lunedì 19 dicembre 2022

Verso la bandiera a scacchi - parte 1/7


Alcuni mesi fa ho iniziato a scrivere una cosa che sta a metà tra una fan fiction sulla Formula 1 e la cosiddetta "original fiction", un racconto con la Formula 1 anni '70/80 a fare da sfondo, ma con protagonisti piloti e team di fantasia.
Adesso che sono quasi alla fine (sto lavorando alla settima e ultima parte), ho pensato di postarla a puntate sul blog. È la storia dell'amicizia e della rivalità tra due piloti compagni di squadra in un team di fantasia, che si incontrano di nuovo a 30+ anni di distanza dalle loro vicende motoristiche.
A parte un'edizione della 24 Ore di Le Mans degli anni '70, che per esigenze di trama ho assegnato ai due protagonisti, i risultati motoristici rimarranno invariati. Ho però aggiunto alcuni gran premi immaginari, per fare ottenere vittorie ai protagonisti, ma anche per assegnare una vittoria a Giacomelli e un podio a Winkelhock!

Buona lettura! <3


Era una normale giornata di routine, quella domenica di fine aprile. Sul podio svettavano due piloti in tuta grigia e uno in tuta rossa. Tra gli applausi del pubblico si udiva qualche fischio, le acclamazioni rivolte in gran parte al terzo classificato. L'ex pilota Adriano Fabbri non provava alcuna sorpresa per quella situazione, così come non lo avrebbe stupito se il prescelto pilota in tuta rossa fosse caduto in disgrazia di lì a pochi anni. Sarebbe bastato assistere a una situazione nella quale la mancata vittoria del titolo mondiale non fosse attribuita dall'opinione pubblica a una monoposto non all'altezza, quanto piuttosto ai suoi risultati. Non sarebbe importato che fosse la verità, sarebbe contato solo il pensiero della maggioranza della collettività.
"Anch'io" realizzò Adriano, "Mi sarei beccato dei fischi se avessi battuto le Ferrari qui, quando ero all'apice della mia carriera."
Per il pubblico di Imola esisteva solo la Ferrari e Adriano stesso sarebbe stato considerato un nemico, anche se guidava per una scuderia italiana, anche se era italiano lui stesso. La passione emiliano-romagnola per il motorsport era un'arma a doppio taglio e non c'era nulla che potesse cambiare la situazione. Chiunque non indossasse una tuta rossa era un nemico da distruggere e denigrare, salvo poi diventare un eroe se veniva ingaggiato dalla Rossa. Ne era un esempio concreto il pilota classificato in terza posizione e chissà, magari un giorno sarebbe accaduta la stessa cosa anche al pilota che aveva vinto. Non era molto probabile: rimanere in Mercedes gli sarebbe di gran lunga convenuto, se le performance si fossero rivelate all'altezza anche negli anni seguenti, ma nessuno poteva sapere con esattezza quale sarebbe stato il destino di Lewis Hamilton di lì a qualche anno. Ad Adriano sarebbe piaciuto vederlo al fianco di Sebastian Vettel e, perché no, magari vedere Kimi Raikkonen in Mercedes al fianco di Valtteri Bottas.
Mentre il pilota finlandese si portava la bottiglia di champagne alla bocca e Vettel e Hamilton utilizzavano le loro per inondarsi a vicenda, Adriano si domandò quale sarebbe stato il destino di Raikkonen, in caso di un ipotetico passaggio in Mercedes. Quale sarebbe stata la reazione dei fischiatori seriali se avesse vinto sul suolo italiano? Sarebbe stato considerato un traditore della patria, com'era accaduto a Michael Schumacher quando vi aveva vinto con la Mercedes nel 2012, oppure sarebbe stato acclamato come un idolo, com'era accaduto solo due anni più tardi, l'ultima volta che un ex pilota della Ferrari aveva vinto a Imola, per giunta battendo la Ferrari stessa? Certo, le vicissitudini che avevano portato l'ex pilota di Maranello a tagliare il traguardo in prima posizione avevano ben poco a che vedere con lo scontro diretto con la Ferrari - l'epico sorpasso su Fernando Alonso era stato per una semplice terza piazza, divenuta solo molto tempo dopo prima posizione quando prima Lewis Hamilton e poi Nico Rosberg si erano ritirati per inattesi guasti al motore, il più grande flop della Mercedes nel mondiale 2014 - ma l'accoglienza del vincitore, che non saliva sul gradino più alto del podio dal lontano 2008, era stata molto positiva, anche se aveva vinto con una semplice Williams dalla livrea bianca dello sponsor Martini.
Adriano stava appunto rievocando le memorie di quel giorno: la commozione negli occhi di Sir Frank, le lacrime di Felipe Massa mentre l'inno brasiliano risuonava sul podio e l'entusiasmo di Susie Wolff, all'epoca tester della Williams, quando qualcuno attirò la sua attenzione posandogli una mano su una spalla.
Si girò e per un attimo ebbe l'impressione di avere visto un fantasma, anche se conosceva perfettamente l'aspetto della persona che si ritrovava di fronte: un uomo sui trentacinque anni, che portava al collo un pass della stampa.
«Signor Fabbri, le posso parlare un attimo?» chiese il giovane.
Adriano rimase spiazzato per qualche istante, restando in silenzio.
L'altro, forse ipotizzando di non essere stato riconosciuto, fece per presentarsi: «Mi chiamo Bruno Mo-...»
Adriano si affrettò a interromperlo: «Sì, conosco il tuo nome.»
«Bene. Allora vorrei chiederle se possiamo parlare un attimo di...»
Adriano non lo lasciò finire.
«Puoi darmi del tu. Comunque non c'è problema, possiamo parlare, spostiamoci solo da questa bolgia.»
«Le ruber-... ti ruberò poco tempo» lo rassicurò Bruno. «Si tratta di Le Mans. O meglio, si tratta di mio padre. Di mio padre e di Le Mans. Tra un mese e mezzo sarà l'anniversario della vostra vittoria. I quarant'anni, intendo.»
Adriano rinnovò l'invito: «Spostiamoci in un posto in cui si riesca a parlare più liberamente. Qui c'è fin troppa confusione. Ho l'impressione che il tuo sarà un discorso lungo, anche se dici il contrario.»
Bruno scosse la testa.
«No, davvero, ti porterò via solo pochi minuti, anche se hai ragione, è meglio spostarsi, qui c'è davvero troppo caos.» Indicò il podio. «A proposito, bella gara, quella di oggi.»
Ad Adriano sfuggì un mezzo sorriso.
«Sai quanta gente sarebbe pronta ad affermare il contrario vaneggiando a proposito della mancanza di duelli e sorpassi?»
