiamo alla gara di oggi, non al futuro, né al passato.»
Fu quello che fecero. In una gara in cui avvenne un grosso incidente senza conseguenze tra Button e Wehrlein, con il pilota della Sauber che si ribaltò contro le barriere, Vettel riuscì effettivamente a conquistare la vittoria. Rientrato ai box più tardi rispetto al compagno di squadra, riuscì a girare più veloce di Raikkonen in quei giri di gap tra le loro soste e uscì dalla pitlane davanti a Kimi. Anche Ricciardo riuscì in un overcut nei confronti di Bottas, chiudendo la gara in terza posizione. Andò sul podio insieme ai ferraristi, mentre Hamilton chiuse la gara settimo dietro alla Redbull di Verstappen e alla Toro Rosso di Sainz. La zona punti fu chiusa dalle Haas di Grosjean e Magnussen, in ottava e decima posizione, con la Williams di Massa al nono posto tra di loro.
Oltre a Button, anche Vandoorne si ritirò: nessuna McLaren vide la bandiera a scacchi. Dall'altra parte dell'oceano, Alonso non doveva essere particolarmente turbato da tutto ciò, dal momento che l'orario di inizio della Cinquecento Miglia si avvicinava. Fu allora che Giorgio ebbe un pensiero da "giovane ribelle" e decise di condividerlo con Adriano.
«Ti va di andare a cena da qualche parte, stasera? Qualche posto di quelli che frequenta la gente comune, in cui nessuno ci riconosca?»
Come prevedibile, Adriano osservò: «Pensavo avremmo guardato la Cinquecento Miglia di Indianapolis e assistito alla gara di Alonso.»
«Chi se ne frega di Indianapolis e di Alonso» ribatté Giorgio. «Con tutto il rispetto per le sue imprese di oltreoceano e per le corse d'oltreoceano in generale, potrebbe essere l'ultima domenica sera della mia vita.»
~~~

Seduto a un tavolo all'aperto, Adriano iniziò a pensare che l'idea di Giorgio non fosse stata poi così male. Erano quasi le dieci e la Cinquecento Miglia doveva essere già terminata, a quell'ora, ma non vi avevano pensato nemmeno per un attimo. O almeno, Adriano non vi aveva pensato, Giorgio a quanto pareva non se n'era totalmente dimenticato.
«Chissà cos'ha combinato Alonso.»
«Chissà cos'hanno combinato anche gli altri» obiettò Adriano.
Giorgio fece una mezza risata.
«Hai ragione, ci sono altri trentadue piloti, ovvio.»
«Cosa ne pensi del fatto che si sia parlato così tanto di Alonso, per promuovere il campionato di Indycar in Europa?»
«Da un lato lo trovo normale, bisogna colpire il tifoso europeo e parlargli di Alonso alla Cinquecento Miglia può essere un buon modo per attirare la sua attenzione, ma non sono sicuro che sia così tanto positivo. Da un lato si potrebbe dire che anche gli altri piloti meritano di essere presi in considerazione, ma non è di questo che parlo. È proprio del fatto che, va bene, Alonso oggi gareggiava a Indianapolis e può essere che continuerà a gareggiare in Indycar, ma usando il suo nome per promuovere una gara o addirittura un'intera categoria si rischia di far collassare l'interesse quando Alonso non ci sarà più. Non so quanto sia utile cercare di tirare fuori dal nulla dei nuovi telespettatori o dei nuovi fan, se questi, a partire da domani, riprenderanno a ignorare il campionato di Indycar.»
Tutto ciò che Giorgio stava osservando era sensato, pertanto Adriano convenne: «Credo proprio che tu abbia ragione. Da un lato è ovvio che sfruttare la popolarità di un pilota molto famoso possa fare bene, a breve termine, a una categoria, ma non sono convinto che abbia buoni effetti a lungo nel tempo. Pensa solo a quanti sedicenti appassionati di Formula 1 sarebbero disposti a smettere di seguirla se uscisse di scena la loro squadra o il loro pilota preferito. Mi sembra un errore che sarebbe meglio evitare sul nascere.»
Mentre Adriano parlava, Giorgio si mise a cercare qualcosa sullo smartphone.
«Qualche problema?» gli chiese Adriano, pensando a un messaggio o a una telefonata.
Giorgio scosse la testa.
«No, stavo guardando se trovavo il risultato della Cinquecento Miglia.»