«Questo non lo metto in dubbio» ribatté Bruno, «Ma fa parte della natura della maggior parte dei tifosi. Per fortuna noi ex piloti abbiamo una mentalità decisamente più aperta.»
Ex piloti.
Noi ex piloti.
Effettivamente anche il giovane che Adriano aveva di fronte aveva gareggiato, in giovane età. Era arrivato fino alla Formula 3 e alla World Series by Renault, senza mai ottenere risultati di grande spessore, a parte qualche sporadica vittoria. Poi, incapace di proseguire la propria carriera, aveva appeso il casco al chiodo iniziando a lavorare come opinionista per varie televisioni. Purtroppo gli veniva dato meno spazio di quanto meritasse: era competente e faceva ottime analisi di gara, senza mai cercare la polemica sterile e senza mai denigrare piloti e squadre. Forse, realizzò Adriano, era quella la ragione per la quale non riceveva molto spazio, in un'epoca che si stava avviando, lentamente ma sempre di più, verso il privilegiare il sensazionalismo alla narrazione lineare degli eventi.
I due si allontanarono dalla confusione. Adriano avrebbe voluto cercare un posto migliore, ma Bruno si accontentò di essere a pochi metri di distanza da altre persone.
«Tu e mio padre siete stati invitati a Le Mans, quest'anno.»
«Già.»
«Quarant'anni. Sono già passati quarant'anni da quando avete vinto. Difficile crederci, anche per me che sono nato qualche anno dopo.»
«In effetti anche per me è un pensiero un po' strano da accettare» fu costretto ad ammettere Adriano, lasciandosi andare alla nostalgia. «Gara estenuante, ma un'ottima vittoria, alla faccia di quelli che ci snobbavano. Sarò molto felice di essere a Le Mans, quest'anno, anche se...»
Si interruppe prima di spingersi troppo oltre, ma Bruno comprese perfettamente.
«Anche se ci sarà mio padre?»
Adriano si lasciò andare a una mezza risata.
«Anche se ci sarà tuo padre, esatto. Come saprai, dopo sono capitate certe cose spiacevoli tra di noi.»
Bruno annuì.
«Sì, lo so. Non riesco a capacitarmi di quello che ti ha fatto. Gli ho chiesto spiegazioni, più di una volta, ma è intenzionato a non parlarne con nessuno. O meglio, quasi con nessuno. È stato mio padre a chiedermi di venire da te, oggi. Mi ha detto di riferirti che vuole incontrarti e spiegarti perché ha fatto quello che ha fatto, che sei l'unico al quale può rivelare la verità.»
«Va bene» accettò Adriano. «Quando ci vedremo, a giugno, a Le Mans, non avrò problemi a parlare con lui, se verrà a cercarmi.»
Bruno abbassò lo sguardo.
«Mio padre non ci sarà, a Le Mans.»
«Perché? Dopo anni passati ad affermare di avere solo pensato alla sua gara e di non avere fatto niente di deplorevole, si vergogna a farsi vedere in giro?»
«Oh, no. Avrà anche cercato di salvarsi la faccia dopo quello che è successo, ma non è per questo che non sarà presente a Le Mans. Resti tra noi, ma mio padre è malato. Sia chiaro, non è in punto di morte, ma deve sottoporsi a un intervento piuttosto pesante, tra poche settimane. So che quello che sto per chiederti forse è troppo per te, ma vorrebbe incontrarti a casa sua.»
In un altro momento Adriano avrebbe rifiutato nettamente, ma qualcosa, in lui, gli suggeriva che non fosse la giusta soluzione. Senza alcuna esitazione rispose: «Sì, mi farebbe piacere incontrarlo e parlargli. Dove abita e quando posso andare da lui?»Forse, dopo tanti anni, avrebbe potuto comprendere da cosa fosse stata dettata la folle azione commessa dal suo ex compagno di squadra.

[1977]
Giorgio e Valentina si sedettero al tavolo senza che nessuno dei presenti posasse gli occhi su di loro. Bene, meglio così, si disse Giorgio, sperando che nulla cambiasse nel momento in cui non sarebbero rimasti soli. La cameriera domandò loro se volessero ordinare da bere, ma Valentina replicò che stavano aspettando altre persone e che avrebbero preso da bere un po' più tardi.
Giorgio non riuscì a superare la necessità di guardarsi intorno, per assicurarsi che non ci fossero occhi puntati su di lui. La sua compagna se ne accorse e si fece scappare un sorriso.
«Hai paura di essere accerchiato da tifose assatanate che vogliono il tuo autografo? Guarda che non è un problema per me, anzi, essere la fidanzata di una celebrità non è poi così male.»
Giorgio alzò gli occhi al cielo.
«Per carità. Il lato peggiore del successo è che, ovunque vada, corro il rischio che qualcuno mi riconosca. In certi posti non sono più libero di vivere la mia vita.»
«Non essere esagerato» ribatté Valentina. «Sono certa che, se andassi a chiedere a tutte le persone che ci sono sedute qua intorno se saprebbero riconoscere Giorgio Montani, al massimo troverei qualcuno capace di riconoscere la sua monoposto.»
Giorgio ridacchiò.
«Su questo non ci sono dubbi, non è che abbia colori proprio sobri. Qualcuno, magari, direbbe anche che un vero uomo non dovrebbe guidare una monoposto rosa... come se fosse un colore diverso dagli altri. Giallo canarino o verde pisello sì, rosa no? Noi piloti siamo abituati ai colori ridicoli, anzi, più sono ridicoli e più i nostri sponsor sono contenti perché sono capaci di farsi notare.»
Valentina gli strizzò un occhio.
«Non c'è bisogno che mi illustri la storia delle sponsorizzazioni nel motorsport, so come funziona. Sono la futura moglie di un pilota, dopotutto!»
Futura moglie di un pilota.
Quelle parole, pensò Giorgio, suonavano bene. Non avevano mai propriamente pianificato di sposarsi, ma sapevano che un giorno sarebbe accaduto.
Presto sarebbero stati raggiunti, quindi non era il caso di avviare una conversazione seria in tal senso. Giorgio decise quindi di scherzarci su.
«Quando sarai la moglie di un pilota dovrai convivere anche con gli aspetti negativi della cosa, lo sai, vero? Quando diventerò famoso avrò davvero orde di tifose che mi inseguiranno come se fossi un cantante pop.»
«Sei già famoso» gli ricordò Valentina. «Hai vinto una delle gare automobilistiche più importanti al mondo o sbaglio?»
Giorgio annuì.
«Sì, la 24 Ore di Le Mans è una delle gare automobilistiche più importanti al mondo, ma è difficile che orde di ragazze italiane siano al corrente di chi l'ha vinta. Al massimo mi sarà stato dedicato un trafiletto su qualche giornale, non di più.»
«Ho sentito chiaramente Mario Poltronieri raccontare in telecronaca della tua vittoria» puntualizzò Valentina. «Qualche tua tifosa che ascoltava attentamente doveva esserci. Non sono certo stata l'unica.»
«Tu presti sempre una certa attenzione quando si parla di me» ribatté Giorgio. «Non sono certo che ce ne siano tante altre. Però non è un problema. Ci sei tu, cosa me ne può importare delle altre?»
Giorgio aveva appena finito di pronunciare quelle parole quando furono raggiunti da Adriano.
«Ecco un'altra celebrità» osservò quindi Giorgio.
Mentre salutava lui e Valentina, Adriano lo guardò con l'aria di non avere capito.
Fu Valentina a dirgli: «Lascia stare, era un discorso che stavamo facendo tra di noi.»
«Siediti» lo esortò Giorgio, «Prima che qualcuno faccia caso a te.»
Adriano alzò le spalle, con noncuranza.
«Perché dovrebbero fare caso a me?»
«Sono certo che, se qualcuno ti guarda attentamente, potrebbe riconoscerti.»
«Non mi metto problemi» puntualizzò Adriano. «Anzi, mi farebbe piacere se, ogni tanto, qualcuno dimostrasse di sapere chi sono.»
Giorgio rise.
«Dici così perché non hai una vita privata da proteggere.»
«Solo perché non ho una fidanzata, non significa che non ho un vita privata» replicò Adriano, prendendo posto al tavolo. «Comunque cosa vuoi che importi alla gente di quello che faccio quando non sono al volante?» Guardò l'orologio che portava al polso. «Parlando di cose serie, sono in ritardo?»
«No, sei arrivato puntuale» lo rassicurò Giorgio. «È mio fratello che è in ritardo, invece. E dire che non vedeva l'ora di conoscere entrambi.»
Valentina azzardò: «Avrà avuto un contrattempo.»
«Questo è poco ma sicuro, il problema è che, conoscendo Bruno, sarà stato sicuramente un contrattempo piuttosto cretino.»
Non fu necessario, comunque, attendere molto. Bruno, in realtà, era già presente, si stava soltanto intrattenendo a conversare con due ragazze sconosciute.
Si diresse verso il loro tavolo e, quando lo vide arrivare, Giorgio osservò: «Eccone uno che, invece, sarebbe ben felice di essere una celebrità. Chi erano quelle due?»
«Due tizie che non vedrò più per il resto dei miei giorni» rispose Bruno, con prontezza, «Comunque non è un problema. A proposito, buonasera a tutti.» Si rivolse a Valentina. «Tu devi essere la ragazza che ha incastrato mio fratello.»
«Piacere di conoscerti» ribatté Valentina, «Ma in ogni caso è tuo fratello che ha incastrato me.»
«Tu invece sei Fabbri, ti riconosco» disse Bruno, rivolgendosi ad Adriano. «Quasi tutti quelli con cui ho parlato di te, hanno detto cose positive. Dicono tutti che sei veloce, anche se ogni tanto tendi a mandare in vacca i risultati. Il mio direttore sportivo in Formula 3 dice che senz'altro diventerai campione del mondo, prima o poi, se verrai ingaggiato da una squadra migliore e non guiderai più quella carriola rosa.»
«Allora puoi riferirgli» rispose Adriano, con una certa freddezza, «Che al momento non ho alcuna intenzione di cambiare squadra. Faccio parte di un progetto serio, che un giorno ci porterà lontano, e penso che anche Giorgio possa confermarlo.»
«Non mi fido del parere di Giorgio» ribatté Bruno. «Il suo sogno era solo quello di arrivare in Formula 1.»
Giorgio azzardò: «Mi pare sia anche il tuo.»
«Arrivarci è un inizio» puntualizzò Bruno. «Non credo di essere nato solo per fare presenza. Non penso che mi accontenterei di quello che hai tu, io voglio puntare più in alto.»
«Puntare troppo in alto è il modo migliore per non realizzare i propri obiettivi» asserì Giorgio, seppure desideroso di mettere fine a quel discorso. «Avanti, siediti, così ordiniamo qualcosa da bere. E basta parlare di squadre, di gare e di futuri campioni del mondo.»
Il resto della serata trascorse in maniera piacevole, ma Giorgio non poté fare a meno di avvertire qualcosa di strano nell'aria. Non era il solo, scoprì, quando venne ora di andare via e rimase da solo con Valentina.
«Ho avuto l'impressione» lo informò, «Che ad Adriano non stia molto simpatico tuo fratello.»
Giorgio sospirò.
«Devo ammettere che Bruno non fa mai molto per risultare simpatico alle altre persone. Non mi stupisce più di tanto.»
«Mi sembra anche abbastanza esaltato» aggiunse Valentina. «Sembra che gli sia tutto dovuto, che si senta migliore di voi.»
«Lo so.»
«Non promette bene, come cosa.»
«So anche questo, ma non c'è nulla che io possa farci. Gliel'ho detto tante volte che il fatto di avere uno sponsor che lo porterà dritto in Formula 1 se vincerà il campionato non significa automaticamente avere la strada spianata, ma non mi sta a sentire. È talmente convinto delle proprie capacità da non farsi mai delle domande. Non so fino a che punto potrebbe spingersi per arrivare dove vuole... e temo che un giorno finirò per scoprirlo.»
Giorgio abbassò lo sguardo, senza aggiungere altro.
Valentina lo esortò a continuare.
«Cosa intendi dire?»
Giorgio scosse la testa.
«Niente di particolare. Temo solo che prima o poi farà qualche stronzata, qualcosa che lo rovinerà. La cosa peggiore è che, seppure so che farò il possibile per impedirglielo, non mi starà a sentire e farà di testa sua. Tutto ciò che posso fare è rassegnarmi già da adesso e sperare che quello che prima o poi succederà non sarà irreparabile.»
«Sei troppo pessimista» osservò Valentina. «Che cosa vuoi che possa accadere? È solo un ragazzo esaltato, tutto qui. Dagli un paio d'anni, vedrai che, quando si renderà conto di non essere infallibile, allora tornerà con i piedi per terra.»
«Invece tu mi sembri troppo ottimista» obiettò Giorgio. «Lo conosco troppo bene. Vorrei tanto che fosse come dici tu, ma temo sia come dico io.»La loro conversazione a proposito di Bruno finì lì, con quelle parole. Giorgio finì per dimenticarsene, nei giorni e nei mesi che seguirono. Solo quando le sue previsioni si rivelarono realtà, gli tornò in mente quel discorso con Valentina, ma non ebbe mai modo di discuterne con lei: Valentina era destinata a uscire dalla sua vita definitivamente, anche a causa delle scelte di Bruno.

[2017]
Adriano girò lievemente il computer portatile e la sedia. Poi, guardando Valentina dall'altro lato dello schermo, le domandò: «Mi vedi bene?»