Adriano azzardò: «Non ha vinto Alonso e i suoi fanboy ormai hanno già perso interesse per gli ovali?»
«Non so cosa ne pensino i suoi fanboy» ammise Giorgio, «Ma ci hai visto giusto, Alonso non ha vinto a Indianapolis. Sembra si sia ritirato per problemi di motore.»
«Anche là?»
«Anche là. Comunque in precedenza deve essere stato tra le prime posizioni ed essere stato protagonista di un bel duello con Alexander Rossi, quello che in Formula 1 correva per la Manor.»
«Sì, mi ricordo di lui.»
«Però non ha vinto neanche Rossi, né nessuno dei favoriti. Ha vinto un eroe incompreso della Formula 1.»
«Chi?»
«Takuma Sato.»
Adriano spalancò gli occhi.
«Wow, è fantastico!»
«Concordo, è sempre stato un gran pilota, solo un po' troppo irrequieto per la Formula 1. Si meritava qualcosa del genere. Adesso, se non altro, metterà a tacere quelli che qualche anno fa l'hanno attaccato quando ha avuto un incidente mentre stava per passare in testa a un giro dalla fine.»
Adriano ricordava perfettamente l'episodio, che aveva portato l'italo-scozzese Dario Franchitti a conquistare per la terza volta la Cinquecento Miglia di Indianapolis nel 2012.
«Bravo Taku, sono davvero felice per lui. Speriamo abbia un futuro ricco di soddisfazioni, da adesso in poi.»
«Speriamo, anche se ormai ha già una certa età. Credo abbia quarant'anni, se fosse ancora in Formula 1 gli darebbero del vecchio decrepito a ogni soffio di vento.»
«L'età è relativa» obiettò Adriano. «Anche per questo spero che Sato possa avere ancora parecchi successi davanti.»
Giorgio concordò con lui, prima di rimettere il cellulare in tasca.
Adriano gli chiese: «Non hai guardato se qualcuno ha messo dei commenti o dei like alla foto che hai caricato prima?»
Giorgio rise.
«No, non ci ho ancora guardato. Tu?»
«Io non sono molto pratico, come hai visto. Voglio dire, sono capace di usare un computer e di caricare post sui social dal computer, ma farlo da cellulare non è ancora alla mia portata.»
Si erano scattati una foto insieme, quel pomeriggio, mentre guardavano la gara, e Giorgio l'aveva pubblicata, dopo alcune ore, nella speranza di mettere a tacere le voci che si erano sparse su di loro negli ultimi giorni. Non solo, aveva anche suggerito ad Adriano di caricare la stessa foto, operazione che Adriano aveva potuto fare solo con l'aiuto dell'ex compagno di squadra.
«Probabilmente la gente che vuole vedere polemiche tra noi a tutti i costi - nel senso di polemiche perdurate fino ai giorni nostri - troverà comunque una scusa» osservò. «Non penso ci sia molto da fare. Quando si mettono in testa qualcosa, è molto difficile far cambiare loro idea. Non...» Si interruppe, nel vedere una donna seduta a un tavolo poco lontano che agitava una mano. «Quella tizia sta salutando noi, per caso?»
Giorgio si girò nella direzione indicata da Adriano.
«Non saprei, non la conosco.»
«Nemmeno io. Non...» Adriano si fermò di nuovo. «No, aspetta, non ci credo, il mondo è piccolo!»
La persona che aveva fatto il cenno di saluto si era alzata in piedi e si stava dirigendo verso di loro.
«Buonasera, Fabbri» disse. «Che sorpresa rivederci.»
«Buonasera a te...» Adriano si chiese se ne conoscesse il nome, ma si rese conto di non averglielo chiesto, nel loro fugace incontro del giorno precedente. «Buonasera a te, mia fan. Penso di non sapere come ti chiami.»
«Paola.»
«Buonasera Paola, allora.»
«Disturbo?»
«No, affatto. Anzi, dato che sei qui, ne approfitto per presentarti il "traditore" della Scuderia Martinelli.»
Giorgio spalancò gli occhi.
«Di cosa parli?»
«Questa signora era una nostra grande fan, quando era ragazzina» gli comunicò Adriano. «Poi tu sei passato alla Speed e il suo unico idolo sono diventato io. Me ne ha parlato ieri pomeriggio, quando ci siamo incontrati per caso in autogrill.»