Valentina ridacchiò.
«Non è così fondamentale. Non eri una gran bellezza neanche da giovane, figuriamoci ora. Anche se sei un po' in controluce non è un problema.»
Adriano rise.
«Come stai?»
«Bene.»
«Come mai non sei venuta a Imola? Nessuno ti ha invitata?»
«No, nessuno mi ha invitata» confermò Valentina. «Sono solo la vedova di un vecchio team owner dei bassifondi, devo risultare ben poco interessante per questa gente che ha una memoria storica che non va oltre marzo di quest'anno, sempre ammesso che si ricordino ancora cos'è successo a marzo di quest'anno, cosa della quale nutro parecchi dubbi.»
«Non essere così dura almeno con gli addetti ai lavori» ribatté Adriano. «Sono certo che molti di loro conoscano perfettamente la storia della Formula 1 fino dai suoi albori, e anche quella della Scuderia Martinelli, ma per raggiungere un pubblico che non ne sa nulla devono fingere che tutto quello che è successo più tardi di una settimana fa non abbia rilevanza.»
«A proposito, quali sono le tue opinioni sulla gara?» volle sapere Valentina. «È per questo che mi hai chiesto di sentirci, giusto? Per raccontarmi di quello che è successo a Imola. Così, almeno, mi pare di capire dal tuo messaggio.»
Adriano ribatté: «Ti ho chiesto di fare una videochiamata perché volevo guardarti negli occhi mentre ti parlo, anche se solo attraverso un monitor. Se solo abitassimo più vicini, mi sarei offerto di venire a trovarti. Però, dato che non sarò dalle tue parti almeno per un po', ma ci tenevo a parlarti prima che succedesse...»
Si interruppe, realizzando di non sapere come presentarle l'argomento.
Valentina azzardò: «È successo qualcosa a Imola? Hai parlato con qualcuno che ti ha offerto qualche genere di ruolo? Andrai a lavorare per Liberty-come-si-chiama, la nuova società che gestisce la Formula 1? Oppure sarai il nuovo team principal della Ferrari?»
Adriano spalancò gli occhi.
«Nuovo team principal della Ferrari?»
«Immagino di no» si arrese Valentina. «Peccato, mi sarebbe piaciuto vederti in TV ogni domenica, quando ci sono i gran premi, e sentirti mentre ti inventi qualche ragione che giustifichi l'ennesima mancata vittoria.»
«Se fossi al posto tuo non criticherei la Ferrari, non in questa stagione» puntualizzò Adriano. «Hanno fatto grandi progressi rispetto alla scorsa stagione, penso che potranno lottare seriamente per il mondiale.»
«Questo non lo metto in dubbio» ribatté Valentina. «Quel poco di orgoglio italiano che c'è in me mi spinge a pensare che sarebbe bello se vincessero il titolo, anche se sono più legata ad altro genere di squadre. Comunque il loro pilota un tempo correva per la Toro Rosso, qualcosa di romantico c'è anche in lui.»
«Mi piace il tuo modo di pensare.»
«Mi piacerebbe anche se la Toro Rosso tornasse a vincere una gara, prima o poi... ma non siamo qui per parlare del gran premio d'Italia 2008, direi. Niente team principal della Ferrari. Liberty, allora?»
«Nemmeno. Non mi sono stati offerti lavori vari, né per dei team, né per dei media, né per chi dirige la baracca. Ti dirò, non mi dispiace affatto. Non ho alcuna voglia di mettermi a lavorare seriamente adesso. Perfino i comuni mortali alla mia età possono sperare di essere già in pensione. No, piuttosto ho fatto un incontro che non mi aspettavo. O meglio, mi aspettavo di vedere una certa persona a Imola, ma non mi aspettavo che venisse a parlare con me, né che mi facesse quella richiesta.»
«Bene, la situazione si sta iniziando a delineare» osservò Valentina. «Adesso, dopo tutti questi minuti di chiacchiere, pensi di raccontarmi quello che è successo oppure di continuare a fare altre chiacchiere senza né capo né coda?»
Adriano sospirò.
«Hai ragione, ma non è facile. Ho incontrato Bruno Montani.»
«Il nipote?»
«Sì, per forza.»
«Certo. L'ho visto in TV tempo fa che parlava di Formula 1. Somiglia di più a suo zio che a suo padre.»
Adriano annuì.
«Sì, sembra di vedere proprio lui, a parte che si veste e si pettina come i ragazzi di oggi e non con i canoni di quarant'anni fa. Mi ha fatto un certo effetto vederlo e notare per l'ennesima volta quanto somigli a Bruno. Se non sapessi che è figlio di Giorgio, non esiterei a pensare che fosse proprio figlio di Bruno.»
«Vi siete parlati, quindi?»
«Sì, come ti ho detto, è venuto a cercarmi lui.»
«Di cosa avete parlato? Di motorsport vintage? Gli hai detto che ai tuoi tempi i piloti erano veri uomini mentre quelli di oggi non sarebbero nemmeno degni di allacciarvi le scarpe?»
«Sono un ex pilota, non un tifoso da bar.»
«Hai ragione. Però almeno di motorsport vintage ne avete parlato?»
Adriano scosse la testa.
«No, Bruno mi ha semplicemente detto che suo padre vorrebbe incontrarmi e parlarmi di quello che è successo tanti anni fa. Voglio dire, del nostro incidente.»
«Ho sentito dire che sarete entrambi presenti a Le Mans, a giugno» rispose Valentina. «Penso che faresti bene a chiedergli spiegazioni, anche se dubito che sarebbe in grado di darti una spiegazione sensata. Non è mai stato il suo forte. Anzi, si è sempre nascosto, sempre e con tutti, non ha mai voluto spiegare nessuna delle tante cazzate che ha fatto.»
«Giorgio non sarà a Le Mans, mi ha detto suo figlio» precisò Adriano. «Non può venire per motivi personali, in quel periodo. Bruno mi ha lasciato il suo numero. Mi ha detto di chiamarlo, in modo che possa organizzare il nostro incontro. Dovrei andare a trovare Giorgio a casa sua.»
«Interessante.»
«Dici sul serio?»
«Sì. A me, Giorgio non mi ha mai invitata a casa sua per spiegarmi come mai abbia deciso di lasciarmi di punto in bianco per mettersi insieme a un'arrampicatrice sociale che, per forza di cose, aspettava già un figlio da lui quando eravamo ancora una coppia che progettava di sposarsi. Non che senta il bisogno di saperlo, anzi, sono stata molto felice senza di lui, anche se qualcuno diceva che mi sarei rovinata la vita, sposando un uomo più vecchio di me di quasi vent'anni. Inizio a pensare che, piuttosto, me la sarei rovinata se avessi sposato Giorgio.»
«In effetti credo proprio che tu abbia le tue buone ragioni per affermarlo e che tu abbia fatto bene a metterti insieme a Martinelli» replicò Adriano. «Per questo volevo parlarne con te, prima di decidere cosa fare. O meglio, prima di farlo... perché, lo ammetto, ho già deciso. Voglio sapere. Voglio sapere perché mi abbia buttato fuori pista e per anni abbia negato di averlo fatto. Spero che per te non sia un problema.»
«Il fatto che io e te siamo amici e che io sia stata sposata con il tuo ex capo non significa che tu non possa incontrare un mio ex fidanzato che mi ha lasciata dall'oggi al domani e ha fatto un figlio con una perfetta sconosciuta» puntualizzò Valentina. «Anzi, come ti ho detto, penso che tu possa ritenerti fortunato se un giorno Giorgio si è svegliato e ha deciso che è giunto il momento di darti qualche spiegazione. Credo che dovresti incontrarlo il prima possibile, prima che decida di cambiare idea. Perché Giorgio ha dimostrato di essere uno che cambia idea facilmente.»
Il tono di Valentina lasciava intuire che, seppure fossero passati decenni e avesse avuto una vita felice del tutto indipendente da quella di Giorgio, non aveva mai del tutto superato la fine improvvisa della loro relazione. Adriano cercò di rassicurarla: «Sono convinto che, prima o poi, anche tu avrai le spiegazioni che meriti, che la sua decisione di parlarmi di quell'incidente sia solo un punto di partenza.»
«No, lo escludo» replicò Valentina, con fermezza. «So che quello che è successo a Caesars Palace ti ha impedito di lottare per il mondiale su quell'altro circuito altrettanto trash - e la gente di oggi ha il coraggio di lamentarsi perché i mondiali finiscono ad Abu Dhabi - ma non riesco a metterlo sullo stesso piano. Mi rendo conto che per te è importante, ma voi piloti avete incidenti continuamente. Ci sta che abbia fatto una cazzata e che poi abbia cercato di pararsi il fondoschiena dalle critiche arrampicandosi sugli specchi. Magari non aveva nemmeno capito con chi avesse a che fare, pensava fossi un pilota che stava nel suo stesso giro e non che lo stessi doppiando...»
Adriano la interruppe: «Non fraintendermi, so che alla fine c'era di mezzo solo un titolo mondiale che avevo comunque ben poche possibilità di vincere e che nel tuo caso è arrivato a distruggere la vostra relazione lasciandoti dopo settimane che aveva messo incinta un'altra donna, ma sono convinto che il nostro sia stato più di un incidente. Da un certo momento in poi, Giorgio ha iniziato a comportarsi in modo molto strano, questo l'hanno capito tutti. In molti hanno detto che quello che era successo a suo fratello l'aveva sconvolto - e ci credo, ne è stato addirittura testimone oculare - ma ho sempre avuto l'impressione che ci fosse qualcosa di più.»
«Il vostro incidente collegato al fatto che mi abbia lasciata per quella donna?» obiettò Valentina. «Non riesco proprio a vederne il nesso.»
«Emanuela era un'addetta stampa, o comunque una tizia del suo entourage. Pur non avendo idea di cosa possa essere successo, ho l'impressione che sia lei si Giorgio abbiano sempre avuto qualcosa da nascondere e che anche Bruno e la sua morte abbiano avuto qualcosa a che vedere con tutto quello che è accaduto.»
Valentina abbassò lo sguardo.«Su questo potresti avere ragione. Giorgio ha sempre detto che Bruno prima o poi si sarebbe messo nei casini. Certo, sembrava molto maturato, quando anche lui ha fatto il grande passo arrivando in Formula 1, ma mentre Giorgio iniziava finalmente ad avere un po' di fiducia in suo fratello, io ne avevo sempre meno. Solo, non vedo possibili collegamenti tra lui e quello che è successo dopo che è stato ucciso, né collegamenti tra le mie vicende personali e quel finale di stagione. Ti auguro di trovare le risposte che cerchi, ma io non credo potrò mai averne.»

[1980]
La tensione era ben visibile sul volto di Valentina, chiaramente preoccupata da come si sarebbe sviluppata la serata. Giorgio cercò di rassicurarla: «Andrà tutto bene, vedrai. È solo una cena, al massimo ci annoieremo un po', ma è l'ultimo sforzo. Presto me ne andrò e...»
Valentina lo interruppe, guardandolo negli occhi: «È proprio questo il problema. Perché sei stato invitato anche se te ne vai?»
Giorgio ridacchiò.
«Al momento attuale sono pur sempre un loro pilota. Non farla troppo difficile. Non è che Martinelli voglia uccidermi perché me ne vado. Anzi, credo sia abbastanza contento, se me ne vado. Sai benissimo che non è stato molto soddisfatto di come sono andate le cose, quest'anno.»
«Come fa a non essere soddisfatto?» obiettò Valentina. «Davvero, secondo me soffri di manie di persecuzione. Non avresti dovuto lasciare la squadra. Per andare dove, poi?»
Giorgio sospirò.
«Dai, non farmi la predica anche oggi. È il mio futuro e non potevo legarmi per sempre alla Scuderia Martinelli. Ti assicuro che sarei rimasto, se ci fossero state le giuste condizioni, ma non c'erano. Devo pensare a quello che è meglio per me, anche se ci sono effetti collaterali come essere un po' più lontano da te e avere sempre attaccato quella rompipalle di Emanuela Colombo a controllare che non faccia o non dica niente di inappropriato. Vedrai che riuscirò a sopravvivere comunque.»
Valentina abbassò lo sguardo.
«Va bene, va bene, niente prediche sulle tue scelte, ma almeno avresti potuto inventarti una scusa per stasera.»
«È una cena di fine anno» puntualizzò Giorgio. «Non è niente di troppo complicato. Anzi, conto di portarti a molte cene di fine anno, nelle prossime stagioni. Magari ci sarà anche un ambiente migliore.»
«Ne dubito. Il signor Martinelli è un uomo piuttosto cordiale. L'ho incontrato poche volte, ma mi ha sempre fatto una buona impressione.»
«Credo che anche tu gli abbia fatto una buona impressione. Mi ha detto che sono fortunato ad avere una fidanzata come te.»
Valentina alzò gli occhi.
«Davvero?»
Sembrava estasiata di fronte a quella prospettiva, anche se Giorgio non comprendeva che cosa ci fosse di così entusiasmante. Martinelli era bravo a gestire una scuderia automobilistica, ma non c'erano altre ragioni per cui fosse necessario essere nelle sue grazie.
«Entriamo, dai» disse Giorgio. «Ci stanno aspettando, è tardi.»
Non era vero, non era affatto tardi, ma era l'unico modo che aveva per smettere di discutere con Valentina a proposito della sua decisione di cambiare team per la stagione a venire.