Paola, nel frattempo, si era girata a guardare Giorgio, come se fosse un fantasma.
«No, aspetta... tu sei Giorgio Montani? Ma è fantastico!»
La presenza di Paola fu una svolta ancora più piacevole a quella serata. Non accadeva tutti i giorni di incontrare una propria tifosa vintage che sembrava conoscere a memoria aneddoti del motorsport di trenta o quarant'anni prima. Inoltre, non accadeva nemmeno a tutte le ex tifose accanite di incontrare in un colpo solo entrambi i piloti che avevano portato in alto i colori del proprio team preferito. Naturalmente pretese fotografie con entrambi, che nel giro di pochi minuti finirono sui social.
Quando si salutarono, Adriano commentò, con Giorgio: «Adesso l'intero fanbase avrà molte cose da commentare.»
Se ne andarono anche loro, in tarda serata. C'erano delle luci accese, in casa, quindi Adriano realizzò che Bruno doveva essere tornato.
Sentirono anche delle voci, quando entrarono, quindi non doveva essere solo.
«Non saremo arrivati troppo presto?» azzardò Adriano.
«Figurati» ribatté Giorgio, «Questa è casa mia, ho il diritto di portarci chi mi pare. Se a mio figlio non sta bene, può sempre andarsene.»
«Non essere così drastico.»
«Per niente. Gliel'ho detto un sacco di volte di tornare da sua moglie, invece niente. Gli ho detto di...»
Giorgio si interruppe.
«Gli hai detto di...?» lo esortò Adriano.
«Mi pare di avere sentito la voce di Arianna» osservò Giorgio. «Bruno non ha voluto ascoltarmi, quindi immagino sia venuta direttamente lei a riportarselo a casa.»
«Quindi cosa dobbiamo fare?»
«Dare fastidio il meno possibile. Anzi, devo anche darti la lettera per Valentina. E sai cosa ti dico? Puoi anche leggerla, se vuoi.»
«Sei sicuro che sia una buona idea?»
«Sì. Non mi dispiace affatto l'idea che qualcuno la legga prima della mia morte e, obiettivamente, l'unica persona che può avere questo onore sei tu.»
Si diressero nella stanza di Giorgio, che prese fuori la lettera da un cassetto. La busta non era sigillata, un po' come se avesse proprio pianificato di fargliela leggere.
Era piuttosto toccante. Certo, rimanevano molte cose ancora non dette, ma conoscendo Valentina le sarebbe piaciuto, almeno per iniziare, venire a conoscenza di quelle parole.
«Lascia che te lo dica, è un errore.»
«Scriverle?»
«No, non consegnarle la lettera a meno che tu non muoia.»
«Credo sia l'unica scelta possibile.»
«No, per niente. Penso che vorrebbe sapere. Anzi, penso che lei stessa vorrebbe vederti e parlarti. Dopo così tanti anni, se lo merita. E te lo meriti anche tu.»
«L'ho vista, qualche anno fa.»
«Vi siete incontrati?»
«No, l'ho vista da lontano, al funerale di Martinelli. Valentina non ha visto me ed è stato meglio così.»
Adriano rifletté qualche istante, prima di fargli notare: «Tutto quello che hai fatto, l'hai sempre fatto nella convinzione che fosse la scelta migliore. Quindi sei passato alla Speed, ti sei lasciato coinvolgere dai casini di tuo fratello, hai lasciato Valentina, hai innescato l'incidente di Caesars Palace, ti sei ritirato dalle competizioni in largo anticipo pur di non tornare alla Scuderia Martinelli... tutto pensando di fare la cosa giusta.»«E invece ho sempre fatto la cosa sbagliata, è questo che stai dicendo?» ribatté Giorgio. «Pazienza, vorrà dire che sbaglierò ancora una volta. Comunque almeno la decisione di lasciare le corse a soli trentadue anni non è stata un errore. Almeno una cosa giusta l'ho fatta, chissà che questa non sia le seconda volta che succede.»

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere arrivato/a fino in fondo. Se vuoi, fammi cosa ne pensi con un commento. :-) Puoi farlo anche in maniera anonima.

Se sei capitato/a qui per caso ti invito a visitare il mio blog, in particolare le etichette "Commenti ai GP" e "F1 vintage".

Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.

Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3

Milly Sunshine