Entrarono nella sala e, in effetti, non era ancora molto affollata. Martinelli era in piedi accanto a due uomini di mezza età - sicuramente i rappresentanti di qualche sponsor - e fumava uno dei suoi sigari puzzolenti. Nessuno si accorse di Giorgio e, anzi, continuarono a conversare amabilmente, parlando proprio di lui, per ironia della sorte.
«...Non credo di avere rimpianti peggiori, per la stagione appena passata» stava riferendo Martinelli, «Se non quello che è successo a Monza. È stato un errore, dopo i suoi problemi nel warm-up, non far correre Fabbri con la monoposto di Montani. Sarebbe stato un successo completo, la prima vittoria ideale.»
Sembrava fatto apposta. Giorgio lanciò un'occhiata a Valentina, come a dirle: "lo vedi? ho fatto bene a lasciare una squadra che mi considera solo un problema".
Martinelli continuò: «È sempre stato chiaro che Fabbri fosse la nostra punta di diamante. Sarebbe stato meraviglioso se fosse stato lui a ottenere la nostra prima vittoria: il ragazzo dei bassifondi che si impone e dimostra che non sono le doti economiche a rendere un pilota quello che è.»
Prima che la sua presenza fosse notata, Giorgio si voltò e fece per tornare indietro.
«Ehi» lo trattenne Valentina.
«Qui c'è una puzza asfissiante» rispose Giorgio. «Aspettiamo che Martinelli finisca il suo sigaro di merda, poi rientriamo.» Uscì dalla sala, seguito da Valentina. Non appena furono fuori, affermò: «Te l'ho detto, non c'è un buon ambiente alla Scuderia Martinelli e quello che abbiamo sentito lo conferma.»
«Non è una novità, però» obiettò Valentina. «Hai sempre saputo che il signor Martinelli stravedeva per Adriano e che non faceva altro che rendere la sua storia più romantica di quanto non fosse. Lo spaccia come un miserabile che non aveva un centesimo e che comunque è riuscito a fare colpo sugli sponsor solo per il suo talento, quando non è andata esattamente così. Gli fa comodo raccontare quella storia, ma alla fine non è mai cambiato niente.»
«Le cose sono cambiate eccome» replicò Giorgio. «Non posso rimanere in una squadra in cui ho vinto una gara e che, nonostante si tratti dell'unica vittoria che abbiamo ottenuto finora, la considera un problema. Martinelli ha tentato di dipingermi come il figlio ribelle di genitori ricchissimi che si sono opposti con tutte le loro forze alla sua carriera di pilota, anche qui ingigantendo non di poco l'opposizione della mia famiglia, ma non ha funzionato. Quindi ecco che ha iniziato a sfruttare la storia che ha cucito su Adriano e, quando si è accorto che funzionava di più, mi ha letteralmente messo da parte.»
«Sei comunque riuscito a vincere una gara» gli ricordò Valentina. «Alla fine le parole sono solo parole, i risultati contano di più.»
«Ma infatti, come dici tu, non è mai stato un problema, per me, essere considerato una seconda guida» puntualizzò Giorgio. «Non lo è stato, almeno finché Martinelli storceva il naso solo se arrivavo davanti al mio compagno di squadra. A Monza, Adriano si è ritirato dopo sette giri, ed era partito dalla corsia dei box. Ho vinto una gara in cui il mio compagno di squadra non aveva alcuna possibilità. Non ho mai chiesto di essere considerato un eroe, ma voglio che il mio futuro sia in un posto in cui non sono considerato un problema. Non mi sembra di chiedere troppo e ho trovato chi può offrirmelo. Non...» Giorgio si interruppe. «Ne parliamo dopo la cena.»
Era arrivato Adriano e si stava dirigendo verso di loro. Era solo, nonostante fosse stato quasi supplicato da Martinelli di presentarsi insieme a una fidanzata o a un'amica che si fingesse tale.
Li salutò in tono cordiale, poi domandò: «Anche voi in anticipo?»
«Mi avevi detto» ribatté Valentina, rivolta a Giorgio, «Che eravamo in ritardo.»
«Pensavo fossimo in ritardo» si giustificò Giorgio. «Forse avevo capito male l'orario.»
«Dì le cose come stanno» scherzò Adriano. «Anche se stai per andartene, non puoi fare a meno di partecipare alle emozionanti feste della Scuderia Martinelli.»
«Ne farei volentieri a meno, visto il genere di emozioni che si provano» precisò Giorgio. «L'anno scorso l'unica che ho avvertito era un forte mal di testa, dato che ero seduto accanto a Martinelli, che non faceva altro che riempirmi il bicchiere.»
«Il trucco è cercare di sedersi il più lontano possibile da lui» replicò Adriano. «Dobbiamo assolutamente trovare un modo per riuscirci. Anche perché l'anno scorso, mentre tu ti scolavi un bicchiere dopo l'altro, io ero a un tavolo con gente noiosissima che non avevo mai visto prima. Parlavano di mercati finanziari o cose del genere. Credo saremo le uniche persone che parleranno di cose normali, quindi pretendo assolutamente di stare con voi, specie considerato che sarà l'ultima volta. Mi mancherai, l'anno prossimo.»
Giorgio rise.
«Sei sicuro? Ti troverai con un compagno di squadra meno performante di me, ma più capace di godersi la vita. Secondo me potresti divertirti anche con Bruno.» Per ragioni di sponsor sarebbe stato proprio il fratello di Giorgio a prenderne il posto alla Scuderia Martinelli, dopo avere fatto il proprio esordio in Formula 1 nelle retrovie al Gran Premio d'Italia e cogliendo un'inaspettata qualificazione nel successivo Gran Premio di San Marino, dopo essere stato molto vicino a ottenere per la stagione seguente il sedile che si era accaparrato invece Giorgio, nonostante si vociferasse l'esistenza di un precontratto. «Non credo che te la passerai poi così male.»
Anche Adriano accennò una risata.
«Ti dirò, sono stati anni meravigliosi quelli passati insieme a te. Siamo stati due compagni di squadra che si completavano, non credi?»
«Sì, alla fine è andata bene» ammise Giorgio, «A parte quella volta in cui ci siamo spalmati l'uno contro l'altro finendo entrambi in barriera solo perché ti eri dimenticato di guardare negli specchietti.»
«In Gran Bretagna non avevo dimenticato di guardare negli specchietti» rimarcò Adriano. «Lo so che sembra assurdo, ma mi hai superato proprio dal lato in cui mi si era staccato lo specchietto. Non era una scusa, era successo davvero. Non...»
Valentina li interruppe: «Piantatela di parlare di gare e di incidenti. Sta iniziando ad arrivare gente. Ci conviene entrare. Ormai il signor Martinelli avrà finito il sigaro.»Giorgio tornò dentro. Fu una serata terribile: Martinelli lo costrinse letteralmente, con Adriano e Valentina, a sedersi al suo tavolo. Si comportò con ipocrisia, fingendosi dispiaciuto di separarsi da lui e ciò convinse sempre più Giorgio di avere fatto la scelta giusta, nel lasciare la Scuderia Martinelli. Si sbagliava: sarebbe stato il più grande errore della sua carriera e della sua vita.

[2017]
Adriano era consapevole dell'esistenza di una ristretta cerchia di appassionati di motorsport che continuavano a tenere alto il nome di squadre e piloti del passato, seppure percepiti come di fascia bassa oppure senza nomi particolarmente altisonanti. C'erano blogger che scrivevano articoli in proposito, youtuber che producevano video in cui parlavano di piloti e scuderie dimenticati dal tifoso mainstream, addirittura, in occasione di anniversari di rilievo, perfino testate giornalistiche si ricordavano dell'esistenza di quella categoria di piloti al quale Adriano era appartenuto.
Pur non avendo l'abitudine di fare ricerche su se stesso, non disdegnava di farlo qualora si presentasse una giusta causa. Il potenziale incontro con Giorgio Montani era una giusta causa? Se lo chiese, mentre tentennava, nel digitare i loro nomi alla ricerca di video che parlassero della loro storia. Non era nemmeno sicuro di potere trovare qualcuno che parlasse di loro come compagni di squadra o come avversari, piuttosto che considerandoli uno per volta.
Fu tentato di tornare indietro, di lasciare perdere, ma la curiosità era molto forte.
Adriano Fabbri.
Giorgio Montani.
Invio.
Il primo video sembrava piuttosto interessante. Era prodotto da uno youtuber di madrelingua inglese al cui canale erano iscritti migliaia e migliaia di follower. Il titolo era "Fabbri contro Montani, la rivalità che gli appassionati di Formula 1 hanno dimenticato".
Lo aprì.
Nel video si alternavano primi piani dello youtuber e foto d'epoca. Il ragazzo che parlava non doveva avere più di venticinque anni: era sempre interessante scoprire l'esistenza di persone a conoscenza di eventi accaduti nel mondo dell'automobilismo un decennio o oltre prima della loro nascita.
L'introduzione del video non fu molto invitante: per quasi un minuto lo youtuber ringraziò i propri spettatori per le view, per i follow e per i like e invitò a mettere follow e like quelli che non avevano l'abitudine di farlo. Il cambio di registro, comunque, fu piuttosto improvviso e Adriano comprese come mai quel ragazzo fosse in grado di tenere gli appassionati di Formula 1 attaccati allo schermo.
«Quando si parla delle più grandi rivalità della storia della Formula 1» spiegò, con un tono che coinvolgeva, «Spesso si citano campioni del mondo che hanno avuto la sventura - e la fortuna per noi che abbiamo potuto ammirarli - di ritrovarsi l'uno sulla strada dell'altro. Ne abbiamo avuto dimostrazione anche non molto tempo fa, quando Lewis Hamilton e Nico Rosberg si sono sfidati per il mondiale, con un finale ad alta tensione. Quello che sembra sfuggire, però, è che certe situazioni non si sono avute soltanto nei team di maggiore successo, ma anche in squadre di minore livello. Oggi vi parlerò di Adriano Fabbri e Giorgio Montani, compagni di squadra per diversi anni tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 alla Scuderia Martinelli, nonché grandi avversari dopo il passaggio di Montani al team Speed che, nonostante il nome, era una squadra italiana tanto quanto la Scuderia Martinelli.» Lo youtuber fece una mezza risata. «Non credo ci sia bisogno di specificarlo, ma non aveva nulla a che vedere con Scott Speed, pilota che forse qualcuno di voi ricorderà avere guidato la Toro Rosso nei suoi primi anni, per poi essere sostituito nel corso del 2007 dal ben più celebre Sebastian Vettel.»
Anche ad Adriano sfuggì un sorriso. Non era sicuro che il ragazzo che parlava avesse visto almeno Scott Speed gareggiare in Formula 1, né che si ricordasse delle sue "imprese" qualora avesse seguito il campionato anche all'epoca, ma era bello sapere che nessuno veniva mai davvero dimenticato.
L'accenno fu comunque molto breve, perché non erano i piloti della Toro Rosso negli anni 2000 l'oggetto di quella narrazione.
«Adriano Fabbri è nato nel 1952 in provincia di Modena e ha iniziato a gareggiare negli anni '70 - ai tempi i piloti non iniziavano presto come i vari Max Verstappen di oggi - ottenendo buone prestazioni nelle formule minori, ma dovendo confrontarsi con problemi di budget. Nonostante il titolare della Scuderia Martinelli abbia in seguito presentato il suo pilota come un ragazzo cresciuto nel degrado, ma riuscito a divenire famoso, non c'è molto di vero in questa leggenda metropolitana. Adriano Fabbri non era ricco, ma la sua famiglia faceva una vita dignitosa. Se non fosse stato appassionato di uno sport costoso come l'automobilismo e avesse invece proseguito gli studi, molto probabilmente Fabbri non avrebbe mai avuto problemi economici nella sua vita. È per questa ragione che, a un certo punto, è stato molto vicino ad appendere il casco al chiodo nonostante i risultati promettenti: l'impossibilità di arrivare in alto se non fosse riuscito a procurarsi un ottimo sponsor.»
Era bello sentire per una volta la verità, quando ancora, occasionalmente, Adriano veniva dipinto per qualcuno che non era. Gli venne da pensare che probabilmente anche Giorgio sarebbe stato presentato, in quel video, per quello che effettivamente era e non venne smentito.
«La strada di Adriano Fabbri si incrociò con quella di Giorgio Montani, pilota della sua stessa età, ma di diversa estrazione sociale. Mantovano cone Tazio Nuvolari, era figlio dell'amministratore delegato di una grossa azienda metalmeccanica e della titolare di un atelier di alta sartoria. I soldi non sono mai stati un problema per Montani, si è dovuto piuttosto scontrare con la reticenza della sua famiglia, che considerava l'automobilismo come una semplice passione, che nei piani dei genitori Montani avrebbe dovuto abbandonare per dedicarsi alla vita imprenditoriale. Il giovane Giorgio, però, non solo non ne aveva la benché minima intenzione, ma portava sulla "cattiva strada" anche il fratello minore Bruno. Nonostante ciò, non è vero che i due abbiano continuato a correre contro la volontà dei genitori. Anzi, questi, dopo essersi rassegnati, hanno contribuito in parte con il loro patrimonio personale e in parte grazie alle loro conoscenze alla sponsorizzazione della carriera dei due. Proprio l'incontro tra Montani e Fabbri, avversari in Formula 3, ha salvato la carriera di Fabbri: divenuto grande amico di Giorgio, proprio grazie a Montani ha avuto modo di conoscere i suoi futuri finanziatori. Da lì in poi è stato un percorso in salita e i due sono stati notati da Arturo Martinelli, titolare di una squadra di endurance e attivo nelle formule minori, che li ha ingaggiati come piloti.»
Seguì una lunga narrazione a proposito di come avessero vinto insieme la 24 Ore di Le Mans e di come, parallelamente, avessero fatto il loro esordio in Formula 1 con la Scuderia Martinelli. La squadra bolognese, all'esordio nella massima categoria, si era dimostrata fin dai primi tempi un buon progetto e, in un contesto come quello degli anni '70 in cui anche team di bassa fascia potevano dire la loro - erano gli anni in cui la Wolf aveva lottato per il mondiale e in cui era iniziata l'ascesa della Williams, dopotutto - i risultati erano progressivamente incrementati: dalla vettura rosa delle retrovie si era passati alla vettura rosa che andava occasionalmente a punti, poi alla vettura bianca che poteva puntare ancora più in alto.
«Martinelli non aveva problemi ad affermare che Fabbri fosse il suo pilota di punta» continuò a spiegare lo youtuber, «Eppure per ironia della sorte è stato Montani a ottenere l'unica vittoria nei quattro anni in cui sono stati compagni di squadra. Nonostante ciò, Montani ha accettato un'offerta per correre per la Speed, venendo sostituito alla Scuderia Martinelli dal fratello Bruno, legato ai suoi stessi sponsor, e ha quindi cambiato squadra per la stagione successiva. Nonostante la squadra milanese non facesse che enfatizzare la rivalità con la Scuderia Martinelli, i due team si sono ritrovati in parti diverse della griglia di partenza: la Scuderia Martinelli ha infatti avuto un salto di qualità, Fabbri ha vinto due gare nel corso della stagione e ha ottenuto numerosi piazzamenti, tanto da potere lottare, a sorpresa, per il titolo, seppure non come favorito. Non è stata comunque una stagione facile per nessuno: Bruno Montani, compagno di squadra di Fabbri e giovane emergente, ha perso la vita nel corso dell'estate, ucciso durante un tentativo di rapina. Giorgio Montani, che è stato un testimone oculare della morte del fratello, ne è rimasto fortemente traumatizzato e ciò ha inizialmente avuto effetti sui suoi risultati. Poi, verso la fine della stagione, ha ricominciato a mostrare sprazzi di competitività, fino all'inspiegabile incidente al penultimo gran premio della stagione. Seppure doppiato, poteva puntare a una buona posizione, forse addirittura ai punti, ma non sapremo mai come sarebbe finita: mentre Fabbri lo stava doppiando, gli ha improvvisamente chiuso la porta, provocando un brutto incidente e il ritiro di entrambi, cosa che ha messo fine alle ambizioni mondiali di Adriano. Sarebbe stato considerato un normale incidente di gara, se lo stesso Giorgio non avesse lasciato credere di averlo innescato di proposito, come una sorta di vendetta nei confronti di Fabbri. Ma perché? Perché è accaduto tutto questo? Non c'erano mai stati motivi di risentimento tra Giorgio e il suo ex compagno di squadra, né tra Giorgio e Martinelli. Allora perché macchiarsi di una simile azione? Montani non ha mai voluto spiegarlo, tanto che si fanno le ipotesi più creative. Qualcuno afferma che ai tempi Montani fosse fidanzato da molti anni con una ragazza che poi, anni dopo, sposò proprio Martinelli, ma che Adriano avesse scoperto un tradimento di Giorgio con una PR del team Speed e che l'avesse rivelato alla fidanzata ufficiale, con la quale c'era un rapporto di amicizia, ma è una teoria molto strana. Anzi, considerato che Montani ha poi sposato la PR con la quale ha verosimilmente tradito l'ex fidanzata, non sembra fosse particolarmente legato a quest'ultima.»
Adriano non aveva mai sentito parlare di quell'ipotesi e, in effetti, avrebbe preferito evitare di sentirla. Almeno ai suoi tempi non c'era un interesse morboso per la vita privata dei piloti e avrebbe gradito se si fosse continuati su quello stampo. Non aveva mai rivelato a Valentina un tradimento di Giorgio con Emanuela Colombo e, anzi, il suo ex amico non aveva mai mostrato un particolare interesse nei confronti di quella donna e il fatto che, all'improvviso, avesse deciso di sposarla in una cerimonia privata - decisione innescata dalla gravidanza di lei, si era scoperto in un successivo momento - era stato una grossa sorpresa. Non aveva mai notato un particolare feeling tra di loro e, anzi, gli sembrava quasi che Giorgio sembrasse di evitarla, nonostante la sua relazione con Valentina non procedesse più tanto bene quanto in passato, e che la stessa Emanuela non fosse molto desiderosa di stare in compagnia del pilota, quando non era strettamente richiesto per motivi di lavoro.
Il resto del video tornò a parlare di vicende strettamente motoristiche. Terminò riferendo di come Adriano e Giorgio, dopo una violenta discussione a proposito dell'incidente, avessero chiuso ogni genere di rapporto e nessuno li avesse più visti interagire l'uno con l'altro, eccetto qualche formalità sul podio del gran premio di Spagna dell'anno seguente, vinto da Giorgio dopo un'intenso duello con lo stesso Adriano - unica vittoria per il team Speed e ultima occasione in cui Adriano aveva lottato per la vittoria, mancando l'obiettivo.«Dopo tre anni e mezzo al team Speed, Giorgio Montani si è ritirato dalle competizioni a metà del mondiale 1984» si concluse il video, «e ha sempre cercato di tenersene lontano. Sembra che nessuno sia al corrente della verità sul suo incidente con Adriano Fabbri. Molto probabilmente non sapremo mai cosa sia accaduto. Il figlio di Giorgio Montani, che si chiama Bruno come lo zio e ha corso in Formula 3 e World Series Formula diversi anni fa, è stato più volte interpellato in proposito, ma sostiene di non essere al corrente di fatti accaduti prima della sua nascita. Ha più volte sostenuto di non sapere cosa sia davvero accaduto, né qualcuno ha mai osato chiedergli se i suoi genitori stessero già insieme quando suo padre era ancora fidanzato con la futura signora Martinelli. Una piccola curiosità: la madre di Bruno Montani Jr, Emanuela Colombo, ha lasciato il team Speed, per il quale si occupava di pubbliche relazioni, subito dopo il matrimonio con Giorgio. Non si sa nulla della sua vita privata, anche se pare che lei e Montani si siano separati dopo alcuni anni di matrimonio, ma siano rimasti in buoni rapporti.»

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